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Assalti Frontali, fuori il video di “Notte Immensa” (e nuove date)

Assalti Frontali, fuori il video di “Notte Immensa” (e nuove date)Roma, 19 mar. (askanews) – È uscito il videoclip di “Notte Immensa”, title track del nuovo album di inediti degli Assalti Frontali, pubblicato lo scorso 13 dicembre. Il video è stato trasmesso in anteprima il 18 marzo all’interno del programma Blob di Rai 3, in contemporanea alla sua pubblicazione online; una piccola opera d’arte cinematografica che immerge lo spettatore nell’oscurità di Roma, restituendo l’atmosfera di un tempo sospeso tra disperazione e speranza. Un’opera da vivere nel buio, e proprio per questo presentata nelle ore serali, dove la musica e il cinema si fondono, regalando una narrazione di più ampia interpretazione.


In contemporanea con il lancio di Notte Immensa, la storica crew romana svela anche nuove date del tour in Italia e all’estero: dopo il live del 14 febbraio a Vienna, gli Assalti Frontali si preparano a tornare in Europa, con due concerti – il 20 marzo a La Deskomunal di Barcellona e il primo maggio a Bellinzona. Gli Assalti Frontali si esibiranno anche a Bologna (Festival Partirò per Bologna) il 29 marzo, il 5 aprile a Marghera (Venezia) al Centro Sociale Rivolta, il 24 aprile a Biella (Concertone della Liberazione), iol 23 maggio a Bari (Experimenta Music Club) e il 30 maggio a Tolentino (MC) per Panza Marche Beer Fest. Militant A parla del video: “Sono le generazioni che lottano e alimentano il fuoco della resistenza e della comunità. The Old Man: Daniele, Daniele Pifano, fa la legna e rappresenta la vecchia generazione, quella che ha messo le basi, la fermezza e la solidità. Assalti Frontali, Er Tempesta, Piaga, banditi nella notte, gettiamo rime e benzina sulle fiamme. Sirin: generazione meticcia, corre verso il futuro, fuggendo da un mondo che schiaccia. Noi possiamo guardarla passare e continuare ad alimentare il fuoco. Cercando un contatto nella notte immensa. Ringrazio Mirko De Angelis e Fabio Colazzo, i due registi che hanno dato una fotografia, una luce, una visione alla nostra notte immensa”.


Icone dell’Hip Hop Old School e pionieri di un rap politicizzato in Italia, gli Assalti Frontali hanno sempre fatto della musica un veicolo di protesta e consapevolezza. Con le loro liriche profonde e l’attivismo costante, hanno segnato la scena musicale nazionale, portando la loro voce anche oltre i confini italiani. “Notte immensa” è il decimo album del gruppo, l’undicesimo se si considera “Batti il tuo tempo” con l’Onda Rossa Posse, il primo disco rap in italiano in assoluto. Scritto e rappato da Militant A, affiancato dal fido Pol G, il disco vede la partecipazione di giovani talenti della grande famiglia Assalti Frontali, come Er Tempesta, ormai membro stabile della band dal vivo, Piaga, noto anche come la Cazzo di Piaga o Snoop Dog di Ciamarra, ed Ellie Cottino, una delle rapper emergenti più promettenti e impegnate della scena torinese.


A curare la produzione artistica, Luca D’Aversa presso l’Albero Recording Studio, con la collaborazione di Dsastro, una figura leggendaria delle produzioni Old School italiane, noto per il suo lavoro con Lou X e per aver contribuito alla realizzazione di alcuni dei brani più iconici degli anni ’90. Il progetto è stato supervisionato anche da Bonnot, storico produttore degli Assalti Frontali, ora residente a Tenerife. “Notte immensa” è stato anticipato dal singolo e video “Fanculo ci siamo anche noi”, dedicato alla resistenza dei bambini di Gaza.

Fed, Powell: dazi hanno già alzato inflazione, difficile dire quanto

Fed, Powell: dazi hanno già alzato inflazione, difficile dire quantoRoma, 19 mar. (askanews) – I nuovi dazi commerciali annunciati o decisi dall’amministrazione Trump stanno già avendo degli effetti rialzisti sull’inflazione negli Stati Uniti, anche se è difficile quantificarli in maniera precisa. Lo ha affermato il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell nella conferenza stampa al termine del direttorio (Fomc).


