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Mps chiude il 2023 con un utile netto di oltre 2 miliardi, dopo 13 anni torna il dividendo

Mps chiude il 2023 con un utile netto di oltre 2 miliardi, dopo 13 anni torna il dividendoMilano, 7 feb. (askanews) – Mps chiude il 2023 con un utile netto pari a 2,052 miliardi di euro, rispetto a una perdita di 178 milioni del 2022, e ritorna dopo 13 anni al dividendo, in anticipo di due anni rispetto al target di piano. Prevista una cedola di 0,25 euro per azione, per un totale di 315 milioni. L’ultima volta che Rocca Salimbeni aveva distribuito i dividendi risale al 2011.


La proposta del dividendo, previa autorizzazione della Bce e approvazione dell’assemblea dei soci, “è conforme al commitment sul ‘dividend ban’ imposto dalla Commissione europea – sottolinea la banca -, in quanto i ratios patrimoniali di Mps risultano ampiamente superiori ai parametri fissati dalla Commissione stessa per consentire il pagamento di dividendi”. L’utile del solo quarto trimestre – inclusivo di 466 milioni di rilasci netti di accantonamenti su fondi rischi e oneri e di un positivo effetto netto delle imposte per 339 milioni – è stato pari a 1,12 miliardi. Nell’ultima parte dell’anno sono arrivate le sentenze di assoluzione degli ex vertici Mussari-Vigni e Viola-Profumo che hanno permesso di liberare risorse utili al rafforzamento patrimoniale della banca. La solidità patrimoniale è infatti ai vertici del sistema, sottolinea Mps: a fine 2023, il Cet1 ratio fully loaded è al 18,1%, in crescita di 248 punti base su anno e post distribuzione di dividendi. L’ammontare del petitum per rischi legali straordinari si è ridotto a fine 2023 a circa 890 milioni, non considerando la causa promossa dai Fondi Alken (450 mln), riguardo cui, a seguito della già positiva sentenza di primo grado, a dicembre è stata emessa una sentenza conforme a favore della banca da parte della Corte d’Appello di Milano.


Nel 2023, il gruppo Mps ha realizzato ricavi complessivi per 3,79 miliardi, in aumento del 21,7% rispetto all’anno precedente, con il margine di interesse a 2,292 miliardi (+49,3%). Il risultato operativo lordo è pari a 1,954 miliardi, quasi raddoppiato rispetto al 31 dicembre 2022. I risultati 2023 beneficiano anche degli interventi strutturali di efficientamento dei costi operativi (-12,6% su anno) con un cost/income al 49%, in forte riduzione rispetto a fine 2022 (68%).

Im Medio oriente Hamas propone una pace in 135 giorni, ma Israele frena

Im Medio oriente Hamas propone una pace in 135 giorni, ma Israele frenaRoma, 7 feb. (askanews) – Il movimento estremista palestinese Hamas ha proposto un piano di cessate il fuoco che metterebbe a tacere le armi a Gaza per quattro mesi e mezzo, per arrivare poi alla fine definitiva della guerra, in risposta a una proposta inviata la scorsa settimana dai mediatori del Qatar e dell’Egitto e sostenuta da Stati Uniti e Israele. L’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che la risposta di Hamas è stata trasmessa al Mossad e che “i dettagli sono allo studio di tutte le parti coinvolte nei negoziati”. Funzionari dello Stato ebraico però frenano sulla possibilità di intesa, che prevederebbe tra le altre cose il ritiro completo delle forze di difesa israeliane dalla Striscia di Gaza. “Non saremo in grado di accettare una richiesta di fermare la guerra”. Secondo una bozza del documento di Hamas visionata da Reuters, la controproposta del movimento palestinese prevede tre fasi, ciascuna della durata di 45 giorni, per lo scambio di ostaggi con prigionieri palestinesi, la restituzione di corpi o resti delle persone uccise, la ricostruzione di Gaza, il ritiro completo delle forze israeliane dall’enclave. Fonti dello Stato ebraico citate dallo Yedioth Ahronot hanno detto che Hamas avrebbe chiesto in particolare “il rilascio di 1.500 prigionieri palestinesi, alcuni dei quali di alto profilo”. Secondo la controproposta del movimento, un terzo di questi detenuti dovrebbe essere selezionato proprio da Hamas da una lista di condannati all’ergastolo in Israele. Di contro, tutte le donne israeliane in ostaggio, i maschi sotto i 19 anni, gli anziani e i malati verrebbero rilasciati durante la prima fase di 45 giorni, in cambio del rilascio di donne e bambini palestinesi dalle carceri israeliane. I restanti ostaggi maschi verrebbero liberati durante la seconda fase dell’accordo.


