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Fiat 500e, partiti da Mirafiori i primi modelli per debutto Usa

Fiat 500e, partiti da Mirafiori i primi modelli per debutto UsaMilano, 25 feb. (askanews) – I primi modelli di Fiat 500e 100% elettrica destinati agli Stati Uniti sono usciti dalla linea di assemblaggio di Mirafiori. Il primo blocco di consegne è andato sold-out in meno di una settimana. L’inizio delle consegne del primo modello elettrico di Stellantis negli Usa è previsto alla fine del primo trimestre. La Fiat 500e offre un’autonomia stimata di 149 miglia grazie a una batteria da 42 kWh.


“Siamo entusiasti che la Fiat 500e abbia ufficialmente iniziato il suo viaggio per raggiungere i clienti in Nord America”, ha affermato Olivier Francois, Ceo di Fiat e Cmo globale di Stellantis. “La 500e ha registrato più di 185mila unità in tutto il mondo dal suo lancio e sta svolgendo un ruolo rilevante nella transizione verde delle città di tutto il mondo, continuando il percorso di elettrificazione del marchio”. In Europa, la 500e è leader nel mercato delle city car elettriche per il secondo anno consecutivo ed è fra i modelli Fiat più premiati di sempre. La versione di lancio negli Usa sarà la (Red) Edition al prezzo di 32.500 dollari, esclusi 1.595 dollari di destination charge, ed è posizionata per trarre vantaggio dagli incentivi governativi. Il prezzo include una wallbox o crediti di ricarica tramite Free2move Charge.

Too good to go: nel 2023 salvati 121 mln di pasti, 21 mln nuovi utenti

Too good to go: nel 2023 salvati 121 mln di pasti, 21 mln nuovi utentiMilano, 25 feb. (askanews) – In un anno superati i 100 milioni di pasti salvati. E’ il traguardo tagliato da Too good to go, il marketplace per le eccedenze alimentari, pubblicato nel suo Impact report 2023. Per l’esattezza sono 121.686.720 i pasti che con la sua azione Too good to go ha evitato andassero sprecati, il 46% in più rispetto al 2022. L’impatto ambientale generato equivale ad aver evitato l’immissione nell’atmosfera di 328.554 tonnellate di CO2e e l’utilizzo di quasi 100 miliardi di litri di acqua non necessari.


In un solo anno, Too good to go ha aggiunto 21 milioni di nuovi utenti registrati e 72.000 nuovi negozi attivi e, in parallelo con la crescita della community, l’azienda ha investito in nuove soluzioni per aiutare a salvare ancora più cibo dallo spreco attraverso l’app del suo marketplace. Nel corso del 2023 sono stati lanciati Box dispensa e Too good to go platform, due soluzioni che raggiungono più in profondità la food chain per aiutare il settore ad avvicinarsi allo spreco zero. Milano, 25 feb. (askanews) – “Con il lancio del nostro Impact Report 2023, celebriamo non solo la crescita della nostra azienda, ma anche il nostro costante impegno nel promuovere un cambiamento positivo – afferma Mette Lykke, ceo di Too good to go Offriamo un modello che aiuta a risolvere uno dei maggiori problemi del mondo, e tutti gli attori coinvolti vincono. Ogni pasto che contribuiamo a salvare è un passo avanti verso un pianeta più sano”. Lykke aggiunge: “Il raggiungimento del significativo traguardo di 100 milioni di pasti salvati in un solo anno dimostra come, ora più che mai, Too good to go sia al servizio di un’esigenza del mercato di soluzioni sostenibili per contribuire a rallentare il cambiamento climatico. La crescita della nostra azienda è la prova che fondere scopo e profitto è possibile e che le aziende a impatto sociale possono apportare benefici alla società, all’economia e al pianeta, tutto allo stesso tempo”.


Per superare i limiti dell’accuratezza della rendicontazione non finanziaria delle aziende, Too good to go ha poi commissionato nuovi calcoli a Mérieux Nutrisciences Blonk, uno dei maggiori esperti internazionali di sostenibilità del sistema alimentare. Il loro lavoro, rivisto in modo indipendente dall’Università di Oxford e dal Wrap, dimostra che ogni pasto (un chilogrammo di cibo) risparmiato dallo spreco con Too good to go equivale a evitare 2,7 kg di emissioni di CO2e, 2,8 m2 di terra utilizzata all’anno e 810 litri di acqua. Ciò significa che, contribuendo a salvare dallo spreco oltre 300 milioni di pasti dal 2016, l’azienda ha prodotto un impatto ambientale, equivalente all’aver evitato 810.000 tonnellate di CO2e, 243 miliardi di litri di acqua e l’utilizzo di 840 milioni di m2 di terra l’anno.

