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Tag: Sanremo 2023

Rientro cervelli, Cgie: governo ritiri misura che riduce incentivi

Rientro cervelli, Cgie: governo ritiri misura che riduce incentiviRoma, 21 ott. (askanews) – Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (Cgie) ha espresso in una nota forte preoccupazione in merito alla proposta del governo di tagliare le agevolazioni fiscali per chi torna in Italia dopo aver lavorato e conseguito titoli di studio all’estero.

“Una scelta che rappresenta un passo indietro e mette in discussione gli interventi normativi adottati negli anni precedenti che andavano nella direzione di contribuire alla crescita del Paese favorendo la circolarità e il rientro dei talenti italiani in fuga e dei connazionali che avevano svolto esperienze di lavoro e di studio all’estero”, ha denunciato il segretario generale del Cgie, Michele Schiavone. La misura – ricorda la nota – è contenuta nell’allegato alla manovra finanziaria del decreto sulla fiscalità internazionale approvato dal Consiglio dei Ministri il 16 ottobre. Se dovesse superare il vaglio parlamentare, si sottolinea, getterebbe un’ombra di incertezza riguardo al futuro di tanti italiani che sono già tornati o che stanno programmando il loro rientro proprio in virtù delle agevolazioni fiscali previste dal Decreto Impatriati del 2015 e dal decreto Crescita del 2019, che aveva portato l’esenzione Irpef al 70 percento per i lavoratori e al 90 percento per docenti e ricercatori che abbiano operato per almeno due anni in centri di ricerca o università straniere. Un’agevolazione valida di norma per 4 anni, che possono salire però fino a 13 in caso di figli minorenni o se si acquista un’abitazione in Italia. Per i pensionati, la pensione di fonte estera gode poi di imposta sostitutiva del 7 percento.

La nuova norma prevederebbe una riduzione della percentuale di detassazione, trasformandola in un abbattimento dell’imponibile fiscale del 50 percento su un reddito non superiore a 600mila euro, introdurrebbe poi requisiti più stringenti per accedere all’agevolazione, quali un periodo più lungo di residenza fiscale all’estero del contribuente (tre anni) nonché di permanenza in Italia dopo il rientro (cinque anni). Sarebbe inoltre eliminata la tassazione al 10 per cento del proprio reddito imponibile per chi decide di trasferire la residenza in una regione del Sud. “Il Cgie chiede al governo di ritirare questa misura – ha spiegato Schiavone – o in alternativa di procrastinarne l’entrata in vigore per non vanificare dall’oggi al domani il progetto di vita di coloro che avevano programmato di tornare in Italia e non creare difficoltà a quanti sono già rientrati proprio in virtù delle agevolazioni introdotte in passato”.

Il mondo dei ricercatori italiani all’estero si sta mobilitando e ha chiesto a gran voce il supporto del Cgie affinché eserciti pressione sul governo e sul legislatore per riconsiderare la misura e trovare soluzioni che possano promuovere il ritorno dei cittadini italiani dall’estero senza disincentivarli economicamente. Hanno già chiesto al Governo di ripensare la proposta anche i Parlamentari del Pd eletti nella Circoscrizione Estero, i senatori Andrea Crisanti e Francesco Giacobbe e l’onorevole Toni Ricciardi. La questione è stata inoltre oggetto di un’interrogazione parlamentare al ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti da parte del deputato della Lega eletto all’estero, Simone Billi. Il Cgie – conclude la nota – sollecita tutti i dodici parlamentari eletti nella circoscrizione estero a promuovere un’iniziativa trasversale comune, coinvolgendo i propri gruppi parlamentari di riferimento, finalizzata al mantenimento dello status quo legislativo fiscale sia per i ricercatori e gli accademici, sia per i connazionali che decidono di rientrare in Italia per contribuire al progresso e alla crescita economica del nostro Paese.

