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Presidente Sudcorea: rafforzeremo capacità deterrenza anti-Nordcorea

Presidente Sudcorea: rafforzeremo capacità deterrenza anti-NordcoreaRoma, 10 mar. (askanews) – Il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha affermato oggi di voler ulteriormente lavorare con gli Stati uniti per rafforzare ulteriormente la “deterrenza estesa” contro le minacce nucleare e missilistica della Corea del Nord. Lo riferisce l’agenzia di stampa Yonhap.
Yoon ha parlato durante la cerimonia di laurea dell’Accademia navale di Jinhae, rilevando che la situazione della sicurezza nella regione è più grave che mai, in un contesto di sicurezza globale mai tanto precario.
“Contro ogni sfida, dobbiamo difendere la democrazia liberale e raggiungere la pace e la prosperità nella Penisola coreana”, ha detto Yoon, secondo l’ufficio presidenziale di Seoul. “Questo – ha proseguito – deve essere sostenuto da una forte capacità di difesa, e solo allora potremo stabilire una ‘vera pace’ che mantenga la sicurezza nazionale con le nostre forze, non una ‘falsa pace’ che si basa sulla buona volontà dell’altra parte”.
Per contrastare le minacce nucleari e missilistiche della Corea del Nord, Yoon ha affermato che la Corea del Sud “rafforzerà ulteriormente la deterrenza estesa stabilendo un regime di pianificazione ed esecuzione nucleare tra la Corea del Sud e gli Stati Uniti”.
La nozione di deterrenza estesa si riferisce all’impegno assunto dagli Stati uniti a mobilitare la gamma completa delle sue capacità militari, compreso il nucleare, per difendere la Corea del Sud.
Yoon ha anche ribadito la volontà di costituire una capacità di rappresaglia preponderante anche attraverso il sistema militare “a tre assi” della Corea del Sud, che consiste nel Korea Massive Punishment and Retaliation (KMPR), un piano operativo per inabilitare la leadership nordcoreana in un grande conflitto; la piattaforma di attacco preventivo Kill Chain e il sistema di difesa aerea e missilistica della Corea.

Avvio in forte calo per Piazza Affari (-2%), tonfo banche

Avvio in forte calo per Piazza Affari (-2%), tonfo bancheMilano, 10 mar. (askanews) – Avvio di seduta in netto calo per Piazza Affari, così come per le altre Borse europee, in scia alle forti vendite che hanno colpito Wall Street e i listini asiatici. A Milano l’indice principale Ftse Mib ha aperto con un ribasso del 2%, scivolando a 27.134 punti, trascinato dal tonfo dei titoli bancari. In avvio maglia nera a Unicredit (-4,9%), seguita da Fineco (-4,4%), Bper (-3,8%), Azimut Holding (-3,8%), Banco Bpm (-3,6%), Intesa Sanpaolo (-3,5%), Banca Generali (-3,4%), Banca Mediolanum (-3,11).
In attesa dei dati sul lavoro Usa, pesa sui mercati il crollo dei titoli degli istituti di credito statunitensi sui timori per i portafogli obbligazionari, con l’inversione della curva dei rendimenti dei Treasury, dopo che Svb Financial, capogruppo della Silicon Valley Bank, ha avviato una raccolta di oltre 2 miliardi di dollari per contribuire a compensare le perdite sulle vendite di bond. Nella solo seduta di ieri sono stati spazzati via 52,4 miliardi di dollari di capitalizzazione delle quattro maggiori banche statunitensi (JPMorgan Chase, Bank of America, Citigroup e Wells Fargo).

