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Fieragricola Tech chiude IV edizione con 3.000 presenze (+4%)

Fieragricola Tech chiude IV edizione con 3.000 presenze (+4%)Roma, 5 feb. (askanews) – Fieragricola Tech, quarta edizione dell’evento di Veronafiere dedicato alle sfide dell’agricoltura del futuro, in due giornate (29-30 gennaio) supera le 3.000 presenze, in crescita del 4% rispetto all’edizione 2023. Risultati che si allineano con i numeri registrati alla vigilia della manifestazione, con 102 espositori aumentati del 70%, oltre 50 convegni e 125 relatori.


Con Fieragricola Tech, Veronafiere ha scommesso su segmenti specifici, che rappresentano alcune delle principali sfide che il comparto agricolo deve cogliere per fronteggiare la rivoluzione climatica in corso, per migliorare la redditività delle imprese agricole, per migliorare l’impatto ambientale e favorire la competitività del settore in un confronto sempre più globale, dove la necessità di incrementare la produzione di cibo di qualità per una popolazione mondiale in crescita. Fieragricola Tech “ha voluto così rispondere all’esigenza del comparto agricolo di produrre di più e meglio, riducendo gli input e favorendo la sostenibilità economica, ambientale e sociale, dando risposte che con la rapidità di sviluppo delle innovazioni in agricoltura non poteva essere annuale, mantenendo invece nel solco della biennalità la manifestazione madre, di più ampio respiro, che è rappresentata da Fieragricola, in programma dal 28 al 31 gennaio 2026 e al traguardo dell’edizione numero 117”, ha detto l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese.

Arriva la guida ai ristoranti cooperativi di Pecora Nera

Arriva la guida ai ristoranti cooperativi di Pecora NeraRoma, 5 feb. (askanews) – Arriva la prima edizione de Il gusto della Cooperazione, la guida ai ristoranti cooperativi promossa da Confcooperative e Fondosviluppo e realizzata dall’editore Pecora Nera. La guida racconta 109 ristoranti cooperativi in tutta Italia, offrendo un itinerario culinario che attraversa il Paese da nord a sud. Ogni ristorante viene descritto in dettaglio, con informazioni sulla proposta gastronomica e sulla missione sociale che lo caratterizza.


Attraverso questa guida, Confcooperative vuole promuovere un turismo enogastronomico consapevole e sostenibile, capace di incentivare progetti che coniugano sapori autentici e impatto sociale. Scegliere un ristorante cooperativo significa non solo gustare piatti eccellenti, ma anche contribuire a un’economia più equa e solidale. L’Emilia Romagna, con 31 ristoranti su un totale di 109, è la regione più rappresentata. “Questa guida è un viaggio attraverso esperienze gastronomiche che raccontano storie di comunità, tradizioni e impegno sociale – spiega in una nota Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia Romagna – Ogni ristorante cooperativo è un luogo in cui il cibo diventa strumento di condivisione, sviluppo e crescita collettiva”.


I locali emiliano-romagnoli inclusi nella pubblicazione spaziano dalle trattorie ai bioagriturismi, dalle pizzerie ai bistrot, offrendo esperienze gastronomiche autentiche e legate alle tradizioni locali. “In molti casi peraltro – sottolinea Milza – questi ristoranti sono gestiti da cooperative sociali che offrono opportunità di lavoro a persone con disabilità e svantaggi certificati, promuovendo così una cultura dell’accoglienza”. I 31 ristoranti cooperativi dell’Emilia-Romagna si distribuiscono in tutta la regione, coprendo tutte le province. Tra questi, 11 si trovano nel territorio metropolitano di Bologna, 8 in provincia di Reggio Emilia, 2 a Modena, 2 a Parma, 2 a Piacenza, 2 a Ravenna, 2 a Ferrara e 2 a Forlì-Cesena. Questa diffusione così capillare testimonia l’impegno diffuso nel settore della ristorazione da parte di cooperative di ogni tipo: dalle cooperative sociali e di comunità a quelle agricole passando per le cooperative di lavoro e servizi.

Gaza, coro di no al piano di Trump: “Striscia è dei palestinesi”

Gaza, coro di no al piano di Trump: “Striscia è dei palestinesi”Roma, 5 feb. (askanews) – Le ultime affermazioni del presidente Donald Trump sulla futura gestione della Striscia di Gaza, con il ricollocamento dei suoi cittadini al di fuori dell’enclave in vista di una ricostruzione gestita dagli Stati Uniti per farne una “Riviera” del Medio Oriente, hanno sollevato un coro di critiche da parte della comunità internazionale. La posizione più dura è stata espressa dalle diverse componenti della società palestinese: Hamas, che ha gestito l’enclave negli ultimi anni, l’Anp di Abu Manzen e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina. Uniche voci favorevoli, quelle che si sono levate da Israele. Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha spiegato che “Gaza, nella sua forma precedente, non ha futuro”, mentre il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha commentato: “ora agiremo per seppellire finalmente, con l’aiuto di Dio, la pericolosa idea di uno stato palestinese”.


