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Ultimo G7 a guida Italia: Medio Oriente e Ucraina, si cerca una via di pace

Ultimo G7 a guida Italia: Medio Oriente e Ucraina, si cerca una via di paceRoma, 24 nov. (askanews) – La guerra di Israele nella Striscia di Gaza e con il movimento Hezbollah in Libano, i rischi di un’escalation militare con l’Iran e i gruppi ad esso affiliati, il conflitto in Ucraina e le prospettive di pace che potrebbero aprirsi con l’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump a gennaio del prossimo anno. Ma anche l’Indo-Pacifico, lo sviluppo del Partenariato con l’Africa, le crisi ad Haiti e in Venezuela. Saranno questi i temi principali del G7 Affari Esteri di Fiuggi e Anagni di domani e martedì 26 novembre, l’ultimo a presidenza italiana. Al termine dei lavori, fortemente indirizzati nella ricerca di una pace giusta e duratura, il ministro Antonio Tajani procederà al passaggio di consegne al Canada, che avrà la guida del gruppo nel 2025.


Il G7 Affari esteri coinciderà con la decima edizione della Conferenza MED Dialoghi Mediterranei, che saranno aperti sempre lunedì alle 9 dal ministro Tajani, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il 27 novembre, il ministro condurrà un panel dedicato ai Balcani Occidentali e interverrà poi alla cerimonia conclusiva insieme al Presidente del Consiglio Meloni. Promossi dal Ministero degli Affari Esteri e dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), ‘i Dialoghi Mediterranei sono ormai divenuti un punto di riferimento a livello internazionale per discutere e confrontarci sui problemi strategici di un Mediterraneo allargato’ ha commentato Tajani. L’edizione di quest’anno è stata preparata in maniera da poter interagire con la riunione del G7. Fra i partecipanti ci saranno i ministri degli Esteri di Croazia, Giordania, Egitto, India, Libia, Libano, Yemen, Palestina. Per la prima volta sono stati invitati a prendere parte ai MED anche i paesi dei Balcani occidentali, con i ministri degli Esteri di Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord e Montenegro. Parteciperanno inoltre esponenti di alto livello di organizzazioni regionali e internazionali, tra cui il segretario Generale della Lega Araba Ahmad Aboul Gheit.


La prima giornata dei lavori del G7 sarà dedicata a Medio Oriente e Mar Rosso. Tajani accoglierà i suoi omologhi del G7 ad Anagni, dove avrà luogo una prima sessione di colloqui. Poi il trasferimento a Fiuggi, per accogliere le delegazioni dei Paesi della regione e avviare una discussione sulla stabilità dell’area. Parteciperanno ministri e rappresentanti di Giordania, Egitto, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, nonché il segretario generale della Lega Araba, Gheit. Non sarà in Italia, invece, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Moshe Sa’ar, che avrebbe dovuto avere un incontro bilaterale con Tajani. Un appuntamento saltato sulla scia delle forti tensioni tra Israele, la Corte penale internazionale e alcuni paesi firmatari dello Statuto di Roma, dopo la decisione della Cpi di emettere un mandato d’arresto per il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Un’indicazione che ha fatto molto discutere anche in Italia e che è stata accolta dalla presidenza del Consiglio e dallo stesso Tajani con un atteggiamento di grande prudenza. L’obiettivo delle sessioni dedicate al Medio Oriente sarà ribadire la centralità della regione nell’agenda della Presidenza italiana del G7, nonché il forte impegno del Gruppo per il sostegno alla stabilità regionale e alla ricerca di una soluzione politica alla crisi in corso, con l’attuazione della formula ‘due popoli, due Stati’, che possano vivere in pace e sicurezza in maniera duratura. Un risultato che non può che realizzarsi attraverso un cessate il fuoco persistente a Gaza e con l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi ancora in mano ad Hamas. Di fondamentale importanza sarà inoltre consentire un accesso umanitario all’enclave palestinese per far fronte all’emergenza in corso: un tema, quello degli aiuti alla popolazione civile, che ha visto l’Italia in prima linea sin dall’inizio della crisi.


