Il Porsche Festival 2023 conquista il Misano World CircuitRoma, 12 ott. (askanews) – L’ottava edizione del Porsche Festival si è conclusa con una partecipazione da record da parte del pubblico, che si è radunato presso il Misano World Circuit. Proseguendo le celebrazioni dell’importante 75°anniversario della Casa di Stoccarda, l’evento ha riunito 11.163 clienti e appassionati.
Nel contesto sportivo del circuito romagnolo, il Festival ha ospitato un ricco calendario di attività, tra esperienze di guida in pista, intrattenimento in paddock e spettacoli danzanti che hanno accompagnato il pubblico presente in un viaggio attraverso le 8 decadi – dagli anni ’50 a oggi – di storia del Marchio. Un incontro tra passato e futuro rappresentato anche dalle Porsche di ogni epoca in esposizione, dalla 356 “Pre-A” del 1953 alla futuristica concept car Mission X. Il Concorso di Restauro Porsche Classic Nel contesto del Porsche Festival, Porsche Italia ha inoltre svelato il podio del prestigioso Concorso di Restauro Porsche Classic, la competizione dedicata alle Porsche d’epoca aperta a tutti i Centri Porsche e i Centri Assistenza Porsche d’Italia che hanno tempo un anno per portare a termine un lavoro di restauro completo di una Porsche Classic. L’edizione 2023 ha visto trionfare la 911 2000 S del Centro Assistenza Porsche Padova Est, seguita dalla Porsche 356 SC Cabriolet del Centro Porsche Milano Est e la 964 4 Cabrio del Centro Assistenza Porsche Catania, rispettivamente in seconda e terza posizione. Le tre vetture che si sono aggiudicate il podio sono state oggetto di un restauro totale, partendo dalla sverniciatura profonda della carrozzeria fino alla completa revisione di meccanica, ciclistica e interni, passando per la sostituzione di tutti i laminati deteriorati.
I numeri e gli highlights del Porsche Festival 2023 75 anni di Porsche e 60 anni dell’iconica 911 celebrati al Porsche Festival 1.236 Porsche hanno colorato il Misano World Circuit durante le due tradizionali Comunicato Stampa 10 ottobre 2023 Porsche Italia S.p.A. 512 esperienze di guida e oltre 4.000 giri di pista 150 giri nell’Arena Flat Track con la 911 Dakar 887 i cavalli della Porsche più potente presente, una 918 Spyder 911 GT2 RS Clubsport 25, la Porsche più rara presente al Festival con soli 30 esemplari prodotti 1953 l’anno di produzione della Porsche più storica: la 356 “Pre-A” 31 vetture di ogni epoca esposte, 10 delle quali provenienti dal Porsche Museum di Stoccarda 1 anteprima nazionale: la futuristica concept car Mission X 2 gare della Porsche Carrera Cup, di cui 1 in notturna Oltre 40.000 foto scattate dai fotografi ufficiali Oltre 20 ore di musica e intrattenimento con RDS
Musica, l’Associazione Fonografici Italiani festeggia 75 anniRoma, 12 ott. (askanews) – “Per Primi, da Sempre” è lo slogan con cui il presidente Sergio Cerruti riassume i 75 anni di attività dell’Associazione Fonografici Italiani (AFI), la più storica associazione a tutela dell’industria discografica italiana. “Come la Costituzione e il Senato della Repubblica, anche la musica quest’anno festeggia la tappa di un viaggio lungo 75 anni – dichiara Cerruti – un traguardo che non interessa solo l’Associazione che ho l’onore di presiedere ma, in senso più ampio e guardando alla sua storia, tutta l’industria musicale del nostro Paese fatta anche di quelle giovani corporazione che proprio dall’AFI discendono”.