Se Hamas ha definito “ridicole e assurde” le proposte di Trump, l’Olp ha ribadito “la ferma posizione secondo cui la soluzione dei due Stati, in conformità con la legittimità e il diritto internazionale, è garanzia di sicurezza, stabilità e pace”. Il presidente Abu Mazen da parte sua ha chiarito che non sarà permesso “alcun danno ai diritti” dei palestinesi, che “non sono negoziabili”. “Queste richieste rappresentano una palese violazione del diritto internazionale”, ha commentato, insistendo sul fatto che i palestinesi “non abbandoneranno mai la loro terra, i loro diritti o i loro luoghi sacri”, e ribadendo che “Gaza è una parte inseparabile dello stato palestinese”. Il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, ha evidenziato la necessità che “i palestinesi rimangano a Gaza, visto il loro fermo attaccamento alla loro patria e il rifiuto di abbandonarla”, mentre il suo omologo turco, Hakan Fidan, ha definito “inaccettabile” la proposta di Trump. “L’espulsione è una situazione che né la regione né noi possiamo accettare”, ha detto. Quanto alla posizione dell’Arabia Saudita, “è ferma e inamovibile” sulla creazione di uno Stato palestinese. Riad “non stabilirà relazioni diplomatiche con Israele senza il raggiungimento di questo obiettivo”, ha precisato il ministero degli Esteri, che ha ribadito il suo “categorico rifiuto di qualsiasi azione che violi i legittimi diritti del popolo palestinese, inclusa la politica di occupazione israeliana, l’annessione dei territori palestinesi o i tentativi di sfollamento forzato dei palestinesi”.


Duro anche il commento del movimento Houthi dello Yemen, vicino all’Iran. “L’arroganza americana non non farà sconti a nessuno finché incontrerà la sottomissione degli arabi”, ha scritto su X Mohammed al-Bukhaiti, membro del Politburo del gruppo. Da parte sua, Teheran ha fatto sapere di “non essere d’accordo” con il piano Usa e “di averlo comunicato attraverso i suoi canali”. Ferma opposizione è stata espressa anche in Europa. “Mi pare che per quanto riguarda l’evacuazione della popolazione civile da Gaza la risposta di Giordania ed Egitto sia stata negativa, quindi mi pare che sia un po’ difficile” metterla in atto, ha spiegato il titolare della Farnesina, Antonio Tajani. “Il futuro della Striscia di Gaza non deve essere visto nella prospettiva del controllo da parte di uno Stato terzo, ma nel quadro di un futuro Stato palestinese, sotto l’egida dell’Autorità Nazionale Palestinese”, ha commentato il ministero degli Esteri francese. “La Francia ribadisce la sua opposizione a qualsiasi spostamento forzato della popolazione palestinese di Gaza”.


Nel Regno Unito, il primo ministro Keir Starmer ha detto che ai palestinesi “deve essere permesso di tornare a casa”. “Deve essere permesso loro di tornare a casa. Deve essere permesso loro di ricostruire, e noi dovremmo essere con loro in questa ricostruzione, sulla strada verso una soluzione a due Stati”, ha commentato. Parole a cui si è accodato il ministro degli Esteri David Lammy. “Siamo sempre stati chiari nella nostra convinzione che dobbiamo vedere due Stati. Dobbiamo vedere i palestinesi vivere e prosperare nelle loro terre d’origine a Gaza e in Cisgiordania”. Il ministro spagnolo degli Affari esteri, José Manuel Albares, da parte sua ha ricordato che “la Striscia di Gaza appartiene ai suoi residenti palestinesi”. “Gaza è la terra dei palestinesi di Gaza e i palestinesi di Gaza devono rimanere a Gaza”, ha precisato. Un concetto ribdito anche dal capo della diplomazia di Berlino, Annalena Baerbock. La Striscia di Gaza “appartiene ai palestinesi”, “la popolazione civile non deve essere espulsa e Gaza non deve essere occupata o ripopolata in modo permanente”. “È chiaro che Gaza – come la Cisgiordania e Gerusalemme Est – appartiene ai palestinesi. Costituiscono la base per un futuro stato palestinese”, ha aggiunto sottolineando che “non deve esserci alcuna soluzione sopra le teste dei palestinesi”, ha concluso Baerbock.


