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Tag: Sanremo 2023

Ucraina, Kuleba: Zelensky ha fatto bene ad accettare le proposte di Trump

Ucraina, Kuleba: Zelensky ha fatto bene ad accettare le proposte di TrumpRoma, 20 mar. (askanews) – “Il nostro presidente Volodymyr Zelensky ha dimostrato intelligenza e flessibilità, direi che ha fatto benissimo ad accettare le proposte di Donald Trump”: è quanto ha detto l’ex ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba in un’intervista al Corriere della Sera. “Zelensky molto saggiamente ha accettato il cessate il fuoco parziale riferito alle infrastrutture energetiche e però segnalando apertamente tutti i dubbi sulla sua fattibilità”, ha commentato. “Lui deve rimanere costruttivo, deve adattarsi al processo diplomatico così da evidenziare senza ombra di dubbio la riluttanza di Putin a terminare la guerra. Deve essere una strategia negoziale ben studiata, affinché le mire aggressive del presidente russo vengano progressivamente a galla. E tutto ciò evitando di rischiare un altro congelamento di Trump agli aiuti militari e all’intelligence per l’Ucraina. Nel frattempo Kiev continuerà a premere sull’Europa affinché aumenti il suo sostegno alla nostra causa”, ha commentato.


Secondo Kuleba, “Putin non è affatto disposto ad accettare e rispettare un piano concreto di cessate il fuoco”. “Anzi, al contrario, lui si sta posizionando per lanciare nuove offensive militari di lungo periodo. Putin è stato l’aggressore nel passato e continua a esserlo. Direi che non ci possono essere dubbi in merito. Quanto agli aspetti negativi, è ormai evidente che per l’ennesima volta Trump dimostra platealmente che non è disposto a esercitare serie e fattuali pressioni sulla Russia. E ciò anche quando Mosca sfida apertamente il suo obbiettivo del cessate il fuoco completo, proponendo quello limitato alle infrastrutture energetiche”, ha precisato l’ex capo della diplomazia di Kiev.

Houti rivendicano il lancio di un missile contro l’aeroporto di Tel Aviv

Houti rivendicano il lancio di un missile contro l’aeroporto di Tel AvivRoma, 20 mar. (askanews) – Il movimento Houthi dello Yemen ha rivendicato la responsabilità del lancio di un missile verso Israele nelle prime ore di oggi, affermando che l’obiettivo era colpire l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv.


Le Forze di difesa israeliane hanno dichiarato poco dopo l’attivazione delle sirene nel centro di Israele di avere intercettato il missile al di fuori del territorio dello Stato ebraico. Le sirene antiaeree si sono attivate nel centro di Israele. Secondo quanto riportato da Ynet, l’attacco missilistico partito dallo Yemen avrebbe preso di mira diverse città, tra cui Tel Aviv, Rishon LeZion e Ramat Gan. Un portavoce degli Houthi ha detto che il missile lanciato questa mattina presto in risposta alla ripresa dei combattimenti di Israele a Gaza, “ha raggiunto con successo il suo obiettivo”.


“Le forze armate yemenite hanno condotto un’operazione militare di qualità prendendo di mira l’aeroporto Ben Gurion nella regione occupata di Jaffa con un missile balistico ipersonico Palestine 2. Questa operazione ha raggiunto con successo il suo obiettivo, grazie ad Allah”, ha detto un portavoce degli Houthi citato da Haaretz in forma anonima. Il portavoce ha aggiunto che in seguito agli attacchi dell’amministrazione Trump in Yemen negli ultimi cinque giorni, il gruppo ha “intensificato i suoi attacchi alle navi da guerra nemiche nel Mar Rosso”.


“Le forze armate continueranno, affidandosi ad Allah, a impedire la navigazione israeliana e a sostenere il nostro popolo a Gaza finché l’aggressione non cesserà e l’assedio al popolo palestinese nella Striscia di Gaza non verrà revocato”, ha aggiunto.

