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Superbonus, Cande: 70mila aziende stanno per fallire, 2 mln dipendenti a rischio

Superbonus, Cande: 70mila aziende stanno per fallire, 2 mln dipendenti a rischioRoma, 16 mar. (askanews) – “Siamo sull’orlo del fallimento”. Lo slogan, scandito a più riprese dagli associati di CANDE, la Class Action Nazionale dell’Edilizia, nel corso della manifestazione tenutasi davanti al Ministero dell’Economia e delle Finanze, evidenzia lo stato comatoso in cui versano migliaia di imprese che si sono fidate dello Stato e ora rischiano di chiudere i battenti: “Sono 70mila le aziende che stanno per essere liquidate -afferma Igor Di Iulio, membro del direttivo e coordinatore del Lazio- a fronte di milioni e milioni di euro che vantano per i crediti derivanti in particolare dal Superbonus 110%. Il decreto 11 del 2023, il decreto Crediti, ha messo definitivamente la parola fine alla possibilità per il nostro settore di essere traino per il Pil nazionale”.
Qual è dunque la richiesta di CANDE? “Noi -continua Igor Di Iulio – vogliamo che vengano sbloccati i crediti e che ci sia chiarezza per ciò che sono i nostri soldi, perché in realtà quei crediti rappresentano il denaro che abbiamo investito nella ristrutturazione di appartamenti di altre persone. Vogliamo inoltre che venga prorogata la data del 31 Marzo per ultimare i lavori delle unità unifamiliari, perché non si potranno finire e i cittadini che hanno creduto in una legge dello Stato si troveranno oltre ad avere casa sfasciata -casa sostanzialmente ridotta un cantiere- a vedersi recapitata una cartella esattoriale per il doppio dei lavori fino adesso asseverati, con le conseguenze del caso”.
Se, ad esempio, si è avviato un lavoro di efficientamento energetico da 100mila euro, con lo Stato di avanzamento pari al 60%, quindi 60mila, l’Agenzia delle Entrate, qualora non si dovesse completare l’opera e effettuare il salto di due classi, chiederà all’ignaro cittadino il doppio dei 60mila euro. “Senza dimenticare -ricorda Igor Di Iulio – che molte famiglie hanno deciso di farsi demolire la casa per effettuare interventi anti-sismici perché fare in questo modo conveniva di più in termini economici. Il risultato è che quei nuclei non hanno più la propria abitazione. perché non si hanno i soldi per tirarla su, e devono pure pagare cartelle esattoriali salatissime. Oltre il danno, la beffa e questo sinceramente non lo si può accettare. Anche perché se non si paga il rischio pignoramento è dietro l’angolo”.
Milioni e milioni di euro incagliati e la spaventosa possibilità che molte imprese debbano procedere a licenziare i propri operai: “Solo la mia azienda -afferma Di Iulio – vanta quattro milioni di euro, di cui due milioni e mezzo nel cassetto fiscale e il resto da fatturare. Cosa che non faccio perché poi sarei costretto a pagare l’Iva. Una follia che si ripercuote anche sulla forza lavoro. A gennaio, 26 miei dipendenti si sono licenziati per giustificato motivo perché non li pagavo da ottobre e adesso sono in Naspi. Ma non sono l’unico caso. Questa è la condizione in cui versano, come dicevo, almeno 70mila imprese. Basta fare due calcoli per capire che qui sono a rischio almeno due milioni di posti di lavoro. Una cifra pazzesca che non può non determinare problemi di carattere sociale”.
Condomini a rischio pignoramento, aziende sull’orlo del fallimento, lavoratori mandati a casa. Il blocco dei crediti sta creando un disastro economico. Ma non è solo quello a indignare chi lavora nel mondo edile: “Non vogliamo -conclude l’imprenditore- essere trattati come delinquenti. Non lo meritiamo. Si parla di aumento dei prezzi fittizio, di lavori non eseguiti, di truffe. Sono tutte sciocchezze che poi sono smentite dai fatti. Proprio in questi giorni, il Mef ha diramato un comunicato in cui si dice che, l’anno scorso, sono stati pagati 50 miliardi di euro di tasse in più. Oltretutto, vi è stato un abbattimento del debito pubblico pari al 5% e tutto questo grazie al Superbonus e alla possibilità di pagare con crediti fiscali. A chi conviene interrompere questo ciclo virtuoso?”.