Il primo di una futura serie di festeggiamenti è previsto per venerdì 13 ottobre alle ore 10.30 a Milano presso la Sala Alessi di Palazzo Marino, durante il quale sarà ripercorsa – insieme alle istituzioni milanesi Filippo Barberis (Presidente del gruppo consiliare del Partito Democratico) e Isabella Menichini (Direttore Spettacolo – Assessorato alla Cultura presso Comune di Milano), importanti giornalisti come Mario Luzzatto Fegiz (Corriere della Sera), Paolo Giordano (Il Giornale), Massimiliano Castellani (Avvenire), Fabrizio Biasin (Libero), Giampiero di Carlo (Rockol) e John Vignola (Rai Radio 1) – la storia di AFI, associazione costituita nel 1948 che nel tempo ha rappresentato le principali espressioni artistiche e i più famosi produttori musicali italiani, continuando a essere fino ai nostri giorni un punto di riferimento per tutta l’industria musicale del nostro Paese e, sicuramente, un fiore all’occhiello per la città di Milano. “75 anni di storia vissuti interamente in via Vittor Pisani a Milano, la capitale italiana della musica” specificano dall’Associazione Fonografici Italiani. Una giornata altamente celebrativa voluta e guidata dal Presidente Sergio Cerruti accompagnato da uno speciale intervento di Franco Bixio, Past President e associato AFI dal lontano 1960, che donerà alla Città di Milano un raro spartito della canzone ‘Violino Tzigano’ a testimonianza degli albori dell’industria musicale italiana, dichiarando che “all’inizio del ‘900 la prima industria della musica italiana nasceva intorno alle espressioni artistiche degli autori. Si faceva musica nelle case, nei locali da ballo, nei tabarin e questo alimentava la richiesta continua di nuove canzoni e di nuovi spartiti dai titoli talvolta esotici che raccontavano di terre e viaggi lontani per far sognare avventure impossibili. Mio padre Cesare Andrea Bixio, uno degli autori di maggior successo dell’epoca, aprì la prima casa editrice di canzoni a Milano proprio in quella Galleria del Corso che oggi è ancora il punto di riferimento della musica leggera e ospita alcuni tra i più grandi editori del nostro Paese – conclude il Past President -. Quando arrivò il disco, l’idea di industria musicale si consolidò e si sentì la necessità di unire le varie case discografiche in una associazione per salvaguardarne i diritti e svilupparne gli interessi economici, un’idea che oggi è quanto mai reale e si traduce in 75 anni di AFI che per molti di noi è sempre stata la Casa della Musica”.
Diplomazia al lavoro. Israele: Hamas è Isis di Gaza, sarà guerra lunga e estenuanteRoma, 12 ott. (askanews) – Israele si sta preparando a una campagna militare “lunga ed estenuante contro Hamas” e l’esercito è pronto a “una manovra di terra” nella Striscia di Gaza, anche se al momento “nulla è stato ancora deciso”. A quattro giorni dall’inizio del nuovo conflitto tra lo Stato ebraico e gli estremisti palestinesi di Hamas, la tregua appare ancora molto lontana. Nonostante gli sforzi della comunità internazionale per un cessate il fuoco, per l’apertura di corridoi umanitari e per il rilascio immediato degli ostaggi – oggi il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato nella regione per incontrare i vertici di Israele e Anp -, la situazione sul terreno resta difficile: gli islamisti hanno ripreso il lancio di razzi contro le città d’Israele dopo una tregua di circa dieci ore, mentre il governo di Benjamin Netanyahu non sembra disposto a rinunciare a quella che è diventata una vera e propria caccia all’uomo. “Ogni esponente di Hamas è un uomo morto”, ha detto minaccioso il premier israeliano.
Il bilancio delle vittime a Gaza e in Israele, intanto, continua ad aggravarsi. Nello Stato ebraico i morti sarebbero oltre 1.300, secondo l’aggiornamento pubblicato dal Times of Israel citando fonti sanitarie israeliane. Almeno 3.300 i feriti, di cui quasi 400 in gravi condizioni. Nella Striscia, invece, più di 1.200 persone avrebbero perso la vita, in base ai dati in possesso del ministero della Sanità locale. Sarebbero invece 130 gli ostaggi in mano agli estremisti palestinesi, come ha confermato un portavoce del movimento islamico. Le sirene d’allarme antimissile si sono attivate questa mattina anche nel centro dello Stato ebraico; esplosioni, da impatto e da intercettazione, sono state udite nelle aree di Even Yehuda, Tayibe, Ariel e Kfar Yona. Da parte sua, l’esercito israeliano ha colpito nella notte le forze d’élite Nokhba di Hamas, i cui combattenti avevano guidato l’attacco contro Israele il 7 ottobre. Nel mirino dei militari sono finiti i centri di comando operativo “utilizzati dagli agenti che si sono infiltrati nelle comunità” ebraiche, ha confermato l’aeronautica israeliana su X. Un attacco aereo israeliano ha inoltre ucciso 15 palestinesi in un campo profughi di Gaza, secondo i media di Hamas citati dall’agenzia Reuters, mentre il principale ospedale di Gaza ha fatto sapere di avere solo quattro giorni di carburante per i suoi generatori.
