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Meloni: fra Italia e Germania rapporti intensi e impegno comune

Meloni: fra Italia e Germania rapporti intensi e impegno comuneRoma, 8 giu. (askanews) – “Sono molto lieta di ricevere il cancelliere Scholz, un incontro che segue di soli quattro mesi la mia visita a Berlino a riprova di una dinamica particolarmente intensa nei rapporti. Una dinamica favorita da molti temi di vicinanza nell’ambito dell’agenda politica ma anche dall’impegno per affrontare sfide comuni complesse e promuovere il ruolo europeo nel contesto nuovo”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nelle dichiarazioni alla stampa insieme al cancelliere tedesco Olaf Scholz.

”Una vida de Tango” inaugura Classica al Tramonto il 13 giugno a Roma

”Una vida de Tango” inaugura Classica al Tramonto il 13 giugno a RomaRoma, 8 giu. (askanews) – Lo spettacolo “Una vida de Tango”, per la prima volta a Roma, aprirà martedì 13 giugno presso il Museo Orto Botanico di Roma “Classica al tramonto”, la stagione estiva della Iuc – Istituzione Universitaria dei Concerti.

Diciannove gli appuntamenti distribuiti nell’arco di 10 date, sul far della sera, fino al 25 luglio in uno dei luoghi più suggestivi della capitale, gli ex giardini di Cristina di Svezia nel cuore di Trastevere. Particolarmente ricco e diversificato il programma: oltre al tango, grandi capolavori della musica da camera tra Beethoven, Schubert, Brahms, Mendelssohn, Schumann, Enescu, Prokof’ev. Ma anche musica barocca, lirica, teatro, concerti “lunari”, musica indiana, suggestioni dalla word music celtica e persiana e aperture alla popular music. Tra gli ospiti, i pianisti Luca Ciammarughi e Arturo Stalteri, il duo The Shirvani Sisters, il flautista Andrea Oliva e il trombettista Andrea Lucchi – entrambi prime parti dell’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia – il Romabarocca Ensemble, The Sound Pills, l’arpista Brian Meloni Lebano e il Quartetto Werther. Ben cinque i concerti con i musicisti di Avos Project, che rinnovano la collaborazione con la prestigiosa scuola internazionale di musica. Inoltre un omaggio a Puccini e lo spettacolo in prima assoluta “Il diario di Eva”, da Mark Twain.

“Una vida de Tango” è un percorso dal tango tradizionale delle origini fino al tango acrobatico contemporaneo. Un tango che esprime passione, drammaticità e benessere nell’evoluzione di due coppie di ballerini: Edwin Olarte e Vittoria Franchina, Ayelen Belen Sánchez e Walter Anibal Suquia, accompagnati da pianoforte e bandoneon del duo Tango Sonos dei fratelli Ippolito.

Landscape Festival a Bergamo e Brescia dal 7 al 24 settembre

Landscape Festival a Bergamo e Brescia dal 7 al 24 settembreMilano, 8 giu. (askanews) – “Il Landscape Festival negli anni si è affermato come evento internazionale in grado di aprire una seria riflessione e un dibattito sul tema del paesaggio, la cui tutela e valorizzazione sono obiettivi importanti che hanno guidato e continuano a guidare l’azione di Regione Lombardia”. Lo ha detto l’assessore regionale alle Infrastrutture e Opere pubbliche, Claudia Maria Terzi, intervenendo, a Palazzo Pirelli, alla conferenza stampa di presentazione della XIII edizione del Landscape Festival, rassegna internazionale sul paesaggio giunta alla XIII edizione. La kermesse, nell’anno di Bergamo Brescia Capitali Italiane della Cultura 2023, è in programma per la prima volta in entrambe le città dal 7-24 settembre 2023.

“Nell’ambito di Bergamo Brescia Capitali della Cultura – ha evidenziato l’assessore Terzi – era doveroso estendere anche a Brescia questo evento di grande spessore che negli anni, a Bergamo, ha attirato migliaia di turisti e sensibilizzato tanti cittadini sul tema cruciale del paesaggio”. “Ambiente e paesaggio – ha sottolineato Terzi – sono elementi fondamentali per la qualità della vita e come Regione siamo impegnati per coniugare tutela del verde e sviluppo economico, evitando approcci ideologici ma lavorando per valorizzare sempre più un patrimonio che comprende, per esempio, 23 parchi regionali, 1 parco nazionale e i siti Unesco. L’obiettivo è promuovere una cultura della convivenza tra uomo, architettura e natura, trovando un equilibrio tra le esigenze della vita moderna e la salvaguardia del nostro ambiente”.

