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Stellantis: ricavi 2023 +6%, consegne +7%, dividendo 1,55 euro (+16%)

Stellantis: ricavi 2023 +6%, consegne +7%, dividendo 1,55 euro (+16%)Milano, 15 feb. (askanews) – Stellantis chiude il 2023 con ricavi netti pari a 189,5 miliardi di euro, in crescita del 6% rispetto al 2022 e un aumento del 7% dei volumi di consegne.


L’utile netto cresce dell’11% a 18,6 miliardi di euro, il risultato operativo rettificato dell’1% a 24,3 miliardi di euro, con un margine sui ricavi del 12,8%. Il flusso di cassa industriale netto è di 12,9 miliardi di euro, in crescita del 19% rispetto al 2022. La situazione patrimoniale presenta una liquidità industriale disponibile di 61,1 miliardi di euro. Le vendite di Lev (veicoli a basse emissioni) sono in aumento del 27% nel 2023. Al primo posto per i Phev e al secondo posto per i Lev negli Stati Uniti; in aumento del 21% delle vendite globali di Bev nel 2023.


Nel 2023 sono stati corrisposti 6,6 miliardi di euro agli azionisti nel sotto forma di dividendi e riacquisti di azioni, con un aumento del 53% rispetto ai 4,3 miliardi di euro del 2022. Il cda ha deliberato di proporre all’assemblea un dividendo di 1,55 euro per azione, circa il 16% in più rispetto all’anno precedente. Per il 2024 Stellantis lancerà un programma di acquisto di azioni proprie per un importo di 3 miliardi di euro.


Per il 2024 Stellantis ribadisce l’impegno minimo di ottenere un margine di utile operativo rettificato (Aoi) a due cifre, nonché un flusso di cassa industriale netto positivo nonostante le incertezze macroeconomiche. “Abbiamo da poco superato il traguardo dei tre anni dalla nascita di Stellantis e desidero ringraziare calorosamente tutti i team che, operando con elevati standard di eccellenza, stanno contribuendo in maniera determinante al nostro percorso di crescita, nonostante le avversità del momento. I risultati record annunciati oggi sono la prova che siamo diventati un nuovo leader globale nel settore e che continueremo a essere solidi anche in previsione di un turbolento 2024. Grazie alla flessibilità delle nostre tecnologie e alla roadmap stabilita in termini di prodotto siamo pronti ad affrontare i vari scenari che potrebbero presentarsi, continuando a realizzare gli obiettivi del piano strategico Dare Forward 2030”, ha detto il Ceo, Carlos Tavares.

Patto Migranti, ampie maggioranze in Europarlamento per accordo

Patto Migranti, ampie maggioranze in Europarlamento per accordoBruxelles, 14 feb. (askanews) – La commissione sulle Libertà pubbliche del Parlamento europeo (“Libe”) ha confermato, oggi a Bruxelles, con ampie maggioranze, tutti i testi legislativi del “Patto” sulla politica di immigrazione e asilo che erano stati oggetto in dicembre dell’accordo provvisorio (accordo in “trilogo”) con il Consiglio Ue. I testi dovranno ora essere approvati dalla plenaria del Parlamento nella sua prossima sessione, per essere poi formalmente e definitivamente adottati dal Consiglio Ue.


Il pacchetto introduce innanzitutto nuove disposizioni per l’assegnazione di quote (“ricollocamento”) negli altri paesi dell’Ue di un certo numero di migranti irregolari giunti negli Stati membri più esposti ai flussi o, a scelta, una contribuzione finanziaria da parte dei paesi che si rifiuteranno di accogliere i migranti loro assegnati. Inoltre, vi saranno disposizioni per migliorare le procedure di frontiera con l’identificazione dei migranti all’arrivo attraverso impronte digitali e dati biometrici (anche per i minori sopra i cinque anni), con lo scambio di documenti e informazioni anche giudiziarie tra gli Stati membri e controlli obbligatori di sicurezza e sanitari; saranno inoltre rese più rapide le procedure di esame delle richieste d’asilo, e migliorate le “vie legali” per l’accoglimento di rifigiati dai paesi terzi. Il Patto, che era stato proposto dalla Commissione europea il 23 settembre 2020, consiste in un pacchetto di diverse misure e regolamenti procedurali e di gestione e controllo (“Screening” degli arrivi, base dati Eurodac, procedure per la concessione dell’asilo, gestione dei flussi migratori e dell’ asilo, gestione delle crisi e situazioni di forza maggiore).


