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Pugliese ferita a Tirana arrivata al Policlinico di Bari

Pugliese ferita a Tirana arrivata al Policlinico di BariRoma, 4 gen. (askanews) – La signora di 52 anni originaria di Triggiano, rimasta ferita la notte di Capodanno a Tirana da un proiettile vagante, è arrivata oggi pomeriggio all’aeroporto di Bari e riceverà le cure necessarie al Policlinico di Bari.

La Regione Puglia ha attivato il trasferimento dall’Albania con un elicottero del 118 messo a disposizione dalla Asl di Foggia con a bordo una equipe sanitaria composta da medico anestesista e infermiere di area critica. Le operazioni sono state coordinate dalla direzione della centrale operativa 118 Bari-Bat. Dopo l’atterraggio avvenuto alle 14.45 all’aeroporto di Bari, la paziente è stata trasportata da un mezzo medicalizzato del 118 con rianimatore a bordo al Policlinico di Bari e presa in carico dall’unità operativa di chirurgia toracica. Al momento la donna è stabile, ha un drenaggio pleurico posizionato dai medici di Tirana. Sarà monitorata nelle prossime ore e verrà rivalutato il quadro clinico e radiologico, probabilmente con l’esecuzione di una tac. Al termine di queste valutazioni e dell’accertamento medico legale, potrà essere programmato l’intervento chirurgico per la rimozione del corpo estraneo.

“Ringrazio tutte le persone, le istituzioni e il personale medico sanitario che si sono subito attivate per riportare la paziente in Italia. Adesso la paziente è assistita dal Policlinico di Bari e a lei vanno i più sinceri auguri di una pronta guarigione”, dichiara il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.

Basilicata, Bardi: dimensionamento per una scuola migliore e moderna

Basilicata, Bardi: dimensionamento per una scuola migliore e modernaRoma, 4 gen. (askanews) – “La logica del buon padre di famiglia è la linea adottata per provare a limitare i danni derivanti dalla ‘decisione di non decidere’ adottata dai Presidenti delle province di Potenza e Matera. Una situazione paradossale generata presumibilmente da intenti politici: scaricare sugli uffici regionali la responsabilità di prendere decisioni, in alcuni casi dolorose, ma obbligate che, è importante sottolineare, riguardano solo le dirigenze e non gli istituti scolastici, in altre parole: non uno studente dovrà spostarsi dal proprio istituto o dal proprio paese. Ciò ha scatenato la classica ‘guerra dei poveri’, in cui ciascun amministratore ha provato a salvaguardare il proprio campanile anche a volte in chiaro contrasto con il dettato legislativo. Nell’adottare criteri di trasparenza e di linearità, ho operato coinvolgendo innanzi tutto la giunta regionale in una riflessione approfondita e responsabile ed ho poi invitato le commissioni consiliari III e IV ad effettuare una verifica puntuale di tutte le esigenze pervenute dai territori. Il risultato è una proposta di dimensionamento che, di fatto, limita il numero delle sole dirigenze perse con l’adozione di criteri di accorpamento funzionali ed oggettivi e, sempre nel rispetto della normativa, che mirano a valorizzare le eccellenze didattiche ed organizzative presenti in regione con l’intento fondamentale e prioritario di dare agli studenti di Basilicata una scuola migliore e moderna”. Lo dichiara il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi.

Iran, strage di Kerman: l’Isis rivendica l’attentato

Iran, strage di Kerman: l’Isis rivendica l’attentatoRoma, 4 gen. (askanews) – Le milizie jihadiste sunnite dell’Isis hanno rivendicato l’attentato avvenuto ieri nella località iraniana di Kerman, costato la vita ad almeno 84 persone mentre i feriti sono almeno 284: è quanto riporta l’agenzia di stampa britannica Reuters.

La rivendicazione, non ancora confermata da altre fonti, è stata diffusa attraverso il canale Telegram delle milizie jihadiste. Almeno due esplosioni sono avvenute nei pressi del mausoleo del comandante delle Brigate al-Quds, Qasem Soleimani, ucciso nel gennaio del 2020 in un raid statunitense ordinato dall’amministrazione Trump.

