Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Tv, arriva la seconda stagione della serie “The Last Of Us”

Tv, arriva la seconda stagione della serie “The Last Of Us”Roma, 11 apr. (askanews) – Un’avventura che continua implacabile e impetuosa, un gioco crudele, una storia apocalittica, potente. La seconda stagione di “The Last Of Us”, la serie drammatica Sky Exclusive targata HBO, vincitrice di un Emmy, già ufficialmente rinnovata per un terzo capitolo, arriva in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW lunedì 14 aprile.


Ispirata al celebre videogioco sviluppato da Naughty Dog per PlayStation, dopo un primo ciclo di episodi da record la serie riprende cinque anni dopo gli eventi della prima stagione. Joel (Pedro Pascal) ed Ellie (Bella Ramsey) saranno trascinati in un conflitto fra di loro e contro un mondo persino più pericoloso e imprevedibile di quello che si erano lasciati alle spalle. La seconda stagione, in sette nuovi episodi, vede di nuovo protagonisti Pedro Pascal e Bella Ramsey nei panni, rispettivamente, di Joel ed Ellie, insieme a Gabriel Luna che interpreta Tommy e Rutina Wesley nel ruolo di Maria. Le già annunciate new-entry nel cast sono invece Kaitlyn Dever che vestirà i panni di Abby, Isabela Merced nel ruolo di Dina, Young Mazino in quello di Jesse, Ariela Barer interpreterà Mel, Tati Gabrielle sarà Nora, Spencer Lord vestirà i panni di Owen, Danny Ramirez sarà Manny e Jeffrey Wright interpreterà invece Isaac. Catherine O’Hara è guest star della nuova stagione.


Basata sull’acclamato franchise videoludico sviluppato da Naughty Dog per le console PlayStation, “The Last of Us” è scritta e prodotta esecutivamente da Craig Mazin e Neil Druckmann. La serie è una co-produzione con Sony Pictures Television ed è prodotta esecutivamente anche da Carolyn Strauss, Jacqueline Lesko, Cecil O’Connor, Asad Qizilbash, Carter Swan ed Evan Wells.

Bankitalia: imprese Italia esposte ma possono attenuare effetti dazi

Bankitalia: imprese Italia esposte ma possono attenuare effetti daziRoma, 11 apr. (askanews) – L’esposizione delle imprese italiane al mercato statunitense è significativa, ma alcune caratteristiche strutturali, quali la composizione settoriale, il posizionamento qualitativo e la buona profittabilità degli esportatori, potrebbero attenuare le ricadute dirette più sfavorevoli dell’inasprimento dei dazi, almeno nel breve periodo. Conseguenze più gravi potrebbero emergere in caso di forti ripercussioni delle restrizioni commerciali sulla domanda globale e sui mercati finanziari. E’ la fotografia scattata dalla Banca d’Italia, in un riquadro di analisi inserito nell’ultimo Bollettino economico.


Gli Stati Uniti rappresentano uno dei principali mercati di sbocco per le esportazioni di beni delle imprese italiane, rileva l’analisi, con un valore complessivo di 60 miliardi di euro nel 2024 (pari al 10,4 per cento del totale). Tuttavia, dato il ruolo pervasivo delle catene produttive globali nel commercio internazionale, si rende necessario considerare non solo l’esposizione diretta, connessa con le vendite delle imprese italiane a controparti statunitensi, ma anche quella indiretta, che tiene conto del fatto che i prodotti che gli altri paesi esportano verso gli Stati Uniti possono utilizzare come input beni intermedi prodotti nel nostro paese. Inoltre, prosegue Bankitalia, è importante identificare il valore aggiunto creato in Italia, al netto di quello dei beni intermedi importati. Le tavole input-output globali consentono di isolare il valore aggiunto domestico delle esportazioni italiane destinate, direttamente o indirettamente, al mercato statunitense. In base alle nostre analisi, l’8,1 per cento del valore aggiunto della manifattura italiana – circa l’1,2 per cento del Pil – giunge negli Stati Uniti (il 6,4 per cento per via diretta). I comparti più esposti sono quello della farmaceutica e quello degli altri mezzi di trasporto (che includono la cantieristica e l’industria aerospaziale; figura A). La componente indiretta ha generalmente un peso limitato, tranne che nella farmaceutica.