Lamborghini: conti e consegne 2024 record, margine operativo al 27%

Lamborghini: conti e consegne 2024 record, margine operativo al 27%Milano, 19 mar. (askanews) – Automobili Lamborghini chiude il 2024 con il miglior risultato di sempre in termini di consegne, fatturato e risultato operativo. Nonostante un contesto generale di contrazione del mercato automobilistico, per la prima volta nella sua storia, la casa di Sant’Agata Bolognese ha superato i 3 miliardi di euro di fatturato (3,09 miliardi di euro), con un aumento del 16,2% rispetto al 2023. In crescita anche il risultato operativo, che supera la soglia degli 800 milioni di euro, raggiungendo 835 milioni, con un incremento del +15,5% rispetto al 2023. Il margine operativo si conferma al 27%, consolidando il posizionamento del brand tra i player globali più profittevoli nel settore dei beni di lusso.


“Nonostante le difficoltà del mercato automobilistico e un contesto altamente competitivo, nell’arco del 2024 abbiamo registrato una crescita in tutte e tre le macroregioni, confermando la forza del brand su scala globale”, ha detto Stephan Winkelmann, Chairman e Ceo di Automobili Lamborghini. Le vendite registrano il miglior risultato di sempre: nell’anno appena concluso, Automobili Lamborghini ha consegnato 10.687 vetture, confermandosi oltre la soglia delle 10.000 unità e migliorando i dati dell’anno precedente del 5,7%.


I trend di crescita hanno generato un impatto positivo anche in termini di occupazione. La crescita di 1.000 nuove risorse negli ultimi due anni rappresenta un incremento del 30% della forza lavoro diretta, un dato che raddoppia se si considera l’ampio ecosistema di professionisti, fornitori e collaboratori che gravitano attorno all’azienda, contribuendo attivamente alla sua espansione e progresso.

Ucraina, Orban: bloccherò la proposta di adesione di Kiev all’Ue

Ucraina, Orban: bloccherò la proposta di adesione di Kiev all’UeRoma, 20 mar. (askanews) – L’Ungheria si opporrà all’adesione dell’Ucraina all’Unione europea durante il Consiglio Ue: lo ha affermato il primo ministro ungherese Viktor Orban, spiegando che ciò comporterebbe un costo di oltre 1.300 euro alle famiglie ungheresi solo nel primo anno. Secondo il capo del governo di Budapest, inoltre, colloqui su questo non potranno essere tenuti fino a quando non saranno disponibili i risultati di un sondaggio nazionale in Ungheria sull’ammissione di Kiev.


“Se l’adesione dell’Ucraina all’Ue avrà luogo, cosa che non consiglierei, e chiedo agli ungheresi di impedirlo congiuntamente, allora apparirà un altro assegno che dovremo pagare ogni anno. Ogni famiglia ungherese pagherà 500.000 fiorini a nucleo familiare (più di 1.300 euro) per l’adesione dell’Ucraina. Nuovi paesi possono essere ammessi nell’Unione Europea se tutti gli stati membri lo sostengono. E noi non lo sosteniamo. E bloccherò le proposte pertinenti”, ha affermato Orban in un messaggio video su Facebook.

Meta AI arriva in Europa, rilascio graduale anche in italiano

Meta AI arriva in Europa, rilascio graduale anche in italianoMilano, 20 mar. (askanews) – L’intelligenza artificiale di Meta arriva progressivamente anche in Europa. Inizia il roll out di Meta Ai in 41 Paesi, compresi quelli dell’Unione europea. Si tratta della “più grande espansione globale di Meta Ai fino ad oggi”, fa sapere l’azienda.


Si parte con una funzione di chat intelligente disponibile in sei lingue, compreso l’italiano. Le app coinvolte quelle di messaggistica come Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger. L’Ai si potrà utilizzare anche nelle chat di gruppo: sarà sufficiente digitale @MetaAI seguito da un prompt o da una domanda nella chat di gruppo scelta e attendere la risposta. “Ci è voluto più tempo di quanto avremmo desiderato per portare la nostra tecnologia AI nelle mani delle persone in Europa, dato che continuiamo a navigare nel suo complesso sistema normativo”, scrive la società. “Guardando al futuro – sottolinea Meta – la nostra ambizione è rendere i prodotti di intelligenza artificiale accessibili a un numero sempre maggiore di persone in tutto il mondo. Abbiamo continuato ad aggiungere nuove funzioni intelligenti negli Stati Uniti, tra cui le capacità di personalizzazione e memoria, oltre a estendere le funzionalità creative, come AI Studio, in più mercati a livello globale. Siamo entusiasti di vedere come Meta AI plasmerà il futuro delle esperienze social in Europa”.

