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Destination Luxury, le ultime tendenze sul turismo di lusso

Destination Luxury, le ultime tendenze sul turismo di lussoMilano, 13 feb. (askanews) – Il turismo di lusso sta vivendo una trasformazione epocale. I viaggiatori alto spendenti non cercano più solo esperienze esclusive, ma desiderano che il loro impatto sia positivo e significativo. L’equazione tra lusso e ostentazione sta lasciando spazio a un nuovo paradigma fatto di sostenibilità, autenticità ed esperienze su misura.


Il valore del lusso si attesta al 22% della spesa turistica complessiva in Europa (dati 2023, Barbera Group Real Estate). In Italia rappresenta il 3% del Pil nazionale, il 15% del fatturato totale dell’hotellerie e il 25% della spesa turistica totale diretta e indiretta (Fonte Iriss-Cnr). Secondo Global Market Insights, il mercato del turismo di lusso cubava 20 miliardi di dollari nel 2022 e le stime prevedono un tasso composto annuo di crescita superiore al 15% fino al 2032. A tracciare un quadro di questa trasformazione sono stati gli operatori del settore, protagonisti della prima edizione di “DESTINATION LUXURY: Sustainable Travel Experience”, evento che si è tenuto presso l’Auditorium di Regione Lombardia a Milano. Il dibattito ha spaziato dall’hotellerie alle nuove esigenze di mobilità dei viaggiatori, mettendo in luce le ultime tendenze del turismo di alta gamma.


Organizzato da SG Company e Guida Viaggi, l’evento ha coinvolto circa 300 partecipanti, tra cui aziende, tour operator, agenzie di viaggi, operatori della mobilità e consumatori. L’evento è stato realizzato con profonda attenzione all’ambiente, coerentemente con i temi presentati, attraverso una gestione totalmente paper free grazie alla tecnologia Nft, che ha permesso le iscrizioni in modo sicuro attraverso blockchain. L’impatto dell’evento è stato compensato in collaborazione con Up2You. Una nuova generazione di viaggiatori sta riscrivendo le regole del settore. I cosiddetti “travel transformer” privilegiano esperienze immersive, con un’attenzione particolare all’ambiente e alle comunità locali. Vogliono soggiorni che siano rigenerativi, contribuendo attivamente alla conservazione del territorio e alla crescita economica delle destinazioni visitate.


Gli hotel e le destinazioni di alta gamma stanno rispondendo a questa esigenza ripensando il concetto stesso di esclusività. Le strutture più all’avanguardia stanno implementando pratiche di sostenibilità avanzate, dall’uso di materiali eco-friendly alla riduzione dell’impronta di carbonio, fino a esperienze di viaggio che favoriscono il turismo lento e il contatto autentico con le culture locali. Secondo recenti studi di mercato, il 70% dei viaggiatori alto spendenti considera la sostenibilità un fattore chiave nelle loro scelte di viaggio. L’industria risponde con investimenti mirati in ospitalità green, esperienze culturali esclusive e soluzioni tecnologiche per ridurre gli sprechi e migliorare la qualità del servizio.


“Vedere oltre 400 iscritti e 300 persone presenti significa che l’attenzione all’ambiente e la condivisione dei valori ESG non sono più solo parole o articoli di giornale ma stanno diventando parte del quotidiano di ognuno – dice Veronica de Luca, head of format di SG Company – . L’attenzione a queste tematiche è uno dei prerequisiti della clientela upper level al momento della scelta della destinazione di viaggio o di una experience. In SG Company lo sappiamo da sempre e siamo felici di vedere che sta diventando un driver di confronto a cui dare sempre più importanza”. “Guida Viaggi da sempre si impegna per anticipare e dare una visione di anticipazione dei cambiamenti nel settore dei viaggi. Questo primo appuntamento da avvio a un percorso di confronto sui temi del lusso e della sostenibilità, sempre più attenzionati dalla travel industry” Paolo Bertagni, presidente di GiVi srl. I cambiamenti climatici incidono senza dubbio sul turismo. La sensibilità dei viaggiatori, coscienti di questo cambiamento, sta evolvendo verso un approccio di mobilità più sostenibile, ma non solo. “La transizione verso un turismo sostenibile – ha spiegato Laura Testa, sales promotion specialist di Repower – non è solo una questione di sensibilità, ma richiede infrastrutture adeguate, modelli di business sostenibili e una visione d’insieme. In Repower lavoriamo affinché la mobilità elettrica e il cicloturismo non siano semplici servizi, ma strumenti per costruire un ecosistema turistico più competitivo e integrato, promuovendo l’adozione di mezzi sostenibili che generino valore per le strutture ricettive anche attraverso l’integrazione dell’energia rinnovabile)”. “Il lusso sostenibile è il cuore del nostro progetto, in cui eleganza e responsabilità convivono in perfetta armonia. Le nostre residenze d’élite, immerse nella natura, sono realizzate con materiali locali e tecnologie a basso impatto. Proteggiamo la biodiversità con iniziative mirate, riduciamo gli sprechi e investiamo nella comunità locale, creando un legame autentico tra ospiti e territorio. Il nostro approccio dimostra che il vero lusso non è solo comfort ed esclusività, ma anche rispetto per l’ambiente e valorizzazione delle culture locali, per un futuro più consapevole” ha commentato Evgenio Dendrinos, managing director di Temes. “La Slovenia sta posizionando la propria offerta turistica di fascia alta – ha spiegato Aljoša Ota, direttore Ente Sloveno per il Turismo in Italia – puntando su esperienze esclusive legate alla natura, al benessere personale e alla gastronomia sostenibile. La Slovenia si distingue enfatizzando la sua autenticità, il turismo attivo e il concetto di “green boutique tourism”. Per chi voglia vivere qualcosa di veramente unico, esclusivo, autentico, abbiamo creato l’etichetta Slovenia Unique Experiences, che significa esperienze uniche a 5 stelle. Le regole rigorose per l’assegnazione del marchio garantiscono al viaggiatore di poter vivere la storia in modo personale, nella sede originale, a contatto con la gente del posto, secondo una modalità che non è stata presa da altre parti e che è in linea con i principi sostenibili del turismo”.

