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Migranti, il governo ci riprova con i centri in Albania. Ma rischia altri stop

Migranti, il governo ci riprova con i centri in Albania. Ma rischia altri stopRoma, 29 mar. (askanews) – Sui centri per migranti in Albania il governo ci riprova. Sarà la volta buona? Forse no, o almeno non subito. Nella seduta del 28 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato un nuovo decreto con cui tenta di far entrare in funzione i due centri collegati di Gjader e Shengjin, fino a questo momento bloccati da alcune sentenze giudiziarie.


In pratica, con questo provvedimento, si amplia il “perimetro d’azione” del centro di Gjader che diventa un Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr). La struttura, ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, “non perde le sue funzioni” e perciò “non viene snaturato”. Il provvedimento, ha assicurato, non cambia il contenuto dell’intesa Italia-Albania, ma si limita a intervenire “sulla legge di ratifica del protocollo, rendendo possibile utilizzare la struttura già esistente a Gjader anche per persone trasferite dall’Italia e non solo per quelle trasferite all’esito di procedura di soccorso in mare”. In Albania saranno dunque trasferiti migranti irregolari “destinatari di un provvedimento di espulsione e trattenuti nei Cpr” italiani e quindi “il centro in Albania si aggiungerà alla rete nazionale dei Cpr” con un intervento che “non costerà un euro in più rispetto alle risorse già stanziate” dato che “la struttura è già stata realizzata”. L’obiettivo è “l’immediata riattivazione” di Gjader, senza attendere la sentenza della Corte europea di giustizia su un ricorso che è stato presentato contro l’Accordo. Il nuovo decreto mette il governo al riparo da contestazioni o altre sentenze contrarie alla ‘delocalizzazione’ in Albania? C’è una base giuridica nel diritto Ue per questo? L’11 marzo scorso la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento in cui si parla dei cosiddetti “return hubs” (centri di rimpatrio). “Stiamo aprendo la possibilità per gli Stati membri di stabilire hub di rimpatrio in paesi terzi sicuri”, ha annunciato la presidente Ursula von der Leyen. Nelle conclusioni del Consiglio europeo del 20 marzo, nel capitolo migranti, a proposito del tema specifico, i leader si limitano a sollecitare gli “sforzi per facilitare, incrementare e accelerare” i rimpatri. La proposta di regolamento deve essere ora approvata nel negoziato co-legislativo con il Parlamento europeo e il Consiglio Ue, per diventare legge. Dunque perché sia pronta la base giuridica comunitaria necessaria ad aprire i ‘return hubs’ in Paesi terzi la strada è ancora lunga. Il rischio è che, come si suol dire, il governo italiano abbia messo il carro davanti ai buoi, utilizzando un quadro normativo che probabilmente ci sarà in futuro, ma che non esiste ancora, e potrebbe essere modificato rispetto alla proposta iniziale.


E in ogni caso, se si resta alla proposta di regolamento originaria, la trasformazione dei centri per migranti in Albania in Cpr non la rispetterebbe per almeno tre ragioni: 1) i ‘return hub’ in paesi terzi sicuri sarebbero destinati solo ai migranti in attesa di rimpatrio dopo aver ricevuto un rifiuto definitivo, in appello, alla loro richiesta di asilo, e quindi sicuramente non potrebbero accogliere i migranti salvati in mare in acque internazionali, che non hanno neanche avuto il tempo di richiedere l’asilo; 2) il Protocollo Italia-Albania, nella sua versione attuale, non sarebbe accettabile, perché dovrebbe essere modificato per rispondere ai requisiti che il regolamento prevede per gli accordi bilaterali con paesi terzi disposti a installare sul proprio territorio i ‘return hub’, e sottoposto alla Commissione prima di essere convalidato; 3) tra questi requisiti (che prevedono tra l’altro il rispetto del diritto internazionale, della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue e del principio di non respingimento), c’è anche la designazione di un organismo indipendente di monitoraggio dell’attuazione dell’accordo bilaterale, che non è previsto dal Protocollo Italia-Albania. Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli

Meloni a congresso Azione: confronto, ma non sostituisco alleati

Meloni a congresso Azione: confronto, ma non sostituisco alleatiRoma, 29 mar. (askanews) – Azione avanza “proposte interessanti” su cui è possibile “lavorare insieme”, ma “non voglio sostituire” gli alleati di governo. Lo assicura Giorgia Meloni, che questa mattina ha scelto Carlo Calenda per il suo ‘debutto’ da premier in un congresso di partito. Al suo arrivo nello spazio eventi in cui si svolge l’assise viene accolta da un applauso e dal benvenuto “emozionato” della vice presidente del partito Elena Bonetti.