Nonostante la significativa esposizione del nostro sistema produttivo al mercato statunitense, alcuni aspetti strutturali possono attenuare nel breve periodo l’impatto diretto dei dazi. Innanzitutto, si legge, anche se gli Stati Uniti costituiscono un mercato diretto di destinazione per quasi un terzo delle aziende esportatrici italiane1, poco più della metà delle vendite verso questo paese è realizzata da imprese di grande dimensione (con almeno 250 addetti), caratterizzate da una più alta diversificazione produttiva (cfr. il riquadro: Incertezza sulle politiche commerciali ed esposizione delle imprese italiane al mercato statunitense, in Bollettino economico, 1, 2025). Inoltre l’impatto diretto dei dazi sulle vendite delle imprese italiane dipenderà principalmente da due fattori: (a) la misura in cui consumatori e imprese statunitensi sostituiranno beni finali e intermedi italiani con prodotti domestici o di altri paesi; (b) la capacità delle imprese italiane di contenere l’aumento dei prezzi dei beni venduti mediante una riduzione dei margini di profitto.


Riguardo al primo fattore, secondo Bankitalia la natura multilaterale dei dazi imposti dall’amministrazione degli Stati Uniti limita sensibilmente le possibilità di sostituzione dei prodotti italiani con quelli di paesi nostri concorrenti, in quanto questi ultimi sono in larga parte soggetti a dazi uguali o superiori. Si stima inoltre che le esportazioni di beni verso gli Stati Uniti siano costituite da prodotti di qualità alta per il 43 per cento e media per il 49 per cento (figura B)2. Nel confronto con i principali paesi della UE, la composizione per qualità delle esportazioni italiane è lievemente inferiore solo a quella di Francia e Germania; altri paesi dell’OCSE, come Giappone, Corea del Sud e Messico, e alcune economie emergenti come Cina e Vietnam presentano invece una maggiore incidenza di prodotti di fascia media e bassa. L’elevata qualità delle esportazioni italiane – verosimilmente orientate verso acquirenti ad alto reddito e imprese leader nei loro rispettivi settori – ne rende la domanda meno reattiva al prezzo. Con riferimento al secondo fattore, le imprese italiane potrebbero limitare il potenziale calo della domanda statunitense assorbendo parte dell’aumento dei prezzi causato dai dazi attraverso una riduzione dei propri margini di profitto.


Per le imprese manifatturiere italiane che esportano negli Stati Uniti l’incidenza delle vendite su questo mercato è in media pari al 5,5 per cento del fatturato totale, mentre il margine operativo lordo è in media pari al 10 per cento del fatturato3. Anche considerando l’intera distribuzione dei margini di tali imprese, si osserva che essi sono relativamente elevati: per tre quarti delle aziende sono superiori al 5 per cento. Secondo nostre simulazioni, rilevano ancora dall’istituzione di Via Nazionale, la flessione delle vendite sul mercato statunitense che deriverebbe da un rialzo dei prezzi coerente con i dazi4, comporterebbe in media un calo del fatturato totale di circa un punto percentuale5. Il margine operativo lordo, valutato in rapporto ai ricavi, si ridurrebbe al massimo di mezzo punto percentuale per tre quarti delle imprese. Il numero di aziende che passerebbe da margini positivi a negativi è esiguo e la quota di esportatori con perdite elevate aumenterebbe di 4 punti percentuali6. Il deterioramento riguarderebbe prevalentemente quelli di piccola dimensione. Nel complesso, l’esposizione degli esportatori italiani al mercato statunitense è significativa, ma la composizione settoriale, il posizionamento qualitativo e la buona profittabilità delle imprese potrebbero attenuare le ricadute dirette più sfavorevoli dell’inasprimento dei dazi, almeno nel breve periodo. Tuttavia alcune imprese con una maggiore dipendenza dal mercato statunitense e con margini di profitto più ridotti potrebbero subire effetti rilevanti. Conseguenze più gravi potrebbero emergere in caso di forti ricadute dell’inasprimento delle restrizioni commerciali sulla domanda globale e sui mercati finanziari.

Bankitalia: retribuzioni reali restano 8% sotto i livelli 2021

Bankitalia: retribuzioni reali restano 8% sotto i livelli 2021Roma, 11 apr. (askanews) – In Italia nel 2024 la crescita delle retribuzioni contrattuali è stata sostenuta, tuttavia i salari restano ancora inferiori di circa l’8 per cento in termini reali rispetto ai livelli del 2021. Lo rileva la banca d’Italia in una analisi contenuta nel suo Bollettino economico.


Secondo un indicatore elaborato dall’istituzione di Via Nazionale e basato sui soli contratti collettivi in vigore, la dinamica salariale sarà ancora elevata nel primo trimestre del 2025 ma si attenuerà nei mesi successivi.

Stm, Schlein: Pd al vostro fianco, risposte chiare da dirigenza e governo

Stm, Schlein: Pd al vostro fianco, risposte chiare da dirigenza e governoRoma, 11 apr. (askanews) – “Noi vogliamo un’Unione europea che crede nella sua industria, che mette in campo investimenti comuni con un’attenzione al sociale, alla tutela del lavoro, della sicurezza del lavoro e anche all’innovazione che serve per ritrovare un equilibrio a tutela anche del clima e del pianeta. Però lo vogliamo fare con un’attenzione particolare: serve un fondo europeo per l’automotive, attraverso cui investire in ricerca e innovazione, altrimenti la competizione che il vostro settore vive anche qui a STM, con la Cina, con altri attori mondiali e con gli Stati Uniti, noi la perderemo. Non siamo disposti a rinunciare a un’industria italiana che a testa alta guidi il rinnovamento, guidi l’innovazione, guidi anche la transizione ecologica e digitale e Agrate è un simbolo di questo e per questo siamo al vostro fianco in una giornata di lotta come questa”. Così la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ad Agrate Brianza, davanti allo stabilimento di STMicroelectronics con i lavoratori in sciopero.


“State difendendo sia il posto di lavoro che le prospettive delle vostre famiglie e naturalmente il futuro occupazionale. Sono molto preoccupata – ha proseguoto Schlein – perché quando si comincia a non dare solidità ma solo piani industriali fumosi in un settore che sta bene, che è strategico per ogni filiera futura, vuol dire che c’è un disegno diverso e noi quel disegno diverso lo dobbiamo sventare. È ancora più grave il fatto che qui ci sia una doppia partecipazione pubblica, italiana e francese. La politica non deve farsi dettare le soluzioni dall’economia. Deve viceversa trainare l’economia nella direzione che serve a garantire un futuro più giusto a questo paese, a queste famiglie, a questi lavoratori e a tutta l’Europa”. “Noi siamo consapevoli della vostra difficoltà e vi saremo a fianco. Oggi siamo qui ma attraverso i nostri rappresentanti territoriali vogliamo continuare ad esserci ogni giorno, e per questo ringrazio Andrea Orlando che è qui con me, ringrazio il sindaco, tutti i nostri rappresentanti territoriali. Considerateci a disposizione. Perché non sarà una battaglia né facile, né breve, ma sarà una battaglia giusta. E quelle giuste bisogna farle a testa alta e pensando a un futuro che rimetta al centro quello che è scritto nell’articolo 1 della Costituzione: la nostra Repubblica è fondata sul lavoro. Ma non è fondata sul lavoro qualsiasi. Non può essere fondata sul lavoro povero, sul lavoro precario, sui contratti a termine che stanno aumentando, sui voucher che stanno aumentando. Il lavoro dignitoso è quello che non solo paga salari dignitosi, e di qui la nostra battaglia per un salario minimo in Italia, perché sotto i 9 euro è sfruttamento e non deve essere legale, ma è anche una battaglia che guarda alla formazione di quei lavoratori e all’innovazione nel futuro”, ha aggiunto la segretaria.


“Voi siete qui con le vostre braccia e con le vostre teste: c’è bisogno di entrambe per far marciare la manifattura italiana verso il futuro e occorre quindi investire su entrambe. Per questo continueremo a starvi accanto in questa vertenza e a chiedere risposte chiare alla dirigenza e al governo”, ha concluso.

Dazi, l’Ue: Trump fa più danni all’economia Usa che alla nostra

Dazi, l’Ue: Trump fa più danni all’economia Usa che alla nostraRoma, 11 apr. (askanews) – Con i dazi commerciali gli Stati Uniti si stanno “auto danneggiando” – senza che nessuno li costringa a farlo – e secondo la Commissione europea subiranno più danni loro, a livello economico, di quelli che si verificheranno nell’Unione europea o su scala globale. E’ la tesi sostenuta dal commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, che nella conferenza stampa al termine dell’Eurogruppo informale a Varsavia, dove i lavori proseguono allargati a tutto l’Ecofin, ha presentato una simulazione elaborata da Bruxelles.


Secondo queste previsioni, partendo dall’assunto di dazi commerciali al 20% il Pil degli Stati Uniti “verrebbe ridotto tra lo 0,8% e l’1,4% fino al 2027. L’impatto negativo sulla Ue -ha detto Dombrovskis – sarebbe inferiore, pari a circa lo 0,2% del Pil”. Questo però se i dazi dovessero essere temporanei. Se invece dovessero risultare permanenti o se i paesi colpiti dovessero varare rappresaglie, innescando una guerra commerciale, “le conseguenze economiche sarebbero più negative: fino a 3,1%-3,3% per gli Usa, 0,5%-0,6% per l’Ue e 1,2% per il Pil globale, mentre il commercio globale crollerebbe del 7,7% in tre anni”, ha proseguito il lettone, sempre sulla base delle previsioni della Commissione.


“Non c’è necessità per gli Usa di continuare ad auto danneggiarsi. Noi se siamo costretti siamo pronti a difenderci – ha detto -. L’Europa non ha iniziato questo scontro e non lo vuole. I dazi vanno contro la logica politica e economica tra due aree economiche che hanno il maggiore interscambio nel mondo, pari a 1.600 miliardi di euro. Siamo pronti a negoziare un accordo a beneficio reciproco ma difendendo i nostri interessi”. Al tempo stesso l’Ue “continuerà il lavoro per approfondire il mercato unico e per diversificare il nostro commercio con i partner commerciali”. Secondo l’eurocommissario “le prospettive economiche stanno ovviamente diventando più imprevedibili e caratterizzate dai dazi di Trump praticamente su tutto il mondo. Diamo il benvenuto alla pausa di 90 giorni, crea spazio per negoziati. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che il 10% di dazi generalizzati restano in vigore per praticamente tutti i paesi e rappresentano un colpo per l’economia globale”. Peraltro gli Usa non hanno sospeso i dazi ancora più alti su alluminio e auto, ha sottolineato.

Dazi, Ue: Trump fa più danni all’economia Usa che alla nostra

Dazi, Ue: Trump fa più danni all’economia Usa che alla nostraRoma, 11 apr. (askanews) – Con i dazi commerciali gli Stati Uniti si stanno “auto danneggiando” – senza che nessuno li costringa a farlo – e secondo la Commissione europea subiranno più danni loro, a livello economico, di quelli che si verificheranno nell’Unione europea o su scala globale. E’ la tesi sostenuta dal commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, che nella conferenza stampa al termine dell’Eurogruppo informale a Varsavia, dove i lavori proseguono allargati a tutto l’Ecofin, ha presentato una simulazione elaborata da Bruxelles.


Secondo queste previsioni, partendo dall’assunto di dazi commerciali al 20% il Pil degli Stati Uniti “verrebbe ridotto tra lo 0,8% e l’1,4% fino al 2027. L’impatto negativo sulla Ue -ha detto Dombrovskis – sarebbe inferiore, pari a circa lo 0,2% del Pil”. Questo però se i dazi dovessero essere temporanei. Se invece dovessero risultare permanenti o se i paesi colpiti dovessero varare rappresaglie, innescando una guerra commerciale, “le conseguenze economiche sarebbero più negative: fino a 3,1%-3,3% per gli Usa, 0,5%-0,6% per l’Ue e 1,2% per il Pil globale, mentre il commercio globale crollerebbe del 7,7% in tre anni”, ha proseguito il lettone, sempre sulla base delle previsioni della Commissione.