“Sarà molto difficile avere una valutazione precisa di quanta inflazione arrivi dai dazi. Ma è già così – ha detto -: l’inflazione sui beni si è mossa sensibilmente negli ultimi due mesi, capire quanto sia dovuto ai dazi però è molto impegnativo. Chiaramente una buona parte di questo arriva dai dazi, ma ci lavoreremo per capirlo il meglio possibile”. “Troppo presto – ha aggiunto Powell – per dire questa inflazione in più sia transitoria o meno. Penso che dipenderà anche dall’ancoraggio delle attese di inflazione”. Precedentemente, sul ritorno del caro vita al valore obiettivo (2%) “stavamo facendo progressi – ha aggiunto -. Penso che con i dazi si creerà un po’ di ritardo” su questo. Posto che sul tutto c’è un quadro di “incertezza inusualmente elevata”, ha detto.

Pastai italiani preoccupati da dazi: le aziende non potrebbero assorbirli

Pastai italiani preoccupati da dazi: le aziende non potrebbero assorbirliMilano, 19 mar. (askanews) – Sui dazi c’è “tanta preoccupazione, quanta incertezza” tra i pastai italiani, anche perchè non c’è alcun elemento “che ci possa far immaginare la percentuale che verrà o meno applicata”. Quantificarne oggi degli effetti economici è, dunque, “prematuro”, “ma esprimiamo preoccupazione così come tutti gli altri comparti del settore alimentare”. A parlare è Cristiano Laurenza, segretario dei pastai di Uniofood, che a proposito dell’arrivo di eventuali tariffe avverte: non sarebbero sostenibili dalle aziende e finirebbero col pesare, di fatto, sulle tasche dei consumatori.


Tanto più che sulla pasta ci sono già dei dazi. “C’è una quota antidumping e una countervailing duty (il cosiddetto dazio compensativo comminato dall’Organizzazione mondiale del commercio per controbilanciare le sovvenzioni di un Paese a sostegno delle esportazioni). Ovviamente sono dazi che noi contestiamo – spiega – perché di sussidi non ne riceviamo così come non facciamo dumping. Però, ora, aggiungere a questi altri dazi sarebbe problematico soprattutto per un settore che ha una marginalità veramente ridotta, quindi non c’è proprio possibilità di assorbirli”. Oggi l’Italia produce 4 milioni di tonnellate di pasta, pari a 8 miliardi di euro di fatturato. All’estero finiscono 2,3 milioni di tonnellate, di cui il 65% in Europa e il restante 35% fuori. In questo 35%, in particolare, ci sono quasi 250mila tonnellate destinate alle tavole statunitensi, che potrebbero essere penalizzate proprio dai dazi. Ma le potenziali ricadute non riguardano solo l’export. Perchè l’altro lato della medaglia della guerra commerciale scatenata dagli Usa sono le contromisure dell’Unione Europea.


“Nel momento in cui l’Unione Europea dovesse stabilire dazi all’importazione di materie prime – fa notare – noi potremmo trovarci in difficoltà e non solo per motivi quantitativi”. Per l’Italia il mercato statunitense, in particolare l’Arizona, è importante per l’approvvigionamento di grano duro anche perchè la produzione nazionale non è sufficiente. “Ogni anno noi importiamo il 40% del grano duro dall’estero mediamente. E dagli Stati Uniti arriva un 10-15%. Ma a preoccuparci non è solo questo quanto anche le ricadute sui prezzi delle nostre materie prime perché la formazione dei prezzi delle commodities ha una logica globale e se aumenta il grano duro americano, tendenzialmente aumenta anche quello canadese e nazionale”. Sulle ricadute dei dazi sui prezzi della materia prima e del prodotto finito anche Riccardo Felicetti, amministratore delegato dell’omonimo pastificio in Val di Fiemme, esprime preoccupazione. “Se gli americani dovessero bloccare le importazioni di grano canadese, questo potrebbe essere riversato su altri mercati e potrebbe essere un rischio” per i prezzi della materia prima nazionale che calerebbero. “Se, invece, come io stimo, il grano canadese, malgrado i dazi, dovesse continuare a fluire verso i pastifici americani, che comunque sono il secondo produttore di pasta al mondo e non sono per nulla autosufficienti, la quotazione della materia prima daziata aumenterà e di conseguenza potrebbero aumentare anche i prezzi della pasta negli Stati Uniti. A quel punto, col nostro prodotto gravato dai dazi, si avrebbe un aggiustamento al rialzo dei prezzi di tutti gli scaffali nordamericani. Il problema è che il nostro cliente non è il cliente del vino da mille dollari a bottiglia. Quindi l’aumento della pressione inflattiva su una fascia sociale particolarmente debole potrebbe essere particolarmente importante e avere ricadute sui consumi”. “Di base – conclude Felicetti – capiamo poco quello che è il ragionamento alla base di tutto ciò”.


