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Autismo, Neuropsichiatri infantili Sinpia: fondamentale diagnosi precoce

Autismo, Neuropsichiatri infantili Sinpia: fondamentale diagnosi precoce


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><title>Autismo, Neuropsichiatri infantili Sinpia: fondamentale diagnosi precoce – askanews.it


Autismo, Neuropsichiatri infantili Sinpia: fondamentale diagnosi precoce – askanews.it



















Roma, 1 apr. (askanews) – La diagnosi precoce e l’intervento tempestivo sono azioni strategiche per il miglioramento della prognosi e della qualità della vita delle persone con disturbi dello spettro autistico (ASD) e dei loro caregiver. “I primi segnali di un disturbo dello spettro autistico si manifestano generalmente nella primissima infanzia – sottolinea Elisa Fazzi, Presidente della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, SINPIA e Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia – oggi è possibile arrivare a una diagnosi già intorno ai 2 anni, se non prima, grazie ad una maggiore conoscenza del disturbo e alla presenza di una rete diffusa di collaborazione tra i pediatri di libera scelta e i servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza che permette di intercettare i segnali di rischio già a 18 mesi e di avviare il percorso diagnostico con accesso prioritario, giungendo ad una diagnosi entro i 2-3 anni di età. Si tratta di una rete sviluppata nell’ambito dell’Osservatorio Nazionale Autismo dell’Istituto Superiore di Sanità, che si è consolidata grazie ai progetti NIDA finanziati dal Fondo Nazionale Autismo. Possiamo considerare la diagnosi precoce come un obiettivo raggiunto o ben avviato nella maggior parte delle regioni, non altrettanto avviene per gli interventi terapeutici, che in età evolutiva rappresentano la vera sfida per il Servizio Sanitario Nazionale, sebbene anche in questo ambito grandi passi avanti siano stati realizzati rispetto al passato”.

I Disturbi dello Spettro Autistico (Autism Spectrum Disorders, ASD) sono un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo caratterizzati da deficit persistente nella comunicazione e nell’interazione sociale in molteplici contesti e da pattern di comportamenti, interessi o attività ristretti e ripetitivi. Possono presentare profili di funzionamento molto variabili in base alla presenza di altri disturbi (disabilità intellettiva, disturbi del linguaggio, disturbi di attenzione, sindromi genetiche ecc). Secondo l’Istituto Superiore di Sanità si stima che in Italia 1 bambino su 77 presenti un disturbo dello spettro autistico con una prevalenza maggiore nei maschi, che sono 4,4 volte in più rispetto alle femmine. “E’ fondamentale che gli interventi abilitativi siano basati sulle migliori e più recenti evidenze scientifiche – aggiunge Antonella Costantino, Past President SINPIA e Direttore UONPIA Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – e soprattutto che siano personalizzati per ogni bambino e ogni famiglia, in base al profilo di funzionamento, agli specifici punti di forza e criticità di quel bambino e del suo ambiente di vita, all’età, alle risposte al trattamento e agli obiettivi, le priorità, le preferenze e la sostenibilità per ciascuno, calibrando attentamente anche intensità, frequenza e durata. Non tutto va bene per tutti, e ogni progetto va costruito su misura e condiviso con l’utente e la sua famiglia, quello che può funzionare molto bene per un soggetto può determinare conseguenze negative per un altro. Purtroppo, questa è l’area su cui sono ancora presenti le maggiori disomogeneità regionali, per la grande differenza di risorse di partenza dei servizi di NPIA, che i progetti del Fondo Nazionale Autismo non bastano a colmare”.

