Salvini: Cgil e Uil si fermino o entro stasera precettoMilano, 14 nov. (askanews) – “Oggi è l’ultima giornata perchè i sindacati tornino nella legge, rispettando le indicazioni del Garante. Landini e gli altri hanno detto no, tiriamo dritto. Se entro oggi non rientrano nella legge, faccio quello che la legge mi permette, entro la mezzanotte di questa sera si può partire con la precettazione, ovvero quello che il garante ha suggerito: scioperate per una fascia limitata, per 4 ore e non per 24 ore. La Cgil fa politica di sinistra, è libera di farla ma non per 24 ore”. Lo ha detto il vice premier e ministro dei trasporti Matteo Salvini, intervistato a Radio Anch’io su RadioUno.
“Il mio lavoro è garantire la mobilità a 60 milioni italiani. Il diritto di sciopero è sacrosanto, bloccare un intero Paese per 24 ore significa questo. E sui trasporti prima che il servizio torni regolare ci vuole più tempo: nei trasporti significa che i disagi iniziano il giovedì 16 e finiscono sabato 18”, insiste Salvini. “Il diritto a scioperare è sacrosanto ma non di 24 ore. Una minoranza, perchè sono due sindacati su decine di sindacati, nega il diritto di muoversi a 20 milioni di italiani: non potete lasciare a casa 20 milioni di italiani. Ma Cgil e uil non hanno acconsentito alla riduzione orario proposta dal garante che non valuta politicamente”.
Scoperto all’esame per la patente con l’auricolare lo ingoia: denunciatoRoma, 14 nov. (askanews) – La scorsa settimana, all’interno della sala dove l’Ufficio Patenti della Provincia Autonoma di Bolzano organizza gli esami di teoria per il rilascio della patente di guida, durante una sessione di prove, gli Agenti in borghese della Polizia Stradale di Bolzano sorprendevano una persona in possesso di un microauricolare inserito in un orecchio, verosimilmente utilizzato per farsi suggerire, in maniera esatta, le risposte a tutte e 30 le domande. Durante il controllo, nella speranza di distruggere le prove a suo carico, il candidato riusciva a sfilarsi il piccolo dispositivo elettronico (con batteria incorporata) e a ingoiarselo, nonostante il tentativo degli Agenti di bloccarlo. L’autore dell’insano gesto veniva quindi accompagnato presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Bolzano, dove veniva sottoposto ad una radiografia che consentiva di rilevare la presenza dell’auricolare già nell’apparato digerente (si veda la foto in allegato). Dopo aver ottenuto dal personale medico l’assicurazione che il soggetto non incorresse in alcun pericolo, lo stesso veniva accompagnato presso gli uffici della Squadra di P.G. del Compartimento Polizia Stradale di Bolzano, dove veniva fotosegnalato e denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Bolzano per i reati di presentazione di esami opera di altri (una vecchia ma ancora efficace legge del 1925) e per falsità ideologica per induzione, fatti per i quali rischia la pena della reclusione da 6 mesi a 2 anni.
Dopo l’estate di San Martino arriva un venerdì 17 di pioggeRoma, 14 nov. (askanews) – ‘L’estate di San Martino dura tre giorni e un pochino’ recita il proverbio, centrato sull’11 novembre (giorno del Santo) ma valido fino alla metà del mese: il detto popolare verrà rispettato anche quest’anno; infatti, dopo un periodo piovoso ed instabile, è tornata l’alta pressione e le temperature massime sono già aumentate anche di 8 gradi. Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, conferma che l’alta pressione si estenderà su buona parte del Mediterraneo, dopo il transito durante le ultime settimane di una lunghissima serie di perturbazioni atlantiche. Oltralpe invece avremo ancora un anticipo d’inverno con tanta neve in Savoia, Svizzera ed Austria: queste nevicate, sul margine meridionale, interesseranno ancora le nostre Alpi di Confine, in particolare la Valle d’Aosta dove la Dama Bianca è protagonista da giorni e resterà ancora dominante.
Altrove, come detto, l’Estate di San Martino porterà prevalenza di sole ed un ulteriore aumento termico con massime fino a 25°C specie sul settore adriatico, in Sicilia e in Sardegna. Sul versante tirrenico soffieranno invece venti tesi da Ovest che porteranno anche un po’ di nuvolosità mentre in Pianura Padana non escludiamo locali nubi basse; ma l’Estate di San Martino è così, un momento di tranquillità più asciutto e soleggiato dopo lunghe fasi piovose e molto instabili, con la possibilità locale di avere anche qualche nuvola in più.Come di consueto, dunque, per 3 giorni ed un pochino avremo tempo stabile e in prevalenza soleggiato, ma poi torneranno le piogge: da Venerdì 17 aria più fredda ed instabile scenderà dal Nord Europa e provocherà un peggioramento sull’Italia con piogge veloci e locali temporali, soprattutto al Centro-Sud. Questa perturbazione segnerà la fine della proverbiale ‘Estate di San Martino che dura 3 giorni ed un pochino’; ciò nonostante, dal weekend, una nuova spinta anticiclonica riporterà subito altri momenti soleggiati e più tranquilli: il lungo treno di perturbazioni, arrivato dopo la metà di ottobre, è partito per altre destinazioni e in Italia prevarrà il sole almeno fino al 20 novembre, salvo durante la ‘sfortunata’ parentesi di Venerdì 17.
Oggi in Spagna l’ultimo Cdm, domani Sanchez in parlamento per l’investituraRoma, 14 nov. (askanews) – Il Governo spagnolo ad interim celebra questo martedì il suo ultimo Consiglio dei Ministri con la composizione attuale. Domani e mercoledì in parlamento il premier Pedro Sanchez cercherà di ottenere l’investitura per un nuovo esecutivo che prevedibilmente vedrà un significativo rimpasto di governo con una nuova distribuzione dei dicasteri tra PSOE e Sumar.
I ministri del governo Sßnchez rimasti dalle elezioni generali dello scorso 2019 sono in totale nove, tra cui le tre vicepresidenti, Nadia Calviño, Yolanda Díaz e Teresa Ribera; e i ministri María Jesús Montero, Fernando Grande-Marlaska, Luis Planas, José Luis Escrivß, Irene Montero e Alberto Garzón. Dopo le elezioni generali del 10 novembre 2019, i suddetti nove ministri hanno costituito il Governo Sßnchez insieme a Carmen Calvo, Pablo Iglesias, Arancha Gonzßlez Laya, Juan Carlos Campo, Margarita Robles, José Luis Ábalos, Isabel Celaß, Reyes Maroto, Salvador Illa , Carolina Darias, José Manuel Rodríguez Uribes, Pedro Duque e Manuel Castells.
Un anno dopo, nel gennaio 2021, il presidente ad interim del governo ha annunciato i primi cambiamenti. La designazione di Illa come candidato alla presidenza della Catalogna nelle elezioni del 14 febbraio gli ha fatto cessare l’incarico di capo del Ministero della Salute per essere sostituito da Darias, cambiamento che ha portato Iceta a farsi carico della presidenza il Ministero delle Politiche Territoriali e della Funzione Pubblica. Alla fine di marzo si è verificato un secondo rimodellamento dopo che il secondo vicepresidente del Governo e ministro dei Diritti Sociali e dell’Agenda 2030, Pablo Iglesias, ha annunciato le sue dimissioni e, qualche tempo dopo, si è candidato alla testa della lista Unidas Podemos nella elezioni della Comunità di Madrid il 4 maggio 2021.
Dopo le sue dimissioni, Calviño lo ha sostituito come secondo vicepresidente, pur mantenendo la carica di ministro degli Affari economici. La persona che ha assunto il portafoglio ministeriale di Iglesias è stata Ione Belarra. Da parte sua, Díaz ha continuato a dirigere il Ministero del Lavoro e dell’Economia Sociale ed è stata nominata terza vicepresidente. Il 10 luglio 2021 Sßnchez ha annunciato una ulteriore ristrutturazione sia dei ministeri che delle vicepresidenze e il cambio di alcuni ministri. Carmen Calvo, Pedro Duque, Arancha Gonzßlez Laya, Juan Carlos Campo, José Luis Ábalos, Isabel Celßa e José Manuel Rodríguez Uribes hanno cessato di far parte dell’Esecutivo.
