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Tag: Sanremo 2023

Consiglio Lazio, Rocca: Pnrr, la regione in linea con gli impegni

Consiglio Lazio, Rocca: Pnrr, la regione in linea con gli impegniRoma, 22 nov. (askanews) – “Abbiamo delle difficoltà, ma siamo in linea col Pnrr e ad oggi questa Regione è in linea con gli impegni assunti”. Così il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, intervenendo in Consiglio regionale del Lazio dove è in corso la seduta straordinaria dedicata al Pnrr.

“Abbiamo il tema della gara per la facilitazione digitale che dobbiamo ripubblicare, perché le somme messe a disposizione non sono state impiegate. Non ci sono state sufficienti domande da parte degli enti locali. Sono somme che rischiano di non essere spese”, ha spiegato. “I temi su cui abbiamo le soprintendenze, sul social hosting abbiamo delle prescrizioni e c’è un dialogo aperto con la soprintendenza che stiamo affrontando, rispettando le prescrizioni”, ha aggiunto.

“Nel futuro non possiamo escludere ricorsi che sono sempre dietro l’angolo e con massima trasparenza terrà aggiornata l’aula sulla dinamica di tutti i cantieri, le gare e le procedure e ciò che continueremo a fare per realizzare questo obiettivo così importante”, ha concluso Rocca.

Business Forum Italia-Zambia tra agricoltura, minerario e logistica

Business Forum Italia-Zambia tra agricoltura, minerario e logisticaRoma, 22 nov. (askanews) – La filiera dell’agribusiness, l’economia circolare (trattamento rifiuti, energie rinnovabili, gestione sostenibile delle foreste), il minerario, la logistica e le infrastrutture sono stati tra i settori focus del Business Forum Italia-Zambia organizzato da Confindustria Assafrica & Mediterraneo presso la Sede di Confindustria a Roma.

All’evento, organizzato in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Lusaka e con l’Agenzia per la promozione degli Investimenti dello Zambia, ZDA (Zambia Development Agency), ha preso parte il presidente della Repubblica di Zambia, S.E. Hakainde Hichilema, in visita di Stato in Italia, accompagnato dal ministro degli Esteri, dal ministro delle Finanze, dal ministro del Commercio e dal ministro dell’Agricoltura e da oltre quaranta aziende zambiane. Ha aperto i lavori Massimo Dal Checco, presidente di Confindustria Assafrica & Mediterraneo, sottolineando come “l’incontro di oggi è un’ottima occasione per individuare nuovi obiettivi comuni da raggiungere e settori chiave in cui collaborare per creare un partenariato reciprocamente vantaggioso tra i nostri due Paesi. Il settore privato italiano è pronto a supportare il piano di rilancio adottato dal governo zambiano per creare nuovi posti di lavoro per i giovani, migliorare il sistema educativo locale e ripristinare la fiducia degli investitori internazionali”.

Durante la sessione plenaria è intervenuto anche il viceministro delle Imprese e del Made in Italy, Valentino Valentini, il quale ha dichiarato: “Per l’Italia la cooperazione con l’Africa è essenziale per la crescita e il benessere dei nostri popoli e lo Zambia riveste per noi un ruolo fondamentale, come testimoniato dalla visita a Lusaka nel 2022 del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e oggi dalla visita del presidente Hichilema, accompagnato da un’importante delegazione. Anche nell’ottica del Piano Mattei – con cui l’Italia vuole dar vita a relazioni paritarie e di reciproco beneficio con l’Africa – lo Zambia rappresenta un mercato di sicuro interesse per le aziende italiane, la nostra cooperazione è solida, diverse società italiane operano nel Paese e confido che ulteriori occasioni di cooperazione potranno nascere proprio a partire da questo Forum, che vede una partecipazione così qualificata, a testimonianza della reciproca volontà di avere rapporti sempre più stretti e proficui”. Nel corso del Business Forum, è intervenuto anche Luigi Bianchi, direttore della Fiera MACFRUT, il quale ha esposto le opportunità di business nella catena del valore agroalimentare nel Paese dell’Africa Australe ed elogiato la regolare presenza di imprenditori ed associazioni zambiane all’evento settoriale che si svolge a Rimini con cadenza annuale.

Erano presenti oltre ottanta imprese italiane, tra cui diversi grandi gruppi industriali, già attive in Zambia o interessate ad opportunità di business e di investimento nel Paese, le quali hanno avuto l’occasione di incontrare le controparti governative e imprenditoriali zambiane durante i Networking settoriali che hanno seguito la sessione plenaria. La missione del presidente Hichilema in Italia ha dato seguito alla visita ufficiale di Mattarella nella Repubblica dello Zambia, avvenuta a luglio 2022. Il governo guidato dal presidente Hichilema, salito al potere con elezioni democratiche nell’agosto 2021, ha intrapreso una serie di iniziative volte ad indirizzare il paese verso la crescita economica, lanciando una serie di riforme per facilitare le attività imprenditoriali, diversificare lo sviluppo economico, aggiungere valore alla produzione e all’esportazione, migliorare l’accesso ai finanziamenti, sviluppare infrastrutture. Il tessuto imprenditoriale è composto in prevalenza da micro, piccole e medie imprese ed i settori trainanti delle esportazioni sono l’agricoltura (settore che impiega oltre il 50% della popolazione), l’industria mineraria e il turismo.