L’accordo sul regolamento per la gestione dell’asilo e dell’immigrazione (relatore lo svedese Tomas Tobé, Ppe), è stato sostenuto con 41 voti a favore, 24 contrari e 2 astensioni. Prevede la cosiddetta “solidarietà obbligatoria” per i paesi Ue per i quali si riconosce che sono sottoposti a pressione migratoria. Gli Stati membri possono scegliere tra ricollocare una parte di richiedenti asilo nel proprio territorio, erogare contributi finanziari (20.000 euro per migrante non accolto) o fornire supporto operativo e tecnico, quando necessario. Il testo determina inoltre nuovi criteri in base ai quali uno Stato membro è competente per l’esame delle domande di protezione internazionale (ex norme di Dublino). Altro regolamento chiave è quello sulla gestione delle situazioni di crisi e “forza maggiore” (relatore il Socialista spagnolo Juan Fernando López Aguilar). Qui l’accordo provvisorio è stato confermato con 37 voti favorevoli, 26 contrari e 4 astensioni. Il regolamento istituisce un meccanismo per garantire solidarietà e sostegno agli Stati membri che si trovano ad affrontare un afflusso eccezionale di migranti irregolari.


Le nuove norme riguardano anche il fenomeno della “strumentalizzazione” dei migranti, vale a dire la loro manipolazione e utilizzazione da parte di paesi terzi o attori non statali ostili, al fine di destabilizzare l’Ue (come successe ad esempio qualche anno fa alle frontiere della Polonia con la Bielorussia). Sulla base di una valutazione della Commissione, il Consiglio potrà decidere in questi casi delle misure obbligatorie di solidarietà (compresi ricollocamenti obbligatori) e delle deroghe alle procedure normali di screening e asilo. L’accordo sul regolamento sullo “screening”, (relatrice la socialdemocratica tedesca Birgit Sippel) e quello sul sistema centralizzato per le informazioni sulle condanne giudiziarie hanno ottenuto 48 voti favorevoli, 16 contrari e 2 astensioni. I migranti irregolari saranno soggetti a una procedura di screening pre-ingresso, comprendente l’identificazione, la raccolta di dati biometrici e controlli sanitari e di sicurezza, per un massimo di sette giorni. Verranno prese in considerazione le esigenze specifiche dei bambini, e ogni Stato membro avrà un meccanismo di monitoraggio indipendente per garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei migranti.