La formazione e un adeguato sostegno ai genitori e ai caregiver rappresentano un altro aspetto particolarmente importante della presa in carico. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha messo a punto il Caregiver Skills Training (CST), un modello open-access per caregiver di bambini con disturbo del neurosviluppo, incluso l’autismo, e l’ISS, in collaborazione con la rete nazionale dei servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA), ha contribuito a formare operatori che a loro volta formeranno a cascata altri operatori, per una ricaduta capillare in tutte le Regioni. “E’ sempre più urgente investire sull’organizzazione e sulle risorse dei servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, valorizzando le competenze del nostro Sistema Sanitario e superando la disomogeneità dei singoli sistemi regionali”, conclude Elisa Fazzi. “L’esperienza dei progetti del Fondo Nazionale Autismo ha mostrato come un investimento mirato e coordinato di risorse possa attivare in poco tempo trasformazioni molto significative. Ora vanno messe a sistema ed estese a tutte le Regioni le buone pratiche sviluppate, stabilizzando ed adeguando in via prioritaria il personale agli standard territoriali appena approvati in Conferenza Unificata e indispensabili per garantire la continuità della presa in carico degli utenti e l’effettiva equità delle risposte su tutto il territorio nazionale”.

Migranti, Meloni: finita era Italia che subisce e tace in Ue

Migranti, Meloni: finita era Italia che subisce e tace in Ue


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><title>Migranti, Meloni: finita era Italia che subisce e tace in Ue – askanews.it


Migranti, Meloni: finita era Italia che subisce e tace in Ue – askanews.it



















Roma, 1 apr. (askanews) – Il nuovo decreto flussi risponde all’”esigenza manifestata dal mondo produttivo e si accompagna alla nostra azione di contrasto alla criminalità, all’inasprimento delle pene contro i trafficanti di esseri umani. Non devono essere gli scafisti a scegliere chi deve entrare (e poi restare) in Italia, perché questo è un danno prima di tutto per i tanti migranti che ne avrebbero potuto beneficiare”. Lo afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in una intervista al ‘Messaggero Veneto’.

“Per avere personale qualificato, quello che serve alle aziende – aggiunge – bisogna cambiare radicalmente la forma mentis che fino all’altro ieri dominava la politica italiana a Bruxelles: l’idea che non ci sia niente da fare, che l’Italia sia vittima pre-destinata della migrazione irregolare, senza controllo, a causa della sua posizione al centro del Mediterraneo, che ogni tentativo di felmare l’ondata migratoria dalla Tunisia sia vano e dunque che dobbiamo subire e tacere in Europa. Quell’era è finita, in poche settimane abbiamo impresso una nuova direzione alla politica dell’Europa, la Commissione ha accolto le nostre posizioni e ora condivide con noi un intervento che punta a vigilare sulle rotte del Mediterraneo centrale e orientale, combattere i trafficanti, aumentare la presenza dell’Europa in Africa per fare formazione, prevenzione, selezione dei talenti che vogliono venire in Italia. So che la rotta orientale dell’immigrazione è il tema chiave per il Friuli Venezia Giulia, ma l’impostazione non cambia: controllo, azione sul territorio, investimenti, flussi regolati”.

Pnrr, Meloni: abbiamo ereditato Piano, impegno per realizzarlo

Pnrr, Meloni: abbiamo ereditato Piano, impegno per realizzarlo


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><title>Pnrr, Meloni: abbiamo ereditato Piano, impegno per realizzarlo – askanews.it


Pnrr, Meloni: abbiamo ereditato Piano, impegno per realizzarlo – askanews.it



















Roma, 1 apr. (askanews) – “Abbiamo ereditato il Pnrr e siamo impegnati a renderlo concreto, più di quanto lo fosse sulla carta. I Governi che ci hanno preceduto dovevano scriverlo e dargli una cornice legislativa, noi invece l’abbiamo preso quando entrava nella fase di esecuzione – dobbiamo farlo – i progetti non sono nostri e su alcuni sono sorte difficoltà che, stranamente, nessuno aveva colto prima, né a Bruxelles né a Roma. Abbiamo ereditato questo Pnrr, avremmo fatto altro, ma il nostro impegno per l’interesse nazionale ci impone di lavorare per la sua realizzazione”. Lo afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in una intervista al ‘Messaggero Veneto’.