Vino, Fugazza: puntare su innovazione, ricerca e sostenibilità

Vino, Fugazza: puntare su innovazione, ricerca e sostenibilitàMilano, 22 nov. (askanews) – “La vera innovazione nel mondo del vino inizia nella vigna. In un’epoca di rapido cambiamento climatico, l’innovazione e la ricerca diventano gli strumenti intelligenti che ci consentono di preservare la storica capacità di adattamento e resilienza del nostro settore, con uno sguardo aperto e attento a cogliere reali opportunità di crescita. La sostenibilità ambientale è la chiave, non più solo una parola ma deve essere nei fatti: molti vignaioli lo hanno capito da tempo. Dobbiamo abbracciare la tecnologia con una visione responsabile e lungimirante. Il rispetto per la natura è fondamentale per non perdere l’anima del nostro vino di qualità”. Lo ha affermato la presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Gilda Fugazza, che il 24 e 25 novembre sarà a Brescia per il Congresso nazionale di Assoenologi.

“In questo contesto, eventi come il congresso di Assoenologi diventano cruciali: sono luoghi di scambio di opinioni di alto livello e di condivisione di esperienze sul campo” ha proseguito Fugazza, aggiungendo che “attraverso il connubio tra tradizione e innovazione, sostenibilità e passione, possiamo mantenere il livello alto del Made in Italy raggiunto nel nostro settore, pensando anche a divulgare in patria non solo all’estero”. Questi summit – ha concluso la presidente – servono anche a capire che il nostro modo di operare dovrà sempre di più essere imitato non solo per la qualità del nostro vino, ma anche per il nostro impegno in un futuro vitivinicolo sostenibile”.

Consiglio comunale di Napoli commemora il presidente Napolitano

Consiglio comunale di Napoli commemora il presidente NapolitanoNapoli, 22 nov. (askanews) – Il Consiglio comunale di Napoli ha commemorato il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella sala dei Baroni del Maschio Angioino, alla presenza dei familiari dell’ex capo di Stato venuto a mancare il 22 settembre scorso.

In apertura della seduta di oggi, dopo l’esecuzione dell’Inno di Mameli e dell’Inno alla Gioia, eseguiti dall’orchestra Scarlatti Young, la presidente del Consiglio, Enza Amato, ha ricordato come “Giorgio Napolitano sia stato un uomo delle istituzioni e fermo custode della Costituzione e della Repubblica, una e indivisibile, come ricordava in ogni occasione celebrativa. Di Napoli, sua città natale, rimarcava sempre le forme di operosità e di capacità realizzatrice su cui fare leva per superare il quadro complessivo di luci e ombre, potenzialità e contraddizioni, senza mai rinunciare ad avere uno spirito di fiducia nell’avvenire della città”. Il sindaco, Gaetano Manfredi, ha ricordato “il forte legame di Giorgio Napolitano con Napoli, alla quale lascia una grande eredità, quella di un grande napoletano sempre presente nei dibattito legato ai valori e alla difesa dei diritti, e di un grande antifascista sempre schierato a difesa della libertà e della democrazia”. “Gli aspetti più importanti della sua figura – ha aggiunto il primo cittadino – sono la dimensione europea del suo pensiero, quello di un’Europa giusta, portatrice di diritti e schierata sempre a difesa della libertà, e il riformismo, la capacità di guardare al futuro rimanendo sempre saldamente ancorati alla difesa della Costituzione”. L’Aula ha poi osservato un minuto di silenzio.

Guerra in Medio Oriente, Borrell al Parlamento europeo: indignarsi per Gaza non è essere antisemiti

Guerra in Medio Oriente, Borrell al Parlamento europeo: indignarsi per Gaza non è essere antisemitiStrasburgo, 22 nov. (askanews) – Non sostituire l’emotività alla ragione, tornare al rispetto della legge internazionale umanitaria, che oggi Israele sta violando a Gaza come l’aveva violata Hamas con gli attacchi terroristici del 7 ottobre, denunciare i bombardamenti dei civili nella Striscia senza per questo dover essere accusati di antisemitismo, consentire e garantire l’accesso della popolazione agli aiuti umanitari; e prepararsi al ‘giorno dopo’, quando l’Europa dovrà essere all’appuntamento con la storia per riproporre con forza la soluzione dei due Stati, unica garanzia di sicurezza per Israele. E’ quanto ha detto, in estrema sintesi, l’Alto Rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Josep Borrell, oggi a Strasburgo, durante il dibattito della plenaria del Parlamento europeo sul conflitto in Medio Oriente.

‘Sono appena tornato – ha esordito Borrell – da una missione di cinque giorni nei paesi del Medio Oriente, nei paesi arabi, in Israele e in Palestina e ho percepito l’intensa emozione con cui lì si vivono gli eventi; ma dovrebbe essere possibile portare avanti il dibattito su quanto sta accadendo, superando l’emotività e con lo sguardo rivolto alla costruzione della pace’. ‘È vero che il 7 ottobre – ha ricordato – il mondo ha visto il più grande massacro di ebrei commesso dopo la Seconda Guerra Mondiale, e che ha visto anche il bombardamento di Gaza, che le Nazioni Unite hanno definito una catastrofe umanitaria senza precedenti. Ma non è una catastrofe naturale, non è né un terremoto né un’alluvione; è una catastrofe prodotta come conseguenza di un blocco che impedisce l’accesso dei beni di prima necessità per la sussistenza della popolazione’.