Gli ordigni hanno provocato una strage fra i numerosi pellegrini in visita alla tomba di Soleimani, considerato un eroe nazionale nonché l’architetto delle operazioni di intelligence e aumentata presenza militare iraniana nel Medio Oriente.

Meloni più vicina alla candidatura per le elezioni europee, sfida Schlein in tv

Meloni più vicina alla candidatura per le elezioni europee, sfida Schlein in tvRoma, 4 gen. (askanews) – Giorgia Meloni valuta ancora la candidatura alle Europee (e propende per il sì) ma intanto lancia la ‘sfida’ alla segretaria del Pd Elly Schlein, con cui è pronta al confronto televisivo. La premier ne ha parlato questa mattina nella lunga conferenza stampa di fine anno, che era stata rinviata due volte per problemi di salute.

La riserva sulla sua partecipazione diretta al voto di giugno ancora non è pienamente sciolta, ma Meloni lascia capire che è intenzionata a correre. “Non ho ancora preso la decisione – spiega – niente conta di più per me che sapere di avere il consenso dei cittadini. Anche oggi che sono premier il misurarsi col consenso sarebbe una cosa utile e interessante. Né mi convince la tesi di chi dice che candidarsi alle europee è una presa in giro dei cittadini perché poi ci si dimette, ma i cittadini lo sanno, anche questa è democrazia”. Dunque la scelta sembra presa, però sarà condivisa con gli alleati perchè “è una scelta che è corretto fare insieme”. Il ‘nodo’ comunque verrà sciolto presto perchè la campagna è già iniziata, in particolare da parte della Lega: Matteo Salvini punta a marcare le differenze da Fdi per recuperare consensi e questo potrebbe creare problemi alla stabilità dell’esecutivo, che però Meloni nega: “Credo che quelle differenze siano un valore aggiunto e che si possa crescere tutti quanti. Non mi pare ci sia da parte di alcuno la volontà di sottomettere la tenuta del governo all’interesse di partito”. L’avversario, dunque, è il campo delle opposizioni, e qui arriva la ‘sfida’ a Schlein (che avrebbe accettato un faccia a faccia su Sky), perchè è “normale e giusto che il presidente del Consiglio si confronti col leader dell’opposizione”.

Su come schierarsi dopo il voto, la presidente del Consiglio è cauta ma fa capire la linea. Intanto, assicura di lavorare per “una maggioranza alternativa” a quella attuale (Ppe, Pse, Liberali) che “ha dimostrato di potere esistere”. Ma se invece, come appare dai sondaggi, si dovesse profilare una nuova ‘maggioranza Ursula’, spiega quale sarà l’orientamento: separare il sostegno alla Commissione dallo schieramento al Parlamento di Strasburgo. Dunque ok all’esecutivo comunitario perchè “ovviamente quando si fa un accordo e ciascun governo nomina il suo commissario poi i partiti di governo tendono a favorire la nascita di quella Commissione” mentre “non sarei disposta a fare una maggioranza stabile con la sinistra in Parlamento”. Dunque il perimetro resta quello dei conservatori di Ecr, di cui è presidente, mentre con partiti come Afd (alleato della Lega) ci sono “distanze insormontabili, a partire dal rapporto con la Russia, su cui invece il partito di Le Pen sta facendo un ragionamento interessante”. In conferenza stampa emerge anche il possibile ruolo di Mario Draghi che alcuni – a partire da Emmanuel Macron – vorrebbero alla guida della Commissione o del Consiglio. Sul tema Meloni non si sbilancia ma non appare entusiasta. Per il “toto-nomi” è presto, assicura, ricordando che il suo stesso predecessore “ha detto di non essere disponibile”. E comunque a lei interessa avere “una politica europea più forte negli scenari di crisi, più efficace, più determinata nell’agenda strategica e nella sovranità strategica per non consegnarsi a nuove pericolose dipendenze, più efficace e ferma nella difesa dei confini, più capace di armonizzare il tema della transizione con la sostenibilità economica e sociale. E naturalmente perchè l’Italia abbia un ruolo importante in linea con il suo peso”. A questo proposito, assicura Meloni, non c’è un pericolo di isolamento del Paese – che “non ha minori diritti delle altre nazioni” – neanche dopo la mancata ratifica del Mes. “La modifica del Mes è stata bocciata perchè non c’è mai stata la maggioranza in Parlamento” ed è Giuseppe Conte ad aver fatto “un errore” sottoscrivendo un trattato “sapendo che non c’era maggioranza” e mettendo così l’Italia in una “situazione difficile”. Comunque, ribadisce la premier, “il Mes è uno strumento che esiste da tempo e che è obsoleto” e questa “può diventare un’occasione per trasformarlo in qualcosa di più efficace”. Infine la presidente del Consiglio ribadisce anche la convinzione che il no al Mes non sia in relazione con il nuovo Patto di stabilità, che “non è il Patto che avrei voluto io” ma è una “sintesi” di cui “sono soddisfatta, alle condizioni date”.

