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Cori antisemiti all’Olimpico, Piantedosi: individuare responsabili

Cori antisemiti all’Olimpico, Piantedosi: individuare responsabiliRoma, 20 mar. (askanews) – Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, a quanto si apprende, nel pomeriggio ha chiamato il capo della polizia Lamberto Giannini ed il questore di Roma, Carmine Belfiore, per raccomandare ogni sforzo possibile per individuare i responsabili dei comportamenti antisemiti che si sono verificati durante il derby Lazio-Roma di ieri all’Olimpico.
Per il 30 marzo era già stata convocata una riunione sul tema al Viminale con lo stesso Piantedosi, il ministro dello Sport, Andrea Abodi, i vertici del calcio ed i rappresentanti della Comunità ebraica.

Conte incalza Schlein anche sull’Ucraina, col Pd è competizione

Conte incalza Schlein anche sull’Ucraina, col Pd è competizione

Borghi: “Segretaria chiara”. Un parlamentare: leader M5s sbaglia

Roma, 20 mar. (askanews) – Dopo il salario minimo, l’Ucraina: Giuseppe Conte non si rassegna ad un Pd rivitalizzato che, stando ai sondaggi, recupera i voti andati ai 5 stelle nei mesi scorsi, l’ex premier prova ad incalzare Elly Schlein su tutti i temi più “caldi” per l’elettorato di sinistra. Anche oggi, parlando ad una iniziativa della Luiss, il leader M5s ha voluto rimarcare che quella per il salario minimo è “una battaglia che facciamo da dieci anni, una battaglia che ci ha trovato isolati” e “solo recentemente” si sono aggiunti Pd e sindacato. Ma l’affondo vero è arrivato sulle armi a Kiev quando, rispondendo alle domande dei cronisti, ha detto di sperare che anche il Pd si decida a dire no a nuovi invii: “Armi all’Ucraina? Abbiamo già dato. Mi auguro che il Pd possa, anche col nuovo vertice, fare questa scelta in questa direzione che noi abbiamo già intrapreso”. Una competizione che in casa Pd viene monitorata con attenzione, perché molti di coloro che hanno votato per la nuova segretaria confidavano in un cambio di rotta anche sull’Ucraina.
Uno dei parlamentari che hanno sostenuto la Schlein prova a minimizzare: “Non credo che a Conte convenga questa strada. La ‘luna di miele’ della Schlein non si esaurisce certo perché lui presenta una mozione…”. Sembra però più un auspicio che una convinzione. Il “Conte rosso” dà fastidio, perché appunto può mettere in qualche difficoltà la nuova segretaria con quella parte di sinistra che nei mesi scorsi era ‘migrata’ verso M5s e che ora è tornata a preferire il Pd nella convinzione che la nuova segretaria imprimerà una svolta netta al partito. Cosa che, effettivamente, è accaduta nelle prime settimane, con un’opposizione molto ferma, dura, su temi come l’antifascismo, i migranti e, appunto, il salario minimo.
L’Ucraina però è una questione più complicata. Se sugli altri argomenti è abbastanza facile tenere insieme tutto il Pd, sulla guerra le cose cambiano. Enrico Borghi, uno dei più filo-atlantisti del partito, è contento della linea tenuta dalla segretaria e si dice certo che le mosse di Conte non le faranno cambiare posizione: “Non credo ci saranno problemi. Atteggiamento di Elly Schlein molto coerente con quanto detto fin qui dal Pd: prosecuzione degli aiuti all’Ucraina per la resistenza e contemporaneamente concretizzazione di un processo per un negoziato di pace, che ha bisogno di un rafforzamento del ruolo europeo. Noi stiamo dando prova di responsabilità e volontà di lavorare a soluzioni concrete, Conte prosegue in una attività tutta ‘interna corporis’ al nostro paese, totalmente velleitaria e priva di sbocco concreto”.
Ma se Borghi è soddisfatto vuol dire che molto meno lo sarà chi sperava che la Schlein invertisse la rotta intrapresa da Enrico Letta. E infatti nelle parole del parlamentare della sinistra Pd qualche fastidio si coglie: “Se noi e M5s iniziamo a rincorrerci finiamo per fare solo un favore alla Meloni”. La speranza è che il leader M5s scelga un altro profilo, complementare a quello del Pd, per potere insieme, alleati, sfidare la destra: “Diciamo la verità – prosegue – Conte non è un paladino della sinistra: smetta di fare la competizione su pacifismo, lavoro e via dicendo… La sinistra non è nel loro dna. Sarebbe più utile se tornasse a presidiare quell’area arrabbiata delle origini”.
Si vedrà se l’ex premier seguirà questi ‘consigli’, ovviamente interessati. Tra un anno ci sono le europee e la Schlein ha tutta l’intenzione di uscire da quella prova con un Pd saldamente primo partito dell’opposizione. Dalle prime reazioni, non sembra che Conte si rassegni fin d’ora a giocare un ruolo da comprimario, lasciando ai democratici la guida del “cosiddetto campo progressista”, come lo ha definito oggi alla Luiss.