La premier si siede in prima fila e ascolta tutto l’intervento del leader: “E’ una nostra avversaria, ma con gli avversari si parla”, dice Calenda. Un’impostazione su cui Meloni si trova d’accordo. “Abbiamo fatto un po’ discutere con questa presenza – ricorda – forse dovremmo interrogarci sul perché un normale confronto faccia discutere. Ho letto cose bizzarre, come la teoria secondo cui volevo concedermi una scorribanda tra i moderati. E devo dire che dopo l’intervento di Calenda porto io moderazione. O cose surreali come quella che vengo qui per dare segnali agli alleati, che vorrei sostituirli”. E invece ha accettato l’invito, spiega, “per una ragione banale ma anche più profonda: io vengo da una storia politica di una comunità che ha fatto del confronto con le idee anche più distanti la cifra della propria dimensione senza che potesse mettere in discussione l’identità. La politica si fonda su questo”. E uno dei problemi dell’Italia è proprio che “in molte occasioni si antepone l’interesse di partito a quello nazionale” leggendo tutto “con la lente dell’ideologia”, cosa che “ha indebolito la credibilità politica e allontanato i cittadini”. La premier punta quindi il dito contro le ‘altre’ opposizioni. Quel Giuseppe Conte che con “politiche scellerate” ha “devastato i conti pubblici” e che da presidente del Consiglio “sottoscrive il 2% del Pil per le spese in difesa come chiesto dalla Nato e poi quando è all’opposizione va in piazza per manifestare contro chi cerca di mantenere quell’impegno sottoscritto dall’Italia”. O come Elly Schlein, che “dice che gli Usa non possono essere nostri alleati”, e i leader che “sostengono la linea che l’Europa non debba spendere risorse per la propria sicurezza”. La loro proposta, ironizza, “è che l’Europa diventi una grande comunità hippy demilitarizzata che spera nella buona fede delle altre potenze straniere?” La realtà, per lei, è che gli investimenti per la difesa sono “il prezzo della libertà”.


Da parte sua, la linea del governo è quella della “serietà” tanto in economia quanto nei rapporti internazionali, in particolare con gli Stati Uniti. Sui dazi, per esempio, “non si deve agire per impulso, bisogna agire in modo ragionato cercando di raggiungere un punto di equilibrio”. Quanto alle polemiche sulla sua intervista al Financial Times, in cui si è detta d’accordo con J.D. Vance sulle critiche all’Europa, precisa di non aver detto, come qualcuno ha accusato, che “la Meloni dichiara di stare con Trump contro l’Europa” ma che “l’Italia sta in Europa ma anche per rafforzare o difendere l’unità dell’Occidente che è un bene troppo prezioso per essere archiviato con leggerezza”. Esattamente come – dice – oggi in un’intervista riconosce anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Una politica “seria” – rivendica – anche per le riforme, quelle per il premierato, sulla giustizia, per l’autonomia differenziata, il cui obiettivo è “cercare di consegnare un’Italia migliore di quella che noi abbiamo ereditato, più consapevole del suo ruolo globale, che torna ad indicare la rotta, consapevole che può ancora stupire il mondo”. “Trovo molto interessanti alcune proposte di Azione”, come sull’energia, il nucleare o l’acqua e “su questo – assicura – possiamo lavorare insieme”, nella convinzione che “la democrazia dell’alternanza non si fonda su una diversità antropologica, ma banalmente su idee diverse” che però, se si confrontano, possono individuare “soluzioni migliori. Questa è una caratteristica che voglio riconoscere ad Azione: una forza politica che si confronta nel merito delle cose, guardando al risultato anziché al posizionamento politico”.