L’accordo provvisorio sul regolamento della procedura di asilo (relatrice la francese Fabienne Keller del gruppo liberale Renew), è stato confermato con 40 voti favorevoli, 23 contrari e 4 astensioni. Il regolamento armonizza in un sistema comune in tutta l’Ue le diverse procedure nazionali per concedere e revocare la protezione internazionale. Per il trattamento delle richieste di asilo si prevede una dovrebbe essere più rapido, con limiti più brevi per le richieste manifestamente infondate o inammissibili e alle frontiere dell’UE. Comprende una procedura di rimpatrio alla frontiera. L’accordo provvisorio sulla banca dati Eurodac, (relatore lo spagnolo Jorge Buxadé Villalba (gruppo conservatore, Ecr), è stato confermato con 48 voti favorevoli, 17 contrari e 2 astensioni. La banca dati riformata servirà a identificare in modo più efficace dei migranti irregolari alle frontiere, aggiungendo le immagini facciali alle impronte digitali, e questo anche per i bambini a partire dai sei anni. Le autorità potranno anche registrare eventuali minacce per la sicurezza. L’accordo sulla direttiva modificata sulle condizioni di accoglienza (relatrice l’olandese Sophia In’t Veld, Renew), è stato confermato con 47 voti favorevoli, 14 contrari e 6 astensioni. In questo caso l’obiettivo è una armonizzazione delle norme sull’accoglienza in tutti gli Stati membri, per quanto riguarda le condizioni materiali, tra cui l’alloggio, l’assistenza sanitaria e uno standard di vita adeguato per i richiedenti asilo. I richiedenti asilo registrati potranno iniziare a lavorare prima di quanto non sia permesso oggi, e le loro prospettive di integrazione miglioreranno. Le nuove norme intendono inoltre scoraggiare gli spostamenti dei richiedenti asilo in altri paesi Ue dopo la loro registrazione iniziale. Il Patto contiene anche un nuovo regolamento per un programma di reinsediamenti nell’Ue di rifugiati dai paesi terzi attraverso delle vie legali (relatore lo svedese Malin Bjork, della Sinistra), che è stato confermato con 53 voti a favore, 14 contrari e nessuna astensione. Gli Stati membri parteciperanno al programma offrendo il reinsediamento su base volontaria a rifugiati particolarmente vulnerabili che soggiornano in paesi extra Ue. Le persone candidate per il reinsediamento, identificate nella maggior parte dei casi dall’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) e accettate da un particolare Stato membro, potranno raggiungere il territorio dell’Ue in modo legale, organizzato e sicuro. Verrà loro offerto uno status legale con soluzioni durature e a lungo termine per il loro sfollamento, con una riduzione delle divergenze di trattamento negli approcci nazionali adottati dai diversi Stati membri. Nonostante le nette maggioranze, una parte degli eurodeputati (soprattutto da Sinistra, Verdi, M5s, e, tra i Socialisti e Democratici, l’italiano Pietro Bartolo, medico di Lampedusa), ha votato contro quasi tutte queste nuove normative e criticato fortemente i cedimenti del Parlamento europeo rispetto alle posizioni del Consiglio Ue. Bartolo, che ha incontrato la stampa dopo il voto, ha denunciato in particolare la presenza nel pacchetto di “deroghe a norme internazionali come la creazione di centri di detenzione alle frontiere, destinati a rinchiudere famiglie con minori”.

Renault: consegne 2023 +9%, ricavi +13%. Dividendo sale a 1,85 euro

Renault: consegne 2023 +9%, ricavi +13%. Dividendo sale a 1,85 euroMilano, 14 feb. (askanews) – Renault torna in utile nel 2023 e guarda con fiducia al 2024 grazie a un robusto portafoglio ordini, al lancio di nuovi modelli e alla riduzione dei costi. Alla luce dei risultati il cda proporrà all’assemblea un dividendo in aumento a 1,85.


Le consegne nel 2023 sono state pari a 2,235 milioni di unità (+9%), il fatturato 2023 ha toccato quota 52,4 miliardi di euro (+13,1%). Il margine operativo è stato pari a 4,1 miliardi di euro con un margine del 7,9% sul fatturato (+2,4 punti rispetto al 2022), in aumento di 1,5 miliardi di euro rispetto al 2022. Il margine operativo del ramo Auto si è attestato a 3,1 miliardi di euro (6,3% del fatturato, +3 punti rispetto al 2022), in crescita di 1,6 miliardi di euro rispetto al 2022. L’utile netto è stato pari a 2,3 miliardi di euro rispetto a una perdita di 716 milioni nel 2022, il Free cash-flow a 3 miliardi di euro (+0,9 miliardi di euro). La riserva di liquidità è pari a 17,8 miliardi di euro. Il portafoglio ordini in Europa è pari a 2,5 mesi di vendite in stock. Il contributo delle consociate è stato pari a 880 milioni di euro (423 milioni di euro nel 2022) di cui 797 milioni di euro relativi a Nissan.