Torna LOVE MI, il concerto evento gratuito ideato da Fedez

Torna LOVE MI, il concerto evento gratuito ideato da FedezMilano, 20 mar. (askanews) – LOVE MI, il concerto evento completamente gratuito ideato da Fedez, torna il 27 giugno 2023 in Piazza Duomo a Milano grazie alla collaborazione con il Comune di Milano. Gli ingredienti saranno gli stessi: tanta voglia di fare musica, di divertirsi insieme e il desiderio di fare del bene. All’evento musicale sarà, infatti, legata anche quest’anno una raccolta fondi destinata a sostenere un progetto a cui la Fondazione Fedez crede molto. LOVE MI sarà una serata imperdibile per tutti quelli che amano la musica dal vivo.
“Appena sceso dal palco l’anno scorso ho avuto subito il desiderio di ricominciare a lavorare alla seconda edizione di LOVE MI – afferma Fedez e continua – È stata un’esperienza incredibile ed emozionante che ha raggiunto ovviamente l’apice la sera del concerto, ma anche tutta la parte organizzativa, che ho seguito in prima persona, è stata pazzesca! E così eccoci qui! Per il secondo anno consecutivo a lavorare con tantissima carica a questo progetto di cui vi svelerò i dettagli appena possibile, in fondo mi conoscete e sapete che spoilero sempre tutto. Al momento le certezze sono tre: il luogo, la data e che sarà un evento legato a una iniziativa benefica.”
La raccolta fondi a sostegno dell’associazione che verrà scelta avverrà tramite il numero solidale che verrà creato appositamente e comunicato appena possibile e tramite il sito della Fondazione Fedez.
LOVE MI è organizzato da DOOM ENTERTAINMENT in collaborazione con il Comune di Milano e prodotto da Vivo Concerti.

Moda, Made in Italy, vino e amicizia all’Atelier Molayem di Milano

Moda, Made in Italy, vino e amicizia all’Atelier Molayem di MilanoMilano, 20 mar. (askanews) – Quattro amiche unite dalla passione per lo stile e il Made in Italy. Il 27 marzo l’appuntamento è dalle 9 alle 18 allo showroom di Atelier Molayem in via Matteo Bandello 5 a Milano per una giornata dedicata all’amicizia e alla creatività. Sarà l’occasione per conoscerci meglio e gustare un calice – Venturini Baldini- o un caffè con dei deliziosi finger food dolci e salati.
Ad accogliervi ci saranno la designer di gioielli Stella di Atelier Molayem, la stilista Sara di Ps Milano, la regina delle borse in rafia Francesca Gatti e l’imprenditrice del vino bio Julia di Venturini Baldini.
«Crediamo nel Made in Italy e nella forza delle donne», dice Stella Molayem, creatrice del marchio di gioielli che unisce luce, colore ed equilibrio delle forme. Il colore è al centro dei suoi gioielli, e ogni pietra – rara e vintage – simboleggia un valore, dal rosso passione al rosa rinascita. Il tutto declinato anche nella linea Kids. Ps Milano unisce la passione per il Giappone ai tessuti vintage unici italiani nelle sue linee Kimono, mentre Gatti Milano
Gatti Milano sposa l’antica arte dell’intreccio nelle sue collezioni uniche di panieri in midollino e rafia. Infine, i vini di Venturini Baldini conquistano con i sapori unici e le produzioni interamente biologiche certificate.
Comun denominatore: l’artigianalità e la sostenibilità.