Il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, ha informato i 31 suoi omologhi riuniti a Bruxelles per una ministeriale della Nato sulle atrocità commesse dai terroristi di Hamas contro bambini, donne, uomini e anziani. Il ministro ha anche mostrato loro un video non censurato. “Hamas è l’Isis di Gaza, un’organizzazione feroce, finanziata e sostenuta dall’Iran. Hamas è l’Isis”, ha detto, collegato in videoconferenza. “L’Isis di Gaza non esisterà, ai nostri confini. L’IDF distruggerà Hamas. E daremo la caccia a ogni uomo, macchiato del sangue dei nostri figli”, ha minacciato, dopo che l’esercito aveva confermato la notizia secondo cui i soldati avrebbero trovato una bandiera del gruppo jihadista dello Stato Islamico sul giubbotto di un miliziano di Hamas ucciso durante un assalto al Kibbutz Sufa, vicino al confine di Gaza. Gli alleati della Nato, da parte loro, hanno condannato gli attacchi di Hamas. “Israele non è solo”, ha precisato il segretario generale Jens Stoltenberg. Confermando la loro solidarietà allo Stato ebraico, i ministri hanno chiesto all’esercito di usare una forza “proporzionata” per contrastare questi “ingiustificabili atti di terrorismo”, ed hanno auspicato il rilascio immediato degli ostaggi e la protezione della popolazione civile.
A questo proposito, Israele ed Egitto avrebbero raggiunto un accordo, in linea di principio, sulla creazione di un corridoio umanitario sicuro per l’uscita dalla Striscia di Gaza di cittadini stranieri, mentre il Cairo avrebbe opposto il proprio diniego a un’analoga via d’uscita per i profughi palestinesi. Secondo le autorità egiziane, infatti, la fuga dalla Striscia non servirebbe la causa palestinese e non risolverebbe il conflitto in corso. D’altra parte, Izzat al-Risheq, un alto funzionario di Hamas, parlando alla Cnn dal Qatar, ha detto che è ancora troppo presto per discutere di uno scambio di ostaggi con Israele. “Discuteremo di questo problema solo quando finirà l’aggressione israeliana contro il nostro popolo”. La comunità internazionale resta comunque mobilitata al massimo livello per una de-escalation. Il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato in Israele dove sono previsti incontri con le autorità israeliane tra cui il premier Benjamin Netanyahu. Domani, secondo fonti palestinesi, Blinken vedrà il presidente palestinese Abu Mazen. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, da parte sua, ha precisato di essere impegnato con “tutta la forza” necessaria per il rilascio di tutti gli ostaggi, in stretto coordinamento con Israele. Nel frattempo ha annunciato la sospensione degli aiuti allo sviluppo ai Territori palestinesi in attesa del completamento di una revisione sulla loro destinazione, al fine di assicurare che servano al meglio la pace regionale e la sicurezza di Israele.
E anche la Cina starebbe lavorando per una cessazione delle ostilità. L’inviato cinese per gli Affari del Medio Oriente ha confermato che il suo governo è disposto a collaborare con l’Egitto per promuovere un “cessate il fuoco immediato e la fine delle violenze”. Zhai Jun ha ribadito in particolare la posizione di Pechino a favore di una soluzione a due Stati come “soluzione fondamentale” per raggiungere la pace tra Israele e Palestina. “La comunità internazionale dovrebbe compiere sforzi concreti con il massimo senso di urgenza per promuoverla”, ha affermato. Il presidente egiziano Al Sisi ha sentito oggi il premier britannico Rishi Sunak, mentre il presidente iraniano Ebrahim Raisi e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, a loro volta, hanno discusso del conflitto nella prima telefonata tra i due leader dopo l’accordo mediato proprio dalla Cina tra Teheran e Riad. Raisi e il principe ereditario saudita hanno parlato della “necessità di porre fine ai crimini di guerra contro la Palestina”. Salman ha insistito sul fatto il Regno sta facendo tutti gli sforzi possibili per comunicare con tutte le parti internazionali e regionali allo scopo di fermare l’escalation in corso. (di Corrado Accaputo)
Beethoven e Chopin inaugurano la stagione 2023-2024 della IucRoma, 12 ott. (askanews) – In piena continuità d’ispirazione e di qualità con la precedente, la stagione 2023-24 della Iuc – Istituzione Universitaria dei Concerti propone dal 13 ottobre 2023 al 18 maggio 2024 un ricco e originale programma di 36 concerti, tradizionalmente il martedì sera e il sabato pomeriggio all’Aula Magna della Sapienza Università di Roma, affidati a grandi interpreti della scena internazionale, con un repertorio che abbraccia sette secoli di storia della musica.