Un calcolatore misura l’impronta di carbonio degli influencer

Un calcolatore misura l’impronta di carbonio degli influencerMilano, 13 feb. (askanews) – Quante emissioni di carbonio vengono rilasciate dagli influencer? Ora è possibile calcolarlo grazie a Carbon Footprint Calculator. Si tratta di un calcolatore ed è stato rilasciato oggi in tutta Europa, Italia compresa, da Kolsquare, azienda francese specializzata in Influencer Marketing e B Corp certificata, per promuovere attivamente la riduzione delle emissioni degli operatori del settore. Sviluppato con la piattaforma di verifica dell’impronta di carbonio Sami, è a disposizione gratuitamente per chi intende contribuire a divulgare messaggi positivi, anche attraverso azioni tangibili.


“Il nostro settore si basa sulla crescita e sulla scalabilità, quindi è ancora più importante crescere in modo responsabile. Non si può migliorare ciò che non si può misurare: ecco perché quantificare l’impatto delle nostre azioni è il primo passo per capire da dove provengono le emissioni e cosa si può fare per ridurle”ha detto Quentin Bordage, CEO e fondatore di Kolsquare. Secondo recenti dati pubblicati dalle Nazioni Unite, l’economia digitale, che comprende dispositivi, data center, content delivery networks, server e infrastrutture varie, rappresenta attualmente circa il 12% del consumo energetico globale. L’intero ecosistema digitale, inoltre, si stima che contribuisca tra il 2 il 4% delle emissioni totali di CO2. Con un valore di mercato che ha superato i 24 miliardi di dollari nel 2024 e oltre il 54% degli influencer marketer che prevede di espandere ulteriormente le attività nel 2025, il settore dei creator impatterà sempre di più sulle emissioni globali di CO2. Uno studio condotto dall’agenzia di ottimizzazione della sostenibilità digitale Footsprint ha rilevato che l’impatto di carbonio delle pubblicazioni digitali di un influencer con 3 milioni di follower tra le diverse piattaforme è di 1072 tonnellate di carbonio all’anno, l’equivalente di 481 viaggi andata e ritorno tra Parigi e New York.


I social network che si distinguono maggiormente per consumo energetico, sono: TikTok, il più energivoro, con 0,98 grammi di CO2 emessi per ogni minuto di fruizione di un utente, pari a 56,7 grammi ogni ora, ovvero l’equivalente della ricarica di uno smartphone per 7 volte; Reddit con 0,92 grammi al minuto; Instagram e Youtube, alla pari, con 0,87 grammi; Pinterest con 0,66 grammi; LinedIn, con 0,47. Sul piano degli influencer e dei marchi che ricorrono a collaborazioni, gli aspetti più impattanti sono la creazione contenuti, gli eventi e la spedizione di prodotti, in omaggio e non. La misurazione delle emissioni delle campagne di influencer marketing, infatti, prende in considerazione: i mezzi di trasporto scelti per gli spostamenti, la frequenza e la distanza degli stessi; le scelte alimentari condivise con il pubblico durante un’attività, quali le materie prime impiegate, le lavorazioni e la quantità di scarti; produzione, consegna e imballaggio dei prodotti; le apparecchiature elettroniche utilizzate per la produzione dei contenuti. Anche la lunghezza dei video, la loro definizione e la quantità delle interazioni, visualizzazioni incluse, contribuiscono all’impronta di carbonio complessiva di una campagna.


Il calcolatore di Kolsquare, gratuito e open source, raccoglie e incrocia i dati delle campagne, in tutte le fasi, attraverso questionari dettagliati per restituire una valutazione finale il più possibile accurata delle emissioni totali, tenendo in considerazione anche i valori di consumo energetico delle varie piattaforme e delle interazioni ottenute. In quest’ottica, trasparenza e responsabilità di chi dà vita alla campagna vengono messe al centro dell’iniziativa, unitamente all’impegno nell’acquisire consapevolezza, ridurre i propri impatti dopo averli misurati e intraprendere, dove possibile, la strada della compensazione delle emissioni. “Ci sono certamente delle limitazioni nel valutare il proprio impatto e non si potrà avere una precisione del 100%. Tuttavia, misurarlo e calcolarlo ci permette di individuare dove possiamo apportare modifiche per ridurlo e compensarlo piantando alberi o realizzando altre attività simili. Più sappiamo sull’impatto delle nostre attività, più possiamo fare per ridurlo” ha aggiunto Michella Saliby, Chief Product Officer di Kolsquare.