Lagarde rassicura: banche Ue poco esposte ai bond falcidiati

Lagarde rassicura: banche Ue poco esposte ai bond falcidiatiRoma, 20 mar. (askanews) – La Banca centrale europea torna rassicurare sulla tenuta delle banche nell’Unione. E in una audizione al Parlamento europeo, calendarizzata da mesi ma che giunge all’indomani del piano di salvataggio approntato in tutta fretta dalle autorità elvetiche sul Credit Suisse, la presidente Christine Lagarde ha avvertito che, ove fosse necessario, l’istituzione è pronta a intervenire per salvaguardare la stabilità finanziaria. Innanzitutto avendo a disposizione tutti gli strumenti che servissero per garantire liquidità, ed eventualmente riattivando sistemi che non usa da molto tempo.
Lagarde ha ripetuto che le banche dell’Ue dispongono di margini solidi, sia sui livelli patrimoniali che sugli strumenti di liquidità abbondanti. E’ poi intervenuta su un aspetto del salvataggio di Credit Suisse, tramite l’acquisizione di Ubs che ha fatto drizzare i capelli a diversi investitori osservatori: l’azzeramento del valore di alcuni tipi di obbligazioni (At1).
Innanzitutto affermando che l’esposizione delle banche Ue a questi specifici titoli “è molto limitata, parliamo non di miliardi ma di milioni”, ha detto. “Potrete chiedere meglio domani a Andrea Enria”, il presidente del Meccanismo unico di Vigilanza bancaria della Bce, che terrà a sua volta una doppia audizione al Parlamento Ue. “Ma non sono totalmente disiteressata alla questione e ho chiesto di investigare e un primo feedback indica che l’esposizone è molto limitata – ha aggiunto – in particolare sulle emissioni At1”.
Poi richiamandosi a un chiarimento fornito già questa mattina da Vigilanza della Bce, Eba (Autorità bancaria europea) e Single Resolution Board: e cioè che nella Ue le regole impongono che prima di intaccare il valore di qualunque bond si debbano esaurire quelli di azioni e altri strumenti di “common equity”.
In sostanza il caso Credit Suisse non farà da precedente per eventuali situazioni simili che dovessero verificarsi nell’Unione. “Le decisioni prese dalle autorità svizzere ieri sono state prese sulla base delle leggi svizzere e sulla base degli accordi contrattuali che sono stati presi da queste entità svizzere, in particolare sui bond At1. Ma la Svizzera non fissa standard per l’Unione Europea: gli standard per l’Ue sono fissati dal Parlamento europeo”, ha detto.
Più in generale, guardando alle due vicende che, separatamente (apparentemente) hanno scosso Borse e banche in queste ultime sedute, Lagarde ha affermato che la Silicon Valley Bank e Credit Suisse sono “casi molto diversi” tra loro. “Quello di Svb è l’esempio perfetto di un bank run. Invece Credit Suisse è un caso di problemi di molto lungo termine: non penso che siamo in presenza della stessa diagnosi e delle stesse cause”.
Ad ogni modo alla Bce “stiamo monitorando gli sviluppi di mercato attentamente e siamo pronti a rispondere se necessario per preservare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria nell’aria euro”, ha assicurato.
Lagarde ha chiarito che non vi saranno compromessi tra le misure per la stabilità finanziaria e queste, restrittive, per combattere l’alta inflazione, asserendo che su questi versanti la Bce opererebbe con strumenti diversi tra loro.
Tuttavia ha anche rimarcato che la prudenza con cui la Bce sta procedendo nella progressiva riduzione del bilancio e degli stock di titoli (prevalentemente di Stato) in portafoglio è stata decisa in modo da “assicurare che l’Eurosistema mantenga una continua presenza di mercato”. Inoltre ha ribadito che la manovra di inasprimento quantitativo “non è lo strumento primario” per perseguire il ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2%: per questo invece l’intervento numero uno è focalizzato sui tassi di interesse.
“Chiaramente – ha ammesso – le tensioni sulla stabilità finanziaria possono avere un impatto sulla domanda, che al momento è incerto ma bisognerà tenerne conto nelle valutazioni sulle prospettive economiche. Lo si vedrà nelle nostre prossime previsioni” (che verranno aggiornate fra tre mesi).