Confermato Xi presidente: una Cina sempre più incentrata sul leader

Confermato Xi presidente: una Cina sempre più incentrata sul leaderRoma, 10 mar. (askanews) – E’ stata prevedibilmente unanime l’odierna riconferma di Xi Jinping come presidente della Repubblica popolare cinese da parte del Congresso nazionale del popolo, il “parlamento” di Pechino. Si tratta di uno storico terzo mandato, che sancisce un potere sempre più personale e piramidale nella struttura istituzionale cinese.
Xi, che nel Congresso del Partito comunista cinese di ottobre ha ottenuto anche il terzo mandato come segretario generale e accumula la carica di presidente della Commissione militare centrale (capo delle forze armate), è considerato il leader più potente che abbia avuto la Cina dai tempi del fondatore Mao Zedong.
Tutti i 2.952 membri del congresso che hanno partecipato alla riunione di oggi hanno votato a favore di Xi. In tutto, l’assemblea conta 2.977 eletti.
Il presidente di trova a gestire periodo critico per la Cina, che ha subito un forte rallentamento nella crescita economica sia a causa degli anni di pandemia Covid-19 sia per la guerra commerciale con gli Stati uniti e per le tensioni geopolitiche dovute alla rivalità con Washington e alla questione di Taiwan.
Come accaduto per il Politburo, il sancta sanctorum del Pcc, anche nella presidenza e nell’esecutivo Xi avrà intorno suoi uomini fidati, alcuni nominati oggi, altri nei rimanenti due giorni delle Due Sessioni, nome con cui è definita la concomitante riunione del Congresso nazionale del popolo e della Commissione politica consultiva del popolo cinese.
Il Congresso nazionale del popolo, al di là delle sue dimensioni elefantiache, è un organo che sostanzialmente sancisce i provvedimenti assunti dalla leadership, siano le nomine o siano le diverse riforme. Xi è stato anche riconfermato capo della Commissione militare centrale, cioè comandante supremo dell’Esercito di liberazione del popolo cinese.
Dopo la conferma a presidente, Xi ha prestato giuramento costituzionale, sia come presidente del paese che come capo delle sue forze armate. Si è trattata di una mossa simbolica per dare enfasi al testo della Costituzione emendata cinque anni fa, tra l’altro eliminando il limite di mandati presidenziali e aprendo la strada per una potenziale conferma a vita di Xi.
Il Congresso nazionale del popolo ha anche nominato vicepresidente l’ex vicepremier Han Zheng. Si tratta di un fedelissimo di Xi e, a confermare l’appiattimento dell’apparato sul leader, è un raro caso di personalità che accede a questo ruolo senza essere contestualmente un altissimo dirigente del Partito comunista cinese.
Zhao Leji, membro del Comitato permanente del Politburo e di fatto numero 3 di Pechino, è stato eletto all’unanimità presidente del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo, mentre il membro del Politburo Li Hongzhong è stato eletto primo vicepresidente dell’assemblea deliberativa. Zhao, Han, Li, con altri 13 vicepresidenti dell’assemblea, hanno prestato giuramento costituzionale dopo Xi.
Le Due Sessioni, che si chiudono nel fine settimana, hanno sancito alcune riforme considerate significative dagli osservatori. Una è quella del Consiglio di Stato, cioè il governo, e contiene al suo interno una cruciale riforma del Ministero della Scienza e della Tecnologia, che dovrà fare da volano nella spinta cinese verso l’”autosufficienza”. Il ministero dovrà seguire pratiche più snelle nell’allocazione delle risorse, in modo da affrontare le sfide poste nello sviluppo di tecnologie chiave per raggiungere l’autosufficienza tecnologica. La Cina ha registrato problemi negli ultimi tre anni nella catena di forniture dei chip ad alta tecnologia, settore in questo momento dominato da Taiwan e in cui gli Stati uniti stanno rafforzando decisamente la loro presa.
Il ministero ristrutturato svolgerà un ruolo importante – ha scritto l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua – “nel mobilitare la nazione per compiere scoperte tecnologiche, ottimizzare l’innovazione sci-tech, facilitare l’applicazione dei progressi sci-tech e coordinare la scienza e la tecnologia con lo sviluppo economico e sociale”.
Una seconda riforma approvata dal Congresso nazionale del popolo prevede l’istituzione di una nuova amministrazione nazionale di regolamentazione finanziaria, sotto il controllo diretto del Consiglio di Stato, che dovrà tenere al guinzaglio il settore, con la significativa eccezione del mercato dei titoli mobiliari. Sarà istituito sulla base della China Banking and Insurance Regulatory Commission, che verrà sciolta, afferma il piano, e avocherà alcune delle funzioni oggi appannaggio della banca centrale e della commissione di regolamentazione del mercato dei titoli mobiliari.
Il settore finanziario cinese non gode di buona salute, alla luce della crisi del settore immobiliare che ha mandato segnali sinistri in termini di liquidità. L’esposizione di alcuni giganti – come, per esempio, China Evergrande – ha reso per Pechino sempre più importante accendere un faro su questo tema.
Nei prossimi due giorni dovrebbe esserci la nomina di Li Qiang – considerato nel Politburo il numero due del Partito – come nuovo premier e di Ding Xuexiang come vicepremier esecutivo. Si tratta di fedelissimi di Xi, in un ulteriore segnale di appiattimento verso il centro della spirale del potere cinese.