Zucchero: “Nel docufilm racconto chi è Adelmo e le sue fragilità”

Zucchero: “Nel docufilm racconto chi è Adelmo e le sue fragilità”Roma, 21 ott. (askanews) – Un docufilm che racconta la vita professionale, ma anche la parte intima di Zucchero, con le fragilità e le debolezze di ogni uomo. “Era quello che volevo, quello che avevo chiesto ai produttori e registi fin dall’inizio: che non fosse un docufilm celebrativo e basta, ma che ci fosse una buona parte anche di Adelmo rispetto a Zucchero”. A raccontarlo in questa intervista ad askanews è Zucchero, per presentare – alla Festa del Cinema di Roma – il film documentario “Zucchero – Sugar Fornaciari” nelle sale cinematografiche il 23-24-25 ottobre.

“Devo dire che l’hanno fatto nel modo giusto, nel modo equilibrato, per cui non è soltanto la mia storia musicale, ma anche la mia parte privata – dice Zucchero – la mia storia personale trattata in modo delicato perché non è stato tutto rosa e fiori. Quello che mi ha fatto soffrire di più è stato lo sradicamento dall’Emilia alla Versilia, da mia nonna Diamante con cui avevo un rapporto straordinario, dagli amici”. “Per chi è abituato a vedere un artista sul palco o in televisione – prosegue l’artista – non pensa che anche lui possa aver avuto delle tribolazioni comuni o delle fragilità comuni a tante persone. Spero che chi andrà a vedere questo docufilm mi conosca un po’ di più”.

“Rivedermi sul grande schermo? Mi ha emozionato”, prosegue. “Ho detto delle cose anche molto intime, a un certo punto mi sono emozionato anche io, perché ricordo esattamente quei momenti. Mi sono emozionato e mi sono detto: ‘Tutto sommato sono rimasto ancora genuino’”. Nel docu-film si ripercorrono anche momenti più bui della vita di Zucchero, tra cui la depressione. Che messaggio può lasciare a chi vive questo problema? “Viviamo in un mondo dove, soprattutto per i giovani, è difficile trovare una propria strada – ammette l’artista emiliano – fanno difficoltà, si sentono un po’ persi, senza grandi stimoli. Spero che chi veda questo docu-film veda che se vuoi ottenere qualcosa devi credere in qualcosa, devi avere una grande costanza, una grande determinazione, dovuta anche dalle esigenze, però non puoi mollare o ritirarti e stare li a soffrire e a star male. Muoviti, move on”, è l’invito.

Dopo aver incantato oltre 1 milione di spettatori con il suo ultimo tour in Italia e in tutto il mondo e con i due straordinari concerti alla RCF Arena (Campovolo) di Reggio Emilia di fronte a 60 mila spettatori, Zucchero si prepara a tornare nel 2024 con tutta la sua energia e la sua straordinaria band negli stadi italiani con “Overdose D’Amore World Tour”. “Partiremo fine marzo con tre concerti alla Royal Albert Hall, poi tutta la Scandinavia, i Festival europei, e poi torniamo negli stadi italiani: San Siro, Bologna e Messina, e ricontinuiamo la tournée, con dei break sotto Natale, fino a fine luglio del 2025, rifacendo il giro un’altra volta Europa Nord America e Sud America”, annuncia.

E a proposito della guerra in Medio Oriente, commenta: “Bisogna volerla la pace. Radere al suolo o cancellare Gaza dal mondo rischia di innescare, anzi innescherà, un casino di proporzioni giganti. Vedendo i fatti di oggi – conclude Zucchero – è una pentola a pressione, ma questo me lo avevano già detto quando ero stato in Israele, sotto Natale, i miei amici, che era una pentola a pressione che sarebbe esplosa prima o poi, perché forse non c’è la volontà ma per interessi che tutti si immaginano, non sono io a dirlo”. Di Serena Sartini

Summit per la pace al Cairo, non ci sarà una dichiarazione finale dei partecipanti

Summit per la pace al Cairo, non ci sarà una dichiarazione finale dei partecipantiRoma, 21 ott. (askanews) – I partecipanti al Summit per la pace del Cairo non adotteranno una dichiarazione finale a causa di contrasti tra le delegazioni arabe ed europee. Lo ha riferito l’emittente Sky News Arabia.