‘Le stesse Nazioni Unite lo chiamano carneficina (‘carnage’, ndr), massacro, e dovrebbe essere possibile – ha osservato l’Alto Rappresentante – riconoscere il diritto di Israele a difendersi, e allo stesso tempo indignarsi per ciò che sta accadendo ai civili a Gaza e in Cisgiordania. Dovrebbe essere possibile difendere il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato senza essere tacciati di antisemitismo. Dovrebbe essere possibile criticare la politica del governo israeliano, perché i governi di qualsiasi paese possono essere criticati, senza essere accusati di voler male agli ebrei. Non confondiamo le cose. Ma dico anche – ha aggiunto Borrell – che le manifestazioni che presentano il brutto volto dell’antisemitismo non aiutano la causa palestinese, al contrario’. ‘In questo momento – ha rilevato l’Alto Rappresentante – la Corte penale internazionale ha già avviato le indagini per scoprire cosa stia accadendo; il procuratore generale Karim Khan, con cui sono in contatto, ha lanciato seri avvertimenti a tutte le parti in causa, sottolineando che anche Israele ha obblighi chiari rispetto alla guerra che sta conducendo contro Hamas, che sono obblighi non solo morali, ma anche legali. Obblighi derivanti dal diritto dei conflitti armati e che riguardano l’accesso della popolazione ai beni di prima necessità per la propria sussistenza’.

Obblighi che stabiliscono, ha puntualizzato Borrell, ‘che ogni scuola, ogni ospedale, ogni chiesa, ogni moschea sono luoghi protetti e, a meno che non perdano questo status di luoghi protetti a causa del loro utilizzo per scopi militari, devono essere rispettati. E se c’è qualche dubbio sul fatto che abbiano perso questo status, l’aggressore deve presumere che siano ancora protetti, deve offrire la prova che hanno perso il loro status, e deve facilitare la partenza dei civili da quei luoghi in cui sono intrappolati’. ‘Allo stesso modo – ha aggiunto ancora -, anche gli attacchi missilistici indiscriminati da Gaza contro Israele costituiscono violazioni del diritto umanitario internazionale’. ‘Sono stato uno dei primi a dire che impedire l’accesso all’acqua, all’elettricità, ai beni di prima necessità violava il diritto internazionale umanitario; e ora lo dice il procuratore della Corte penale internazionale, non lo dico io, lo dice lui, che ha fermamente ammonito Israele sulla necessità di compiere sforzi visibili senza ulteriori ritardi per consentire la consegna di cibo, medicine e anestetici ai civili’.