Piantedosi: sul Patto Ue su immigrazione e asilo ci sono ancora molte cose da fare

Piantedosi: sul Patto Ue su immigrazione e asilo ci sono ancora molte cose da fareLussemburgo, 8 giu. (askanews) – “Non possiamo proporre una riforma che sarebbe destinata nei fatti a fallire, quindi nei termini in cui ci sono state presentate le ultime proposte negoziali” sul Patto Ue su Immigrazione e asilo, riteniamo che “ci siano ancora molte cose da fare. Non voglio esprimere da subito una posizione nettamente contraria, ma su alcuni punti dobbiamo immaginare la possibilità di negoziare ancora su un sistema europeo sostenibile”. Lo ha affermato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, durante il suo intervento in sessione pubblica a Lussemburgo, al Consiglio Affari interni dell’Ue. “Per l’Italia è cruciale mantenere alta l’attenzione sulla situazione tunisina, come testimonia la missione del Presidente Meloni, lo scorso 6 giugno, e la nostra richiesta di avere un punto specifico anche in occasione del prossimo Consiglio europeo”. Lo ha sottolineato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervenendo al Consiglio Affari interni dell’Ue in corso a Lussemburgo.

Secondo fonti diplomatiche, il ministro ha anche ricordato la propria missione a Tunisi dove ha avuto modo “di riscontrare gli sforzi compiuti dalle autorità tunisine rispetto a un fenomeno (le partenze dei migranti, ndr) che ha raggiunto livelli mai conosciuti prima”. Piantedosi ha sottolineato che la Tunisia “è sempre più un Paese non solo di partenza, ma anche di transito dei flussi, come dimostrano gli ultimi dati. Sono pertanto prioritari i rimpatri anche verso i paesi di origine”, Sempre a quanto riferiscono fonti diplomatiche il titolare del Viminale ha ribadito “la necessità di una visione di lungo periodo, sollecitando anche una riflessione su una revisione del Quadro Finanziario Pluriennale” dell’Ue “per aggiornarlo alla sfida. È indispensabile – ha aggiunto – unire gli sforzi di tutti gli attori interessati: Stati terzi di origine, Paesi di transito, Unione europea, Organizzazioni come l’Oim l’Unhcr”.

“È chiaro – ha affermato il ministro – che tutto ciò richiede un attento e costante lavoro sul terreno lungo alcune direttrici ben chiare tra cui la protezione delle frontiere sensibili lungo le rotte migratorie; il rafforzamento dei sistemi di asilo e di accoglienza dei Paesi intermedi; il miglioramento della capacità di gestione sul territorio africano delle persone più vulnerabili; il sostegno alle comunità locali per impedire che si trasformino in elementi di facilitazione dell’immigrazione illegale”. C’è poi il tema tutt’altro che secondario della “previsione di idonei canali di ingresso legale nell’Unione europea sul modello dei corridoi umanitari da noi attuati oramai da diversi anni e lo sviluppo di robuste iniziative per attuare i rimpatri e la reintegrazione degli immigrati da Paesi come la Tunisia verso gli Stati di origine.”

The World’s 50 best restaurants: Bartolini a 85esimo posto

The World’s 50 best restaurants: Bartolini a 85esimo postoRoma, 8 giu. (askanews) – Enrico Bartolini con il suo ristorante Mudek di Milano entra all’85esimo posto nella classifica dei The World’s 50 Best Restaurants, che stila la classifica dei migliori ristoranti al mondo. Oggi sono state svelate le posizioni 51-100, ma bisognerà attendere altre due settimane per le prime 50 posizioni, che saranno rese note nella cerimonia di premiazione che quest’anno si terrà martedì 20 giugno a Valencia.