Ai creator la piattaforma suggerisce di ridurre il più possibile i viaggi e di operare sul proprio territorio, di scegliere sempre i mezzi di trasporto meno inquinanti, di impiegare materiali riciclati e riutilizzabili, di ottimizzare attrezzature di ripresa, di produrre più contenuti in meno sessioni, di utilizzare reti wi-fi al posto delle connessioni dati del telefono. Per ridurre l’impronta di carbonio, è fondamentale inoltre prediligere formati di contenuto brevi e incisivi e di riutilizzare i contenuti esistenti oppure gli UGC (User Generated Content). Optare per siti web dal design pulito e minimalista implica l’impiego di meno risorse per caricarli. Quanto ai video, si raccomanda di comprimerli utilizzando un software appropriato, senza compromettere la qualità del contenuto. I brand, invece, oltre a concentrarsi su partnership strategiche e trasparenti senza “sparare nel mucchio”, potrebbero evitare la pratica dei regali a sorpresa per gli influencer, gli imballaggi inutili o non riciclabili e gli eventi in presenza non necessari. “Non siamo solo un’azienda basata sui dati, ma siamo anche guidati da uno scopo e sappiamo che la trasparenza è essenziale per prendere decisioni consapevoli. Oltre alle singole campagne, questa iniziativa mira anche a quantificare nel tempo l’impronta del nostro settore nel suo complesso, così da poter incoraggiare e generare un cambiamento positivo per il futuro. Non dimentichiamo che gli influencer hanno un enorme potere nel sensibilizzare su temi importanti come la sostenibilità. Ogni passo, ogni dato e ogni individuo contano. In questo senso far conoscere il proprio impegno è importante quanto l’impegno stesso” ha concluso Bordage.

Confagricoltura: spregevole atto vandalico contro Tea in vigna

Confagricoltura: spregevole atto vandalico contro Tea in vignaRoma, 13 feb. (askanews) – Confagricoltura in una nota condanna gli atti vandalici ai danni del vigneto sperimentale dell’Università di Verona, a San Floriano in Valpolicella. La sua piantumazione, avvenuta lo scorso 30 settembre, era stata acclamata dalla Confederazione che da sempre sostiene fermamente l’importanza delle TEA, le tecniche di evoluzione assistita, e delle sperimentazioni in campo, come quella di riso resistente al Brusone, in Lomellina, presso un’azienda associata.


Palazzo della Valle esprime quindi solidarietà al gruppo di genetica agraria, coordinato da Mario Pezzotti e Sara Zenoni del Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona, e coglie l’occasione per affermare, ancora una volta, che la ricerca sulla genetica vegetale è una via sicura e sostenibile per contrastare gli effetti del cambiamento climatico e le fitopatie, e per potenziare la produttività dell’agricoltura italiana tutelando l’ambiente e l’uomo. Di fronte al reiterarsi di questi atti spregevoli, verificatisi per l’appunto anche in Lomellina, la Confederazione chiede al ministero dell’Ambiente di valutare l’effettiva opportunità di rendere pubblica la geolocalizzazione delle sperimentazioni in campo.

Turismo, al Falkensteiner Hotel Montafon il Green Travel Award 2025

Turismo, al Falkensteiner Hotel Montafon il Green Travel Award 2025Milano, 13 feb. (askanews) – Il Falkensteiner Hotel Montafon è stato premiato nella categoria Best Green Family Hotel ai Green Travel Award 2025, il prestigioso riconoscimento assegnato dal GIST (Gruppo Italiano Stampa Turistica) alle eccellenze del turismo sostenibile. La categoria Best Green Family Hotel valorizza le strutture family friendly che regalano soggiorni all’insegna della responsabilità ambientale.


Inaugurato a dicembre 2022, il Falkensteiner Hotel Montafon è il primo eco-resort per famiglie firmato Falkensteiner, progettato per offrire un’esperienza esclusiva che fonde eleganza, sostenibilità e armonia con la natura. Situato nella pittoresca valle di Montafon, nel cuore del Vorarlberg in Austria e nelle vicinanze del comprensorio sciistico Golm, la struttura sorge all’interno di una riserva naturale, circondata dalle imponenti maestose cime alpine. L’impegno per la sostenibilità si riflette nell’utilizzo esclusivo di energia proveniente da fonti rinnovabili, riducendo l’impatto ambientale dell’intera proprietà. Per incentivare una mobilità ecologica, il Falkensteiner Hotel Montafon mette a disposizione un servizio navetta gratuito che collega l’hotel alla stazione degli autobus di Schruns, proponendo agli ospiti un’alternativa comoda e sostenibile all’uso dell’auto privata. Il titolo di Best Green Family Hotel è stato conquistato grazie anche all’innovativo programma di intrattenimento per bambini e ragazzi di tutte le fasce di età legato al concetto di Ecotainment, che unisce il divertimento ed educazione ambientale per sensibilizzare le nuove generazioni al tema della sostenibilità. I giovani Falky Rangers e i genitori infatti potranno partecipare a laboratori scientifici, workshop creativi, oltre a esplorare l’ambiente circostante e visitare la Centrale Idroelettrica di Latschau, scoprendo il funzionamento delle fonti di energia rinnovabile e comprendere l’importanza delle risorse naturali.


La cerimonia di premiazione si è tenuta il 10 febbraio 2025, in occasione della BIT a Milano. Il premio è stato consegnato a Alessandra Niada, Regional Marketing Lead Italy, e Giulio Belsito, Senior Communications Manager.

Il piano di Trump per la pace, sul tavolo dei leader riuniti a Monaco il futuro dell’Ucraina

Il piano di Trump per la pace, sul tavolo dei leader riuniti a Monaco il futuro dell’UcrainaMonaco, 13 feb. (askanews) – Volodymyr Zelensky, forse, sperava ben altro. Ma dopo la cruciale giornata di ieri, il presidente ucraino ha dovuto prendere atto che il futuro negoziato di pace, per l’Ucraina, sarà tutto in salita. A Monaco di Baviera proverà a giocare le sue carte. Il leader ucraino arriva per un confronto con i suoi partner internazionali e un primo incontro con il vice presidente americano J. D. Vance. Con ogni probabilità, cercherà di fare sponda con l’Europa, almeno in questa prima fase tagliata fuori dalla linea diretta stabilita tra la Casa Bianca e il Cremlino. L’annuale Conferenza sulla sicurezza in Baviera, giunta alla 61esima edizione, offrirà l’occasione di proseguire sul solco tracciato da Donald Trump, in un momento cruciale di cambiamento per il mondo: la nuova amministrazione statunitense è entrata in carica a gennaio, un nuovo ciclo di legislatura europea ha avuto inizio da pochi mesi a Bruxelles, un fragile accordo di cessate il fuoco a Gaza è stato concordato tra Hamas e Israele, ed elezioni parlamentari tedesche sono in programma appena una settimana dopo la conferenza.