Calabria, Scuticchio: fare musica qui è un’utopia

Calabria, Scuticchio: fare musica qui è un’utopiaRoma, 10 mar. (askanews) – Giorgio Scuticchio, di professione dj, si fa portavoce di un disagio collettivo che riguarda i giovani meridionali. Al Sud, dice, inseguire i propri sogni, soprattutto se musicali, è impossibile. Un disagio collettivo che riguarda anche la sciatteria con cui si sfruttano le bellezze naturali. Uno scrigno spesso maltratto e scarsamente valorizzato. Un palcoscenico naturale che aiuterebbe anche chi vuole esprimersi liberamente…
I dati sono impietosi. I giovani italiani lasciano mamma e papà attorno ai 30 anni di età, mentre in Europa la media si attesta a 26. Ma mica finisce qui: quando i nostri ragazzi riescono a mettersi in proprio faticano a trovare lavoro. Che spesso risulta malpagato e fonte di sfruttamento. Eurostat, con i suoi dati, fotografa una situazione intollerabile e spiega che, fra i 20 e i 24 anni, la retribuzione è da fame, rispetto all’impegno profuso, e che, negli ultimi due anni, la quota dei cosiddetti sottopagati è cresciuta di tre punti, passando dal 12,3 al 15,3 per cento: “Ma se quei numeri che già di per sé dovrebbero far riflettere, si riferissero solo al Meridione sarebbero ancora più preoccupanti – dice Giorgio Scuticchio, di professione dj – La musica è la mia passione ma farla in Calabria è davvero impresa ardua. Rosa Chemical, a Sanremo, ha mostrato al mondo che è possibile esprimersi liberamente. Ma, al Sud, questo è pura utopia”.
Solo frivolezze, dicono. Di musica non si mangia, spiegano. Vai a lavorare, consigliano: “Nella mia terra, bella, ma nello stesso tempo difficile, fare arte è complicato – continua Scuticchio – non solo per le opportunità che vengono offerte, ma, anche e soprattutto, per il clima che si crea. Lavoro otto ore al giorno per guadagnarmi da vivere e per dedicarmi poi alla mia passione. Il problema è che, qui da me, si lanciano missili contro l’autostima, si rivolgono critiche dannose, si sputa veleno contro chi vuole inseguire i propri sogni. E questo fiume di commenti negativi fa male, scuote l’anima, uccide i sogni. Quando sottolineano che l’articolo 21 della Costituzione garantisce, sotto varie forme, di dire quello che si pensa, sottolineo sempre che questo non vale per chi vuole fare l’artista in Calabria”.
Un disagio che diventa collettivo e di cui Giorgio si fa portavoce: “Oggi ho trovato la mia isola felice -spiega- in una radio di Ibiza, Radio Ibiza Stardust. Una radio dove posso farmi conoscere. Ma anche sui social musicali come MixCloud e SoundCloud, passo dopo passo, mi sto costruendo la mia piccola notorietà. Parlo di due piattaforme di riferimento, a livello mondiale, per aspiranti dj come me. Lavoriamo fino allo sfinimento per poter realizzare i nostri sogni. Ma vorremmo almeno essere giudicati meglio, avere più occasioni e capire se stiamo solo perdendo tempo o possiamo fare, con la nostra arte, qualcosa di importante al prossimo. A me piacerebbe tanto che Rosa Chemical o, perché no, Achille Lauro, paladini della libertà di espressione, ci venissero a trovare per accendere i riflettori su una realtà mortificata. Per testimoniare che esistiamo. Che siamo vivi. Che abbiamo qualcosa da dare”.
Una denuncia che parte come personale ma che diventa poi collettiva e abbraccia vari settori. Non solo quello artistico e musicale: “La verità -afferma Scuticchio- è che qui si sottovaluta tutto. Si sottovalutano le persone, con i loro desideri, ma si sottovalutano anche le bellezze naturali che abbiamo e che non riusciamo, diciamo così, a sfruttare adeguatamente. Il nostro mare dovrebbe essere fonte di ricchezza per tutti. Per le strutture ricettive, per i ristoranti, per chi, in quel settore, lavora ma anche per noi artisti. Se ci fossero politiche adeguate ad attirare qui turisti italiani e stranieri, avremmo anche noi musicisti un palcoscenico dove esibirci. E invece no. Niente. Preferiamo fare i conti con i dati sul tasso di disoccupazione giovanile che qui, come è noto, supera il 50%. Mi chiedo perché tutto questo”.
Qualcuno, a questo punto, potrebbe suggerire di andare altrove. Di emigrare, insomma: “Non ci penso nemmeno – chiosa Scuticchio – se tutti la pensassero così, le nostre terre si svuoterebbero delle migliori energie. Io non ci sto. Resto qui e combatto. Anche grazie alla mia famiglia e, in particolare, a mio padre che mi sorregge nei momenti di sconforto. Potrei essere uno dei tanti che qui vorrebbero semplicemente esprimersi dal punto di vista artistico ma non hanno la possibilità di farlo. Uno dei tanti che però caparbiamente ci prova e vuole realizzarsi, avere una possibilità”.