“La presidente Meloni – commenta Calenda – ha fatto il suo intervento sulla sua prospettiva, sulla sua idea, dei rapporti con gli Usa. Ha parlato del suo programma di governo, ha fatto il suo intervento. Per noi il punto che rimane dirimente e che spaccherà i due poli è che nei prossimi mesi l’Ue dovrà scegliere un’autonomia strategica che comporta investimenti comuni sulla difesa. E oggi noi sappiamo che Salvini non è d’accordo e il Movimento 5 stelle non è d’accordo. Cosa fanno destra e sinistra rispetto a questo? E’ una scelta che ha lo stesso livello di importanza di quella che fece De Gasperi decidendo di stare nella Nato e di cercare poi di costruire la Comunità europea di difesa. Noi oggi a questa domanda non abbiamo risposte. Siamo in un passaggio della storia in cui il bipolarismo italiano è totalmente fratturato”.

L’appello del Papa: diventare testimoni di pace, l’Europa ne ha tanto bisogno

L’appello del Papa: diventare testimoni di pace, l’Europa ne ha tanto bisognoCittà del Vaticano, 29 mar. (askanews) – “Chi confida in Dio non è mai abbandonato, anche nei momenti di prova, come quelli della persecuzione. Camminiamo insieme, pastori e popolo, su questa bella strada della fede. Sosteniamoci gli uni gli altri e diventiamo, con la nostra vita, testimoni di pace e di speranza in un mondo che ne ha tanto bisogno, anche in Europa”. Lo scrive Papa Francesco in un messaggio indirizzato ai partecipanti al Pellegrinaggio nazionale giubilare della Cechia.


“Il vostro cammino di fede – aggiunge il Pontefice – si inserisce nella ricca tradizione cristiana della vostra terra, illuminata dalla testimonianza dei santi Adalberto, Cirillo e Metodio e tanti altri. Essi portarono la luce del Vangelo con coraggio e pazienza, anche in luoghi dove sembrava impossibile. Il loro esempio ci insegna che la missione cristiana non si basa sui risultati visibili, ma sulla fedeltà a Dio. Anche noi siamo chiamati ad annunciare il Vangelo con fiducia, senza temere difficoltà e ostacoli”.

Soccorritori dispersi a Rafah, Israele ammette: colpite ambulanze, erano “veicoli sospetti”

Soccorritori dispersi a Rafah, Israele ammette: colpite ambulanze, erano “veicoli sospetti”Roma, 29 mar. (askanews) – L’esercito israeliano ha ammesso oggi di aver aperto il fuoco su ambulanze e veicoli dei vigili del fuoco, perchè ritenuti “sospetti”, nell’incidente avvenuto domenica scorsa nel quartiere di Tal al-Sultan, nella parte occidentale di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, che ha visto coinvolti operatori della Mezzaluna rossa palestinese e della Protezione civile di Gaza.


“Pochi minuti” dopo che i soldati avevano “eliminato diversi terroristi di Hamas” aprendo il fuoco sui loro veicoli, “altri veicoli si sono mossi in modo sospetto verso i soldati”, ha scritto l’esercito in una dichiarazione inviata all’agenzia di stampa France presse. “I soldati hanno risposto aprendo il fuoco sui veicoli sospetti, eliminando diversi terroristi di Hamas e della Jihad islamica”, si legge nella dichiarazione, in cui non si precisa se dai veicoli presi di mira fossero stati esplosi colpi contro i soldati. “Una prima indagine ha portato alla conclusione che alcuni dei veicoli sospetti erano ambulanze e camion dei pompieri”, ha aggiunto l’esercito, senza fornire ulteriori dettagli, denunciando “l’uso ripetuto da parte di organizzazioni terroristiche nella Striscia di Gaza di ambulanze per scopi terroristici”. Il giorno dopo l’incidente, la Protezione civile di Gaza aveva fatto sapere di non avere più notizie di sei soccorritori inviati a Tal al-Sultan in risposta alle richieste di aiuto arrivate in seguito all’avanzata delle truppe israeliane. Altrettanto la Mezzaluna rossa palestinese, riguardo ai nove operatori sanitari inviati sul posto; ancora oggi la Mezzaluna ha denunciato gli ostacoli posti dalle autorità israeliane a una missione che possa recarsi sul luogo per accertare quanto accaduto.