Negoziare da subito per ‘una soluzione di lungo termine’ del conflitto in Ucraina: è questa l’indicazione arrivata dalla Casa Bianca. Il tema, caldo, ha fatto passare in secondo piano tutti gli altri dossier della fitta agenda di Monaco: la crisi in Medio Oriente, la situazione nel Mar Rosso, le relazioni transatlantiche, la difesa europea, la guerra in Congo. D’altra parte, a quasi tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina, e dopo aver ripreso il dialogo ai massimi livelli con la Russia, Trump non vuole perdere tempo. Al termine dei suoi colloqui telefonici di ieri con Putin e Zelensky, ha dato mandato alla sua squadra di governo di proseguire le consultazioni in Germania. Un lavoro preliminare che servirà, anche, a preparare il vertice con il leader del Cremlino, presumibilmente in Arabia Saudita. Questa guerra ‘ridicola’ deve finire, ha spiegato Trump. Ha già provocato troppe morti e distruzioni, e sia Putin che Zelensky sono d’accordo: una soluzione ‘negoziata’ non solo è possibile, ma non è neppure troppo lontana. Trump e Putin, dunque, alla fine si sono parlati. Novanta minuti di un colloquio che ha segnato un cambio di passo nella faticosa ricerca di un percorso di pace. Non tutte le intenzioni del presidente americano però sono chiare, al momento. E non è dato sapere se Trump abbia cambiato in corsa il suo annunciato, ma non ancora esplicitato, piano di pace. Di certo, i primi convulsi approcci tra Washington e Mosca hanno avuto l’effetto di lasciare Kiev e Zelensky un po’ più soli. Mentre Trump concordava con Putin l’avvio ‘immediato’ dei negoziati, infatti, il suo segretario alla Difesa Pete Hegseth definiva ‘non realistica’ l’adesione di Kiev all’Alleanza atlantica. Un concetto che, a scanso di equivoci, Trump ha poi ribadito ore dopo. I russi, ha sottolineato, si sono opposti ‘molto prima’ dello stesso presidente Putin, ‘e io sono d’accordo’. Come se non bastasse, in un modo quasi brutale, il capo del Pentagono ha rincarato la dose, escludendo anche l’ipotesi di un ritorno dell’Ucraina alla situazione territoriale precedente al 2014. Una posizione che taglia fuori la possibilità di uno scambio diretto di territori, ventilata da Zelensky e già esclusa da Mosca. Quanto alle garanzie di sicurezza per Kiev, devono essere ‘robuste’, eventualmente sostenute da truppe di peacekeeping non sotto l’ombrello della Nato, dunque senza copertura dell’articolo 5 dell’Alleanza atlantica. In nessun caso, ha comunque chiarito Hegseth agli alleati, verranno dispiegate truppe americane nel Paese.


Se questo è il piano di Trump, almeno a grandi linee, in Ucraina suona come una cocente delusione. A Kiev c’è preoccupazione, ma Zelensky e il suo entourage sanno che non è né il momento né il caso di porre condizioni. In un colloquio di un’ora con Trump, il presidente ucraino è stato informato dei contenuti della conversazione con il leader del Cremlino, dell’invito di Putin a Mosca e anche della decisione del presidente Usa di affidare la guida delle trattative con la Russia al segretario di Stato Marco Rubio, al direttore della Cia John Ratcliffe, al consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Waltz e all’ambasciatore e inviato speciale Steve Witkoff. Quest’ultimo, protagonista dello scambio tra i detenuti Marc Fogel e Alexander Vinnik, primo segno tangibile di un rinnovato, repentino, dialogo tra le parti. Nella squadra designata da Trump spicca l’assenza di Keith Kellogg, che pure sarebbe l’inviato della Casa Bianca per l’Ucraina e dovrebbe arrivare a Kiev il prossimo 20 febbraio. Una circostanza che sta alimentando le voci di presunti screzi con il tycoon repubblicano. In Ucraina, ieri, è già stato il segretario al Tesoro americano Scott Bessent, che ha incontrato Zelensky nelle stese ore in cui Trump ha dato una spallata alla sua legittimità, avallando implicitamente una tesi tanto cara a Putin: il mandato del presidente ucraino è scaduto a maggio (seppur rinnovato sine die da una legge marziale che impedisce il voto in tempi di guerra) e prima o poi, ha detto Trump, ‘saranno necessarie elezioni in Ucraina’. Zelensky proverà a capire di più, e meglio, durante il suo colloquio con Vance, domani a Monaco. Il leader di Kiev spera ancora di chiudere importanti accordi economici con gli Stati Uniti entro la conclusione dei lavori in Baviera. E metterà sul piatto quelle terre rare che fanno tanto gola a Washington, proponendo inoltre alle aziende americane lucrosi contratti di ricostruzione e concessioni di investimento per cercare di tenere Trump dalla sua parte. La proposta iniziale del presidente Usa è nota: la garanzia di assistenza concreta a Kiev in cambio di circa 500 miliardi di dollari di preziose risorse minerali ucraine. Un progetto che, inizialmente, neppure Zelensky ha escluso a priori. ‘Abbiamo risorse minerarie. Metteteci dentro i vostri soldi. Investite. Facciamo sviluppo insieme’, ha detto.


