Rai, Pd: crollo ascolti e sorpasso Mediaset effetto tv sovranista melonianaRoma, 12 ott. (askanews) – “Il crollo degli spettatori dei programmi Rai è il risultato di una tv sovranista, di stampo meloniano. Una tv pubblica politicizzata e lottizzata che la presidente Meloni ha trasformato in un’appendice del partito. Questa tv non fa un servizio al Paese, ma al Governo e chi non è gradito al Governo viene cancellato, vedi il caso Fedez. il risultato sono i macrodati negativi Auditel, con conseguente superamento da parte di Mediaset”. Lo dichiarano in una nota congiunta i parlamentari Pd della commissione di Vigilanza sulla Rai.
“La situazione – denunciano i commissari dem della Vigilanza- preoccupa alquanto perché questo porterà anche un danno economico di pubblicità in un’azienda con un debito molto pesante”.
Sud, Damante (M5s): governo miope, serve Zes differenziata per isoleRoma, 12 ott. (askanews) – “Il ministro Fitto non può approcciarsi alle dinamiche e alla governance degli strumenti di sviluppo parlando in maniera generica di Sud e di Mezzogiorno, senza l’adeguato riconoscimento delle peculiarità insulari. In questo modo dimostra non solo una visione verticistica e accentratrice, ma soprattutto conferma la chiara volontà di non voler davvero risolvere e superare gap e svantaggi derivanti dall’insularità. Oggi, in ‘commissione Insularità’ al Senato, abbiamo votato all’unanimità la deliberazione che prevede l’avvio di un’indagine conoscitiva sull’individuazione degli svantaggi derivanti dalla condizione d’insularità e sulle relative misure di contrasto. Il Governo Meloni dovrà assolutamente tenerne conto e dare attuazione, anche in previsione della manovra di Bilancio, alla riforma costituzionale che ha introdotto il principio di insularità in costituzione” Così Ketty Damante, senatrice M5s.
“Come si fa a ipotizzare una Zes unica del Mezzogiorno? Riproporre le stesse politiche di investimento per tutto il Mezzogiorno dimostra come il governo nazionale non abbia mai letto un report statistico sulle condizioni della Sicilia. Il ministro Fitto dovrebbe evitare di accentrare le risorse in capo al Ministero per il Sud accomunando isole come la Sicilia o la Sardegna, con le proprie particolarità, peculiarità, fabbisogni, a territori quali Campania, Molise, Puglia Basilicata e Campania. Non possiamo credere che il ministro non conosca tali differenze, dunque auspichiamo che si lavori per una Zes differenziata per le isole”, conclude la senatrice M5s Damante.
Meloni vola stasera in Mozambico e Congo, focus energia con occhi a IsraeleMaputo, 12 ott. (askanews) – Una missione “lampo” in Africa per consolidare il rapporto con due Stati, Mozambico e Congo, importanti per le strategie di approvvigionamento energetico, ma con il pensiero rivolto alla crisi in Medio Oriente. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni parte questa sera per il continente africano, per un viaggio inizialmente di due giorni e ora – dopo l’attacco di Hamas a Israele – ridotto a uno soltanto.
Domani mattina sarà dunque a Maputo, per incontrare il presidente Filipe Nyusi, subito dopo volerà a Brazzaville in Congo, per un colloquio a cena con il presidente Félix Tshisekedi, con cui ha già avuto un colloquio telefonico nell’aprile scorso. Subito dopo ripartirà per Roma. Insieme alla premier alla missione parteciperà l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi. La crisi israelo-palestinese non pesa sulla missione solo per le preoccupazioni relative alla sicurezza esterna e interna, ma anche per le possibili ripercussioni a livello di approvvigionamento energetico. Per questo il doppio appuntamento, già programmato da tempo, assume un valore maggiore. Nella sua strategia di differenziazione energetica, l’Italia ha stretto un accordo fondamentale con l’Algeria, che adesso è il principale fornitore di gas. Algeri, però, si è schierata ufficialmente dalla parte di Hamas e anche se “al momento” a Palazzo Chigi non c’è “preoccupazione” per le forniture, non si possono escludere contraccolpi a seguito di una destabilizzazione dell’area. Per questo è importante il rapporto con Mozambico e Congo, rispettivamente secondo e terzo Paese del continente per l’approvvigionamento nazionale. Il Mozambico prevede una fornitura di 4,5 mld di metri cubi di gas liquefatto (Gln) per il 2024-2025, con prospettive di crescita. Dal Congo arriveranno invece fino a 1 mld di metri cubi per l’inverno 2023-2024 e poi fino a 4,5 mld.