Pd, voci su Braga capogruppo agitano minoranza e allungano tempi

Pd, voci su Braga capogruppo agitano minoranza e allungano tempiRoma, 15 mar. (askanews) – Il completamento della squadra Pd richiederà ancora qualche giorno – “c’è tempo”, si limita a dire Elly Schlein ai cronisti alla Camera – ma tra i parlamentari si continua a parlare degli assetti da dare al partito e il clima comincia a surriscaldarsi. In queste ore prende consistenza l’ipotesi di una doppietta tutta appannaggio della maggioranza, Francesco Boccia al Senato e Chiara Braga alla Camera, o almeno questi sono i rumors di corridioio alla Camera, e la voce rischia di complicare il lavoro di Stefano Bonaccini, determinato a portare tutta la sua mozione nella gestione unitaria del partito concordata con la segretaria. Come dice più di un parlamentare della minoranza “gestione unitaria vuol dire innanzitutto che c’è condivisione sui capigruppo, altrimenti stiamo fuori”. Qualcuno arriva a dire: “Se non ci danno un capogruppo e Stefano insiste la mozione si divide”.
La Schlein, appunto, per ora prende tempo. Anche a più di un dirigente Pd ha detto che non si potrà fare un punto prima del fine settimana. Ma l’ipotesi Braga crea qualche sussulto anche tra i sostenitori della segretaria, perché la deputata “è una fedelissima di Franceschini” e tutta l’area ex Ds che ha sostenuto la Schlein uscirebbe da questo giro di nomine solo con qualche posto in segreteria, se si esclude il tesoriere Michele Fina, vicino ad Andrea Orlando. D’altro canto, ammette un parlamentare, “è anche difficile immaginare ruoli per figure di primo piano come Orlando, Zingaretti, Provenzano… Sono ex ministri, ex segretari, non è che puoi dargli un incarico in segreteria”. Ci sarebbe l’idea di eleggere Provenzano a capogruppo alla Camera, ma – dicono in molti – “come si fa a passare da due capigruppo donne a due uomini? Va bene che adesso abbiamo la segretaria donna, però…”.
Ma il ticket Boccia-Braga è al momento solo un’ipotesi, probabilmente la prima scelta che ha in mente la segretaria, ma da testare sondando gli umori dei parlamentari. I capigruppo vanno eletti e senza un accordo blindato si rischia addirittura una conta, come già capitò tra Debora Serracchiani e Marianna Madia. Non è escluso che si finisca di nuovo a un ballottaggio, qualcuno potrebbe provare a riproporre il nome della capogruppo uscente alla Camera, se Bonaccini non riuscisse a persuadere tutta la minoranza, a cominciare da Base riformista, ma non solo. E qualcuno aggiunge: “Anche al Senato le cose non sono semplici, a palazzo Madama la presenza della minoranza è robusta”.
Non basterebbe nemmeno, almeno così dicono i più insofferenti, “l’offerta di un vice-segretario. La Schlein proverà sicuramente a chiuderla così: vi do un vicesegretario e dei posti in segreteria, ma i capigruppo li nomino io. Ma così non ci stiamo”. Possono essere le normali fibrillazioni di un passaggio di fase, ma per la Schlein e Bonaccini c’è ancora da lavorare.