Intanto Rubio e Kellogg ascolteranno le opinioni dei partner europei e degli alleati della Nato. Nei tre giorni di lavoro a Monaco è prevista la presenza di circa 60 capi di Stato e di governo e di oltre 150 ministri e leader di organizzazioni internazionali. A fare gli onori di casa, il presidente Frank-Walter Steinmeier, la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, il ministro della Difesa Boris Pistorius e tutti i candidati alla carica di Cancelliere alle prossime elezioni: il capo del governo in carica Olaf Scholz (SPD), Friedrich Merz (CDU), Robert Habeck (Verdi) e Christian Lindner (Partito democratico libero). Tra i partecipanti ci saranno tutti i vertici dell’Unione europea – Ursula von der Leyen, Roberta Metsola, António Costa, Kaja Kallas e il nuovo Commissario europeo per la difesa Andrius Kubilius -, il segretario generale della Nato Mark Rutte, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, nonché diversi funzionari delle Nazioni Unite. L’Italia sarà rappresentata dal vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani e dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Il titolare della Farnesina ha in agenda un colloquio bilaterale con l’inviato di Trump ed avrà modo di confrontarsi anche con il segretario di Stato in occasione di una riunione del Quint su Gaza e una ministeriale Esteri informale del G7, convocata dalla presidenza canadese. Tajani ribadirà la sua posizione: in questa fase è assolutamente necessario che l’Europa lavori unita, con gli Usa, per raggiungere un accordo che non sia una tregua provvisoria e che riporti la pace nel nostro continente. Per farlo, però, occorre restituire all’Ue un ruolo di primo piano nei negoziati. Francia, Germania e Spagna hanno già chiarito che non può esserci accordo senza la partecipazione di Kiev e dell’Europa. E sollecitazioni in tal senso sono arrivate anche dall’Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Kaja Kallas, secondo la quale ‘l’Ue deve potersi sedere a quel tavolo’.


Un ruolo che reclama anche la Cina, grande convitato di pietra nella stanza dei colloqui fra Trump e Putin. Un editoriale del Global Times di oggi ha esposto, senza equivoci, la posizione di Pechino, secondo cui il piano di ‘aiuti’ Usa all’Ucraina mostra appieno la sua natura ‘egoistica’ e ‘ipocrita’. Da Mosca intanto è arrivata la sponda del portavoce presidenziale Dmitry Peskov. Ricordando l’intenzione di valorizzare ulteriormente il partenariato strategico con Pechino, il diplomatico russo ha di fatto suggerito che il rinnovato dialogo tra Washington e Mosca non sarà a scapito della Cina. Nell’attesa che la Conferenza inizi i suoi lavori, intanto, a Monaco sono state annunciate alcune manifestazioni di dissenso, con il raduno principale previsto nella storica Odeonsplatz. Le autorità hanno stabilito una zona di sicurezza allargata intorno alla sede delle riunioni per prevenire ogni sorta di incidenti. Tanto più, dopo quanto accaduto questa mattina, quando un richiedente asilo afgano ha lanciato la sua auto contro la folla, durante un raduno organizzato dal sindacato dei Verdi, provocando almeno 28 feriti. Saranno in vigore alcune limitazioni al traffico e al parcheggio e lo spazio aereo sopra la città sarà chiuso al traffico. L’apparato di sicurezza prevede il dispiegamento di un imponente numero di agenti destinati ai controlli di rito, allo scopo di proteggere alcuni siti ritenuti sensibili, come stazioni ferroviarie e fermate di mezzi pubblici. Saranno rafforzati anche i controlli all’aeroporto internazionale cittadino, il secondo più trafficato di tutta la Germania. (di Corrado Accaputo)

Fini (Cia): su vigneto Tea atto vandalico vile contro la ricerca

Fini (Cia): su vigneto Tea atto vandalico vile contro la ricercaRoma, 13 feb. (askanews) – “Vandalizzare campi in cui si stanno sperimentando le Tea è un attacco gravissimo, e inaccettabile, al valore e al lavoro della ricerca scientifica italiana e, ancora di più, allo sviluppo del nostro Paese il cui futuro, non solo quello dell’agricoltura, è ampiamente condizionato dalla lotta contro i cambiamenti climatici”. Il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, condanna così il vile sabotaggio, della scorsa notte, a danno del vigneto sperimentale dell’Università di Verona, a San Floriano Valpolicella, dove lo stesso Fini aveva, di recente, partecipato all’evento di messa a dimora delle barbatelle.


“Prima il riso, ora la vite. Nell’arco di pochi mesi – continua Fini – due episodi di totale scelleratezza stanno riportando indietro, di anni e decenni, il lavoro già fatto per salvare l’inestimabile patrimonio colturale italiano, puntando sulle tecniche di miglioramento genetico per piante sempre più resistenti agli eventi climatici estremi e alle fitopatie”. Da parte di Cia, il massimo sostegno al mondo della ricerca. “Non ci arrenderemo contro questa barbarie – conclude Fini – si tolga l’obbligo di geo-localizzazione dei terreni destinati alle Tea, si costruisca una rete più forte a protezione di chi nei campi lavora, davvero, per garantire e accrescere, a beneficio di tutti, la quantità e la qualità delle produzioni agricole italiane”.

Musica, concorso per band emergenti Francia, Spagna e Italia

Musica, concorso per band emergenti Francia, Spagna e ItaliaRoma, 13 feb. (askanews) – Harley-Davidson annuncia un concorso musicale che offre agli artisti e band emergenti di Francia, Spagna e Italia la possibilità di salire sul palco di uno degli eventi motociclistici più iconici d’Europa. Le band vincitrici si assicureranno un ambito posto nella line-up musicale di uno dei grandi raduni Harley-Davidson, l’Harley-Davidson Euro Festival, a Port Grimaud nel golfo di Saint Tropez.