Niente da fare per Bertè, “I Megara” all’Eurovision per San Marino

Niente da fare per Bertè, “I Megara” all’Eurovision per San MarinoRoma, 25 feb. (askanews) – All’Eurovision di Malmo, in Svezia, il prossimo maggio, a rappresentare la Repubblica di San Marino ci andrà il gruppo rock spagnolo “I Megara”. La terza edizione del festival Una Voce per San Marino, infatti, è stata vinta da loro con il brano “11.11”.


Seconda “per un soffio” è arrivata Loredana Bertè, grande favorita della vigilia, che con il brano “Pazza” era arrivata settimana al Festival di Sanremo. La serata finale, in diretta tv e web dal Teatro Nuovo di Dogana, è stata presentata da Fabrizio Biggio e Melissa Greta Marchetto e gli artisti sono stati valutati da una giuria presieduta dal compositore e produttore discografico Celso Valli.


Alla finale hanno preso parte otto emergenti e nove big: Bertè, La Rua, Pago, Marcella Bella, i Jalisse tornati in pista con “Il paradiso è qui” dopo l’ospitata a Sanremo e classificati al decimo posto, Aaron Sibley, Aimie Atkinson, Wlady-Corona-Ice Mc-Dj Jad e la cantante blues britannica Dana Gillespie, vincitrice del contest di Casperaki per brani che uniscono la creatività degli artisti alla tecnologia dell’intelligenza artificiale.

Sardegna alle urne fino alle 22, corsa a 4 per nuovo Governatore

Sardegna alle urne fino alle 22, corsa a 4 per nuovo GovernatoreRoma, 25 feb. (askanews) – Urne aperte in Sardegna da stamani 6.30 fino alle 22 di stasera per scegliere uno dei quattro aspiranti presidenti di Regione. Oltre a Paolo Truzzu per il centrodestra (sostenuto da nove liste), Alessandra Todde per il centrodestra (dieci liste) e Renato Soru per la Coalizione Sarda (cinque liste) è in corsa anche l’outsider Lucia Chessa (Sardigna R-Esiste). È possibile il voto disgiunto, cioè la scelta di un presidente di Regione diverso da quello collegato alla lista scelta. L’affluenza sarà rilevata alle 12 alle 19 e a chiusura seggi.


I simboli stampati sulla scheda elettorale sono 25 e circa 1.600 i candidati a uno dei 60 posti di consigliere regionale. Gli elettori possono esprimere al massimo due preferenze, a patto che siano di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda preferenza. L’esito della scelta dei sardi sul Governatore chiamato a succedere al leghista Christian Solinas che il centrodestra non ha ricandidato saprà domani, quando alle 7 comincerà lo spoglio delle schede, e sarà definitivo. Non è infatti previsto il ballottaggio. Il centrodestra si presenta compatto, ma potrebbe essere indebolito dalla decisione di non avere ricandidato Christian Solinas ed essersi ricompattato solo poche ora prima della chiusura delle liste. Il centrosinistra, in campagna elettorale già dall’inizio di dicembre, potrebbe invece pagare la scelta di Soru di candidarsi, in dissenso con la scelta di Todde imposta dai vertici nazionali di Pd e M5s.

Usa2024, Trump vince facile anche in casa della Haley, lei: continuo

Usa2024, Trump vince facile anche in casa della Haley, lei: continuoRoma, 25 feb. (askanews) – Donald Trump ha vinto agevolmente anche in South Carolina. L’ex presidente ha sconfitto Nikki Haley a casa sua con venti punti di scarto (60%-40%), nello Stato in cui fu governatrice tra il 2011 e il 2017. La vittoria di Trump in queste primarie era ampiamente prevista e potrebbe mettere fine alla corsa dell’ultima sfidante rimasta in casa GOP.