La posizione della Russia riguardo una soluzione per il conflitto israelo-palestinese “è nota, può realizzarsi solo sulla base dei due Stati”, ha dichiarato invece il portavoce preesidenziale russo Dmitri Peskov. “La cancel culture, compresa la cancellazione del diritto internazionale, si manifesta in modo particolarmente vivido ora per quanto riguarda la situazione in Medio Oriente”, ha commentato da parte sua il capo della diplomazia di Mosca, Sergey Lavrov. Quanto alla Cina, Pechino ha ribadito la sua contrarietà a “spostamenti forzati” di massa dei palestinesi da Gaza e all’idea del presidente Usa Donald Trump. La Cina ha sempre ritenuto che “i palestinesi debbano governare la Palestina”, ha confermato una portavoce del ministero degli Esteri. L’alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, ha definito “sorprendenti” i commenti di Trump. “È qualcosa di molto sorprendente, ma dobbiamo vedere cosa significa in termini concreti”, ha detto, aggiungendo che è difficile commentare una “questione così delicata”.

Cinema, “The Last Showgirl” di Gia Coppola nelle sale dal 3 aprile

Cinema, “The Last Showgirl” di Gia Coppola nelle sale dal 3 aprileRoma, 5 feb. (askanews) – “The Last Showgirl”, diretto da Gia Coppola, uscirà nelle sale italiane il 3 aprile distribuito da Be Water Film in collaborazione con Medusa Film. Un’incredibile storia di resilienza, strass e piume, con protagonista un’inedita Pamela Anderson, nominata ai Golden Globe 2025 come miglior attrice in un film drammatico e acclamata dalla critica di tutto il mondo per la sua performance toccante e rivoluzionaria.


In “The Last Showgirl” interpreta Shelly, l’iconica showgirl di Las Vegas che dopo 30 anni di attività, quando il suo storico spettacolo chiude bruscamente, deve ripensare il suo futuro e affrontare le scelte del passato. Il premio Oscar Jamie Lee Curtis affianca Pamela Anderson con un’interpretazione brillante e unica nel ruolo della migliore amica di Shelly. Nel cast anche Dave Bautista, Brenda Song, Kiernan Shipka e Billie Lourd nei panni della figlia.


La colonna sonora contiene una canzone originale “Beautiful That Way”, cantata dalla superstar del pop Miley Cyrus. Il brano è prodotto dal candidato Oscar Andrew Wyatt e scritto da Wyatt, Cyrus e Lykke Li e ha ottenuto la nomination come Miglior Canzone ai Golden Globe 2025.

Cesvi, 40 anni di progetti: dai Balcani alle guerre in Ucraina e Gaza

Cesvi, 40 anni di progetti: dai Balcani alle guerre in Ucraina e GazaRoma, 5 feb. (askanews) – Quattro decenni di impegno, progetti e missioni per portare cibo, cure mediche, protezione, educazione e assistenza umanitaria nei contesti più critici del pianeta. La storica organizzazione umanitaria CESVI, nata a Bergamo nel 1985, celebra il suo 40esimo anniversario, anche attraverso un libro ’40 – I nostri anni di solidarietà’ (edito da Guerini e associati), scritto da uno dei fondatori, Maurizio Carrara, attualmente presidente onorario. Un’occasione per raccontare l’impatto di un’organizzazione che, dalla metà degli anni Ottanta a oggi, partendo da Bergamo, ha lasciato il segno in decine di Paesi, oltre 30 nel corso della sua storia, migliorando la vita di milioni di persone.


In 40 anni di attività, CESVI ha affrontato emergenze, conflitti e disastri naturali in tutto il mondo: dalla carestia in Corea del Nord agli interventi nei Balcani durante le guerre civili, dalla lotta all’AIDS in Zimbabwe alla ricostruzione post-tsunami in Asia, arrivando ai più recenti interventi in Italia in occasione della pandemia da Covid-19 e alla risposta alle drammatiche catastrofi climatiche croniche o improvvise, come la siccità del Corno d’Africa o le alluvioni in Pakistan, e infine in Ucraina e nella Striscia di Gaza a causa dei recenti conflitti. In tutti questi contesti CESVI ha portato aiuto immediato, ma soprattutto ha costruito autonomia e indipendenza, creando comunità resilienti e proattive: ‘Nell’immaginario comune – spiega l’autore del libro Maurizio Carrara – la cooperazione si riduce spesso all’atto di portare cibo e salute ai bambini in Africa; noi, invece, fin dalla nostra nascita abbiamo lavorato con le comunità, insieme alle persone. Attualmente diamo lavoro a quasi un migliaio di persone, tra personale europeo e personale assunto nei Paesi di intervento’. Secondo l’ultimo bilancio sociale, l’organizzazione ha gestito in un anno 127 progetti in 27 Paesi, raggiungendo oltre 1,7 milioni di persone grazie alla collaborazione con 139 partner locali, applicando un modello di intervento basato sul motto: ‘Fare bene il bene’. ‘CESVI – aggiunge Carrara – è nata dal sogno di un gruppo di giovani idealisti innamorati della solidarietà, diventando rapidamente una realtà di grande forza e rilievo internazionale. Seguendo i principi di laicità e indipendenza per la solidarietà mondiale, sosteniamo ogni anno centinaia di migliaia di persone in ogni angolo del pianeta, sempre guidati da due punti fermi: fare attività concrete nei Paesi in via di sviluppo e sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sui temi della cooperazione e solidarietà internazionale’.