La musica è sempre stata parte integrante dello stile di vita Harley-Davidson e una pietra miliare dell’esperienza del marchio per i motociclisti, rappresentando la libertà, l’individualità e l’emozione della strada aperta. Il concorso fornisce una piattaforma unica per i talenti locali che possono mostrare il loro sound a migliaia di appassionati di moto e di musica, contribuendo all’atmosfera elettrica che caratterizza i raduni Harley-Davidson. I vincitori del concorso si esibiranno dal vivo all’Harley-Davidson Euro Festival, che si terrà dall’8 all’11 maggio 2025. Situato nella splendida cornice della riviera francese di Saint Tropez, l’Euro Festival è un evento di primo piano che riunisce oltre 30.000 motociclisti, appassionati di Harley-Davidson e fan della musica per tre giorni di intrattenimento e cultura motociclistica. Esibirsi a questo festival offre alle band un’esposizione impareggiabile a un pubblico eterogeneo e appassionato.


Il concorso è aperto alle band di Francia, Spagna e Italia e le votazioni si svolgeranno durante l’Harley Night, l’evento regionale di Harley-Davidson che si terrà il 14 marzo 2025. Le concessionarie partecipanti in Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA) si trasformeranno in vibranti centri di aggregazione, musica e motociclette, mentre i partecipanti voteranno le loro band preferite.

Piano Trump per la pace, a Monaco si discute il futuro dell’Ucraina

Piano Trump per la pace, a Monaco si discute il futuro dell’UcrainaMonaco, 13 feb. (askanews) – Volodymyr Zelensky, forse, sperava ben altro. Ma dopo la cruciale giornata di ieri, il presidente ucraino ha dovuto prendere atto che il futuro negoziato di pace, per l’Ucraina, sarà tutto in salita. A Monaco di Baviera proverà a giocare le sue carte. Il leader ucraino arriva per un confronto con i suoi partner internazionali e un primo incontro con il vice presidente americano J. D. Vance. Con ogni probabilità, cercherà di fare sponda con l’Europa, almeno in questa prima fase tagliata fuori dalla linea diretta stabilita tra la Casa Bianca e il Cremlino. L’annuale Conferenza sulla sicurezza in Baviera, giunta alla 61esima edizione, offrirà l’occasione di proseguire sul solco tracciato da Donald Trump, in un momento cruciale di cambiamento per il mondo: la nuova amministrazione statunitense è entrata in carica a gennaio, un nuovo ciclo di legislatura europea ha avuto inizio da pochi mesi a Bruxelles, un fragile accordo di cessate il fuoco a Gaza è stato concordato tra Hamas e Israele, ed elezioni parlamentari tedesche sono in programma appena una settimana dopo la conferenza.


Negoziare da subito per ‘una soluzione di lungo termine’ del conflitto in Ucraina: è questa l’indicazione arrivata dalla Casa Bianca. Il tema, caldo, ha fatto passare in secondo piano tutti gli altri dossier della fitta agenda di Monaco: la crisi in Medio Oriente, la situazione nel Mar Rosso, le relazioni transatlantiche, la difesa europea, la guerra in Congo. D’altra parte, a quasi tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina, e dopo aver ripreso il dialogo ai massimi livelli con la Russia, Trump non vuole perdere tempo. Al termine dei suoi colloqui telefonici di ieri con Putin e Zelensky, ha dato mandato alla sua squadra di governo di proseguire le consultazioni in Germania. Un lavoro preliminare che servirà, anche, a preparare il vertice con il leader del Cremlino, presumibilmente in Arabia Saudita. Questa guerra ‘ridicola’ deve finire, ha spiegato Trump. Ha già provocato troppe morti e distruzioni, e sia Putin che Zelensky sono d’accordo: una soluzione ‘negoziata’ non solo è possibile, ma non è neppure troppo lontana. Trump e Putin, dunque, alla fine si sono parlati. Novanta minuti di un colloquio che ha segnato un cambio di passo nella faticosa ricerca di un percorso di pace. Non tutte le intenzioni del presidente americano però sono chiare, al momento. E non è dato sapere se Trump abbia cambiato in corsa il suo annunciato, ma non ancora esplicitato, piano di pace. Di certo, i primi convulsi approcci tra Washington e Mosca hanno avuto l’effetto di lasciare Kiev e Zelensky un po’ più soli. Mentre Trump concordava con Putin l’avvio ‘immediato’ dei negoziati, infatti, il suo segretario alla Difesa Pete Hegseth definiva ‘non realistica’ l’adesione di Kiev all’Alleanza atlantica. Un concetto che, a scanso di equivoci, Trump ha poi ribadito ore dopo. I russi, ha sottolineato, si sono opposti ‘molto prima’ dello stesso presidente Putin, ‘e io sono d’accordo’. Come se non bastasse, in un modo quasi brutale, il capo del Pentagono ha rincarato la dose, escludendo anche l’ipotesi di un ritorno dell’Ucraina alla situazione territoriale precedente al 2014. Una posizione che taglia fuori la possibilità di uno scambio diretto di territori, ventilata da Zelensky e già esclusa da Mosca. Quanto alle garanzie di sicurezza per Kiev, devono essere ‘robuste’, eventualmente sostenute da truppe di peacekeeping non sotto l’ombrello della Nato, dunque senza copertura dell’articolo 5 dell’Alleanza atlantica. In nessun caso, ha comunque chiarito Hegseth agli alleati, verranno dispiegate truppe americane nel Paese.


