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Costruire la realtà: Jeff Wall alla Fondation Beyeler a Basilea

Costruire la realtà: Jeff Wall alla Fondation Beyeler a BasileaBasilea, 13 feb. (askanews) – C’è un momento nel quale la fotografia diventa in modo clamorosamente manifesto arte contemporanea. Quel momento ha un nome, ed è quello del canadese Jeff Wall, artista colto e consapevole, che ha saputo ottenere dalla fotografia risultati straordinari all’insegna di un concetto semplice nella sua impossibilità: creare una realtà fotografica profondamente vera utilizzando la costruzione e, nei fatti la finzione. La Fondation Beyeler, celebre museo di Basilea, gli dedica ora una grande mostra antologica che ripercorre tutta la carriera e tutte le diverse tipologie di opere di Wall. A curarla è stato chiamato Martin Schwander: “Jeff Wall – ha detto ad askanews – è uno dei più importanti artisti contemporanei e il suo metodo è quello di produrre immagini che sembrano reali, ma che spesso non lo sono. Nel senso che lui costruisce le immagini, in modi diversi, ma il risultato è un ‘simulacro’ della realtà. Al tempo stesso però lui realizza anche fotografia tradizionale, o di documentazione. Insomma, Jeff Wall utilizza tutte le opzioni che il medium fotografico gli consente come artista”.


Opzioni che hanno una potenza narrativa sorprendente e hanno un potere visionario così forte da apparire talvolta quasi banali, come nel gioco di sguardi tra due uomini nella luce del tramonto, oppure nella scena collettiva di fronte a un nightclub. Ma questa, se volete, semplicità, ha in sé in realtà la natura profonda delle cose, il modo in cui noi vediamo il mondo: quindi le immagini risuonano al massimo grado nella nostra percezione di spettatori. Come un dipinto – e sono evidenti le citazioni della Colazione sull’erba di Manet, così come di un Trittico di Francis Bacon conservato proprio alla Beyeler – o un romanzo, opere insomma che sembrano più vere del vero, “larger than life”, come dicono gli anglosassoni. E altrettanto chiara è la sensazione di stare guardando “arte”. “Ha a che fare anche con la scala – ha aggiunto Schwander – perché sono fotografie molto grandi, che hanno la stessa dimensione dei grandi dipinti del XIX secolo per esempio. Al tempo stesso Wall conosce benissimo la storia dell’arte e conosce il modo in cui si compongono i dipinti e tutto ciò converge nelle sue immagini molto sofisticate, molto elaborate e molto ricche”.


E poi ci sono le immagini impossibili, sia che siano ispirate alla guerra sovietica in Afghanistan, o a un ragazzino che cade da un albero o a una delle fotografie simbolo dell’esposizione alla Beyeler: “Un’improvvisa folata di vento”, ispirata a Hokusai. Jeff Wall ferma letteralmente il tempo e attraverso la costruzione e il lavoro a più livelli di immagine riscrive completamente il senso di “istante decisivo” caro al fotogiornalismo classico. È come se per la fotografia facesse quello che Cervantes ha fatto per il romanzo con il suo “Don Chisciotte”, cioè aggiungesse proprio la letteratura consapevole di se stessa. E in questo intreccio di piani si gioca la partita vera, quella che ci fa dire che non è la fotografia di Wall che somiglia al mondo, ma è il mondo che prova a somigliare al lavoro del fotografo canadese. (Leonardo Merlini)

Il ministro della Difesa Guido Crosetto ricoverato in ospedale per forti dolori al petto

Il ministro della Difesa Guido Crosetto ricoverato in ospedale per forti dolori al pettoRoma, 13 feb. (askanews) – Il ministro della Difesa Guido Crosetto è stato ricoverato d’urgenza nella notte. A seguito di un dolore perdurante da ieri mattina, si apprende da una nota, il ministro Crosetto si è presentato (solo ed a piedi) al pronto soccorso del San Carlo di Nancy, con forti dolori al petto. È stato immediatamente monitorato e poi sottoposto ad una coronarografia. Non ci sono notizie sulle cause ma fonti ospedaliere dicono potrebbe trattarsi di unaápericardite, si legge.