‘Sin dall’inizio della nostra storia abbiamo sempre affiancato ai nostri progetti di sviluppo la componente di risposta alle emergenze. Alcuni dei nostri più grandi interventi sono partiti in chiave emergenziale per poi trasformarsi in sviluppo, perché dopo la fase acuta delle crisi umanitarie arriva sempre il momento in cui è necessario dare gli strumenti per ripartire – dichiara Lorena d’Ayala Valva, vice direttrice generale di CESVI – Negli ultimi anni CESVI si è ulteriormente specializzata nella risposta alle emergenze mondiali oltre ad intervenire anche in Italia, nel momento di maggior bisogno, come è stato l’avvento del Covid-19. La nostra esperienza e la nostra capacità di rispondere con tempestività e in maniera mirata in contesti colpiti da crisi gravi, sia che si tratti di disastri naturali o di conflitti, sono state fondamentali in quel frangente, così come nel caso dell’aggravarsi della crisi nella Striscia di Gaza, dove anche l’expertise costruita nel contrastare la malnutrizione infantile nel Corno d’Africa è stata fondamentale per portare aiuto nell’enclave palestinese’. ‘In questi 40 anni CESVI ha saputo costruire un legame di affidabilità e di autorevolezza importante con i propri donatori, passando dall’essere una realtà riconosciuta localmente a un’organizzazione di respiro internazionale, anche dal punto di vista dei sostenitori, soprattutto in ambito corporate – afferma Roberto Vignola, vice direttore generale – Negli ultimi anni in particolare abbiamo aperto un proficuo dialogo tra profit e non profit, offrendo, attraverso un approccio innovativo, strumenti e opportunità di co-progettazione in ambito ESG a grandi realtà aziendali e fondazioni private. Un approccio vincente per entrambi i mondi che costruisce un reale impatto sociale e contribuisce a portare benessere e opportunità nei contesti più sfidanti’.


‘Questo anniversario è sicuramente un importante traguardo da celebrare, ma è soprattutto un’occasione per riflettere sulle sfide future» spiega la presidente di CESVI, Gloria Zavatta «Il nostro lavoro non si ferma. La solidarietà non è un’azione episodica, ma un impegno continuo. CESVI continuerà a essere presente dove c’è più bisogno, lavorando con le comunità locali per costruire un futuro più equo e sostenibile. Tra le prossime sfide, CESVI investirà sempre di più su progetti innovativi e sostenibili, puntando sulla sensibilizzazione delle nuove generazioni e sul rafforzamento delle capacità dei beneficiari di superare le condizioni di fragilità, affinché siano protagonisti del loro futuro’, conclude la presidente. ‘L’acronimo CESVI sottolinea la nostra missione di cooperare nell’emergenza e nello sviluppo, focalizzandoci sul benessere delle persone e il perseguimento dei loro obiettivi. È il momento per noi di guardare al futuro con l’ambizione di creare un impatto ancora maggiore in un mondo che presenta scenari sempre più complessi – dichiara il direttore generale CESVI Stefano Piziali – La nostra motivazione ci spinge a fare sempre meglio per contribuire al cambiamento. Continueremo a essere presenti sul campo, nei contesti di crisi, nei Paesi più fragili, con velocità ed efficienza, attuando interventi sempre più efficaci e distintivi e dando ancor più forza e valore alle competenze e conoscenze locali, sviluppando azioni che abbiano un impatto globale: pensare localmente e agire globalmente quindi. Insieme a tutti coloro che rimarranno al nostro fianco possiamo continuare a fare la differenza portando speranza e sollievo a milioni di persone’, conclude Piziali. ‘Quando abbiamo fondato CESVI – conclude Carrara – sapevamo di non poter cambiare il mondo da soli, ma eravamo convinti che ogni piccolo gesto potesse fare la differenza. Oggi, guardando a questi 40 anni, vedo un sogno che ha preso forma grazie al lavoro di tante persone straordinarie’. Le royalties ricavate dalla vendita del volume saranno interamente devolute dall’autore a CESVI.