Le divergenze sono emerse sulla formulazione “diritto di Israele all’autodifesa” e sulla condanna del movimento integralista palestinese Hamas, ha riferito l’emittente. Il Summit del Cairo per la pace si svolge oggi nella capitale egiziana con la partecipazione di oltre 30 stati e di una serie di organizzazioni internazionali. Il 7 ottobre, Hamas ha lanciato a sorpresa un attacco missilistico su larga scala contro Israele dalla Striscia di Gaza e ha violato il confine, uccidendo e sequestrando persone nelle comunità israeliane vicine. Israele ha lanciato attacchi di rappresaglia e ha ordinato il blocco totale della Striscia di Gaza, dove vivono oltre 2 milioni di persone, tagliando le forniture di acqua, cibo e carburante. Il blocco è stato poi allentato per consentire l’ingresso nella Striscia di Gaza di camion con aiuti umanitari. L’escalation ha provocato migliaia di morti e feriti da entrambe le parti.

La versione di Antonio Ricci sulla vicenda dei fuorionda di Giambruno

La versione di Antonio Ricci sulla vicenda dei fuorionda di GiambrunoRoma, 21 ott. (askanews) – “Del caso “Fuorionda” ho letto ricostruzioni mirabolanti, complottarde, a volte incredibili, ma tutte divertenti. Vorrei anch’io fornire la mia versione, naturalmente senza nessuna pretesa di esser creduto, ci mancherebbe, ma solo per dare un contributo al dibattito”. E’ quanto afferma in una nota Antonio Ricci, autore e padre della trasmissione “Striscia la notizia”.

“Il fatto, secondo me, si sarebbe svolto così. Mercoledì mattina sulla scrivania mi trovo la rivista Chi (secondo alcuni house organ della fam. Berlusconi) con in prima pagina la foto del first gentleman in un campo di grano, a guisa di papaverone o spaventapasseri. All’interno veniva esaltato il cuore “gitano” e il ciuffo del giornalista che sarebbe priapescamente cresciuto con gli ascolti. “Acciderbola” – ho pensato – “l’astuto cardinal Signorini si sta preparando a celebrare una beatificazione”. Siccome sono un laico, specie in estinzione, ho una naturale diffidenza verso i nuovi santi, ricorderete il “Caso Soumahoro”. Ho pensato subito di utilizzare l’antidoto”, spiega Ricci. “Da una fortunosa pesca estiva avevo due fuorionda del giornalista in frigo – continua -. Li ho usati. Così come son solito fare. Come quello di “Buttiglione-Tajani” che Berlusconi dichiarò esser la causa della caduta del suo governo. Qualche lombrosiano potrebbe obiettare: “Potevi mandarlo senz’audio, non ci vogliono mica dieci anni per capire che soggetto è, basta solo vedere come cammina”. Lo so, a volte son didascalico. È un mio difetto. Violando la privacy vi posso raccontare della telefonata di Fedele Confalonieri. L’incipit è stato: “Sei il re dei rompicoglioni, anzi sei l’imperatore dei rompicoglioni”. Il seguito, essendo stato pronunciato in stretto lombardo, anche volendo, non sono in grado di riferirlo”.

“La cosa che mi ha più stupito di tutto il dibattito – conclude – è che per il 90% dei giornali sembra impossibile che possa esistere qualcuno che prende iniziative di testa sua e non sia un mero ventriloquo. Un’anomalia da censurare”. “Per quanto riguarda la pioggia sulla roccia, magari non scalfisce subito, ma può far nascere un bell’arcobaleno”. Ha anche detto Ricci nella nota. Ribadendo così la sua linea che ieri lo aveva portato a dire di aver fatto “un piacere” alla presidente del Consiglio a rendere pubblici i fuorionda del compagno.