Haley ha però ribadito più volte che non intende mollare la corsa alla Casa Bianca almeno fino al Super Tuesday del 5 marzo. Ora andrà in Michigan, prima di fare un rapido tour de force in diversi Stati che saranno chiamati alle urne tra dieci giorni, quando il 36% dei delegati repubblicani sarà in palio. Ieri, Trump e Haley avevano esortato i loro sostenitori a partecipare in gran numero al voto. “Domani esprimerete uno dei voti più importanti della vostra vita”, aveva detto ai suoi elettori in un discorso a Rock Hill, mentre Haley dalla città costiera di Mount Pleasant invitava tutti “ad andare alle urne”. “Dovete portare con voi cinque persone – le parole dell’ex governatrice – quindi assicuratevi di dirlo ai vostri vicini, alle vostre famiglie. Trascinate alle urne più persone possibili”.


Trump, 77 anni e Haley, 52, sono gli ultimi due in corsa per la nomina repubblicana, con il candidato finale che affronterà il presidente Joe Biden nelle elezioni di novembre. Haley, che rispetto a Trump è una conservatrice più tradizionale, ha sempre esortato gli elettori a liberarsi del “caos” che segue l’ex presidente: un messaggio che non aveva avuto grande riscontro nei test effettuati in Iowa, New Hampshire, Nevada e nelle Isole Vergini. Ha anche chiesto un “nuovo leader generazionale che si concentri sulle soluzioni del futuro invece che su tutte le questioni del passato”.


Trump, nel frattempo, sta già preparando la rivincita contro Biden. “Vinceremo questo stato e poi diremo al disonesto Joe Biden: ‘Sei licenziato’ – ha detto parlando alla Black Conservative Federation – gli afroamericani starebbero meglio sotto la mia amministrazione che sotto i democratici. A differenza del razzista Joe Biden, ho trascorso tutta la mia vita lavorando fianco a fianco con i neri per creare posti di lavoro, costruire edifici, investire nelle nostre comunità ed espandere opportunità e libertà per i cittadini di ogni razza, religione, colore e credo”. (fonte: La Voce di New York, Alessandro D’Ercole)

Mattarella chiama Piantedosi: manganelli su studenti è fallimento

Mattarella chiama Piantedosi: manganelli su studenti è fallimentoMilano, 24 feb. (askanews) – “L’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”. La nota del Quirinale in cui si dà conto di quanto Sergio Mattarella “ha fatto presente” al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi non lascia spazio ad interpretazioni. Un richiamo netto, arrivato oltre 24 ore dopo i fatti: un giorno intero in cui – a fronte delle richieste di spiegazioni da parte delle opposizioni – il governo non aveva minimamente messo in discussione la gestione dell’ordine pubblico.


Ma anche dopo le parole del Capo dello Stato, la maggioranza fa quadrato. Una nota di Fratelli d’Italia, partito di cui è tuttora presidente la premier Giorgia Meloni, addossa alla “sinistra” la responsabilità: “Fratelli d’Italia difende le regole democratiche di convivenza che si basano sul diritto di manifestare e il dovere di farlo pacificamente e nel rispetto della legge. La sinistra che spalleggia i violenti è la causa dei disordini ai quali abbiamo assistito”. Alla “sinistra” si rivolge anche il vice premier Antonio Tajani, spostando l’attenzione su quelli che chiama “processi alle forze dell’ordine”: “La responsabilità è individuale. Non si possono accusare decine di migliaia di carabinieri, poliziotti. Alla sinistra diciamo che non lo permetteremo. Le forze dell’ordine non si toccano”. Stesso canovaccio dal responsabile organizzazione di FdI Giovanni Donzelli: “Le forze dell’ordine non sono e non resteranno sole. Le donne e gli uomini che con la divisa difendono e rappresentano tutti i giorni gli italiani, al di là della dinamica specifica di singoli casi e di eventuali errori sui quali verrà fatta chiarezza come già assicurato, non resteranno senza il pieno sostegno delle Istituzioni”. Atteggiamento cui reagisce con estrema durezza Elly Schlein: “Le parole di Mattarella hanno detto tutto quello che si doveva dire” sui fatti di Pisa. “Ma colpisce il silenzio del governo e di Piantedosi, Meloni si esprima su quanto accaduto ieri, sulle manganellate agli studenti, sui minori ammanettati a terra, si esprima sulla gestione dell’ordine pubblico e su un clima di repressione che ha superato nettamente il limite”, dice la segretaria Pd. Ma è soprattutto la nota di FdI a non andare giù a Schlein: “Sono dichiarazioni gravi e inaccettabili”, dice dal palco di un convegno a Milano. “Sono degli irresponsabili, e quelle parole denotano la totale assenza di senso istituzionale di chi governa oggi il Paese e non si assume le proprie responsabilità”. Non solo: “Ho l’impressione che davvero ci sia al governo chi strumentalizza le situazioni per alimentare un clima di tensione politica che non fa bene al nostro Paese”.