Meloni incontra europarlamentari Fdi: grande compattezza

Meloni incontra europarlamentari Fdi: grande compattezzaBruxelles, 20 mar. (askanews) – E’ terminato dopo due ore e mezza in un hotel della zona commerciale di Bruxelles l’incontro a cena tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i parlamentari di Fdi. E’ stato un incontro “conviviale e informale” sottolineano fonti presenti alla riunione, c’è “grande compattezza”. Non si è parlato di temi specifici ma naturalmente il dibattito si è soffermato sui temi dell’attualità, a partire dal piano ‘ReArm Europe’.


Quello di stasera è stato il primo incontro tra la premier e i parlamentari europei del partito, più volte rimandato per impegni istituzionali. Tra i temi anche la polemica sul Manifesto di Ventotene, innescata dalle parole di oggi della premier. “Come per la corazzata Potemkin di Fantozzi, 92 minuti da applausi”, sottolinea sorridendo uno dei partecipanti. La premier e leader di Fdi, secondo quanto si apprende, avrebbe ringraziato i parlamentari italiani di Ecr per il lavoro che stanno facendo in aula e in commissione. Un intervento breve, quello della presidente del Consiglio, durato circa tre minuti minuti. A fine cena, foto opportunity e rito dei selfie. Menu a base di roast beef e poi tagliata, con dolce al cioccolato alla fine.

Ue, Benigni: servono difesa e politica estera comune

Ue, Benigni: servono difesa e politica estera comuneMilano, 21 mar. (askanews) – All’Europa “servono una difesa e una politica estera comune. Facendo un esercito comune non si perde sovranità, si recupera. Avremmo l’esercito più forte al mondo e risparmieremmo tanti soldi. Invece tanti piccoli eserciti da soli non contano nulla”. Lo ha detto Roberto Benigni nello spettacolo Il Sogno, su Rai1.


“Ci vogliono deboli e divisi perché hanno paura: in Europa siamo 500 milioni, 100 milioni più degli Usa, quasi 4 volte la Russia. La nostra moneta diventerebbe la prima valuta negli scambi commerciali”, ha aggiunto. In Europa bisognerebbe dare più potere al Parlamento e abolire il diritto di veto nelle votazioni del Consiglio, ha detto Roberto Benigni nello spettacolo Il Sogno su Rai1 “Il Parlamento europeo non ha poteri, in particolare sugli esteri e sull’economia. I deputati possono discutere ma non prendono decisioni. E’ come avere un diamante che non vale niente”. “Chi ha davvero i poteri è il Consiglio europeo dove siedono i capi di governo che si preoccupano solo dei loro interessi. Bisogna dare più poteri al Parlamento. Siamo noi, l’abbiamo votato, ma per loro non conta nulla”.


Sul diritto di veto, “si decide all’unanimità nel Consiglio, tutti devono essere d’accordo, se uno dice no si ferma tutto e infatti siamo quasi sempre fermi. E’ una cosa decisiva, dipende tutto da questo”, ha detto.

Fed taglia stime crescita Usa e le alza su inflazione: pesano dazi

Fed taglia stime crescita Usa e le alza su inflazione: pesano daziRoma, 19 mar. (askanews) – La Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti ha confermato come da attese i tassi di interesse sul dollaro. Il riferimento ufficiale sui fed funds resta così a una forchetta del 4,25%-4,50%. L’istituzione ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica, ma non al punto da pronosticare una recessione (secondo la Fed l’economia resta “solida”). Ha invece alzato le attese di inflazione, che sta già risentendo dei nuovi dazi commerciali annunciati o decisi dall’amministrazione Trump, anche se è difficile quantificarne l’effetto.


In generale “l’incertezza attorno alle prospettive è aumentata”. E in particolare sui dazi “sarà molto difficile avere una valutazione precisa di quanta inflazione” supplementare stiano causando. “Ma è già così – ha rilevato il presidente Jerome Powell, ripetutamente interpellato su questo aspetto nella conferenza stampa post direttorio (Fomc) -: l’inflazione sui beni si è mossa sensibilmente negli ultimi due mesi, capire quanto sia dovuto ai dazi però è molto impegnativo”. “Chiaramente una buona parte di questo arriva dai dazi, ci lavoreremo il meglio possibile”. Inoltre “è troppo presto – ha aggiunto – per dire se questa inflazione sia transitoria o meno. Penso che dipenderà anche dall’ancoraggio delle attese di inflazione”. Precedentemente, sul ritorno del caro vita al valore obiettivo (2%) “stavamo facendo progressi – ha notato -. Penso che con i dazi si creerà un po’ di ritardo”. Posto che sul tutto c’è appunto un quadro di “incertezza inusualmente elevata”.


Peraltro i prezzi sono saliti anche su beni non coinvolti dai dazi, Powell ha fatto l’esempio delle lavatrici (con dazi) e delle asciugatrici (esentate). “Semplicemente i produttori vanno dietro alla massa e alzano i prezzi”. La Fed ha anche deciso di smorzare il ritmo della sua manovra di riduzione della mole del bilancio, in particolare limitando a 5 miliardi di dollari al mese, invece dei precedenti 25 miliardi, il livello di riduzione degli stock di titoli pubblici (Treasuries), mentre la riduzione mensile degli altri titoli è stata confermata a 35 miliardi di dollari al mese. Rimodulazioni decise “per motivi tecnici”, ha spiegato Powell, che ha fatto una analogia con quando all’avvicinarsi dell’atterraggio il pilota riduce la velocità. Comunque “le riserve restano abbondanti”, ha precisato.


Intanto la Fed ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica, ora per quest’anno è atteso un più 1,7% del Pil, a fronte del più 2,1% stimato a dicembre. Per il 2026 è atteso un più 1,8% e per il 2027 una espansione analoga, tre mesi fa era atteso, rispettivamente, +2% e +1,9%. “Non prevediamo una recessione”, ha chiarito Powell. E in generale nel settore privato, in queste ultime settimane si sono un po’ alzate le previsioni di recessione “ma restando sempre a livelli moderati”. Mediamente negli ultimi anni davano 1 probabilità di recessione su 4 (25%) e restano su questi valori. Per l’inflazione, l’istituzione monetaria stima ora un 2,7% quest’anno e un 2,2% il prossimo, a fronte di 2,5% e 2,1% indicati a dicembre. Per il 2027 è confermata l’attesa di un ritorno pieno all’obiettivo del 2%.


I banchieri centrali degli Stati Uniti continuano ad attendersi almeno due tagli ai tassi di interesse nel corso di quest’anno. Secondo la tabella con le previsioni degli stessi componenti del direttorio sui tassi (dot plot), 4 si attendono tassi (invariati) al 4,4% quest’anno, altri 4 al 4,12% (un taglio), 9 componenti al 3,87% (2 tagli) e 2 componenti li prevedono al 3,62% (3 tagli). Positiva la reazione iniziale a Wall Street, che in serata vede il Dow Jones accelerare al più 1,13%, mentre il Nasdaq balza dell’1,81%. Il dollaro si è lievemente rafforzato con l’euro che cala 1,0897. Buona parte delle domande hanno riguardato le svolte e i provvedimenti decisi dall’amministrazione Trump, tra cui i dazi. Powell ha cercato di divincolarsi come poteva. Ma poi, a una domanda più generale sul clima di fiducia del pubblico, ha replicato che il principale motivo di malcontento è legati ai forti aumenti dei prezzi visti durante 2021, 2022 e 2023 (durante la presidenza Biden, che non ha citato). “Ora l’inflazione ha molto rallentato e l’economia cresce in maniera solida, il mercato del lavoro è positivo”. Il problema resta il livello assoluto dei prezzi, dopo i rincari degli anni passati (negli Usa come del resto in Europa). (fonte immagine: Federal Reserve).

Meloni ripudia l’Europa di Ventotene. E la Camera s’infiamma

Meloni ripudia l’Europa di Ventotene. E la Camera s’infiammaRoma, 19 mar. (askanews) – “La mia Europa non è quella del manifesto di Ventotene”. Detta così, l’affermazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, fatta nell’aula della Camera al termine della sua replica al dibattito sulle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani, avrebbe sicuramente amareggiato quanti nel testo scritto nel ’41 dagli oppositori del regime fascista al confino nell’isola, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, e poi pubblicato da Eugenio Colorni che ne firmò la prefazione, hanno sempre visto un testo fondante per la costruzione di “un’Europa libera ed unita”. Ma la premier, affermando di sperare che quanti avevano partecipato alla manifestazione di sabato scorso a piazza del Popolo “in realtà non avessero mai letto” il manifesto di Ventotene, “perché l’alternativa sarebbe francamente spaventosa”, e, soprattutto, scegliendo di leggerne in aula solo quei passaggi che, a distanza di tanti anni, e considerato il particolare momento storico in cui furono scritti, appaiono molto distanti dalla sensibilità democratica contemporanea, è stata interpretata dalle opposizioni come un’inaccettabile provocazione.