Se questo è il piano di Trump, almeno a grandi linee, in Ucraina suona come una cocente delusione. A Kiev c’è preoccupazione, ma Zelensky e il suo entourage sanno che non è né il momento né il caso di porre condizioni. In un colloquio di un’ora con Trump, il presidente ucraino è stato informato dei contenuti della conversazione con il leader del Cremlino, dell’invito di Putin a Mosca e anche della decisione del presidente Usa di affidare la guida delle trattative con la Russia al segretario di Stato Marco Rubio, al direttore della Cia John Ratcliffe, al consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Waltz e all’ambasciatore e inviato speciale Steve Witkoff. Quest’ultimo, protagonista dello scambio tra i detenuti Marc Fogel e Alexander Vinnik, primo segno tangibile di un rinnovato, repentino, dialogo tra le parti. Nella squadra designata da Trump spicca l’assenza di Keith Kellogg, che pure sarebbe l’inviato della Casa Bianca per l’Ucraina e dovrebbe arrivare a Kiev il prossimo 20 febbraio. Una circostanza che sta alimentando le voci di presunti screzi con il tycoon repubblicano. In Ucraina, ieri, è già stato il segretario al Tesoro americano Scott Bessent, che ha incontrato Zelensky nelle stese ore in cui Trump ha dato una spallata alla sua legittimità, avallando implicitamente una tesi tanto cara a Putin: il mandato del presidente ucraino è scaduto a maggio (seppur rinnovato sine die da una legge marziale che impedisce il voto in tempi di guerra) e prima o poi, ha detto Trump, ‘saranno necessarie elezioni in Ucraina’. Zelensky proverà a capire di più, e meglio, durante il suo colloquio con Vance, domani a Monaco. Il leader di Kiev spera ancora di chiudere importanti accordi economici con gli Stati Uniti entro la conclusione dei lavori in Baviera. E metterà sul piatto quelle terre rare che fanno tanto gola a Washington, proponendo inoltre alle aziende americane lucrosi contratti di ricostruzione e concessioni di investimento per cercare di tenere Trump dalla sua parte. La proposta iniziale del presidente Usa è nota: la garanzia di assistenza concreta a Kiev in cambio di circa 500 miliardi di dollari di preziose risorse minerali ucraine. Un progetto che, inizialmente, neppure Zelensky ha escluso a priori. ‘Abbiamo risorse minerarie. Metteteci dentro i vostri soldi. Investite. Facciamo sviluppo insieme’, ha detto.


Intanto Rubio e Kellogg ascolteranno le opinioni dei partner europei e degli alleati della Nato. Nei tre giorni di lavoro a Monaco è prevista la presenza di circa 60 capi di Stato e di governo e di oltre 150 ministri e leader di organizzazioni internazionali. A fare gli onori di casa, il presidente Frank-Walter Steinmeier, la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, il ministro della Difesa Boris Pistorius e tutti i candidati alla carica di Cancelliere alle prossime elezioni: il capo del governo in carica Olaf Scholz (SPD), Friedrich Merz (CDU), Robert Habeck (Verdi) e Christian Lindner (Partito democratico libero). Tra i partecipanti ci saranno tutti i vertici dell’Unione europea – Ursula von der Leyen, Roberta Metsola, António Costa, Kaja Kallas e il nuovo Commissario europeo per la difesa Andrius Kubilius -, il segretario generale della Nato Mark Rutte, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi, nonché diversi funzionari delle Nazioni Unite. L’Italia sarà rappresentata dal vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani e dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Il titolare della Farnesina ha in agenda un colloquio bilaterale con l’inviato di Trump ed avrà modo di confrontarsi anche con il segretario di Stato in occasione di una riunione del Quint su Gaza e una ministeriale Esteri informale del G7, convocata dalla presidenza canadese. Tajani ribadirà la sua posizione: in questa fase è assolutamente necessario che l’Europa lavori unita, con gli Usa, per raggiungere un accordo che non sia una tregua provvisoria e che riporti la pace nel nostro continente. Per farlo, però, occorre restituire all’Ue un ruolo di primo piano nei negoziati. Francia, Germania e Spagna hanno già chiarito che non può esserci accordo senza la partecipazione di Kiev e dell’Europa. E sollecitazioni in tal senso sono arrivate anche dall’Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Kaja Kallas, secondo la quale ‘l’Ue deve potersi sedere a quel tavolo’.


Un ruolo che reclama anche la Cina, grande convitato di pietra nella stanza dei colloqui fra Trump e Putin. Un editoriale del Global Times di oggi ha esposto, senza equivoci, la posizione di Pechino, secondo cui il piano di ‘aiuti’ Usa all’Ucraina mostra appieno la sua natura ‘egoistica’ e ‘ipocrita’. Da Mosca intanto è arrivata la sponda del portavoce presidenziale Dmitry Peskov. Ricordando l’intenzione di valorizzare ulteriormente il partenariato strategico con Pechino, il diplomatico russo ha di fatto suggerito che il rinnovato dialogo tra Washington e Mosca non sarà a scapito della Cina. Nell’attesa che la Conferenza inizi i suoi lavori, intanto, a Monaco sono state annunciate alcune manifestazioni di dissenso, con il raduno principale previsto nella storica Odeonsplatz. Le autorità hanno stabilito una zona di sicurezza allargata intorno alla sede delle riunioni per prevenire ogni sorta di incidenti. Tanto più, dopo quanto accaduto questa mattina, quando un richiedente asilo afgano ha lanciato la sua auto contro la folla, durante un raduno organizzato dal sindacato dei Verdi, provocando almeno 28 feriti. Saranno in vigore alcune limitazioni al traffico e al parcheggio e lo spazio aereo sopra la città sarà chiuso al traffico. L’apparato di sicurezza prevede il dispiegamento di un imponente numero di agenti destinati ai controlli di rito, allo scopo di proteggere alcuni siti ritenuti sensibili, come stazioni ferroviarie e fermate di mezzi pubblici. Saranno rafforzati anche i controlli all’aeroporto internazionale cittadino, il secondo più trafficato di tutta la Germania. (di Corrado Accaputo)