Milei: con Meloni lavoriamo a un coordinamento internazionale dei conservatori

Milei: con Meloni lavoriamo a un coordinamento internazionale dei conservatoriRoma, 13 feb. (askanews) – Creare un coordinamento dei conservatori nel mondo “è quello a cui stiamo cercando di lavorare”. Così il presidente argentino Javier Milei in un’intervista a Libero. “Ci sono molte persone che capiscono e vogliono andare nella direzione giusta. Un esempio chiaro è qui in Italia, Giorgia Meloni. In Spagna, c’è Vox con Santiago Abascal e per il Partito popolare, Isabel Díaz Ayuso. In Brasile ci ha provato Jair Bolsonaro”, commenta. “Ci sono vari leader che stanno cercando di indirizzare il dibattito verso il lato giusto. Il problema è che la sinistra è in vantaggio di trent’anni rispetto a noi”, sottolinea Milei.


Quanto all’incontro con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è stato “meraviglioso”: “Meloni è una persona che ti trasmette allegria, ottimismo, forza, è stata un riunione molto positiva”, afferma. “Abbiamo discusso di relazioni economiche, di quale aiuto può dare l’Italia all’Argentina nei rapporti con il Fondo monetario internazionale, abbiamo parlato di questioni culturali. È stato fantastico”, sottolinea il presidente argentino. 

La Cina esorta Israele a fermare le operazioni a Rafah “il più presto possibile”

La Cina esorta Israele a fermare le operazioni a Rafah “il più presto possibile”Roma, 13 feb. (askanews) – La Cina ha esortato Israele a interrompere “il più presto possibile” la sua operazione militare nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, avvertendo di un “grave disastro umanitario” se i combattimenti non si fermeranno immediatamente.


“La Cinaà si oppone e condanna le azioni che danneggiano i civili e violano il diritto internazionale”, ha affermato in una nota un portavoce del ministero degli Esteri, aggiungendo che Pechino esorta Israele a “fermare le sue operazioni militari il prima possibile, compiere ogni sforzo per evitare vittime civili innocentià e prevenire un disastro umanitario più grave nella zona di Rafah”.

Metsola: serve un sistema europeo di difesa che integri la Nato

Metsola: serve un sistema europeo di difesa che integri la NatoRoma, 13 feb. (askanews) – La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ritiene che l’Europa debba creare un nuovo sistema di sicurezza e difesa che integri la Nato, anziché competere con essa.


“Il dibattito sulla nostra autonomia strategica deve passare dalla teoria alla pratica. Ciò è vero quando si tratta della nostra competitività, delle nostre forniture energetiche, del commercio e, ovviamente, della difesa. L’Europa deve potenziare le proprie capacità e creare un nuovo quadro di sicurezza e difesa che integra e non compete con la Nato”, ha detto Metsola al parlamento estone. Durante la sua visita in Estonia, Metsola ha incontrato il presidente estone Alar Karis, il presidente del parlamento Lauri Hussar e il primo ministro Kaja Kallas.

M.O., altolà di Biden a operazione su Rafah: lavoriamo a tregua

M.O., altolà di Biden a operazione su Rafah: lavoriamo a treguaMilano, 12 feb. (askanews) – Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha espresso la sua contrarietà all’operazione su Rafah annunciata da Israele, e ha rilanciato invece la possibilità di una tregua di “almeno sei settimane” come conseguenza di un accordo sugli ostaggi cui gli Usa stanno lavorando.