“E in corso – spiega – un confronto con la Commissione europea, alcuni progetti hanno delle criticità e il Governo lavora per superarle. I limiti del Pnrr sono legati alla fine dell’era in cui il Piano è stato concepito. Doveva servire a traghettare l’Italia in un mondo ideale, poi è arrivato quello reale: inflazione e guerra. Le premesse si sono scontrate con l’aumento dei prezzi delle materie prime che servono a costruire le infrastrutture e allo choc energetico accelerato dall’invasione dell’Ucraina. Ci sono margini per rivedere alcuni aspetti, il confronto con la Commissione aperto”.

Vino, si apre oggi a Magrè (Bolzano) la 24esima edizione di Summa

Vino, si apre oggi a Magrè (Bolzano) la 24esima edizione di Summa


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><title>Vino, si apre oggi a Magrè (Bolzano) la 24esima edizione di Summa – askanews.it


Vino, si apre oggi a Magrè (Bolzano) la 24esima edizione di Summa – askanews.it




















Milano, 1 apr. (askanews) – Si apre oggi a Magrè (Bolzano) la 24esima edizione di Summa, l’importante rassegna delle eccellenze enologiche biologiche e biodinamiche dal mondo. Nell’incantevole scenario di Casòn Hirschprunn & Tòr Löwengang della Tenuta Alois Lageder, organizzatrice dell’evento, ci saranno fino a domani sera 110 Cantine provenienti, oltre che dall’Italia, da Germania, Nuova Zelanda, Austria, Portogallo, Svizzera e Francia (con nuove aziende dalla Champagne) e per la prima volta anche dalla Grecia. Aziende selezionate per l’altissima qualità dei loro vini prodotti in armonia con l’ambiente.

L’offerta italiana si arricchisce quest’anno dei vini di prestigiose e storiche cantine pioniere di una scelta produttiva naturale, come Gravner, Federico Graziani, Giulia Negri-Serradenari, Occhipinti, Passopisciaro Andrea Franchetti e Braida. Divenuta negli anni un punto di riferimento per un numero sempre crescente di operatori e wine lover che fanno scelte di acquisto e consumo consapevoli, a loro Summa propone degustazioni guidate, verticali, prove di botte e walk around tasting, con la presenza dei vignaioli che raccontano come nascono i propri vini. Durante l’evento, vengono proposte anche visite tra vigneti e in cantina, per far toccare con mano la filosofia biodinamica di Tenuta Alois Lageder, basata sull’economia circolare. Inoltre, il Paradeis, ristorante della Tenuta, proporrà piatti preparati con prodotti a km zero di produzione propria e di altri partner.

Summa quest’anno devolverà parte del ricavato della vendita dei biglietti d’ingresso al Progetto “Dormizil – dormitorio per persone senzatetto”. Basato sul concetto dell’”housing first”, il progetto intende realizzare una struttura a lungo termine per i senzatetto, con nove piccoli appartamenti, uno spazio per l’accoglienza di emergenza, docce e lavatoi.

Fosse ardeatine, La Russa: atto Salvo D’Acquisto ben più glorioso

Fosse ardeatine, La Russa: atto Salvo D’Acquisto ben più glorioso


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><title>Fosse ardeatine, La Russa: atto Salvo D’Acquisto ben più glorioso – askanews.it


Fosse ardeatine, La Russa: atto Salvo D’Acquisto ben più glorioso – askanews.it



















Roma, 1 apr. (askanews) – “Basta, mi sono stancato. D’ora in poi non parlerò più di fatti storici, solo di attualità, e mi aspetto che mi si giudichi su quello che faccio e dico su temi di attualità, non sul passato del quale, semmai, parlerò con gli storici e non con i giornalisti. Quindi non fatemi più domande su queste cose perché non rispondo”. Lo dice il presidente del Senato Ignazio La Russa, in un colloquio con il ‘Corriere della Sera’.