Iraq, il New York Times: una fonte del Pentagono conferma attacco Usa a Baghdad

Iraq, il New York Times: una fonte del Pentagono conferma attacco Usa a BaghdadRoma, 4 gen. (askanews) – Un funzionario del Pentagono ha confermato la responsabilità americana dell’attacco avvenuto oggi a Baghdad, in Iraq, e costato la vita a un comandante di una milizia sciita e ad altre due persone.

La fonte ha dichiarato al New York Times che “gli Stati Uniti continuano ad agire per proteggere le proprie forze in Iraq e in Siria, affrontando le minacce che incombono su di loro”. Dall’inizio del conflitto nella Striscia di Gaza sono stati oltre 70 gli attacchi lanciati contro basi e siti Usa in Iraq e in Siria da gruppi armati affiliati all’Iran, ricorda il Nyt. L’attacco di oggi ha colpito il quartier generale delle Forze di mobilitazione popolare, causando la morte del comandante della 12esima brigata del gruppo, Mushtaq Talib al-Saidi, conosciuto come Abu Taqwa, e di due altre due persone. Secondo quanto riferito da una fonte della sicurezza irachena all’agenzia Shafaq, Abu Taqwa sarebbe stato preso di mira mentre stava entrando con la macchina nel quartier generale.

Meloni: presto per manovra bis. Meglio tagli spese che più tasse

Meloni: presto per manovra bis. Meglio tagli spese che più tasseRoma, 4 gen. (askanews) – Non esclude l’eventualità, “ma è presto per dirlo”, che in corso d’anno sia necessaria una manovra correttiva sui conti pubblici, anche se le stime di crescita della Commissione di Bruxelles collocano l’Italia sopra la media europea; apre all’ingresso di soci privati, con quote di minoranze, nel capitale delle Ferrovie dello Stato e alla riduzione della partecipazione dello Stato in Poste pur mantenendone il controllo; in tema di legge sulla concorrenza assicura che l’appello del presidente della Repubblica Mattarella sulla questione degli ambulanti “non resterà inascoltato” e sui balneari spiega che è necessario un “riordino” della normativa. Molti i temi economici affrontati dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rispondendo alle domande dei giornalisti nella conferenza stampa di fine anno, rimandata a oggi per motivi di salute.

Torna anche sul Mes, il fondo Salva-Stati per il quale il Parlamento ha detto no alla ratifica. “Il Mes è uno strumento che esiste da tempo e che è obsoleto. Nella reazione dei mercati – sostiene Meloni – si legge una consapevolezza che è uno strumento obsoleto. Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, forse la mancata ratifica può diventare un’occasione per trasformarlo in qualcosa di più efficace e questa è la strada su cui il governo deve lavorare”. Quindi una stoccata a Giuseppe Conte che “ha sottoscritto la modifica di un Trattato quando sapeva che non c’era maggioranza per ratificarla, questo ha messo l’Italia in una posizione di difficoltà”. In diverse occasioni la premier sottolinea i “segnali incoraggianti” sulla situazione economica, pur nella attuale difficile congiuntura internazionale: “Nel 2023 la Borsa italiana ha fatto la migliore performance del mondo, lo spread si è attestato a 160 punti ed era a 220 quando il governo si è insediato, i positivi dati sull’occupazione”, dice. Ma alla domanda se in corso d’anno ritenga di dover varare una manovra correttiva per evitare che i conti pubblici vadano fuori controllo, Meloni risponde: “E’ molto presto per dirlo. Intanto manteniamo aperto l’osservatorio su alcuni temi, ad esempio sui tassi di interesse, che vanno considerati. E in corso d’anno si valuterà cosa fare”. E sui tassi auspica “ragionevolezza” da parte della Bce.