Philips, forte impegno parametri Esg, 77% utilizzo energie rinnovabili

Philips, forte impegno parametri Esg, 77% utilizzo energie rinnovabiliRoma, 10 mar. (askanews) – Royal Philips, leader mondiale nelle tecnologie per la salute, ha fatto notevoli progressi verso la realizzazione dei suoi ambiziosi obiettivi ambientali, sociali e di governance (ESG). Nel 2022, con i suoi prodotti e servizi, Philips ha migliorato la vita di 1,81 miliardi di persone, di cui 202 milioni in comunità svantaggiate. Nello stesso tempo l’azienda ha ridotto ulteriormente le emissioni di CO2 legate alle operation e, insieme ai suoi fornitori, quelle indirette (Scope 3) lungo tutta la catena del valore dell’assistenza sanitaria. Lo rende noto la multinazionale olandese in un comunicato.
“Continuiamo ad avvicinarci al nostro obiettivo di migliorare la vita di 2 miliardi di persone l’anno entro il 2025, intensificando allo stesso tempo i nostri sforzi per essere sostenibili sia nelle nostre operation che lungo la catena del valore”, ha dichiarato Marnix van Ginneken, Chief ESG & Legal Officer di Royal Philips. “Il crescente slancio da parte del settore sanitario e dei clienti a ridurre l’impatto ambientale collettivo ci incoraggia a impegnarci ogni giorno di più per contenere le emissioni lungo tutta la value-chain dell’assistenza sanitaria e a guidare il passaggio verso un’economia circolare”.
I risultati raggiunti avvicinano Philips all’obiettivo di migliorare 2 miliardi di vite all’anno entro il 2025, di cui 300 milioni nelle comunità svantaggiate. Nel 2022 è stato possibile migliorare l’accesso alle cure nelle comunità svantaggiate grazie a partnership, allo sviluppo di soluzioni digitali innovative e all’introduzione di nuovi modelli di business e di finanziamento, sostenibili e scalabili.
Tra gli altri sviluppi chiave nella dimensione sociale, spiccano il 30% di donne in ruoli dirigenziali, una maggiore attenzione alla salute e al benessere dei dipendenti (sia fisico che mentale) e una costante attenzione nel creare luoghi di lavoro sicuri e salubri.
Nel 2022, il contributo dei ricavi derivanti da un approccio di economia circolare ha raggiunto il 18% del fatturato (nel 2021 era il 16%). Nello stesso anno, la restituzione di apparecchiature mediche di grandi dimensioni è aumentata del 10% rispetto al precedente, per un totale di oltre 3.500 sistemi. Inoltre, i consumatori hanno iniziato a sfruttare le opportunità, recentemente rese disponibili, di noleggiare i tiralatte Philips Avent o i dispositivi di epilazione IPL Lumea.
Nella progettazione di nuovi prodotti – informa ancora la nota dell’azienda – Philips applica principi di EcoDesign per ridurne il consumo energetico, evitare l’utilizzo di sostanze pericolose, prevedere la circolarità a fine ciclo e rendere gli imballaggi più facili da riciclare e riutilizzare. Il contributo al fatturato generato da prodotti e soluzioni EcoDesigned ha raggiunto quota 71,7% (2021: 70,5%), sostenuto da prodotti per la cura e la bellezza, che contengono oltre il 25% di plastica riciclata, e dall’introduzione nell’Oral Healthcare delle prime testine per spazzolini contenenti il 75% di materiali bio-based.
La domanda di sistemi sanitari sostenibili è supportata invece da soluzioni come l’MR 5300 con il suo magnete BlueSeal, leader del settore, che aiuta i reparti di radiologia a ridurre in modo significativo la necessità di gas elio, sottoprodotto dell’estrazione di combustibili fossili e risorsa sempre più scarsa in natura.
Oltre a rimanere neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio (dal 2020), Philips ha raggiunto il 77% (2021: 74%) di utilizzo di energia rinnovabile, superando l’obiettivo del 75% entro il 2025. Ha inoltre ridotto del 22% le emissioni di CO2 legate a trasporti e distribuzione, grazie a una politica di trasporto aereo più rigorosa e all’ottimizzazione dei magazzini.
La circolarità del ciclo di rifiuti è arrivata al 91% (2021: 87%) attraverso il riciclo, il riutilizzo e la loro riduzione. Un esempio è la sostituzione della plastica monouso negli imballaggi dei fornitori con scatole che possono essere utilizzate più volte. Di conseguenza, meno dello 0,1% dei rifiuti rimanenti a livello operativo è stato conferito in discarica, in linea con l’ambizione di Philips di essere “zero waste”.
Philips è inoltre orgogliosa del fatto che CDP, una ONG globale che valuta le prestazioni e la gestione delle emissioni di CO2 delle aziende, abbia inserito Philips nella lista CDP Climate Change “A” per la decima volta consecutiva, grazie alle performance nel contrasto al cambiamento climatico e alla trasparenza dell’azienda.
Nel 2022, Philips è stata la prima azienda health tech ad aver ottenuto l’approvazione dell’iniziativa Science Based Targets (SBTi) per gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 dell’intera catena del valore, compresi Scope 1 (interne), Scope 2 (approvvigionamento energetico), Scope 3 (value-chain).
Da una ricerca di Health Care Without Harm emerge come il 71% delle emissioni mondiali Scope 3 del settore sanitario derivi principalmente supply-chain . Per questo motivo Philips collabora assiduamente con i suoi fornitori, mettendo a loro disposizione gli strumenti, le competenze e l’esperienza acquisita nelle proprie operation per aiutarli a valutare e ridurre le emissioni. Il 41% dei fornitori (in base alla spesa) si è impegnato a rispettare gli obiettivi basati su questi parametri (2021: 28%) – l’obiettivo di Philips è il 50% entro il 2025.
L’impegno di Philips per una governance responsabile e trasparente è illustrato nel report Philips Human Rights Report 2022, attraverso il quale l’azienda ha aggiornato gli stakeholder sui progressi compiuti nell’ultimo anno in ambito diritti umani, e sui piani per un continuo miglioramento.
Philips continua inoltre ad avere un ruolo attivo – in collaborazione con istituzioni globali come l’International Financial Reporting Standards (IFRS) Foundation, il World Economic Forum (WEF) e l’Unione Europea – nel contribuire all’evoluzione verso un quadro di rendicontazione ESG basato su parametri global standard.
Per una visione completa dei risultati ottenuti da Philips in ambito ambientale, sociale e di governance, Philips rimanda al capitolo 5 del Philips Annual Report 2022.