M.O., Zucchero: radere al suolo Gaza innescherà un casino gigante

M.O., Zucchero: radere al suolo Gaza innescherà un casino giganteRoma, 21 ott. (askanews) – La musica può lanciare un messaggio di pace? “Bisogna volerla la pace. Radere al suolo o cancellare Gaza dal mondo rischia di innescare, anzi innescherà, un casino di proporzioni giganti”. Lo afferma Zucchero “Sugar” Fornaciari, in una intervista ad askanews, in occasione della presentazione del docu-film presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e nelle sale cinematografiche il 23-24-25 ottobre.

“Avevo cercato di unire in un concerto in Francia, a Bercy, a Parigi, Noa – cantante israeliana – e Cheb Mami, musulmano algerino, proprio per sottolineare e sensibilizzare sul tema della pace. Vedendo i fatti di oggi – sottolinea l’artista – è una pentola a pressione, ma questo me lo avevano già detto in Israele, sotto Natale, i miei amici, che era una pentola a pressione che sarebbe esplosa prima o poi, perché forse non c’è la volontà, o per interessi”.

Calcio, addio a Bobby Charlton eroe dell’Inghilterra e dello United

Calcio, addio a Bobby Charlton eroe dell’Inghilterra e dello UnitedRoma, 21 ott. (askanews) – Sir Bobby Charlton, morto all’età di 86 anni, è stato senza dubbio il miglior calciatore inglese della sua generazione e uno degli sportivi più famosi e duraturi che il paese abbia prodotto. Nato ad Ashington, Charlton ha giocato insieme al fratello maggiore Jack contro la Germania Ovest a Wembley nel 1966 e ha capitanato il Manchester United vincendo i maggiori titoli, inclusa la Coppa dei Campioni nel 1968. Contro il Benfica lo United vinde 4-1 a Wembleay, segnando una doppietta. Un trionfo segnato dalla tragedia. Charlton, nel 1958 sopravvisse allo schianto aereo che portavail Manchester da Belgrado in Inghilterra dopo un match di Coppa. Disastro che portò alla morte di otto giocatori e tre membri dello staff. Sir Bobby aveva solo 20 anni al momento dell’incidente. Il fratello Jack raggiunse la vetta con il Leeds United e l’Inghilterra – e quattro zii erano giocatori, tra cui la leggenda del Newcastle United Jackie Milburn. La madre di Sir Bobby, Cissie, era una fanatica del calcio fin troppo felice di incoraggiare i suoi figli. Ha esordito con lo United contro il Charlton Athletic all’Old Trafford il 6 ottobre 1956, segnando due gol nella vittoria per 4-2 prima di segnare 249 gol in 758 presenze. Vinsero il titolo nel 1956-57 ma gli fu negato il Double, Sir Bobby giocò nella sconfitta per 2-1 contro l’Aston Villa nella finale di FA Cup, durante la quale il portiere Ray Wood subì un infortunio precoce. I trofei continuarono ad arrivare nel corso degli anni ’60 quando a Sir Bobby si unirono gli altri due membri del leggendario triumvirato dell’Old Trafford, l’attaccante Denis Law firmato dal Torino e poi il giovane e brillante George Best emergente dalle giovanili. Sir Bobby vinse la FA Cup nel 1963 quando lo United batté il Leicester City 3-1 e i titoli nazionali erano in arrivo nel 1964-65 e nel 1966-67 mentre la squadra di Sir Matt lottava insieme a tante altre squadre di alto livello per la supremazia nazionale. George Best, Denis Law e Sir Bobby Charlton sono considerati la Trinità dello United. E’ stato nominato Calciatore dell’anno nel 1966, quando ha vinto anche l’ambito Pallone d’Oro, prima di finire secondo dietro l’ungherese Florian Albert e il compagno di squadra dello United Best nei due anni successivi. E il 1966 fu, ovviamente, l’apice della sua carriera in Inghilterra quando vinse la Coppa del Mondo, Sir Bobby fu descritto come “il fulcro” dall’allenatore Sir Alf Ramsey. Sir Bobby giocò anche in Coppa del Mondo del 1962 in Cile, quando l’Inghilterra fu eliminata nei quarti di finale dal Brasile, futuro vincitore.