Il gruppo al governo nella Striscia, inoltre, avrebbe chiesto di consentire la ricostruzione degli ospedali e dei campi profughi a Gaza, nonché rassicurazioni sull’uscita delle forze di terra israeliane dalle aree popolate della Striscia già durante la prima fase dell’eventuale accordo. La tregua aumenterebbe anche il flusso di cibo e altri aiuti ai civili di Gaza, secondo Hamas. A questo proposito il gruppo palestinese avrebbe chiesto l’ingresso nella Striscia di 500 camion con aiuti al giorno. La terza fase proposta da Hamas servirebbe allo scambio dei resti e dei corpi dei defunti e a condurre alla fine definitiva del conflitto. Un obiettivo, quest’ultimo, che il segretario di Stato Usa Antony Blinken sta perseguendo in occasione del suo quinto tour nella regione dal 7 ottobre scorso, data di inizio delle ostilità. Il capo della diplomazia di Washington è arrivato questa notte in Israele dopo aver incontrato i leader dei mediatori di Qatar ed Egitto nella più seria spinta diplomatica della guerra finora volta a raggiungere una tregua prolungata. Mentre sono in corso i negoziati, però, sul terreno si continua a combattere. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati della Palestina (Unrwa) ha dichiarato che un convoglio umanitario guidato dall’organizzazione è stato colpito mentre trasportava cibo alla popolazione nel nord di Gaza. Secondo l’Unrwa, l’84 per cento delle strutture sanitarie di Gaza è stato colpito dagli attacchi dal 7 ottobre scorso e solo quattro delle 22 strutture sanitarie dell’agenzia Onu sono ancora operative. L’esercito israeliano, da parte sua, ha confermato l’uccisione di decine di militanti palestinesi a Khan Younis nelle ultime 24 ore. I militari, ha spiegato l’Idf, hanno anche localizzato grandi quantità di armi e scoperto numerosi tunnel di Hamas nell’area. (di Corrado Accaputo)

Esa, il satellite ERS-2 sta per rientrare nell’atmosfera terrestre

Esa, il satellite ERS-2 sta per rientrare nell’atmosfera terrestreRoma, 7 feb. (askanews) – Il satellite europeo di telerilevamento ERS-2, dopo 16 anni di onorato servizio, si appresta a rientrare nell’atmosfera terrestre e disintegrarsi in gran parte, seguito nel suo percorso dall’Agenzia spaziale europea che nel 2011 ne ha decretato la fine operativa iniziando un processo di abbassamento dell’orbita in vista del rientro in atmosfera che l’Esa stima possa avvenire intorno al 19 febbraio.


ERS-2 è stato lanciato nel 1995 in seguito al satellite gemello ERS-1, lanciato quattro anni prima. Al momento del lancio, i due satelliti ERS erano tra i più sofisticati satelliti di osservazione della Terra mai sviluppati. Entrambi i satelliti – informa l’Esa – trasportavano un impressionante pacchetto di strumenti tra cui un radar ad apertura sintetica per immagini, un altimetro radar e altri potenti sensori per misurare la temperatura della superficie oceanica e i venti sul mare. ERS-2 aveva anche un sensore aggiuntivo per misurare l’ozono atmosferico. Questi rivoluzionari satelliti dell’Esa hanno raccolto una quantità di dati sul ghiaccio polare in diminuzione, sul cambiamento delle superfici terrestri, sull’innalzamento del livello del mare, sul riscaldamento degli oceani e sulla chimica atmosferica. Inoltre, sono stati chiamati a monitorare disastri naturali come gravi inondazioni e terremoti in remote parti del mondo.