Più di metà delle vendite 2023 è stato realizzato a clienti privati. Il brand Renault ha conquistato il terzo posto in Europa per le vetture elettrificate con vendite in aumento del 19,7% e uno share del 39,7% (11,3% la quota bev). Nel 2024, il gruppo prevede il lancio di 10 lanci nuovi modelli e un’accelerazione della riduzione dei costi, ma i target di crescita sono conservativi e inferiori al 2023: il margine operativo è stimato pari o superiore al 7,5% e il free cash flow pari o superiore a 2,5 miliardi di euro. A livello di mercati dopo il Brasile e la Turchia nel 2023, Renault punta a sviluppare le attività in Marocco e Corea del Sud. Nel 2024 il gruppo stima un mercato auto stabile in Europa e America Latina e in calo dell’11% in Europa dell’est e Asia.


Il cda ha deliberato di proporre all’assemblea del 16 maggio un dividendo di 1,85 euro per azione in crescita rispetto agli 0,25 euro dell’esercizio 2022 e pari a un payout ratio del 17,5%. L’obiettivo a medio termine è di arrivare a un payout del 35%. A fine 2023, in seguito al piano di azionariato i dipendenti risultano detenere il 5,07% del capitale. “Oggi il gruppo Renault registra risultati record. Questi risultati sono il frutto di un incredibile lavoro di squadra e rispecchiano il successo del piano strategico Renaulution. Nel 2024, potremo contare sul lancio di un numero di veicoli senza precedenti, mentre continueremo ad ottimizzare la struttura dei costi. Vorrei ringraziare i team per questi risultati”, ha dichiarato Luca de Meo, Ceo del gruppo Renault.

Nissan Juke si rinnova e si veste di giallo

Nissan Juke si rinnova e si veste di gialloMilano, 9 feb. (askanews) – Nissan Juke si rinnova e si veste di giallo, un colore che ha contribuito al successo della prima generazione del crossover compatto Nissan. Il giallo, che torna a grande richiesta dei clienti, è ora più chiaro e moderno rispetto a quello della prima versione ed è esaltato dal contrasto col nero del tetto, degli specchietti, degli inserti sui passaruota, della griglia frontale e dei montanti.


“Quando abbiamo presentato la seconda generazione di Juke, la domanda più di frequente da parte dei clienti è stata: ce ne sarà una gialla? Non abbiamo potuto far altro che dare seguito a questo desiderio, oltre che a migliorare comfort e praticità della vettura”, ha dichiarato Arnaud Charpentier, Region Vice President, Product Strategy and Pricing, Nissan Amieo Region. Aggiornamenti anche per gli interni, con nuova console centrale, nuovo infotainment, nuovo quadro strumenti, materiali più ricercati e finiture di pregio. La gamma si arricchisce, inoltre, di una inedita versione N-Sport, caratterizzata da elementi di stile che ne esaltano il carattere dinamico.


Nissan Juke è dotata di due opzioni di propulsione: Hybrid e DIG-T. Il propulsore Hybrid è composto da un motore Nissan termico da 94 CV abbinato a un elettrico da 49 CV con batteria da 1,2 kWh e il cambio multi-mode. Il motore fornisce il 25% di potenza in più rispetto all’opzione benzina, mentre i consumi si riducono del 19% nel ciclo combinato. La soluzione termica è equipaggiata con un tre cilindri Dig-T da 1,0 litri turbocompresso, da 114 CV con due opzioni per il cambio: manuale a 6 rapporti o automatico doppia frizione a 7 rapporti, con un selettore di modalità di guida Eco, Standard e Sport.

L’Equitazione italiana punta le Olimpiadi di Parigi

L’Equitazione italiana punta le Olimpiadi di ParigiRoma, 14 feb. (askanews) – “Abbiamo ottenuto la qualifica per Parigi con la squadra di concorso completo, un binomio a titolo individuale nel salto ostacoli e la squadra di paradressage. I risultati ottenuti sono di tutti i ragazzi che sono riusciti a ottenerli sul campo. È a loro che deve andare il merito”. Parola del presidente della Federazione Italiana Sport Equestri, Marco di Paola, alla presentazione oggi della stagione degli Sport Equestri che arriverà a Parigi 2024.