Sull’accordo raggiunto a Bruxelles sul nuovo Patto di Stabilità che “si applica dal 2025 e non dal 2024”, come a dire che per quest’anno possiamo ancora beneficiare di un po di flessibilità sul deficit e sul debito “sono soddisfatta, alle condizioni date”. Certo “non è il Patto che avrei voluto io. Quel che emerge è che non c’è un superiore interesse comune europeo, ma nazioni che valutano il proprio interesse e si cerca una sintesi”. Per la legge di bilancio per il 2025, che si preannuncia particolarmente complicata se si vuole confermare il taglio del cuneo fiscale e rispettare i vincoli del Patto, la Presidente del Consiglio riferisce di preferire la strada dei tagli alle spese piuttosto che quella dell’aumento delle tasse. Qualche indicazione giunge dalla premier sulle privatizzazioni, per le quali la Nadef stima 20 miliardi di euro in tre anni, nel periodo 2024-2026. Il governo pensa ad una “riduzione della quota statale” in Poste, “senza ridurre il controllo pubblico” e “all’ingresso di quote minoritarie di privati in Fs”, ma i tempi saranno “lunghi” e non dipenderanno soltanto dal governo. Con il Monte dei Paschi di Siena “è stato dato un bel segnale e una quota di risorse è rientrata”. In generale, la logica delle privatizzazioni del governo è di “ridurre la presenza dello Stato dove essa non è necessaria. In questo caso si può indietreggiare. Dove la presenza dello Stato è necessaria, va riaffermata e deve servire a controllare quello che è strategico. Ma questo non vuol dire non aprirsi anche al mercato”.

Inevitabile un chiarimento in tema di concorrenza, dopo il richiamo di Mattarella a Governo e Parlamento ad intervenire sul commercio ambulante. L’appello del Presidente “non rimarrà inascoltato – assicura -. Ne discuteremo con i partiti di maggioranza e con i ministri interessati”. E aggiunge sui balnerari, altro nodo da affrontare sempre in tema di concorrenza: “Abbiamo lavorato alla mappatura delle coste per stabilire se esista scarsità del bene, un principio alla base della direttiva Bolkenstein. Ora l’obiettivo del governo è riordinare la normativa e per questo è necessario un confronto con la Commissione europea”. Altro tema caldo, quello delle pensioni. La materia “va affontata in maniera più organica di quanto si sia fatto finora, con le parti sociali, se esse hanno voglia di fare questo lavoro con noi”. L’obiettivo è creare una sostenibilità del sistema garantendo i giovani. “So che ci sta lavorando la ministra Calderone e so che c’era una richiesta dei sindacati a confrontarsi. Penso sia cosa estremamente proficua”, chiude Meloni.

Commercio ambulante, Felice (Confimprese): no limite autorizzazioni

Commercio ambulante, Felice (Confimprese): no limite autorizzazioniRoma, 4 gen. (askanews) – Con una nota inviata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni ed al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il vice Presidente Vicario di Confimprese Italia, Giovanni Felice ha voluto esprimere la posizione dell’associazione in merito alla lettera del Presidente Mattarella del 30 Dicembre scorso con il “richiamo al Governo ed al Parlamento” riferito, tra gli altri, ai contenuti dell’articolo 11 della legge sulla concorrenza sulla quale il Capo dello Stato ritiene “la legge, in materia di assegnazione delle concessioni per il commercio su aree pubbliche, oltre a disciplinare le modalità di rilascio delle nuove concessioni, introduce l’ennesima proroga automatica delle concessioni in essere, per un periodo estremamente lungo, in modo che appare incompatibile con i principi più volte ribaditi dalla Corte di Giustizia, dalla Corte costituzionale, dalla giurisprudenza amministrativa e dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato in materia di apertura al mercato dei servizi”.