Tajani: faro Ue acceso su Tunisia, si teme crisi migratoria

Tajani: faro Ue acceso su Tunisia, si teme crisi migratoriaBruxelles, 20 mar. (askanews) – La questione tunisina è stata, su richiesta italiana, uno dei temi più importanti discussi oggi a Bruxelles al Consiglio Affari Esteri dell’Ue, che ha deciso di inviare a Tunisi in missione due ministri, quello belga e quello portoghese, mentre la Commissione europea invierà il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, incontrando i giornalisti a margine del Consiglio Affari esteri dell’Ue, oggi a Bruxelles.
“Abbiamo posto con grande forza la questione Tunisia, che era stata messa all’ordine del giorno grazie alla richiesta dell’Italia”, ha ricordato Tajani. “C’è stata – ha riferito -grande attenzione da parte di tutti i paesi. Abbiamo chiesto tempi rapidi per finanziare un paese che vive un momento economico e finanziario molto difficile. Nei prossimi giorni – ha annunciato – andrà il commissario europeo Paolo Gentiloni a Tunisi per affrontare la questione e vedere cosa, quanto, come può fare l’Unione europea per finanziare la Tunisia. In più, in rappresentanza del Consiglio Affari esteri, il ministro degli Esteri belga e quello portoghese saranno nei prossimi giorni” a Tunisi “per cercare di capire come si può affrontare e risolvere la situazione tunisina con una forte azione europea”.
“I fari – ha affermato Tajani – sono stati ormai accesi sulla realtà di questo paese. C’è non solo una questione di stabilità, ma anche una questione migratoria che ci preoccupa molto, perché la frontiera tra Tunisia e Libia è ormai sempre più fragile e rischiamo di vedere nuovi flussi di migranti partire dalla Tunisia. Contiamo sul coraggio e la determinazione dell’Europa. Comunque sosteniamo le missioni che ci saranno nei prossimi giorni, vediamo quali saranno i risultati”.
Riguardo al fatto che l’Fmi tiene ancora bloccato il prestito che era stato promesso alla Tunisia, il ministro ha osservato: “Io credo che gli aiuti servono a garantire maggiore stabilità. L’Italia sta facendo la sua parte, io mi auguro che l’Europa faccia la sua parte; e anche il Fondo monetario, trovando un’intesa con il presidente tunisino, che poi è l’elemento chiave per trovare un accordo”.
“Non è sempre facile, però – ha rilevato Tajani -, è interesse generale che ci sia stabilità in un paese fondamentale per il Nord dell’Africa, e poi è il paese africano più vicino all’Italia; quindi noi faremo di tutto perché si possa raggiungere l’obiettivo di finanziare in maniera congrua questo paese, in modo che possano essere fatte le riforme, perché non dobbiamo dimenticare che i finanziamenti sono anche legati alle riforme, e perché si possa raggiungere un momento di stabilità, impedendo poi all’estremismo islamico di ritornare ad apparire nel Nord dell’Africa”.
All’osservazione di un giornalista, secondo cui il problema sembra essere proprio il presidente tunisino, Kais Saied, che rifiuta le riforme, il ministro ha risposto: “Bisogna trovare un accordo”, decidere “se bisogna fare prima le riforme o dare prima i soldi. Peró il problema fondamentale è quello della stabilità, non stabilire chi ha torto e chi ha ragione. Per noi la priorità è dare stabilità al Nord dell’Africa e alla Tunisia. E’ ovvio che le riforme vanno fatte”.
“Si può ad esempio pensare – ha spiegato Tajani – di dare delle tranche, e man mano che si fanno le riforme, aggiungere la seconda e poi la terza tranche. E’ una delle proposte che io ho fatto, in modo da poter coniugare soluzione finanziaria e riforme. Vedremo se sarà accettata poi dalla controparte. Comunque abbiamo fiducia nella missione di Gentiloni e dei due ministri degli esteri portoghese e belga”.
Il ministro ha ricordato che in Tunisia “c’è già un’azione dell’Italia: è già andata la nostra direttrice generale della Cooperazione. Sono previsti circa 110 milioni di euro per la cooperazione, in parte da dare al bilancio e in parte alle piccole e medie imprese; andiamo avanti in questa direzione, l’Italia farà la sua parte”.
Comunque, ha aggiunto Tajani, “questo riguarda l’impegno per la cooperazione e lo sviluppo italiano, la parte italiana. Poi c’è una parte europea, e la parte del Fondo Monetario internazionale. E ci sono anche gli Emirati arabi che stanno discutendo anche loro, con i tunisini. L’importante è non perdere troppo tempo”.
A chi chiedeva se sia prevedibile anche una visita a Tunisi da parte della premer Giorgia Meloni, infine, il ministro si è limitato a replicare: “Io sono in costante contatto con il governo tunisino, mi sono sentito anche oggi con il ministro degli Esteri”.