Il quarto rimpasto di governo è avvenuto a dicembre, quando Castells si è dimesso per problemi di salute ed è stato sostituito da Joan Subirats. L’ultimo rimodellamento del governo è avvenuto nel marzo dello scorso anno, con la partenza di Maroto e Darias per candidarsi alle elezioni municipali. Sono stati sostituiti rispettivamente da Héctor Gómez e José Miñones. (Fonte Servimedia)
Vicino un accordo Hamas-Israele per il rilascio degli ostaggi (secondo il Washington Post)Roma, 14 nov. (askanews) – Un funzionario israeliano ha dichiarato al Washington Post che un accordo tra Hamas e Israele per il rilascio di diverse decine di donne e bambini ostaggi del gruppo estermista nella Striscia di Gaza è vicino e potrebbe essere annunciato entro pochi giorni.
“Le linee generali dell’accordo sono chiare”, ha detto il funzionario al Wp. Secondo lo schema delineato, gli ostaggi verrebbero rilasciati in gruppi, in cambio di donne e giovani palestinesi incarcerati in Israele. Israele punta al rilascio di 100 donne e bambini ma Hamas è pronto a liberarne 70. Il Wp cita un funzionario arabo che afferma che ci sono almeno 120 donne e giovani palestinesi nelle carceri israeliane che potrebbero essere rilasciati in cambio.
Secondo il rapporto, Israele accetterebbe anche un cessate il fuoco temporaneo della durata massima di cinque giorni, al fine di consentire un passaggio sicuro agli ostaggi e un afflusso di aiuti ai civili di Gaza.
Pazienti e medici intrappolati nel ospedale al-Shifa di GazaRoma, 14 nov. (askanews) – Pazienti e medici rimangono intrappolati nell’ospedale principale di Gaza dopo giorni di combattimenti tra le truppe israeliane e Hamas, mentre le agenzie umanitarie avvertono che i pazienti critici e i bambini sono a rischio di morte a causa della mancanza di carburante e della diminuzione delle scorte di cibo e acqua. Israele afferma che il quartier generale di Hamas è sotto l’ospedale, un’accusa che Hamas e i medici della struttura hanno negato. Lunedì il ministero della Sanità palestinese nella città di Ramallah, in Cisgiordania, ha affermato che almeno nove pazienti e sei bambini sono morti all’ospedale di al-Shifa, un tempo la pietra angolare del sistema sanitario di Gaza, a causa della carenza di carburante e della chiusura dei dipartimenti dopo l’emergenza sanitaria. L’ospedale è stato circondato dalle forze israeliane. “Non abbiamo generatori perché hanno bisogno di carburante per funzionare. Non c’è cibo, né acqua, né elettricità né carburante a Shifa e qui abbiamo a che fare con le vittime”, parla Munir al-Boursh, un medico che è anche sottosegretario del ministero della Sanità palestinese, parlando dall’interno dell’ospedale Dar al-Shifa.
“Non possiamo gestire questo numero enorme di casi. Se le persone vengono, non possiamo fare nulla per loro”.
La Cernobbio della Cultura, a Roma summit sui beni immateriali UnescoRoma, 13 nov. (askanews) – Una sorta di “Cernobbio della Cultura”, ovvero la conferenza internazionale sul patrimonio culturale immateriale e sul suo rapporto con lo sviluppo sostenibile. A pochi giorni dalla Cop28 sui cambiamenti climatici, si è tenuta a Roma – sotto l’egida dell’Unesco – una conferenza per celebrare i vent’anni dalla Convenzione del 2003 sui patrimoni immateriali.