‘CESVI compie quarant’anni anni e io da più di trenta sono al suo fianco. Siamo diventati grandi insieme. Ho viaggiato con CESVI nei Paesi più poveri toccando con mano fame, violenza, povertà, ma ogni volta sono tornata a casa forte della convinzione che si possono fare grandi cose, con impegno, passione e competenza. CESVI significa Cooperazione, Emergenza e Sviluppo, tre parole fondamentali per fronteggiare le crisi che affliggono il mondo: che siano catastrofi climatiche, guerre o pandemie CESVI c’era e continua ad esserci’, spiega Cristina Parodi, giornalista, imprenditrice e storica ambasciatrice. ‘Grazie a CESVI sono diventata una persona migliore, consapevole della responsabilità che ciascuno ha nei confronti delle persone più bisognose. Aiutare gli altri fa bene anche a noi stessi’, aggiunge. ‘Essere ambasciatrice di CESVI è un privilegio – sottolinea Lella Costa, attrice e voce autorevole nel panorama culturale italiano – Significa credere che anche nei luoghi più dimenticati ci sia sempre spazio per la speranza. Ogni progetto, ogni intervento rappresenta un gesto concreto di dignità e futuro. È proprio la concretezza l’elemento che maggiormente mi ha conquistato di CESVI, agire con tempestività ed efficacia sul campo senza mai perdere di vista l’obiettivo di portare supporto fattivo a chi soffre’. ‘Ho visto quanto possa fare la differenza anche il più piccolo gesto e CESVI non si limita a rispondere alle emergenze, ma costruisce basi solide per il cambiamento’, aggiunge Alessio Boni, attore di fama internazionale da sempre vicino ai temi della solidarietà, che racconterà il suo impegno con CESVI in Ucraina e in altre aree colpite da emergenze “dimenticate”, come l’Uganda. ‘Ho viaggiato con CESVI diverse volte e quello che mi ha sempre colpito è la competenza e la professionalità del personale unita alla capacità di saper leggere i reali bisogni delle popolazioni più vulnerabili, con l’obiettivo di dare strumenti e capacità ai beneficiari perché possano costruire il proprio futuro’. ‘Conosciamo CESVI da oltre 20 anni, li abbiamo incontrati in occasione di un servizio per il programma Le Iene che ci ha portati in Zimbabwe a conoscere questa ancora poco nota realtà che insieme a medici e infermieri del luogo stava salvando i bambini dall’Aids, una vera piaga in Africa – racconta il Trio Medusa, al fianco dell’organizzazione da molti anni – Credevamo che li avremmo smascherati e invece ci innamorammo dell’onestà e bontà d’animo delle persone, della concretezza e dell’efficacia tangibile di quello che facevano – evitando che le madri incinte potessero trasmettere il virus dell’HIV ai figli – una vera rivelazione. Da allora non ci siamo più lasciati e insieme abbiamo realizzato straordinarie iniziative di comunicazione e raccolta fondi di cui siamo orgogliosi e che mai dimenticheremo. Siamo fieri di CESVI e di quello che è diventata e sicuri che ci sorprenderà ancora e ancora’.

Nato, Rutte in Iraq: nostri consigli rafforzano sicurezza nel Paese

Nato, Rutte in Iraq: nostri consigli rafforzano sicurezza nel PaeseMilano, 5 feb. (askanews) – “Concludo la mia prima visita in Iraq con la NATO. Sono grato al primo ministro e al Presidente iracheni per la loro gentile ospitalità. Sono anche grato a tutti coloro che servono in Iraq per la Nato: i nostri consigli sostengono la sicurezza irachena e rafforzano la partnership NATO-Iraq”. Lo ha scritto sui social il segretario generale della Nato Mark Rutte.


Secondo la Missione Nato in Iraq, sempre sui social ha pubblicato anche alcune foto e ha scritto: “il 4 e 5 febbraio, NMI ha accolto il segretario generale della NATO Mark Rutte e SACEUR – ovvero l’italoamericano Christopher G. Cavoli, comandante dello United States European Command e comandante supremo alleato in Europa (Supreme Allied Commander Europe, SACEUR) – in Iraq. Durante la loro breve visita, hanno incontrato il primo ministro e il presidente iracheni per discutere lo stato di avanzamento della missione e hanno incontrato i soldati della NATO provenienti da molti paesi”. Rutte e Cavoli sono ritratti in una delle immagini pubblicate da NMI sui social, durante una riunione.