Le varie tecnologie pionieristiche utilizzate nel satellite ERS hanno posto le basi per missioni successive come la missione Envisat, i satelliti meteorologici MetOp, l’odierna famiglia di missioni di ricerca scientifica Earth Explorer e le Sentinelle Copernicus e molte altre missioni satellitari nazionali, aprendo la strada alle osservazioni di routine che vengono effettuate oggi. Ad esempio, il radar ERS è stato il precursore del radar nell’odierna missione Copernicus Sentinel-1, il suo altimetro radar ha fornito al sensore della missione Earth Explorer CryoSat l’eredità per mappare i cambiamenti nello spessore del ghiaccio e il radiometro ERS continua a vivere nella versione evoluta imbarcata su Copernicus Sentinel-3. Il Global Ozone Monitoring Experiment (GOME) di ERS-2 è stato il precursore di SCIAMACHY su Envisat e GOME-2 su MetOp. Quando è stato lanciato ERS-2, la nozione di cambiamento climatico era molto meno conosciuta e compresa di oggi, – osserva Esa – ma le missioni ERS hanno fornito agli scienziati i dati che ci hanno aiutato a iniziare a comprendere l’impatto che gli esseri umani stanno avendo sul pianeta. Migliaia di articoli scientifici sono stati pubblicati sulla base dei dati ERS, e grazie al programma spaziale Heritage di EsA, che garantisce che i dati dei satelliti ora inattivi continuino ad essere migliorati e utilizzati, emergeranno ancora ulteriori scoperte sul cambiamenti del nostro pianeta e sui rischi che corriamo.


ERS-2 era ancora in funzione quando l’Agenzia spaziale europea dichiarò completata la missione nel 2011 e successivamente iniziò ad abbassare la sua altitudine da circa 785 km a 573 km per ridurre al minimo il rischio di collisione con altri satelliti a dimostrazione del forte impegno dell’Agenzia per ridurre i detriti spaziali. Dopo 13 anni di decadimento orbitale, guidato principalmente dall’attività solare, il satellite ora rientrerà naturalmente nell’atmosfera terrestre. Questo dovrebbe avvenire intorno alla metà di febbraio, con previsioni che saranno sempre più precise man mano che ci si avvicina al rientro. L’Ufficio Esa per il monitoraggio e controllo dei “detriti spaziali” sta, ovviamente, monitorando molto da vicino il decadimento dell’orbita del satellite di ERS-2 in coordinamento con diversi partner internazionali e fornirà aggiornamenti regolari nei giorni che precedono il rientro sia sulla pagina delle previsioni di rientro dell’Esa che sul blog Rocket Science. (Credits: ESA)

In Giappone si prospettano aumenti salariali record per dipendenti

In Giappone si prospettano aumenti salariali record per dipendentiRoma, 7 feb. (askanews) – Si prospettano aumenti salariali record nella grande industria giapponese, dopo che lo stessso primo ministro Fumio Kishida ha chiesto alle imprese di mettere mano al portafoglio per sostenere il potere di acquisto delle famiglie nipponiche intaccato dall’inflazione.


In queste settimane sono in corso le tradizionali trattative sindacali primaverili, che ogni anno stabiliscono livelli retributivi e premi di produzione. E le cifre di cui si parla sono importanti. Un esempio, in particolare, viene dall’industria automobilistica. Proprio oggi è stato reso noto che il sindacato interno di Nissan Motor ha chiesto un aumento di 18mila yen (113 euro) al mese, con un incremento di un terzo rispetto alla richiesta dello scorso anno, la quale già di suo rappresentava un record assoluto.


Non solo. Nel sistema di relazioni industriali giapponesi, la retribuzione è formata dallo stipendio, ma anche e soprattutto dal bonus forfettario. E anche in questo si stanno superando tutti i record. Il sindacato di Nissan ha chiesto un bonus di 5,8 mensilità, cioè 0,3 stipendi mensili in più rispetto allo scorso anno. Ma questo dato è superato ampiamente dalla richiesta fatta dal sindacato nella trattativa in corso in Toyota Motor, dove è stato chiesto un forfettario di 7,6 mesi di stipendio mensile, il più alto di sempre. E anche sul fronte della retribuzione mensile, la richiesta è la più alta di sempre.


Nella Honda è stato richiesto un aumento del salario mensile di 20mila yen (125,5 euro), il più alto in 32 anni, e un bonus forfettario di 7,1 mensilità, record assoluto per l’azienda. Le trattative salariali sono un tema cruciale in questo momento in Giappone e su di esso sono appuntati gli occhi dei policy-maker, compresi quelli della Banca del Giappone (BoJ), che su questo modulerà tempi e modalità di un’eventuale cambio di politica monetaria. Il governatore della banca centrale Kazuo Ueda ha espresso le sue speranze per un “ciclo virtuoso prezzi-salari” in una conferenza stampa dopo il suo ultimo incontro di politica monetaria di, dicendo: “I sindacati hanno espresso la loro volontà di chiedere salari più alti rispetto allo scorso anno e ci sono stati alcuni riscontri positivi in dichiarazioni del management, in particolare nelle grandi aziende”.