L’inaugurazione di stagione venerdì 13 ottobre alle ore 20.30 con replica sabato 14 ottobre alle ore 17.30 riporta in Aula Magna l’Orchestra da Camera Canova e il suo fondatore/direttore Enrico Saverio Pagano, artisti alla terza stagione in residenza alla Iuc, a conferma dell’attenzione e della valorizzazione del talento dei giovani da sempre perseguita dall’istituzione universitaria. In programma la Quinta Sinfonia di Beethoven e il Secondo Concerto per pianoforte e orchestra di Chopin con Leonora Armellini come solista. Apertura di stagione dunque nuovamente affidata ad una nuova generazione di interpreti italiani con grande energia comunicativa e freschezza di idee come Il giovanissimo Enrico Pagano, reduce dal successo dell’Orfeo ed Euridice di Gluck al Teatro Verdi di Trieste e de Gli Uccellatori di Gassman al Festival della Valle D’Itria, che commenta: “Al terzo anno di inaugurazione della stagione della Iuc torniamo a confrontarci con due capisaldi del repertorio concertistico e sinfonico. Con Leonora Armellini, punto di riferimento per l’interpretazione di Chopin in Italia, proseguiamo quanto iniziato con la chiusura della scorsa stagione dove – con il concerto di Schumann – per la prima volta abbiamo affrontato il repertorio romantico”.
Per quanto riguarda la Sinfonia n.5 di Beethoven, dice Pagano, è “probabilmente la Sinfonia per antonomasia, con la quale qualsiasi direttore deve confrontarsi nel corso della sua vita musicale, non fosse altro che per il temuto incipit del primo movimento. È un programma ambizioso, che ci spinge a uscire dalla formazione cameristica e ci porta verso quella sinfonica, sempre con lo spirito che motiva la nostra residenza artistica romana: una residenza di crescita artistica e musicale, attraverso il confronto con i capolavori del repertorio e il lavoro con i più importanti solisti del panorama internazionale”.
Giappone, governo chiederà scioglimento Chiesa dell’UnificazioneRoma, 12 ott. (askanews) – Il governo giapponese ha deciso oggi di chiedere un’ordinanza al tribunale per privare la Chiesa dell’Unificazione del suo status di ente religioso, dopo un’indagine nata sull’onda delle conseguenze per l’assassinio dell’ex primo ministro Shinzo Abe a luglio dello scorso anno da parte di un uomo che accusava l’uomo politico di contiguità alla chiesa. L’ha detto oggi il ministro della Cultura Masahito Moriyama.
Un’istanza al tribunale potrebbe già essere presentata domani, dopo aver raccolto i pareri degli esperti in una riunione dell’Agenzia per gli affari culturali. Se la corte emettesse l’ordinanza di scioglimento richiesta dal governo, la Chiesa dell’Unificazione – fondata in Corea del Sud dal convinto anticomunista Moon Sun-myung nel 1954 – perderebbe i suoi benefici fiscali come ente religioso. Questo, pur non impedendo il proselitismo, renderebbe molto più difficile l’operatività della chiesa. L’agenzia, prima di emettere il suo parere, ha raccolto le testimonianze di più di 170 persone che hanno evidenziato come la chiesa sollecitasse massicce donazioni da parte dei seguaci, ha detto Moriyama. L’uomo che ha ucciso Abe, Tetsuya Yamagami, accusava la Chiesa dell’Unificazione di aver rovinato la sua famiglia spillando alla madre – una seguece del gruppo – denaro.
Yamagami ha sostenuto di aver preso di mira Abe, dopo aver verificato l’impossibilità di colpire i vertici della chiesa, per la contiguità della famiglia del politico con Moon e il suo movimento. Nobusuke Kishi, nonno di Shinzo Abe che fu a sua volta primo ministr, favorì in maniera concreta il radicamento in Giappone della chiesa. Dopo l’uccisione di Abe, sono emersi legami stretti tra diversi parlamentari del Partito liberaldemocratico, guidato dal primo ministro Fumio Kishida, e la Chiesa dell’Unificazione. Il premier ha così deciso di riconquistare consenso, calato in seguito a queste rivvelazioni, tenendo una posizione ferma contro la Chiesa che fu del reverendo Moon, nota per pratiche come i matrimoni di massa e per gli stretti rapporti con politici conservatori.
È probabile che la Corte distrettuale di Tokyo emetta una sentenza basata sulle prove presentate dal governo riguardo all’organizzazione, che è formalmente nota come “Federazione delle famiglie per la pace e l’unificazione mondiale”. Le autorità – in base a una legge approvata dopo gli attentati al gas nervino sarin alla metropolitana di Tokyo del 1995 da parte del movimento religioso Aum Shinri-kyo – possono chiedere ai tribunali di ordinare lo scioglimento nei casi in cui un ente religioso “commette un atto che è chiaramente ritenuto dannoso in modo sostanziale per il benessere pubblico”. Quando ciò accade, perde i benefici fiscali come ente religioso.
Dallo scorso novembre, l’Agenzia per gli affari culturali ha esercitato sette volte il suo diritto di interrogare l’organizzazione e ottenere documenti, raccogliendo anche dichiarazioni di vittime che sono state costrette a fare ingenti donazioni. La Chiesa dell’Unificazione ha affermato che il coinvolgimento in attività che violano il Codice civile giapponese non dovrebbe essere considerato motivo per ordinare il suo scioglimento e che l’interrogatorio di membri del gruppo da parte del governo è illegale. Finora solo due organizzazioni religiose hanno ricevuto un ordine di scioglimento da parte di un tribunale giapponese per violazioni legali. Uno è il culto Aum Shinrikyo.
Domeni a villaggio Coldiretti di Roma giornata dell’extravergineRoma, 12 ott. (askanews) – Al via domani 13 ottobre la Giornata nazionale dell’extravergine italiano al Villaggio contadino della Coldiretti a Roma, che resterà aperto fino al 15 ottobre: a inaugurarla, la prima spremitura 2023 delle olive appena raccolte dagli alberi del Colosseo, a testimonianza di una tradizione millenaria. L’appuntamento dalle 9 al Circo Massimo.
Alla vigilia del varo della manovra saranno presenti i vicepresidenti del Consiglio Matteo Salvini e Antonio Tajani oltre al ministro della Salute Orazio Schillaci, dello sport Andrea Abodi e al presidente della CEI Matteo Maria Zuppi, insieme al segretario generale della Coldiretti Vincenzo Gesmundo e al presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Inoltre, sarà diffuso il report “Prezzi, l’autunno caldo dell’extravergine” sulle prime previsioni sulla produzione 2023 e verrà aperta la prima mostra “Uliveti d’Italia” con le diverse varietà di olive diffuse lungo tutta la Penisola, dalla Lombardia alla Sicilia.
In Spagna produzione olio in ripresa ma manca ancora 1/3 volumiRoma, 12 ott. (askanews) – In ripresa la produzione di olio in Spagna, che nella campagna 2023/24 ammonterà a circa 765.300 tonnellate, ovvero il 15% in più rispetto al 2022 (quando ammontò ad appena 664.000 tonnellate), ma mancano ancora un terzo dei volumi, visto che la produzione resta del 34% inferiore alla media degli ultimi quattro anni.
La prima stima del raccolto di olio di oliva arriva dal ministero dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione spagnolo. In questa campagna, rispetto alla precedente, la produzione aumenta nelle principali comunità autonome produttrici: Andalusia (+7%), Estremadura (+101%) e Castilla-La Mancha (+ 29%). Tuttavia, in Andalusia, la principale regione produttrice, con il 70% del produzione spagnola, il raccolto è stimato inferiore del 40% alla media, soprattutto a causa della bassa produzione prevista nelle province di Jaén, Córdoba e Granada.
Israele mostra alla Nato video delle atrocità di Hamas: “Isis di Gaza”Roma, 12 ott. (askanews) – Il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, ha informato oggi i 31 suoi omologhi riuniti a Bruxelles per la ministeriale della Nato sulle atrocità commesse dai terroristi di Hamas contro bambini, donne, uomini e anziani. Lo ha riferito il suo ufficio, citato dal Times of Israel, precisando che il ministro ha anche mostra loro un video non censurato.
“Siamo stati colpiti duramente. Ma non (bisogna) commettere errori: il 2023 non è il 1943. Siamo gli stessi ebrei, ma abbiamo capacità diverse. Lo Stato di Israele è forte. Siamo uniti e potenti”, ha affermato Gallant. “Hamas è l’Isis di Gaza, un’organizzazione feroce, finanziata e sostenuta dall’Iran. Hamas è l’Isis”, ha quindi insistito il ministro, collegato in videoconferenza con i ministri dell’Alleanza atlantica. “L’Isis di Gaza non esisterà, ai nostri confini. L’IDF distruggerà Hamas. E daremo la caccia a ogni uomo, macchiato del sangue dei nostri figli”. Gallant ha quindi espresso apprezzamento per la dimostrazione globale di solidarietà a Israele, in particolare per il sostegno da parte degli Stati Uniti.
L’esercito israeliano (Idf) ha confermato la notizia secondo cui i soldati avrebbero trovato una bandiera del gruppo jihadista dello Stato Islamico sul giubbotto di un miliziano di Hamas ucciso durante un assalto al Kibbutz Sufa, vicino al confine di Gaza. L’Idf ha pubblicato un’immagine che mostra le truppe che tengono la bandiera. Ieri, un canale Telegram chiamato South First Responders, che ha distribuito filmati scioccanti delle scene nei kibbutz e in altre aree devastate dall’attacco di sabato in Israele, ha pubblicato immagini che mostrano la bandiera dell’Isis.
Responsabili israeliani, tra cui lo stesso primo ministro Benjamin Netanyahu, hanno ripetutamente collegato Hamas all’Isis all’indomani dell’attacco, anche se il paragone è visto principalmente come un tentativo di spiegare i livelli di atrocità e depravazione dei miliziani integralisti.
Assobirra: no aumento accise, peserebbe su filiera e consumatoriRoma, 12 ott. (askanews) – Un aumento anche solo di pochi centesimi di euro dell’accisa sulla birra “finirebbe per far male a tutti. Anche al consumatore”. E’ l’allarme lanciato da Assobirra, che oggi ha presentato una analisi di Osservatorio Birra, con il settimo Rapporto “La creazione di valore condiviso del settore della birra in Italia”, realizzato da Althesys sulla situazione del comparto anche alla luce del possibile aumento delle accise il primo gennaio 2024.
Secondo Assobirra un aumento delle accise “colpirebbe i produttori, già alle prese con costi sempre più insostenibili, ridurrebbe i margini degli esercenti, e ricadrebbe anche sul consumatore, perché verrebbe anche gravata dall’IVA. Infatti, in una birra alla spina circa 80 centesimi sono imputabili all’accisa mentre su una bottiglia da 0,66 in offerta, il formato più venduto in Italia al supermercato, questa tassa incide per circa il 40% sul prezzo di vendita”. Inoltre, prosegue Assobirra anche lo Stato guadagnerebbe di meno perché ” birra è l’unica bevanda da pasto gravata da accise, e in passato lo Stato, quando ha abbassato l’accisa sulla birra, ha incassato di più: +27% di entrate erariali nel 2017-2019 rispetto al triennio precedente, che aveva visto gli aumenti di questa tassa. Inoltre, con una minor pressione fiscale i produttori sono stati in grado di fare investimenti, lanciare nuovi prodotti, generando crescita e quindi gettito.
Secondo Osservatorio Birra, una riduzione delle accise potrebbe invece alleggerire la pressione inflattiva per i consumatori e aumentare la competitività della filiera brassicola nazionale. Dopo un 2022 in ripresa, il primo semestre 2023 vede una inversione di tendenza e registra, per la prima volta dopo 2 anni, un calo del valore condiviso di circa il -3%, pari a circa 120 milioni di euro. Se la crisi del comparto si approfondisse, ricorda Assobirra, ne risentirebbe una filiera che dà lavoro a 103mila famiglie e paga allo stato più di 4 miliardi di euro di contribuzione fiscale. La fotografia di Osservatorio Birra e Althesys viene scattata attraverso il valore condiviso, calcolato analizzando tutte le fasi della filiera della birra, gli effetti diretti delle attività dell’industria birraria nazionale, quelli indiretti e indotti.
Israele: niente acqua e luce a Gaza finché gli ostaggi di Hamas non saranno rilasciatiRoma, 12 ott. (askanews) – Il ministro dell’Energia israeliano Israel Katz ha dichiarato che a Gaza non verranno fornite né elettricità né acqua finché le persone rapite durante l’assalto di Hamas non saranno riportate a casa.
“Aiuti umanitari a Gaza? Nessun interruttore elettrico sarà acceso, nessuna pompa dell’acqua sarà aperta e nessun camion di carburante entrerà finché i rapiti israeliani non torneranno a casa”, ha scritto su X aggiungendo che nessuno “può fare la predica sulla moralità” a Israele.