Salvi (Fruitimprese): Green Deal mette a rischio intere filiere

Salvi (Fruitimprese): Green Deal mette a rischio intere filiereRoma, 5 feb. (askanews) – “Il nostro export chiude il 2024 con dati positivi con mele, uva e kiwi che continuano ad essere i nostri campioni, ma attenzione: il Green Deal sta mettendo a rischio intere filiere produttive. Nel 2015 il nostro Paese produceva 560mila tonnellate di kiwi verde, nel 2024 ne ha prodotte 188mila. Tante imprese stanno emigrando in Grecia per non perdere mercati costruiti in 50 anni di lavoro. La questione più urgente dunque è mettere le imprese in condizione di produrre”. Lo ha detto il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi, intervenendo alla inaugurazione di Italy, la principale collettiva italiana di Fruit Logistica 2025, coordinata da CSO Italy e Fruitimprese, alla quale hanno partecipato anche il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il nuovo ambasciatore d’Italia a Berlino Fabrizio Bucci, il presidente di ICE Agenzia Matteo Zoppas e l’assessore all’Agricoltura della Regione Calabria Gianluca Gallo.


Salvi ha sottolineato che “occorre intervenire, laddove necessario, con una tempistica diversa. Non si possono cambiare le regole in corso d’opera mandando all’aria investimenti e programmi aziendali. In ambito comunitario le regole debbono essere per tutti le stesse. Non si possono concedere autorizzazioni in deroga a Paesi che poi vendono in Italia prodotti trattati con sostanze da noi vietate. E poi – ha sottolineato ancora – vogliamo vedere applicato il principio di reciprocità con i Paesi Terzi, per l’assenza del quale abbiamo conseguenze gravi per esempio dalle uve di origine peruviane, che arrivano sulle tavole dei consumatori europei e italiani anche se non rispettano le regole vigenti nell’UE”. Alla inaugurazione berlinese ha partecipato anche Davide Vernocchi, presidente APO Conerpo, in rappresentanza della cooperazione, che ha sottolineato l’importanza della competitività: “se la vogliamo mantenere, dobbiamo affrontare il tema della gestione del rischio e quello delle problematiche fitosanitarie rispetto alle quali il settore non ha strumenti per riuscire a produrre. Ogni molecola che ci tolgono è una filiera produttiva che entra in crisi. Si deve agire adesso, prima che sia troppo tardi”, ha concluso.

”Stiamo a Sanremo” è il format che LaTarma porta al Festival

”Stiamo a Sanremo” è il format che LaTarma porta al FestivalMilano, 5 feb. (askanews) – Stiamo a Sanremo è il format che LaTarma, società fondata da Marta Donà che offre servizi di ideazione, gestione e sviluppo per il mondo della musica, entertainment, cultura e eventi, porta al Festival di Sanremo.


Stare insieme, stare qui e stare bene: stare bene per esserci e creare ricordi ed emozioni positive. La mission di quello che sarà il ‘posto’ del team di LaTarma è anche quella di creare un luogo di dialogo, incontro, scambio, ma anche il rifugio perfetto dove rallentare, spegnere il caos e godersi una pausa. Dopo due anni in cui le attivazioni legate agli artisti hanno fatto molto parlare (La Noioteca e Lido Mengoni – che ha vinto premi come ‘Miglior Evento Integrato, Miglior Evento Musicale, Best Channel Strategy ai BEA 2023), LaTarma sceglie una dimensione ‘controcorrente’ e più intima, creando un luogo dove incontrarsi, conoscersi e invitare le persone alle proprie attività. L’appartamento rappresenterà in pieno la filosofia che guida ogni giorno LaTarma, creando un ambiente inclusivo, informale, accogliente, dove decomprimere insieme nella settimana più frenetica dell’anno. L’appartamento, allestito in modo volutamente accogliente e confortante, sarà caratterizzato dal colore bianco alla sua apertura e si colorerà e trasformerà nel corso dei giorni con le firme, i colori e le testimonianze delle persone che lo vivono.


La casa del team diventerà così il posto ideale ritrovare il proprio ritmo all’interno del vortice sanremese e scoprire molto più del mondo de LaTarma. Insieme al relax, infatti, un ricco palinsesto di talk ed eventi permetterà di conoscere le tre anime dell’agenzia: Management, Records & Entertainment, oltre a creare nuove connessioni e occasioni di scambio di idee.