Al di là della questione energetica, la doppia visita, sottolineano fonti italiane, si inserisce le quadro dei nuovi rapporti tra Italia e Africa, una priorità dell’agenda di Meloni, che sarà anche al centro della presidenza italiana del G7. La strategia, ricordano fonti italiane, è bidirezionale: da un lato fronteggiare la questione più urgente dei flussi migratori irregolari, dall’altro costruire nuovi rapporti di fiducia con i leader dell’Africa subsahariana, un processo iniziato con la Conferenza di Roma sulle migrazioni e lo sviluppo del luglio scorso. Congo e Mozambico sono considerati esempi dell’approccio “paritario e non predatorio” al centro del cosiddetto ‘Piano Mattei’. Con il Mozambico l’Italia ha un legame di amicizia che data al 1975, quanto ha svolto un ruolo importante di mediazione nell’ambito della lotta di indipendenza dal Portogallo e nella conseguente guerra civile. Non a caso l’accordo di pace fu siglato a Roma il 4 ottobre 1992. Oggi il Mozambico è destinatario di rilevanti fondi per la cooperazione allo sviluppo. In Mozambico Eni è presente dal 2006. In particolare è operatore del Coral South FLNG, il primo progetto che mette in produzione le risorse a gas del Paese, e sta lavorando ad un secondo progetto di produzione e liquefazione di gas, Coral North. Nell’ambito del progetto di sviluppo Coral South, sono state avviate diverse iniziative per ampliare il contributo della forza lavoro mozambicana e delle piccole e medie imprese locali come il Programma di formazione professionale (budget totale di circa 5 milioni di dollari), che sostiene l’Istituto industriale e commerciale di Pemba. Nel febbraio 2022, Eni e il Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale della Repubblica del Mozambico hanno firmato un accordo per la cooperazione e lo sviluppo di progetti agricoli nel Paese.
In Congo Eni è presente dal 1968 con attività di esplorazione e produzione. Nel novembre 2022 è arrivata la decisione finale d’investimento per Congo LNG, il primo progetto per la liquefazione e l’export del gas del Paese. Il gas prodotto da Eni Congo è destinato in via prioritaria a soddisfare la domanda di generazione di elettricità. La società ha contribuito anche alla costruzione delle centrali elettriche Centrale Electrique du Djéno (CED) e Centrale Electrique du Congo (CEC), alla riqualificazione dell’infrastruttura di trasporto dell’energia tra Pointe Noire e Brazzaville e all’ampliamento della rete di distribuzione di elettricità. E’ inoltre impegnata nello sviluppo della catena del valore dei biocarburanti e ha sviluppato diverse iniziative per contribuire alla diversificazione economica e per rafforzare l’accesso all’istruzione, alla salute, all’acqua. Nell’aprile scorso Eni ha inaugurato il Centro di Eccellenza per le Energie Rinnovabili e l’Efficienza Energetica di Oyo, sviluppato in partnership con la Repubblica del Congo e Unido. Oltre ad Eni, nei due Paesi operano altre importanti imprese italiane, come Msc impegnata nel settore della logistica in Congo. Nel 2022 con Maputo l’interscambio è stato di 917 mln di euro e con Brazzaville di 685 mln.