L’elenco 51-100 della 21° edizione della premiazione, che coinvolge i ristoranti di cinque continenti, è il risultato dei voti di 1.080 esperti indipendenti che appartengono al mondo della gastronomia, da chef e giornalisti di fama internazionale a gastronomi itineranti che danno forma alla classifica completa del The World’s 50 Best Restaurants 2023 che sarà svelata tra meno di due settimane.L’elenco 51-100 include 12 new entry da 11 diverse città, da Quito e Panama City, a Istanbul e Parigi; 15 partecipanti provengono dall’Asia, 21 dall’Europa, sei dal Nord America, cinque dal Sud America e tre dal Medio Oriente & Africa. La new entry più alta nella classifica 51-100 è Mérito, Lima, al No.59. Tra i tre ristoranti new entry del Sud America, due si trovano a Quito e Panama City, città che compaiono per la prima volta in classifica: il Nuema, a Quito, si posiziona al No.79, il Maito, a Panama City, al No.100. I ristoranti Lasai (No.58) e Oteque (No.76) sono a Rio de Janeiro in Brasile, mentre il ristorante Mérito (No.59) si trova a Lima, in Perù.

L’alta cucina nordamericana continua a far parlare di sé, con cinque ristoranti negli Stati Uniti e uno in Messico, tutti posizionati nella classifica 51-100.Con 21 ristoranti presenti in classifica, l’Europa guadagna quattro nuovi ingressi: il ristorante Enrico Bartolini a Milano (No.85); Kei a Parigi (No.93); Ceto, l’ultima apertura dello chef Mauro Colagreco a Roquebrune-Cap-Martin (No.95) e il ristorante Ricard Camarena Restaurant, situato nella città ospite di Valencia (No.96). Dalla Turchia, sono presenti due ristoranti di Istanbul: il Neolokal che rientra in classifica e si posiziona al No.63 e la new entry Turk Fatih Tutak (No.66).

Il Belgio è presente con il ristorante Hof Van Cleve a Kruishoutem (No.52). La città di Copenaghen ne conta due: Jordnær (No.57) e Kadeau (No.91). Oltre ai due nuovi ingressi, si sono classificati altri quattro ristoranti francesi: a Parigi, l’Arpège (No.62), Le Clarence (No.67) e Alléno Paris al Pavillon Ledoyen (No.78), insieme al Flocons de Sel a Megève (No.80). L’Ernst a Berlino (No.55) e il Tantris a Monaco (No.77) sono i due ristoranti tedeschi inseriti nella classifica estesa.La Spagna è invece rappresentata dal ristorante Aponiente a El Puerto de Santa María (No.64), dall’Azurmendi a Larrabetzu (No.81) e dall’Enigma a Barcellona (No.82), mentre la città ospitante, Valencia, compare per la prima volta nella lista. Ci sono anche tre ristoranti londinesi, il Brat (No.53), il Core della chef Clare Smyth (No.71), rientrato quest’anno in classifica, e il Lyle’s (No.86).

 

Maltempo, SIMEST: dal 26 giugno al via richieste ristori per aziende

Maltempo, SIMEST: dal 26 giugno al via richieste ristori per aziendeRoma, 8 giu. (askanews) – SIMEST – la Società del Gruppo CDP che sostiene la crescita delle imprese italiane nel mondo – comunica che – a partire dal 26 giugno alle ore 09:00 – le aziende esportatrici potranno accedere al portale dedicato sul sito simest.it per richiedere i ristori relativi ai danni materiali diretti subiti a causa dell’eccezionale ondata di maltempo.

Si tratta di contributi a fondo perduto per 300 milioni di euro complessivi che SIMEST mette a disposizione delle imprese in quanto gestore dei fondi del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Le risorse possono essere richieste dalle PMI e dalle Mid Cap che abbiano sede operativa o unità locali nei comuni e nelle frazioni colpite dall’alluvione e che abbiano registrato nell’ultimo esercizio un fatturato dedicato all’export del 10%.

In particolare: una quota fino a 30 milioni di euro è riservata alle Micro e Piccole imprese una quota fino a 180 milioni di euro è riservata alle PMI (incluse le Micro e Piccole imprese) una quota fino a 90 milioni di euro è invece riservata alle Mid Cap (un numero di dipendenti oltre le 250 unità e fino a 1.500). Ciascuna impresa potrà richiedere un importo massimo fino a 1,5 milioni di euro. La concessione dei Contributi sarà disposta secondo l’ordine cronologico di presentazione delle domande, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili.