La premier ha infatti citato i passaggi: “Per rispondere alle nostre esigenze la rivoluzione europea dovrà essere socialista”; “la proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta”; “nelle epoche rivoluzionarie in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente” e “la metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria”. Un modo per rivelare il modello rivoluzionario-socialista che Spinelli e Rossi pensavano servisse a realizzare l’Europa unita. Al che le opposizioni sono andate su tutte le furie. Dopo una prima interruzione della sua replica, quando Meloni ha terminato il suo intervento e il capogruppo di Azione Matteo Richetti ha preso la parola per spiegare che la premier non poteva strumentalizzare un manifesto scritto dopo anni di “dittatura fascista”, il capogruppo di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami si è alzato in piedi dicendo: “Basta, piantala”, suscitando ulteriori proteste delle opposizioni che hanno reagito in maniera rumorosa gridando “fuori, fuori”. I deputati del Pd Debora Serracchiani e Peppe Provenzano si sono avvicinati ai banchi del governo per dire a Meloni che “se siamo qui è anche merito del manifesto di Ventotene”. A quel punto è scattata la bagarre e il presidente della Camera Lorenzo Fontana si è visto costretto a sospendere la seduta e a convocare i capigruppo. I quali poco dopo hanno deciso che la seduta sarebbe ripresa solo nel pomeriggio, al termine del Question time.


“La polemica su Ventotene è stata creata ad arte dalla presidente Meloni”, ha sottolineato il leader del M5s Giuseppe Conte alla ripresa dei lavori. “Voi – ha aggiunto l’ex premier – sfiorate l’irriconoscenza. Se Meloni siede al Consiglio europeo, se si fa le foto e dialoga con altri leader europei è grazie a quei fondatori, a Spinelli, Colorni, Rossi. Tutta l’Europa ci riconosce che quello è stato il progetto fondativo dell’Europa”, ha tuonato Conte. Ancora più duro l’intervento della segretaria del Pd Elly Schlein: “Meloni oggi ha deciso di oltraggiare la memoria europea. Il ‘Manifesto di Ventotene’ è riconosciuto in tutta Europa come la base su cui si è fondata l’Unione e quel documento fu scritto da dei giovani mandati al confino dai fascisti, che non risposero all’odio con altro odio, ma con la visione di un’Europa federale che superasse i nazionalismi che producono soltanto guerre, come oggi”. Dunque, “non permetteremo che riscriviate la storia”.


La bagarre alla Camera, ha sintetizzato la capogruppo di Italia Viva alla Camera, Maria Elena Boschi, è servita solo a coprire le divisioni della maggioranza: “Abbiamo assistito all’ennesimo show dell’influencer Meloni: dopo un intervento scialbo, il grande colpo di teatro finale, l’attacco al manifesto di Ventotene che serve per stare sui giornali domani”, per evitare che si occupino “delle divisioni della maggioranza e della mancanza di una linea chiara al Consiglio europeo”. Di sicuro, il manifesto di Ventotene è un testo molto apprezzato dal Capo dello Stato Sergio Matterella, il quale nel 2021, in occasione dell’80esimo anniversario del libro, aveva affermato che “quella sollecitazione a difendere la libertà e la democrazia, che allora veniva fatta in quelle condizioni, in quel contesto così difficile che richiedeva coraggio e determinazione, vale ancora oggi pienamente”. “E non a caso – aveva detto Mattarella al 40esimo seminario per la formazione federalista europea – si accompagnava allora e si accompagna anche adesso all’esortazione di percorrere più velocemente la strada dell’integrazione europea. Come presidio, anche quello, dei valori di libertà, democrazia, di diritti. E’ questo che rende quel Manifesto, per quello che allora rappresentò, per quello che oggi rappresenta, un punto di riferimento”, aveva sottolineato il presidente della Repubblica.