La conferenza, organizzata dalla Cattedra Unesco dell’Università Unitelma Sapienza di Roma, diretta dal professor Pier Luigi Petrillo (che è anche professore di Cultural Heritage alla Luiss Guido Carli), e promossa da Civita Mostre e Musei e dalla Fondazione Treccani, con la collaborazione di numerosi altri soggetti pubblici e privati, ha visto impegnati esperti da tutto il mondo. “Il patrimonio vivente, fatto di tradizioni, di riti, di pratiche – sottolinea Pier Luigi Petrillo, Presidente Cattedra Unesco – serve a tenere vive le nostre comunità e i nostri territori. Senza i patrimoni viventi anche quelli materiali perdono di senso. Il primo messaggio è: dobbiamo salvaguardare questi patrimoni e assicurare che vengano trasmessi alle nuove generazioni. Il secondo messaggio è che questi patrimoni servono per contrastare i cambiamenti climatici e per assicurare lo sviluppo sostenibile, questa conferenza cerca di far emergere la stretta connessione tra patrimoni viventi e sviluppo sostenibile”.
Dall’Australia al Brasile, da Singapore all’Uganda, dalla Lituania all’Egitto, dall’Iran all’Arabia Saudita, fino al Canada, i partecipanti, riuniti insieme per la prima volta, si sono confrontati sui patrimoni culturali immateriali ovvero quei “patrimoni viventi” (l’UNESCO li definisce “living heritage”) che rappresentano le tradizioni, le pratiche, i riti che, tramandandosi di generazione in generazione, narrano l’identità di una comunità e di un territorio. “Colleghiamo l’idea del patrimonio immateriale dell’umanità con lo sviluppo sostenibile – dice Janet Blake, Professoressa di Diritto del Patrimonio Internazionale – soprattutto perché se i paesi cercano sviluppo, ma non considerano l’aspetto sociale e culturale che il patrimonio immateriale dell’umanità rappresenta, quello sviluppo non sarà socialmente sostenibile, e questo credo davvero sia il messaggio di questo incontro”.
La Conferenza di Roma organizzata dalla Cattedra Unesco offre una serie di riflessioni concrete che saranno poi trasmesse al tavolo dei decisori politici in vista della COP28, in programma a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre.
Mostre, alla Galleria Borghese Rubens e lo sguardo sulla scultura a RomaRoma, 13 nov. (askanews) – Rubens come Pigmalione. Come il mitico scultore ottenne da Venere il dono della vita per una statua che aveva realizzato e di cui si era innamorato, così il maestro fiammingo, che conobbe e studiò profondamente l’Italia e la sua arte, ebbe la capacità di trasformare nei suoi disegni e nelle sue tavole l’inerte marmo antico in vibrante materia pittorica e di rendere vivi i protagonisti delle sue opere.
Dal 14 novemnre al 18 febbraio 2024 con la mostra ‘Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma’, a cura di Francesca Cappelletti e Lucia Simonato, la Galleria Borghese inaugura la seconda tappa di ‘Rubens. La nascita di una pittura europea’, un grande progetto realizzato in collaborazione con Fondazione Palazzo Te e Palazzo Ducale di Mantova che racconta i rapporti tra la cultura italiana e l’Europa attraverso gli occhi del Maestro della pittura barocca, e si inserisce anche in una più ampia ricerca della Galleria dedicata ai momenti in cui Roma è stata, all’inizio del Seicento, una città cosmopolita. Un dialogo, quello tra i capolavori del colto pittore di Anversa e quelli della Galleria, fatto di intensa tensione. Un raffronto diretto con quelle opere che a Roma, città con cui Rubens ebbe un rapporto privilegiato, il maestro studiò: la statuaria antica, Michelangelo, Bernini, Caravaggio.
Con 50 opere provenienti dai più importanti musei al mondo – tra cui il British Museum, il Louvre, il Met, la Morgan Library, la National Gallery di Londra, la National Gallery di Washington, il Prado, il Rijksmusem di Amsterdam, solo per citare alcuni – la mostra è divisa in 8 sezioni. Sottolinea il contributo straordinario di Rubens, alle soglie del Barocco, a una nuova concezione dell’antico e dei concetti di naturale e di imitazione, mettendo a fuoco la novità dirompente del suo stile. “Calamita per gli artisti del Nord Europa fin dal Cinquecento, la Roma di Rubens, fra i pontificati Aldobrandini e Borghese, è il luogo dove studiare ancora l’antico, di cui si cominciano a conoscere i capolavori della pittura, con il ritrovamento nel 1601 delle Nozze Aldobrandini”, sottolinea Francesca Cappelletti, direttrice Galleria Borghese e curatrice della mostra. “È il momento della Galleria Farnese di Annibale Carracci e della cappella Contarelli di Caravaggio, di cui si stordisce una generazione. Attraverso gli occhi di un giovane pittore straniero come Peter Paul Rubens guardiamo ancora una volta all’esperienza dell’altrove, cerchiamo di ricostruire il ruolo del collezionismo, e della collezione Borghese in particolare, come motore del nuovo linguaggio del naturalismo europeo, che unisce le ricerche di pittori e scultori nei primi decenni del secolo”, aggiunge Cappelletti.
Questo processo di animazione dell’antico, per quanto eseguito nel primo decennio del secolo, sembra anticipare le mosse di artisti che, nei decenni successivi al suo passaggio romano, verranno definiti barocchi. Come le intuizioni formali e iconografiche di Rubens filtrino nel ricco e variegato mondo romano degli anni Venti del Seicento è un problema che non è stato ancora affrontato in modo sistematico dagli studi. La presenza in città di pittori e scultori che si erano formati con lui ad Anversa, come Van Dyck e Georg Petel, o che erano entrati in contatto con le sue opere nel corso della formazione, come Duquesnoy e Sandrart, garantì di certo l’accessibilità dei suoi modelli a una generazione di artisti italiani ormai abituati a confrontarsi con l’Antico alla luce dei contemporanei esempi pittorici e sulla base di un rinnovato studio della Natura. Tra tutti, Bernini: i suoi gruppi borghesiani, realizzati negli anni Venti, rileggono celebri statue antiche, come l’Apollo del Belvedere, per donare loro movimento e traducono in carne il marmo, come avviene nel Ratto di Proserpina.
“In questa sfida tra le due arti, Rubens dovette apparire a Bernini come il campione di un linguaggio pittorico estremo, con cui confrontarsi: per lo studio intenso della natura e per la raffigurazione del moto e dei ‘cavalli in levade’ suggeriti dalla grafica vinciana, che sarebbero stati affrontati anche dallo scultore napoletano nei suoi marmi senili con la stessa leonardesca ‘furia del pennello’ riconosciuta da Bellori al maestro di Anversa; infine anche per i suoi ritratti, dove l’effigiato cerca il dialogo con lo spettatore, proprio come accadrà nei busti di Bernini per i quali è stata coniata la felice espressione di speaking likeness”, afferma Lucia Simonato, curatrice della mostra.
M.O., Borrell: ecco i parametri per pensare il dopoguerra a GazaBruxelles, 13 nov. (askanews) – Tre “sì” e tre “no”, come “parametri” per pensare le soluzioni per il dopoguerra a Gaza: li ha proposti l’Alto Rappresentante per la Politica estera di sicurezza comune dell’Ue, Josep Borrell, ai ministri dei Ventisette durante la discussione di questo pomeriggio in Consiglio Ue, lanciando anche un avvertimento sibillino: la striscia dovrà essere parte del futuro Stato della Palestina, sotto “un’autorità nazionale palestinese” che non necessariamente, ha detto, dovrà essere “la” Autorità nazionale palestinese attuale.