‘L’Unione europea – ha continuato Borrell – è estremamente preoccupata per quanto sta accadendo, e in particolare ci siamo pronunciati contro gli attacchi perpetrati dai coloni israeliani contro i civili palestinesi in Cisgiordania, che continuano ad aumentare. A questo ha fatto riferimento anche il procuratore della Corte penale internazionale’. L’Alto Rappresentante ha quindi riconosciuto le divisioni che esistono interne dell’Ue e quanto sia difficile cercare di superarle, riguardo alle posizioni sul conflitto in corso. ‘Sapete – ha detto agli eurodeputati – che rappresento il Consiglio e quindi tutti gli Stati membri. E sapete anche che non è facile, perché a volte gli Stati membri non sono stati allineati sulla stessa posizione. Ad esempio, nel voto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove otto di loro hanno votato a favore della pausa per motivi umanitari, quattro hanno votato contro, e il resto si è astenuto’. Comunque, ‘esiste una posizione comune del Consiglio europeo che difende le pause, le pause al plurale, e i corridoi umanitari, e chiede a Israele che quando esercita il suo diritto alla difesa lo faccia nel rispetto delle leggi umanitarie e delle leggi internazionali che regolano la guerra. Ma finora ci sono state dichiarazioni diverse da parte di diversi leader europei su come viene esercitato questo diritto a difendere Israele; e quando non esiste una posizione comune, l’Alto rappresentante non può rappresentarla. Non può rappresentarla, ma deve continuare a lavorare per costruirla. Deve continuare a lavorare per consentire agli Stati membri di convergere in una posizione che consenta loro di essere una forza geopolitica in questo conflitto’. ‘E’ quello che stiamo cercando di fare – ha proseguito Borrell – con la convinzione che non ci sarà una soluzione militare a questo conflitto, che non si può uccidere un’idea, che l’unico modo di combattere un’idea è avere un’idea migliore. E l’idea migliore non può che essere quella di riconoscere che due popoli che da più di 100 anni lottano per la stessa terra devono e possono convivere, e che la comunità internazionale si impegni in questo’. ‘Da 30 anni, dopo gli accordi di Oslo, ripetiamo che la soluzione sono i due Stati, ma abbiamo fatto poco o nulla per realizzarla. Credevamo che il problema potesse essere risolto e che potessimo dimenticarci dei palestinesi, dal momento che gli stati arabi stavano già facendo la pace con israele. Ma il dramma che è esploso ci dimostra che questo non basta: dobbiamo – ha insistito l’alto rappresentante – fare la pace anche tra Israele e Palestina, e per fare la pace tra Israele e Palestina sarà necessario che tutti, e in particolare noi europei, ci impegniamo a superare il gigantesco dolore che hanno prodotto gli eventi innescati dall’attacco terroristico di Hamas contro i kibbutz vicino al confine di Gaza. Questa può essere un’occasione, un momento affinché si possa costruire la pace, e questo è ciò che intende fare l’Unione europea’. Borrell ha quindi ricordato i tre ‘sì’ e i tre ‘no’ per il futuro di Gaza, che ha proposto recentemente al Consiglio Affari esteri dell’Ue, e che ha così riassunto: ‘Gaza non può essere lasciata sotto il controllo di Hamas, non può essere nuovamente occupata da Israele, e non può essere divisa. L’Autorità Palestinese deve ritornare a Gaza; gli Stati arabi devono impegnarsi, e non solo finanziando la ricostruzione; e anche noi europei dobbiamo essere parte attiva di una soluzione che può avvenire solo attraverso un accordo che consenta ciò che chiediamo da anni, e cioè la convivenza dei due popoli oggi contrapposti, che devono poter condividere la stessa terra e la stessa pace’. Durante la sua replica, alla fine del dibattito, l’Alto Rappresentante ha osservato ancora: ‘Deve essere possibile guardare a entrambi i piatti della bilancia. Bisogna dirlo ancora, ripeterlo ogni volta che è necessario: ciò che è successo il 7 ottobre è qualcosa di assolutamente riprovevole e condannabile, che non può essere giustificato nel nome del diritto e della difesa contro la colonizzazione, nel nome della lotta per costruire uno Stato palestinese, no’. Rispetto a questo, ‘c’è chi mi chiede se i palestinesi non abbiano anche loro il diritto di difendersi; ma l’attacco del 7 ottobre non è stato un atto di difesa, è stato un atto di terrore, con attacchi premeditati ai civili. Bisogna riaffermarlo ogni volta che serve, perché c’è chi non vuole ascoltare quando lo diciamo’. ‘Bisogna dire anche – ha ricordato Borrell – che le molotov lanciate contro la Sinagoga di Berlino e gli slogan nell’altra parte del mondo, a Sydney, contro gli ebrei non hanno niente a che vedere con la solidarietà con il popolo palestinese. Rappresentano l’antico odio contro il popolo ebreo, che ha scritto la peggiore pagina della storia d’Europa, e che dobbiamo combattere ogni giorno senza eccezioni e senza dubbio alcuno. Dobbiamo ripeterlo ancora, e lo facciamo ogni giorno’. ‘Tuttavia – ha ribadito – non per questo non riconosciamo ciò che accade oggi in Cisgiordania, con una colonizzazione che va contro le risoluzioni delle Nazioni Unite, né minimizziamo gli errori che hanno potuto commettere gli uni e gli altri in questa tragedia che dura già da troppo tempo. E se vogliamo parlare della legge, del diritto, allora ascoltiamo il procuratore della Corte penale internazionale, quando ricorda che il suo compito deve essere sviluppato non basandosi sulle emozioni ma su prove oggettive e verificabili. Sappiamo che sta portando a termine le inchieste necessarie per rispondere a quello che ora percepiamo come un dramma e, che deve essere trasformato in atti legali, quando arriverà il momento dell’accusa di fronte alla difesa’. ‘Non sostituiamo – ha esortato Borrell – l’emozione alla ragione; le emozioni stanno a fior di pelle in questa parte del mondo, ma il nostro compito è tentare di superarle, cercare una via da percorrere insieme verso la ricerca di una pace che non potrà essere costruita solo sulla distruzione militare di una organizzazione terroristica, ma sulla speranza del popolo palestinese di poter vivere in libertà e dignità. Senza questo non ci sarà pace, e la pace non è solamente qualcosa che occorre per ragioni morali’. La pace, ha sottolineato ancora l’Alto Rappresentante, è ‘una assoluta necessità, e chi più ha bisogno dell’esistenza dello Stato palestinese è proprio Israele, perché la miglior garanzia di pace e sicurezza per Israele è l’esistenza di uno Stato palestinese, iscritto nell’ordine internazionale e che rispetti la convivenza giusta, ed è su questo che dobbiamo investire’. Oggi è molto difficile parlarne, mentre continua il conflitto ‘ma ci sarà un giorno dopo, ed è allora che l’Unione Europea dovrà essere all’appuntamento con la storia, dovrà essere capace di contribuire di più, non solo come un buon samaritano che aiuta e cerca di minimizzare i danni che gli altri hanno prodotto, ma per evitare che si producono più danni’. L’Ue dovrà contribuire ‘non solo con tutti gli aiuti umanitari, dedicandosi a curare le ferite, ma anche con il suo impegno politico. Perché serve a poco essere curati durante una notte se poi il giorno dopo ti uccidono le bombe’, ha concluso Borrell.

Vino, Jamin Portofino: cantinamento subacqueo cresce e parla italiano

Vino, Jamin Portofino: cantinamento subacqueo cresce e parla italianoMilano, 22 nov. (askanews) – Jamin Portofino UnderWarterWines, Società Benefit nata nel 2015, è la prima azienda italiana specializzata in servizi ingegneristici e metodologie di cantinamento subacqueo principalmente di vino. Quest’anno la società di Santa Margherita Ligure (Genova) ha lanciato un aumento di capitale da 600mila euro, raccolti attraverso 115 soci che si sono aggiunti ai 294 dell’equity crowdfounding promosso nel 2021. Grazie a questa iniezione di capitale, Jamin Portofin offre oggi un servizio di cantinamento conto terzi che vede già oltre 200 referenze messe a riposare nei fondali marini, e la possibilità di aprire la propria Cantina subacquea attraverso il franchising. Una rete questa, che conta al momento quattro realtà: a Ravenna, Termoli (Campobasso), Acquappesa (Cosenza) e Scarlino (Grosseto), a cui se ne aggiungeranno a breve altre quattro in Campania, Abruzzo, Sicilia, Basilicata.

Jamin (che in dialetto genovese significa “lavorare duro”) ha brevettato un “metodo sostenibile” che “garantisce l’identità e l’integrità del vino affondato”, attraverso analisi sensoriali e di laboratorio, unite a complesse operazioni di immersione ed emersione di speciali gabbie modulabili da circa 500 bottiglie, e coinvolge ingegneri, fisici, biologi marini, enologi, sommelier e subacquei. Appositi sensori, connessi alla piattaforma blockchain dedicata, consentono di rilevare una serie di parametri, tra cui temperatura, pressione e correnti. Viene così tracciato il percorso di ogni singola referenza in affinamento, monitorando l’habitat marino. La società, che chiuderà il 2023 con due milioni circa di ricavi, si è presentata durante il primo “Meeting internazionale degli UnderWaterWines” da lei promosso il 20 novembre all’Acquario Civico di Milano. Per dare un’idea del fenomeno “under water wines”, Antonello Maietta, storico ex presidente dell’Associazione italiana sommerlier (Ais) e presidente del Cda di Jamin Portofino, ha spiegato che nel 2022, in tutto il mondo, le bottiglie poste ad affinare sott’acqua erano state circa 100mila. Due anni più tardi le bottiglie sono cresciute a 400mila, di cui circa 125mila nelle acque del nostro Paese che è leader nel settore, seguito da Spagna e Francia. Alla fine di quest’anno le bottiglie arriveranno a circa 900mila, segno evidente della curiosità e dell’interesse crescente per un fenomeno che tutta via rimane ancora sperimentale sia nei numeri, sia nella garanzia di assicurare un risultato davvero diverso rispetto all’affinamento classico dei vini in Cantina. Ma la strada è lunga e potrebbe riservare sorprese positive, anche perché al momento le tipologie collaudate sono state solo tre Albana di Romagna Docg, Bolgheri Doc Rosato, e lo Champagne AOP affinato sul fondale di fronte a Portofino (Genova) “-52 Cloe Marie Kottakis”, la “private label” già sul mercato che rappresenta l’altro ramo del business aziendale.

A ulteriore dimostrazione che per Jamin Portofino l’affinamento sottomarino non è una trovata di marketing per aziende in cerca di novità, l’azienda destina oltre il 30% delle risorse in ricerca e sviluppo, e lo studio sull’evoluzione chimica e sensoriale dei vini affinati in subacquea lo ha affidato al Distav dell’Università di Genova e al Dagri dell’Università di Firenze che, all’inizio del 2024, ripartirà con nuovi e più ambiziosi obiettivi di ricerca. Saranno proprio questi ricercatori che saranno i primi al mondo a pubblicare letteratura scientifica su questa tecnica.

Il Papa ha incontrato in Vaticano familiari degli ostaggi israeliani e palestinesi di Gaza: “Soffrono tanto, tutti”

Il Papa ha incontrato in Vaticano familiari degli ostaggi israeliani e palestinesi di Gaza: “Soffrono tanto, tutti”Città del Vaticano, 22 nov. (askanews) – Papa Francesco ha incontrato in Vaticano i parenti dei rapiti israeliani e anche alcuni dei palestinesi che vivono, sotto i bombardamenti, a Gaza. E filtrano alcuni particolari sugli incontri di stamane. Prima dell’udienza generale in piazza San Pietro, alle 7.30, da quanto si apprende, il Pontefice ha ricevuto a casa Santa Marta 12 familiari dei rapiti da Hamas il 7 ottobre scorso. Un incontro che è durato circa trenta minuti.