Mes legato a Patto stabilità e banche, linea di Meloni per ratifica

Mes legato a Patto stabilità e banche, linea di Meloni per ratificaRoma, 15 mar. (askanews) – L’Italia non utilizzerà il Mes e per quanto riguarda la ratifica non dice no, ma chiede che prima venga fatta una discussione complessiva sulle ‘emergenze’ attuali: la governance europea, in particolare il Patto di stabilità e crescita, ma anche la stabilità del sistema bancario. E’ questa la strategia di Giorgia Meloni sul cosiddetto Fondo salva-Stati.
Oggi il tema è stato posto al question time alla Camera da parte di Luigi Marattin, deputato di Italia viva, che ha chiesto a Meloni quando il governo intende ratificare lo strumento. L’Italia è l’unico Paese europeo a non averlo ancora fatto e anche se non c’è un termine, c’è una “pressione” politica a concludere l’iter.
Nella sua risposta a Marattin, Meloni ha ribadito ancora una volta che “l’Italia finché ci sarà un governo guidato dalla sottoscritta non potrà mai accedere al Mes”, che è uno strumento che ritiene inadeguato perchè nato sulla base di una “linea austeritaria”. Sulla ratifica, la premier non ha dato una risposta precisa perchè il passaggio parlamentare rientra, nella sua visione, in un’ottica più complessiva. Il governo, ha ricordato, “ha ricevuto lo scorso novembre dal Parlamento il mandato” a “non ratificare la riforma” del Mes “in assenza di un quadro chiaro dell’impianto regolatorio non solo in materia di governance e non solo in materia di stabilità ma in materia bancaria”. Quindi, è il senso del discorso di Meloni, la ratifica del Mes deve essere inquadrata in un contesto radicalmente mutato rispetto a quando è nato, con altre “priorità” ed “emergenze” da affrontare. C’è da tenere conto, infatti, viene spiegato, dell’eventuale crisi bancaria che potrebbe essere innescata dal crack di Silicon Valley Bank e dalle difficoltà di Credit Suisse; della mutata situazione determinata dal rialzo dei tassi di interesse; del confronto sulla governance europea e sul Patto di stabilità e crescita, appena iniziato. Senza questo “quadro” generale, dunque, per l’esecutivo, sarebbe prematuro in questa face procedere con la ratifica.

Volkswagen ID.2all, svelato il concept della compatta elettrica

Volkswagen ID.2all, svelato il concept della compatta elettricaMilano, 15 mar. (askanews) – Sarà accessibile come una Polo, con un costo inferiore ai 25mila euro, ma “speciale” come una Golf. E’ la nuova compatta elettrica di Volkswagen, il concept ID.2all svelato in anteprima mondiale. Secondo Volkswagen sarà la vettura che renderà la mobilità elettrica accessibile a tutti, una “macchina per il popolo”. La versione definitiva per i mercati europei sarà presentata nel 2025 e sarà commercializzata insieme ad altri 9 nuovi modelli elettrici entro il 2026. Volkswagen ha anche annunciato che sta lavorando a un’altra vettura elettrica con un prezzo inferiore ai 20mila euro per avere la più ampia gamma di auto elettriche rispetto ai competitor e raggiungere una quota di mercato Bev in Europa dell’80% rispetto al 70% indicato in precedenza.
ID.2all è progettata seguendo tre caratteristiche proprie della filosofia del brand: affidabilità, accessibilità e qualità. Costruita sulla piattaforma Meb, è lunga circa 4 metri e avrà tecnologie, software e Adas, con guida autonomia di livello 2+, che si trovano su vetture di livello superiore, come ID.7 e ID.Buzz. La trazione è anteriore, la potenza è di 226 CV (166 kW) mentre l’autonomia sarà di circa 450 km, grazie a batterie di nuova generazione, come il software che permetterà di ricaricare dal 10 all’80% in circa 20 minuti. La velocità massima è di 160 km/h, mentre per lo 0-100 occorrono meno di 7 secondi. In futuro è prevista una versione Gtx più performante come per le altre ID.