Di Paola ha parlato anche dei risultati raggiunti: “Le vittorie in coppa delle nazioni di Piazza di Siena nel 2017 e 2018 e quella di Lorenzo De Luca ottenuta nel Gran Premio Roma proprio nel 2018. Dal punto di vista gestionale abbiamo chiuso con due anni di anticipo il piano di risanamento e grazie al lavoro di tecnici, istruttori, e centri affiliati siamo diventati la settima federazione (sulle 48 del CONI) per numero di atleti (140 mila ndr) e terza per capacità di autofinanziamento”. Al Segretario Generale FISE, Simone Perillo, il compito di intgrodurre i temi della stagione: “L’Italia sarà ancora protagonista di tante manifestazioni internazionali di discipline olimpiche e non olimpiche, in occasione delle quali stiamo lavorando per impostare un piano dedicato alla sostenibilità ambientale, ad esempio in vista dello CSIO5* di Roma Piazza di Siena in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Tra i molti obiettivi raggiunti, siamo fieri del riconoscimento del Cavallo Atleta, operazione modello per la legislazione nazionale ed europea”.


A parlare dell’attività sportiva e del percorso che vedrà gli azzurri a Parigi durante la prossima estate è stato Francesco Girardi, Direttore Sportivo della Federazione. “Abbiamo lavorato tanto – ha detto il DS FISE – per ottenere la qualifica per Parigi 2024. Per il completo i singoli cavalieri debbono ultimare la propria qualifica in questa stagione, in almeno una competizione a quattro stelle. Stiamo predisponendo un programma di gare di avvicinamento, preparazione e di qualifica con l’obiettivo di consentire a tutti di centrare questo primo risultato. Per fortuna alcune di queste importanti gare, Montelibretti e Pratoni del Vivaro, si svolgeranno in Italia, una terza sarà a Saumur, in Francia. Nel salto ostacoli Emanuele Camilli ha consegnato la qualifica all’Italia vincendo il ranking FEI B. La scelta di chi ci rappresenterà a Parigi avverrà quindi dopo una serie di gare di preparazione che serviranno per individuare il binomio più performante. Due di queste saranno sicuramente gli CSIO di Piazza di Siena e di Falsterbo, ai quali si aggiungeranno altri cinque stelle. Il paradressage è uno dei nostri fiori all’occhiello”. L’appuntamento è stato un momento utile per la presentazione del nuovo sito (www.centroequestrefederale.it) e del video realizzati appositamente dalla Federazione per il Centro Equestre Federale Ranieri di Campello.

Vino, Saccardi: a calo mercato si risponde con qualità e innovazione

Vino, Saccardi: a calo mercato si risponde con qualità e innovazioneMilano, 14 feb. (askanews) – “Elementi di preoccupazione ci sono, saremmo sciocchi a non vederli, e credo si debba rispondere non alzando bandiere ma provando a misurarsi con il futuro, innalzando la qualità e puntando su studio, ricerca e innovazione, investendo ad esempio sull’utilizzo razionale dell’acqua, su un diverso modo di fare viticultura, su vitigni innovativi non Ogm più resistenti ai cambiamenti climatici, sul non trovare scandaloso portare le vigne ad altezze maggiori. Sul fronte della promozione, penso invece si debba sempre di più provare a vendere un territorio, la storia, la bellezze delle nostra terra e delle nostre Cantine sempre più d’autore. Provare insomma ad offrire non solo un prodotto di qualità ma anche un prodotto che rispetta l’ambiente, che rispecchia la bellezza dei nostri luoghi, che è elemnto di attrattività non solo per il mondo del vino ma anche per quello del turismo”. Lo ha detto ad askanews la vicepresidente e assessora all’Agricoltura della Regione Toscana, Stefania Saccardi, commentando il quadro difficile del vino toscano nel 2023 emerso dal primi dati elaborati da Ismea, e presentati a Firenze a “PrimAnteprima”, l’evento che a Firenze apre la Settimana delle Anteprime.