L’altra variabile che negli ultimi anni ha inciso molto sul prezzo della materia prima è stata il clima, ma al momento non ci sono previsioni sul raccolto 2025 “E’ veramente presto per fare delle previsioni. Io credo che prima di aprile sarà difficile avere informazioni certe”. Tuttavia, quello che potrebbe aiutare a calmierare i mercati è la diversificazione dell’approvvigionamento, con un ruolo rafforzato della Turchia. “L’anno scorso l’arrivo sui nostri mercati del grano duro turco è stato un fenomeno che ha sorpreso anche noi – confessa – Se guardiamo all’anno prima la geopolitica delle importazioni del grano è cambiata completamente. Noi eravamo abituati a importare molto grano da Stati Uniti, Canada, Australia e Messico, e improvvisamente c’è stata una grande importazione da Russia e Turchia. In realtà la Turchia ha investito e seminato tantissimo grano duro, e quindi l’ha immesso sul mercato”. Alla fine, ammette, “non c’è stata una speculazione, ma semplicemente un fenomeno normale di riequilibrio delle geografie e sarà interessante capire quest’anno come cambierà ulteriormente lo scenario”. Del resto l’aumento della produzione di grano duro turco ha dietro anche una crescita dei pastifici locali. Ankara, infatti, è terza sul podio dei Paesi produttori di pasta, dopo Italia e Stati Uniti.

Meloni al Consiglio Ue, frenata su contro-dazi e dubbi sul “ReArm”

Meloni al Consiglio Ue, frenata su contro-dazi e dubbi sul “ReArm”Bruxelles, 19 mar. (askanews) – Giorgia Meloni è arrivata oggi a Bruxelles, dove domani e venerdì parteciperà al Consiglio europeo. La premier si presenta al summit dopo il doppio appuntamento in Parlamento che ha visto la maggioranza approvare – dopo giorni di tensioni – una risoluzione unitaria. Al di là delle assicurazioni di “compattezza”, sui temi al centro dell’agenda – in particolare sull’Ucraina e la difesa europea – non sono mancati da parte dei leghisti i distinguo, le assenze (più o meno strategiche) dei ministri e di Matteo Salvini, gli attacchi diretti a Ursula von der Leyen. Meloni ha camminato sul filo di un difficile equilibrio, mediando tra le diverse posizioni, evitando di entrare approfonditamente sui temi più divisivi, ribadendo ancora la linea di equidistanza tra Donald Trump e l’Europa. Un equilibrio che sarà più difficile mantenere con i partner europei.


Sull’Ucraina Meloni sostiene “gli sforzi” di Trump, un “leader forte e autorevole”, considerando la proposta di cessate il fuoco concordata l’11 marzo a Gedda da Stati Uniti e Ucraina “un primo, significativo, passo di un cammino che deve portare a una pace giusta e duratura” con “garanzie di sicurezza solide, efficaci e di lungo periodo”. E anche la telefonata di ieri tra il tycoon e Vladimir Putin ha aperto “un primissimo spiraglio”. In questa ottica, la premier ribadirà la sua contrarietà all’iniziativa dei “volenterosi”: per lei “l’invio di truppe europee proposto da Gran Bretagna e Francia è una proposta molto complessa, rischiosa e poco efficace” e comunque l’invio di truppe italiane “non è mai stato all’ordine del giorno”. Ciò non è in contrasto con il sostegno a Kiev, “mai stato in discussione”, ma se è “giusto che l’Europa si attrezzi per fare la propria parte” è “nella migliore delle ipotesi ingenuo, nella peggiore folle, pensare che oggi possa fare da sola, senza la Nato”. Legato al tema dell’Ucraina c’è quello della difesa europea. Proprio oggi la Commissione ha presentato il ‘libro bianco’ che dettaglia il piano “ReArm Europe”. Il nome non è gradito alla presidente del Consiglio, che anche sui contenuti, però, mostra diversi dubbi. Si tratta, per lei, di un annuncio “roboante”, con una previsione di 800 miliardi di euro, senza risorse concrete messe in campo da Bruxelles ma con la “possibilità di ricorrere a deficit aggiuntivo”. E dunque “l’Italia valuterà con grande attenzione l’opportunità o meno di attivare gli strumenti previsti dal piano” e propone “soluzioni alternative alla semplice creazione di nuovo debito” come “un meccanismo di garanzie pubbliche europee, coordinato e integrato con i sistemi nazionali, sul modello di quello attualmente viene utilizzato per il programma InvestEU, per mobilitare più efficacemente i capitali privati e rilanciare gli investimenti nel settore della difesa”.