Il presidente del M5s Giuseppe Conte aveva parlato poco prima della nota del Quirinale, sottolineando il silenzio di Meloni: “Ancora una volta mette la testa sotto la sabbia”, su una questione che riguarda non solo Piantedosi ma “l’intero governo”. Dopo le parole di Mattarella, è Roberto Fico a chiedere che il ministro dell’Interno “valuti le dimissioni”. Anche da Italia Viva ne sottolineano “l’incapacità a gestire il mnistero”. Il verde Bonelli e il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni rimarcano anche loro il “mutismo” di Meloni, e l’esponente di SI auspica un intervento della premier anche sul suo partito, che con la nota contro la sinistra dimostra di “aver perso la testa”.

Sicurezza, Donzelli (Fdi): Forze ordine non sono e non resteranno sole

Sicurezza, Donzelli (Fdi): Forze ordine non sono e non resteranno soleRoma, 24 feb. (askanews) – “Le forze dell’ordine non sono e non resteranno sole. Le donne e gli uomini che con la divisa difendono e rappresentano tutti i giorni gli italiani, al di là della dinamica specifica di singoli casi e di eventuali errori sui quali verrà fatta chiarezza come già assicurato, non resteranno senza il pieno sostegno delle Istituzioni”. Lo dichiara il responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli.


“Sarebbe pericoloso e sbagliato – avverte Donzelli. lasciarli da soli esposti a sputi, spinte, aggressioni e insulti di estremisti vari di collettivi e centri sociali. Dispiace vedere forze politiche che si fregiano di autochiamarsi democratiche essere prontissime a mettere sotto processo polizia e carabinieri e molto lente a condannare le continue violenze fisiche e verbali a cui questi sono sottoposti”.

Tajani eletto segretario Fi promette unità. Ma evita conta su vice

Tajani eletto segretario Fi promette unità. Ma evita conta su viceRoma, 24 feb. (askanews) – Le dodici cabine elettorali allestite di tutto punto restano inesorabilmente deserte, i nastri che transennano l’area inutilmente ferme al loro posto. Antonio Tajani diventa ufficialmente il primo segretario di Forza Italia per alzata di mano. Buona parte del discorso pronunciato un secondo dopo la proclamazione ha come sottotesto l’impegno a non gestire il partito con la logica dell’uomo solo al comando.


“Qui – dice – non c’è un segretario, non ci sono quattro vicesegretari e tre capigruppo, ma una classe dirigente nazionale che è in grado di essere punto di riferimento, che è in grado di assumersi in questo momento l’impegno di guidare il Paese”. Allo stesso tempo chiede al partito di rendere omaggio a Silvio Berlusconi evitando divisioni “per piccole ambizioni, per piccole ricerche di soddisfazione personale”. Per se stesso adotta il mood della modestia. “Non è facile indossare la fascia di capitano quando l’ha indossata Silvio Berlusconi. Non sarò Maradona, ma ce la metterò tutta”. E’ un tentativo di difesa dell’equilibrio interno raggiunto guardando a quelle Europee che dovevano essere il test della sopravvivenza e si sono trasformate nel sogno di un sorpasso sulla Lega.