Contemporaneamente ai ristori, SIMEST dà avvio, per le imprese dei territori colpiti, a una sospensione fino al 31 dicembre 2023 dei pagamenti in quota capitale e interessi su tutti i finanziamenti in essere a valere sul Fondo 394 e sulla misura PNRR-Fondo 394, fermo restando la durata massima del finanziamento originariamente concesso. L’impegno di SIMEST in supporto del tessuto produttivo colpito dall’alluvione si completerà con la concessione di finanziamenti agevolati per €400 milioni a valere sul Fondo 394/81 gestito per conto della Farnesina. La misura sarà accessibile non solo alle imprese esportatrici ma – per la prima volta – anche a tutte le aziende della filiera produttiva locale.

Ue, ok a piano microprocessori e Tlc di 14 Paesi tra cui l’Italia

Ue, ok a piano microprocessori e Tlc di 14 Paesi tra cui l’ItaliaRoma, 8 giu. (askanews) – Via libera dall’Antitrust dell’Unione europea al progetto comune sui microprocessori “Ipcei Me/Ct” di 14 Stati dell’Ue, tra cui l’Italia. Lo ha annunciato la vicepresidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager con una conferenza stampa. Il piano prevede 8,1 miliardi di euro di aiuti pubblici, a cui si dovrebbero aggiungere 13,7 miliardi di investimenti privati.

Il piano riguarda ricerche e sviluppo su progetti di micro elettronica e tecnologie di telecomunicazioni su tutta la catena del valore, sul disegno e sulla produzione di micro processori. Sosterrà 68 diversi progetti coinvolgendo 56 imprese, tra le quali anche Pmi. Con un comunicato, la Commissione europea rileva che il piano autorizzato – considerato di interesse comune dell’Ue, o Important Project of Common European Interest da cui l’acronimo Ipcei – punta a favorire le transizioni digitale e verde creando “soluzioni innovative sulla micro elettronica e le telecomunicazioni”, sullo sviluppando sistemi efficienti di produzione e contribuendo a fare progressi sulle nuove reti 5G e 6G, sull’intelligenza artificiale e sul quantum computing.

AstraZeneca, Wittum: investimenti per 97 mln euro nel 2023-2024

AstraZeneca, Wittum: investimenti per 97 mln euro nel 2023-2024Roma, 8 giu. (askanews) – “Nel biennio 2023/2024 AstraZeneca investirà in R&S 97 milioni di euro e realizzeremo più di 200 studi clinici, grazie alla collaborazione con oltre 300 centri di ricerca dislocati su tutto il territorio italiano. Per questo siamo convinti che serva collaborazione, semplificazione e una partnership tra pubblico e privato per confermare la leadership italiana in Europa e nel mondo”. Lo ha detto Lorenzo Wittum, Presidente e AD di AstraZeneca Italia durante la seconda edizione di “Talkin’ Minds: AstraZeneca parla al futuro” dal titolo “Dalla demografia all’economia: il ruolo delle scienze della vita per l’Italia”, organizzato a Roma con il patrocinio di Farmindustria e di Federated Innovation, a cui è intervenuto tra gli altri anche Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Al centro del dibattito tra istituzioni, società scientifica e mondo delle life science la trasformazione socio-demografica italiana, il suo impatto sul sistema sanitario e l’opportunità offerta da una popolazione più longeva e in salute.

La sfida demografica è oggi una delle più importanti, insieme a quella ambientale. Negli ultimi decenni la popolazione mondiale è infatti cresciuta rapidamente, è divenuta più longeva. Nel 2022 siamo arrivati ad 8 miliardi di persone e l’80% degli over 65 vive nelle 20 economie maggiormente sviluppate che producono l’85% del PIL mondiale. Nel nostro Paese il dato è ancora più rappresentativo, dal momento che l’Italia ha l’indice di vecchiaia – ovvero il rapporto tra la popolazione over 65 e quella under 15 – più alto nell’Unione Europea. Seppure grazie ai progressi dell’innovazione terapeutica e a una maggiore consapevolezza degli stili di vita oggi sia possibile prolungare la vita attiva e in salute, il peso delle malattie croniche e ad alto impatto sociale costituisce una sfida per i sistemi sanitari. “In questa edizione abbiamo voluto mettere al centro l’esigenza di un sistema sanitario e sociale che sia longevo e sostenibile e la necessità di affrontare in maniera strutturale i temi più critici: garantire l’accesso alle cure e al contempo diffondere una corretta cultura della prevenzione e della diagnosi precoce”, ha detto ancora Wittum.

