Boom edilizia, Tutor Consulting: boom incidenti sul lavoroRoma, 13 feb. (askanews) – Il rilancio dell’edilizia, dopo lo stop per il Covid, ha fatto registrare, nel 2021, un considerevole aumento degli infortuni sul lavoro. Sono stati 38.541, in aumento del 17,7% rispetto all’anno precedente. 196 i casi mortali: “Sono numeri importanti che – spiega Ottone Lambiase, direttore tecnico di Tutor consulting – potrebbero essere dimezzati se si seguissero le norme vigenti sulla sicurezza. La prevenzione continua a essere considerata, per almeno il 30% degli imprenditori, un costo da tagliare. Un errore imperdonabile e non solo perché, non commettendolo, si garantisce la tutela dei propri dipendenti. Non seguire le regole espone l’azienda, che deve gestire un determinato appalto, a multe salate che non possono più essere messe, come accadeva un tempo, a budget. senza dimenticare che si rischia la chiusura del cantiere, o di parte di esso, per un lungo periodo. E in alcuni casi si può arrivare a rischiare sanzioni di carattere penale”.
Ma è solo un problema di costi o ce ne sono altri di natura, diciamo così, culturale? “La verità – afferma Bruno Ranellucci, che di Tutor consulting è il Ceo – è che la normativa in materia ha dei paradossi lungo i quali si annidano le difficoltà e gli errori. Il primo, il più eclatante, è che la legge non prevede una distinzione netta fra il direttore dei lavori e il cosiddetto Cse, ovvero il coordinatore della sicurezza. Il primo, estremizzando, vuole terminate l’attività nel più breve tempo possibile, il secondo invece ha l’obbligo di far sì che tutte le norme vengano rispettate. Per dirla in altri termini, il primo tenderebbe ad accelerare, mentre il secondo non deve guardare ai tempi ma al benessere di chi nel cantiere ci lavora. Bene, ad oggi le due figure possono essere interpretate da una stessa persona. Un controsenso”.
Ma i passi falsi potenziali sono diversi e, in fondo, tutti causati da questioni economiche: “Le faccio un esempio -dice Lambiase. Avevamo il compito, poche settimane fa, di controllare, in termini preventivi, la sicurezza di un cantiere da sei milioni di euro. Ci siamo accorti, a un certo punto, che, nel capitolato, non era previsto il ponteggio che invece era indispensabile. Una struttura che costa 150mila euro mette a rischio un investimento che è appunto a nove zeri. Un’assurdità che però è indice di come questo sia un tema che ancora viene affrontato in maniera superficiale. Bisogna lavorarci molto. Anzi, io penso che sia giunto il momento di un vero e proprio cambio di paradigma, stimolato magari da azioni che vadano a premiare chi si comporta in modo virtuoso”.
Azioni che di fatto penalizzino chi invece continua a voler risparmiare sulla pelle dei propri dipendenti: “A mio parere -sostiene Ranellucci- è giunto il momento di introdurre una sorta di patente a punti. Una patente che quei punti li scali per ogni infrazione commessa e che permetta al contrario a chi li mantiene per comportamenti corretti di partecipare alle gare pubbliche di appalto. Sarebbe un giusto riconoscimento a chi non considera la prevenzione una palla al piede, ma anzi una medaglia al merito per la propria impresa. Ma non basta solo questo. Serve una maggiore competenza, aspetto che, con l’attuale boom dell’edilizia abbiamo riscontrato ancor di più. La materia è vasta e spesso non tutti, pur avendone la responsabilità, sanno interpretarla al meglio”.
Dopo l’annus horribilis, il 2020, il settore edile ha ripreso a correre. Nel 2021, gli investimenti nelle costruzioni sono aumentati del 22,3%, grazie al riavvio delle attività dopo l’emergenza sanitaria ma anche grazie alle iniziative messe in campo dallo Stato per favorire la ripresa del settore e di tutto l’indotto, con incentivi per interventi di efficientamento energetico, consolidamento statico e riduzione del rischio sismico degli edifici: “Questo ha fatto sì -chiosa Lambiase- che aumentasse a dismisura il lavoro per chi deve fornire piani di prevenzione. Professionisti, che fino all’anno prima gestivano una decina di ristrutturazioni l’anno, si sono ritrovati ad affrontare compiti per i quali non avevano e non hanno la giusta preparazione. Un guaio che naturalmente sta avendo delle conseguenze significative. Anche perché non basta adottare protocolli prestabiliti ma bisogna saper gestire quelle che, in gergo, si definiscono interferenze, che si presentano quando bisogna coordinare le diverse figure presenti in un cantiere. Ed è qui che ci vuole occhio clinico ed esperienza. La competenza salva vite umane e, sulla pelle dei lavoratori, non si può scherzare”.