La Japan Business Federation, confindustria giapponese conosciuta anche come Keidanren, nel suo forum annuale sul lavoro e sul management, ha sollecitato i suoi associati in questo senso. In un videomessaggio, il presidente Masakazu Tokura ha affermato che le aziende “hanno la responsabilità sociale” di aumentare i salari in modo da tenere il passo con l’inflazione. Le trattative salariali primaverili, conosciute come “shunto”, riuniscono sindacati e management per fissare i salari mensili prima dell’inizio dell’anno fiscale giapponese ad aprile. In Giappone i sindacati sono generalmente a livello aziendale, piuttosto che a livello di settore, e mirano a rafforzare la loro posizione negoziale tenendo colloqui più o meno tutti nello stesso periodo. “Il tasso di crescita salariale dello scorso anno è stato il più alto degli ultimi 30 anni, ma i salari reali non sono aumentati perché l’inflazione era ancora più alta”, ha detto in un’intervista Tomoko Yoshino, presidente della Confederazione sindacale giapponese Rengo, composta da 7 milioni di membri. “Siamo stati in grado di dimostrare – ha proseguito – che aumentare i salari è possibile. Nel 2024 vogliamo dimostrare che possiamo continuare ad aumentare i salari”. Rengo ha detto che quest’anno vuole almeno un aumento del 5% per i suoi membri. I capi di alcune grandi aziende giapponesi hanno già promesso di aumentare gli stipendi oltre l’obiettivo di Rengo. Takeshi Niinami, amministratore delegato del produttore di bevande Suntory Holdings, lo scorso ottobre ha dichiarato che la società aumenterà le retribuzioni in media del 7%. Anche Dai-ichi Life Holdings, una compagnia di assicurazioni sulla vita, prevede ritocchi verso l’alto del 7%, in parte attraverso un nuovo piano di remunerazione azionaria per circa 50.000 dipendenti. La contrattazione collettiva non ha quasi mai previsto i salari in Giappone da quando è scoppiata la bolla economica nei primi anni ’90. La situazione ha iniziato a cambiare intorno al 2022, con l’inflazione elevata e il management ha iniziato a sentire il peso di una grave carenza di manodopera. Lo shunto dello scorso anno si è tradotto in un aumento salariale medio di circa il 3,6%, il massimo degli ultimi 30 anni, che comprendeva un aumento dello stipendio base mensile e aumenti della retribuzione basata sull’anzianità. Ma, se per le grandi aziende mettere in campo cifre importanti per remunerare i dipendenti non è un grande problema, diverso è il discorso per l’enorme massa di piccole e medie imprese, che già hanno subito gravi danni nel periodo pandemico e faticano a trasferire i costi più elevati ai propri clienti. In un sondaggio condotto questo mese su 833 piccole imprese dalla Jonan Shinkin Bank di Tokyo, solo il 27,7% ha dichiarato di voler aumentare i salari quest’anno, mentre il 35% ha dichiarato di non avere tali piani. Un altro 37,3% si dichiara indeciso.

Vendite al dettaglio dicembre 2023: -0,1% in valore

Vendite al dettaglio dicembre 2023: -0,1% in valoreRoma, 7 feb. (askanews) – A dicembre 2023 l’Istat stima, in una nota diffusa oggi, per le vendite al dettaglio un calo congiunturale dello 0,1% in valore e dello 0,5% in volume. Sono in diminuzione le vendite dei beni alimentari in valore e in volume (rispettivamente -0,2% e -0,9%) e quelle dei beni non alimentari in volume (-0,2%), mentre sono stazionarie quelle in valore.


Nell’ultimo trimestre del 2023, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio aumentano in valore (+0,3%) e subiscono una flessione in volume (-0,2%). Le vendite dei beni alimentari crescono in valore (+0,3%) e diminuiscono in volume (-0,2%) mentre le vendite dei beni non alimentari non subiscono variazioni in valore e calano in volume (-0,2%). Su base tendenziale, a dicembre 2023, le vendite al dettaglio aumentano dello 0,3% in valore e registrano un calo in volume del 3,2%. Le vendite dei beni alimentari crescono del 2,2% in valore e diminuiscono del 3,5% in volume; quelle dei beni non alimentari calano sia in valore (-1,1%) sia in volume (-3,0%).


Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali prevalentemente negative tra i gruppi di prodotti. L’aumento maggiore riguarda i Prodotti di profumeria, cura della persona (+4,3%), mentre registrano il calo più consistente Elettrodomestici, radio, tv e registratori (-4,1%). Rispetto a dicembre 2022, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita per la grande distribuzione (+1,9%) e il commercio elettronico (+1,1%), mentre registrano una variazione negativa le vendite delle imprese operanti su piccole superfici (-1,2%) e le vendite al di fuori dei negozi (-3,3%).

M.O., “pace in 135 giorni”: controproposta Hamas, ma Israele frena

M.O., “pace in 135 giorni”: controproposta Hamas, ma Israele frenaRoma, 7 feb. (askanews) – Il movimento estremista palestinese Hamas ha proposto un piano di cessate il fuoco che metterebbe a tacere le armi a Gaza per quattro mesi e mezzo, per arrivare poi alla fine definitiva della guerra, in risposta a una proposta inviata la scorsa settimana dai mediatori del Qatar e dell’Egitto e sostenuta da Stati Uniti e Israele. L’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto sapere che la risposta di Hamas è stata trasmessa al Mossad e che “i dettagli sono allo studio di tutte le parti coinvolte nei negoziati”. Funzionari dello Stato ebraico però frenano sulla possibilità di intesa, che prevederebbe tra le altre cose il ritiro completo delle forze di difesa israeliane dalla Striscia di Gaza. “Non saremo in grado di accettare una richiesta di fermare la guerra”.


Secondo una bozza del documento di Hamas visionata da Reuters, la controproposta del movimento palestinese prevede tre fasi, ciascuna della durata di 45 giorni, per lo scambio di ostaggi con prigionieri palestinesi, la restituzione di corpi o resti delle persone uccise, la ricostruzione di Gaza, il ritiro completo delle forze israeliane dall’enclave. Fonti dello Stato ebraico citate dallo Yedioth Ahronot hanno detto che Hamas avrebbe chiesto in particolare “il rilascio di 1.500 prigionieri palestinesi, alcuni dei quali di alto profilo”. Secondo la controproposta del movimento, un terzo di questi detenuti dovrebbe essere selezionato proprio da Hamas da una lista di condannati all’ergastolo in Israele. Di contro, tutte le donne israeliane in ostaggio, i maschi sotto i 19 anni, gli anziani e i malati verrebbero rilasciati durante la prima fase di 45 giorni, in cambio del rilascio di donne e bambini palestinesi dalle carceri israeliane. I restanti ostaggi maschi verrebbero liberati durante la seconda fase dell’accordo. Il gruppo al governo nella Striscia, inoltre, avrebbe chiesto di consentire la ricostruzione degli ospedali e dei campi profughi a Gaza, nonché rassicurazioni sull’uscita delle forze di terra israeliane dalle aree popolate della Striscia già durante la prima fase dell’eventuale accordo. La tregua aumenterebbe anche il flusso di cibo e altri aiuti ai civili di Gaza, secondo Hamas. A questo proposito il gruppo palestinese avrebbe chiesto l’ingresso nella Striscia di 500 camion con aiuti al giorno.


La terza fase proposta da Hamas servirebbe allo scambio dei resti e dei corpi dei defunti e a condurre alla fine definitiva del conflitto. Un obiettivo, quest’ultimo, che il segretario di Stato Usa Antony Blinken sta perseguendo in occasione del suo quinto tour nella regione dal 7 ottobre scorso, data di inizio delle ostilità. Il capo della diplomazia di Washington è arrivato questa notte in Israele dopo aver incontrato i leader dei mediatori di Qatar ed Egitto nella più seria spinta diplomatica della guerra finora volta a raggiungere una tregua prolungata. Mentre sono in corso i negoziati, però, sul terreno si continua a combattere. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati della Palestina (Unrwa) ha dichiarato che un convoglio umanitario guidato dall’organizzazione è stato colpito mentre trasportava cibo alla popolazione nel nord di Gaza. Secondo l’Unrwa, l’84 per cento delle strutture sanitarie di Gaza è stato colpito dagli attacchi dal 7 ottobre scorso e solo quattro delle 22 strutture sanitarie dell’agenzia Onu sono ancora operative. L’esercito israeliano, da parte sua, ha confermato l’uccisione di decine di militanti palestinesi a Khan Younis nelle ultime 24 ore. I militari, ha spiegato l’Idf, hanno anche localizzato grandi quantità di armi e scoperto numerosi tunnel di Hamas nell’area. (di Corrado Accaputo)