Una settimana fatta per restare: nel corso della kermesse musicale per eccellenza, infatti, le porte dell’appartamento dove vive e lavora il team di LaTarma si aprono ad aspiranti autori, producer, artisti, così come ad addetti ai lavori, appassionati del settore e studenti. Il cartellone appuntamenti di STIAMO A SANREMO prevede innanzitutto il ritorno di LaTarma OFF Records: dopo tre fortunate edizioni svoltesi nel corso della Milano Music Week, il format sbarca a Sanremo nel corso della settimana del Festival. LaTarma Records offrirà momenti di confronto e arricchimento con artisti emergenti e aspiranti producer musicali che vogliono entrare in contatto con esperti del settore e avranno la possibilità di dialogare con il team di LaTarma Records. Gli incontri si svolgeranno il 12, 13 e 14 febbraio dalle 16 alle 17, le iscrizioni sono aperte fino alle 16:00 di oggi. L’ingresso verrà consentito tramite una selezione e fino a esaurimento posti.


I pomeriggi si arricchiranno con diversi incontri con esperti del settore per scoprire il dietro le quinte della discografia: il team di LaTarma ospiterà quotidianamente, durante la settimana sanremese, talk e momenti di approfondimento. Da A&R, passando per artisti, producer, manager, creativi, ognuno racconterà la propria esperienza e il proprio punto di vista esplorando vari aspetti all’interno del music business. I talk verranno inaugurati martedì 11 febbraio da “Stiamo a Sanremo – Insieme nella musica. Incontro con Marta Donà e Paola Zukar”, un dialogo tra Marta Donà e Paola Zukar (Big Picture Management), alla scoperta del mondo del management. Paola e Marta condivideranno le proprie riflessioni e un punto di vista inedito sul ruolo del manager al giorno d’oggi e all’interno della settimana più importante della musica italiana come quella di Sanremo. Mercoledì 12 febbraio si proseguirà con il talk “Stiamo a Sanremo – Come nascono le canzoni. Incontro con Aimone Romizi (F.A.S.K.), Alessandro La Cava e Madfingerz”. Dando voce a rispettivamente a un artista, un autore e un producer; scopriremo il percorso di creazione, ideazione e realizzazione di un brano musicale. A seguire giovedì 13 febbraio è in programma “Stiamo a Sanremo – Dalla musica all’immagine. Incontro con Nick Cerioni, Simone Biavati e Camilla Grassi”, per approfondire l’immaginario, gli aspetti artistici e visivi di un progetto musicale, dialogando con uno dei più celebri stylist italiani, un fotografo che ha scattato alcuni dei più importanti artisti musicali anche internazionali e una A&R di LaTarma Records. I tre professionisti si interfacceranno nel corso della chiacchierata con la classe di Linguaggi della televisione dell’Università IULM di Milano, coordinata dalla Prof.ssa Daniela Cardini. Il palinsesto di incontri si concluderà venerdì 14 con il talk “Stiamo a Sanremo – Comunicare la musica online. Incontro con Helio Di Nardo e Silvia Butta Calice”. Nel corso dell’incontro, Helio Di Nardo (CEO di Show Reel Factory) e Silvia Butta Calice (Co – Founder e CEO di Orbita) approfondiranno il mondo dei social e dei new media, che hanno rivoluzionato l’industria musicale, offrendo il punto di vista di chi produce e divulga contenuti digitali legati alla musica attraverso le nuove piattaforme. Non mancherà la musica dal vivo, con l’esibizione esclusiva di Giovanni Toscano, che mercoledì 12 febbraio alle ore 19:00 presenterà la nuova puntata del suo vodcast “Un posto migliore”, il primo in Italia in cui un cantautore racconta in anteprima i brani del nuovo progetto musicale, ed eseguirà live proprio alcuni dei pezzi che faranno parte del disco. Il mercoledì e il venerdì, inoltre, LaTarma Entertainment tornerà con il proprio format consolidato dei blind lunch. Per il terzo anno consecutivo, infatti, si svolgeranno i cosiddetti pranzi “al buio” con professionisti, creativi e imprenditori disposti a sedersi ad un tavolo senza sapere chi siano gli altri commensali, uscendo dalla propria “rete abituale” per costruirne una nuova “inaspettata”. La partecipazione sarà esclusivamente su invito personale. È possibile iscriversi agli incontri, ad eccezione dell’appuntamento del 13 febbraio riservato agli studenti dello IULM, su DICE. I link sono disponibili sui social di LaTarma.