La Russa dice di essere sorpreso per le polemiche sulle sue parole su via Rasella nell’intervista al podcast di Libero Quotidiano, durante la quale aveva parlato un pò di tutto, anche “aprendo in qualche modo alle adozioni gay, e non è scontato da un esponente della destra come me”. “E invece – aggiunge – tutti si attaccano a una parola, la mistificano, fanno gli indignati, parte uno e tutti pronti con il trenino di dichiarazioni dietro, come i bambini alle elementari… Io non ho mai detto ‘atto ignobile’ su via Rasella. Ci furono anche processi, ci sono studi su quell’azione, ma appunto basta, non mi va di parlare più di queste cose. Perché la verità è che le opposizioni montano casi sul nulla”.

“Mi dispiace – prosegue – se Ruth Dureghello, che io stimo e apprezzo, ci è rimasta male. Forse avrei potuto specificare meglio che si trattava effettivamente di nazisti, quello sì, ma mi pareva una cosa ovvia. Però in effetti potevo essere più preciso su quello. Ma la mia intenzione era proprio spegnere la polemica assurda che si era creata sulle parole della Meloni, non attizzarla. Perché se avessi voluto su via Rasella avrei detto ben altro…”. Per La Russa “ce ne sono stati di ben più gloriosi di atti della Resistenza, come il sacrificio di Salvo D’Acquisto” mentre a via Rasella non ci fu “uno scontro a fuoco faccia a faccia con i nazisti: si trattava di un battaglione che tornava in caserma colpito con una bomba, e morirono anche due passanti innocenti, italiani… Eppure mica le ho dette queste cose, proprio perchè non volevo si creassero problemi, volevo chiuderli”. Per il 25 aprile, conclude, “quello che farò lo saprete il 22, 23 aprile, non prima. Sarà una sorpresa”.

Il Cammino dei briganti tra Lazio e Abruzzo percorribile in bici

Il Cammino dei briganti tra Lazio e Abruzzo percorribile in bici


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><title>Il Cammino dei briganti tra Lazio e Abruzzo percorribile in bici – askanews.it


Il Cammino dei briganti tra Lazio e Abruzzo percorribile in bici – askanews.it




















Roma, 1 apr. (askanews) – Il Cammino dei Briganti raddoppia il suo itinerario e diventa percorribile in mountain bike e affiancherà l’itinerario classico del Cammino dei Briganti aperto nel 2016 tra Lazio e Abruzzo ma sarà ancora più esteso: 216 chilometri da fare sulle due ruote, in pratica il doppio del percorso a piedi.

Per compierlo tutto sarà necessario pedalare 4-5 giorni in mountain bike, in parte rimanendo sul cammino classico, in parte esplorando territori limitrofi, come i monti Simbruini, i tratti del Cicolano e la parte di Massa d’Albe sotto il Velino. Un percorso sfidante, rivolto a bikers allenati e con una discreta esperienza dati i tratti impervi, tipici dell’ambiente montano. Il territorio attraversato da questo cammino è un territorio di confine, oggi tra Abruzzo e Lazio tra la Val de Varri, la Valle del Salto e le pendici del Monte Velino, ieri tra Stato Pontificio e Regno Borbonico in cui i briganti vivevano sul confine per passare da una parte all’altra a seconda della minaccia. I briganti non erano malviventi, lottavano contro l’invasione dei Sabaudi, che avevano costretto il popolo a entrare nell’esercito. Erano spiriti liberi, che non volevano assoggettarsi ai nuovi padroni, e per questo erano entrati in clandestinità. Una storia di 150 anni fa, fatta anche di rapimenti, riscatti, e tanta violenza. Oggi l’esperienza dei viaggiatori antichi viene riproposta basata sul viaggiare a piedi e ora in mountain bike da paese a paese con posti tappa attrezzati.