Dopo averle messe sul tavolo dei ministri, Borrell ha spiegato le sue posizioni ai giornalisti nella conferenza stampa al termine del Consiglio. Dopo la fine della guerra, ha detto, “non si tratterà solo di ricostruire Gaza, ciò che abbiamo già fatto diverse volte, ma di costruire uno Stato per i palestinesi”, e per questo “sarà necessario affrontare il giorno dopo, anche se agli arabi non piace parlare del giorno dopo, vogliono parlare di oggi”. “E’ evidente – ha continuato l’Alto Rappresentante – che dobbiamo cercare alcuni parametri per cominciare a lavorare alla ricerca di una soluzione propizia alla pace: ho proposto ai ministri oggi un quadro concettuale che passa per lo stabilimento di alcune condizioni, e credo che i ministri siano d’accordo con questo approccio, sul quale dovremo lavorare immediatamente in collaborazione con gli Usa e senza dubbio con gli Stati arabi. Lo riassumerei in tre sì e tre no”.
Il primo dei tre “no” è, innanzitutto, “che non può esserci uno spostamento forzato della popolazione palestinese da Gaza, che non ci possono essere espulsioni dei palestinesi verso altri paesi”; in secondo luogo, “non si potrà ridurre il territorio di Gaza, no a modifiche territoriali, in altre parole, non ci potrà essere la rioccupazione permanente di Gaza da parte delle forze della Difesa israeliane, e non deve esserci neanche un ritorno di Hamas a Gaza”. In terzo luogo, “la soluzione di Gaza non dovrà essere tenuta distinta dalla questione palestinese nel suo complesso, la soluzione di Gaza deve essere all’interno della soluzione d’insieme che si darà al problema palestinese”. Quanto ai tre “sì”, ha aggiunto Borrell, questi riguardano “gli attori che si devono impegnare nella ricerca delle soluzioni: anzitutto, a Gaza deve tornare una Autorità Palestinese: ho detto – ha puntualizzato – ‘una’ Autorità, non ‘la’ Autorità Palestinese. Una Autorità palestinese i cui termini di riferimento e la cui legittimità – ha sottolineato – dovranno essere decisi e definiti dal Consiglio di Sicurezza. Questa Autorità dovrà essere fortemente sostenuta”.
“Questo – ha indicato l’Alto Rappresentante – è il secondo ‘sì’: un ‘sì’ a un forte coinvolgimento dei paesi arabi nella ricerca di una soluzione. So che i paesi arabi ora ci dicono che non vogliono parlare del giorno dopo, perché sono concentrati sull’oggi, sul dramma che si sta vivendo oggi. Ma non ci sarà una soluzione – ha avvertito Borrell – senza un impegno forte degli Stati arabi, che non può essere solo finanziario, non può essere solo pagare per la ricostruzione fisica; ma che dovrà contribuire politicamente alla costruzione dello Stato palestinese”. “Il terzo ‘sì’ è un maggiore impegno dell’Ue nella regione, in particolare nella costruzione dello Stato palestinese. Siamo stati troppo assenti – ha lamentato l’Alto Rappresentante – dalla soluzione di questo problema, che abbiamo delegato agli Stati Uniti: ma ora l’Europa deve impegnarsi di più, perché altrimenti, se non troviamo una soluzione ci sarà un ciclo di violenza che si perpetuerà di generazione in generazione, funerale dopo funerale”.