Ieri la Protezione civile ha fatto sapere di aver rinvenuto il corpo del caposquadra, Anwar Al-Attar, e i veicoli di soccorso “ridotti a un mucchio di rottami metallici”.

Lenny Kravitz pronto a infiammare Bologna, concerto il 31 marzo

Lenny Kravitz pronto a infiammare Bologna, concerto il 31 marzoRoma, 29 mar. (askanews) – Lenny Kravitz si prepara ad infiammare l’Unipol Arena di Bologna, lunedì 31 marzo, nella prima sua data italiana. Il quattro volte vincitore dei GRAMMY® Award, autore, produttore, polistrumentista e icona poliedrica, attraverserà insieme alla sua band le più grandi arene dell’Europa occidentale, tra cui la Wembley Arena di Londra, la O2 Arena di Praga e le due Arene di Bologna e Milano (primo aprile).


Il Blue Electric Light Tour 2025 prosegue quello che Billboard definisce “Lennaissance,” un periodo di successo globale per Kravitz, che ha pubblicato il suo dodicesimo album in studio, acclamato dalla critica, *Blue Electric Light* a maggio 2024. Sempre quest’anno, Kravitz è stato onorato con una stella sulla Hollywood Walk of Fame, il “Music Icon Award” ai 2024 People’s Choice Awards, il “Best Rock Award” ai 2024 Video Music Awards e il “Fashion Icon Award” del CFDA. Questa estate, Kravitz ha conquistato l’Europa con il suo Blue Elect ric Light Tour 2024, con esibizioni dal vivo imperdibili di brani tratti da *Blue Electric Light* e classici di Kravitz tratti dal suo ampio repertorio.

Arte, Il Ramo d’oro al Villaggio: a Roma dialogo tra artista e curatrice

Arte, Il Ramo d’oro al Villaggio: a Roma dialogo tra artista e curatriceRoma, 29 mar. (askanews) – Martedì 1 aprile 2025, Piano Terra presenta Il Ramo d’oro al Villaggio, una conversazione tra l’artista Elisa Montessori e la curatrice Marta Silvi. Un dialogo aperto che offrirà al pubblico l’occasione per approfondire il lavoro di un’artista che ha segnato la scena contemporanea con il suo approccio sperimentale e il suo linguaggio visivo poetico. L’evento si terrà a Roma, dalle 18.00 alle 19.00, in Piazza Grecia, 18. E’ gradita la prenotazione a info@pianoterrastudio.it


Partendo dal concetto di con-temporaneo, inteso come temporaneità e tempestività del lavoro, la conversazione si concentrerà sulla natura stessa di Project Window: un progetto che unisce la dimensione intima della creazione con un’apertura verso lo spazio pubblico. Elisa Montessori, infatti, ha accolto con entusiasmo l’invito di Piano Terra a inaugurare Project Window, uno spazio espositivo concepito come una vetrina in grado di offrire un’opportunità di espressione e di dialogo con il territorio. Con cadenza bimestrale, il progetto ospiterà interventi artistici che esplorano il rapporto tra creatività e paesaggio urbano, creando un dialogo continuo con il pubblico.


La conversazione toccherà inoltre il tema del paesaggio e degli elementi naturali ed architettonici che caratterizzano il Villaggio Olimpico, luogo in cui l’artista risiede. La vetrina espositiva di Piano Terra, concepita come una finestra aperta sul mondo, sarà lo spunto per attivare uno sguardo più consapevole sulle cose con ricadute concrete sulla tutela dei luoghi in cui viviamo. Questo format, trova un punto di connessione perfetto con Ramo d’oro, opera creata appositamente per Piano Terra. Il lavoro, accompagnato da un testo critico di Cecilia Canziani, è ispirato a riflessioni sulla natura, il tempo e lo spazio circostante. Un elemento centrale del lavoro di Montessori è l’uso di carta e materiali naturali: per quest’opera l’artista ha impiegato un tubo di recupero, supporto interno della carta da spolvero, generando così una profonda riflessione sul concetto di anima e spiritualità.