“Dopo il grande successo del Cammino dei Briganti e i tanti camminatori arrivati qui dal 2016 ad oggi, abbiamo deciso di dare inizio ad una nuova esperienza per far conoscere i nostri borghi nascosti anche al mondo dei bikers – dichiara Luca Gianotti, ideatore del Cammino dei Briganti -. Con questo intento, insieme a tanti volontari locali che ringrazio per l’aiuto, abbiamo lavorato duramente all’apertura di questo nuovo tratto, alla sua segnaletica e alla creazione di una rete di ricettività e assistenza utile per il cicloturismo”. Il percorso ad anello partirà da tre punti del tracciato: Magliano de’ Marsi (uscita casello autostradale Magliano sull’A25), Sante Marie (uscita casello autostradale Tagliacozzo sull’A24), Sant’Elpidio di Pescorocchiano (uscita casello autostradale Valle del Salto sull’A24). In ogni punto di partenza ci sarà un ufficio comunale che effettuerà la registrazione dei bikers e consegnerà loro il salvacondotto da timbrare lungo il percorso nelle strutture ricettive della rete, fino alla consegna dell’attestato finale. Alla conclusione del circuito, infatti, tornati al punto di partenza, i ciclisti potranno ricevere gratuitamente un attestato ricordo mostrando il salvacondotto che dovrà contenere almeno un timbro ogni 40 km.

Il cammino realizzato grazie ai volontari locali e alla grande collaborazione con i Comuni di Sante Marie, Magliano de’ Marsi, Pescorocchiano, Scurcola Marsicana e Massa d’Albe sarà segnalato, da aprile 2023, con piccole tabelle di colore azzurro, utili soprattutto ai bivi: i sentieri sono spesso segnati, sia perché in certi tratti si è sul Cammino dei Briganti percorribile a piedi, sia perché ci sono sentieri CAI, ciclovie locali ma in ogni caso la traccia gps è, per ora, quasi indispensabile. Tra i servizi per i bikers lungo il percorso ci saranno ciclo officine per l’assistenza, trasporto bagagli per portare gli zaini da una tappa all’altra, mentre nei punti di partenza ci saranno info point con vendita di gadget, noleggio e-bike, punti assistenza e lavaggio bici che sono in corso di attivazione.

A Pompei la mostra “Maradona, il genio ribelle”

A Pompei la mostra “Maradona, il genio ribelle”


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><title>A Pompei la mostra “Maradona, il genio ribelle” – askanews.it


A Pompei la mostra “Maradona, il genio ribelle” – askanews.it




















Roma, 1 apr. (askanews) – Comincia il viaggio che tra immagini e memorabilia racconterà ciò che Maradona è stato per il Napoli, per Napoli ed anche per Pompei: 140 tra i più suggestivi scatti firmati dal fotogiornalista Sergio Siano e circa 100 cimeli originali del campione argentino (tra magliette, scarpe, tute e molto altro) prestati dal Museo Vignati sono l’incredibile ed esclusiva dotazione della mostra “Maradona, il genio ribelle” a da domani a Pompei, presso il Museo Temporaneo di Palazzo De Fusco, in piazza Bartolo Longo.

Le fotografie di Sergio Siano hanno immortalato le più decisive gesta atletiche di Diego per le vittorie del Napoli, ma anche i suoi momenti più “intimi” in cui El Pibe de Oro rimaneva ad allenarsi da solo al Centro Paradiso, lontano dai riflettori e dall’entusiasmo, talvolta straripante (per usare un eufemismo), dei tifosi napoletani. Ma anche quegli stessi tifosi e le loro incontrollabili manifestazioni di gioia, in occasione dei trionfi azzurri dell’epoca, sono rimasti impressi nelle immagini del fotoreporter partenopeo. A guardare oggi quelle foto, si capisce che non si limitano a raccontare i successi di una squadra di calcio e del suo leader. Sono, piuttosto, una finestra che si affaccia su un’epoca che non c’è più, scandita dai successi di Maradona, del Napoli e di Napoli.