Governo, sindacati: mobilitazione unitaria per cambiare la rotta

Governo, sindacati: mobilitazione unitaria per cambiare la rotta

Landini lancia proposta. Sbarra e Bombardieri: vediamoci subito

Roma, 15 mar. (askanews) – Prove di unità sindacale al XIX congresso della Cgil, che si è aperto questo pomeriggio al palacongressi di Rimini dal titolo “Il lavoro crea il futuro”. E proprio le scelte sul futuro del Paese illustrate ai sindacati dal premier Giorgia Meloni, attesa venerdì dalla platea congressuale, mettono d’accordo le tre confederazioni sulla necessità di una mobilitazione unitaria per cambiare la rotta.
Nella relazione introduttiva il leader della Cgil, Maurizio Landini, si è rivolto ai segretari generali di Cisl e Uil, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, per mettere in campo iniziative di lotta: “E’ il momento di mobilitarci. Facciamolo insieme. Organizziamo già nei prossimi giorni una campagna straordinaria di assemblee nei luoghi di lavoro e sul territorio aperte a tutti i lavoratori, ai pensionati, ai giovani, ai cittadini, alle associazioni per discutere e sostenere le nostre proposte su fisco, sanità, previdenza, salario e rinnovo dei contratti, politiche industriali e ambientali, superamento della precarietà”.
Dal palco della Cgil la risposta di Sbarra non si è fatta attendere: “Se il Governo mette alla prova la capacità di mobilitazione del sindacato, stia pur certo che non ci tireremo indietro. Siamo pronti a valutare con voi quali iniziative di lotta mettere in campo a sostengo delle nostre ragioni. Vediamoci subito per definire le modalità, l’intensità e i tempi da dare per una fase di lotta e mobilitazione”. Il numero uno della Cisl ha sottolineato che il dialogo con Palazzo Chigi “si va affievolendo. Ora basta. Caro Maurizio, caro Pierpaolo: incontriamoci. Siamo pronti a valutare insieme iniziative di lotta comuni per dare risposte sul merito ai tanti dossier aperti e aprire uno spazio di confronto vero, strutturato, che attivi ogni energia sociale nella costruzione di un futuro migliore per tutti”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il leader della Uil: “Possiamo vederci già domenica. Maurizio, hai lanciato una proposta: è ora di mobilitarci. Ho sentito Gigi e con piacere ho registrato una disponibilità. Dico che la mobilitazione l’abbiamo cominciata da due mesi e siamo pronti a continuarla insieme se l’obiettivo è quello di cambiare le cose. Mi pare ci siano le condizioni per l’unità sindacale”.

Vino, Confagricoltura: è emergenza Flavescenza dorata, servono fondi

Vino, Confagricoltura: è emergenza Flavescenza dorata, servono fondi

Convegno da Antinori nel Chianti Classico. Giansanti: serve fare squadra

Milano, 15 mar. (askanews) – La crescente diffusione della Flavescenza dorata preoccupa i produttori vitivinicoli italiani. Dal convegno che si è tenuto oggi all’auditorium di Antinori nel Chianti Classico a Bargino (Firenze), Confagricoltura ha lanciato oggi un appello alle istituzioni per un intervento efficace per evitare che questa malattia, una delle più distruttive dei vigneti, comprometta il potenziale produttivo di intere zone viticole. Le aree più colpite da questa grave malattia epidemica che porta a un graduale deperimento della vegetazione condizionando la produzione della vite, sono Piemonte, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, e anche in Toscana sono stati segnalati di recente nuovi focolai.
“Dietro il controllo della fitopatia c’è molto di più, c’è il tema dell’economia di un territorio e c’è la questione del lavoro” ha affermato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sottolienado che “dobbiamo fare squadra e collaborare con tutte le istituzioni, perché la situazione è di emergenza e per questo chiediamo che vengano assegnati fondi di emergenza”.
Il presidente della Commissione Industria, Attività produttive, Agricoltura del Senato, Luca De Carlo, ha spiegato che il governo è conscio dell’importanza del tema, ricordando che “la fitopatia è difficile da contrastare senza fitofarmaci e per affrontare la questione sono fondamentali l’innovazione e le TEA”. A De Carlo ha fatto eco il presidente della Commissione Agricoltura della Camera, Mirco Carloni, precisando che questo tema “è stato uno dei primi argomenti in discussione in Commissione: siamo e staremo vigili, e siamo consapevoli che le risorse ad oggi disponibili sono esigue e che occorre che lo Stato investa di più per il contrasto alla fitopatia”.
Informazione, formazione e un ruolo proattivo del viticoltore sono elementi vitali per la gestione della malattia, hanno ribadito Elisa Angelini del CREA, Claudio Ioratti e Mario Pezzotti della Fondazione Edmund Mach, che hanno ripercorso la diffusione e l’andamento della Flavescenza dorata e illustrato le linee di ricerca in corso. L’aumento dell’incidenza della fitopatia ha molteplici cause, fra cui la ridotta disponibilità di fitofarmaci, i cambiamenti climatici, la difficoltà a contenere l’insetto vettore e la presenza di superfici vitate incolte che di fatto fungono da serbatoi di infezione. “Il decreto di lotta obbligatoria alla Flavescenza dorata è del 2000 – ha evidenziato il direttore generale del CREA, Stefano Vaccari – occorre cambiare qualcosa; ad esempio, il regime sanzionatorio che evidentemente va inasprito per far rispettare le regole”.
“E’ necessario un coordinamento tra i vari sistemi, regionali e nazionale, con il supporto dei consorzi di tutela, ma è soprattutto necessario avere risorse” ha aggiunto il presidente della FNP Vino di Confagricoltura, Federico Castellucci, concludendo “per rafforzare la strategia di contrasto alla Flavescenza dorata sono necessari fondi appropriati e commisurati alla gravità della situazione, in grado non solo di finanziare la sostituzione delle viti estirpate, ma anche e soprattutto di coprire il potenziamento di una serie di azioni coordinate di lotta alla fitopatia”.