Nelle dichiarazioni alla stampa dopo l’incontro alla Casa Bianca con il re Abdallah II di Giordania, Biden ha premesso che gli Usa “condividono con Israele l’obiettivo di sconfiggere Hamas”, ma ha anche sottolineato come siano “troppi, troppi, i 27 mila palestinesi uccisi inclusi migliaia di bambini. Ogni vittima innocente in Gaza è una tragedia, come è una tragedia ogni vittima israeliana”. Anche per questo la “grande operazione” militare preannunciata da Israele a Rafah “non dovrebbe avere luogo senza un piano credibile per la sicurezza e il sostegno dell’oltre un milione di persone che si rifugiano lì. Molte persone hanno dovuto spostarsi, più volte, scappando dalle violenze nel Nord, e ora sono concentrate a Rafah, esposte e vulnerabili: devono essere protetti. E fin dall’inizio abbiamo detto chiaramente che ci opponiamo a ogni evacuazione forzata di palestinesi da Gaza”. Anche per questo “oggi con il re abbiamo discusso di come aumentare gli aiuti umanitari”. Biden ha poi spiegato che gli Stati Uniti stanno lavorando ad un “accordo sugli ostaggi” tra Israele e Hamas “che porti a un’immediata tregua a Gaza per almeno sei settimane, che dia il tempo di costruire qualcosa di più duraturo. Stiamo lavorando notte e giorno per una pace tra palestinesi e Israele”, che garantisca “sicurezza e dignità per entrambi”, ha detto Biden che ha ricordato come nei mesi scorsi “ho ricevuto richieste dal primo ministro Netanyahu e dai leader di Egitto e Qatar per portare avanti questo progetto. Gli elementi chiave dell’accordo sono sul tavolo ma ci sono ancora delle distanze. Continuiamo a lavorare per raggiungere un accordo e gli Stati Uniti faranno tutto il possibile affinchè ciò accada”, ha concluso sul punto. Biden ha poi ribadito che “continueranno gli attacchi” americani contro le milizie supportate dall’Iran in Iraq e Siria.


Dal canto suo, re Abdallah II ha chiesto “un immediato e duraturo cessate il fuoco”, e ha sottolineato che le restrizioni sugli aiuti umanitari stanno portando a condizioni inumane”, facendo presente che “nessun’altra agenzia Onu può svolgere il lavoro che svolge l’UNRWA. Inoltre il re di Giordania ha denunciato la situazione nella West Bank e a Gerusalemme: circa 400 palestinesi sono stati uccisi nella West Bank dal 7 di ottobre, e tra questi quasi 100 bambini”. E ha ammonito: “La continua escalation da parte dei coloni estremisti e l’espansione degli insediamenti illegali scateneranno il caos nell’intera regione”.

M.O., Borrell chiede agli Usa di non fornire più armi a Israele

M.O., Borrell chiede agli Usa di non fornire più armi a IsraeleBruxelles, 12 feb. (askanews) – L’Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Josep Borrell, ha messo sul tavolo oggi a Bruxelles quattro convinti “no” dell’Europa nei confronti delle posizioni di Israele rispetto a quanto sta avvenendo in Medio Oriente, durante la riunione informale dei ministri della Cooperazione e Sviluppo dei Ventisette svoltasi oggi nella capitale belga. E soprattutto ha detto in modo chiaro e diretto agli Stati Uniti e agli altri paesi fornitori che dovrebbero smettere di rifornire di armi Israele, se davvero vogliono convincere il suo governo a smettere di uccidere così tanti civili palestinesi a Gaza. á


È il primo dei “no” di Borrell; “no” a questi attacchi alla popolazione della Striscia di Gaza, che sono una reazione all’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre sempre più sproporzionata e inaccettabile, con le ormai 100.000 persone rimaste uccise, ferite o disperse (come ha ricordato Philippe Lazzarini, il responsabile dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, Unrwa, che era presente alla riunione). Bisogna esercitare pressioni più efficaci sul premier israeliano Benjamin Netanyahu, e questo l’Europa non può farlo, ha osservato l’Alto Rappresentante, perché non fornisce armi a Israele, mentre possono farlo gli Usa. Un secondo “no” è quello ai piani di Netanyahu di evacuare e attaccare la città di Rafah, ultima porzione della Striscia a ridosso con l’Egitto in cui si è rifugiata ed è sostanzialmente rinchiusa gran parte della popolazione civile, senza possibilità di fuga. “Un milione e settecentomila persone – ha ricordato Borrell – schiacciate contro un muro che non possono fuggire. Sono sotto i bombardamenti e non sono in grado di scappare via. Questa è la situazione e spero che il mondo intero ne tenga conto”.