Ci sono, poi, i cimeli originali del Museo Vignati che fanno della mostra una “stanza delle meraviglie”: si va dalla camicia che Diego indossava il giorno stesso in cui ha messo piede a Napoli al pallone del Mundial ’86; dal giubbotto usato nel riscaldamento prima della semifinale di Coppa Uefa 1989 a Monaco di Baviera al pallone della partita vinta a Torino contro la Juventus nell’anno del primo Scudetto (1987). Un’attenzione particolare, nel corso della mostra, sarà infine dedicata al rapporto speciale che il campione argentino aveva con la città di Pompei, che raggiungeva spesso per regalare un sorriso ai bambini delle Opere di carità del Santuario mariano.

Museo Temporaneo di Palazzo De Fusco, Piazza Bartolo Longo – Pompei (Na). Dal 2 aprile al 9 giugno 2023 – Apertura al pubblico – Ingresso gratuito. Da martedì a domenica, dalle 11 alle 19.

Alla Iuc il Gesualdo Project con La Compagnia del Madrigale

Alla Iuc il Gesualdo Project con La Compagnia del Madrigale


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><title>Alla Iuc il Gesualdo Project con La Compagnia del Madrigale – askanews.it


Alla Iuc il Gesualdo Project con La Compagnia del Madrigale – askanews.it




















Roma, 31 mar. (askanews) – Dopo l’eccezionale successo riscontrato dall’esecuzione integrale dei Madrigali di Carlo Gesualdo proposta negli anni scorsi, il Gesualdo Project prosegue il viaggio nell’opera polifonica del più moderno dei polifonisti rinascimentali, soffermandosi sulla produzione sacra. Nella settimana precedente quella di Pasqua, sabato 1° aprile alle ore 17.30 in Aula Magna alla Sapienza, l’Istituzione Universitaria dei Concerti (Iuc) coglie l’occasione e propone al suo pubblico i Tenebrae Responsoria, la raccolta per l’Ufficio delle Tenebre della Settimana Santa, di cui si ascolterà la parte relativa al Giovedì Santo nell’esecuzione de La Compagnia del Madrigale, il più accreditato gruppo italiano in questo particolare repertorio, le cui registrazioni discografiche hanno più volte ottenuto i maggiori riconoscimenti della critica specializzata (Diapason d’Or, Choc de la Musique, Editor’s Choise di Gramophone, Record Academy Award).

Nell’Italia del primo Seicento processioni, sacre rappresentazioni, celebrazioni dedicate ai santi e alla beata Vergine occupano una posizione centrale nei riti religiosi. Per il cristianesimo la Pasqua è la festa delle feste e la Settimana Santa che la precede occupa nella sequenza dei tempi liturgici un posto di primo piano per numero, importanza e antichità dei riti. Dobbiamo tenere in considerazione questo – ci spiegano i membri de La Compagnia del Madrigale – per valutare il significato della pubblicazione dei Responsoria (1611) di Carlo Gesualdo, principe di Venosa. Un’opera straordinaria in cui i segni di un modernissimo soggettivismo dei procedimenti musicali s’innesta in una cornice liturgica di veneranda antichità. Questa infatti è una raccolta di musica sacra diversa da tutte le altre. Infatti lo stile del compositore, caratterizzato da ricerche armoniche e contrappuntistiche dense di artifici non trova riscontri in nessun’altra raccolta analoga. In quest’opera Gesualdo realizza una sintesi di tutte le abilità acquisite nel madrigale, per dare vita ad una rappresentazione di stupefacente intensità della Passione, dimostrando una profonda partecipazione emotiva alle sofferenze di Cristo fino all’immedesimazione.