“Per Confimprese, invece, c’è il rischio che scoppi una vera e propria guerra per le licenze in una categoria già molto vessata dalla crisi economica” ha dichiarato il VicePresidente vicario Giovanni Felice. “Pur condividendo lo spirito interpretativo della norma non possiamo fare a meno di rilevare alcune palesi contraddizioni tra l’applicazione teorica e la realtà. Se è vero che la Corte Costituzionale e la Giustizia Amministrativa si sono pronunciate – prosegue – sulle conflittuali leggi in vigore, il problema non è nel conflitto tra le norme emanate dalle varie istituzioni, ma nello stabilire se il commercio su aree pubbliche, in data odierna, rientri tra quelli che sempre in base alle direttive comunitarie sono così regolamentate – nel caso in cui il numero delle autorizzazioni disponibili per una determinata attività economica sia limitato a causa della scarsità di risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, l’autorizzazione deve essere rilasciata per una durata limitata”. “A supporto della nostra tesi – insiste il Vicepresidente Felice – ovvero che il commercio su aree pubbliche non rientra più nella fattispecie in oggetto, ci sono i dati dell’osservatorio nazionale sul commercio, che evidenziano come le autorizzazioni attualmente in vigore sono al minimo storico rispetto al 2006. Infatti, dopo avere raggiunto un picco nel 2016 con 195.583 autorizzazioni in Italia al 31 marzo 2023 sono 16.0145, oltre 35.000 unità in meno, di cui 19.056 nell’ultimo triennio. Come si fa a sostenere che la domanda è maggiore della disponibilità di posteggi se ad oggi c’è grande disponibilità degli stessi in tanti mercati? Ad oggi, i Comuni mirano a restringerli ed a rendere ancora più periferiche le loro dislocazioni accentuando le condizioni di crisi del settore. “Appare pacifico, che pur sottraendo il commercio su aree pubbliche “dalle attività economiche limitate”, vanno comunque individuate modalità di rinnovo che tengano conto delle indicazioni della Comunità Europea, ma che non diventino elemento per generare confusione e per favorire possibili elementi speculativi. Il rischio che palesiamo – precisa Felice – non riguarda l’esigenza di nuovi accessi nei mercati, ma una bagarre interna per l’ottenimento di posteggi presumibilmente più redditizi, che magari sono tali solo per le capacità di chi oggi li gestisce. Non bisogna scordare che molti comuni non procedono alla pubblicazione degli avvisi per l’assegnazione dei posteggi resisi vacanti, creando i presupposti per una diminuzione del servizio che offrono i mercati, generando un danno economico per gli operatori che in esso operano. Come Confimprese Italia proponiamo che il primo step verso il rinnovo delle autorizzazioni possa essere quello di assegnare i posteggi resisi vacanti, e poi, anche in relazione alle richieste pervenute ai Comuni, individuare i criteri ed i tempi medi di rinnovo, che nel caso dei mercati settimanali, non possono essere inferiori all’ammortamento del costo dei beni necessari all’attività, quali ad esempio il mezzo di trasporto o l’autonegozio. Ritornare al periodo previsto dalla precedente normativa, un periodo di 9 anni, potrebbe essere una scelta. Resta salva la necessità di individuare tra i requisiti prioritari per il rinnovo un livello di professionalità tale da garantire la salvaguardia del sistema mercato. Il mercato è un elemento aggregato e basta un abbassamento della professionalità di un paio di operatori commerciali per far venire meno la qualità del servizio offerto, con grave danno per i consumatori, specialmente quelli a basso reddito e quindi la sua attrattività e la conseguente redditività per gli operatori che in esso svolgono la propria attività”, ha concluso.

Meloni più vicina a candidatura per europee, sfida a Schlein in tv

Meloni più vicina a candidatura per europee, sfida a Schlein in tvRoma, 4 gen. (askanews) – Giorgia Meloni valuta ancora la candidatura alle Europee (e propende per il sì) ma intanto lancia la ‘sfida’ alla segretaria del Pd Elly Schlein, con cui è pronta al confronto televisivo. La premier ne ha parlato nella lunga conferenza stampa di fine anno, che era stata rinviata due volte per problemi di salute.