Manovra, un’ora e mezza di confronto Meloni-Salvini-Tajani-LupiRoma, 11 ott. (askanews) – È iniziata solo da qualche minuto a Palazzo Chigi la riunione dei capigruppo di Camera e Senato dei partiti di maggioranza con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulla manovra. È dunque durata circa un’ora e mezza la precedente riunione politica “ristretta” di Meloni con i due viceprenier Matteo Salvini e Antonio Tajani e il leader di Noi moderati Maurizio Lupi, presenti anche il ministro per i rapporti con il parlamento Luca Ciriani e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Doppio vertice su manovra, prima Meloni-leaders e poi i capigruppoRoma, 11 ott. (askanews) – Sono due le riunioni che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni terrà con la sua maggioranza questa sera a Palazzo Chigi per discutere della prossima legge di bilancio.
Prima della annunciata riunione delle 21 con i capigruppo della maggioranza, infatti, si terrà, secondo quanto si apprende, una riunione ristretta tra la premier, il vice premier e leader della Lega Matteo Salvini, il vice premier e segretario di Forza Italia Antonio Tajani e il coordinatore di Noi Moderati Maurizio Lupi.
Nadef, Schlein: Pd dice no, da governo nessuna risposta su sanitàRoma, 11 ott. (askanews) – Il Pd dice no allo scostamento di bilancio perché dal governo non sono arrivate risposte sulla sanità. Lo ha spiegato la segretaria del partito Elly Schlein. “Avevamo chiesto al governo impegni precisi per la difesa della sanità pubblica e non abbiamo avuto risposte. Anzi, avevamo chiesto di mettere almeno 7 miliardi per stare alla spesa di quest’anno, o almeno i 4 miliardi che chiede il loro ministro Schillaci. E invece niente”.
“Per questo motivo – ha aggiunto – abbiamo votato contro lo scostamento di bilancio e continueremo questa battaglia contro i tagli del governo meloni e contro l’allungamento delle liste di attesa. E aspetteremo tutti per questa battaglia anche nella piazza dell’11 novembre”.
Tajani ha chiesto ad al-Sisi di lavorare per la liberazione degli italiani ostaggiRoma, 11 ott. (askanews) – “Ho trovato orecchie attente da parte del presidente egiziano al-Sisi e ho chiesto di fare il possibile per la molto difficile soluzione del caso degli ostaggi, soprattutto donne bambini e anziani. Ho ricordato che tra questi ci sono probabilmente due cittadini italiani, un uomo malato e sua moglie, ho chiesto al presidente di fare tutto ciò che può per favorire la liberazione e creare corridoi umanitari”, ha detto in conferenza stampa dal Cairo il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Israele, Meloni sente presidente EAU: lavorare a de-escalationRoma, 11 ott. (askanews) – Nell’ambito dei contatti in corso con i maggiori partner internazionali e con i principali attori nella regione a seguito dell’aggressione di Hamas nei confronti di Israele, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto ieri sera una conversazione telefonica con il presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed bin Sultan Al Nahyan.
Nel corso dello scambio di vedute – informa Palazzo Chigi – è stata data “massima rilevanza alla necessità di lavorare per una rapida de-escalation al fine di evitare un ulteriore allargamento del conflitto e sostenere gli sforzi in corso di mediazione per il rilascio degli ostaggi”. La conversazione telefonica è stata anche l’occasione per un aggiornamento sulla preparazione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28) che si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre 2023.
Meloni accorcia missione in Africa per crisi IsraeleRoma, 10 ott. (askanews) – A causa della crisi dovuta all’attacco di Hamas a Israele, secondo quanto si apprende, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha deciso di accorciare la sua visita in Mozambico e Congo, inizialmente prevista per venerdì e sabato.
Meloni arriverà a Maputo, capitale del Mozambico, venerdì mattina e incontrerà il presidente. Poi volerà a Brazzaville in Congo, per vedere a cena il presidente della Repubblica. Già in serata la premier ripartirà per Roma.
Il Parlamento italiano vota su Israele dopo gli attacchi di Hamas, ma non con un testo unicoRoma, 10 ott. (askanews) – Il Parlamento italiano vota su Israele dopo gli attacchi di Hamas ma non con un testo unico: si divide sulle risoluzioni (alla Camera, dopo l’informativa del ministro degli Esteri Antonio Tajani) e mozioni (al Senato, dove Tajani è intervenuto solo in replica dopo la discussione generale). Il risultato di giornata è una sostanziale unità sulla linea espressa dal responsabile della diplomazia italiana: “C’è un solo e unico responsabile” delle violenze in Medio Oriente, “è Hamas”. Gli eventi, sottolinea Tajani, rappresentano un “gravissimo atto di aggressione, privo di giustificazione, che ha riacceso un conflitto con conseguenze devastanti”. L’ipotesi di un documento unitario tramonta nella mattinata ma i distinguo fra i diversi gruppi non impediscono al Governo di dare parere favorevole su tutti i documenti, compresi quelli di opposizione, con l’eccezione di un paragrafo di quello Pd-M5S-AVS. Sono approvati quindi i testi presentati da Azione-Iv, dai gruppi di maggioranza FdI-Lega-FI-Cd’I, da Pd-M5S e AVS e da +Europa.
A nome del Governo si registra la soddisfazione del ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che fa notare il “lavoro complesso e lungo, si rischiava un diluvio di risoluzioni a un certo punto, ma la cosa positiva è che siamo riusciti a contenerle con la buona volontà di tutti, anche grazie alla mediazione nostra e del ministro Tajani”. Ma che il tema porti con sé i semi di nuovi possibili scontri polemici tra maggioranza e opposizioni lo testimonia il commento serale fatto trapelare da fonti del centrodestra, che oltre alla “grande soddisfazione” per il voto del Parlamento e per il “grande senso di responsabilità” delle forze politiche, punta il dito sul gruppo di alleanza Verdi Sinistra che “ha deciso di astenersi sulla risoluzione di maggioranza perché incapace di condividere ‘l’impegno del governo a evitare che i fondi arrivino ad Hamas’ e la più ferma ‘condanna a qualsiasi forma di antisemitismo’ compreso quello di matrice islamica e quello che mira alla scomparsa dello stato di Israele”. Ma secondo il capogruppo M5S al Senato, Stefano Patuanelli, la responsabilità della mancata unanimità parlamentare ricade sulla maggioranza. “Avrei preferito – scandisce in aula – che in questo frangente tutto l’arco costituzionale di Camera e Senato riuscisse a lavorare per un testo unitario. E se ciò non è stato possibile, è perché c’è stata una fuga in avanti dei partiti di maggioranza, che hanno annunciato già da sabato la presentazione di una mozione qui in Senato, rendendo quasi superfluo il ruolo delle opposizioni”. Le visioni diversificate sul conflitto mediorientale increspano, nel corso del dibattito nei due rami del Parlamento, la superficie dell’unità sostanziale nella condanna dell’offensiva lanciata da Gaza e lasciano trapelare le differenze anche fra le diverse aree di opposizione. A Montecitorio la segretaria del Pd sottolinea la condanna “senza ambiguità” dell’azione di Hamas contro Israele, chiede di rilanciare la formula “due popoli, due Stati” ma sottolinea la necessità di “un’azione politica forte dell’Unione europea e dell’Italia”. Bisogna lavorare, afferma, “affinchè la reazione sia condotta in maniera tale che il diritto internazionale venga riaffermato e ribadito”. Alla Camera Angelo Bonelli di AVS ribadisce “solidarietà al popolo israeliano, duramente colpito da un attacco terroristico efferato ” ma, avverte, “la reazione non può essere bombardare la popolazione civile e togliergli cibo, acqua e luce, lo dice oggi anche l’Onu che non può essere una punizione collettiva”. Mentre al Senato Carlo Calenda, leader di Azione, avverte che non c’è spazio per i distinguo pacifisti: “Tentazioni di posizionamenti terzisti e pose da ‘Stati non allineati’, squalificherebbero il nostro paese e la nostra posizione tra le grandi democrazie del mondo”. La solidarietà è “con Israele senza se e senza ma”.