Fonte di ispirazione sono certamente la sua travagliata vicenda umana e la sua religiosità, accresciuta negli ultimi anni della sua esistenza. Se nell’ambito della musica sacra di Gesualdo i Responsoria rappresentano un vertice assoluto di sperimentalismo madrigalesco, tale da trascendere le più radicate tradizioni proprie del repertorio liturgico, ciò si deve, almeno in parte, alla natura stessa dei testi dei responsori, carichi di immagini forti e spesso articolati come discorsi in prima persona, formati dalle parole del Redentore o anche di un salmista o di un profeta intesi quali ‘figure’ del Cristo. Nei Responsoria di Gesualdo ritroviamo così la dimensione ‘arcaica’ della festa, la dimensione ‘moderna’ dell’interpretazione personale e soggettiva, ma anche quell’intima tensione verso la speranza che è propria di ogni epoca della storia umana. La Compagnia del Madrigale, fondata nel 2008 da Rossana Bertini, Giuseppe Maletto, e Daniele Carnovich, è attualmente il più accreditato gruppo madrigalistico a livello internazionale e si esibisce in importanti festival tra cui: MiTo, Ravenna Festival, Schwetzinger SWR Festspiele, Musikfest Bremen, Festival Oude Muziek Utrecht, Muziekgebouw Amsterdam, la Wigmore Hall di Londra, la Philharmonie di Colonia ed Essen, la Victoria Hall di Ginevra, il Musée d’Orsay di Parigi, Sala Accademica del Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, e ha al suo attivo prestigiose collaborazioni con Skip Sempé, Diego Fasolis e con il Pomo dOro.

La madre di Leonardo da Vinci non era una schiava o una profuga straniera

La madre di Leonardo da Vinci non era una schiava o una profuga straniera


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><title>La madre di Leonardo da Vinci non era una schiava o una profuga straniera – askanews.it


La madre di Leonardo da Vinci non era una schiava o una profuga straniera – askanews.it



















Roma, 31 mar. (askanews) – Era una schiava araba o cinese? Oppure era una profuga straniera? L’identità della madre di Leonardo Da Vinci fa sempre più discutere e le ipotesi sulle sue origini, in questi giorni, la portano agli onori delle cronache. L’ultima scoperta o rivelazione è del professor Carlo Vecce dell’Università di Napoli che la identifica come “una profuga straniera, che fu venduta ai veneziani e il suo sorriso potrebbe essere quello della Gioconda”. Nel suo ultimo libro edito dalla Giunti “Il sorriso di Caterina. La madre di Leonardo”, l’autore sostiene che la genitrice del genio fiorentino in realtà non fosse italiana ma straniera “è una straniera ed è anzi una straniera al più basso gradino della società, perché era una schiava. Una schiava che veniva dal Caucaso, una donna circassa”. Il romanzo racconta tutto questo e lo fa traendo spunto da un atto di liberazione di una schiava, ritrovato presso l’Archivio Storico di Firenze che cita il nome di Caterina, firmato dal notaio Ser Piero da Vinci, e siglato in via Sant’Egidio il 2 novembre 1452.

Ma era realmente così? L’opinione di Riccardo Magnani, autore di pubblicazioni che mettono in dubbio e in luce la vita di Leonardo. Molto seguito sui social, da diversi anni si dedica allo studio e alla divulgazione di Leonardo da Vinci, il Rinascimento e la cartografia relativa ai primi viaggi nelle Americhe, scrivendo libri e tenendo conferenze in diversi Paesi. Magnani, qual è la sua opinione sulle ultime rivelazioni relative alla madre del genio fiorentino? “La madre di Leonardo non era una profuga straniera. Il rischio è che nell’opinione pubblica passi una notizia infondata seppur suggestiva, un rischio già corso con il ‘Codice da Vinci’ di Dan Brown. Apprezzo Carlo Vecce e riconosco il valore di Paolo Galluzzi e della stessa Giunti che edita il romanzo, ma è appunto di un romanzo che si tratta. Anzi un docu-romanzo senza note, come specificato dall’autore. Non è neppure la prima volta che si fanno simili supposizioni”. Ci spieghi meglio… “Non è la prima schiava dalle origini circasse a gratificare gli appetiti dei nobili fiorentini. Lo stesso Cosimo Il Vecchio avrebbe avuto, a sua volta, un figlio con una schiava circassa. La questione di fondo non è la rivelazione in sé, quanto il modo presuntivo con cui la notizia viene pubblicata senza nessun criterio scientifico ma basandosi su una presunzione di fondo, ovvero che Leonardo fosse il figliuolo di Ser Piero Da Vinci. In base a questa suggestiva presunzione che vede la mamma di Leonardo arrivare da Oriente su un barcone, si vuole sfruttare un tema politico contingente per fare pubblicità a un docu-romanzo che rivela un aspetto biografico di uno dei personaggi più celebri della nostra storia ma che rischia di diventare assertivo nell’opinione pubblica”.