La riserva sulla sua partecipazione diretta al voto di giugno ancora non è pienamente sciolta, ma Meloni lascia capire che è intenzionata a correre. “Non ho ancora preso la decisione – spiega – niente conta di più per me che sapere di avere il consenso dei cittadini. Anche oggi che sono premier il misurarsi col consenso sarebbe una cosa utile e interessante. Né mi convince la tesi di chi dice che candidarsi alle europee è una presa in giro dei cittadini perché poi ci si dimette, ma i cittadini lo sanno, anche questa è democrazia”. Dunque la scelta sembra presa, però sarà condivisa con gli alleati perchè “è una scelta che è corretto fare insieme”. Il ‘nodo’ comunque verrà sciolto presto perchè la campagna è già iniziata, in particolare da parte della Lega: Matteo Salvini punta a marcare le differenze da Fdi per recuperare consensi e questo potrebbe creare problemi alla stabilità dell’esecutivo, che però Meloni nega: “Credo che quelle differenze siano un valore aggiunto e che si possa crescere tutti quanti. Non mi pare ci sia da parte di alcuno la volontà di sottomettere la tenuta del governo all’interesse di partito”. L’avversario, dunque, è il campo delle opposizioni, e qui arriva la ‘sfida’ a Schlein (che avrebbe accettato un faccia a faccia su Sky), perchè è “normale e giusto che il presidente del Consiglio si confronti col leader dell’opposizione”.

Su come schierarsi dopo il voto, la presidente del Consiglio è cauta ma fa capire la linea. Intanto, assicura di lavorare per “una maggioranza alternativa” a quella attuale (Ppe, Pse, Liberali) che “ha dimostrato di potere esistere”. Ma se invece, come appare dai sondaggi, si dovesse profilare una nuova ‘maggioranza Ursula’, spiega quale sarà l’orientamento: separare il sostegno alla Commissione dallo schieramento al Parlamento di Strasburgo. Dunque ok all’esecutivo comunitario perchè “ovviamente quando si fa un accordo e ciascun governo nomina il suo commissario poi i partiti di governo tendono a favorire la nascita di quella Commissione” mentre “non sarei disposta a fare una maggioranza stabile con la sinistra in Parlamento”. Dunque il perimetro resta quello dei conservatori di Ecr, di cui è presidente, mentre con partiti come Afd (alleato della Lega) ci sono “distanze insormontabili, a partire dal rapporto con la Russia, su cui invece il partito di Le Pen sta facendo un ragionamento interessante”. In conferenza stampa emerge anche il possibile ruolo di Mario Draghi che alcuni – a partire da Emmanuel Macron – vorrebbero alla guida della Commissione o del Consiglio. Sul tema Meloni non si sbilancia ma non appare entusiasta. Per il “toto-nomi” è presto, assicura, ricordando che il suo stesso predecessore “ha detto di non essere disponibile”. E comunque a lei interessa avere “una politica europea più forte negli scenari di crisi, più efficace, più determinata nell’agenda strategica e nella sovranità strategica per non consegnarsi a nuove pericolose dipendenze, più efficace e ferma nella difesa dei confini, più capace di armonizzare il tema della transizione con la sostenibilità economica e sociale. E naturalmente perchè l’Italia abbia un ruolo importante in linea con il suo peso”. A questo proposito, assicura Meloni, non c’è un pericolo di isolamento del Paese – che “non ha minori diritti delle altre nazioni” – neanche dopo la mancata ratifica del Mes. “La modifica del Mes è stata bocciata perchè non c’è mai stata la maggioranza in Parlamento” ed è Giuseppe Conte ad aver fatto “un errore” sottoscrivendo un trattato pur “sapendo che non c’era maggioranza” e mettendo così l’Italia in una “situazione difficile”. Comunque, ribadisce la premier, “il Mes è uno strumento che esiste da tempo e che è obsoleto” e questa “può diventare un’occasione per trasformarlo in qualcosa di più efficace”. Infine la presidente del Consiglio ribadisce anche la convinzione che il no al Mes non sia in relazione con il nuovo Patto di stabilità, che “non è il Patto che avrei voluto io” ma è una “sintesi” di cui “sono soddisfatta, alle condizioni date”.