Daniele Cobianchi dalla pubblicità alla musica con “Oceano Mare”

Daniele Cobianchi dalla pubblicità alla musica con “Oceano Mare”Milano, 20 mar. (askanews) – Venerdì 31 marzo sarà in radio e disponibile in digitale “Oceano Mare”, già disponibile in pre-save, il nuovo brano che segna il ritorno sulla scena musicale del manager molto noto nell’ambito pubblicitario Daniele Cobianchi e che anticipa il suo progetto discografico “Ciclista amatoriale”, in uscita il 5 maggio (distribuzione Artist First).
Scritto dallo stesso Cobianchi e prodotto da Alberto Bianco (artista che tra le varie collaborazioni creative ha partecipato alla produzione dell’album di Niccolò Fabi acclamato da pubblico e critica “Una somma di piccole cose”), l’inedito è una ballad emozionante e intima dal sound pop che racconta in maniera autobiografica un uomo che specchiandosi col sé stesso del passato vuole celebrare il valore della profondità e dell’immaginazione, armi segrete per non perdersi nelle superficialità della società contemporanea. La canzone omaggia col suo titolo il capolavoro di Alessandro Baricco (uscito 30 anni fa, nel 1993) il cui protagonista è il mare, inteso metaforicamente come il richiamo originario a vivere in modo autentico e a immergersi senza timore nell’oceano mare che è la vita.
«Dimentichiamo spesso che siamo solo orme che la marea nasconde – afferma il noto manager pubblicitario Daniele Cobianchi – Dovremmo non dimenticare di respirare e spendere il nostro tempo a guardare le nuvole passare, a innamorarci di un verso, a contemplare un fiore che sboccia: e decollare con l’immaginazione fino a sconfiggere la gravità del vivere».
La cover di “Oceano Mare” è firmata dall’artista di fama internazionale Paolo Troilo.
La creatività da sempre accompagna il percorso professionale e personale di Cobianchi, declinandosi in diverse forme di espressione che l’hanno portato a raggiungere i vertici della sede italiana di una delle più note Advertising Agency del mondo senza mai abbandonare la sua passione per il suo primo amore, la musica. Poco più che ventenne, nel bel mezzo del fermento artistico-musicale della Bologna anni ’90, mentre studia all’Università inizia un percorso nel mondo della musica ma la strada principale che decide di percorrere è quella della pubblicità.
Oggi, a 52 anni, Cobianchi fa confluire la sua urgenza artistica in un album in cui racconta attraverso un cantautorato pop la sua vita, la sua maturità e la sua storia, una storia in cui tutti possiamo rispecchiarci fatta di sliding doors, scelte, bivi e sogni mai abbandonati.