Il tema al centro del Consiglio è quello della competitività europea. Su questo, come ha spiegato nelle comunicazioni in Parlamento, servono “passi avanti concreti” per non condannare l’Europa a un “ruolo di gregario”. Per l’Italia una priorità è “un percorso di decarbonizzazione sostenibile” per imprese e cittadini, collegato con una “politica industriale efficace, che sappia combinare gli obiettivi ambientali con la competitività, rinunciando agli eccessi ideologici”. Se il Clean Industrial Deal “va in questa direzione” il governo è determinato a “impedire che si trasformi in un nuovo Green Deal”. in questa direzione va il non-paper presentato per il settore automotive. Il piano della Commissione per il comparto – ha detto – “contiene alcuni primi sviluppi positivi come la prospettiva di una soluzione – seppur temporanea – per il tema delle multe per i produttori non in linea con gli obiettivi di quota di mercato di veicoli, e l’anticipo della revisione degli obiettivi in termini di emissioni”. Sempre in campo economico servono, per Meloni semplificazioni e l’Italia propone di “ridurre il costo di tutti gli oneri amministrativi almeno del 25% per tutti, e almeno del 35% per le piccole e medie imprese”. C’è poi il capitolo dell’energia: i prezzi sono troppo alti e occorrono misure sia “immediate” che “strutturali”. Infine è per Meloni una “necessità improcrastinabile” completare il mercato unico dei capitali ed evitare che 300 miliardi di investimenti finiscano fuori dall’Ue. Certo parlare di competitività economica in questo momento è impossibile senza considerare il rischio (in parte già in atto ma ancor più concreto dal prossimo 2 aprile) di una guerra commerciale con gli Stati Uniti. E sui dazi la posizione di Meloni sembra distinguersi significativamente da quella degli altri leader. La parola usata, “rappresaglie”, per riferirsi alle contromosse pensate dalla Commissione europea, ha un suono molto critico nei confronti dell’atteggiamento di Bruxelles. Per lei la strada è ancora quella del confronto con Trump (che vorrebbe incontrare a Washington al più presto, ma una data ancora non è stata fissata): “Bisogna ragionare in modo pragmatico e non rispondere più per istinto che per valutazioni economiche serie, altrimenti rischieremmo di crearci più problemi di quelli che pensiamo di risolvere”, ha detto in Senato.


Tema strategico per l’Italia è quello dei migranti. Meloni tornerà a riunire, a margine dei lavori, il tavolo promosso insieme a Danimarca e Paesi Bassi e che vede coinvolti i governi maggiormente impegnati nel contrasto all’immigrazione irregolare. La premier, che rivendica “la drastica riduzione degli sbarchi sulla rotta del Mediterraneo centrale” ha accolto favorevolmente la proposta della Commissione europea sulla riforma del quadro legislativo europeo sui rimpatri, attraverso il passaggio da una direttiva a un regolamento direttamente applicabile nei 27 Stati membri. Un cambio di ‘paradigma’ – per lei – che spinge il governo a “portare avanti” il protocollo con l’Albania “anche alla luce dell’interesse e del sostegno mostrato da sempre più nazioni europee”. A questo proposito, Roma chiede alla Commissione di “anticipare il più possibile l’entrata in vigore di quanto previsto dal nuovo Patto Migrazione e Asilo sulla definizione di Paese di origine sicuro” e guarda con attenzione al ricorso davanti alla Corte di Giustizia sui trattenimenti in Albania. “L’auspicio – per la presidente del Consiglio – è che la Corte scongiuri il rischio di compromettere le politiche di rimpatrio, non solo dell’Italia ma di tutti gli Stati Membri e dell’Unione Europea stessa, perché significherebbe minare alla base il sistema di Schengen e la stabilità stessa dell’Europa”.

Meloni al Consiglio Ue, frenata su contro-dazi e dubbi sul “ReArm”

Meloni al Consiglio Ue, frenata su contro-dazi e dubbi sul “ReArm”Bruxelles, 19 mar. (askanews) – Giorgia Meloni è arrivata oggi a Bruxelles, dove domani e venerdì parteciperà al Consiglio europeo. La premier si presenta al summit dopo il doppio appuntamento in Parlamento che ha visto la maggioranza approvare – dopo giorni di tensioni – una risoluzione unitaria. Al di là delle assicurazioni di “compattezza”, sui temi al centro dell’agenda – in particolare sull’Ucraina e la difesa europea – non sono mancati da parte dei leghisti i distinguo, le assenze (più o meno strategiche) dei ministri e di Matteo Salvini, gli attacchi diretti a Ursula von der Leyen. Meloni ha camminato sul filo di un difficile equilibrio, mediando tra le diverse posizioni, evitando di entrare approfonditamente sui temi più divisivi, ribadendo ancora la linea di equidistanza tra Donald Trump e l’Europa. Un equilibrio che sarà più difficile mantenere con i partner europei.


Sull’Ucraina Meloni sostiene “gli sforzi” di Trump, un “leader forte e autorevole”, considerando la proposta di cessate il fuoco concordata l’11 marzo a Gedda da Stati Uniti e Ucraina “un primo, significativo, passo di un cammino che deve portare a una pace giusta e duratura” con “garanzie di sicurezza solide, efficaci e di lungo periodo”. E anche la telefonata di ieri tra il tycoon e Vladimir Putin ha aperto “un primissimo spiraglio”. In questa ottica, la premier ribadirà la sua contrarietà all’iniziativa dei “volenterosi”: per lei “l’invio di truppe europee proposto da Gran Bretagna e Francia è una proposta molto complessa, rischiosa e poco efficace” e comunque l’invio di truppe italiane “non è mai stato all’ordine del giorno”. Ciò non è in contrasto con il sostegno a Kiev, “mai stato in discussione”, ma se è “giusto che l’Europa si attrezzi per fare la propria parte” è “nella migliore delle ipotesi ingenuo, nella peggiore folle, pensare che oggi possa fare da sola, senza la Nato”. Legato al tema dell’Ucraina c’è quello della difesa europea. Proprio oggi la Commissione ha presentato il ‘libro bianco’ che dettaglia il piano “ReArm Europe”. Il nome non è gradito alla presidente del Consiglio, che anche sui contenuti, però, mostra diversi dubbi. Si tratta, per lei, di un annuncio “roboante”, con una previsione di 800 miliardi di euro, senza risorse concrete messe in campo da Bruxelles ma con la “possibilità di ricorrere a deficit aggiuntivo”. E dunque “l’Italia valuterà con grande attenzione l’opportunità o meno di attivare gli strumenti previsti dal piano” e propone “soluzioni alternative alla semplice creazione di nuovo debito” come “un meccanismo di garanzie pubbliche europee, coordinato e integrato con i sistemi nazionali, sul modello di quello attualmente viene utilizzato per il programma InvestEU, per mobilitare più efficacemente i capitali privati e rilanciare gli investimenti nel settore della difesa”.


Il tema al centro del Consiglio è quello della competitività europea. Su questo, come ha spiegato nelle comunicazioni in Parlamento, servono “passi avanti concreti” per non condannare l’Europa a un “ruolo di gregario”. Per l’Italia una priorità è “un percorso di decarbonizzazione sostenibile” per imprese e cittadini, collegato con una “politica industriale efficace, che sappia combinare gli obiettivi ambientali con la competitività, rinunciando agli eccessi ideologici”. Se il Clean Industrial Deal “va in questa direzione” il governo è determinato a “impedire che si trasformi in un nuovo Green Deal”. in questa direzione va il non-paper presentato per il settore automotive. Il piano della Commissione per il comparto – ha detto – “contiene alcuni primi sviluppi positivi come la prospettiva di una soluzione – seppur temporanea – per il tema delle multe per i produttori non in linea con gli obiettivi di quota di mercato di veicoli, e l’anticipo della revisione degli obiettivi in termini di emissioni”. Sempre in campo economico servono, per Meloni semplificazioni e l’Italia propone di “ridurre il costo di tutti gli oneri amministrativi almeno del 25% per tutti, e almeno del 35% per le piccole e medie imprese”. C’è poi il capitolo dell’energia: i prezzi sono troppo alti e occorrono misure sia “immediate” che “strutturali”. Infine è per Meloni una “necessità improcrastinabile” completare il mercato unico dei capitali ed evitare che 300 miliardi di investimenti finiscano fuori dall’Ue. Certo parlare di competitività economica in questo momento è impossibile senza considerare il rischio (in parte già in atto ma ancor più concreto dal prossimo 2 aprile) di una guerra commerciale con gli Stati Uniti. E sui dazi la posizione di Meloni sembra distinguersi significativamente da quella degli altri leader. La parola usata, “rappresaglie”, per riferirsi alle contromosse pensate dalla Commissione europea, ha un suono molto critico nei confronti dell’atteggiamento di Bruxelles. Per lei la strada è ancora quella del confronto con Trump (che vorrebbe incontrare a Washington al più presto, ma una data ancora non è stata fissata): “Bisogna ragionare in modo pragmatico e non rispondere più per istinto che per valutazioni economiche serie, altrimenti rischieremmo di crearci più problemi di quelli che pensiamo di risolvere”, ha detto in Senato.


Tema strategico per l’Italia è quello dei migranti. Meloni tornerà a riunire, a margine dei lavori, il tavolo promosso insieme a Danimarca e Paesi Bassi e che vede coinvolti i governi maggiormente impegnati nel contrasto all’immigrazione irregolare. La premier, che rivendica “la drastica riduzione degli sbarchi sulla rotta del Mediterraneo centrale” ha accolto favorevolmente la proposta della Commissione europea sulla riforma del quadro legislativo europeo sui rimpatri, attraverso il passaggio da una direttiva a un regolamento direttamente applicabile nei 27 Stati membri. Un cambio di ‘paradigma’ – per lei – che spinge il governo a “portare avanti” il protocollo con l’Albania “anche alla luce dell’interesse e del sostegno mostrato da sempre più nazioni europee”. A questo proposito, Roma chiede alla Commissione di “anticipare il più possibile l’entrata in vigore di quanto previsto dal nuovo Patto Migrazione e Asilo sulla definizione di Paese di origine sicuro” e guarda con attenzione al ricorso davanti alla Corte di Giustizia sui trattenimenti in Albania. “L’auspicio – per la presidente del Consiglio – è che la Corte scongiuri il rischio di compromettere le politiche di rimpatrio, non solo dell’Italia ma di tutti gli Stati Membri e dell’Unione Europea stessa, perché significherebbe minare alla base il sistema di Schengen e la stabilità stessa dell’Europa”.

La Casa Bianca: splendida conversazione tra Trump e Zelensky

La Casa Bianca: splendida conversazione tra Trump e ZelenskyRoma, 19 mar. (askanews) – Una “splendida conversazione” quella avuta oggi tra il presidente Usa Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L’ha detto oggi la portavoce della Casa bianca Karoline Leavitt, leggendo una nota sulla telefonata.


“Oggi il Presidente Trump e il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky hanno avuto una splendida conversazione telefonica. Il presidente Zelensky ha ringraziato il presidente Trump per l’avvio produttivo del lavoro delle delegazioni ucraina e americana a Gedda l’11 marzo. L’incontro tra i funzionari di alto livello di entrambi i Paesi ha contribuito in modo significativo ad avanzare verso la fine della guerra”, ha letto Leavitt. “Il presidente Zelensky – ha continuato – ha espresso gratitudine al presidente Trump per il sostegno degli Stati uniti, in particolare per i missili Javelin che Trump è stato il primo a fornire nel suo impegno per la pace”. I due leader, ha detto ancora la portavoce, “hanno concordato che Ucraina e Stati uniti continueranno a collaborare per porre fine al conflitto e che, sotto la guida del presidente Trump, si può raggiungere una pace duratura”.Trump “ha informato pienamente Zelensky sulla sua conversazione con Putin e sui punti chiave discussi”, ha comunicato la portavoce, aggiungendo che i due “hanno esaminato la situazione nella regione di Kursk e concordato di condividere strettamente informazioni tra i rispettivi staff della difesa man mano che l’evoluzione del fronte lo richiederà”.


Zelensky ha chiesto a Trump ulteriori sistemi di difesa aerea, in particolare sistemi missilistici Patriot, e “il presidente Trump si è detto disponibile a lavorare con lui per reperire quanto possibile, soprattutto in Europa”, ha detto ancora Leavitt. I due leader hanno concordato “un cessate il fuoco parziale sugli attacchi alle infrastrutture energetiche”, ha detto ancora la portavoce della Casa bianca, segnalando che “i team tecnici si incontreranno nei prossimi giorni in Arabia saudita per discutere l’estensione del cessate il fuoco fino al Mar nero, come tappa verso un cessate il fuoco completo. Hanno convenuto che questo potrebbe rappresentare il primo passo verso la fine definitiva della guerra e la garanzia della sicurezza”.


Zelensky, dal canto suo, “ha espresso riconoscenza per la leadership del Presidente Trump in questo sforzo, ribadendo la sua disponibilità ad adottare un cessate il fuoco totale” recita la nota. Trump ha inoltre discusso della fornitura di energia elettrica e della gestione delle centrali nucleari ucraine, affermando che gli Stati Uniti potrebbero offrire supporto grazie all’esperienza nel settore elettrico e dei servizi pubblici. Secondo Trump, “la gestione americana di queste infrastrutture costituirebbe la migliore protezione e sostegno all’infrastruttura energetica ucraina”.


Il leader ucraino ha ringraziato Trump anche per l’attenzione alle questioni umanitarie, incluso lo scambio di prigionieri di guerra, ricordando l’avvenuto scambio di recente e apprezzando la leadership americana. Il presidente Usa “ha chiesto informazioni sui bambini scomparsi dall’Ucraina durante la guerra, compresi quelli rapiti, promettendo di collaborare strettamente con entrambe le parti per assicurarne il rientro in patria”. Entrambi i presidenti – ha proseguito la portavoce – “hanno sottolineato che tutte le parti devono continuare a impegnarsi per far funzionare il cessate il fuoco”.

Italia-Usa,Noseda confermato a direzione NSO di Washington sino a 2031

Italia-Usa,Noseda confermato a direzione NSO di Washington sino a 2031Milano, 19 mar. (askanews) – La National Symphony Orchestra di Washington ha confermato per un ulteriore quadriennio il Maestro Gianandrea Noseda come direttore musicale, incarico che detiene dal 2017, estendendo fino al 2031 la durata dell’attuale contratto che comprende la stagione 2026-2027. Ciò assicura che “la sua notevole leadership e la sua collaborazione artistica con la NSO” – come recita il comunicato diffuso dal Kennedy Center – “prosegua fino alla stagione del suo centenario nel 2031”.


La decisione arriva all’indomani della rinnovata attenzione dei vertici dell’amministrazione USA nei confronti della prestigiosa istituzione culturale federale, alla cui presidenza è stato da poco eletto il Presidente Donald Trump, manifestatasi anche con l’inedita partecipazione del Vice Presidente J.D. Vance e consorte al concerto per violino n. 2 di Shostakovich e a Petrushka di Stravinsky diretti proprio da Gianandrea Noseda. Nominato come direttore musicale designato nel gennaio 2016, Noseda è direttore musicale effettivo da settembre 2017. Il rinnovo contrattuale giunge pertanto quasi al termine di un rapporto decennale con la NSO e “ribadisce – si legge ancora nel comunicato – il persistente impatto di Noseda sul suono, la visione e il retaggio della NSO”.


“Per quasi 95 anni – ha dichiarato Noseda in questa occasione – la National Symphony Orchestra si è affermata come un ensamble preminente nel panorama musicale statunitense, ingaggiando talenti di prim’ordine ed eseguendo nuove opere di alcuni dei compositori americani più promettenti. Sono onorato di proseguire questo viaggio con questi straordinari orchestrali mentre ci si avvicina al centenario della NSO nel 2021. Come direttore musicale, mi sento fortunato a seguire le orme di leggende come Mstislav Rostropovich, Leonard Slatkin e Antal Doráti. È un onore continuare ad aiutare a plasmare il suono dell’orchestra e al contempo celebrare e preservare il ricco patrimonio che rende unica la National Symphony Orchestra”. Noseda, tra l’altro, contribuisce personalmente al suono dell’orchestra prestando gratuitamente ai musicisti strumenti della propria collezione privata di liuteria italiana dei secoli XVII-XIX, tra cui sette violini e una viola.


Sin dalla sua nomina a direttore musicale per la stagione 2017-2018, Noseda ha condotto la NSO in un capitolo artistico del tutto nuovo, eseguendo performance acclamate dalla critica, con una programmazione innovativa e una rinnovata attenzione alla nuova musica. Sotto la sua bacchetta, l’orchestra si è esibita in numerose performance alla Carnegie Hall nel 2019, 2023 e 2024 e lo farà nuovamente nel 2026, così come al Lincoln Center nel 2019. Ha contribuito allo sviluppo dell’etichetta della NSO, lanciata sotto la sua egida nel 2020, rilasciando numerosi album, tra cui la Sinfonia n. 9 di Dvorak, Billy the Kid di Copland, le sinfonie complete di Beethoven, le cinque sinfonie di George Walker, i quattro lavori orchestrali di Carlos Simon, e lavorando a tre prossime uscite: la Vanessa di Barber; la sinfonia n. 7 di Mahler; le sinfonie 2 e 4 di William Grant Still. Inoltre Noseda ha guidato l’orchestra nel suo primo tour internazionale post pandemia, nel febbraio 2024, con 10 concerti acclamati in nove città in Spagna, Germania e Italia. A marzo di quest’anno Noseda dirigerà l’orchestra nel suo primo tour nazionale statunitense dal 2011, con 5 concerti in Florida. Dall’inizio del suo incarico Noseda ha assunto 23 dei 96 musicisti a tempo pieno dell’organico orchestrale.


Nata nel 1931, la National Symphony Orchestra dal 1986 è affiliata al John F. Kennedy Center for the Performing Arts, dove si è esibita sin dalla sua fondazione nel 1971. Gianandrea Noseda è uno dei direttori più richiesti al mondo, riconosciuto per la sua maestria sia in ambito concertistico che operistico. È direttore musicate della National Symphony Orchestra, direttore musicale generale dell’Opera di Zurigo, principale direttore ospite della London Symphony Orchestra e direttore musicale fondatore del Tsindall Festival e dell’Orchestra Giovanile Pancaucasica. Ha diretto le maggiori orchestre internazionali, istituzioni operistiche e festival, incluso il Teatro Regio di Torino, la BBC Philharmonic, la Israeli Philharmonic Orchestra, il Teatro Marinsky, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, la Pittsburgh Symphony Orchestra e la Rotterdam Philharmonic. Nato a Milano, Noseda è Commendatore al Merito della Repubblica Italiana. È stato insignito dei riconoscimenti di Musical America’s Conductor of the Year, International Opera Awards Conductor of the Year, OPER! AWARDS Best Conductor e ha ricevuto il Puccini Award e l’Ambrogino d’Oro del Comune di Milano.

Federal Reserve conferma tassi di interesse Usa al 4,25%-4,50%

Federal Reserve conferma tassi di interesse Usa al 4,25%-4,50%Roma, 19 mar. (askanews) – La Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti ha confermato come da attese i tassi di interesse sul dollaro. Il riferimento ufficiale sui fed funds resta così a una forchetta del 4,25%-4,50%.


Nel comunicato diffuso al termine del direttorio (Fomc), l’istituzione monetaria parla di una attività economica che ha continuato a crescere in maniera “solida” a fronte di un tasso di inflazione “che resta in qualche misura elevato”, in un quadro generale in cui “l’incertezza attorno alle prospettive è aumentata”. (fonte immagine: Federal Reserve).

Ue, Salvini: se ci sono 800 mld usiamoli per scuole, non per armi

Ue, Salvini: se ci sono 800 mld usiamoli per scuole, non per armiMilano, 19 mar. (askanews) – “Dal gruppo della Lega a Bruxelles le idee sono chiare. Se ci sono 800 miliardi di euro da investire non li usiamo per comprare armi, missili, carri armati; le usiamo per le nostre scuole, i nostri ospedali, le nostre pensioni e le nostre famiglie. Quindi no debito europeo, no esercito europeo”. Lo ribadisce il vice premier e segretario della Lega Matteo Salvini, in un video registrato a Bruxelles con gli eurodeputati del Carroccio. “Mentre Trump, Putin e Zelensky parlano di pace, lavorano per la pace, noi abbiamo il dovere di costruire pace. Mentre a Bruxelles qualcuno penso che preferisca la guerra…”, conclude Salvini.

Giochi, Lego e Pokémon per la prima volta insieme

Giochi, Lego e Pokémon per la prima volta insiemeRoma, 19 mar. (askanews) – Il Gruppo LEGO e The Pokémon Company International hanno annunciato una nuova partnership pluriennale che, a partire dal 2026, porterà per la prima volta LEGO Pokémon ai fan. Questa nuova partnership permetterà di ricreare il mondo di Pokémon in modi completamente inediti, offrendo ai fan la possibilità di costruire i loro Pokémon preferiti con i mattoncini LEGO.


Julia Goldin, Chief Product & Marketing Officer del Gruppo LEGO, ha dichiarato in una nota: “Siamo entusiasti di collaborare con un brand che ha una fanbase così profonda e appassionata come quella di Pokémon, per offrire ai nostri fan ciò che ci hanno sempre chiesto. Siamo convinti che, grazie alle infinite possibilità di gioco offerte dai mattoncini LEGO e alle avventure straordinarie dell’universo Pokémon, questa partnership creerà nuove ed emozionanti opportunità per Allenatori e costruttori”. Gaku Susai, Chief Product and Experience Officer di The Pokémon Company International, ha aggiunto: “Il Gruppo LEGO e Pokémon condividono valori fondamentali come immaginazione, creatività e divertimento, rendendo questa collaborazione perfetta per offrire esperienze uniche e coinvolgenti ai nostri fan. Lavorare con il team d’eccellenza del Gruppo LEGO e vedere la loro dedizione e passione per questo progetto ha portato a una collaborazione innovativa e rivoluzionaria, pronta a sorprendere ed entusiasmare i nostri fan. Non vediamo l’ora di scoprire la reazione dei fan LEGO e della community di Pokémon nel 2026.”