Come si stanno svolgendo i controlli alla frontiera slovena

Come si stanno svolgendo i controlli alla frontiera slovenaTrieste, 21 ott. (askanews) – Sono iniziati oggi alle 14 i controlli sul confine nordorientale con la Slovenia. Al valico di Fernetti, sul Carso triestino, è stata istituita una corsi all’ingresso dalla Slovenia. Una pattuglia della polizia, coadiuvata da alcuni militari dell’Esercito, procede, a campione, alle verifiche della documentazione, specie degli automezzi con i vetri oscurati. Al momento non si verificano code, ma solo rallentamenti. Il problema si porrà lunedì, con il transito dei 10 mila pendolari dallo Slovenia a Trieste e verso il Friuli.

Si procederà in questo modo per una decina di giorni, ma la sospensione del Trattato di Schengen potrebbe continuare fino a 6 mesi. I valichi primari saranno vigilati 24 ore al giorno, quelli minori dal mattino alla sera.Oltre 300 agenti della Polizia sono stati chiamati a presidiare i confini. Intanto l’assessore regionale alla protezione Civile, Riccardo Riccardi, ha fatto sapere che “su richiesta delle Prefetture di Udine, Gorizia e Trieste, come Protezione civile regionale ci siamo immediatamente attivati per fornire supporto logistico, con fornitura di torri faro, tende, moduli abitativi e con radio per la telecomunicazione nelle zone non coperte dalla telefonia mobile, nei valichi principali e secondari che saranno presidiati da oggi e per 15 giorni”. Il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, ha dichiarato di dare per acquisito “che ci sia una corsia preferenziale e non creare km e km di fila ma questi controlli più accurati che certamente devono esserci siano destinati a quei veicoli che possono avere a bordo quei cosiddetti lupi solitari che possono tradursi in un pericolo per la sicurezza italiana, slovena ed europea”.

Cibo senza glutine, Farmo approda alla fiera IBA a Monaco di Baviera

Cibo senza glutine, Farmo approda alla fiera IBA a Monaco di BavieraRoma, 21 ott. (askanews) – Farmo, azienda lombarda leader nel settore del gluten free, sarà presente dal 22 al 26 ottobre alla fiera IBA 2023 a Monaco di Baviera, un evento internazionale dedicato al mondo della panificazione e della pasticceria. Partecipando a questa prestigiosa manifestazione, Farmo mette così in mostra una volta di più il suo impegno tangibile nel diffondere l’autentico gusto Made in Italy nel cuore dell’Europa, promuovendo un’alimentazione free from, sana e adatta a tutti. Per padroneggiare l’arte della pasticceria e della panificazione, servono dedizione, passione e creatività, ma anche una selezione accurata degli ingredienti. Per questo Farmo presenta a IBA 2023 la sua esclusiva Linea Professional, una gamma di mix di farine senza glutine venduta in sacchi da 15 kg a uso professionale in grado di offrire un mondo di possibilità e di soddisfare anche i palati più esigenti. Tra i mix di farine della linea Professional Fibrepan Farmo spiccano i preparati esclusivi per creare alcuni dei piatti più amati della cucina italiana, come pizza, pane, torte, panettone, colomba, pasta all’uovo e besciamella.

La Linea Professional è composta da Fibrepan L’Originale, Fibrepan Low Protein, Fibrepan-Cake e Fibrepan-Pasta. A questi si è aggiunto anche Fibrepan Grandi Lievitati, uno speciale preparato per panettone, colomba e grandi lievitati. Nello stand di Farmo – oltre a diversi prodotti del vasto catalogo dell’azienda di Casorezzo: dalla pasta di legumi agli snack salati, fino alle merendine, ai biscotti e ai frollini, tutti rigorosamente senza glutine – si potranno quindi assaggiare anche deliziose pizzette, pinse e panini, per assaporare anche in Baviera tutto il gusto della gastronomia italiana. Nata nel 2000 grazie a un’idea del Presidente Remo Giai, Farmo è un’azienda tutta italiana, leader nel settore del gluten free. L’azienda lombarda, con sede a Casorezzo (in provincia di Milano), rappresenta da oltre 20 anni un punto di riferimento per chi è alla ricerca di prodotti senza glutine di alta qualità, grazie alla sua capacità di coniugare il gusto genuino della cucina italiana con le esigenze di chi deve seguire una dieta priva di glutine. Fino ai primi anni Duemila, dalle farine gluten free si ricavavano alimenti salutistici, ma non particolarmente gustosi. Grazie al suo team di specialisti in Ricerca & Sviluppo, Farmo si è dunque resa protagonista di una vera e propria rivoluzione, creando qualcosa che non c’era, ma che tante persone sognavano: alimenti senza glutine, sani e con tutto il gusto tipico della tradizione Made in Italy. Perché mangiare è una necessità, ma mangiar bene, potendo scegliere materie prime sane e sostenibili, è un’arte che trasforma il momento dello stare a tavola in un’occasione per prendersi cura di sé e del mondo. Questo è il mantra di Farmo, che seleziona infatti materie prime e ingredienti di elevata qualità, garantendo la massima sicurezza nei processi produttivi. Il suo Centro Tecnico è uno tra i più evoluti d’Italia nella ricerca di ingredienti con elevate proprietà organolettiche e nutrizionali e tutto viene selezionato, sviluppato e prodotto all’interno dell’azienda, senza mai perdere di vista i due “dogmi” del gusto e del nutrimento equilibrato.

A Gaza i primi aiuti, al Cairo il vertice per un cessate il fuoco

A Gaza i primi aiuti, al Cairo il vertice per un cessate il fuocoRoma, 21 ott. (askanews) – All’indomani del rilascio di due ostaggi americani da parte di Hamas, un convoglio di 20 camion ha attraversato il valico di Rafah, tra Egitto e Striscia di Gaza, per portare aiuti umanitari alla popolazione dell’enclave palestinese sotto assedio dal 7 ottobre scorso, giorno degli attacchi di Hamas in territorio israeliano. Aiuti che però verranno distribuiti nella zona meridionale della Striscia, ha precisato l’esercito israeliano, mentre nel nord continuano gli attacchi lanciati da Israele contro obiettivi di Hamas, che hanno causato finora almeno 4.385 morti, secondo le autorità sanitarie di Gaza. E non si fermano gli scontri a fuoco al confine nord di Israele, a fronte dei ripetuti lanci di razzi dal sud del Libano per cui il gruppo sciita libanese Hezbollah pagherà un “caro prezzo”, ha detto oggi il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant. L’esercito israeliano oggi ha reso noto che negli ha dichiarato oggi che “sono stati approvati i piani per espandere le attività operative. Le unità dell’Idf, sia in servizio regolare che in servizio di riserva, sono schierate sul campo e conducono esercitazioni di addestramento in conformità con i piani operativi approvati”.

L’assedio di Gaza e il timore di un’escalation del conflitto tra Israele e Hamas in corso da 15 giorni, dopo l’attacco da parte del movimento estremista palestinese, che ha causato la morte di almeno 1.300 israeliani, sono al centro del vertice convocato al Cairo dal presidente egiziano Abdel-Fattah Al Sisi, che punta a concordare una roadmap per mettere fine alla crisi umanitaria a Gaza, avviare un negoziato per un cessate il fuoco e rilanciare quindi il processo di pace per dare attuazione alla soluzione dei due Stati. Dopo giorni di intensi negoziati, questa mattina è entrato nella Striscia di Gaza il primo convoglio di aiuti umanitari dall’inizio delle ostilità e dell’assedio imposto da Israele. Un convoglio composto da 20 camion carichi di medicinali e scorte alimentari che verranno distribuiti dall’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), secondo quanto riferito dalle autorità di Gaza, che hanno sollecitato la creazione di un “corridoio sicuro che funzioni 24 ore su 24 per rispondere ai bisogni umanitari e fornire servizi essenziali”.