Puglia, presentata ciclovia dell’acqua in Regione

Puglia, presentata ciclovia dell’acqua in RegioneRoma, 4 gen. (askanews) – Nutre e disseta a qualunque andatura, il farsi strada tiene, attraverso terre che per bellezza ti si radicano dentro: è la ciclovia di Acquedotto Pugliese, un chioccolìo di emozioni e fascino come l’acqua che scorre nel più grande fiume di Puglia. Esplorarla è alla portata di tutti e col realizzarsi di ulteriori tratti sarà ancora più facile. I lavori, recentemente aggiudicati, si completeranno nel 2026 collegando il tratto attuale in Valle d’Itria alla Murgia gioiese, passando da quella olivata del barese, sino alla Costa Sveva e di lì verso le sorgive terre spinazzolesi. Un percorso della più ampia ciclovia che, da Caposele in provincia di Avellino a Santa Maria di Leuca nel leccese, attraversa tre regioni, unendo ulteriormente le comunità.

“La dorsale che porta l’acqua in Puglia dalle altre regioni – spiega il presidente della Regione Michele Emiliano – è un’opera di ingegneria straordinaria che sarà presto arricchita da una delle più importanti ciclovie artificiali mai realizzate. La nuova infrastruttura permetterà di guardare la Puglia da un altro punto di vista e consentirà ai Comuni, ma anche ai privati proprietari di casolari e altre strutture abbandonate, di realizzare una serie di interventi collaterali per fornire assistenza tecnica alle biciclette, ospitalità, food o altri servizi. Questi servizi arricchiranno il territorio e consentiranno di indirizzare l’offerta turistica anche nelle aree interne, e non solo sulla costa, favorendo l’obiettivo della destagionalizzazione. Attraverso la ciclovia, l’Acquedotto Pugliese e la Regione Puglia hanno messo a segno un record di velocità nell’impiego dei fondi del PNRR, ma hanno anche portato a compimento un’idea formidabile che ben rappresenta l’idea di futuro che la Puglia ha in mente: un futuro sostenibile e a basso impatto ambientale dove l’attività fisica e la mobilità dolce diventano una vera e propria medicina per combattere le malattie a più alto rischio per il futuro della nostra popolazione”. “La Puglia offre ciclovie di grande interesse, inserite nel Piano regionale della mobilità ciclistica, che sviluppa percorsi per circa 2300 km su territorio pugliese i quali si integrano con reti nazionali e internazionali – aggiunge l’assessore ai Trasporti e alla Mobilità Sostenibile, Anita Maurodinoia -. La Ciclovia dell’Acquedotto pugliese è una infrastruttura di grandissimo valore per la Regione Puglia perché abbraccia diversi ambiti, dal turismo alla mobilità sostenibile, dalla valorizzazione del paesaggio a quella del patrimonio immateriale e materiale pugliese. La creazione di una rete ciclabile sicura, accessibile e diffusa sul territorio è, del resto, imprescindibile per promuovere la mobilità dolce e il cicloturismo, migliorando la qualità della vita e dell’ambiente grazie all’offerta di infrastrutture per una mobilità alternativa all’auto privata”.

“L’interconnessione ci rende unici come acquedotto, ancor più – sottolinea il presidente di AQP Domenico Laforgia – della meravigliosa opera ingegneristica del canale principale: il fiume “nascosto” della Puglia, con 245 chilometri che partono a poche centinaia di metri dalle sorgenti della Sanità di Caposele (AV) e terminano a Monte Fellone, nell’agro di Martina Franca (TA). Unioni, legami, che vanno oltre gli schemi idrici: con la ciclovia dell’acqua avviciniamo i cittadini alla nostra opera e miglioriamo la comprensione reciproca. Favoriamo come Gruppo la coesione economica, sociale e regionale. Valori che ci consentono di mettere il nostro ingegno sempre al servizio del territorio, per un benessere che dall’acqua trova sempre diverso giovamento”. La Ciclovia dell’acqua Finanziata da Regione Puglia (con fondi regionali e del Pnrr) e realizzata da Acquedotto Pugliese, la Ciclovia propone un itinerario dedicato a passeggiate a piedi e in bicicletta, promuovendo un turismo ecosostenibile e rispettoso della storia e dei luoghi. Il tragitto attuale si estende per un totale di circa 24 chilometri tra Cisternino (BR), Ceglie Messapica (BR) e Martina Franca (Ta), rappresentando il primo stralcio di un più ampio percorso della rete ciclabile regionale pugliese, ma non solo: è il secondo percorso ciclabile europeo su acquedotto, è parte dell’Itinerario Ciclabile Nazionale n. 11 (Ciclovia degli Appennini) della rete Bicitalia.