Quindi, è stata la volta di un gruppo di dieci, tra musulmani e cristiani, palestinesi che vivono a Gaza che sono stati ricevuti, alle 8 nell’auletta che si trova nell’edificio dell’Aula Paolo VI in Vaticano. I palestinesi erano accompagnati dal parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli e da un sacerdote della Chiesa greco-ortodossa. Anche in questo caso si è trattato di un incontro di circa mezz’ora. Sempre da quanto si apprende, Francesco, come poi ha lui stesso dichiarato al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro, ha vissuto con “angoscia e partecipazione”, gli incontri ascoltando alcune testimonianze dei presenti. Dopo gli incontri si è svolta l’udienza generale in Piazza San Pietro: in Medio Oriente “si è andati oltre la guerra” per finire nel “terrorismo”, ha detto Papa Francesco al termine. Rivolgendosi ai tanti fedeli riuniti per ascoltarlo ha ricordato di aver ricevuto in udienza stamane alcuni civili di Israele e Palestina colpiti dal conflitto, come i parenti dei rapiti.

“Non dimentichiamo di perseverare nella preghiera per quanti soffrano a causa delle guerre. In tante parti del mondo specialmente per le care popolazioni dell’Ucraina, la martoriata Ucraina e di Israele e della Palestina. – ha detto Francesco – Questa mattina ho ricevuto due delegazioni una di israeliani che hanno i parenti come ostaggi a Gaza e un’altra, di palestinesi che hanno dei parenti prigionieri in Israele. Loro soffrono tanto e ho sentito come soffrono ambedue. – ha spiegato il Papa – Le guerre fanno questo ma qui siamo andati oltre le guerre, questa non è guerra, questo è terrorismo. Per favore andiamo avanti con la pregate per la pace. Pregate tanto per la pace”, ha poi chiesto ai fedeli. Il Papa ha, infine, chiesto che sia Dio ad aiutare l’umanità “a risolvere i problemi e non andare avanti con le passioni che alla fine uccidono tutti. Preghiamo per il popolo palestinese, preghiamo per il popolo israeliano. Perché regni la pace”.

Toscana, Giani: ora il bilancio, poi sottosegretario presidenza

Toscana, Giani: ora il bilancio, poi sottosegretario presidenzaFirenze, 22 nov. (askanews) – Il sottosegretario alla presidenza della Regione Toscana dovrebbe avere un volto e un nome in tempi brevi. Lo ha precisato il presidente Eugenio Giani, rispondendo ai giornalisti, a margine dell’inaugurazione della Sto a Firenze.

“Io ho intenzione di farlo – ha spiegato Giani – perché c’è bisogno di altre energie in una Toscana che sta vivendo con grande impegno tutta una serie di scadenze, ma dobbiamo soprattutto, in questo momento, rilanciare le zone che sono state colpite dell’alluvione, sia coi ristori, sia risollevando le attività economiche”. “Vi sono poi – ha aggiunto Giani – le questioni legate alle infrastrutture, alla sanità. Quindi appena dopo il bilancio di previsione, che porterò in Giunta lunedì, approvato quello, ci metterò la testa e lo facciamo”. Giani ha ricordato che questa carica dovrà, da statuto, essere ricoperta un consigliere regionale.

M.O., Borrell: indignarsi per Gaza non è essere antisemiti

M.O., Borrell: indignarsi per Gaza non è essere antisemitiStrasburgo, 22 nov. (askanews) – Non sostituire l’emotività alla ragione, tornare al rispetto della legge internazionale umanitaria, che oggi Israele sta violando a Gaza come l’aveva violata Hamas con gli attacchi terroristici del 7 ottobre, denunciare i bombardamenti dei civili nella Striscia senza per questo dover essere accusati di antisemitismo, consentire e garantire l’accesso della popolazione agli aiuti umanitari; e prepararsi al ‘giorno dopo’, quando l’Europa dovrà essere all’appuntamento con la storia per riproporre con forza la soluzione dei due Stati, unica garanzia di sicurezza per Israele. E’ quanto ha detto, in esterema sintesi, l’Alto Rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Josep Borrell, oggi a Strasburgo, durante il dibattito della plenaria del Parlamento europeo sul conflitto in Medio Oriente.

‘Sono appena tornato – ha esordito Borrell – da una missione di cinque giorni nei paesi del Medio Oriente, nei paesi arabi, in Israele e in Palestina e ho percepito l’intensa emozione con cui lì si vivono gli eventi; ma dovrebbe essere possibile portare avanti il dibattito su quanto sta accadendo, superando l’emotività e con lo sguardo rivolto alla costruzione della pace’. ‘È vero che il 7 ottobre – ha ricordato – il mondo ha visto il più grande massacro di ebrei commesso dopo la Seconda Guerra Mondiale, e che ha visto anche il bombardamento di Gaza, che le Nazioni Unite hanno definito una catastrofe umanitaria senza precedenti. Ma non è una catastrofe naturale, non è né un terremoto né un’alluvione; è una catastrofe prodotta come conseguenza di un blocco che impedisce l’accesso dei beni di prima necessità per la sussistenza della popolazione’.