Ancora un “no”, poi, alla condanna senza prove e senza appello dell’Unrwa, mentre sono in corso le indagini dell’Onu sulle accuse ad alcuni suoi agenti accusati (“12 su 30.000”, ha puntualizzato Borrell) di aver partecipato ai raid terroristici di Hamas: valgono per l’Agenzia per i rifugiati palestinesi il principio di presunzione d’innocenza, e l’altro principio giuridico secondo cui le responsabilità sono individuali e non collettive, e quindi vanno punite le persone che si dimostrerà che sono colpevoli, e non l’intera organizzazione, ha rilevato l’Alto Rappresentante. E infine un “no” alla sospensione ai finanziamenti vitali all’Unrwa, che alcuni paesi dell’Ue (tra cui l’Italia) e dell’Occidente hanno deciso, in attesa delle conclusioni delle indagini indipendenti. Questo perché l’Agenzia Onu, che Tel Aviv da anni vorrebbe cancellare, sta facendo un enorme lavoro, insostituibile, e tanto più necessario e urgente in questa tremenda crisi umanitaria che proprio il governo di Israele sta rendendo sempre più grave. Borrell ha puntualizzato, tra l’altro, che l’Ue procederà con i suoi finanziamenti previsti a marzo, perché la condizione per il loro esborso era che fosse lanciata, e non che terminasse l’inchiesta, che potrebbe durare molto a lungo, e nel frattempo non si può prosciugare l’aiuto ai rifugiati palestinesi.


Ma è il primo “no” quello che sicuramente farà più rumore, come un tabù infranto. “In tanti, e di recente anche il presidente americano Joe Biden – ha ricordato l’Alto Rappresentante rispondendo ai giornalisti stamattina al suo arrivo alla riunione ministeriale – hanno detto che le operazioni” militari a Gaza “non sono più proporzionate, che il numero dei civili uccisi è intollerabile. E questa valutazione viene fatta da sempre più persone nel mondo”, che stanno “avvertendo Israele di non proseguire su questa strada. Ma la mia domanda è: a parte le parole, che cos’altro pensate che debba essere fatto, se credete che il prezzo in termini di morti sia troppo alto? Avete delle possibilità di ridurlo?” ha chiesto Borrell, con un messaggio rivolto chiaramente agli Stati Uniti. “Io non pretendo – ha detto ancora l’Alto Rappresentante, rispondendo alle domande dei giornalisti in conferenza stampa al termine del Consiglio informale – di essere responsabile della politica estera degli Stati Uniti, ho già abbastanza da fare per la politica estera dell’Unione europea. Ma siamo logici: quante volte abbiamo sentito i leader più importanti e i ministri degli Esteri di tutto il mondo dire che troppe persone vengono uccise? Il presidente Biden – ha ripetuto – ha detto che questo è troppo, che non è proporzionato. Ebbene, se credete che si stiano uccidendo troppe persone, forse dovreste fornire meno armi per evitare che così tante persone vengano uccise. Non è logico, questo?”.


“Nel 2006, durante la guerra contro il Libano – ha ricordato Borrell – gli Stati Uniti avevano già preso questa decisione. Già allora avevano deciso di sospendere la fornitura di armi a Israele, perché Israele non voleva fermare la guerra”. Questa è “esattamente la stessa cosa che accade oggi. Tutti vanno a Tel-Aviv, implorando: ‘Per favore, non fatelo, proteggete i civili, non uccidetene così tanti’”. “Quanti devono essere perché siano troppi? Qual è la norma? Ma Netanyahu non ascolta nessuno”. Il primo ministro israeliano dice che i civili di Rafah “stanno per evacuare”, ma, ha chiesto ancora l’Alto Rappresentante, “dove? Sulla Luna? Dove saranno evacuate queste persone? Insomma, se la comunità internazionale crede che questo sia un massacro, che si stiano uccidendo troppe persone, forse è il caso di ápensare alla fornitura di armi” a Israele. “E a proposito – ha aggiunto Borrell – oggi un tribunale olandese ha ordinato al governo dei Paesi Bassi di interrompere l’esportazione in Israele di pezzi di ricambio dei caccia F-35, per assicurare l’attuazione della decisione della Corte internazionale di giustizia”. Insomma, “ogni Stato membro è padrone della propria politica estera. Ma è un po contraddittorio continuare a dire che ci sono troppe persone uccise, chiedere per favore di prendersi cura delle persone, di non ucciderne così tanti, per favore. Smettetela di dire per favore e fate qualcosa”, ha concluso l’Alto Rappresentante.

Confindustria, corsa a 4: Orsini, Gozzi, Garrone e Marenghi i candidati

Confindustria, corsa a 4: Orsini, Gozzi, Garrone e Marenghi i candidatiRoma, 12 feb. (askanews) – E’ corsa a quattro per la presidenza di Confindustria. In pista per la successione a Carlo Bonomi ci sono Alberto Marenghi, Emanuele Orsini, Edoardo Garrone e Antonio Gozzi. Ai saggi della Commissione di Designazione, Mariella Enoc, Andrea Moltrasio e Ilaria Vescovi, sarebbero arrivate, secondo quanto si apprende, le candidature di tutti e quattro gli imprenditori.


Il nuovo leader di Confindustria verrà designato, a scrutinio segreto e a maggioranza assoluta dei votanti, il 4 aprile dai 184 membri del Consiglio generale e sarà poi eletto dall’assemblea dei delegati in programma per il 23 maggio. La gara parte, dunque, affollata. Nel giro di poche settimane, però, i candidati potrebbero ridursi se, come nella tradizione confindustriale, si cercheranno alleanze in nome dell’unità del sistema. Anche il lavoro dei saggi potrebbe spingere in questa direzione. Difficile che si arrivi ad un candidato unico, più probabile che anche questa volta la sfida sia a due.


Gozzi, nato a Chiavari nel 1954, è presidente del gruppo Duferco, della Virtus Entella e di Federacciai. Laureato in Economia e Commercio presso l’Università di Genova, si è sempre occupato di attività e temi riguardanti l’industria, l’energia e lo shipping. È inoltre presidente di Interconnector Energy Italia, il consorzio che organizza le prime 80 imprese italiane energivore nei settori dell’acciaio, della chimica del cemento e della carta. E’ membro del Consiglio Generale di Confindustria e dell’Esecutivo dell’Aspen Institute. Fa parte, poi, del Comitato Tecnico Energia di Confindustria, occupandosi, in particolare, dei complessi problemi tecnologici e finanziari che il processo di decarbonizzazione del sistema manifatturiero comporta. Marenghi, casse 1976, di Mantova, è amministratore delegato di Cartiera Mantovana. L’azienda è stata fondata da un suo antenato nel 1615 e Marenghi ne rappresenta la 17ma generazione. Nel 2010 fonda Cartiera Galliera, di cui è presidente e amministratore delegato, con sede a Padova e successivamente nel 2013 Sumus Italia, di cui è vicepresidente, con sede a Milano. Quanto alla ‘carriera’ in Confindustria, nel 2001 viene eletto presidente regionale dei Giovani Imprenditori della Lombardia e nel 2008 vicepresidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria. Nel 2014, all’età di 37 anni, viene eletto presidente di Confindustria Mantova. Da maggio 2020, con la presidenza Bonomi, è vicepresidente nazionale di Confindustria con delega all’Organizzazione, Sviluppo Associativo e Marketing.


Anche Orsini è nella squadra di Bonomi come vicepresidente con la delega al Credito, alla Finanza e al Fisco. Emiliano, classe 1973, è amministratore delegato di Sistem Costruzioni, e di Tino Prosciutti. Inoltre è presidente di Maranello Residence, consigliere delegato di Sistem Cubiertas Iberica Sl e consigliere di amministrazione di Afi – Associazione Forestale Italiana. Garrone, nato a Genova nel 1961, è presidente del Consiglio di Amministrazione di San Quirico, la Holding finanziaria del Gruppo Garrone-Mondini, ed è presidente del Gruppo Erg. Inoltre riveste il ruolo di presidente del Consiglio di Amministrazione de Il Sole 24 Ore. Lunga la sua esperienza confindustriale. Dal 2000 al 2002 è stato presidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria. Da maggio 2008 ad aprile 2012 è stato vicepresidente di Confindustria per l’Organizzazione e il Marketing Associativo. Da maggio 2014 ad aprile 2016, Garrone è stato componente del Comitato di Presidenza di Confindustria, con delega per l’Internazionalizzazione associativa. Da maggio 2012 ad aprile 2014 ha rivestito il ruolo di presidente del Comitato tecnico per l’Ambiente e Internazionalizzazione del Sistema associativo.