L’evento rappresenterà un’opportunità per riflettere su un nuovo modello di dialogo che si distacca dai canoni tradizionali definiti dal sistema dell’arte per aprirsi al territorio, alla comunità. Project Window, con il suo rapporto diretto con lo spazio circostante e con la città, vuole diventare un filo conduttore che intreccia arte, paesaggio e pensiero contemporaneo. L’incontro darà il via ad una serie di interventi che prenderanno la forma, oltre che di registrazione video, anche di podcast.

Attacco israeliano vicino Khan Younis: almeno 6 morti. Oltre 900 morti da ripresa raid a Gaza

Attacco israeliano vicino Khan Younis: almeno 6 morti. Oltre 900 morti da ripresa raid a GazaRoma, 29 mar. (askanews) – Almeno sei civili sono rimasti uccisi in un attacco israeliano contro un edificio residenziale ad Abasan al-Kabira, a est di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riportano i media palestinesi, riferendo anche di diversi feriti.


Almeno 921 palestinesi sono morti e altri 2.054 sono rimasti feriti dalla ripresa dei raid israeliani nella Striscia di Gaza, lo scorso 18 marzo, dopo due mesi di tregua. Lo ha riferito oggi il ministero della Sanità dell’enclave palestinese, precisando che sale così a 50.277 il numero dei morti dall’inizio del conflitto, il 7 ottobre 2023.

Dazi, Meloni: non agire per impulso, cercare un punto di equilibrio

Dazi, Meloni: non agire per impulso, cercare un punto di equilibrioRoma, 29 mar. (askanews) – Con gli Usa “certo che ci sono divergenze, a partire dai dazi, ma non si deve agire per impulso, bisogna agire in modo ragionato cercando di raggiungere un punto di equilibrio”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo al congresso di Azione. “Qualcuno ha detto che è scandaloso” quanto ho dichiarato al Financial Times su Vance, che “la Meloni dichiara di stare con Trump contro l’Europa. Io ho detto una cosa molto diversa. Io sto sempre con l’Italia, l’Italia sta in Europa ma anche per lavorare per rafforzare o difendere l’unità
dell’Occidente che è un bene troppo prezioso per essere archiviato con leggerezza. E ringrazio von der Leyen che oggi in un’intervista ribadisce questa posizione. Farò quel che posso per difendere questa unità perché è necessario e giusto”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo al congresso di Azione.


  

Meloni: mie parole su Vance? Io difendo l’Occidente

Meloni: mie parole su Vance? Io difendo l’OccidenteRoma, 29 mar. (askanews) – “Qualcuno ha detto che è scandaloso” quanto ho dichiarato al Financial Times su Vance, che “la Meloni dichiara di stare con Trump contro l’Europa. Io ho detto una cosa molto diversa. Io sto sempre con l’Italia, l’Italia sta in Europa ma anche per lavorare per rafforzare o difendere l’unità dell’Occidente che è un bene troppo prezioso per essere archiviato con leggerezza. E ringrazio von der Leyen che oggi in un’intervista ribadisce questa posizione. Farò quel che posso per difendere questa unità perché è necessario e giusto”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo al congresso di Azione.

Dopo il chatgate ancora guai per Hegseth, il Wsj: la moglie del capo del Pentagono a due “incontri sensibili”

Dopo il chatgate ancora guai per Hegseth, il Wsj: la moglie del capo del Pentagono a due “incontri sensibili”Roma, 29 mar. (askanews) – Il segretario alla Difesa Usa, Pete Hegseth, ha permesso alla moglie, ex giornalista di Fox News, di partecipare a due incontri con le sue controparti straniere in cui sono state discusse informazioni sensibili. Lo riporta oggi il Wall Street Journal, citando persone presenti o al corrente degli incontri.


La rivelazione arriva dopo che il capo del Pentagono è finito sotto accusa per la fuga di notizie sensibili sull’attacco militare Houthi su una chat dell’app Signal in cui era stato ammesso per sbaglio il direttore della rivista The Atlantic. Stando a quanto riferito dal Wsj, Jennifer Hegseth avrebbe partecipato a una discussione di alto livello al Pentagono il 6 marzo tra Hegseth e il ministro della Difesa britannico, John Healey, e a un incontro tenuto il mese scorso nel quartier generale della Nato a Bruxelles.