Bruni (Cso Italy): dobbiamo difenderci da emergenze fitosanitarie

Bruni (Cso Italy): dobbiamo difenderci da emergenze fitosanitarieRoma, 5 feb. (askanews) – Sul comparto ortofrutticolo italiano, pesa “un’emergenza fitosanitaria che va affrontata e risolta con decisione. Siamo un Paese virtuoso, che dagli Anni Novanta ad oggi ha ridotto del 75% l’uso di sostanze attive. Forti di questo dobbiamo dire all’unisono all’Europa che, pur nel rispetto della salubrità e della sostenibilità delle nostre produzioni, abbiamo bisogno di avere a disposizione tutti gli strumenti più idonei per difenderci”. Lo ha detto il presidente di CSO Italy Paolo Bruni nel corso della inaugurazione di Italy, la principale collettiva italiana di Fruit Logistica 2025, coordinata da CSO Italy e Fruitimprese, alla quale hanno partecipato anche il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il nuovo ambasciatore d’Italia a Berlino Fabrizio Bucci, il presidente di ICE Agenzia Matteo Zoppas e l’assessore all’Agricoltura della Regione Calabria Gianluca Gallo


Proprio la Germania è il primo mercato di riferimento dell’Italia, che vi esporta il 30% della nostra ortofrutta, circa 1 milione di tonnellate. “Ma non possiamo nasconderci dietro un dito – ha sottolineato Bruni – Anche se il nostro export è cresciuto nel 2024 in volume e in valore, fino a superare i 6 miliardi di euro, le nostre esportazioni nel biennio 2022 – 2023 erano diminuite del 7% e ancora hanno davanti molte sfide: Suez, le guerre, gli embarghi, le complicazioni connesse agli accordi bilaterali per l’apertura di nuovi mercati, ma innegabilmente la difficoltà principale è che alcune filiere hanno perso competitività a causa di problemi produttivi”. Sotto la lente di ingrandimento ancora il Green Deal: “siamo in prima fila in questa battaglia – ha detto – perché se è vero che potrebbe anche esserci un’inversione o un’attenuazione della rotta che il precedente governo europeo aveva indicato con il Green Deal, questo percorso va vigilato e bene”.


“La nostra attenzione – ha aggiunto il presidente di CSO Italy – non può trascurare la crisi, tutt’oggi irrisolta, dei consumi, che sono scesi del 18% dal 2018 al 2023, più di 1 milione di tonnellate in meno rispetto agli oltre 6 milioni del 2018, circa 800 mila tonnellate perse nel solo biennio 2022-2023. Ricordare che nel 2024 abbiamo avuto una frenata in questa discesa, con risultati sostanzialmente stabili, non è sufficiente”. Ma come invertire questa tendenza? Innanzitutto attraverso “una comunicazione, anche istituzionale, che faccia conoscere il nostro settore attraverso tutti gli strumenti mediatici a disposizione, che gli ridia la reputazione che merita, partendo da una constatazione persino banale ma che non è evidentemente raccontata con efficacia al consumatore”.

Gianmarco Laviola nuovo amministratore delegato del gruppo oleario Salov

Gianmarco Laviola nuovo amministratore delegato del gruppo oleario SalovMilano, 5 feb. (askanews) – Salov, proprietario dei marchi Filippo Berio e Sagra dal 2015 parte del gruppo cinese Bright Food, ha nominato Gianmarco Laviola amministratore delegato del gruppo.


Laviola, nato a Bari, 53 anni fa, laureato in Economia aziendale con specializzazione in marketing presso l’Università Bocconi di Milano, ha un’esperienza professionale in importanti realtà internazionali del food and beverage. Dopo Kpmg e Unilever, ha lavorato nella multinazionale americana Anheuser Busch come responsabile del business Budweiser in Italia e nei Paesi del Mediterraneo. Successivamente, ha guidato Mareblu per il gruppo thailandese Thai Union group, e, successivamente, la divisione Simmenthal per Bolton alimentari. Prima di approdare in Salov, è stato amministratore delegato di Princes Italia. Con questa nuova nomina, spiega una nota, il gruppo Salov, che nel 2023 ha registrato un fatturato consolidato di circa 518 milioni di euro e 105milioni di litri di olio venduti, punta a consolidare ulteriormente la sua posizione di leadership sia sui mercati internazionali sia su quello italiano, con particolare attenzione al rafforzamento del valore del marchio Filippo Berio. Il marchio Filippo Berio è presente in oltre 70 Paesi nel mondo risultando nelle prime posizioni in molti mercati tra cui Usa, Uk, Belgio, Svizzera e Hong Kong.


“Sono entusiasta di intraprendere questa nuova sfida alla guida di Salov, un gruppo con oltre un secolo di storia e un ruolo di primo piano nel settore oleario – dichiarato Laviola – La mia esperienza e il mio impegno saranno volti a rafforzare ulteriormente il posizionamento di Salov come leader di qualità, promuovendo una crescita sostenibile nel rispetto della tradizione che contraddistingue il Gruppo”.