Secondo l’articolo 12 dello statuto di Confindustria, i tre saggi sono ora chiamati a tutte le verifiche sui candidati. Un lavoro da svolgere insieme al Consiglio etico e al Collegio speciale dei Probiviri confederali. In settimana partirà, poi, il “tour” nazionale di Enoc, Moltrasio e Vescovi. I tre apriranno le consultazioni con la base imprenditoriale giovedì 15, a Milano, nelle sede di Federchimica. Seconda tappa sarà Bologna il 16 febbraio. Poi i tre si sposteranno a Torino il 23 febbraio. Il 28 e 29 febbraio saranno a Roma nella sede di Confindustria. Il primo marzo di nuovo a Milano, questa volta in Assolombarda. Il 9 marzo a Padova e come tappa finale ci sarà Napoli l’11 marzo. Al termine delle consultazioni, i saggi individueranno i nominativi dei candidati che saranno chiamati ad ufficializzare l’accettazione della candidatura e ad illustrare il proprio programma in occasione del Consiglio Generale del 21 marzo.

Salvini punge Meloni su trattori,fondi per Irpef in arrivo

Salvini punge Meloni su trattori,fondi per Irpef in arrivoRoma, 12 feb. (askanews) – Il vento (leghista) delle europee soffia sul fuoco della protesta dei trattori, segmento rilevante dell’elettorato di centrodestra. Il leader del Carroccio e vicepremier Matteo Salvini oggi ha convocato in video conferenza i dirigenti del partito e la dichiarazione che ne è uscita è stato un chiaro messaggio a Giorgia Meloni: sul ripristino dell’esenzione Irpef non basta limitarsi ai redditi sotto i 10 mila euro, il governo deve fare di più.


Sull’esenzione Irpef, ha detto Salvini nel pomeriggio, “vogliamo coinvolgere un numero sempre maggiore di imprenditori agricoli, aggiungendo altre risorse rispetto a quanto già ipotizzato”. La proposta della Lega era quella di estenderla al di sopra della fascia dei 10 mila euro. Tra le altre proposte del Carroccio figurano l’approvazione della proposta sul controllo dei prezzi e costi di produzione e l’accelerazione dei provvedimenti per limitare i danni provocati dalla fauna selvatica, oltre a un secco “no” all’intesa con i Paesi del Mercosur a cui sta lavorando Bruxelles. Per l’Irpef – la vera partita – il problema sono le risorse. Al lavoro su questo si sono messi ormai da giorni il ministro leghista dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il suo vice (Fdi) Maurizio Leo, in stretto contatto con il ministro Francesco Lollobrigida, che ieri aveva incontrato alcuni manifestanti al presidio sulla Nomentana a Roma. E dalle pieghe del bilancio, non senza fatica, in serata sono uscite alcune risorse aggiuntive, alla base di un emendamento governativo che sarà presentato al Milleproroghe. “La norma – spiegano fonti parlamentari – prevede, oltre alla franchigia per esentare dal pagamento i redditi agrari e dominicali fino a 10.000 euro, anche una riduzione del 50% dell’importo da pagare per i redditi tra i 10.000 e i 15.000 euro”. Un intervento che, per le fonti, dimostra il “massimo impegno” del governo per il comparto. “In Italia abbiamo investito molto sull’agricoltura, le risorse sono aumentate”, ha assicurato Meloni al Tg5, dicendo di “capire” le proteste degli agricoltori e attaccando le “follie” europee “di quella che dicevano fosse una transizione ecologica ma in realtà era una transizione ideologica”. Da parte sua la Lega esprime “grande soddisfazione” per l’aumento delle risorse per l’Irpef, un esito – rivendica – “richiesto sin dalla scorsa settimana da Matteo Salvini”.


Tensione rientrata, dunque, ma anche se per la premier la maggioranza è “compatta” al di là delle “sfumature”, è evidente che quello degli agricoltori è solo uno dei terreni di scontro interni al governo e alla maggioranza (tra gli altri si possono inserire la coppia premierato-autonomia; la giustizia; i balneari, tanto per fare alcuni esempi) su cui da qui al voto di giugno si giocherà la ‘competition’ tra le forze di centrodestra.Per Bruxelles, ma sopratutto per i rapporti di forza in Italia.