Mps: utile 2023 oltre 2 miliardi, dopo 13 anni torna il dividendo

Mps: utile 2023 oltre 2 miliardi, dopo 13 anni torna il dividendoMilano, 7 feb. (askanews) – Mps chiude il 2023 con un utile netto pari a 2,052 miliardi di euro, rispetto a una perdita di 178 milioni del 2022, e ritorna dopo 13 anni al dividendo, in anticipo di due anni rispetto al target di piano. Prevista una cedola di 0,25 euro per azione, per un totale di 315 milioni. L’ultima volta che Rocca Salimbeni aveva distribuito i dividendi risale al 2011.


La proposta del dividendo, previa autorizzazione della Bce e approvazione dell’assemblea dei soci, “è conforme al commitment sul ‘dividend ban’ imposto dalla Commissione europea – sottolinea la banca -, in quanto i ratios patrimoniali di Mps risultano ampiamente superiori ai parametri fissati dalla Commissione stessa per consentire il pagamento di dividendi”. L’utile del solo quarto trimestre – inclusivo di 466 milioni di rilasci netti di accantonamenti su fondi rischi e oneri e di un positivo effetto netto delle imposte per 339 milioni – è stato pari a 1,12 miliardi. Nell’ultima parte dell’anno sono arrivate le sentenze di assoluzione degli ex vertici Mussari-Vigni e Viola-Profumo che hanno permesso di liberare risorse utili al rafforzamento patrimoniale della banca. La solidità patrimoniale è infatti ai vertici del sistema, sottolinea Mps: a fine 2023, il Cet1 ratio fully loaded è al 18,1%, in crescita di 248 punti base su anno e post distribuzione di dividendi. L’ammontare del petitum per rischi legali straordinari si è ridotto a fine 2023 a circa 890 milioni, non considerando la causa promossa dai Fondi Alken (450 mln), riguardo cui, a seguito della già positiva sentenza di primo grado, a dicembre è stata emessa una sentenza conforme a favore della banca da parte della Corte d’Appello di Milano.


Nel 2023, il gruppo Mps ha realizzato ricavi complessivi per 3,79 miliardi, in aumento del 21,7% rispetto all’anno precedente, con il margine di interesse a 2,292 miliardi (+49,3%). Il risultato operativo lordo è pari a 1,954 miliardi, quasi raddoppiato rispetto al 31 dicembre 2022. I risultati 2023 beneficiano anche degli interventi strutturali di efficientamento dei costi operativi (-12,6% su anno) con un cost/income al 49%, in forte riduzione rispetto a fine 2022 (68%).

Tutti i numeri delle elezioni presidenziali in Azerbaigian

Tutti i numeri delle elezioni presidenziali in AzerbaigianBaku, 7 feb. (askanews) – L’Azerbaigian va alle urne per le elezioni presidenziali anticipate. Un voto simbolico per il Paese e pieno di dati e numeri da esaminare. Eccone alcuni, in particolare nel segno del numero 7.


Le votazioni sono state convocate il 7 dicembre 2023 e si svolgono oggi, 7 febbraio 2024. Il mandato presidenziale è di sette anni.


Si contano sette candidati: oltre al capo di stato Ilham Aliyev, candidato del Partito Nuovo Azerbaigian, Fazil Mustafa, candidato dei liberali del Grande Ordine, Elsad Musayev, del partito Grande Azerbaigian, il presidente del Fronte popolare Gudrat Hasanguliyev, il socialdemocratico del Fronte nazionale Razi Nurullaev e gli indipendenti Zahid Oruj e Fuad Aliyev. Nel Paese sono stati istituiti 6.537 seggi, di questi 26 nei territori liberati del Karabakh.


Si contano anche 49 seggi all’estero in 37 Paesi. Webcam sono state installate in 1.000 seggi elettorali. Saranno accese dalle 7:30 fino alla fine delle procedure.