Nordcorea, esercitazioni per una “guerra effettiva” guidate da Kim

Nordcorea, esercitazioni per una “guerra effettiva” guidate da KimRoma, 10 mar. (askanews) – Il leader supremo nordcoreano Kim Jong Un si è recato personalmente in ispezione all’artiglieria mentre questa effettuava “esercitazione di fuoco d’assalto”, invitando le unità a simulare “una guerra effettiva in corso”. L’hanno riferito oggi i media di stato nordcoreani, mentre Corea del Sud e Stati uniti si preparano a svolgere questa settimana le loro esercitazioni militari congiunte.
Kim ha dato alle unità militari una “guida sul campo”, ha sostenuto l’agenzia di stampa ufficiale KCNA. Le esercitazioni hanno visto impegnate “le unità militari Hwasong d’artiglieria con un compito operativo importante sul fronte occidentale il 9 marzo” e il leader ha “osservato l’esercitazione di fuoco d’assalto”.
Il leader ha “sottolineato la necessità di stare sempre in allerta per ogni tipologia di preparativo di guerra messo in campo recentemente da parte del nemico e di addestrarsi per rispondere in maniera preponderante e contenerli in modo da fare da deterrente al pericolo di uno scontro militare nella Penisola coreana”.
L’artiglieria, ha continuato, dovrà “intensificare i vari scenari simulati per essere pronta alla guerra reale in differenti situazioni”.
Secondo le foto diffuse dai media nordcoreani, l’artiglieria potrebbe aver testato sei diverse armi tattiche contempraneamente.
Ore dopo lo Stato maggiore sudcoreano ha riferito che Pyongyang ha apparentemente lanciato sei missili, probabilmente a corto raggio.
Kim ha portato nella sua ispezione anche la giovane figlia Kim Ju Ae, che recentemente appare spesso al fianco del padre nelle occasioni ufficiali.
Seoul ha risposto oggi con una dura dichiarazione alle manovre di Pyongyang. “Esortiamo la Corea del Nord a fermare l’escalation delle tensioni, il suo sconsiderato sviluppo nucleare e missilistico e le provocazioni militari e a prendere la strada giusta verso una pace duratura nella penisola coreana, mentre si prende cura della sua economia e dei mezzi di sussistenza della gente”, ha detto Lee Hyo-jung, viceministro dell’Unificazione in una conferenza stampa.
La Corea del Sud e gli Stati uniti, dal canto loro, terranno le loro esercitazioni militari primaverili congiunte tra il 13 e il 23 marzo. L’esercitazione Freedom Shield (FS) registrerà l’edizione più lunga di sempre. Si tratta di una simulazione al computer delle attività di comando. In concomitanza si terrà la nuova esercitazione di addestramento sul campo su larga scala denominata “Warrior Shield”.
La sorella di Kim Jong Un, Kim Yo Jong, nei giorni scorsi ha condannato le manovre congiunte di Seoul e Washington, minacciando azioni “preponderanti” contro queste attività, e ha definito ogni tentativo americano d’intercettare suooi missili come una “dichiarazione di guerra”.

Aiea: una rete di laboratori veterinari per evitare nuova pandemia

Aiea: una rete di laboratori veterinari per evitare nuova pandemiaBaku, 10 mar. (askanews) – L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) “è nota soprattutto per le minacce legate a diversi Paesi” come la Corea del Nord, l’Iran o l’Ucraina, ma l’Aiea si occupa del nucleare anche in altri settori, in particolare quello della salute, ha spiegato Najat Mokhtar, vice direttore generale dell’Aiea, nel suo intervento al Global Baku Forum, che entra nella seconda giornata di lavori.
Mokhtar ha voluto sottolineare due dei settori su cui investe l’Aiea: da una parte “l’accesso” alla medicina nucleare e dall’altra la prevenzione di nuove pandemie. “Lavoriamo a un programma con la Fao e gli stati membri per rafforzare i laboratori veterinari, un’area poco finanziata e negletta, non dimetichiamo che il Covid è arrivato dall’ambiente e dagli animali. Per questo creiamo la più grande rete di laboratori veterinari che possa sorvegliare cosa accade nel settore dei patogeni animali e evitare che ci sia il salto. Non abbiamo la soluzione magica ma stiamo facendo la nostra parte”.
Il vice direttore generale dell’Aiea ha descritto anche i progetti per la medicina nucleare: “In 30 Paesi africani non c’è accesso alla diagnosi per immagini e alle cure radiologiche. Non possiamo restare in silenzio, dobbiamo fare qualcosa: abbiamo lanciato un progetto pilota in sei Paesi africani, tra cui Malawi, Kenya e Senegal per portare l’accesso alla diagnostica per immagini e la diagnosi precoce, oltre ai trattamenti di medicina nucleare per il cancro”.

