Difesa Ue, le posizioni opposte dei Conservatori di Meloni e del Ppe di Tajani e WeberRoma, 12 apr. (askanews) – Nel momento in cui la crisi dei dazi della relazioni transatlantiche, la minaccia Usa di ridurre o ritirare il proprio ombrello difensivo per i paesi europei nella Nato, gli sviluppi della guerra Russa in Ucraina e il ritorno prepotente della logica delle ‘sfere d’influenza’ nella geopolitica mondiale impongono all’Europa di ripensare, rafforzare, riorganizzare e rendere più efficiente la propria difesa, le famiglie politiche europee dei due principali partiti di governo in Italia, Fi e Fdi, divergono in modo clamoroso, con posizioni opposte, proprio sul concetto di difesa comune.
Intervenendo durante un dibattito sulle strategie di politica estera, sicurezza e difesa dell’Unione, tenutosi lunedì primo aprile a Strasburgo, Adam Bielan, coordinatore per gli Affari esteri dell’Ecr, il partito dei Conservatori europei a cui appartiene Fratelli d’Italia, ha parlato in modo inequivocabile contro i piani di abbandono dell’unanimità nella politica estera e di sicurezza dell’Ue e ha respinto l’idea di un’Unione della Difesa, vista come un progetto in concorrenza con la Nato. ‘Vi sono serie preoccupazioni. Ancora una volta, assistiamo a proposte di abbandono dell’unanimità nella politica estera e di difesa. Crediamo fermamente che queste decisioni debbano rimanere nelle mani degli Stati membri sovrani, non essere centralizzate a Bruxelles’, ha detto Bielan. ‘Mettiamo inoltre in guardia – ha aggiunto – contro la spinta verso una vera e propria ‘unione di difesa’ e la vaga promozione dell’autonomia strategica, che rischia di duplicare le strutture della Nato e di allontanarci dal nostro alleato più importante: gli Stati Uniti. La sicurezza europea deve basarsi sulla responsabilità, su una forte cooperazione con la Nato e su una chiara visione strategica’, ha concluso il rappresentante dei Conservatori europei. Posizioni diametralmente opposte a quelle del Ppe, a cui appartiene Forza Italia, e in particolare del presidente del Partito europeo e del gruppo europarlamentare, Manfred Weber. ‘In merito alla difesa – ha detto Weber durante una conferenza stampa a Bruxelles mercoledì 9 aprile -, sostengo pienamente le iniziative del Consiglio europeo avviate da Ursula von der Leyen e dalla Commissione in merito agli 800 miliardi’ che gli Stati membri potranno destinare al riarmo nazionale e alla spesa per la difesa utilizzando la clausola di sospensione del Patto di stabilità e il piano ‘Safe’ da 150 miliardi di euro. ‘Dobbiamo sanare i limiti e gli errori del passato, perché non abbiamo investito abbastanza nell’ultimo decennio nella difesa europea. Ecco perché dobbiamo accelerare immediatamente il pieno sostegno’ all’aumento delle capacità di difesa dei paesi Ue, ha riconosciuto il presidente del Ppe. ‘Ma devo dire – ha avvertito – che in questo momento stiamo perdendo l’opportunità di creare un vero pilastro europeo della difesa’, perché ‘ci stiamo basando esclusivamente sugli investimenti nazionali nell’industria della difesa’. ‘Quando domani – ha osservato Weber – in uno dei nostri paesi dell’Ue, la Romania tra poche settimane o la Francia o altri paesi tra pochi mesi, probabilmente arriverà al potere un leader populista e autoritario, in Francia o altrove, non potrà dire: ‘Ora lascerò immediatamente l’Eurozona o il mercato unico’, perché questo significherebbe un danno economico notevole per i francesi, per i rumeni o per qualsiasi altro europeo’. Negli anni ’90, ha ricordato il presidente del Ppe, ‘Helmuth Kohl e François Mitterrand hanno organizzato l’economia con un mercato unico e con l’euro in modo che non si potesse revocare l’Europa’. Sull’economia, insomma, nei nostri Stati membri ‘non si può far tornare indietro l’Europa, chiunque arrivi’ al potere. ‘Ma sul piano della difesa – ha sottolineato Weber -, un leader populista di destra in Romania, in Germania, in Francia, ovunque, potrebbe dire immediatamente: ‘Non difenderò con le mie truppe la Polonia o la Lituania. Non prendo sul serio la solidarietà in termini militari’. E questo significa che sul piano della difesa non siamo ancora integrati nell’Unione europea, non siamo uniti. Non siamo un blocco attivo di paesi che si difendono a vicenda’. Oggi, ha detto ancora il presidente del Ppe, ‘crediamo fermamente in eserciti nazionali forti: l’esercito spagnolo, l’esercito francese, l’esercito polacco, su questo non c’è dubbio. Ma dobbiamo unire le forze in Europa per ottenere qualcosa che sia anche, alla luce della storia, sostenibile e sostenibile a lungo termine, questo è ciò che intendo, aggiungendo idee che vadano oltre le soluzioni tecniche che abbiamo attualmente sul tavolo’ per il riarmo nazionale degli Stati membri.