Una parte delle discussioni sarà poi dedicata alla promozione della fine delle ostilità in Libano e al tentativo di evitare l’allargamento ulteriore del conflitto, con un’attenzione particolare ai rischi di escalation tra Israele, Iran e i gruppi affiliati a Teheran. Sebbene da giorni si parli di un possibile accordo di cessate il fuoco a breve, Israele è tornato a bombardare il centro di Beirut, per la quarta volta in una settimana, provocando una strage di civili. E la situazione resta molto tesa anche al confine tra i due Paesi, dove operano i peacekeepers della missione Unifil. Appena venerdì scorso quattro soldati italiani sono rimasti feriti a seguito dell’esplosione di due razzi che hanno colpito la base di Shama, apparentemente lanciati da Hezbollah. Israele è ormai arrivato ai villaggi sulla linea di confine in cui si trova la base che ospita i Caschi Blu italiani. E il movimento sciita prova a colpire lì il nemico, per bloccarne l’avanzata. Ecco perché i rischi per il contingente italiano aumentano: sono in piena area di tiro, anche da parte israeliana. Così, quella che solo qualche settimana fa era soltanto un’apparente minaccia di Netanyahu a Unifil – ‘dovete ritirarvi, non possiamo garantire la vostra sicurezza’ -, ora si è trasformata in un drammatico dato di fatto. I peacekeepers dell’Onu, e gli italiani nell’area, sono a serio rischio di attacchi. Ogni giorno. E ogni giorno sono costretti a convivere con un livello di Allerta 3, quella massima, che costringe a ripararsi costantemente nei bunker. La seconda e ultima giornata dei lavori, martedì 26 novembre, si aprirà con l’accoglienza del ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha. Con il capo della diplomazia di Kiev, i ministri del G7 discuteranno del supporto deciso all’Ucraina. Sarà questa l’occasione per un aggiornamento sugli ultimi sviluppi del conflitto e le prospettive di pace, anche alla luce delle dichiarazioni del presidente Volodymyr Zelensky, che intende studiare le proposte del presidente americano eletto Trump e presentare un piano di pace probabilmente già a gennaio, dopo l’insediamento del tycoon alla Casa Bianca.


Intanto, a oltre 1.000 giorni dall’aggressione russa ai danni dell’Ucraina, la guerra prosegue con segnali preoccupanti di escalation da parte russa e massicci bombardamenti sulle città ucraine. E ulteriori segnali di preoccupazione sono rappresentati dalla revisione della dottrina nucleare adottata dal presidente Putin e dal coinvolgimento di forze nordcoreane sul terreno, già condannato fermamente con una Dichiarazione del G7 allargato, lo scorso 5 novembre. A Fiuggi, dunque, i ministri del G7 ribadiranno il loro fermo sostegno a Kiev, che la Presidenza italiana ha posto al centro dell’agenda del gruppo. Non a caso, appena il 20 novembre scorso, alla Farnesina, si è tenuto un Business Forum italo-ucraino, sull’impegno italiano per la ricostruzione del Paese, in vista della Ukraine Recovery Conference che sarà ospitata a Roma il 10 e 11 luglio del prossimo anno. Il 2025, d’altra parte, è considerato un anno chiave per comprendere meglio gli scenari negoziali futuri. E ogni soluzione – è questa la posizione della Presidenza italiana del G7 – dovrà vedere coinvolta l’Ucraina e l’Europa, per le profonde implicazioni sull’architettura di sicurezza continentale. Prima della chiusura, due sessioni di lavoro saranno dedicate all’Indo-Pacifico, nel tentativo di rafforzare le relazioni con partner cruciali come Corea del Sud, Filippine, India e Indonesia. Il focus di questi colloqui sarà dedicato alla stabilità e prosperità della regione, fondamentale per l’economia internazionale nonché per affrontare con successo le sfide globali, come il cambiamento climatico o la transizione digitale. All’ultimo tavolo dei lavori, si discuterà invece di alcune questioni regionali, come lo sviluppo del partenariato con l’Africa e le crisi ad Haiti e in Venezuela. In chiusura ci sarà il passaggio di testimone della Presidenza G7. Il ministro Tajani traccerà un sintetico bilancio della Presidenza italiana e la ministra canadese Mélanie Joly illustrerà brevemente le priorità attorno alle quali Ottawa intenderà sviluppare la sua presidenza del G7 nel 2025. (di Corrado Accaputo)

Cinema, Stone al TFF: Usa come un adolescente arrogante e ignorante

Cinema, Stone al TFF: Usa come un adolescente arrogante e ignoranteTorino, 24 nov. (askanews) – Domenica ricca di star al Torino Film Festival, tra cui Sharon Stone che dopo aver ricevuto il premio Stella della Mole nella serata d’apertura, presenta al pubblico “The Quick and the Dead” (Pronti a morire) di Sam Raimi, nella sezione Zibaldone del festival, film che ha anche prodotto.