Migranti, oltre 40 associazioni depositano esposto a Procura Crotone

Migranti, oltre 40 associazioni depositano esposto a Procura CrotoneRoma, 9 mar. (askanews) – Oltre 40 associazioni della società civile italiana ed europea hanno presentato un esposto collettivo elaborato da un pool di legali alla Procura di Crotone per chiedere di fare luce sul naufragio a Steccato di Cutro, costato la vita ad almeno 72 persone, tra cui molti bambini.
“Davanti a così tanti morti e chissà quanti dispersi, è doveroso fare chiarezza”, dichiarano le organizzazioni. “Vogliamo dare il nostro contributo all’accertamento dei fatti, non ci possono essere zone grigie su eventuali responsabilità nella macchina dei soccorsi”.
Le associazioni rinnovano il loro appello all’Italia e all’Europa: “per ridurre drasticamente il rischio di nuove tragedie è necessario mettere in piedi al più presto un sistema di ricerca e soccorso in mare adeguato e proattivo”, aggiungono.
Le associazioni e sigle firmatarie dell’esposto sono: AOI – ASSOCIAZIONE ONG ITALIANE, Associazione Contro gli Abusi in Divisa (A.C.A.D.), Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (A.S.G.I.), Associazione Clinica Legale per i Diritti Umani, Associazione Progetto Accoglienza, ARCI, Borderline-Europe, Casa dei Diritti Sociali, CIAC Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos, Legambiente, Nazionale Consorzio Italiano di Solidarietà – ufficio rifugiati ONLUS (ICS), Emergency, Fondazione Gruppo Abele, Gruppo Lavoro Rifugiati, International Justice and Human Rights, Centre Legal Team Italia, Medici Senza Frontiere, Associazione Don Vincenzo Matrangolo, Rete Comunità Solidali, Open Arms, Italia Oxfam, Italia SOS MEDITERRANEE, Italia Progetto Mem.Med – Memoria Mediterranea, Mediterranea Saving Humans, PROGETTO DIRITTI, WatchTheMed, Alarm Phone, Sea-Watch, Sea Eye, RESQ – PEOPLE, SAVING PEOPLE, Diritti di Frontiera – Laboratorio di Teoria e Pratica dei Diritti, Fondazione Roberto Franceschi, A Buon Diritto, Confederazione Unione Sindacale di Base, Iuventa-crew, Louise Michel, Associazione Comunità Progetto Sud, Medici del Mondo Italia, Campagna LasciateCIEntrare, Melting Pot, MoCi Cosenza, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, La Petite Bibliothèque.
Asgi ha contribuito alla redazione dell’esposto congiunto “affinché siano condotte indagini accurate in relazione alle responsabilità delle autorità italiane per il mancato soccorso dell’imbarcazione naufragata a poche centinaia di metri dalla costa al mattino di domenica 26 febbraio, e nel cui naufragio hanno perso la vita più di 70 persone, tra cui molti bambini”.
“L’aver colposamente qualificato una situazione di pericolo in mare, come evento di immigrazione illegale da affidarsi alla Guardia di Finanza come operazione di polizia e non ad autorità e mezzi equipaggiati per il soccorso come sono invece quelli della Guardia Costiera, è stata una scelta prevedibilmente erronea che non ha tenuto conto degli obblighi di tutela della vita umana in mare derivanti dal diritto internazionale e implementati nella legislazione nazionale”, scrive Asgi in una nota.
“Per tale ragione assieme ad altre associazioni abbiamo ritenuto necessario agire collettivamente, nell’interesse dell’intera società civile, chiedendo all’Autorità Giudiziaria di valutare se siano ravvisabili, in capo agli agenti delle autorità competenti per il soccorso in mare, responsabilità penali (in particolare per i reati di naufragio colposo e omicidio plurimo)”, proseguono ricordando che “se la normativa nazionale ed internazionale in tema di soccorsi in mare fosse stata puntualmente applicata da parte delle autorità italiane a ciò preposte una simile tragedia, prevedibile, forse poteva essere evitata”.
“Il naufragio di domenica 26 febbraio è avvenuto in zona SAR italiana e vicinissimo alla costa. Il Centro di Coordinamento dei Soccorsi in Mare (IMRCC) avrebbe dovuto assumere il coordinamento dei soccorsi ed inviare assetti navali ed aerei adeguati come previsto dalle disposizioni del Piano SAR Marittimo Nazionale (Decreto Ministeriale numero 45 del 04/02/2021). Dai comunicati delle autorità coinvolte (Frontex, Guardia Costiera e Guardia di Finanza) appare, infatti, che le autorità italiane abbiano ricevuto comunicazione in merito alla presenza di un’imbarcazione, sovraccarica di persone e diretta verso le coste italiane, quasi 24 ore prima del disastro. Questo lasso di tempo avrebbe certamente permesso ai mezzi di soccorso della Guardia Costiera italiana di raggiungere l’imbarcazione in pericolo e scortarla verso la costa, impedendole di incagliarsi in una secca sabbiosa naufragando”, si legge.
Infine, aggiungono, “ricordiamo che l’Italia è già stata censurata dal Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite per la violazione del diritto alla vita in merito al mancato soccorso dell’11 ottobre 2013, quando le autorità italiane attesero molte ore prima di soccorrere un’imbarcazione con a bordo circa 300 persone, che nell’attesa dei soccorsi si capovolse. Quando, sette anni dopo gli eventi, i procedimenti penali relativi ai mancati soccorsi risultavano ancora in corso, il Comitato ha ritenuto che l’Italia non avesse adempiuto al suo dovere di condurre una rapida indagine sulle accuse di violazione del diritto alla vita e che, di conseguenza, abbia violato i suoi obblighi ai sensi del Patto internazionale sui diritti civili e politici”.
Il 2 dicembre 2022, “il Tribunale di Roma ha finalmente constatato la dolosa omissione del soccorso da parte degli ufficiali – di Guardia Costiera e Marina Militare – competenti a dare l’ordine di intervento, ritenendo però che i reati loro ascritti, pur sussistendone tutti gli elementi costitutivi fossero da dichiarare prescritti. Asgi, insieme alle altre associazioni che hanno depositato l’esposto, auspica che indagini rapide ed effettive volte all’accertamento delle responsabilità penali degli organi statali permettano di evitare che questa ennesima tragedia resti impunita”, concludono.

Migranti, Meloni difende governo e lancia caccia globale a scafisti

Migranti, Meloni difende governo e lancia caccia globale a scafisti

Via libera al decreto in Cdm a Cutro. Inviterà familiari vittime a Chigi

Cutro (Kr), 9 mar. (askanews) – Giorgia Meloni respinge le accuse al governo di non aver fatto abbastanza per evitare il naufragio di Cutro e rilancia, annunciando la volontà di voler dare la caccia ai trafficanti “in tutto il globo terraquo”. La premier ha riunito il Consiglio dei ministri nel Palazzo Comunale della cittadina calabrese (12 mila abitanti, frazioni comprese) per dare un segnale “simbolico”, con un “compatto cordoglio”, ma anche “concreto”, dopo la tragedia del 26 febbraio in cui sono morti almeno 72 migranti, tra cui molti bambini.
Il segnale concreto sta nel decreto che il Cdm ha approvato all’unanimità e che prevede, in primo luogo, un inasprimento delle pene per i trafficanti, con reclusione fino a 30 anni in caso di morte di più persone. Non solo. “Il reato – ha spiegato – verrà perseguito dall’Italia anche se commesso al di fuori dei confini nazionali. Siamo abituati all’Italia che si occupa di cercare migranti in tutto il Mediterraneo quello che vuol fare il governo è cercare gli scafisti in tutto il globo terraqueo”. Certo la norma non è di semplice applicazione e per questo l’Italia punterà su accordi bilaterali con i Paesi da cui partono, con una sorta di “premialità”: “Più tu mi aiuti a combattere la tratta e uniformi la tua giurisdizione alla mia più io ricambio quello sforzo con maggiori flussi legali” ma anche con più investimenti in cooperazione.
Quello dei flussi legali è un altro punto del decreto: “Il decreto flussi viene ripristinato e viene fatto a livello triennale, prevede delle corsie preferenziali per gli stranieri che in patria hanno fatto corsi di formazione riconosciuti”. Il messaggio che il governo intende dare è che “non conviene entrare illegalmente, pagare gli scafisti e rischiare di morire”. Per questo “intendiamo fare una campagna nei Paesi di origine di queste persone”. Allo stesso tempo viene anche “ristretta la protezione speciale”, cosa che era prevista anche dai decreti Salvini. Del resto “diverse norme della proposta della Lega sono comprese in questo provvedimento”, ha sottolineato. Esce invece la misura che dava maggior potere alla Marina militare per la sorveglianza in mare (che secondo indiscrezioni non sarebbe stata gradita da Matteo Salvini), che sarebbe stata ritirata dallo stesso ministro della Difesa Guido Crosetto.
Tutti questi interventi però, ha ribadito ancora una volta la premier, non possono risolvere un problema che deve essere affrontato sul piano europeo. Se l’ultimo Consiglio europeo ha fatto segnare “un importante cambio di passo”, dal prossimo summit del 23 e 24 marzo devono uscire “atti concreti”.
La conferenza stampa (presenti anche i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano) è stata però caratterizzata anche da un vivace e ripetuto botta e risposta tra Meloni e i giornalisti sulla ricostruzione delle ore precedenti al naufragio. La presidente del Consiglio ha assicurato che “non abbiamo avuto alcuna segnalazione, dalla partenza in Turchia all’arrivo, di una nave in difficoltà di navigazione” e che “c’è una strumentalità nel tentativo di dimostrare che l’Italia non ha fatto qualcosa che poteva fare” per salvare i migranti. Alcuni cronisti hanno però vivacemente contestato la ricostruzione fatta dal governo. “Qualcuno – ha chiesto allora Meloni – ritiene che le autorità italiane non abbiano fatto qualcosa che potevano fare? In questo momento ci sono 20 imbarcazioni che qualcuno sta soccorrendo in acque italiane: voi parlate, giustamente, di un caso in cui non siamo riusciti, ma nessuno si occupa degli altri. Se qualcuno dice o lascia intendere, che le istituzioni si girano dall’altra parte, è molto grave non per me o per il governo ma per la nazione che rappresento e non accetto queste ricostruzioni”.
Il confronto è poi continuato anche al termine della conferenza stampa. Mentre stava per lasciare il Comune, infatti, alcuni cronisti le hanno chiesto perchè non sia andata a incontrare i familiari delle vittime. “Vado volentieri”, ha detto Meloni prima di infilare la porta, uscire dal Palazzo e ripartire per Roma. Poco dopo lo staff ha fatto sapere che “nelle prossime ore” inviterà i familiari a Palazzo Chigi.

Ue, contro spreco cibo sui pack “spesso buono oltre”. Federalimentare frena

Ue, contro spreco cibo sui pack “spesso buono oltre”. Federalimentare frenaMilano, 9 mar. (askanews) – Indicare in etichetta la frase “spesso buono oltre” da aggiungere alla dicitura attuale “da consumare preferibilmente entro” è la proposta della Commissione Europea contenuta in una bozza di regolamento delegato con l’obiettivo di ridurre gli sprechi alimentari. Una iniziativa che per esempio diverse catene della grande distribuzione in Gran Bretagna hanno da tempo introdotto. Lo scopo è quello di ridurre lo spreco alimentare sensibilizzando il consumatore a usare i propri sensi per capire se l’alimento è ancora buono.
La dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”, infatti, non è un limite invalicabile per il consumo degli alimenti a differenza della dicitura “da consumarsi entro”. Come ricorda la normativa europea (Regolamento UE n. 1169/2011 sull’informazione alimentare ai consumatori) la maggior parte degli alimenti preconfezionati, infatti, deve riportare sulla confezione una data e una dicitura di accompagnamento che spieghi se la data riportata in etichetta indica un limite per il consumo in sicurezza del prodotto (“da usare entro”) o un limite per la sua qualità (“da consumarsi preferibilmente entro”). Nel primo caso si tratta di un indicatore di sicurezza che sostituisce il Termine minimo di conservazione (preferibilmente entro) nel caso di alimenti molto deperibili dal punto di vista microbiologico che potrebbero pertanto costituire, dopo un breve periodo, un pericolo immediato per la salute umana.
Coldiretti saluta queste eventuali aggiunte in etichetta positivamente “purché siano chiare e ben comprensibili, senza ingenerare confusione”. E’ infatti importante mantenere in etichetta il termine minimo di conservazione. “Tanto più ci si allontana dalla data del Tmc, tanto più – precisa la Coldiretti – non sono più garantiti dal produttore i requisiti di qualità del prodotto, quale il sapore, odore, fragranza. La giusta esigenza di combattere gli sprechi non deve andare a scapito della qualità soprattutto per un Paese come l’Italia che ha fatto del made in Italy a tavola il sinonimo di eccellenza”.
Per Federalimentare la dicitura “Spesso buono oltre” “non può essere legalmente definita, quindi crediamo che questo tipo di espressioni non dovrebbero essere richieste su base obbligatoria, ma solo volontaria. Condividiamo l’obiettivo della Commissione Europea di combattere lo spreco alimentare ma il principio di un descrittore basato sulla sicurezza e di un descrittore basato sulla qualità rimane appropriato e non dovrebbe essere modificato”. Espressioni come “spesso buono dopo”, invece, possono sollevare preoccupazioni a causa delle incertezze relative alla responsabilità legale degli operatori del settore alimentare con possibili conseguenze per l’integrità del marchio. Ciò è dovuto al fatto che concetti come “spesso”, “buono” e “dopo” non possono essere legalmente definiti. “Anche se rilevante per molti prodotti, ‘spesso buono dopo’ non è appropriato per tutti” dicono da Federalimentare.
Per questo, Federalimentare ritiene che espressioni del genere debbano essere a discrezione del produttore. “Un sistema di marcatura della data armonizzato, affidabile e coerente rivolto al consumatore è uno degli strumenti che possono aiutarlo a prevenire lo spreco alimentare. Ciò deve essere accompagnato da una comunicazione coordinata e duratura a livello di UE, anche attraverso iniziative per aumentare la consapevolezza su come prevenire e ridurre lo spreco alimentare” conclude Federalimentare.
In Italia l’app Too Good To Go aveva già lanciato l’iniziativa “etichetta consapevole” per incoraggiare i consumatori a utilizzare i propri sensi prima di gettare un prodotto: nel 2021 il messaggio era stato veicolato grazie a un accordo volontario con un 11 partner su 10 milioni di prodotti, un numero che nel 2022 puntava a toccare i 50 milioni di prodotti.