“Non c’è necessità per gli Usa di continuare ad auto danneggiarsi. Noi se siamo costretti siamo pronti a difenderci – ha detto -. L’Europa non ha iniziato questo scontro e non lo vuole. I dazi vanno contro la logica politica e economica tra due aree economiche che hanno il maggiore interscambio nel mondo, pari a 1.600 miliardi di euro. Siamo pronti a negoziare un accordo a beneficio reciproco ma difendendo i nostri interessi”. Al tempo stesso l’Ue “continuerà il lavoro per approfondire il mercato unico e per diversificare il nostro commercio con i partner commerciali”. Secondo l’eurocommissario “le prospettive economiche stanno ovviamente diventando più imprevedibili e caratterizzate dai dazi di Trump praticamente su tutto il mondo. Diamo il benvenuto alla pausa di 90 giorni, crea spazio per negoziati. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che il 10% di dazi generalizzati restano in vigore per praticamente tutti i paesi e rappresentano un colpo per l’economia globale”. Peraltro gli Usa non hanno sospeso i dazi ancora più alti su alluminio e auto, ha sottolineato.

Dazi, il commissario Ue Sefcovic si reca a Washington lunedì

Dazi, il commissario Ue Sefcovic si reca a Washington lunedìBruxelles, 11 apr. (askanews) – Il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, si recherà a Washington lunedì prossimo, 14 aprile, per colloqui con i suoi omologhi statunitensi sulla questione dei dazi. Lo ha annunciato il portavoce per il Commercio internazionale della Commissione europea, Olof Gill, durante il briefing quotidiano per la stampa dell’Esecutivo comunitario, oggi a Bruxelles.


“Non entro nei dettagli, ma ricordo – ha detto il portavoce – che l’Ue è disposta a trovare soluzioni reciprocamente vantaggiose con le controparti americane per evitare i dazi, e per scongiurare qualsiasi escalation dannosa che farebbe male a entrambe le sponde dell’Atlantico e di fatto all’economia globale”. Sefcovic, ha insistito Gill, va a Washington “in buona fede per carcere di trovare soluzioni che vadano a beneficio di entrambe le parti”.

Novara al ministro Valditara: latino e Bibbia? Modello scuola arcaico

Novara al ministro Valditara: latino e Bibbia? Modello scuola arcaicoRoma, 11 apr. (askanews) – “Il ministro Valditara sembra tirare dritto e ribadire ciò che aveva già preannunciato nei mesi precedenti. Il problema rimane quindi il medesimo: non è la quantità di contenuti a creare difficoltà nella scuola italiana, bensì la fragilità degli strumenti metodologici e relazionali a disposizione degli insegnanti. Il vero nodo è, ancora una volta, la qualità della formazione docente, non la lista delle materie o la selezione dei testi da affrontare”: lo ha affermato il noto pedagogista e autore di best seller Daniele Novara, commentando le parole del ministro Giuseppe Valditara sulle nuove indicazioni nazionali relative ai programmi scolastici.


“L’insegnamento in Italia rimane spesso inchiodato a modelli superati e, anche dove chi insegna mostra capacità e voglia di migliorarsi, queste attitudini vengono frustrate da una rigida burocrazia e da impostazioni calate dall’alto, ormai superate. Eppure si continua a intervenire sui programmi, trascurando il cuore pulsante del sistema: la relazione educativa”. “Siamo di fronte a un’impostazione che rischia di appesantire il percorso scolastico con scelte culturali discutibili e pedagogicamente datate. Lo studio mnemonico di poesie, l’aumento della centralità del latino, gli accenni a un maggiore protagonismo della Bibbia sono proposte che sembrano guardare a un modello scolastico arcaico, distante dalle sfide educative contemporanee. Non è riempiendo l’orario di nozionismo che si risponde al bisogno urgente di far crescere bambini e ragazzi in una scuola motivante e inclusiva”, ha aggiunto il pedagogista.


“Affermazioni come ‘basta con le derive pedagogiche’ e ‘l’identità è un valore’ potrebbero tranquillamente essere attribuite a momenti storici bui, o a un passato talmente remoto e poco lusinghiero che non dovrebbe nemmeno essere preso in considerazione. Non è questa la direzione in cui dovrebbe andare una scuola che tenga davvero alle nuove generazioni e al futuro di tutte e tutti noi”. “Serve una scuola che accompagni gli studenti nel presente, capace di leggere i bisogni reali di una generazione immersa in una complessità inedita. Una scuola generativa, che coltiva il pensiero critico, l’incontro tra diversità, la capacità di dialogare e di crescere insieme”, ha sottolineato Novara.


“Le nuove generazioni non hanno bisogno di tornare indietro nel tempo, ma di strumenti per interpretare il futuro. L’educazione non può essere ridotta a un dispositivo identitario o a una dichiarazione di principio: deve restare un’esperienza viva, capace di tenere insieme apprendimento e relazione. Solo così la scuola potrà continuare a essere quel luogo insostituibile in cui si costruiscono cittadinanza, benessere e sviluppo umano”, ha concluso.

Il presidente della Corte costituzionale: giudici criticabili ma inaccettabili gli attacchi personali

Il presidente della Corte costituzionale: giudici criticabili ma inaccettabili gli attacchi personaliRoma, 11 apr. (askanews) – “L’indipendenza della magistratura è un pilastro dello stato di diritto e quindi va preservata. La critica è sempre possibile, il nostro sistema giudiziario è di tipo professionale con qualche eccezione, i giudici non sono eletti e la loro legittimazione la si trova nelle motivazioni dei loro provvedimenti ma questi provvedimenti sono criticabili. Non è pensabile siano immuni da una critica aspra, quello che non è accettabile è che ci possano essere attacchi personali, qui si va su un terreno di delegittimazione della magistratura che è un terreno scivoloso che va evitato a tutti i costi”. Lo ha detto il presidente della Corte costituzionale, Giovanni Amoroso, nella conferenza stampa in occasione della relazione annuale sulla giurisdizione della Consulta.

Scommesse su siti illegali, indagati 12 giocatori di Serie A

Scommesse su siti illegali, indagati 12 giocatori di Serie ARoma, 11 apr. (askanews) – Dodici giocatori di serie A sono indagati dalla Procura di Milano per scommesse sui siti illegali. Lo scrive il Corriere della Sera. Gli episodi risalgono al periodo 2021-2023. I fatti sono emersi spulciando le chat dei telefoni di Sandro Tonali (oggi al Newcastle) e Nicolò Fagioli (oggi alla Fiorentina), già coinvolti in un’indagine della Gdf di Torino. I giocatori, che non avrebbero scommesso su partite di calcio ma su altre discipline, rischiano provvedimenti davanti alla giustizia sportiva.


Questi – secondo quanto si apprende – i nomi nel mirino: Alessandro Florenzi, Nicolò Zaniolo, Mattia Perin, Weston McKennie, Leandro Paredes, Angel Di Maria, Raoul Bellanova, Samuele Ricci, Cristian Buonaiuto, Matteo Cancellieri, Adames Hector Junior Firpo. La squadra della Guardia di Finanza della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Milano ha eseguito il sequestro preventivo di un milione e mezzo di euro a cinque persone e a una società per “esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, riciclaggio e responsabilità amministrativa degli enti”. Sono stati anche notificati, nell’inchiesta dei pm Paolo Filippini e Roberta Amadeo, “decreti di fissazione di interrogatorio preventivo” davanti al gip, dopo la “richiesta di applicazione” dei domiciliari per cinque indagati. Sarebbero ingenti le somme che i calciatori hanno versato nella tasche di due gestori di piattaforme illegali di scommesse online, che si sarebbero fatti aiutare dagli amministratori di una gioielleria milanese che funzionava come banca per regolare i conti. Quando il debito diventava più oneroso, i giocatori avrebbero effettuato bonifici alla gioielleria per l’acquisto di orologi di lusso, che restavano però nella disponibilità degli organizzatori.