Rispondendo a una domanda in conferenza stampa in vista della giornata mondiale contro la violenza sulle donne (il 25 novembre), ha dichiarato che è “importante iniziare a chiedersi chi scegliamo come governanti” con un chiaro riferimento all’attualità e alla politica Usa. “L’Italia ha conosciuto il fascismo, ha vissuto e ha provato cosa vuol dire – ha detto -l’America in questo senso è come un adolescente, un adolescente arrogante e ignorante, non sa cosa vuol dire; gli americani non viaggiano, molti non hanno il passaporto…, vivono nella loro ingenuità. Io voglio dire che il solo modo per affrontare questo problema è aiutarsi a vicenda: le donne devono aiutare le donne, gli uomini per bene devono aiutare e essere consapevoli che molti di loro non sono bravi uomini”, aggiungendo che bisogna smettere di far finta di niente e ricordando che ancora oggi “se per gli uomini il killer numero uno è un attacco di cuore, per le donne purtroppo il killer numero uno è ancora un uomo”. Stone, bellissima ed elegante, arrivata con abito nero e cappotto panna abbinato agli stivali, in attesa di introdurre il film al pubblico ha raccontato quanto si è divertita nelle vesti di produttrice di “Pronti a morire”, oltre che interprete nei panni di una pistolera pronta a tutto, anche perché fu lei a volere fortemente il giovanissimo Leonardo DiCaprio nel cast, accanto a Gene Hackman e Russell Crowe, tra gli altri.


Inoltre, ha parlato del suo grande amore per l’Italia: “Ho iniziato la mia carriera da modella in Italia, a Milano, ho avuto un fidanzato italiano e amo l’Italia, ma chi non la ama ha detto – io torno qui quando posso, ho portato qui i miei figli da piccoli, ho sempre voluto che conoscessero la cultura italiana”. Dalla pandemia l’attrice ha iniziato a coltivare la sua passione per la pittura e ha anticipato che tornerà a Torino anche per esporre le sue opere. Attrice, produttrice, modella, scrittrice e ora anche pittrice, Sharon Stone ha affermato che “al giorno d’oggi in cui abbiamo così tante idee diverse su noi stessi e ci sono così tanti conflitti, credo che la chiave sia comunicare in modo onesto e l’arte è il modo più bello per esprimersi, far arrivare i propri sentimenti ed emozioni. Pensiamo molto a come possiamo cambiare le società capitaliste ma ci dimentichiamo che un tempo c’erano i re, ogni cosa può cambiare se le persone esprimono cosa provano con qualsiasi forma d’arte”.


Infine, Stone ha detto che a fine anni ’90 e primi anni duemila aveva pensato alla regia ma “vedendo tante resistenze per le donne che dirigono film ho sentito che la mia intelligenza era sprecata a cercare di convincere gli studios a farmelo fare”. “C’era resistenza a dare potere alle donne così come al fatto che io potessi avere potere”, ha aggiunto.

Ultimo G7 a guida italiana: M.O. e Ucraina, si cerca una via di pace

Ultimo G7 a guida italiana: M.O. e Ucraina, si cerca una via di paceRoma, 24 nov. (askanews) – La guerra di Israele nella Striscia di Gaza e con il movimento Hezbollah in Libano, i rischi di un’escalation militare con l’Iran e i gruppi ad esso affiliati, il conflitto in Ucraina e le prospettive di pace che potrebbero aprirsi con l’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump a gennaio del prossimo anno. Ma anche l’Indo-Pacifico, lo sviluppo del Partenariato con l’Africa, le crisi ad Haiti e in Venezuela. Saranno questi i temi principali del G7 Affari Esteri di Fiuggi e Anagni di domani e martedì 26 novembre, l’ultimo a presidenza italiana. Al termine dei lavori, fortemente indirizzati nella ricerca di una pace giusta e duratura, il ministro Antonio Tajani procederà al passaggio di consegne al Canada, che avrà la guida del gruppo nel 2025.


Il G7 Affari esteri coinciderà con la decima edizione della Conferenza MED Dialoghi Mediterranei, che saranno aperti sempre lunedì alle 9 dal ministro Tajani, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il 27 novembre, il ministro condurrà un panel dedicato ai Balcani Occidentali e interverrà poi alla cerimonia conclusiva insieme al Presidente del Consiglio Meloni. Promossi dal Ministero degli Affari Esteri e dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), ‘i Dialoghi Mediterranei sono ormai divenuti un punto di riferimento a livello internazionale per discutere e confrontarci sui problemi strategici di un Mediterraneo allargato’ ha commentato Tajani. L’edizione di quest’anno è stata preparata in maniera da poter interagire con la riunione del G7. Fra i partecipanti ci saranno i ministri degli Esteri di Croazia, Giordania, Egitto, India, Libia, Libano, Yemen, Palestina. Per la prima volta sono stati invitati a prendere parte ai MED anche i paesi dei Balcani occidentali, con i ministri degli Esteri di Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord e Montenegro. Parteciperanno inoltre esponenti di alto livello di organizzazioni regionali e internazionali, tra cui il segretario Generale della Lega Araba Ahmad Aboul Gheit.


La prima giornata dei lavori del G7 sarà dedicata a Medio Oriente e Mar Rosso. Tajani accoglierà i suoi omologhi del G7 ad Anagni, dove avrà luogo una prima sessione di colloqui. Poi il trasferimento a Fiuggi, per accogliere le delegazioni dei Paesi della regione e avviare una discussione sulla stabilità dell’area. Parteciperanno ministri e rappresentanti di Giordania, Egitto, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, nonché il segretario generale della Lega Araba, Gheit. Non sarà in Italia, invece, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Moshe Sa’ar, che avrebbe dovuto avere un incontro bilaterale con Tajani. Un appuntamento saltato sulla scia delle forti tensioni tra Israele, la Corte penale internazionale e alcuni paesi firmatari dello Statuto di Roma, dopo la decisione della Cpi di emettere un mandato d’arresto per il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Un’indicazione che ha fatto molto discutere anche in Italia e che è stata accolta dalla presidenza del Consiglio e dallo stesso Tajani con un atteggiamento di grande prudenza. L’obiettivo delle sessioni dedicate al Medio Oriente sarà ribadire la centralità della regione nell’agenda della Presidenza italiana del G7, nonché il forte impegno del Gruppo per il sostegno alla stabilità regionale e alla ricerca di una soluzione politica alla crisi in corso, con l’attuazione della formula ‘due popoli, due Stati’, che possano vivere in pace e sicurezza in maniera duratura. Un risultato che non può che realizzarsi attraverso un cessate il fuoco persistente a Gaza e con l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi ancora in mano ad Hamas. Di fondamentale importanza sarà inoltre consentire un accesso umanitario all’enclave palestinese per far fronte all’emergenza in corso: un tema, quello degli aiuti alla popolazione civile, che ha visto l’Italia in prima linea sin dall’inizio della crisi.


Una parte delle discussioni sarà poi dedicata alla promozione della fine delle ostilità in Libano e al tentativo di evitare l’allargamento ulteriore del conflitto, con un’attenzione particolare ai rischi di escalation tra Israele, Iran e i gruppi affiliati a Teheran. Sebbene da giorni si parli di un possibile accordo di cessate il fuoco a breve, Israele è tornato a bombardare il centro di Beirut, per la quarta volta in una settimana, provocando una strage di civili. E la situazione resta molto tesa anche al confine tra i due Paesi, dove operano i peacekeepers della missione Unifil. Appena venerdì scorso quattro soldati italiani sono rimasti feriti a seguito dell’esplosione di due razzi che hanno colpito la base di Shama, apparentemente lanciati da Hezbollah. Israele è ormai arrivato ai villaggi sulla linea di confine in cui si trova la base che ospita i Caschi Blu italiani. E il movimento sciita prova a colpire lì il nemico, per bloccarne l’avanzata. Ecco perché i rischi per il contingente italiano aumentano: sono in piena area di tiro, anche da parte israeliana. Così, quella che solo qualche settimana fa era soltanto un’apparente minaccia di Netanyahu a Unifil – ‘dovete ritirarvi, non possiamo garantire la vostra sicurezza’ -, ora si è trasformata in un drammatico dato di fatto. I peacekeepers dell’Onu, e gli italiani nell’area, sono a serio rischio di attacchi. Ogni giorno. E ogni giorno sono costretti a convivere con un livello di Allerta 3, quella massima, che costringe a ripararsi costantemente nei bunker. La seconda e ultima giornata dei lavori, martedì 26 novembre, si aprirà con l’accoglienza del ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha. Con il capo della diplomazia di Kiev, i ministri del G7 discuteranno del supporto deciso all’Ucraina. Sarà questa l’occasione per un aggiornamento sugli ultimi sviluppi del conflitto e le prospettive di pace, anche alla luce delle dichiarazioni del presidente Volodymyr Zelensky, che intende studiare le proposte del presidente americano eletto Trump e presentare un piano di pace probabilmente già a gennaio, dopo l’insediamento del tycoon alla Casa Bianca.