Le liste elettorali hanno registrato oltre 6,5 milioni di elettori, di questi diverse migliaia sono registrati permanentemente nel Karabakh, ma la Commissione elettorale centrale si aspetta che molte più persone votino nei 26 seggi dei territori con un permesso temporaneo. La Commissione elettorale centrale ha autorizzato 90.272 osservatori, 760 dei quali sono osservatori internazionali, tra cui 266 osservatori Osce. In tutto 72 organizzazioni e 83 ong hanno inviato i loro osservatori. 216 giornalisti provenienti da 109 media internazionali seguono le elezioni presidenziali.

Presidenziali Azerbaigian: urne aperte, Aliyev verso nuovo mandato

Presidenziali Azerbaigian: urne aperte, Aliyev verso nuovo mandatoBaku, 7 feb. (askanews) – Alle 8.00 di oggi (le 5 in Italia) si sono aperti i seggi per le elezioni presidenziali anticipate indette in Azerbaigian. Circa 6,5 milioni di elettori sono chiamati alle urne e per la prima volta diverse migliaia di loro voteranno nei 26 seggi istituiti dalla Commissione elettorale centrale nei territori liberati del Karabakh.


Il presidente in carica Ilham Aliyev, pronto al quinto mandato consecutivo alla guida del Paese caucasico, ha presentato il voto di oggi come storico e contemporaneamente la fine di un’era e l’inizio di un’altra. Oltre 90mila osservatori monitoreranno le elezioni, tra cui anche 266 dell’Osce e il presidente della Commissione elettorale centrale, Mazahir Panahov, che ieri ha parlato ai giornalisti, ha garantito che non ci saranno problemi di trasparenza.


Le urne chiuderanno alle 19.00 ora locale (le 16.00 in Italia) e sono previsti exit poll, anche se l’esito delle votazioni appare scontato. I sei rivali di Aliyev, tra cui rappresentanti dell’opposizione parlamentare e due indipendenti, non hanno chance di insidiare il primato del capo di stato, forte anche per la riconquista dei territori del Karabakh, dopo decenni di conflitto con l’Armenia. I due principali partiti d’opposizione, fuori dal Parlamento e dalla vita politica ufficiale del Paese perché da tempo boicottano le elezioni, invece non hanno presentato alcun candidato. Il Fronte popolare dell’Azerbaigian ha chiesto di non andare a votare alle presidenziali, definite una farsa, mentre il Musavat ha contestato la mancanza di elezioni libere e l’arresto di giornalisti e attivisti politici. “A settembre abbiamo chiuso un’era, con un evento epocale. Credo che non ci sia stata una vittoria simile nei cento anni di storia dell’Azerbaigian – ha dichiarato Aliyev in un’intervista rilasciata dopo l’annuncio delle elezioni anticipate e della sua candidatura – Le elezioni presidenziali dovrebbero sancire l’inizio di questa nuova era”. La seconda ragione per la convocazione di un voto anticipato, ha spiegato il presidente azerbaigiano, è “che per la prima volta nella nostra vita di Paese indipendente, un’elezione si svolgerà in ogni angolo della nostra nazione” e “quindi ho pensato che le prime votazioni dovessero essere le più importanti, le presidenziali”. Infine, ha spiegato ancora Aliyev, “il mio ruolo da presidente ha superato i 20 anni” e quindi “un voto dopo 20 anni rappresenta la giustificazione di un tale periodo cronologico”.


Anche per Farid Shafiyeh presidente del think tank AIR Center quelle di oggi sono elezioni importanti e soprattutto “simboliche”, sia per il ripristino dell’integrità territoriale azerbaigiana sia perché si “potranno liberare risorse che prima erano impiegato per le operazioni militari, per investire nello sviluppo economico e sociale”, ha detto a un gruppo di giornalisti internazionali a Baku. La “ricostruzione dei territori e la trasformazione del Paese” sono tra le priorità del 2024 per l’Azerbaigian, ha detto Shafiyeh, aggiungendo che un’altra priorità è la firma dell’accordo di pace con l’Armenia, “che potrebbe avvenire già quest’anno anche se restano dei punti di disaccordo, ora sta all’Armenia iniziare, a partire dalla modifica della Costituzione che contiene diretti riferimenti all’annessione della regione” del Karabakh. Tra i “rivali” di Aliyev, candidato del Partito Nuovo Azerbaigian, non si annovera nessuna donna, come ha sottolineato la stessa Commissione elettorale centrale. I sei uomini che si sono presentati sono Fazil Mustafa, candidato dei liberali del Grande Ordine, Elsad Musayev, del partito Grande Azerbaigian, all’opposizione in Parlamento insieme al Fronte popolare, il cui presidente Gudrat Hasanguliyev ha deciso di candidarsi, il socialdemocratico del Fronte nazionale Razi Nurullaev e gli indipendenti Zahid Oruj e Fuad Aliyev.


(di Daniela Mogavero)

Sanremo prima serata: Mengoni mattatore, Bertè infiamma e guida classifica

Sanremo prima serata: Mengoni mattatore, Bertè infiamma e guida classificaSanremo, 7 feb. (askanews) – Cala il sipario sulla prima serata del Festival di Sanremo, nel segno di una co-conduzione perfetta di Marco Mengoni, che ha affiancato Amadeus. Loredana Bertè con “Pazza” chiude al primo posto nella classifica provvisoria. Nella serata con il voto riservato alla stampa, la rocker – che ha trascinato il pubblico dell’Ariston – guida la classifica, seguita al secondo posto da Angelina Mango, al terzo da Annalisa, al quarto da Diodato e al quinto Mahmood.


Marco Mengoni è il vero protagonista della prima serata del Festival di Sanremo. Il cantante, vincitore della scorsa edizione, nella veste di co-conduttore, ha infiammato il Teatro Ariston con le sue esibizioni: dal brano “Due vite” fino a un medley che ha trascinato il pubblico sulle note del brano “L’essenziale”, con cui ha vinto il suo primo Festival. Per lui standing ovation. E’ stato proprio lui ad aprire ufficialmente la 74esima edizione della kermesse sanremese. Ha cantato, ha presentato i suoi “colleghi”, ha scherzato con Amadeus lanciando il “preserbacino”, una sorta di separatore per evitare baci in bocca tra ‘sconosciuti’, a richiamare il bacio di Rosa Chemical con Fedez dello scorso anno.


Poi spazio alla musica. Nella prima serata si sono esibiti tutti i 30 artisti in gara. La prima a scendere le scale dell’Ariston è stata Clara. Fiorella Mannoia si è esibita a piedi nudi, indossando un elegante abito bianco con pizzo; il pezzo rock di Loredana Bertè ha trascinato il pubblico del Teatro; La Sad ha portato sul palco il tema del suicidio, mostrando alcuni cartelli sul fenomeno: “Non parlarne è un suicidio”, “Io so solo che non voglio più soffrire” e “La musica ci ha salvato la vita”. Sul palco una travolgente Angelina Mango con la sua “Noia” (un brano che ha tutt’altro che annoiato), una commossa Alessandra Amoroso con un brano autobiografico con cui si è messa a nudo, riprendendosi la vita dopo l’odio social che l’ha invasa nell’ultimo anno. Ed ancora: Annalisa, tra le favorite per i bookmakers, i The Kolors con un brano che è già tormentone. Big Mama porta la body positivity all’Ariston e si commuove. Due ospiti sportivi nella prima serata: il primo, rimasto segreto fino all’ultimo, Zatlan Ibrahimovic, che ha scherzato con Amadeus: “Ho 42 anni, ho smesso perché ho ascoltato il mio corpo”, ha detto il campione di calcio. La seconda superospite è la sciatrice e campionessa del mondo Federica Brignone. “Sciare è musica, e tanta adrenalina”, ha detto.


C’è spazio, sul palco dell’Ariston, per ricordare Giogiò Cutulo, il 24enne musicista ucciso durante una rissa per uno scooter parcheggiato male, nel napolatano. Un messaggio commosso da parte della madre Daniela: “”Proprio perché l’amore è il contrario della morte – ha detto commossa la mamma – tu stasera vivi grazie alla musica. Tutta Italia sta ascoltando il talento e le note del maestro Giovan Battista Cutolo”. Non mancano le gag di Amadeus con Fiorello. “Ama pensati libero… È l’ultimo”, è lo striscione mostrato dallo showman, richiamando simpaticamente lo slogan che aveva messo in mostra Chiara Ferragni l’anno scorso.


Di Serena Sartini