Fondamentale il ruolo delle Life Science, definito il più grande investimento “in salute” al mondo e l’Italia non fa eccezione. Nel 2022 le imprese del farmaco – è stato evidenziato – hanno investito in Ricerca e Sviluppo 1,9 miliardi di euro, circa il 7% del totale degli investimenti in Italia (+11% rispetto al 2021). Dal 2017 al 2022 la crescita degli investimenti in R&S è stata del 22%, dinamica che ha portato a risultati molto importanti, in particolare in alcune aree di specializzazione, e frutto sempre più di partnership con le strutture pubbliche. Per ogni euro investito in studi clinici il beneficio economico complessivo per il Ssn è 3 euro. “Evidenziare le opportunità offerte dal cambiamento demografico è un’occasione importante affinché la longevità si possa tradurre in occasione di crescita e sviluppo per l’Italia, ha commentato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso nel messaggio inviato. “Vi è, infatti, una sempre più forte correlazione tra i temi della demografia e quelli della crescita economica, e in questo l’industria farmaceutica diviene sempre più un settore strategico perché in grado di fornire gli strumenti per migliorare la qualità di vita dei cittadini consentire loro di essere sempre di più parte attiva del mondo produttivo. Per tale ragione il Governo e questo Ministero si impegnano a sostenere le imprese straniere che intendono puntare sull’Italia, al fine di favorire l’attrazione di nuovi investimenti in ricerca e innovazione nel settore farmaceutico così da rendere il nostro Paese più competitivo, pronto ad affrontare le sfide future che ci attendono, rafforzando la nostra sicurezza e dunque la nostra crescita”.

Dal dibattito è emersa la necessità di un quadro di regole che riconosca la farmaceutica come settore strategico affinché l’Italia, nel quadro della competizione globale, possa mantenere e accrescere il suo valore industriale. È necessario coniugare accesso alle cure, sostenibilità della spesa, valorizzazione e rafforzamento degli investimenti, in un contesto di collaborazione pubblico-privato per l’attrattività del Paese e quindi: garantire un finanziamento adeguato alla domanda di salute e all’innovazione farmaceutica, con meccanismi per la valutazione degli effetti clinici, sociali ed economici delle cure; rendere politiche sanitarie e industriali coerenti con gli obiettivi di sviluppo del Paese; innovare e semplificare il sistema regolatorio, fondamentale per la competitività e per l’accesso alle terapie. “Il nostro Paese dal punto di vista strategico può e deve puntare sulla qualità della vita e sulla longevità come elemento di sviluppo e di valore, e questo obiettivo può essere raggiunto solo se investiamo sulla qualità della salute e delle cure – ha detto Ugo Cappellacci, Presidente XII Commissione Camera dei Deputati, intervenuto all’interno della tavola rotonda sulle politiche necessarie per garantire un sistema equo e sostenibile – Dopo il momento difficile dell’emergenza pandemica, durante la quale abbiamo fatto esperienza di quanto sia importante avere un Sistema Sanitario solido, è il momento di affrontare la sfida della longevità a nostro favore, facendo leva sull’importanza della prevenzione, in particolare in campo oncologico, attraverso programmi di screening volti ad una presa in carico precoce e ad una maggiore appropriatezza terapeutica”.

“L’aumento della longevità in Italia rappresenta una sfida significativa per la sostenibilità dei sistemi sanitari, rendendo necessario un nuovo modello che garantisca accesso alle cure, promuova la prevenzione e assicuri la sostenibilità delle cure. In questo contesto, l’investimento in innovazione farmaceutica, ricerca nelle terapie geniche, oltre alla digitalizzazione del settore delle life science, assumono un ruolo cruciale – ha dichiarato nel suo intervento Sandra Savino, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze – Innovazione farmaceutica e terapie geniche, in particolare, rappresentano un’opportunità significativa. Esse possono offrire soluzioni innovative per malattie attualmente incurabili o difficili da gestire. Parallelamente, la digitalizzazione offre l’opportunità di diagnosi precoce e gestione remota delle cure, contribuendo a ritardare la progressione delle malattie e a ridurre i costi sanitari. È importante considerare l’investimento non come un semplice costo, ma come una spesa d’investimento. Nonostante l’elevato costo iniziale, esse possono portare a un risparmio a lungo termine, riducendo i costi legati alla gestione cronica delle patologie e migliorando la qualità di vita dei pazienti. Questa visione richiede un cambio di prospettiva: si passa da un approccio di breve termine basato sui costi, a uno a lungo termine, incentrato sull’investimento per la salute e la longevità”.

Famiglie italiane sprecano quasi 20 kg di cibo all’anno

Famiglie italiane sprecano quasi 20 kg di cibo all’annoRoma, 8 giu. (askanews) – Gli italiani hanno sprecato nel 2018 in media 370 grammi alla settimana per famiglia di cibo, pari a quasi 20 kg per famiglia all’anno. E nel 2021 si è avuto un aumento dello spreco domestico che è arrivato a 420 grammi alla settimana per famiglia.

Il dato è allineato con quanto misurato in Olanda (365 g/settimana) e più basso di quanto rilevato in Spagna (534 g/settimana), Germania (534 g/settimana) e Ungheria (464 g/settimana). Ridurre le perdite e gli sprechi alimentari lungo l’intera catena di produzione è un’importante priorità politica, inclusa negli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs) per il 2030. Sono i dati dell’Osservatorio Sprechi alimentari del Crea Alimenti e Nutrizione, presentati da Laura Rossi, nutrizionista e coordinatore dell’Osservatorio e membro del comitato scientifico della SINU, al XLIII Congresso Nazionale della SINU Società Italiana di Nutrizione Umana.

In Italia si gettano maggiormente prodotti completamente inutilizzati (43,2% vs 31% della quantità sprecata), mentre si riscontra una minor propensione a gettare gli avanzi del piatto (14,6% vs 20,0%) ed anche i prodotti aperti, ma non finiti di consumare perché scaduti (30,3% vs 36%). Nel 2021 si è avuto un aumento dello spreco domestico che è arrivato a 420 g/settimana/famiglia. Si osserva un maggior spreco nelle famiglie monocomponenti. Inoltre, si riscontra una certa propensione di spreco alimentare nei segmenti di età più giovane e tra i nuclei familiari con maggiori disponibilità economiche. Di contro, la consapevolezza delle famiglie dell’impatto negativo dello spreco su diversi ambiti è piuttosto elevata. L’impatto economico è il più sentito (70%), di gran lunga superiore a quello sociale (59%) e ambientale (55%).

In un’ottica di maggiore consapevolezza e occhio ai consumi quotidiani, la SINU Società Italiana di Nutrizione Umana, in occasione del XLIII Congresso Nazionale, fornisce alcuni consigli, buone pratiche da mettere in atto nella vita familiare e quotidiana, per evitare lo spreco: pianificare il menù settimanale, definire le quantità da acquistare e cucinare, no agli acquisti d’impulso o in eccesso, fare sempre la spesa dopo mangiato e mai a stomaco vuoto, imparare a riconoscere se un alimento è ancora buono e a leggere l’etichetta, riutilizzare gli avanzi, seguire la Dieta Mediterranea e le porzioni consigliate di ciascun alimento, preferire monoporzioni o porzioni piccole e infine educare le nuove generazioni.

Effetto “birra” per agroalimentare italiano: 8 volte su 10 si beve a pasto

Effetto “birra” per agroalimentare italiano: 8 volte su 10 si beve a pastoMilano, 8 giu. (askanews) – Quando vale “l’effetto birra” sull’agroalimentare italiano nel fuori casa? A misurarlo è una ricerca realizzata da Nomisma per Osservatorio birra e Agronetwork che racconta i consumi di birra nell’horeca attraverso il punto di vista di un campione di 1.000 consumatori tornati nei luoghi della socialità e di 100 professionisti del fuoricasa.

L’anno scorso fuori casa e birra sono cresciuti insieme: al +39% dei consumi agroalimentari fa eco il +21% di quelli della birra. Quando al ristorante, in pizzeria, al pub o in trattoria si ordina una birra, otto volte su 10 si sceglie di accompagnarla con cibo della tradizione italiana: con una pizza, per aperitivo con formaggi e salumi del territorio, con un primo della tradizione o un secondo di carne o di pesce. La birra, quindi, si conferma un traino per la fetta di consumi agroalimentari nel fuoricasa che, stime Nomisma/Istat, nel 2022 vale 89,7 miliardi di euro. Un fuoricasa che, rivela lo studio Osservatorio Birra/Agronetwork, è sempre più legato a materie prime italiane, ai prodotti agroalimentari e alle bevande di qualità, locali o legati al territorio. Secondo gli addetti ai lavori dell’horeca, negli ultimi due anni il consumo di prodotti agroalimentari di alta qualità nei locali italiani è aumentato (44%). E quello delle bevande registra addirittura il 53%. Interrogati sulle tendenze del momento del fuoricasa, i ristoratori italiani hanno risposto “il ritorno della tradizione, ma di qualità” (50%), “ricette e materie prime legate al territorio” (41%), “trattorie moderne e cibo come una volta” (32%). E c’è anche un ristoratore su 10 (il 9%) che sostiene che la vera novità di questo nuovo trend basato sugli elementi della tradizione siano le bevande low o zero alcol.

La birra, dunque, al centro del nuovo fuoricasa? In realtà lo era anche prima della pandemia. Se tre addetti ai lavori su 10 hanno notato un aumento dei consumi di birra nel locale, sei su 10 ritengono che il consumo di birra sia stabile rispetto al 2019. Per il 55% è una bevanda che non può mancare nell’offerta del locale, per il 58% lo era già prima della pandemia. Quello che sembra emergere è che il peso della birra nella ristorazione italiana sia destinato a crescere ancora: a sentire i gestori in quattro locali su 10 questa bevanda incide oggi tra il 10% e il 15% sul business. E nei prossimi 5 anni questa percentuale è destinata a crescere fino al 20-25%, con punte del 50%. In particolare, la birra è la bevanda più richiesta nei locali (59%), davanti alle bollicine (39%) al vino bianco (38%) e al vino rosso (34%). Secondo i ristoratori la versatilità, nelle occasioni di consumo (40%) e nell’abbinamento a tutto pasto (24%), è la chiave del suo successo rispetto ad altre bevande. Lo confermano i consumatori, che nell’ultimo anno hanno preferito la birra per il suo gusto (62%), per la sua leggerezza (52%) e perché si abbina bene con tutte le portate (43%). Otto consumatori su 10, poi, sostengono che la qualità dell’offerta delle birre sia fondamentale per la scelta del locale. Preferiscono (60%) birra prodotta nel nostro Paese o in una regione specifica.

A proposito di abbinamenti, per oltre il 90% dei professionisti dell’horeca la birra è adatta a sostenere anche il consumo di prodotti agroalimentari di qualità. I consumatori dal canto loro affermano, per il 76%, che pizza e birra sono un mix evergreen, anche se ormai viene ordinata a tutto pasto. È infatti, molto gettonato anche il connubio con stuzzichini o finger food per l’aperitivo (51%), con antipasti di terra o di mare (43%) e primi piatti (27%). L’approccio alla qualità, nel bicchiere e nell’abbinamento, è confermato dall’identikit del consumatore di birra agli occhi di chi lo osserva tutti i giorni dalla cucina, dalla sala o da dietro al bancone. Millennial, curioso e attento a qualità del servizio e dell’abbinamento col cibo; ha tra i 30-44 anni (la fascia di età con maggiori disponibilità economiche), è attento allo stile/tipologia di birra (51%) e al suo corretto servizio (23%); apprezza la varietà dell’offerta, chiedendo, indifferentemente la classica lager (che resta la preferita per due consumatori su tre) o birre speciali e di territorio.