Triennale Milano, un forum sulla siccità insieme a Forestami

Triennale Milano, un forum sulla siccità insieme a ForestamiMilano, 20 mar. (askanews) – Dopo un 2022 nel quale la siccità è costata al Comune di Milano 15.495 piante tra essenze appena messe a terra e piante adulte e che ha colpito il 25,54% delle piantagioni realizzate direttamente da Forestami nei comuni della Città metropolitana di Milano non facendo attecchire 9.099 delle 35.632 piantate messe a terra nella stagione agronomica 2021-2022; visti i primi mesi del 2023 caratterizzati da scarse piogge e temperature al di sopra della media, Forestami insieme a Triennale Milano e al Politecnico di Milano – in vista della Giornata internazionale delle foreste (21 marzo) – ha organizzato il primo Forum Siccità.
I lavori del Forum Siccità sono stati aperti dalla direttrice generale di Triennale Milano Carla Morogallo e da Stefano Boeri, presidente del Comitato scientifico di Forestami. Il Forum è stato coordinato da Maria Chiara Pastore, ricercatrice del Politecnico di Milano, National Biodiversity Future Centre e Direttrice scientifica di Forestami, e ha visto il primo intervento pubblico del nuovo Project manager di Forestami Enrico Calvo, per un lungo periodo dirigente di ERSAF dove si è occupato in ambito regionale e nazionale di pianificazione forestale e di gestione di foreste.
Al Forum Siccità ha partecipato il Governo Italiano con il sottosegretario Patrizio La Pietra in rappresentanza del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste che ha sottolineato come la situazione odierna non si possa più definire un’emergenza ma un fenomeno ciclico, rendendo quindi necessario focalizzarsi su una progettualità che deve includere investimenti nelle infrastrutture, recupero delle acque reflue, desalinizzazione delle acque marine, semplificazione delle procedure attraverso una regia nazionale; Regione Lombardia con l’intervento dell’Assessore agli Enti locali, Montagna, Risorse energetiche, Utilizzo risorsa idrica Massimo Sertori che ha sottolineato quanto la crisi idrica sia una realtà, con una mancanza del 60% delle risorse idriche in Regione rispetto allo storico (mancano oltre 2 miliardi di metri cubi di acqua), che porteranno a un inevitabile adattamento del sistema produttivo irriguo-agricolo lombardo; Città Metropolitana con Giorgio Mantoan, Consigliere Delegato a Politiche Giovanili, Rapporti con Sistema delle Università e Progetto Forestami.