‘Le stesse Nazioni Unite lo chiamano carneficina (‘carnage’, ndr), massacro, e dovrebbe essere possibile – ha osservato l’Alto Rappresentante – riconoscere il diritto di Israele a difendersi, e allo stesso tempo indignarsi per ciò che sta accadendo ai civili a Gaza e in Cisgiordania. Dovrebbe essere possibile difendere il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato senza essere tacciati di antisemitismo. Dovrebbe essere possibile criticare la politica del governo israeliano, perché i governi di qualsiasi paese possono essere criticati, senza essere accusati di voler male agli ebrei. Non confondiamo le cose. Ma dico anche – ha aggiunto Borrell – che le manifestazioni che presentano il brutto volto dell’antisemitismo non aiutano la causa palestinese, al contrario’. ‘In questo momento – ha rilevato l’Alto Rappresentante – la Corte penale internazionale ha già avviato le indagini per scoprire cosa stia accadendo; il procuratore generale Karim Khan, con cui sono in contatto, ha lanciato seri avvertimenti a tutte le parti in causa, sottolineando che anche Israele ha obblighi chiari rispetto alla guerra che sta conducendo contro Hamas, che sono obblighi non solo morali, ma anche legali. Obblighi derivanti dal diritto dei conflitti armati e che riguardano l’accesso della popolazione ai beni di prima necessità per la propria sussistenza’.

Obblighi che stabiliscono, ha puntualizzato Borrell, ‘che ogni scuola, ogni ospedale, ogni chiesa, ogni moschea sono luoghi protetti e, a meno che non perdano questo status di luoghi protetti a causa del loro utilizzo per scopi militari, devono essere rispettati. E se c’è qualche dubbio sul fatto che abbiano perso questo status, l’aggressore deve presumere che siano ancora protetti, deve offrire la prova che hanno perso il loro status, e deve facilitare la partenza dei civili da quei luoghi in cui sono intrappolati’. ‘Allo stesso modo – ha aggiunto ancora -, anche gli attacchi missilistici indiscriminati da Gaza contro Israele costituiscono violazioni del diritto umanitario internazionale’.