Durante un punto stampa a margine della riunione ministeriale della Nato al quartier generale dell’Alleanza a Bruxelles, il 4 aprile, abbiamo chiesto al ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, cosa pensasse delle posizioni dei Conservatori europei contro la difesa comune europea, espresse da Bielan tre giorni prima, e come si concilia questa posizione con quella di Fi nel governo italiano e nei negoziati europei. ‘Intanto – ha risposto Tajani – non si deve conciliare nulla perché si sta parlando ora soltanto di un maggior coordinamento e su quello siamo tutti quanti d’accordo. A lungo termine la nostra visione di Forza Italia è quella di avere una difesa europea, ma è una questione che per essere realizzata richiede decenni di lavoro. Non pensiamo domani di far togliere l’uniforme a tutte le forze armate europee per indossarne un’altra. Adesso bisogna lavorare con il coordinamento, bisogna lavorare a livello industriale, bisogna lavorare sull’armonizzazione, magari per avere dei reparti numerosi di pronto intervento che siano coordinati, e a questo stiamo lavorando’. ‘Poi – ha continuato il leader di Forza Italia -, a lungo termine le visioni possono essere anche diverse: noi siamo federalisti, quindi è ovvio che siamo per una difesa europea. Noi, Forza Italia, crediamo negli Stati Uniti di Europa, siamo un partito europeista, l’abbiamo detto, ripetuto, ribadito, Berlusconi l’ha sempre detto. Ma adesso il primo passo per raggiungere quell’obiettivo è quello di un coordinamento più forte e su questo siamo tutti d’accordo’. Ma non ci vorrebbe, abbiamo chiesto ancora, un’autorità di coordinamento europea, che assicuri una politica industriale armonizzata per la difesa? ‘Adesso, intanto – ha replicato Tajani – il coordinamento deve essere fatto fra gli Stati perché in questo momento le difese dipendono dai vari Stati. E’ giusto avere per la prima volta un commissario europeo alla difesa. Su questo noi abbiamo dato un giudizio positivo, e quindi è un percorso che si sta facendo. Non dobbiamo partire dalla fine del percorso, dobbiamo partire dall’inizio e si sta andando in quella giusta direzione’. ‘Il fatto che si parli insieme di difesa europea – ha rilevato il ministro degli Esteri – è già veramente l’inizio di una azione che deve portare, per quanto mi riguarda, a quello che era il sogno di De Gasperi e che poi è stato il sogno di Berlusconi, ribadito nel suo ultimo intervento. Lui aveva cominciato a parlare anche di coordinamento tra forze armate europee. Questa è la prima tappa e su questo siamo tutti d’accordo’.
‘Poi – ha ammesso Tajani – che ci siano delle differenze fra le forze italiane della maggioranza… Siamo parte di famiglie politiche europee diverse, ma lo siamo dal 1994, cioè da quando è nata la coalizione di centrodestra. La nostra è una coalizione politica, sapendo bene, ognuno di noi, che ci sono delle differenze. Ma c’è un minimo comun denominatore: sulla riforma della giustizia, la riforma del presidenzialismo, l’autonomia purché sia equilibrata, sulla riduzione della pressione fiscale. Ci sono tante azioni su cui noi siamo d’accordo, ma siccome non siamo nello stesso partito abbiamo su alcune questioni idee diverse. Ma questa è anche una ricchezza per il centrodestra. La nostra appartenenza al popolarismo europeo – ha aggiunto il leader di Forza Italia – è chiara. Sui valori noi non facciamo neanche un millimetro di retromarcia’. E a proposito di differenze, in Italia questa settimana è andata in scena una singolare ‘rappresentazione’ parlamentare in cui la maggioranza di centrodestra – per celare le proprie divisioni interne – è riuscita ad approvare una mozione sulla difesa europea senza far minimamente cenno al progetto ReArm Europe Plan/Readiness 2030 della Commissione. Semplicemente, con uno straordinario atto di equilibrismo, la mozione di maggioranza impegna genericamente l’esecutivo ‘a proseguire nell’opera di rafforzamento delle capacità di difesa e sicurezza nazionale al fine di garantire, alla luce delle minacce attuali e nel quadro della discussione in atto in ambito europeo in ordine alla difesa europea, la piena efficacia dello strumento militare’. Il dibattito aveva messo plasticamente in evidenza le differenti anime del centrodestra. Se Forza Italia con Isabella De Monte sottolineava che ‘ci vuole una risposta europea, che deve essere quella dell’incremento della nostra capacità di difenderci’ e Fratelli d’Italia (Giangiacomo Calovini) spiegava che ‘un’Ue che aspira a essere protagonista nel mondo non può rimanere dipendente da altri per la propria sicurezza’, ascoltando il leghista Simone Billi pareva di sentire un esponente dell’opposizione (di sinistra): ‘Noi della Lega-Salvini Premier – aveva detto Billi – ci opponiamo fermamente a questi 800 miliardi di debiti per la difesa europea’. ‘In un’altra epoca – ha chiosato il Dem Stefano Graziano – si sarebbe andati al Quirinale a fare una verifica di governo, perché c’è un problema serio nella maggioranza, molto serio’.
Di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese