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Ok Senato a mozioni sul 25 Aprile, scontro su quella di maggioranza

Ok Senato a mozioni sul 25 Aprile, scontro su quella di maggioranzaRoma, 20 apr. (askanews) – L’aula del Senato ha approvato con 133 sì, nessun contrario e un solo astenuto la mozione presentata congiuntamente dalle forze di opposizione che chiede che “le commemorazioni delle date fondative della nostra storia antifascista (a partire dal 25 aprile, ndr) si svolgano nel rispetto della verità storica condivisa”. Polemiche e urla di “vergogna, vergogna” dai banchi della destra (che ha votato la mozione di minoranza) per voti contrari e astensioni sulla mozione della maggioranza che estende l’auspicio della “accuratezza storica” ad altre ricorrenze come il 17 marzo, il 4 novembre, il 27 gennaio, il 10 febbraio, il 18 aprile, il 9 novembre, approvata con 78 sì, 29 no e 26 astensioni.

La famiglia Schumacher fa causa per un’intervista inventata con l’AI

La famiglia Schumacher fa causa per un’intervista inventata con l’AIRoma, 20 apr. (askanews) – La famiglia Schumacher ha deciso di fare causa alla rivista tedesca Die Aktuelle a seguito della pubblicazione di un’intervista fatta passare per scoop mondiale ma in realtà realizzata con l’intelligenza artificiale. L’articolo era stato presentato come fosse “la prima intervista” (scritto a caratteri cubitali) dell’ex pilota, aggiungendo perfino “sensazione mondiale”, per attirare ancora di più i lettori. Solo con una scritta molto più piccola si precisava poi che “le risposte sembrano vere”.

La famiglia di Schumacher, 54 anni, protegge gelosamente la privacy dell’ex campione che non si è più visto in pubblico dall’incidente del 2013 sulle nevi delle alpi francesi. Da allora non è filtrata quasi nessuna informazione sul suo stato di salute. Il campione di maggior successo nella storia della Formula 1, con sette titoli, a pari merito con Lewis Hamilton che gli succedette alla Mercedes, aveva lasciato l’ospedale sei mesi dopo l’incidente ed era stato ricoverato alla villa Swiss dalla sua famiglia a Gland (canton Vaud). Era ancora lì alla fine del 2021 quando un documentario Netflix è andato in onda con grande clamore. “Ciò che è privato è privato, come diceva sempre”, ha detto sua moglie, Corinna Schumacher, in questo documentario. “Michael ci ha sempre protetti e ora stiamo proteggendo Michael”. Il loro figlio 24enne Mick, anche lui pilota di F1, è attualmente un pilota di riserva alla Mercedes, la squadra con cui suo padre ha concluso la sua carriera nell’ottobre 2012. All’interno del magazine si legge perfino il titolo “la mia vita dopo l’incidente è cambiata”. Addirittura nel botta e risposta vengono poste domande come “segue la carriera dei suoi figli” e “tornerà a mostrarsi in pubblico”, alle quali seguono altri virgolettati generati dall’intelligenza artificiale ma attribuiti. Molti media tedeschi si sono detti offesi dal modo di lavorare del magazine, affermando che svilisca il senso stesso del giornalismo. Anche sui social l’articolo è stato accolto con imbarazzo e fastidio.

Nordio sul caso Uss: il ministero non poteva agire

Nordio sul caso Uss: il ministero non poteva agireRoma, 20 apr. (askanews) – “Il ministero della Giustizia non ha alcuna competenza e tantomeno oneri di controllo sull’esecuzione di un provvedimento giurisdizionale adottato da una Corte”. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nella informativa urgente alla Camera sul caso Artem Uss.

“L’ipotesi contraria – ha aggiunto – confliggerebbe con il principio costituzionale della separazione dei poteri e con l’affermazione sacrosanta dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura”.

Caso Uss, Nordio: ministero non ha competenze su esecuzione misure

Caso Uss, Nordio: ministero non ha competenze su esecuzione misureRoma, 20 apr. (askanews) – “Il ministero della Giustizia non ha alcuna competenza e tantomeno oneri di controllo sull’esecuzione di un provvedimento giurisdizionale adottato da una Corte”. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nella informativa urgente alla Camera sul caso Artem Uss.

“L’ipotesi contraria – ha aggiunto – confliggerebbe con il principio costituzionale della separazione dei poteri e con l’affermazione sacrosanta dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura”.

Dl Pnrr, Schlein: Italia merita di più, basta scaricabarile

Dl Pnrr, Schlein: Italia merita di più, basta scaricabarileMilano, 20 apr. (askanews) – L’Italia “merita di più” sull’attuazione del Pnrr, rispoetto al “poco” fatto in 7 mesi al governo da un centrodestra “campione di scaribarile” e in cerca di “capri espiatori”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein, intervenendo alla Camera in dichiarazione di voto sul decreto Pnrr, provvedimento sul quale “emerge in modo nitido la difficoltà del governo e della maggioranza” e “purtroppo succede proprio sulla sfida più importante per il futuro”, rispetto alla quale il Pd “è pronto a fare la sua parte: noi vogliamo che l’Italia si dimostri all’altezza, e ci interessa collaborare ad una sfida che riguarda l’intero Paese. Ne va dal nostro Paese e della compattezza dell’Ue”.

Schlein ricorda i “i campanelli d’allarme: il governatore Visco, il commissario Gentiloni, il presidente Mattarella. E invece si sono persi mesi sulla governance”. Elenca le difficoltà sulla spesa in settori cruciali, a partire dalla sanità. E incalza il governo: “Ditelo se non condividete gli obiettivi del NextGenUE, saremmo più sinceri. Ci si aspetterebbe che il Pnrr fosse una ossessione del governo, e invece ci troviamo questo decreto che fa più danni che benefici”. E poi dal governo e dalla maggioranza c’è “un atteggiamento di resa da parte. C’è chi già annuncia che alcuni obiettivi non saranno realizzabili, c’è chi parla di restituire risorse… Sembra che la maggioranza, campionessa di scaricabarile, sia già pronta a dire che è colpa di qualcun altro se non riusciamo ad attuare il Piano. Ma dopo sette mesi non regge incolpare i precedenti governi, nè l’Ue che ha dato disponibilità e non rigidità sul piano”. Il punto è che “avete speso più tempo a parlare di rave e Ong che non ad attuare questo piano”. E “a pensare male viene da pdire che qualcuno vuole colpire il Pnrr per colpire l’Unione Europea, quando per la prima volta si è emesso debito comune. Un successo dell’Italia diventerebbe un succcesso dell’Europa e alcuni potrebbero non volerlo… Ma non pensiamo possiate spigervi a tanto. La verità è che non eravata pronti, ma siete sempre pronti a cercare altri capi espiatori”.

Allora “vi faccio una proposta: uscite dalla solita retorica, parliamo di Pnrr come di occasione. Noi vogliamo fare la nostra parte dall’opposizione e dai territori che governiamo. Vogliamo trasparenza sui progetti, quali si vogliono cambiare e su quali territori incidano le modifiche. Noi vigileremo perchè vengano rispettati gli obiettivi su transizioni ecologica e digitale, così come sul 40% delle risorse da destinare al Sud, e sul 30% per le assunzioni di giovani e donne. Metteremo tutta la nostra attenzione, così come sui 2,7 miliardi del RePowerUe”. Conclude Schlein: “Vi chiediamo di non far perdere all’Italia questa grande occasione di ripresa e di riscatto. Si è perso troppo tempo, troppe bandierine ideologiche nei primi mesi di governo, ma gli itlaiani vi misureranno su questo non certo sulle scelte contro i poveri e i fragili, che non faranno aumentare salari e felicità. Voteremo contro ma continueremo ad esserci e spronarvi a non perdere di vista l’attuazione del pinao e delle riforme. Vigileremo, saremo utili al Paese, perchè rispetto al poco che avete fatto in questi mesi l’Italia merita molto di più”.

La brutta vignetta criticata da (quasi) tutti

La brutta vignetta criticata da (quasi) tuttiRoma, 20 apr. (askanews) – Il primo a intervenire, prima che si scateni il tam tam di commenti e attestazioni di solidarietà, che inonda le redazioni, è il presidente del Senato Ignazio La Russa. La vignetta pubblicata oggi sulla prima pagina del Fatto quotidiano, firmata da Natangelo e intitolata “Obiettivo incentivare la natalità”, che fa riferimento al ministro Francesco Lollobrigida, dopo le sue parole sulla “sostituzione etnica”, e alla moglie – e sorella della premier – Arianna Meloni è, per l’esponente di primo piano di Fratelli d’Italia e seconda carica dello Stato, “spazzatura”.

“C’è un limite a tutto, anche all’indecenza. Quella pubblicata dal Fatto Quotidiano non è una vignetta divertente, non è satira, è solo spazzatura dalla quale tutti dovrebbero prendere le distanze. Solidarietà sincera ad Arianna e Francesco Lollobrigida”, scrive la Russa a cui seguono le dichiarazioni indignate dei presidenti dei gruppi parlamentari di Fdi che chiedono una “condanna unanime da parte di tutte le forze politiche, Pd, Cinquestelle e altri, dei benpensanti e del mondo femminista”. Il ministro della Cultura, Gennario Sangiuliano, chiede le scuse del direttore Marco Travaglio e una presa di posizione netta da sinistra. A metà mattinata sui suoi canali social la premier Giorgia Meloni interviene con parole molto dure: “Quella ritratta nella vignetta è Arianna. Una persona che non ricopre incarichi pubblici, colpevole su tutto di essere mia sorella. Sbattuta in prima pagina con allusioni indegne, in sprezzo di qualsiasi rispetto verso una donna, una madre, una persona la cui vita viene usata e stracciata solo per attaccare un Governo considerato nemico”, scrive Meloni chiamando in causa l’opposizione (“il silenzio assordante su una cosa del genere, da parte di quelli che dalla mattina alla sera pretendono di farci la morale, dimostra plasticamente la malafede della quale siamo circondati”). Poi la promessa: “Se qualcuno pensa di fermarci così, sbaglia di grosso. Più sono circondata da questa ferocia, più sono convinta di dover fare bene il mio lavoro. Con amore. La cattiveria senza limiti la lasciamo agli autoproclamatisi ‘buoni’”.

Il caso approda anche nell’aula della Camera con un accorato discorso a braccio della deputata Fdi Augusta Montaruli: “E’ vomitevole che l’odio politico si mischi alla misoginia, utilizzando il letto di una donna per una campagna del fango che vuole gettare discreto sulla vita delle persone sono per un attacco politico”, osserva. Dalle fila delle opposizioni i primi ad esprimere solidarietà sono gli esponenti dell’area del Terzo Polo, per Azione Carlo Calenda (“la vignetta fa schifo”) e per Italia Viva Maria Elena Boschi (“Non condivido una parola di ciò che ha detto Lollobrigida ma questa vignetta del Fatto Quotidiano è disgustosa”), a cui si uniscono vari esponenti del Pd, in primis la responsabile giustizia Debora Serracchiani che parla di vignetta “sessista e offensiva”. Silenzio, al momento, dal Movimento Cinquestelle, dalla Lega e da Alleanza Verdi e sinistra. Intanto la componente del sindacato dei giornalisti Fnsi “Pluralismo e Libertà” ha chiesto all’Ordine dei giornalisti di intervenire e prendere provvedimenti rispetto a una vignetta che “lede tutti i principi deontologici e ha come unico obiettivo quello di screditare persone che nulla hanno a che vedere con la vicenda oggetto della satira”.

Così le microplastiche contaminano il cibo che mangiamo

Così le microplastiche contaminano il cibo che mangiamoRoma, 20 apr. (askanews) – Uno studio ENEA-Cnr pubblicato sulla rivista internazionale Water ha descritto una parte del percorso delle microplastiche “dall’acqua al piatto”, dimostrando come questo contaminante si trasferisca dall’acqua dolce alle radici delle piante acquatiche e, quindi, ai crostacei che se ne cibano, con danni al patrimonio genetico di questi ultimi e, a lungo termine, per l’intero ecosistema.

Il team ENEA, insieme ai ricercatori dell’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri del Cnr coordinati da Massimo Zacchini, ha valutato in laboratorio gli effetti di microparticelle di polietilene (PE), tra le più comuni materie plastiche disperse nell’ambiente, su organismi d’acqua dolce, vegetali e animali. In particolare, le specie utilizzate sono state la Spirodela polyrhiza, la cosiddetta lenticchia d’acqua, una piccola pianta acquatica galleggiante, e l’Echinogammarus veneris, un crostaceo d’acqua dolce simile a un gamberetto, che è poi l’alimento base di pesci come le trote. Le piantine sono state immerse in acqua contaminata da microplastiche di circa 50 micrometri – più piccole del diametro di un capello – e dopo 24 ore trasferite nella vasca dei gamberetti. I risultati – si legge nella notizia pubblicata sull’edizione odierna del settimanale ENEAinform@ – hanno dimostrato che le piante, durante l’esposizione, oltre a una lieve riduzione del contenuto di clorofilla, hanno accumulato un elevato quantitativo di microplastiche sulle radici di cui i crostacei si cibano, ingerendone in media circa 8 particelle per esemplare. Inoltre, è stato possibile anche dimostrare come le microplastiche, una volta ingerite dai crostacei, vengano sminuzzate e “restituite” all’ambiente sotto forma di escrementi, che possono rientrare nella catena alimentare, cosiddetta “del detrito”, in maniera potenzialmente più pericolosa di quella di partenza.

“Questo studio mostra chiaramente, all’interno di un sistema controllato di laboratorio, i meccanismi attraverso i quali le microplastiche entrano e si trasferiscono all’interno della catena alimentare”, sottolinea Valentina Iannilli, ricercatrice ENEA del Laboratorio Biodiversità e servizi ecosistemici. “Le piantine, infatti, hanno avuto il ruolo di ‘raccogliere’ e ‘trasferire’ queste particelle ai crostacei, fonte di cibo per i pesci che a loro volta accumulano microplastiche anche nei muscoli, che sono poi le parti che noi mangiamo”. Infine, sono stati valutati gli effetti diretti delle microplastiche sul DNA dei crostacei, per comprendere se queste particelle potessero indurre anche genotossicità, ovvero danni a livello del materiale genetico. Dopo solo 24 ore, è stato possibile osservare come gli individui “trattati” con le microplastiche presentino un livello di frammentazione del DNA significativamente superiore rispetto a quelli non trattati, dimostrando come queste particelle siano effettivamente in grado di indurre un danno al DNA nelle cellule degli organismi studiati.

“Questo significa che le microplastiche non sono, come spesso è riportato, materiale inerte che non interagisce con le funzioni degli organismi, ma che, invece, si ‘muovono’ lungo la catena alimentare con effetti diretti anche sull’integrità del patrimonio genetico e di conseguenza potenziali a lungo termine su popolazioni, comunità e interi ecosistemi”, aggiunge Valentina Iannilli. “Un risultato – conclude – che deve far riflettere sulla pericolosità del rilascio nell’ambiente di queste particelle microscopiche derivate dalle attività antropiche, anche in considerazione della loro diffusione in tutte le matrici ambientali quali acqua, suolo, aria, ghiacci dell’Artico fino ai sistemi agricoli”.

La Commissione Ue allenta le restrizioni sulle fusioni tra imprese

La Commissione Ue allenta le restrizioni sulle fusioni tra impreseRoma, 20 apr. (askanews) – La Commissione europea allenta le restrizioni su fusioni e concentrazioni di imprese. L’esecutivo comunitario ha adottato un ampio pacchetto di provvedimenti che hanno effetti su una molteplicità di aspetti su questo versante.

Innanzittuto, semplificando sia “la procedura semplificata” che la procedura ordinaria sull’esame dei piani di concentrazioni tra imprese. In particolare, afferma Bruxelles con un comunicato, le nuove norme ampliano e chiariscono quali casi possono essere trattati nell’ambito della procedura semplificata e individua due nuove categorie di casi che possono beneficiare del trattamento semplificato. Si tratta di casi in cui, in tutte le plausibili definizioni di “mercato” la quota di un dato settore detenuta a monte, individuale o combinata, delle parti interessate dalla concentrazione è inferiore al 30% e la loro quota di acquisto combinata è inferiore al 30%. Inoltre questo vale anche quando quando le quote di mercato a monte, individuali o combinate, delle parti interessate dalla concentrazione sono inferiori al 50%, ma un indice tecnico risulta inferiore a una data soglia (l’indice di concentrazione del mercato (“delta Hhi”) è inferiore a 150 e la società con la quota di mercato più esigua è la stessa nei mercati a monte e a valle).

La comunicazione conferisce inoltre alla stessa Commissione “il potere discrezionale di trattare determinati casi nell’ambito della procedura semplificata, anche se non rientrano in nessuna delle categorie predefinite per tale trattamento”, prosegue il comunicato. In questo ambito il provvedimento contiene anche diverse clausole di flessibilità: per le sovrapposizioni orizzontali in cui le quote di mercato combinate delle parti interessate dalla concentrazione sono pari al 20-25%; per le relazioni verticali in cui le quote di mercato individuali o combinate a monte e a valle delle parti interessate dalla concentrazione sono del 30-35%; per le relazioni verticali in cui le quote di mercato individuali o combinate delle parti interessate dalla concentrazione non superano il 50 % in un mercato e il 10 % nell’altro mercato collegato verticalmente; e per le imprese comuni con un fatturato e un attivo compresi tra 100 e 150 milioni di euro nello Spazio economico europeo.

La comunicazione fornisce inoltre un elenco più chiaro e dettagliato delle circostanze in cui la Commissione può indagare su un caso tecnicamente ammissibile a un trattamento semplificato nell’ambito della normale procedura di riesame. Il pacchetto varato introduce anche un nuovo modulo di notifica (modulo CO) che prevede un sistema di caselle da spuntare (tick-the-box) per i casi ammissibili alla procedura semplificata. Comprende principalmente domande e tabelle a scelta multipla e domande semplificate sulla valutazione sia giurisdizionale che di fondo dei casi. La comunicazione individua inoltre le categorie di casi che possono beneficiare di un trattamento “supersemplificato”, dice ancora l’Ue, che prevede che la possibilità per le parti di inviare direttamente le loro notifiche senza contattare in via preliminare la Commissione.

Il riesame dei casi non semplificati viene poi “razionalizzato”: il regolamento di esecuzione riduce e chiarisce gli obblighi di informazione nel modulo di notifica per questi casi (modulo CO). Include informazioni più chiare sulle possibilità di deroga, introduce tabelle per le informazioni sui mercati interessati ed elimina alcuni obblighi di informazione. Vi è anche una ottimizzazione sulla trasmissione dei documenti alla Commissione grazie alla nuova comunicazione sulla trasmissione di documenti, che introduce notifiche elettroniche automatiche. Il corposo pacchetto appena varato si inserisce nell’ambito del regolamento Ue sulle concentrazioni. Comprende un regolamento di esecuzione riveduto sulle concentrazioni (“regolamento di esecuzione”); una comunicazione sulla procedura semplificata e, terzo, una comunicazione sulla trasmissione di documenti.

Secondo i propositi di Bruxelles “dovrebbe apportare benefici significativi alle imprese e ai consulenti in termini di lavori preparatori e relativi costi. Il suo obiettivo è semplificare e ampliare la portata della procedura di esame, da parte della Commissione, delle concentrazioni per i casi non problematici. Inoltre, mira a ridurre la quantità di informazioni necessarie per la notifica delle operazioni in tutti i casi e a ottimizzare la trasmissione dei documenti. Il pacchetto adottato oggi contribuisce al conseguimento dell’obiettivo della Commissione di ridurre del 25% gli obblighi di comunicazione”.

Infine, questo massiccio insieme di nuove norme sarà applicabile già dal primo settembre di quest’anno, precisa la Commissione.

Balneari, la Corte Ue: bisogna applicare le norme europee

Balneari, la Corte Ue: bisogna applicare le norme europeeBruxelles, 20 apr. (askanews) – Con una sentenza su un rinvio pregiudiziale richiesta dal Tar della Puglia e riguardante un caso relativo al comune di Ginosa (Taranto), la Corte europea di Giustizia ha confermato oggi a Lussemburgo che le concessioni demaniali per le spiagge agli stabilimenti balneari non possono essere rinnovate automaticamente, ma devono essere messe a gara periodicamente con una procedura di selezione imparziale e trasparente. Ma soprattutto, la Corte e ha precisato che i giudici nazionali e le autorità amministrative sono tenuti ad applicare le norme dell’Ue, disapplicando le disposizioni di diritto nazionale che non sono conformi al diritto comunitario. (Segue) La sentenza riguarda la causa C-348/22, una vertenza in cui erano coinvolte l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e il Commune de Ginosa, in provincia di Taranto. Il rinvio pregiudiziale concerneva l’intepretazione della normativa nazionale che prevede la proroga automatica delle concessioni balneari, e in particolare la validità, il carattere vincolante e l’effetto diretto della normativa Ue relativa ai servizi nel mercato interno, e in particolare la Direttiva 2006/123/Ce (meglio nota come “Direttiva Bolkestein”). Secondo la direttiva, per concedere concessioni di occupazione del demanio pubblico marittimo, gli Stati membri devono applicare una procedura di selezione, con messa a gara tra i potenziali candidati, quando il numero di autorizzazioni disponibili è limitato a causa della scarsità delle risorse naturali. Inoltre, la concessione deve essere di durata limitata e non soggetta alla procedura di rinnovo automatico. Sebbene la direttiva Bolkestein sia stata recepita nell’ordinamento giuridico italiano, una legge nazionale del 2018 ha indicato che le concessioni in corso saranno prorogate fino al 31 dicembre 2033, per disporre del tempo necessario alla realizzazione di tutte le operazioni indispensabili alla riforma del regime di concessione. Conformemente a questa legge nazionale, il Comune di Ginosa ha prorogato, con delibera del 24 dicembre 2020, le concessioni di occupazione del demanio marittimo nel suo territorio. Ma a questo punto la decisione è stata oggetto di una contestazione da parte dell’Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato (Agcom), che l’ha ritenuta contraria ai principi Ue della concorrenza e della libertà di stabilimento. L’Agcom ha perciò notificato al comune di Ginosa un parere motivato, ricordandogli l’esigenza di una procedura preliminare di appalto pubblico e rilevando che le disposizioni nazionali che prorogano automaticamente le concessioni devono restare inapplicate. Poiché il comune di Ginosa non si è conformato a questo parere motivato, l’Agcom ha presentato al Tar (Tribunale amministrativo regionale) della Puglia un ricorso diretto all’annullamento della decisione sulla proroga delle concessioni. A sua volta, il Tar Puglia, pur ritenendo le disposizioni nazionali incompatibili con la direttiva Bolkestein, ha notificato i suoi dubbi sul carattere di autoesecutività della direttiva stessa, con l’effetto di disapplicare le norme della legislazione nazionale contrarie, e anche sulla validità del meccanismo decisionale a maggioranza qualificata in Consiglio Ue ‘e non all’unanimità), con cui la normativa era stata adottata. Il Tar della Puglia poneva pertanto alla Corte europea di Giustizia diverse questioni pregiudiziali, volte a verificare il campo di applicazione della direttiva, la sua validità, la sua natura e gli effetti della sua applicazione. Con la sua sentenza di oggi la Corte Ue precisa, in primo luogo, che la direttiva Bolkestein si applica a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo, a prescindere dal fatto che e presentino un interesse transfrontaliero o che riguardino situazioni confinae all’interno di un solo Stato membro. In secondo luogo, dalla valutazione della Corte non è emerso alcun elemento che possa inficiare la validità della direttiva, che ha l’obiettivo di agevolare la libera circolazione dei servizi e l’esercizio della libertà di stabilimento dei prestatori di servizi stessi. Pertatno, la Corte conferma che il Consiglio Ue ha correttamente adottato la direttiva a maggioranza qualificata, conformemente alle disposizioni del Trattato Ue. In terzo luogo, la Corte afferma che l’obbligo, per gli Stati membri, di applicare una procedura di selezione imparziale e trasparente tra i candidati potenziali, e il divieto di rinnovare automaticamente le concessioni sono enunciati in modo incondizionato e sufficientemente preciso dalla direttiva, e producono quindi degli effetti diretti. I giudici nazionali e le autorità amministrative, comprese quelle comunali, sono tenuti quindi ad applicare le norme pretinenti della direttiva, e a disapplicare le norme di diritto nazionale non conformi, conclude la Corte europea di Giustizia.

Dl Cutro, Gasparri: nessuna retromarcia sulla protezione speciale

Dl Cutro, Gasparri: nessuna retromarcia sulla protezione specialeRoma, 20 apr. (askanews) – Sul decreto Cutro “le bugie sono quelle che stiamo sentendo da parte dei vari esponenti di sinistra, le verità sono quelle che diciamo noi. Questo decreto regolamenta i flussi, le persone che vengono regolarmente a lavorare”. Lo ha detto il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, intervenendo nell’aula di palazzo Madama per la dichiarazione di voto a nome del suo gruppo.

Tornando sulle modifiche in corsa introdotte nel corso dell’esame in assemblea del provvedimento sulle contestate norme restrittive per la protezione speciale dei migranti, Gasparri ha dato la sua lettura dei fatti: “Non c’è nessuna retromarcia del Governo e della maggioranza – ha affermato – ma un confronto libero parlamentare che noi facciamo. Faccio notare che su Pnrr e su questo decreto non c’è stato il voto di fiducia, stavolta abbiamo discusso, e la discussione è fatta per ascoltare, non per insultare”. Nel dettaglio della norma, “il fatto che le leggi debbano rispettare i trattati internazionali e la Costituzione è scontato, non è che va scritto in tutte le leggi. Sono rimaste le norme che modificano la protezione speciale”, ha rivendicato l’esponente azzurro, che poi ha puntato il dito su Bruxelles per la gestione dei rapporti coni paesi di provenienza dei migranti nel Mediterraneo: “Il commissario europeo Gentiloni – ha detto Gasparri – è andato a Tunisi e gli ha fatto una lezione con una lista delle riforme che la Tunisia deve fare, chissà quando le farà. L’Europa deve aiutare la Tunisia altrimenti avremo i fondamentalisti a Tunisi per colpa di Gentiloni”.