I lavori avviati nel 2024, del valore di 35 milioni di euro, riguardano la progettazione esecutiva e la realizzazione entro il 2026 di quattro nuovi tratti dell’itinerario turistico lungo la strada di servizio del Canale Principale di AQP. Nel dettaglio: 11,3 mln di euro sono destinati ai lavori del tratto Bitonto-Gioia del Colle (45,5 km); 13,3 mln di euro per il percorso da Gioia del Colle a Cisternino (57 km); 7,6 mln di euro per il collegamento da Castel del Monte a Bitonto (31 km); 7,2 milioni di euro per il completamento da Spinazzola a Castel del Monte (35 km), che portano la Ciclovia fino al confine con la Basilicata. In totale, nel 2026, i chilometri nel territorio pugliese saranno 192.

Collezione Peggy Guggenheim, nel 2023 oltre 378mila visitatori

Collezione Peggy Guggenheim, nel 2023 oltre 378mila visitatoriMilano, 4 gen. (askanews) – Il 2023 della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia si è chiuso con oltre 378.000 presenze durante i 315 giorni di attività, con una media giornaliera di 1.200 ospiti, risultato che è pressoché in pari con il 2022. A questa cifra vanno aggiunte oltre 5mila persone che hanno visitato la collezione in occasione di inaugurazioni, eventi istituzionali, corporate e privati, e oltre 10mila partecipanti a Public Programs, Kids Day, programmi di accessibilità, visite legate al progetto A scuola di Guggenheim.

“Siamo assolutamente soddisfatti dei risultati ottenuti in questo 2023 che si è appena concluso – ha commentato la direttrice del museo veneziano Karole P. B. Vail -. In un anno che ha visto Venezia ospitare la Biennale di Architettura, nonché importanti rassegne d’arte organizzate dalle varie istituzioni cittadine, il nostro museo ha registrato un eccellente numero di visitatori, che è andato oltre le aspettative. Siamo entusiasti di come critica e pubblico abbiano accolto l’omaggio dedicato allo spazialista veneziano Edmondo Bacci, e ora la mostra che vede protagonista Marcel Duchamp, osannata dalla stampa e amata dai nostri visitatori. Siamo oggi già al lavoro sul programma espositivo dell’anno, che vedrà Jean Cocteau e Marina Apollonio al centro di due grandi monografiche in apertura rispettivamente ad aprile e ottobre, e naturalmente non mancheranno attività collaterali gratuite, Public Programs, e progetti di accessibilità e inclusività, per ogni tipo di pubblico e per i nostri soci”. E se la mostra Marcel Duchamp e la seduzione della copia, che rimarrà aperta fino al 18 marzo, ha già registrato dalla sua apertura il 14 ottobre quasi 90mila presenze, c’è attesa per la prima retrospettiva mai realizzata in Italia dedicata a Jean Cocteau, Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere, in apertura il 13 aprile. Con oltre centocinquanta opere, tra disegni, lavori grafici, gioielli, arazzi, documenti storici, libri, riviste, fotografie, documentari, la mostra getta luce sull’ecletticità che sempre caratterizzò il linguaggio artistico di Cocteau, tracciando così lo sviluppo dell’estetica, unica e personalissima dell’enfant terrible della scena artistica francese, ripercorrendone i momenti salienti della tumultuosa carriera artistica, nonché l’amicizia che lo legò a Peggy Guggenheim. Fu proprio con una mostra di disegni di Cocteau, suggerita da Marcel Duchamp, che Guggenheim iniziò la sua carriera artistica nella galleria londinese Guggenheim Jeune, nel 1938.

Seguirà in autunno un omaggio a Marina Apollonio, Marina Apollonio. Oltre il cerchio, prima personale dedicata a una delle protagoniste più importanti del movimento ottico-cinetico internazionale, sostenuta e collezionata dalla mecenate americana nel corso degli anni ’60.