Sanremo, Victoria De Angelis sul palco con i Duran Duran

Sanremo, Victoria De Angelis sul palco con i Duran DuranSanremo, 13 feb. (askanews) – A sorpresa questa sera sul palco dell’Ariston ci sarà Victoria De Angelis la bassista dei Måneskin che suonerà con i Duran Duran. Dopo la travolgente performance di Damiano David che ieri ha presentato un toccante ed emozionante omaggio a Lucio Dalla, interpretando il brano “Felicità”, stasera toccherà alla bassista esibirsi con i super ospiti della serata. Victoria nel 2023 ha collaborato con la band britannica, coinvoilgendola nella cover di Psycho Killer dei Talking Heads. John Tayor, bassista e fondatore dei Duran Duran, l’aveva definita «la più importante bassista elettrica in circolazione». Se la reunion dei Måneskin sul palco non ci sarà, Carlo Conti è comunque riuscito a portare i due dei quattro componenti della band romana che ha conquistato il mondo.

Consulta, eletti i quattro giudici. Quei segnali in Fi e dalla Lega

Consulta, eletti i quattro giudici. Quei segnali in Fi e dalla LegaRoma, 13 feb. (askanews) – Fino a pochi giorni fa nessuno lo avrebbe dato per scontato, visto il clima di scontro e tensione tra maggioranza e opposizione. Non è un caso che la svolta sia arrivata in extremis, rimasta in bilico fino all’ultimo, con il cambio in corsa di un nome. Alla fine però il Parlamento in seduta comune riesce a evitare l’ennesima processione di schede bianche e ad eleggere i quattro giudici costituzionali mancanti.


A riportare la Consulta al plenum saranno dunque Francesco Saverio Marini, Massimo Luciani, Maria Alessandra Sandulli e Roberto Cassinelli. Il primo, nome da tempo in campo in quota Fratelli d’Italia, ottiene 500 voti, il secondo – candidato dal Pd – 505, la terza – personalità ‘tecnica’ condivisa – passa con 502 preferenze mentre il quarto ne raccoglie 503. E’ il suo, quello di Roberto Cassinelli, avvocato ed ex parlamentare, il nome che alla fine Forza Italia decide di indicare. Eppure ancora mercoledì sera non sembrava essere questa l’opzione del partito azzurro. Il nome che era stato comunicato anche alle opposizioni per chiudere l’accordo era infatti quello di Gennaro Terracciano, avvocato e prorettore dell’Università del Foro Italico. Nome al quale, tra l’altro, si sarebbe opposto il senatore Claudio Lotito per la sua prossimità al presidente della Figc, Gabriele Gravina. Tra i papabili in quota azzurri, inoltre, c’è stato a lungo anche Andrea Di Porto, nella vita anche legale di Silvio Berlusconi e della Fininvest, fortemente caldeggiato dalla ‘famiglia’. Il segretario Antonio Tajani, da sempre e ancora stamattina, ha negato che tra le sue truppe ci siano stati malumori. “Non c’è mai stato un problema dentro Forza Italia: che ci fossero legittime aspirazioni sì, ma non abbiamo mai litigato, abbiamo sempre detto fin dall’inizio che c’era un accordo di tutti i partiti di non mettere parlamentari in carica”, ha spiegato ai giornalisti in Transatlantico. Il riferimento è a Francesco Paolo Sisto e Pierantonio Zanettin, entrambi senatori, che fino a qualche settimana fa parevano in corsa. La scelta di escluderli a priori non sarebbe tuttavia stata gradita a una fronda del partito che, non a caso – viene spiegato – nel segreto dell’urna ha dato all’uno e all’altro rispettivamente 4 e 6 voti. “Se ci fosse stato il presidente avremmo indicato uno dei due”, si lamentava in un capannello un parlamentare. Alla fine a spuntarla è stato invece Cassinelli, che viene descritto come la ‘prima scelta’ del segretario: una decisione presa anche per compensare il mancato inserimento in posto sicuro nelle liste della Liguria in occasione delle ultime elezioni politiche.


Ma nel centrodestra non è passato inosservato neanche il fatto che dei quattro giudici eletti quello che ha ottenuto meno voti sia stato proprio il candidato di Giorgia Meloni, quel ‘padre’ del premierato che la presidente del Consiglio, con un blitz poi fallito a causa di una fuga di notizie, aveva tentato di far eleggere già ad ottobre. I sospetti, in questo caso, sono rivolti da Fdi verso la Lega: un altro dei tanti fronti di tensione che il Carroccio ha aperto nella maggioranza – si veda per esempio la questione della rottamazione delle cartelle – e che certo la pubblicazione delle chat interne, con quella definizione di Matteo Salvini come ‘bimbominkia’, non ha contribuito a stemperare. Insomma, malumori striscianti che, però, questa volta non hanno impedito di centrare il risultato finale. Complici i contatti diretti tra i leader politici – soprattutto tra Meloni e la segretaria del Pd, Elly Schlein – ma anche l’alta attenzione che al tema ha da tempo riservato il Quirinale. “Oggi c’era il presidente Mattarella infatti abbiamo risolto, serviva lui”, dice scherzando il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Una battuta, solo all’apparenza.