Il Sottosegretario generale per gli affari umanitari dell’Onu, Martin Griffiths, ha rimarcato che “questo primo convoglio non deve essere l’ultimo”, dicendosi “fiducioso” che rappresenti “l’inizio di uno sforzo sostenibile per garantire forniture essenziali – tra cui cibo, acqua, medicine e carburante – alla popolazione di Gaza, in modo sicuro, affidabile, incondizionato e senza ostacoli”. Ma il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari, ha dichiarato che dal valico di Rafah arriverano nel sud della Striscia di Gaza cibo, acqua e medicinali, mentre “il carburante non entrerà”. Secondo le forze armate israeliane, sono circa 700.000 le persone che hanno lasciato il nord della Striscia di Gaza, su una popolazione dell’area stimata in 1,1 milione, per raggiungere il sud dell’enclave. Mentre sono sei, su 20, gli ospedali che hanno risposto all’ordine israeliano di evacuare a sud. Il portavoce dell’esercito ha ribadito oggi che l’esercito “continuerà gli attacchi contro le roccaforti di Hamas nel nord di Gaza”, ma proseguono anche gli scontri a fuoco nel nord di Israele, dove oggi si è recato in visita il ministro della Difesa. Dall’altra parte del confine, nel sud del Libano, si è recato sempre oggi in visita il comandante della missione Onu (Unifil), generale Aroldo Lazzaro, “per valutare la situazione e per parlare con i peacekeeper”. Proprio riguardo al fronte nord, secondo il New York Times, l’amministrazione americana avrebbe chiesto cautela alle autorità israeliane, per scongiurare l’ingresso nel conflitto dell’organizzazione Hezbollah e un conseguente allargamento regionale della guerra.

Scenario che i leader riuniti oggi al Cairo, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, puntano a scongiurare, definendo una roadmap che preveda anche il rilancio del processo di pace per creare uno Stato Palestinese. Nei loro interventi di apertura dei lavori, i paesi arabi hanno condannato la “punizione collettiva” inflitta alla popolazione di Gaza, definendo ancora una volta come “linea rossa” lo sfollamento forzato dei civili dall’enclave, ammonendo poi l’Occidente sul “messaggio forte e chiaro che il mondo arabo sta ascoltando”, ha denunciato il re di Giordania. Ossia che “le vite palestinesi contano meno di quelle israeliane, che l’applicazione del diritto internazionale è facoltativa e che i diritti umani hanno dei limiti: si fermano ai confini, si fermano alle razze, si fermano alle religioni”.

A Gaza i primi aiuti, al Cairo vertice per (improbabile) cessate il fuoco

A Gaza i primi aiuti, al Cairo vertice per (improbabile) cessate il fuocoRoma, 21 ott. (askanews) – All’indomani del rilascio di due ostaggi americani da parte di Hamas, un convoglio di 20 camion ha attraversato il valico di Rafah, tra Egitto e Striscia di Gaza, per portare aiuti umanitari alla popolazione dell’enclave palestinese sotto assedio dal 7 ottobre scorso, giorno degli attacchi di Hamas in territorio israeliano. Aiuti che però verranno distribuiti nella zona meridionale della Striscia, ha precisato l’esercito israeliano, mentre nel nord continuano gli attacchi lanciati da Israele contro obiettivi di Hamas, che hanno causato finora almeno 4.385 morti, secondo le autorità sanitarie di Gaza. E non si fermano gli scontri a fuoco al confine nord di Israele, a fronte dei ripetuti lanci di razzi dal sud del Libano per cui il gruppo sciita libanese Hezbollah pagherà un “caro prezzo”, ha detto oggi il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant. L’esercito israeliano oggi ha reso noto che negli ha dichiarato oggi che “sono stati approvati i piani per espandere le attività operative. Le unità dell’Idf, sia in servizio regolare che in servizio di riserva, sono schierate sul campo e conducono esercitazioni di addestramento in conformità con i piani operativi approvati”.