“L’investimento sulla qualità paga sempre, perché a fronte di una diminuzione importante in termini di quantità, in valore reggiamo: quindi è una scelta strategicamente giusta” ha spiegato Saccardi, spiegando che “lavorare sulla qualità oggi vuol dire anche investire su una produzione sempre più ecocompatibile che risponda a quei dettami che ci arrivano dall’Europa di un’agricoltura sempre più rispettosa dell’ambiente”. Alla domanda su che cosa la preoccupi di più per il futuro prossimo venturo, Saccardi indica ad askanews il peso della burocrazia “rispetto ad un mondo che ci chiede una maggiore rapidità dei cambiamenti”. “Se penso al tema della siccità e dell’acqua penso che nonostante tutta la nostra buona volontà, siamo un Paese dove per fare un piccolo invaso bisogna chiedere una infinità di permessi perché bisogna sollecitare tantissimi Enti” ha proseguito, aggiungendo che “per fare qualunque cosa le norme sono complicate, la burocrazia è lunga per un complesso di soggetti e di norme che rende difficile essere pronti e rapidi rispetto ai cambiamenti che il mondo ci chiede dal punto di vista climatico e commerciale. Dovremmo avere un Paese molto più veloce, molto più smart e molto meno burocratico – ha chiosato l’assessora – lasciando che le imprese possano lavorare e investire sul futuro perché questa capacità e vitalità ce l’hanno”.


Infine, a “PrimAnteprima”, la vicepresidente ha criticato la gestione del Masaf dell’Ocm promozione Paesi Terzi. “Quando lo abbiamo gestito noi, in questa regione abbiamo soddisfatto tutto le domande, forse con valori un po’ più bassi rispetto alle aspettative però abbiamo risposto a tutte le domande e abbiamo speso tutti i soldi” ha chiarito ad askanews, sottolineando che “oggi che è stato gestito diversamente ci sono moltissimi ricorsi si corre il rischio di restituire risorse all’Europa e ci sono le imprese scontente perché non hanno ricevuto alcun tipo di sostegno”. Foto di Ilaria Costanzo

Fdi vs Lega su terzo mandato. Meloni: ritiro o pronti a scontro

Fdi vs Lega su terzo mandato. Meloni: ritiro o pronti a scontroRoma, 14 feb. (askanews) – Una minaccia, più che una tentazione. Nella speranza che basti a fare da deterrente, a non far deflagrare lo scontro sull’ennesimo fonte aperto dalla Lega. Quando durante la conferenza stampa di fine anno le fu chiesto quale fosse la sua opinione sull’ipotesi di un terzo mandato per i presidenti di Regione, Giorgia Meloni disse di vedere dei “pro e dei contro”, in sostanza di essere “laica su questa materia”. Ma ora che il partito di Matteo Salvini ha presentato al decreto elezioni un emendamento per consentire, tra l’altro, a Luca Zaia di ripresentarsi alle elezioni in Veneto, la presidente del Consiglio viene descritta come “irritata” dall’alleato. Per ragioni di merito, ma non solo. A essere sotto la lente di ingrandimento della premier è la strategia di costante logoramento, su più fronti, messa in atto dal suo vice: le resistenze sulle modifiche al premierato e la strategia sulla protesta degli agricoltori, solo per citare le ultime.


Ed è per questo, viene riferito, che tra palazzo Chigi e via della Scrofa si è deciso che sulla questione del terzo mandato bisogna essere pronti a tutto, persino ad arrivare allo scontro quando e se ci sarà il voto in commissione Affari costituzionali del Senato, probabilmente la settimana prossima. Non è l’auspicio della premier ma l’ipotesi non viene scartata sebbene il vero obiettivo sia quello di convincere la Lega a ritirare la proposta di modifica prima dello show down. Il vice segretario leghista Andrea Crippa insiste: “Per dare una buona amministrazione ai territori dobbiamo consentire a chi è capace di potersi candidare: se noi impediamo a persone capaci di candidarsi potrebbe essere un problema”. Il capogruppo di Fdi alla Camera, Tommaso Foti, invece, ne fa una questione di rispetto delle procedure legislative ricordando che si sta esaminando un decreto. “Ritengo che, allo stato attuale – spiega – non sia possibile riconoscere i requisiti di necessità e urgenza che dovrebbero portare la politica a pronunciarsi in un senso o nell’altro”.


C’è un altro argomento che tra i meloniani viene messo agli atti: tra gli emendamenti condivisi sul premierato ce n’è anche uno che prevede il limite dei due mandati per il presidente del Consiglio. Come si può pensare – è il ragionamento – che quello che vale per il capo del governo non valga per un presidente di Regione? Inzialmente, dentro Fratelli d’Italia era circolata la suggestione che la questione potesse essere bypassata con una semplice dichiarazione di inammissibilità dell’emendamento da parte del presidente della commissione, il meloniano di ferro Alberto Balboni. Una ipotesi che viene sostanzialmente smontata nelle ultime ore. Dunque, fanno sapere fonti del partito di maggioranza relativa, se non ci sarà il ritiro si arriverà al voto con il rischio non soltanto che si spacchi la maggioranza ma anche che la proposta di modifica venga bocciata, mettendo una pietra tombale sul terzo mandato.


Si fanno già i calcoli. I meloniani possono contare sulla sponda di Forza Italia che ancora oggi con il segretario Antonio Tajani hanno ribadito di essere totalmente in asse con la premier su questo punto. “I governatori – afferma – hanno un grande potere, superiore al presidente del Consiglio sul territorio. Non è questione che riguarda Lega o Pd” ma un tema di “tutela dell’alternanza e della democrazia nel nostro Paese, anche negli Usa il presidente ha due mandati”. Il Pd, come dimostrano le prese di posizione delle ultime ore, è spaccato e il M5s – ragionano in Fdi – ha già nel suo statuto il limite di due legislature per i deputati. E tuttavia va messo tutto in conto, compreso il rischio che le opposizioni ne approfittino per fare uno sgambetto alla maggioranza. Il nodo del terzo mandato si intreccia con l’iter del premierato, tanto caro alla presidente del Consiglio, e a quello dell’Autonomia, cara alla Lega, che proprio oggi è stata incardinata alla Camera nel suo secondo passaggio parlamentare. Ma anche alle prossime elezioni in Veneto. Fratelli d’Italia rivendica apertamente il prossimo governatore. Lo dice in chiaro il coordinatore del partito in Regione, Luca De Carlo, considerato anche un papabile candidato. “Il dato delle ultime elezioni politiche è stato chiarissimo: il 32,5% dei veneti ha votato Fratelli d’Italia. Un veneto su tre ha scelto il nostro partito”, sottolinea. Ed è proprio su questo punto che, a sua volta, insiste Crippa. “Non ho capito perché non sono d’accordo, perché De Carlo vuol fare il presidente del Veneto?”.

Covid, Speranza: da Fdi in aula squadrismo inaccettabile

Covid, Speranza: da Fdi in aula squadrismo inaccettabileRoma, 14 feb. (askanews) – “Non ho mai ascoltato un gruppo di maggioranza fare un intervento intero su chi ha governato prima. Evoca i momenti peggiori di questo paese, è un intervento squadrista, inaccettabile”. Lo ha detto l’ex ministro Roberto Speranza, Pd, parlando in aula e replicando ad Alice Bonguerrieri, Fdi, relatrice della proposta di legge che istituisce una commissione di inchiesta sul Covid.


Ha spiegato Speranza: “E’ stato accostato il mio cognome e quello del presidente Conte alla parola condanna. Siccome noi siamo stati in tribunale ma c’è stata un’archiviazione con formula piena, accostare le nostre personalità alla parola ‘condannati’ in maniera vaga e confusa come ho percepito nel primo intervento è molto grave e non è accettabile. Ribadisco di avere operato da ministro con disciplina e onore come ribadisce la nostra Carta ostituzionale”. Ha aggiunto Speranza: “Se qualche italiano ha dubbi sugli obiettivi di questa commissione credo che questo intervento li abbia chiariti. E’ emerso in maniera lampante, drammatica, ma forse chiarificatrice che l’obiettivo di questa commissione non è quello che invece un grande paese dovrebbe avere, cioè provare insieme a fare qualcosa per rendere più forte il Ssn”.

Covid, Conte: non temo Commissione inchiesta, maggioranza codarda

Covid, Conte: non temo Commissione inchiesta, maggioranza codardaRoma, 14 feb. (askanews) – “Credo sia legittimo proporre una commissione di inchiesta: non ho nessun timore per quanto riguarda l’indagine che verrà svolta. Ritengo profondamente viziata questa commissione perché, per come è stata impostata per il perimetro che è stato dato, purtroppo si precluderà l’indagine sulla gestione della sanità che è per lo più rimessa alle Regioni e questo è un atto di codardia della maggioranza”. Lo ha detto in aula alla Camera il leader M5s Giuseppe Conte, intervenendo dopo l’approvazione dell’istituzione di una commissione di inchiesta sull’emergenza Covid.

Covid, da Camera ok definitivo a istituzione commissione inchiesta

Covid, da Camera ok definitivo a istituzione commissione inchiestaRoma, 14 feb. (askanews) – L’aula della Camera ha approvato in via definitiva l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dal Covid. I sì sono stati 132, i no 86, un astenuto. Italia Viva ha votato a favore insieme al resto della maggioranza.


Il testo – approvato in prima lettura dalla Camera, modificato dal Senato, e oggi licenziato da Montecitorio in terza lettura – prevede che la Commissione sia composta da quindici senatori e quindici deputati, nominati in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo esistente in almeno un ramo del Parlamento. La convocazione per la costituzione dell’Ufficio di Presidenza della Commissione è disposta dai presidenti di Camera e Senato, entro quindici giorni dalla nomina dei commissari. Compito della commissione sarà indagare sull’operato del governo Conte II, in carica durante l’emergenza Covid, e del ministero della Salute guidato dall’allora ministro Roberto Speranza. Respinta – anche oggi con la bocciatura di un ordine del giorno del deputato Pd Nico Stumpo – la richiesta di verificare i ruoli avuti dalle Regioni e dagli enti locali e le misure da loro adottate.


L’articolo 3 del testo definisce in maniera puntuale tutti i compiti della Commissione: tra quelli elencati nel dossier del servizio studi della Camera, lo svolgimento di indagini e la valutazione dell’efficacia, della tempestività e dei risultati delle misure adottate dal governo; l’accertamento delle ragioni del mancato aggiornamento del Piano pandemico redatto nel 2006, della mancata attivazione di quello allora vigente dopo la dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria internazionale da parte dell’OMS il 30 gennaio 2020; la verifica dei compiti e la valutazione dell’efficacia e dei risultati delle attività della task-force istituita presso il Ministero della salute il 22 gennaio 2020 incaricata di coordinare le iniziative in tema di Covid e del Comitato tecnico-scientifico. La Commissione d’inchiesta dovrà verificare il rispetto da parte dello Stato italiano delle normative nazionali, europee ed internazionali in tema di emergenze epidemiologiche; la valutazione dell’adeguatezza e proporzionalità delle misure adottate dal Governo per la prevenzione e gestione dei contagi in ambito scolastico; delle indicazioni e degli strumenti forniti dal Governo e dalle sue strutture di supporto alle Regioni e agli enti locali in ciascuna fase dell’emergenza pandemica; la valutazione delle misure adottate sotto il profilo del potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale; la verifica sull’esistenza di eventuali carenze o ritardi nell’approvvigionamento dei dispositivi di protezione personale e dispositivi medici, individuandone cause e responsabilità; l’indagine su eventuali donazioni ed esportazioni di quantità di dispositivi di protezione individuale e altri beni utili per la protezione dai contagi, autorizzate o comunque che si sono verificate nella fase iniziale e durante la pandemia; l’indagine su eventuali abusi, sprechi, irregolarità o illeciti sulle procedure di acquisto e la gestione delle risorse destinate al contenimento ed alla cura del Covid da parte del Governo, delle sue strutture di supporto e del Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19; l’accertamento e la valutazione di alcuni specifici aspetti relativi alla gestione dell’emergenza Covid-19 da parte del Commissario straordinario; la valutazione delle misure di contenimento adottate dal Governo nelle fasi iniziali e successive della pandemia e il profilo del loro adeguato fondamento scientifico, anche eventualmente attraverso la valutazione comparativa con la condotta seguita da altri Stati europei e con i risultati da essi conseguiti.