“Per contribuire a questa dinamica politica, dopodomani – ha annunciato – comincerò una visita in Israele, Palestina, Bahrain, Arabia Saudita, Qatar e Giordania”. Rispondendo a un giornalista che chiedeva di chiarire cosa intendesse con il suo distinguo tra l’attuale Autorità Palestinese e quella che dovrebbe occuparsi di Gaza nel dopoguerra, Borrell ha poi precisato: “Non ho inventato una nuova Autorità Palestinese; c’è già l’Autorità Palestinese e non occorre inventarne un’altra. Al contrario, bisogna rafforzare questa Autorità Palestinese. Israele le ha appena tagliato i fondi, e spero che la Commissione europea finisca ben presto la sua analisi sui possibili legami immaginati tra i nostri finanziamenti e Hamas. Penso che si debba concludere presto questa analisi”. “Si tratta – ha aggiunto – di dire di che tipo debba essere l’Autorità Palestinese, che evidentemente sarà in rapporto” con quella esistente, “non un’altra diversa, non complementare o separata”. Dovrà essere “un tipo di Autorità Palestinese per la quale bisogna immaginare il modo in cui sarà investita di potere dalla comunità internazionale”. “E’ normale – ha poi osservato Borrell – che l’Autorità Palestinese non voglia entrare a Gaza a bordo di un carro armato israeliano, è del tutto comprensibile. Ma non penso che si possa ristabilire l’ordine a Gaza senza l’intervento di un’Autorità palestinese. Se non si vuole che Gaza sia sotto la dominazione israeliana, e se non si vuole lasciarla di nuovo nelle mani di Hamas, è evidente che bisognerà in ogni caso che qualcuno sia investito. Se si dice che bisogna cercare una soluzione d’insieme per la Palestina, insieme per il territorio e per la popolazione palestinese, una sorta di Autorità palestinese dovrà intervenire”. “E’ evidente – ha detto infine Borrell – che il numero delle vittime civili sta aumentando, e che a un certo momento la comunità internazionale dovrà intervenire per ri-assicurare l’ordine e la ricostruzione di una popolazione che resterà là”, dentro la Striscia di Gaza. “Se diciamo che non vogliamo che questa popolazione se ne vada, allora bisogna che resti, non possiamo essere assurdi; e se resta allora come si organizzerà la sua vita, per poter bere, mangiare, curarsi? Inevitabilmente – ha concluso l’Alto Rappresentante – la comunità internazionale dovrà intervenire”.
Indieland OutSide, nuova formula del parcogiochi dell’indipendenzaRoma, 13 nov. (askanews) – Per la sua decima stagione Indieland propone ogni settimana due puntate autonome da un’ora circa e aggiunge un sottotitolo: OUTSIDE, FUORI. L’ideatore del radioshow Simone Mercurio con la co-conduttrice Tiziana “Trilly Campanella”. Insieme quest’anno vanno a incontrare i loro ospiti “a domicilio”, fuori, dove nasce la loro musica, nei loro garage o studi, nei backstage dei loro concerti, nei camerini.
Nelle prime due puntate ON LINE da oggi una intervista esclusiva con Giordano Sangiorgi del MEI. Lascerà o non lascerà Faenza il fondatore della importante piattaforma e kermesse fondamentale da 26 anni per lo sviluppo della nuova scena musicale italiana? “Perchè non fare una radio con la musica del MEI?” Abbiamo chiesto a Sangiorgi. E lui: “Perchè no, è una delle cose che valuteremo quest’anno”.
Artisti esordienti, nuovi cantautori, band, suoni e musicisti “oltre ai soliti giri”, oltre quello che si ascolta nella stragrande maggioranza delle radio, delle tv e di cui si parla nei grandi circuiti. Indieland è un format, un radioshow nato nel 2013 che ha come sua mission quella di intercettare e dare un palcoscenico ai musicisti, e di proporre la “next big thing”, ovvero il prossimo grande successo come dicono gli anglosassoni Perchè c’è un magma creativo di cantautori e cantautrici, di musica, idee e parole, stili e talenti nell’Italia di oggi, emergenti ed esordienti – in gran parte ancora nascosto al grande pubblico – che ha voglia solo di essere conosciuto ed ascoltato.
Indieland prepara e presenta una scaletta fatta di novità musicali, senza confini di genere, spaziando dal rock in tutte le sfaccettature alla black music, dall’elettronica al songwriting italiano e internazionale fino ai nuovi suoni dal mondo. Musica scelta autonomamente da una accurata ricerca redazionale, da siti e riviste specializzate, dalle proposte delle varie label e dagli uffici stampa che da dieci anni ci conoscono e seguono. Ma anche dagli stessi ospiti delle puntate, dai musicisti, dagli addetti ai lavori del campo musicale, dai giornalisti, dagli scrittori, dagli attori, dai registi. Perché Indieland non è solo musica ma parla anche di cinema, libri, teatro, eventi e di tutto ciò che fa cultura.