In tanti nei loro interventi dal palco del congresso dell’Eur definiscono l’appuntamento come l’inizio di una storia nuova per il partito. Di certo, però, la scelta di non andare alla conta è decisamente in continuità con l’era berlusconiana, quella in cui le regole le faceva il capo e le decisioni avvenivano tutte “per acclamazione”. E’ lo Statuto a prevedere questa opzione nel momento in cui le candidature sono nello stesso numero delle cariche da ricoprire.Ma se per l’elezione del segretario uno scrutinio vecchio stile probabilmente non avrebbe fatto nessuna differenza, altrettanto non si può dire nel caso dei quattro vice. Proprio per sminare il terreno da tensioni interne che già cominciavano a serpeggiare, alla vigilia della due giorni si è deciso che non ci sarebbe stato nessun vicario. E, tuttavia, le stesse regole congressuali prevedevano un ruolo comunque di primus inter pares per chi avesse ottenuto più voti, o in caso di parità, al più anziano. A spingere perché si votasse è stato il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che legittimamente ambiva a a fare il pieno di consensi. La decisione di evitare la conta – fortemente voluta da Tajani e approvata dall’assemblea nell’avvio della seconda giornata dei lavori – porterà invece sul gradino più alto Deborah Bergamini.


Nessuno dei quattro vice (ci sono anche Stefano Benigni in quota Fascina e il governatore del Piemonte Alberto Cirio) è diretta rappresentanza della minoranza interna, quella che fa riferimento alla senatrice Licia Ronzulli. La necessità di costruire un futuro post berlusconiano ha portato a una tregua che per ora regge e i sondaggi favorevoli con cui Tajani si è presentato all’appuntamento di certo sono un forte collante per un partito che nove mesi si è sentito a un passo dalla dissoluzione. E, tuttavia, non mancano le punzecchiature. Come quella del vice presidente della Camera, Giorgio Mulè, che non risparmia frecciatine sulle “api della politica” che prima sono andate via e ora sono tornate in Forza Italia ottenendo anche ruoli di vertice. Non fa nomi, ma il riferimento a Letizia Moratti (ora a capo della Consulta del segretario) e a Stefano Benigni sono chiari. “Noi siamo rimasti quelli di Silvio Berlusconi, non siamo cambiati”, dice. La vice presidente del Senato, Licia Ronzulli, chiede invece al segretario di rispettare anche la minoranza, “di dare valore a tutte le sensibilità di questa comunità, assumere decisioni coraggiose e ascoltare anche le voci più critiche di questa comunità ma sempre in un ottica costruttiva”. Insomma, che il movimento premi “la militanza, la coerenza, la lealtà, la fedeltà a un ideale”.

G7: pronti a nuove sanzioni a Russia, anche contro soggetti terzi

G7: pronti a nuove sanzioni a Russia, anche contro soggetti terziRoma, 24 feb. (askanews) – I Paesi del G7 continueranno a lavorare per “aumentare il costo della guerra” per la Russia, riducendo le “fonti di entrata” e “ostacolando i suoi sforzi per costruire la sua macchina da guerra, come dimostrato da i nostri pacchetti di sanzioni recentemente approvati. Rimaniamo pienamente impegnati ad attuare e far rispettare le nostre sanzioni alla Russia e adottare nuove misure per quanto necessario”. E’ quanto si legge nella dichiarazione congiunta al termine della riunione del G7 in video conferenza presieduta da Giorgia Meloni.


“Continuiamo a contrastare, in stretta collaborazione con i terzi Paesi, qualsiasi tentativo di eludere ed eludere le nostre sanzioni” anche imponendo “sanzioni alle aziende e individui in Paesi terzi che aiutano la Russia ad acquisire armi o elementi chiave per le armi. Imporremo sanzioni anche a coloro che aiutano la Russia ad acquisire strumenti e altre attrezzature che aiutano la produzione di armi russe o lo sviluppo dell’industria militare”.

Cortei studenti, Schlein:Fdi irresponsabili, nota grave e inaccettabile

Cortei studenti, Schlein:Fdi irresponsabili, nota grave e inaccettabileRoma, 24 feb. (askanews) – La segretaria del Pd Elly Schlein replica duramente alla nota di Fratello d’Italia che addossa alla “sinistra” le responsabilità delle tensioni in piazza: “Ho letto una nota di FdI, sono dichiarazioni gravi e inaccettabili”, dice dal palco di un convegno a Milano. “Sono degli irresponsabili, e quelle parole denotano la totale assenza di senso istituzionale di chi governa oggi il Paese e non si assume le proprie responsabilità. Ma almeno – ha aggiunto la segretaria Pd – se la prendono con noi, non con le famiglie degli studenti o con chi ha popolato ieri sera la piazza di Pisa, risposta migliore che si potesse dare”. Rea