Alla Camera primo duello Meloni-Schlein. Leader Pd attacca: incapaci

Alla Camera primo duello Meloni-Schlein. Leader Pd attacca: incapaciRoma, 15 mar. (askanews) – Va in scena nell’aula della Camera il primo duello tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, con la neo segretaria del Pd che approfitta del question time per denunciare la “incapacità”, la “insensibilità” e “l’approssimazione” della presidente del Consiglio.
Schlein sceglie il terreno di scontro: “Perchè non approviamo subito salario minimo e congedo paritario di almeno tre mesi? Aiuterebbe anche il lavoro delle donne, noi ci siamo”, dice illustrando la sua interrogazione. Ma a partire all’attacco è Meloni, che sceglie il sarcasmo per addossare ai governi precedenti la responsabilità della perdita di potere d’acquisto dei salari e degli stipendi: “Gli interroganti del Pd, con una sincerità che fa loro onore, fanno notare che la quota di pil destinata a salari e stipendi è diminuita più che negli altri Paesi industrializzati. È vero, c’è un problema: chi ha governato fino ad ora ha reso gli italiani più poveri e questo governo deve fare quello che può per invertire la rotta”.
Nel merito, la presidente del Consiglio ribadisce il no al salario minimo: nel sistema italiano, è la convinzione della presidente del Consiglio, potrebbe “per paradosso” generare per i lavoratori condizioni “peggiori di quelle di oggi”, favorendo “le grandi concentrazioni economiche”. La strada, per Meloni, invece quella di estendere la contrattazione collettiva e tagliare le tasse sul lavoro. Il congedo parentale è invece l’unico tema di possibile avvicinamento: “Siccome abbiamo molto a cuore la questione della denatalità, sul tema del congedo parentale sono sempre pronta a confrontarmi”.
Durissima la replica di Schlein, che sceglie tre sostantivi per definire l’azione del governo: “Incapacità, approssimazione e insensibilità”. Perchè oggi, ricorda Schlein a Meloni, “lei è al governo, ci sono io all’opposizione: non è più tempo di dare la responsabilità ad altri, spetta a voi dare risposte agli italiani. Servono risposte immediatamente, ma lei dice di no e rinvia a soluzioni incerte che risulteranno tardive e inadeguate”, insiste la leader dem. E anche se al governo da soli cinque mesi, “siete andata nella direzione opposta e sbagliata: più voucher e volete estendere i contratti a termine”. Ma ora “la vostra propaganda sta sfumando, ora che non siete più all’opposizione e il giudizio degli italiani sarà per quello che fate e non per le false promesse alimentate per anni e svanite nei primi mesi del governo”.

Cospito, Giurì d’Onore: Donzelli non ha leso onorabilità deputati Pd

Cospito, Giurì d’Onore: Donzelli non ha leso onorabilità deputati Pd

Commissione guidata da S. Costa esclude “incoraggiamento” dem a lotta anarchico

Roma, 15 mar. (askanews) – I parlamentari del Pd Silvio Lai, Debora Serracchiani e Andrea Orlando non hanno mai “incoraggiato” la battaglia dell’anarchico Alfredo Cospito detenuto al regime del 41 bis in seguito alla loro visita in carcere, ma il deputato di FdI Giovanni Donzelli non ne ha leso l’onorabilità con le sue parole pronunciate in aula il 31 gennaio quando li accusò di averlo fatto dicendo fra le altre cose: “Io voglio sapere se la sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi”. E’ questa in sostanza la conclusione della relazione svolta in aula a Montecitorio da Sergio Costa (M5S), vicepresidente della Camera e presidente del Giurì d’Onore convocato per indagare sulla vicenda in base all’articolo 58 del regolamento della Camera.
“Nel corso dell’audizione svolta presso la commissione, il deputato Donzelli – ha spiegato Costa nella relazione – ha evidenziato come i deputati Serracchiani Lai e Orlando fossero sicuramente interessati alla salute e alle condizioni di detenzione del Cospito ma che a suo avviso il contesto precedente e successivo alla visita abbia potuto avere, anche indirettamente, l’effetto dell’incoraggiamento sul Cospito. La Commissione ha preso atto che secondo quanto affermato in audizione, le parole utilizzate nel suo intervento in aula, seppure con toni che appaiono politicamente aspri, intendevano essere testimonianza di una preoccupazione riguardo eventuali effetti indiretti sull’affievolimento dell’istituto di cui all’articolo 41 bis nei confronti del Cospito e pertanto non lesive dell’onorabilità dei deputati Serracchiani, Lai ed Orlando”.
La commissione, nella lunga esposizione svolta dall’ex ministro dell’Ambiente, ha rivendicato il “diritto-dovere” per i parlamentari di accedere alle strutture penitenziarie per verificare le condizioni di detenzione e di salute di quanti vi sono ristretti, e ha escluso che le azioni dei parlamentari democratici possano essere interpretate come “incoraggiamento” alla battaglia del detenuto contro l’istituto del 41 bis, ma ha circoscritto l’ambito dell’indagine ai soli fatti esposti nell’intervento in discussione e alla effettiva lesione dell’onorabilità dei deputati chiamati in causa (nella stessa occasione della visita a Cospito era presente anche il senatore Walter Verini, ma il Giurì d’Onore ha concluso la relazione rimandando ad altre sedi la determinazione delle modalità attraverso le quali poter verificare le modalità di difesa dell’onorabilità dei membri di altri rami del Parlamento).

Ville, lusso e supercar: la caduta di Guo Wengui, miliardario anti-Xi

Ville, lusso e supercar: la caduta di Guo Wengui, miliardario anti-XiRoma, 15 mar. (askanews) – E’ riuscito a sfuggire alle carceri cinesi, ma alla fine è entrato in quelle statunitensi, menttendo per una volta d’accordo contro di lui Pechino e Washington. L’imprenditore cinese Guo Wengui, fuggito dalla Cina nel 2014 per evitare la morsa della spietata campagna anti-corruzione voluta dal presidente cinese Xi Jinping, è stato arrestato dalle autorità Usa. Secondo il Dipartimento alla Giustizia la principale accusa è di aver truffato i suoi seguaci online per una cifra di oltre un miliardo di dollari.
Guo e il suo consulente finanziaro Kin Ming Je avrebbero confezionato una serie di offerte finanziarie con la promessa di rendimenti “sovradimensionati” destinate a investitori indotti a fidarsi dell’imprenditore in virtù della comunanza di idee politiche rispetto alla situazione cinese.
Questi indebiti arricchimenti avrebbero consentito all’imprenditore di condurre uno stile di vita particolarmente evidente: una villa con un parco di 15 chilometri quadrati, una Ferrari da 3,5 milioni di dollari e due materassi da 36mila dollari, uno yacht di lusso da 37 milioni di dollari. Il Dipartimento ha sequestrato conti per 634 milioni di dollari che avrebbero origine fraudolenta e una supercar Lamborghini Aventador.
Ma chi è Guo Wengui? Per le cronache asiatiche e statunitensi parliamo di un pezzo da 90. Ha 52 anni – 53 da maggio – ed è conosciuto anche come Miles Guo o Miles Kwok. Nato da un famiglia numerosa, settimo di otto figli, cominciò la sua carriera a Zhengzhou diventando un imprenditore delle costruzioni, il business degli ultimi decenni in Cina, che però oggi è al centro di una grave crisi di liquidità.
Il suo grande balzo in avanti risale alle Olimpiadi di Pechino del 2008, quando si accaparrò diversi grossi affari. Tra questi la costruzione del grande hotel Pangu Plaza, attorno alla quale si sviluppò una storia particolare e significativa, che racconta il personaggio. Secondo il New York Times, nel 2006, per far fuori un vicesindaco di Pechino che si opponeva alle sue mire, inviò alla polizia una registrazione che mostrava il funzionario in atteggiamenti intimi.
Tra il 2014 e il 2015, però, la fortuna dell’imprenditore ebbe un disastroso rovescio. La dura campagna anticorruzione di Xi portò in cella alcuni dei suoi protettori politici. Inoltre il più autorevole giornale economico cinese, Caixin, condusse una grande inchiesta giornalistica che mise alla luce la sua rete di protezioni istituzionali.
Guo, che intanto era andato via dalla Cina, tentò di usare lo stesso metodo usato con il vicesindaco di Pechino anche con l’autorevole editrice di Caixin, Hu Shulin, accusandola di avere una liaison romantica con un suo rivale in affari.
Ma intanto la sua situazione in Cina era compromessa. Così, pur essendo stato in precedenza favorevole a Xi, Guo giocò la carta dell’impegno diretto in politica. Cominciò a denunciare la corruzione e attaccando il presidente cinese. Inoltre entrò sempre in più stretta connessione con i circoli trumpiani.
Nel 2018 Pechino congelò i beni di Guo in Cina, accusandolo di riciclaggio. L’imprenditore, però, si era ormai legato strettamente ai circoli iper-conservatori americani, in particolare a Steve Bannon, appoggiando le campagne anti-Pechino e arrivando a fondare un movimento per un “Nuovo stato federale di Cina” che avrebbe dovuto rovesciare il regime cinese.
Bannon era sul suo yacht quando, ad agosto del 2020, fu arrestato dalle autorità federali Usa per lo scandalo dei milioni di dollari sottratti alla campagna “We Build The Wall”, creata per finanziare la costruzione del muro anti-migranti tra Messico e Stati uniti. Un anno fa, poi, una serie di società di Guo dichiararono la bancarotta.
In relazione all’inchiesta che l’ha portato oggi in cella, l’imprenditore cinese dovrà rispondere di 11 capi d’accusa. Parallelamente la US Securities and Exchange Commission ha annunciato di aver aperto una procedura civile.
Guo – secondo quanto scrive il Financial Times – avrebbe raccolto 452 milioni di dollari attraverso il suo canale media GTV attraverso offerte non registrate da 5.500 sostenitori, oltre a 150 milioni di dollari in prestiti convertibili in azioni GTV. Ancora, altri 250 milioni di dollari sarebbero arrivati dall’offerta di un programma associativo che avrebbe consentito di accedere a prodotti, servizi ed esperienze ad alto valore aggiunto. Infine 262 milioni di dollari sarebbero arrivati da un progetto in criptovalute denominato Himalaya Exchange, per promuovere il quale aveva anche lanciato un video musicale intitolato “HCoin To The Moon” e aveva promesso che la criptovaluta sarebbe stata valida per acquistare una Ferrari.

Regioni italiane unite in Europa contro etichette irlandesi sul vino

Regioni italiane unite in Europa contro etichette irlandesi sul vino

Giani: a Bruxelles giornata importante. Prandini: bene il pressing

Milano, 15 mar. (askanews) – Regioni italiane unite contro gli “health warning” sulle etichette degli alcolici promosse dall’Irlanda. La delegazione al Comitato europeo delle Regioni (CdR) ha chiesto che se ne discuta nel corso della prossima sessione plenaria fissata per il 24 e 25 maggio a Bruxelles.
“E’ stata una giornata importante: con l’ambasciatore Benassi abbiamo discusso dell’iniziativa del governo irlandese, cui siamo assolutamente contrari, tesa a mettere sulle bottiglie di vino l’etichetta ‘nuoce gravemente alla salute’ ha spiegato il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani che faceva parte della delegazione insieme con i governatori di Abruzzo, Piemonte e Veneto, sottolineando “che mi fa piacere che l’intero sistema Italia respinga fermamente tale ipotesi: quello che fa male non è il buon vino, quale è ad esempio quello toscano, ma l’abuso dell’alcol”.
Prima di partecipare al Comitato europeo delle regioni, l’assemblea dei rappresentanti locali e regionali dell’Unione Europea, dove ha incontrato la delegazione italiana e ha partecipato ai lavori della plenaria in cui è stato ascoltato, sul tema dell’etichettatura del vino, l’ambasciatore italiano presso l’Unione Pietro Benassi, Giani ha incontrato la Commissione consiliare Politiche europee presieduta da Francesco Gazzetti, che ha svolto un incontro istituzionale nella sede della Regione in Belgio alla presenza del presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo.
“Il pressing delle regioni nella Ue contro l’etichetta sanitaria sul vino proposta dall’Irlanda è importante” ha commentato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, evidenziando che “è del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità a più bassa gradazione come il vino. Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini – ha concluso – non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.