Convergenza complicata opposizioni su mozioni M.O,Pd valuta domani

Convergenza complicata opposizioni su mozioni M.O,Pd valuta domaniRoma, 12 feb. (askanews) – Le opposizioni arrivano di nuovo in ordine sparso al voto sulle mozioni sul Medio oriente, ogni partito di opposizione presenta un proprio documento e solo domattina si capirà se sarà possibile almeno arrivare a qualche sostegno incrociato sui rispettivi documenti. Il Pd ha fissato la sua linea già a gennaio, scrivendo una mozione che ha messo d’accordo tutte le anime del partito, ma su questo non c’erano stati problemi nemmeno quando si è votato sull’Ucraina. Anche alIora i problemi nacquero, appunto, quando si trattò di decidere come comportarsi sui documenti degli altri partiti e lì ci furono delle smagliature, un pezzo di Pd votò anche una parte della mozione del governo nonostante la linea del partito fosse l’astensione sulle altre mozioni.


Questa volta i democratici sembrano orientati a orientato a votare solo il proprio documento, ma si valuterà domattina se astenersi o non partecipare proprio al voto sugli altri testi. L’ala più moderata del partito ha già mosso critiche su almeno due passaggi del testo di Verdi e Sinistra, in particolare su due punti: innanzitutto, la parte in cui si impegna il governo a lavorare per “un cessate il fuoco immediato ed incondizionato a Gaza”. Quell’ “incondizionato” non piace alla minoranza Pd, che vorrebbe comunque legare la richiesta del cessate il fuoco alla liberazione degli ostaggi israeliani, come scritto nella mozione dem. Inoltre, viene giudicato inaccettabile che Verdi e Sinistra chiedano al governo di sostenere l’iniziativa del Sud Africa contro Israele – accusata di “genocidio” – presso la Corte internazionale dell’Aja. Sul testo M5s, invece, non c’è ancora un giudizio compiuto nel Pd. I 5 stelle hanno aggiornato la mozione presentata già lo scorso novembre e nel nuovo documento chiederanno a loro volta una cessate il fuoco, un percorso negoziale centrato sulla linea dei ‘Due popoli, due stati, con lo Stato Palestina disegnato secondo i confini 1967. Inoltre, si sollecita una missione di interposizione a Gaza sotto l’egida dell’Onu e si chiede di fare luce su Unrwa e sulle voci che parlano di un coinvolgimento di alcuni dipendenti nell’attacco del 7 ottobre a Isarele, sostenendo però la salvaguardia dei finanziamenti all’Agenzia per supportare i rifugiati palestinesi. Inoltre, vengono chieste sanzioni mirate contro i coloni israeliani estremisti in Cisgiordania e la sospensione delle attività dell’Eni al largo di Gaza.


Inoltre – e questo punto è una novità – M5s impegna il governo ad attivarsi immediatamente, sia in seno all’Unione europea che insieme agli alleati e alle organizzazioni internazionali, al fine di scongiurare l’iniziativa militare israeliana nella zona di Rafah, compresa una nuova incursione di terra. Questo ultimo impegno, sottolineano dai 5 stelle, è stato aggiunto nella mozione per rispondere agli ultimi eventi sul terreno e all’allarme dell’Onu che ha parlato di potenziale “catastrofe” a proposito di Rafah. Il Pd farà il punto domattina, con gli altri alleati ci si sentirà nelle stesse ore. Luana Zanelli, Verdi-Sinistra, si augura almeno un voto per parti separate, in modo da poter condividere almeno i punti sui quali le posizioni collimano: “Le mozioni che coincidono con la nostra le voteremo. Ci sarà reciprocità almeno per tutte le parti che coincidono. Peccato che non si riesca ad avere una convergenza di tutta l’opposizione su unte ma così decisivo, ma man mano ci avviciniamo, spero. Si faranno votazioni per parti separate e cercheremo di convergere il più possibile”. Ma, appunto, il Pd sta valutando l’ipotesi di votare solo il proprio testo. Si vedrà domattina quale soluzione verrà scelta, anche perché i democratici devono anche decidere come comportarsi sul testo della maggioranza. Elly Schlein aveva annunciato ieri una telefonata a Giorgia Meloni per provare a chiedere un’azione unitaria per il cessate il fuoco, ma allo stato non sono arrivate novità su questo punto.