Forse è per questo che oggi, nel corso del tradizionale pranzo di lavoro al Quirinale che segue ogni comunicazione del premier in vista del Consiglio Ue, non c’è stato un faccia a faccia tra Mattarella e Meloni. In passato il Capo dello Stato e la premier avevano colto l’occasione per uno scambio a due, ma oggi questo non è accaduto.

Stellantis, Elkann: Italia centrale, rispettiamo impegni Piano Italia

Stellantis, Elkann: Italia centrale, rispettiamo impegni Piano ItaliaMilano, 19 mar. (askanews) – L’Italia è centrale per Stellantis, il gruppo si impegna a rispettare gli impegni presi a dicembre con il Piano Italia e continuerà ad investire nel paese “soprattutto perché ci crediamo”. Lo ha detto il presidente di Stellantis, John Elkann, durante l’audizione davanti alle comissioni riunite Attività produttive di Camera e Senato, esprimendo gratitudine al paese per lo “straordinario” percorso del gruppo, passato dal rischio fallimento di 20 anni fa a essere uno dei primi costruttori al mondo.


Elkann ha poi elencato una lunga serie di numeri e dati tratti da un rapporto commissionato all’Università Luiss per spiegare come, nel periodo 2003-2024 in cui è entrato e ha preso la guida del gruppo, Stellantis ha dato più di quello che ha ricevuto. “Negli ultimi 20 anni il mercato domestico è calato del 30%, mentre l’occupazione si è ridotta di circa il 20%. Questo significa che l’azienda ha difeso la produzione e l’occupazione” e che “per ogni euro di valore creato da Stellantis, se ne generano 9 nel resto dell’economia”, frutto anche dei 6 miliardi l’anno di acquisti da fornitori italiani che il gruppo incontrerà insieme a quelli europei il 2 aprile a Torino. E ancora il saldo della Cig è negativo per 528 milioni, pari all’1,4% del valore degli stipendi pagati da Stellantis. “Spero che da oggi il bilancio dare/avere tra il Paese e l’azienda non sia più un tema divisivo, ma un’opportunità per continuare questo percorso virtuoso insieme”, ha detto Elkann.


Riguardo il futuro, il 2025 “sarà un anno ancora difficile. Dal 2026 invece è previsto un aumento della produzione grazie al lancio di 10 aggiornamenti prodotto, ma i livelli produttivi dipenderanno dal mercato e da fattori esterni come i dazi”, ha detto. A pesare i costi dell’energia che in Europa “sono 5 volte superiori a quelli della Cina che ha un vantaggio del 40% in termini di costi produttivi”. “Produrre un’auto in Spagna mi costa 516 euro, in Italia 1.414, l’elemento chiave su cui intervenire è l’energia”, ha detto il responsabile Europa, Jean Philippo Imparato presente all’audizione. Sul fronte europeo, il settore “è un esempio chiave della mancanza di pianificazione”. Il futuro sarà elettrico ma le recenti modifiche al regolamento di CO2 “sono interventi di corto respiro, che non danno la necessaria certezza di cui il mercato ha bisogno”. Bisogna “definire una politica industriale dell’auto che sappia conciliare la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale” e “potenziare l’infrastruttura di ricarica” la cui carenza scoraggia dall’acquisto di elettriche. In tema di riconversione della produzione alla Difesa “il futuro del settore non è l’industria bellica”, ha tagliato corto.


Fra i politici presenti a fare domande la leader del Pd, Elly Schlein, che ha chiesto conto dei segnali di disinvestimento del gruppo, come l’ex sindaca di Torino, Chiara Appendino (M5S). Carlo Calenda di Azione, invece, ha chiesto a Elkann un’assunzione di responsabilità per il crollo della produzione in Italia. Critica la Lega che ha definito le parole di Elkann “una vergognosa presa in giro”. La ministra del Lavoro Marina Calderone invece ha definito “importanti” le parole di Elkann: “evidenziano un impegno per il futuro dell’automotive e degli stabilimenti in Italia. Vigileremo”. “Diciamo che era quello che mi aspettavo. Siamo sulla strada giusta”, ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Critici i sindacati che hanno bollato come “nulla di nuovo” il discorso di Elkann sottolineando che sono mancate indicazioni su tasselli importanti fra cui Maserati, “il suo futuro è indissolubilmente legato all’Italia” ha detto il presidente Stellantis, e la Gigafactory di Termoli.