Intanto, a oltre 1.000 giorni dall’aggressione russa ai danni dell’Ucraina, la guerra prosegue con segnali preoccupanti di escalation da parte russa e massicci bombardamenti sulle città ucraine. E ulteriori segnali di preoccupazione sono rappresentati dalla revisione della dottrina nucleare adottata dal presidente Putin e dal coinvolgimento di forze nordcoreane sul terreno, già condannato fermamente con una Dichiarazione del G7 allargato, lo scorso 5 novembre. A Fiuggi, dunque, i ministri del G7 ribadiranno il loro fermo sostegno a Kiev, che la Presidenza italiana ha posto al centro dell’agenda del gruppo. Non a caso, appena il 20 novembre scorso, alla Farnesina, si è tenuto un Business Forum italo-ucraino, sull’impegno italiano per la ricostruzione del Paese, in vista della Ukraine Recovery Conference che sarà ospitata a Roma il 10 e 11 luglio del prossimo anno. Il 2025, d’altra parte, è considerato un anno chiave per comprendere meglio gli scenari negoziali futuri. E ogni soluzione – è questa la posizione della Presidenza italiana del G7 – dovrà vedere coinvolta l’Ucraina e l’Europa, per le profonde implicazioni sull’architettura di sicurezza continentale. Prima della chiusura, due sessioni di lavoro saranno dedicate all’Indo-Pacifico, nel tentativo di rafforzare le relazioni con partner cruciali come Corea del Sud, Filippine, India e Indonesia. Il focus di questi colloqui sarà dedicato alla stabilità e prosperità della regione, fondamentale per l’economia internazionale nonché per affrontare con successo le sfide globali, come il cambiamento climatico o la transizione digitale. All’ultimo tavolo dei lavori, si discuterà invece di alcune questioni regionali, come lo sviluppo del partenariato con l’Africa e le crisi ad Haiti e in Venezuela. In chiusura ci sarà il passaggio di testimone della Presidenza G7. Il ministro Tajani traccerà un sintetico bilancio della Presidenza italiana e la ministra canadese Mélanie Joly illustrerà brevemente le priorità attorno alle quali Ottawa intenderà sviluppare la sua presidenza del G7 nel 2025. di Corrado Accaputo

Cinema, al TFF primo film di Gianluca Minucci: un monito all’Europa

Cinema, al TFF primo film di Gianluca Minucci: un monito all’EuropaTorino, 24 nov. (askanews) – Presentato in Concorso al 42esimo Torino Film Festival, “Europa Centrale”, opera prima di Gianluca Minucci. Un dramma ambientato nel 1940 che racconta il viaggio in treno di una coppia di comunisti che devono portare a termine una missione segreta affidatagli dal Comintern, nascondendosi dai fascisti. Un film claustrofobico, pervaso da un senso di angoscia, tra tradimenti e atmosfere cupissime, dove la violenza è fisica e psicologica e non c’è umanità.


Il regista, alla sua opera prima, ha detto ad askanews di aver voluto fare questo film quasi come un monito all’Europa di oggi, per mostrare “la pericolosità di aderire a certe ideologie e di perdere qualsiasi occhio critico nei confronti di certe fedi politiche”. Inoltre, ha spiegato Minucci, “volevamo fare un film profondamente diverso, nella forma e nel linguaggio, per la regia espressionista ma anche per la recitazione, l’intento era fare una seduta psicoanalitica personale del Novecento”, ha raccontato. In “Europa Centrale”, i protagonisti, interpretati da Paolo Pierobon, Tommaso Ragno, Catherine Bertoni de Laet, Matilde Vigna, Levente Molnar e Angelica Kazankova, si muovono sempre all’interno di un treno, tra scompartimenti e corridoi, aumentando la sensazione di claustrofobia. Il film è stato girato esclusivamente all’interno del Museo dei Treni di Budapest, in carrozze originali anni ’20 e ’30, dove gli attori vengono ripresi spesso in primo piano e tutto è molto teatrale.


“È un film profondamente mentale, psicotico e paranoide – ha spiegato ancora il regista – era fondamentale stare sui primi piani degli attori”. La colonna sonora originale è stata realizzata da Zbigniew Preisner, famoso per essere uno storico collaboratore del regista Krzysztof Kieslowski. “È un coro che non va solo a commento ma dialoga – ha affermato Minucci – quindi momenti del coro si inframmezzano con le battute degli gli attori, tutto l’impianto è squisitamente teatrale”. Un film che il regista ha raccontato di aver voluto fare per una sua esigenza personale, molto legata all’attualità: “Gli scontri ideologici, le fedi politiche sono purtroppo più forti che mai e credo che il bisogno di fare questo film sia nato dal vivere quotidianamente, anche sulla mia pelle, quello che sta accadendo”.

Nato, amm. Bauer incontra ucraino Boyev: focus su industria difesa

Nato, amm. Bauer incontra ucraino Boyev: focus su industria difesaMilano, 24 nov. (askanews) – “Ottimo incontro con Sergiy Boyev, vice ministro ucraino della Difesa per l’Integrazione Europea”. Lo scrive l’ammiraglio Rob Bauer, presidente del Comitato Militare della Nato. “L’Ucraina non solo ha una forte resilienza militare e sociale, ma ha anche un’industria della difesa in rapida crescita, con numerose opportunità per gli alleati. SlavaUkraini” ha aggiunto l’alto ufficiale sui social.


In base alle immagini diffuse l’incontro è avvenuto all’Halifax International Security Forum, ieri, 23 novembre 2024. Il 16esimo Halifax International Security Forum si è aperto in Nuova Scozia dal 22 novembre e si chiude oggi. Questa ultima edizione ha riunito leader provenienti dalla politica, esercito, aziende, mondo accademico e media per affrontare le questioni di sicurezza più urgenti che riguardano la comunità internazionale. Con un focus sul dialogo proattivo e sulla collaborazione, il forum è dedicato all’esplorazione di soluzioni alle principali sfide globali previste per il prossimo anno.


In particolare secondo Politico da Halifax l’ex presidente taiwanese Tsai Ing-wen ha affermato ieri che gli Stati Uniti dovrebbero dare priorità all’assistenza all’Ucraina nonostante l’incombente minaccia di un’invasione cinese attraverso lo stretto dell’isola autonoma. “Dovrebbero fare tutto il possibile per aiutare gli ucraini”, ha detto Tsai al forum. “Noi (Taiwan, ndr) abbiamo ancora tempo”. “I commenti dell’ex leader taiwanese all’Halifax International Security Forum sono arrivati dopo che il capo del Comando indo-pacifico degli Stati Uniti, l’ammiraglio Samuel Paparo, ha dichiarato martedì che la fornitura di armi all’Ucraina aveva iniziato a influenzare la capacità dell’esercito statunitense di prepararsi a un conflitto in Asia”, annota Politico. “Una vittoria ucraina rappresenterà il deterrente più efficace contro future aggressioni”, ha affermato Tsai.


Va notato che al prestigioso evento c’era pure proprio l’ammiraglio Samuel J. Paparo, comandante del Comando Indo-Pacifico degli Stati Uniti in due panel, dove hanno partecipato anche leader politici, militari e imprenditori provenienti da Stati Uniti, Canada, Europa, Medio Oriente, Asia orientale, Africa e America Latina. Paparo ha sottolineato l’impatto dell’Indo-Pacifico sulla sicurezza globale e la solidarietà di alleati e partner nell’affrontare collettivamente le sfide multiformi in tutta la regione.

Cremlino: aggiornamento dottrina nucleare messaggio all’Occidente. E lancio nuovo missile segnale efficace

Cremlino: aggiornamento dottrina nucleare messaggio all’Occidente. E lancio nuovo missile segnale efficaceRoma, 24 nov. (askanews) – Il decreto del presidente russo Vladimir Putin che aggiorna la dottrina nucleare della Russia, va considerato un segnale all’Occidente. L’ha chiarito il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in un’intervista pubblicata oggi dai media russi.


“Certamente, non ci possono essere coincidenze qui. C’è una certa coerenza” ha detto Peskov, rispondendo a una domanda sull’aggiornamento della dottrina. “(…) Putin – ha continuato Peskov – deve rispondere all’escalation senza precedenti che è principalmente alimentata dall’amministrazione uscente a Washington”. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha anche dichiarato, nell’intervista rilasciata oggi e pubblicata dai media russi, che l’attacco col nuovo missile ipersonico Oreshnik è stato un segnale “tempestivo ed efficace” all’Occidente nella situazione attuale.


“L’Occidente collettivo, guidato dagli Stati uniti, dimostra di essere disposto a fare qualsiasi cosa per reprimere la Russia e infliggerle una sconfitta strategica. Ecco perché segnali di avvertimento come questo, che dicono ‘non pensateci nemmeno’, cioè l’attacco con il nostro nuovo missile, sono tempestivi, necessari ed efficaci” ha affermato Peskov in un’intervista con il giornalista russo Pavel Zarubin.

Accordo sul nucleare in crisi: Iran terrà negoziati con Gb, Germania, Francia, Ue

Accordo sul nucleare in crisi: Iran terrà negoziati con Gb, Germania, Francia, UeRoma, 24 nov. (askanews) – L’Iran terrà negoziati sulla questione nucleare con il Regno unito, la Germania, la Francia e l’Unione europea il 29 novembre a Ginevra. Lo hanno riferito oggi all’agenzia di stampa giapponese Kyodo fonti diplomatiche iraniane.


I negoziati hanno l’obiettivo di ritornare alla piattaforma dell’accordo nucleare iraniano, che vive un momento di profonda crisi. Il governo riformista iraniano guidato dal presidente Masoud Pezeshkian sta cercando soluzioni insieme a Regno unito, Germania, Francia e Ue, alla luce del preannunciato approccio duro che la nuova amministrazione Usa di Donald Trump potrebbe avere a partire dall’arrivo alla Casa bianca a gennaio.


Dal ritiro degli Stati Uniti dall’accordo nel 2018, gli Usa hanno partecipato con l’amministrazione Biden indirettamente ai negoziati attraverso il ruolo di mediazione dell’Ue, ma, essendo attualmente in una fase di transizione amministrativa, questa volta non parteciperanno. Questo sarà il primo round di negoziati da quando Pezeshkian è diventato presidente a luglio. Il 21 novembre, il consiglio dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha adottato una risoluzione che invita l’Iran a migliorare la cooperazione con l’agenzia. L’Iran, in segno di protesta, ha annunciato contromisure che includono un’espansione delle sue attività di sviluppo nucleare. Questo ha ulteriormente acuito i contrasti con Regno unito, Germania e Francia, che avevano promosso la risoluzione, rendendo incerto l’esito dei negoziati.

Emirati, ritrovato il corpo del rabbino Kogan. Israele: atto di terrore antisemita

Emirati, ritrovato il corpo del rabbino Kogan. Israele: atto di terrore antisemitaMilano, 24 nov. (askanews) – Le autorità degli Emirati hanno trovato il corpo del rabbino Zvi Kogan, affermano l’ufficio del primo ministro e il ministero degli esteri israeliani in una dichiarazione congiunta. Kogan, rabbino Chabad negli Emirati Arabi Uniti, era scomparso da giovedì. L’ambasciata israeliana ad Abu Dhabi è stata in contatto con la famiglia di Kogan negli Emirati Arabi Uniti, afferma la dichiarazione. Anche i familiari residenti in Israele sono stati informati.


Israele ha definito l’omicidio “un atto di terrore antisemita spregevole” e promette di utilizzare tutti i mezzi disponibili per assicurare alla giustizia gli assassini. Kogan aveva la doppia cittadinanza israeliana e moldava e fa parte della sezione Chabad di Abu Dhabi da quando Israele ha normalizzato i rapporti con gli Emirati Arabi Uniti alla fine del 2020. Kogan era imparentato con il rabbino Gavriel Holtzberg, assassinato insieme con la moglie in un attacco terroristico alla Nariman Chabad House di Mumbai nel 2008, ha ricordato il notiziario Channel 12. Il presidente israeliano Isaac Herzog ha dichiarato di piangere “con dolore e indignazione” l’omicidio del rabbino Zvi Kogan negli Emirati Arabi Uniti.


“Questo vile attacco antisemita è un promemoria dell’inumanità dei nemici del popolo ebraico”, scrive su X. “Non ci impedirà di continuare a far crescere comunità fiorenti negli Emirati Arabi Uniti o altrove, specialmente con l’aiuto dell’impegno e del lavoro dedicati degli emissari Chabad in tutto il mondo”. Il ministro della Difesa Israel Katz ha definito l’omicidio del rabbino un “crimine terroristico antisemita, codardo e spregevole”. “Lo Stato di Israele – ha assicurato – non si fermerà né resterà in silenzio finché i responsabili di questo atto criminale non pagheranno per le loro azioni”.

M5S, Patuanelli: iscritti con Conte ma tutelare chi si è opposto

M5S, Patuanelli: iscritti con Conte ma tutelare chi si è oppostoRoma, 24 nov. (askanews) – “È evidente che da questo percorso vi è una maggioranza della comunità del M5S, degli iscritti, della cosiddetta base, che ha dato na linea chiara. Un supporto a Conte, un rafforzamento del ruolo del presidente Conte nel Movimento e in qualche modo della sua classe dirigente”: lo ha detto il presidente dei senatori del Movimento 5 stelle, Stefano Patuanelli, parlando a margine dei lavori di Nova, la kermesse conclusiva del “processo costituente” interno, in corso al palzzo dei Congressi dell’Eur.


“Noi – ha aggiunto – dobbiamo riflettere su come tutelare i diritti di chi non è maggioranza, di chi ha fatto opposizione a questo percorso perché credo che perdere pezzi sia peggio per il Movimento nel suo complesso. È evidente che la riflessione politica che forse in questi due giorni non è stata fatta è come da questo percorso rafforzare l’azione del Movimento e non soltanto – ha concluso Patuanelli – isolare chi non la pensa come la maggioranza degli iscritti”.

L’Arte dell’Ascolto attraverso 120 interviste con grandi italiani

L’Arte dell’Ascolto attraverso 120 interviste con grandi italianiRoma, 24 nov. (askanews) – Sono 120 le interviste ai grandi italiani con 34 ore di musica su Spotify, nel “libro sonoro” di Filippo Poletti, edito da Guerini Next e in uscita il 26 novembre “L’Arte dell’ascolto: musica al lavoro”. Ad accompagnare la lettura delle 384 pagine è la playlist pubblicata su Spotify e composta da 34 ore di ascolti dei brani citati nelle 120 interviste, dalla tragedia greca fino a Vasco Rossi e Taylor Swift.


Il lettore può immergersi nell’ascolto tout court, ossia quell’arte necessaria alla corretta dialettica in ambito privato e sociale, essenziale per il buon funzionamento democratico, e anche in azienda, in famiglia, in amore, in amicizia, in politica, in comunicazione, ma sempre più dimenticata dalla società contemporanea. Personalità di ogni ambito professionale come Francesco Alberoni, Piero Angela, Giorgio Armani, Enzo Biagi, Norberto Bobbio, Walter Bonatti, Mike Bongiorno, Gillo Dorfles, Renato Dulbecco, Eugenio Finardi, Dario Fo, Vittorio Gregotti, Umberto Guidoni, Margherita Hack, Enzo Jannacci, Rita Levi-Montalcini, Alda Merini, Franco Modigliani, Indro Montanelli, Nicola Piovani, Carlo Rambaldi, Gianfranco Ravasi, Antonio Ricci, Gavino Sanna, Tiziano Sclavi, i fratelli Taviani, Antonio Tabucchi, Beatrice Venezi, Carlo Verdone, Luigi Veronelli, Umberto Veronesi, Bruno Vespa, Paolo Villaggio, Stefano Zecchi e Antonino Zichichi.


Musicologo, top voice di Linkedln in Italia con studi di chitarra e composizione, ma anche tecnico del suono, scrittore e giornalista: forse solo una personalità che associa un’inesauribile curiosità alla tenacia e la concretezza come Filippo Poletti poteva dedicarsi per ben 25 anni a un lavoro così monumentale sul tema essenziale dell’ascolto e, nel farlo, riporre l’accento sulla sua indiscutibile utilità pratica, quotidiana, declinata in tutti gli ambiti dei rapporti sociali, a partire dal mondo del lavoro. Spiega Filippo Poletti: “Sono partito da una domanda semplice ma inusuale: come si ascolta la musica da Nobel? Qual è la playlist dei grandi italiani degli ultimi 100 anni? E, ancora, cosa significa ascoltare la musica da alpinista, archeologo, architetto, astrofisico, attore, biblista, chef, cineasta, critico musicale, deejay, dietologo, economista, enigmista, enogastronomo, etologo, giurista, filologo, filosofo, fisico, gioielliere, giornalista, imprenditore, matematico, medico, musicista, notaio, pittore, poeta, pubblicitario, regista, scrittore, sociologo e sportivo? A queste domande ho cercato di rispondere con questo ‘libro sonoro’, una vera e propria ‘storia della ricezione musicale’, suggerendo 4 tipi di ascolto abbinati a 4 colori, rispettivamente giallo, verde, rosso e blu”.


Dal 1999, ancora giovane musicologo e aspirante giornalista professionista, Filippo Poletti ha iniziato la sua personalissima indagine, andando alla caccia di grandi personalità, poi proseguita, come un fiume carsico, che ha percorso tutta la sua carriera, riproponendola ad ogni incontro importante o ad ogni nuova amicizia, convinto che “se gli ascolti sommati fanno tante vite, l’ascolto attivo è una competenza chiave nelle relazioni umane. Ieri, oggi e domani, infatti, affinare la capacità di ascoltare attivamente, non passivamente, servirà sempre”. Da qui la necessità di declinare gli esiti della lunghissima indagine in chiave concreta, proponendo di leggere le parole dei grandi italiani e di ascoltare i brani citati con una playlist creata ad hoc su Spotify. “L’Arte dell’ascolto: musica al lavoro” è, dunque, un libro infinitamente stratificato e che offre molteplici approcci di lettura, dall’aneddotica biografica al manuale divulgativo, e che oltre ad ascoltare consapevolmente, come gesto di maturità personale e sociale, ci insegna anche a superare, attraverso l’esperienza altrui, la contrapposizione tra i generi, uscendo da logiche gerarchiche che proprio nei 100 anni rappresentati dai protagonisti delle interviste hanno spesso demotivato tanto pubblico alla frequentazione della musica, definita “forte” o “debole” da Filippo Poletti seguendo Quirino Principe. E forse “L’arte dell’ascolto: musica al lavoro” è anche il libro tanto atteso da Ezio Bosso, ricordato nel volume, per “togliere la paura” e spalancare finalmente le orecchie senza pregiudizi.