L’assedio di Gaza e il timore di un’escalation del conflitto tra Israele e Hamas in corso da 15 giorni, dopo l’attacco da parte del movimento estremista palestinese, che ha causato la morte di almeno 1.300 israeliani, sono al centro del vertice convocato al Cairo dal presidente egiziano Abdel-Fattah Al Sisi, che punta a concordare una roadmap per mettere fine alla crisi umanitaria a Gaza, avviare un negoziato per un cessate il fuoco e rilanciare quindi il processo di pace per dare attuazione alla soluzione dei due Stati. Dopo giorni di intensi negoziati, questa mattina è entrato nella Striscia di Gaza il primo convoglio di aiuti umanitari dall’inizio delle ostilità e dell’assedio imposto da Israele. Un convoglio composto da 20 camion carichi di medicinali e scorte alimentari che verranno distribuiti dall’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), secondo quanto riferito dalle autorità di Gaza, che hanno sollecitato la creazione di un “corridoio sicuro che funzioni 24 ore su 24 per rispondere ai bisogni umanitari e fornire servizi essenziali”.

Il Sottosegretario generale per gli affari umanitari dell’Onu, Martin Griffiths, ha rimarcato che “questo primo convoglio non deve essere l’ultimo”, dicendosi “fiducioso” che rappresenti “l’inizio di uno sforzo sostenibile per garantire forniture essenziali – tra cui cibo, acqua, medicine e carburante – alla popolazione di Gaza, in modo sicuro, affidabile, incondizionato e senza ostacoli”. Ma il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari, ha dichiarato che dal valico di Rafah arriverano nel sud della Striscia di Gaza cibo, acqua e medicinali, mentre “il carburante non entrerà”. Secondo le forze armate israeliane, sono circa 700.000 le persone che hanno lasciato il nord della Striscia di Gaza, su una popolazione dell’area stimata in 1,1 milione, per raggiungere il sud dell’enclave. Mentre sono sei, su 20, gli ospedali che hanno risposto all’ordine israeliano di evacuare a sud. Il portavoce dell’esercito ha ribadito oggi che l’esercito “continuerà gli attacchi contro le roccaforti di Hamas nel nord di Gaza”, ma proseguono anche gli scontri a fuoco nel nord di Israele, dove oggi si è recato in visita il ministro della Difesa. Dall’altra parte del confine, nel sud del Libano, si è recato sempre oggi in visita il comandante della missione Onu (Unifil), generale Aroldo Lazzaro, “per valutare la situazione e per parlare con i peacekeeper”. Proprio riguardo al fronte nord, secondo il New York Times, l’amministrazione americana avrebbe chiesto cautela alle autorità israeliane, per scongiurare l’ingresso nel conflitto dell’organizzazione Hezbollah e un conseguente allargamento regionale della guerra.

Scenario che i leader riuniti oggi al Cairo, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, puntano a scongiurare, definendo una roadmap che preveda anche il rilancio del processo di pace per creare uno Stato Palestinese. Nei loro interventi di apertura dei lavori, i paesi arabi hanno condannato la “punizione collettiva” inflitta alla popolazione di Gaza, definendo ancora una volta come “linea rossa” lo sfollamento forzato dei civili dall’enclave, ammonendo poi l’Occidente sul “messaggio forte e chiaro che il mondo arabo sta ascoltando”, ha denunciato il re di Giordania. Ossia che “le vite palestinesi contano meno di quelle israeliane, che l’applicazione del diritto internazionale è facoltativa e che i diritti umani hanno dei limiti: si fermano ai confini, si fermano alle razze, si fermano alle religioni”.