Covid, Salemi (UniFlorida): origine irrilevante. Capire cosa non funzionò

Covid, Salemi (UniFlorida): origine irrilevante. Capire cosa non funzionòRoma, 20 mar. (askanews) – Da dove ha avuto origine il Covid? Un errore di laboratorio, gli animali vivi macellati nei mercati in Cina o, l’ultima ipotesi, i procioni infetti nel mercato di Wuhan? A quasi quattro anni dallo scoppio della pandemia si discute ancora con continue nuove e, spesso fantasiose, ipotesi sull’origine del virus che ha messo in ginocchio il pianeta. Ma si tratta di una discussione “assolutamente irrilevante” secondo Marco Salemi, Ordinario di Patologia Sperimentale e Direttore Associato dell’Istituto dei Patogeni Emergenti, Università della Florida.
“Ciò di cui dovremmo discutere senza sosta fino a trovare una risposta – osserva – è come sia possibile che COVID-19 in tre anni abbia fatto tredici milioni e mezzo di morti, in un epoca in cui un nuovo agente infettivo può essere isolato e sequenziato in un mese, un vaccino con il 92% di efficacia nel proteggere dalla malattia può essere sviluppato in 11 mesi e in cui la tecnologia permette la trasmissione globale di informazioni in tempo reale. Invece eccoci qua, tutti a guardare il trucco dall’altra parte: ma saranno stati davvero i cani procione? Non vedo l’ora di seguire i dibattiti sui talk show”.
“Ovviamente, come tutte le teorie scientifiche, non esiste né mai esisterà alcuna prova definitiva – sottolinea il virologo – ognuno continuerà a credere quello che vuole e, per quanto improbabile, è impossibile escludere che il paziente zero sia stato, in effetti, un tecnico esposto casualmente ad un animale infetto nel laboratorio del CDC di Wuhan”, ma “quello che dovremmo esaminare è per quale motivo Wuhan viene messa in quarantena quattro settimane dopo che è stato suonato il campanello d’allarme, settimane durante le quali le autorità cinesi insistono che il virus infetta solo chi è stato a stretto contatto con animali. Altrettanto importante sarebbe discutere con estrema franchezza i motivi per i quali durante il mese di febbraio, quando decine di migliaia di casi vengono riportati in un centinaio di paesi in giro per il mondo, poco o nulla viene fatto per coordinare una risposta o una strategia a livello internazionale e bisognerà aspettare addirittura fino all’11 di marzo prima che l’OMS ci comunichi, in tutta serietà, che è scoppiata una pandemia”. “I coronavirus – spiega l’esperto – sono noti e studiati da decenni. La loro abilità di trasmettersi dagli animali all’uomo, nei cosiddetti eventi di zoonosi, è ben nota e documentata. In genere relativamente benigni, alcuni coronavirus in passato sono risultati estremamente virulenti negli esseri umani: la SARS nel 2003-2004 e il MERS nel 2013-2014. Nonostante i virus che hanno precedentemente infettato la nostra specie abbiano una maggiore mortalità, SARS-CoV-2 è di gran lunga il più infettivo, uno dei motivi della sua rapida diffusione su scala globale. Tutte cose che tutti sanno”. Ma ci sono cose che ancora non sappiamo: “Quanti coronavirus esistono in natura? Quante specie animali sono infettate? Con quanta frequenza avvengono gli eventi zoonotici? In quali condizioni un evento zoonotico risulta in un virus capace di trasmettersi tra esseri umani e diventare virulento? Come creare sistemi di sorveglianza di animali selvatici e all’interfaccia tra vita selvatica e società umane per limitare o prevenire trasmissioni zoonotiche?” e soprattutto: “Cosa ha tragicamente non funzionato nella farraginosa burocrazia dell’OMS, nella disunita e caotica risposta della comunità internazionale e perfino di specifici governi, come la Cina che per settimane ha ignorato il problema, che hanno strutturalmente impedito di formulare la strategia necessaria per contenere l’epidemia quando ancora era contenibile, vale a dire durante le prime 3-4 settimane?”.

Romito: democratizzare alta cucina per rinnovare il sistema alimentare

Romito: democratizzare alta cucina per rinnovare il sistema alimentareMilano, 20 mar. (askanews) – Mettere in discussione la tradizione del cibo per rinnovare il sistema alimentare. Un rinnovamento che deve partire dall’alta cucina perchè solo lei può permettersi di investire in ricerca per poi divulgare e democratizzare i risultati. E’ questo il messaggio che Niko Romito, chef tre stelle Michelin, ha lanciato ai giovani dal palco dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel Palazzo di Vetro, dove è intervenuto domenica 19 marzo. “L’alta cucina ha la forza per cambiare l’intero sistema. La ricerca è costosa, in termini di tempo, di personale, di materia prima…Costi che solo l’alta cucina può sostenere – ha detto – Ma i risultati ottenuti possono essere divulgati, democratizzati, resi accessibili ad un pubblico più vasto e molto distante dall’alta ristorazione”.
Nel suo discorso l’analisi è partita proprio dal cibo definito come “un prodotto sociale, economico e culturale che, anche se racconta la storia di un popolo, è in continua evoluzione – ha detto lo chef de Il Reale – Dalle nuove generazioni emergono con forza delle domande e delle riflessioni importanti, abbiamo bisogno di imparare dalla tradizione ma di metterla anche in discussione, di trovare delle nuove risposte per rinnovare il sistema alimentare”. “L’intera filiera, dall’agricoltura alla ristorazione, oggi è specchio, e in alcuni casi addirittura causa, di alcuni problemi importanti, che toccano ecologia, sostenibilità, sicurezza alimentare, malnutrizione, ma se riusciamo a riscrivere modelli nuovi, potrà diventare la chiave di svolta, la soluzione”.
In questo contesto Romito ha intravisto nell’alta cucina una possibilità a patto che però il suo contributo non si limiti a essere solo uno show: l’Alta cucina, ha dettò “può dare un contributo fondamentale e innescare cambiamenti che coinvolgano tutto il sistema, se smettiamo di pensarla come pure spettacolo e iniziamo a vederla come un’avanguardia che condensa contenuti importanti e permette di guardare più lontano”.
Per uno che si è avvicinato alla ristorazione senza alcuna formazione scolastica o professionale – “studiavo economia e volevo fare il broker finanziario” ha sempre ricordato – l’aspetto più affascinante del mestiere è stato la trasformazione della materia, che – ha detto ai giovani riuniniti al Palazzo di Vetro – ho sempre visto come un modo per esplorare un ingrediente. Studio e sperimento senza sosta l’impatto delle diverse tecniche di cottura sul gusto e la struttura della materia prima, per cercare di esprimere le potenzialità nascoste di ogni ingrediente, specialmente di quelli considerati semplici, come una carota o una cipolla”. E’ proprio dallo studio approfondito della materia che sono emersi risultati con “una portata molto più vasta di quella immaginata. I risultati ottenuti infatti non mi permettevano solo di creare dei piatti ‘stellati’, ma avevo capito che avrebbero potuto cambiare la ristorazione su più ampia scala, portando così l’innovazione a tutti i livelli di ristorazione”.
E quando dice tutti i livelli di ristorazione intende proprio tutti, inclusa la ristorazione collettiva che “nell’immaginario comune è ciò che c’è di più lontano dall’alta ristorazione eppure – ha ricordato – senza l’esperienza del Reale, non avrei mai potuto fare qualcosa di veramente nuovo in quel mondo”. Il punto di partenza è stato 6 anni fa con il progetto Intelligenza Nutrizionale, una collaborazione con il gruppo Giomi e l’Università La Sapienza di Roma. “Si è trattato di una vera sfida: l’obiettivo era migliorare l’aspetto organolettico dei pasti serviti in un ospedale – il Cristo Re di Roma – ma anche il valore nutrizionale dell’alimento post-trasformazione. Il tutto con molti vincoli: il budget, i tempi di preparazione e di servizio, i grandi numeri, la formazione del personale… Siamo riusciti ad adattare le tecniche e i concetti sviluppati insieme al mio team nelle cucine Reale per rispondere alle esigenze dell’ospedale. Abbiamo definito una serie di protocolli precisi, un modello perfettamente replicabile di ristorazione collettiva, basato su semilavorati e processi codificati di trasformazione. Questo metodo scientifico ha potenzialità infinite e può essere introdotto nelle mense di carceri, scuole, aziende, case di riposo ma anche, se ulteriormente adattato, di linee aeree”. “Dobbiamo smettere di pensare alta cucina in opposizione a cibo industriale, la chiave della sostenibilità – a tutti i livelli – è il dialogo interdisciplinare – ha concluso – La scintilla che mi ha fatto capire sempre di più il vero scopo del fine dining è proprio il dialogo con i giovani. Ragazzi come voi, che nonostante la vostra giovane età siete già affamati di mondo e capaci di mettersi alla prova”.