Eppure, tutto si poggerebbe su un postulato secondo il quale Leonardo sarebbe figlio di Ser Piero. “Ma Vasari, su questo aspetto, è molto chiaro e lo è più di una volta. Non a caso, nella prima edizione delle ‘Vite del 1550’, scrive: ‘Adunque mirabile et celeste fu Lionardo, nipote di Ser Piero da Vinci, che veramente bonissimo zio e parente egli fu nell’aiutarlo in giovanezza’. Ma non solo, in un altro passaggio aggiunge: ‘Quantunque non funse legittimo figliuolo di Ser Piero da Vinci, era per madre nato di buon sangue’. Basterebbe questo a mettere in crisi tutta la storia. Quindi, il rapporto tra Leonardo e il notaio Ser Piero è sì di parentela, ma non padre/figlio, bensì zio/nipote”. Quindi, secondo lei, prendendo per buone queste affermazioni, viene meno l’elemento presuntivo per il quale Leonardo fosse figlio del notaio di Vinci? “A maggior ragione viene meno l’ipotesi, seppur romanzata, avanzata da Vecce in base alla quale la schiava liberata da Ser Piero sia la mamma di Leonardo. Il rischio, ci tengo a ribadirlo è che passi una notizia che fa clamore ma che è infondata. La suggestione lasciamola confinata solamente nei libri o nei film, come già accaduto con il ‘Codice da Vinci’”.

Vino, il “Schulthauser” di San Michele Appiano compie 40 anni

Vino, il “Schulthauser” di San Michele Appiano compie 40 anni


</p> <p></head><br /> <body id="readabilityBody"></p> <p><title>Vino, il “Schulthauser” di San Michele Appiano compie 40 anni – askanews.it


Vino, il “Schulthauser” di San Michele Appiano compie 40 anni – askanews.it




















Milano, 31 mar. (askanews) – Compie 40 anni il celebre Schulthauser della Cantina San Michele Appiano. Era infatti il 1982 quando Hans Terzer ebbe l’dea di dar vita ad un Pinot Bianco più strutturato e longevo, contribuendo alla rinascita qualitativa del vino altoatesino. Nel periodo in cui la viticultura di qualità cominciava a farsi strada nella terra dei rossi dolomitici, tra i pochi vitigni a bacca bianca dominava il Pinot Bianco: Terzer scelse una zona di altura, nella contrada Appiano Monte, ai piedi del massiccio della Mendola, intorno al Castello Moos-Schulthaus. Con questo vino il winemaker inaugurò un nuovo, personale, modello di vinificazione per valorizzare le uve migliori dei conferitori, vinificando circa il 70% in acciaio e il rimanente 30% in legno grande e introducendo una nuova tecnica fino ad allora sconosciuta in Alto Adige, la fermentazione malolattica per una parte del Pinot Bianco per aumentare morbidezza ed eleganza.

In breve tempo lo Schulthauser divenne il primo vino bianco altoatesino a conquistare il mercato, prima locale e poi internazionale, e ancora oggi, esibendo l’etichetta originaria sulla classica bottiglia renana, questo bianco mantiene un ruolo identitario per l’azienda nata nel 1907. Del vigneto Schulthaus, ben 26 ettari sono dedicati al Pinot Bianco. La vendemmia, che un tempo cominciava a fine settembre, oggi è anticipata al 15 del mese, con rese intorno ai 60 hl/ha e una produzione massima tra gli 80 e i 90 quintali, per un totale di circa 200mila bottiglie prodotte ogni anno.