‘Sono stato uno dei primi a dire che impedire l’accesso all’acqua, all’elettricità, ai beni di prima necessità violava il diritto internazionale umanitario; e ora lo dice il procuratore della Corte penale internazionale, non lo dico io, lo dice lui, che ha fermamente ammonito Israele sulla necessità di compiere sforzi visibili senza ulteriori ritardi per consentire la consegna di cibo, medicine e anestetici ai civili’. ‘L’Unione europea – ha continuato Borrell – è estremamente preoccupata per quanto sta accadendo, e in particolare ci siamo pronunciati contro gli attacchi perpetrati dai coloni israeliani contro i civili palestinesi in Cisgiordania, che continuano ad aumentare. A questo ha fatto riferimento anche il procuratore della Corte penale internazionale’. L’Alto Rappresentante ha quindi riconosciuto le divisioni che esistono interne dell’Ue e quanto sia difficile cercare di superarle, riguardo alle posizioni sul conflitto in corso. ‘Sapete – ha detto agli eurodeputati – che rappresento il Consiglio e quindi tutti gli Stati membri. E sapete anche che non è facile, perché a volte gli Stati membri non sono stati allineati sulla stessa posizione. Ad esempio, nel voto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove otto di loro hanno votato a favore della pausa per motivi umanitari, quattro hanno votato contro, e il resto si è astenuto’. Comunque, ‘esiste una posizione comune del Consiglio europeo che difende le pause, le pause al plurale, e i corridoi umanitari, e chiede a Israele che quando esercita il suo diritto alla difesa lo faccia nel rispetto delle leggi umanitarie e delle leggi internazionali che regolano la guerra. Ma finora ci sono state dichiarazioni diverse da parte di diversi leader europei su come viene esercitato questo diritto a difendere Israele; e quando non esiste una posizione comune, l’Alto rappresentante non può rappresentarla. Non può rappresentarla, ma deve continuare a lavorare per costruirla. Deve continuare a lavorare per consentire agli Stati membri di convergere in una posizione che consenta loro di essere una forza geopolitica in questo conflitto’. ‘E’ quello che stiamo cercando di fare – ha proseguito Borrell -, con la convinzione che non ci sarà una soluzione militare a questo conflitto, che non si può uccidere un’idea, che l’unico modo di combattere un’idea è avere un’idea migliore. E l’idea migliore non può che essere quella di riconoscere che due popoli che da più di 100 anni lottano per la stessa terra devono e possono convivere, e che la comunità internazionale si impegni in questo’. ‘Da 30 anni, dopo gli accordi di Oslo, ripetiamo che la soluzione sono i due Stati, ma abbiamo fatto poco o nulla per realizzarla. Credevamo che il problema potesse essere risolto e che potessimo dimenticarci dei palestinesi, dal momento che gli Stati arabi stavano già facendo la pace con Israele. Ma il dramma che è esploso ci dimostra che questo non basta: dobbiamo – ha insistito l’Alto Rappresentante – fare la pace anche tra Israele e Palestina, e per fare la pace tra Israele e Palestina sarà necessario che tutti, e in particolare noi europei, ci impegniamo a superare il gigantesco dolore che hanno prodotto gli eventi innescati dall’attacco terroristico di Hamas contro i kibbutz vicino al confine di Gaza. Questa può essere un’occasione, un momento affinché si possa costruire la pace, e questo è ciò che intende fare l’Unione europea’. Borrell ha quindi ricordato i tre ‘sì’ e i tre ‘no’ per il futuro di Gaza, che ha proposto recentemente al Consiglio Affari esteri dell’Ue, e che ha così riassunto: ‘Gaza non può essere lasciata sotto il controllo di Hamas, non può essere nuovamente occupata da Israele, e non può essere divisa. L’Autorità Palestinese deve ritornare a Gaza; gli Stati arabi devono impegnarsi, e non solo finanziando la ricostruzione; e anche noi europei dobbiamo essere parte attiva di una soluzione che può avvenire solo attraverso un accordo che consenta ciò che chiediamo da anni, e cioè la convivenza dei due popoli oggi contrapposti, che devono poter condividere la stessa terra e la stessa pace’. Durante la sua replica, alla fine del dibattito, l’Alto Rappresentante ha osservato ancora: ‘Deve essere possibile guardare a entrambi i piatti della bilancia. Bisogna dirlo ancora, ripeterlo ogni volta che è necessario: ciò che è successo il 7 ottobre è qualcosa di assolutamente riprovevole e condannabile, che non può essere giustificato nel nome del diritto e della difesa contro la colonizzazione, nel nome della lotta per costruire uno Stato palestinese, no’. Rispetto a questo, ‘c’è chi mi chiede se i palestinesi non abbiano anche loro il diritto di difendersi; ma l’attacco del 7 ottobre non è stato un atto di difesa, è stato un atto di terrore, con attacchi premeditati ai civili. Bisogna riaffermarlo ogni volta che serve, perché c’è chi non vuole ascoltare quando lo diciamo’. ‘Bisogna dire anche – ha ricordato Borrell – che le molotov lanciate contro la Sinagoga di Berlino e gli slogan nell’altra parte del mondo, a Sydney, contro gli ebrei non hanno niente a che vedere con la solidarietà con il popolo palestinese. Rappresentano l’antico odio contro il popolo ebreo, che ha scritto la peggiore pagina della storia d’Europa, e che dobbiamo combattere ogni giorno senza eccezioni e senza dubbio alcuno. Dobbiamo ripeterlo ancora, e lo facciamo ogni giorno’. ‘Tuttavia – ha ribadito – non per questo non riconosciamo ciò che accade oggi in Cisgiordania, con una colonizzazione che va contro le risoluzioni delle Nazioni Unite, né minimizziamo gli errori che hanno potuto commettere gli uni e gli altri in questa tragedia che dura già da troppo tempo. E se vogliamo parlare della legge, del diritto, allora ascoltiamo il procuratore della Corte penale internazionale, quando ricorda che il suo compito deve essere sviluppato non basandosi sulle emozioni ma su prove oggettive e verificabili. Sappiamo che sta portando a termine le inchieste necessarie per rispondere a quello che ora percepiamo come un dramma e, che deve essere trasformato in atti legali, quando arriverà il momento dell’accusa di fronte alla difesa’. ‘Non sostituiamo – ha esortato Borrell – l’emozione alla ragione; le emozioni stanno a fior di pelle in questa parte del mondo, ma il nostro compito è tentare di superarle, cercare una via da percorrere insieme verso la ricerca di una pace che non potrà essere costruita solo sulla distruzione militare di una organizzazione terroristica, ma sulla speranza del popolo palestinese di poter vivere in libertà e dignità. Senza questo non ci sarà pace, e la pace non è solamente qualcosa che occorre per ragioni morali’. La pace, ha sottolineato ancora l’Alto Rappresentante, è ‘una assoluta necessità, e chi più ha bisogno dell’esistenza dello Stato palestinese è proprio Israele, perché la miglior garanzia di pace e sicurezza per Israele è l’esistenza di uno Stato palestinese, iscritto nell’ordine internazionale e che rispetti la convivenza giusta, ed è su questo che dobbiamo investire’. Oggi è molto difficile parlarne, mentre continua il conflitto ‘ma ci sarà un giorno dopo, ed è allora che l’Unione Europea dovrà essere all’appuntamento con la storia, dovrà essere capace di contribuire di più, non solo come un buon samaritano che aiuta e cerca di minimizzare i danni che gli altri hanno prodotto, ma per evitare che si producono più danni’. L’Ue dovrà contribuire ‘non solo con tutti gli aiuti umanitari, dedicandosi a curare le ferite, ma anche con il suo impegno politico. Perché serve a poco essere curati durante una notte se poi il giorno dopo ti uccidono le bombe’, ha concluso Borrell.

Gasparri (FI): Italia modello per comunità energetiche rinnovabili

Gasparri (FI): Italia modello per comunità energetiche rinnovabiliRoma, 22 nov. (askanews) – “L’Unione Europea dà il via libera agli aiuti per l’energia rinnovabile, facendo sì che l’Italia diventi un modello da seguire nell’ambito delle comunità energetiche. Grazie al prezioso lavoro portato avanti con determinazione dal ministro Gilberto Pichetto, il governo di centrodestra ha raggiunto un altro importante obiettivo che porterà tutti i territori a concorrere alla realizzazione e al potenziamento delle fonti rinnovabili. È un punto di inizio dall’importanza storica per i risvolti economici e sociali, perché riguarderà cittadini, piccole e medie imprese, condomini, cooperative, associazioni. Tutti insieme impegnati a raggiungere entro il 2030 l’ultima fase, quella della ‘decarbonizzazione’”. E’ quanto dichiara in una nota il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri.