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Tag: Sanremo 2023

Cyber security, 7 stratagemmi di social engineering

Cyber security, 7 stratagemmi di social engineeringRoma, 8 ott. (askanews) – La protezione delle informazioni sensibili è sempre più difficile. Poiché le aziende si affidano a sistemi interconnessi e alla comunicazione online, l’arte del raggiro ha assunto oggi una nuova forma, il social engineering. Questo tipo di attacco informatico non si basa su algoritmi complessi o codici impenetrabili, ma sfrutta invece tattiche psicologiche e la fiducia delle persone. Secondo il Data Breach Investigations Report 2023 di Verizon, il 74% delle violazioni avvenute nel 2022 ha coinvolto l’elemento umano, un dato che conferma quanto sia necessario prendere sul serio questo tipo di crimine.

Il social engineering è la capacità di indurre le persone a rivelare informazioni riservate o a compiere azioni che possono mettere a rischio la sicurezza. Prende di mira l’individuo con tattiche che fanno leva su emozioni di paura o urgenza. Gli attacchi assumono varie forme e la minaccia digitale è particolarmente insidiosa perché capace di colpire contemporaneamente un gran numero di persone. Denis Cassinerio, Senior Director e General Manager di Acronis, leader globale della Cyber Protection, esamina qui sette degli stratagemmi più comuni utilizzati dai cybercriminali per manomettere dati e sistemi.

1. Phishing: una tecnica subdola che prevede l’invio di e-mail apparentemente legittime alle vittime scelte, ingannandole in modo che rivelino informazioni personali, attivino link dannosi o scarichino allegati infetti. Un hacker potrebbe, ad esempio, fingersi l’impiegato di una banca rinomata per spingere i destinatari ad aggiornare le informazioni relative al proprio account, facendo clic su un link che li reindirizza a un sito fasullo. 2. Vishing: questo nome deriva dalla contrazione di “voice phishing”, perché il metodo utilizza il contatto telefonico per carpire dati sensibili. Spacciandosi per un’autorità in cui si ripone fiducia, ad esempio un istituto bancario o un ente della pubblica amministrazione, i truffatori convincono le vittime a rivelare codici fiscali o informazioni finanziarie.

3. Smishing: simile al vishing, questo approccio inganna i destinatari con i messaggi di testo. I truffatori inviano messaggi SMS che contengono link dannosi o convincono le vittime a chiamare un numero falso, nel tentativo di indurle a condividere informazioni finanziarie, dati bancari o altre informazioni personali, oppure a installare malware che hanno la stessa finalità. 4. Whaling: la posta in gioco di questi attacchi è in genere molto alta: il whaling (caccia al pesce grosso) punta infatti a dirigenti o decisori di spicco all’interno delle organizzazioni. Queste personalità hanno condizioni, autorevolezza e credenziali di sistema più elevate; se l’inganno riesce, consente di estorcere informazioni aziendali o finanziarie strategiche.

5. Pretexting: una tecnica nella quale i criminali elaborano pretesti, cioè narrazioni o storie complesse, per conquistare la fiducia delle vittime e portarle a rivelare informazioni riservate. Uno degli esempi più diffusi è il truffatore che si finge tecnico informatico e chiede le credenziali di accesso, con il pretesto di eseguire semplici attività di manutenzione o di collaudo. 6. Compromissione delle e-mail aziendali: spesso sferrato verso i reparti commerciali delle aziende, questo tipo di attacco vede i criminali firmare messaggi e-mail fingendosi dirigenti di alto livello, chiedendo trasferimenti urgenti di denaro o informazioni finanziarie riservate, approfittando del rispetto percepito dal destinatario verso l’autorità del mittente. 7. Piggybacking: una forma fisica di social engineering in cui un hacker accede insieme alle persone autorizzate ad aree con accesso limitato. Approfittando della fiducia della persona, il criminale riesce a entrare senza autorizzazioni in spazi altrimenti interdetti. Molto vulnerabili a questo tipo di attacco sono i call center e le stanze dei server. Mitigare le minacce Per contenere le possibilità di riuscita degli attacchi di social engineering serve un approccio articolato che coniughi tecnologia e consapevolezza. Istruire i clienti sui vari tipi di attacchi di social engineering e fornire esempi tratti da situazioni reali è il metodo giusto per fornire strumenti di riconoscimento e capacità di risposta efficaci. L’offerta di sessioni di formazione con scadenze regolari permette di rafforzare il valore dello scetticismo e della cautela da adottare nelle comunicazioni digitali. Fornire filtri e-mail e software anti-phishing che individuano e prevengono gli attacchi di social engineering può aiutare a identificare i contenuti dannosi e le potenziali minacce prima che raggiungano le caselle di posta dei clienti. Favorire un atteggiamento proattivo Il partner tecnologico di fiducia ha il ruolo essenziale di mettere in guardia e proteggere i clienti da ogni tipo di attacco informatico. L’aggiornamento continuo sulle tattiche in continua evoluzione di cui si avvalgono i criminali consente di fornire agli utenti finali informazioni e linee guida preziose. Se il personale e i dirigenti sono costantemente informati sulle truffe e i raggiri più recenti, i clienti riescono a riconoscere e a reagire meglio ai potenziali pericoli. Un’altra misura proattiva è l’obbligo alla sensibilizzazione alla Cyber Security, con iniziative che contribuiscono alla crescita di un cultura attenta alla sicurezza. La formazione continua è il metodo più efficace per mantenere vigili e pronti gli utenti, perché offre loro le conoscenze e le competenze necessarie per identificare e contrastare rapidamente i tentativi di social engineering. Un’altra strategia lungimirante è la comunicazione tempestiva, che nella pratica prevede la diffusione continua di aggiornamenti sulle novità nel panorama delle minacce di social engineering. Questo approccio è bivalente: da una parte aiuta i clienti a rimanere informati e preparati, dall’altra rafforza la fiducia nelle capacità degli MSP di proteggere i loro interessi. Mantenendo sempre aperto il canale di comunicazione e condividendo attivamente le nuove informazioni, si creano relazioni solide con i clienti, migliorando inoltre il loro profilo complessivo di sicurezza informativa. In quest’ottica, Acronis si impegna a fornire soluzioni di sicurezza per la protezione come Cyber Protect Cloud che offre agli MSP un’unica piattaforma integrata e di facile utilizzo con cui erogare servizi di backup, disaster recovery, sicurezza, automazione e gestione ai clienti. La soluzione integra oltre 150 soluzioni pronte all’uso, tra le più utilizzate e diffuse.

Prorogata fino al 7 gennaio 2024 la mostra NERO Perugino Burri

Prorogata fino al 7 gennaio 2024 la mostra NERO Perugino BurriRoma, 8 ott. (askanews) – Forte di un grande successo di pubblico e critica, la mostra NERO Perugino Burri organizzata da Fondazione Perugia in collaborazione con Fondazione Burri in corso a Palazzo Baldeschi a Perugia, è stata prorogata fino al 7 gennaio 2024.

Continuano dunque le celebrazioni per il Cinquecentenario dalla morte di Pietro Vannucci, detto il Perugino, con un’importante novità in mostra: l’arrivo dalle Gallerie degli Uffizi della Santa Maria Maddalena,considerata fra i capolavori assoluti del Meglio Maestro d’Italia. A metà ottobre l’opera arriverà nel capoluogo umbro direttamente da Shangai, dove è stata esposta insieme ad altri dipinti del museo fiorentino. Si tratta di una delle meraviglie della pittura da cavalletto di Perugino, che qui risulta più vicino alle atmosfere leonardesche. Confermata poi la presenza in mostra della Madonna con Bambino tra San Giovanni e Santa Caterina, un prestito d’eccezione dal Museo del Louvre di Parigi e per la prima volta esposta in Italia.

La mostra NERO Perugino Burri, nata da un’idea della Fondazione Perugia e realizzata in collaborazione con Fondazione Burri, è curata dalla storica dell’arte Vittoria Garibaldi e dal Presidente di Fondazione Burri Bruno Corà, che hanno accolto con entusiasmo la sfida di far interagire le opere di Perugino con quelle di Alberto Burri, due artisti così lontani nel tempo, ma solo apparentemente distanti, e accomunati dal profondo legame verso la loro terra natia, l’Umbria. La mostra, infatti, composta da circa venti opere, mette in dialogo due tra i più grandi artisti umbri attraverso il comune denominatore del nero: un colore problematico, spesso evitato dagli artisti, ma usato sapientemente da entrambi, che rappresenta una grande innovazione per l’epoca del Perugino ed uno dei tratti più ricorrenti nell’opera di Burri.

“Siamo estremamente felici di essere riusciti a garantire il prolungamento della mostra, un traguardo auspicabile anche per aprirci al mondo della scuola” commentano Cristina Colaiacovo, presidente di Fondazione Perugia, e Bruno Corà, presidente di Fondazione Burri: “La positiva accoglienza del nostro progetto, ambizioso e unico nel suo genere, dà ragione dell’intuizione di far dialogare in maniera inedita due protagonisti dell’arte mondiale, valorizzando entrambi e consentendo ai visitatori di immergersi in un’atmosfera intima ed emozionale, capace di annullare il tempo e far trionfare la bellezza e i colori, a partire dal nero. Sempre nel segno dell’idea, posta alla base del percorso, per cui tutta l’arte ci è contemporanea, perché siamo noi a fruirne”. L’idea della mostra è nata dall’opera del Perugino la Madonna col Bambino e due cherubini, una pregiata tavola dal sapore intimo e familiare conservata proprio nella collezione permanente di Fondazione Perugia. Il capolavoro ritrae la Vergine con il bambino che si stagliano su uno sfondo completamente nero, permettendo agli incarnati e ai colori delle vesti di risaltare in un modo assolutamente innovativo per l’epoca. Sono questi gli anni più belli del percorso del maestro, quando, attivo a Firenze, conosce e assorbe la pittura fiamminga e la luce di Leonardo, ma è anche coinvolto dall’atmosfera di Venezia dove si reca più volte nel corso degli anni Novanta.

Da qui la volontà di indagare l’uso dello sfondo nero in alcune opere del Perugino, tutte di piccolo formato e datate a cavallo tra il XV e il XVI secolo, dove non c’è nessun paesaggio ideale o preso in prestito da una suggestione visiva, nessuna architettura prospettica, solo il profondo nero su cui si stagliano i protagonisti della scena, come mai si era visto prima. Questa ricerca ha permesso di ottenere importanti prestiti, come lo splendido Ritratto di Francesco delle Opere, probabilmente dipinto a Venezia, e il Ritratto di giovinetto, provenienti dalla Galleria degli Uffizi, e ancora la Madonna con Bambino tra San Giovanni e Santa Caterina del Museo del Louvre. E da ultimo è arrivata in mostra anche la Santa Maria Maddalena della Galleria Palatina, uno dei capolavori della pittura da cavalletto di Perugino in cui risulta più vicino alle atmosfere leonardesche. In dialogo con le tavole di Perugino ci sono una decina di opere di Alberto Burri, in cui si può ritrovare il medesimo interesse per il nero inteso sempre non come mancanza di colore, ma come buio che permette alla luce di emergere. Burri è stato un grande ammiratore e conoscitore dell’arte italiana del Rinascimento, come racconta la curatrice Vittoria Garibaldi: “Ho avuto l’onore di conoscere, ma soprattutto di frequentare Alberto Burri negli anni Ottanta. Era solito ripercorrere le vie del Rinascimento dell’Italia centrale insieme ai suoi più cari amici come Nemo Sarteanesi. È questo un dialogo dalle radici lontane e che trova conferma nelle linee, nelle forme e nelle sensibilità cromatiche che uniscono i due grandi artisti”. In particolare l’Umbria, terra amata, animata da Piero della Francesca, da Raffaello e ovviamente da Perugino, ha lasciato radici indissolubili in Burri che si rivelano e trovano conferma nelle forme, nei colori e nelle composizioni delle sue opere, da Catrame del 1949 e Nero Cellotex del 1968. Qui la materia emerge prepotente dalla tela e l’attenzione è posta tutta sull’equilibrio tra forma e colore, con una predilezione per il nero e lo scuro, tratto diventato emblematico dell’artista tanto da essere soprannominato “il maestro dei neri”. Le opere di Burri così possono essere considerate una ideale dialettica proposizione con le tavole del Perugino: se nel Quattrocento il fondo nero serviva a far risaltare il soggetto principale dell’opera, in Burri il nero è protagonista e diventa materia viva che si espande ed emerge. Per l’occasione è stato effettuato un totale restyling del piano nobile di Palazzo Baldeschi, creando un’atmosfera immersiva e un suggestivo gioco di luci, in un percorso emotivamente coinvolgente. A corredo della mostra è presente il catalogo curato da Vittoria Garibaldi e Bruno Corà, edito da Fabrizio Fabbri Editore. Il progetto grafico dell’allestimento della mostra è a cura di Giuseppe Trivellini.

Teatro, “Il padre della sposa” alla Sala Umberto di Roma

Teatro, “Il padre della sposa” alla Sala Umberto di RomaRoma, 8 ott. (askanews) – Dopo il grande successo della passata stagione arriva alla Sala Umberto di Roma “Il padre della sposa” con Gianfranco Jannuzzo e Barbara De Rossi, diretti da Gianluca Guidi in uno spettacolo dalla raffinata comicità.

Giovanni, dentista sposato con Michelle e padre di famiglia, ha una bella figlia, Alice, che sta per convolare a nozze; figlia a cui vuole molto bene e di cui è molto geloso. La ragazza sta per sposare Ludo, rampollo di una ricca famiglia, ma l’imminente matrimonio avrà un effetto straziante sul povero padre, che in cuor suo non accetta l’idea che oramai la figlia sia una donna. Il solo pensiero di lasciare la sua adorata fanciulla nelle mani di uno sconosciuto lo fa andar di matto. A peggiorare le cose ci si metterà anche l’esorbitante costo del matrimonio. Così la famiglia e i parenti del povero dentista vivranno momenti di alta tensione, essendo testimoni dei suoi bizzarri comportamenti che si amplificheranno dopo l’incontro con Boris, il noto eccentrico “wedding planner”, incaricato di organizzare una cerimonia sofisticata. Una commedia piena di umorismo, con situazioni tenere e divertenti.

Il primo film sull’Amazzonia alle Giornate del Muto di Pordenone

Il primo film sull’Amazzonia alle Giornate del Muto di PordenoneMilano, 8 ott. (askanews) – Sarà presentato in prima mondiale martedì 10 ottobre (ore 14.30) alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone “Amazonas, maior rio do mundo”, il primo lungometraggio girato in Amazzonia nel 1918.

“La storia di questo film è di per sé un’avventura. A lungo considerato perduto, è stato ritrovato nei primi mesi di quest’anno al Národní filmový archive, la Cineteca di Praga. “Dopo una visita in quell’archivio – racconta il direttore delle Giornate del Cinema Muto Jay Weissberg – i curatori mi hanno inviato il link per visionare un film che era stato catalogato come Wonders of the Amazon

A Parma un viaggio nella musica di Miecio Horszowski

A Parma un viaggio nella musica di Miecio HorszowskiRoma, 8 ott. (askanews) – Attraverso documenti originali e inediti tra cui diari, lettere, fotografie, prestigiosi autografi di importanti protagonisti della storia, non solo musicale del ‘900, la mostra racconta la straordinaria, ed eccezionalmente lunga, carriera, di Miecio Horszowski musicista enfant prodige che suonò nei più grandi teatri europei tra tournée in Italia, Sud America e Stati Uniti.

Il Comune di Parma rende omaggio al pianista polacco Miecio Horszowski con una mostra alla Casa della Musica che si snoda anche nelle altre sedi dei Musei della Musica, in un percorso ricco e completo, per far scoprire questa figura unica e originale che ha attraversato tutto il Novecento. Miecio Horszowski è una figura già legata alla città, poiché proprio all’Archivio Storico del Teatro Regio, che ha sede a Casa della Musica, è stato donato nel 2015 il suo archivio, in virtù del legame e dell’amicizia con Arturo Toscanini, il celebre direttore d’orchestra parmigiano.

L’esposizione sarà altamente inclusiva, grazie alla sperimentazione di linguaggi e forme espressive innovativi, infatti sono state create appositamente una guida a fumetti e un’applicazione che permetteranno un’ampia fruibilità del percorso espositivo e dei contenuti. La mostra “Viaggio nella musica di Miecio Horszowski” realizzata dalla Casa della Musica del Comune di Parma, ha aperto i battenti il 30 settembre e resterà aperta fino al 30 giugno 2024 a cura di Cristina Gnudi e Federica Biancheri con il coordinamento di Manuela Calderini. Mieczyslaw Horszowski, conosciuto con l’abbreviazione di Miecio, nasce a Leopoli nel 1892, allora città polacca e ora in territorio ucraino e muore a Philadelphia nel 1993 a oltre cent’anni; ben presto si rivela un talentuoso pianista la cui carriera lo ha portato a suonare a Milano, Londra, New York, Tokyo e su tutti i principali palcoscenici del mondo, sia come solista che in formazione da camera; testimone di grandi eventi storici a fianco di celebrità del suo tempo. La sua lunga vita ha attraversato tutto il Novecento in un viaggio che merita di essere conosciuto.

La mostra di Parma vuole raccontare la sua storia e la sua figura non solo al pubblico di addetti ai lavori, ma anche avvicinare i non specialisti, sperimentando diversi canali di comunicazione a più livelli per intercettare pubblici eterogenei, soprattutto attraverso un linguaggio inclusivo. Nascono così due prodotti: una guida a fumetti per rendere più accessibili i contenuti in modo accattivante anche ai bambini e adolescenti, e un’applicazione che permetterà di accedere al percorso attraverso testi ad alta leggibilità, grafica e gaming. L’esposizione si snoda nelle sedi che compongono i Musei della Musica di Parma: Museo dell’Opera, Casa del Suono e Museo Casa natale Arturo Toscanini, un vero e proprio viaggio che porterà il pubblico alla scoperta di Horszowski della Casa della Musica. Al termine della Mostra i documenti esposti nei Musei della Musica verranno valorizzati rimanendo nel percorso espositivo di ciascun Museo. Il primo piano di Palazzo Cusani è il nucleo da cui prende avvio la mostra: qui il visitatore incontra un progetto grafico accattivante costituito da testi e immagini, tratti dai documenti inediti e conservati negli archivi della Casa della Musica, affiancati da video e documenti originali come diari, lettere, fotografie e prestigiosi autografi di importanti protagonisti della storia non solo musicale del ‘900. Sono nove le sezioni tematiche in cui si svolge la narrazione che spaziano tra argomenti diversificati; iniziando con i motivi che hanno spinto alla realizzazione della mostra, e quindi la donazione dell’archivio, si inquadra poi brevemente il profilo biografico di Horszowski; l’infanzia da bambino prodigio in giro per l’Europa accompagnato dalla madre Janina Roza e i viaggi in Sud America nei primi anni del ‘900 sono tra le prime sezioni che si incontrano e non mancano poi gli interessi culturali, soprattutto il cinema, la poesia, la letteratura, la filosofia di cui tanto sappiamo grazie ai diari e alle lettere arrivati insieme all’archivio, ma anche la passione per la montagna, un amore testimoniato dalle fotografie e dalle narrazioni di chi l’ha conosciuto. Grande attenzione è posta alle celebri figure di cui Horszowski fu amico, come Pablo Casals, violoncellista e direttore d’orchestra spagnolo noto per la sua opposizione al regime franchista; Arturo Toscanini come già detto, di cui Miecio è stato uno dei 15 pianisti che lo affiancarono in concerto; ci sono anche personaggi politici come il presidente John Fitzgerald Kennedy e la first lady Jacqueline alla cui presenza suonò nel 1961 o la Regina Alexandra d’Inghilterra, bisnonna dell’attuale Re Carlo III, che lo volle a Buckingham Palace nel 1906, lo stesso anno in cui suonò per Papa Pio X. Al piano terra di Palazzo Cusani, nel Museo dell’Opera, sarà approfondito il rapporto tra Horszowski e Parma ripercorrendo la sua carriera al Teatro Regio di Parma dal primo concerto a 14 anni nel 1907, fino all’ultima esibizione diretta da Rudolf Baumgartner nel 1982. La Casa del Suono, nell’ex Chiesa di Santa Elisabetta, ospita un approfondimento sul lavoro del pianista in ambito di incisione discografica e lì sarà possibile ascoltare le registrazioni che Horszowski effettuò presso il Metropolitan Museum of Art di New York sul fortepiano Cristofori del 1720, un ascolto accompagnato da un percorso didattico, attraverso testi e immagini, per scoprire la storia del pianoforte e il suo funzionamento. Infine al Museo Casa natale di Arturo Toscanini sarà inserito un focus su alcuni aspetti inediti del rapporto tra il pianista e il direttore d’orchestra.

La Casa della Musica in questo progetto ha inoltre investito nella digitalizzazione e nella rimozione delle barriere cognitive. La guida a fumetti è realizzata da artisti con disabilità intellettive durante un workshop ideato ad hoc dall’artista Martina Sarritzu; inoltre i testi a corredo della mostra sono tutti tradotti in linguaggio Easy to Read (Etr), pittogrammi in Comunicazione Alternativa e Aumentativa (CAA), e secondo le linee guida per la redazione di didascalie e pannelli elaborate dalla Direzione Generale Musei del MIC. Tutto questo materiale è inserito in una applicazione specifica e appositamente creata (che comprende un tour virtuale e approfondimenti). Alla realizzazione della comunicazione accessibile hanno collaborato realtà specializzate, tra le quali Artètipi APS e Sefora Srl Impresa Sociale Anffass. Questo progetto viene realizzato inoltre con il sostegno di Fondazione Cariparma e il patrocinio di Regione Emilia Romagna, Comune di Genova, Consolato Generale Polacco di Milano, Curtis Institute of Music di Philadelphia, Marlboro Festival. Il percorso espositivo sarà affiancato da un ricco cartellone di eventi collaterali e laboratori didattici per le scuole e le famiglie, articolati nei mesi di apertura della mostra, grazie anche alla collaborazione degli Enti Musicali del territorio coordinati dalla Casa della Musica. ‘La mostra di Miecio Horszowski ci permette anzitutto di valorizzare quello che è un patrimonio archivistico molto prezioso e importante che conserviamo presso Casa della Musica, ci permette anche di fare luce su una delle figure fondamentali del Novecento musicale a livello internazionale’ ha detto il Sindaco Michele Guerra ‘ci permette di farlo valorizzando le competenze curatoriali che sono all’interno di Casa della Musica e sperimentando, per la prima volta a Parma, un intero percorso espositivo che si avvarrà di strumenti performanti nel segno dell’inclusività’. ‘Miecio Horszowski è un’emblematica figura di musicista del ‘900, il suo longevo talento, la sua vasta cultura lo hanno messo in contatto con i protagonisti di un secolo in cui il fermento musicale ha resistito a conflitti mondiali, a condizioni economiche non brillanti e ha seguito l’affermarsi di tecnologie sempre più di massa e sempre più sofisticate’ ha sottolineato il Vice Sindaco e Assessore alla Cultura Lorenzo Lavagetto ‘Miecio ha avuto  i polpastrelli sulla tastiera per quasi cento anni, è stato spesso diretto da Arturo Toscanini e Parma è stata scelta come custode del suo archivio biografico ed artistico. La città della musica, con questa mostra, trova un’occasione per amplificare la sua vocazione di centro di valorizzazione e divulgazione di cultura musicale. Si tratta di un percorso che segue una vita che ha aderito al suo tempo, che mette in campo il suggestivo ascolto di incisioni d’epoca, ma anche laboratori interattivi per tutte le età e un allestimento che ha voluto rimuovere le barriere date da disabilità cognitive. Horszowski è la scoperta di una storia nella grande storia, è la scoperta di quanto la grande musica possa essere davvero per tutti’.   

La voce degli Audio 2 Gianni Donzelli omaggia Lucio Battisti

La voce degli Audio 2 Gianni Donzelli omaggia Lucio BattistiRoma, 8 ott. (askanews) – Gianni Donzelli è la voce storica degli Audio 2, quest’anno festeggia i suoi 30 anni di carriera, con uno spettacolo – il 20 ottobre alle 21.00 – al Teatro Garbatella di Roma. Vanta numerose collaborazioni artistiche come autore dei più grandi nomi della musica italiana come Mina, Celentano, Mogol, Peppino di Capri, Little Tony e Pieraccioni, per il quale ha scritto la colonna sonora del suo film d’esordio “I Laureati”.

In questo nuovissimo tour ha deciso di strutturare uno spettacolo, che vedrà, in scaletta, i suoi più grandi successi “Alle venti”, “Neve”, “Io ho te”, “Specchi riflessi” ma anche pezzi iconici come “Acqua e sale” scritta per Mina e Celentano. Cuore della serata sarà un “generoso” omaggio al grande Lucio Battisti che è stato, sin da quando era adolescente, l’Artista che fortemente lo ispirò, interpretando alcuni dei suoi meravigliosi brani, strutturati con un arrangiamento molto vicino alle versioni originali come “Il mio canto libero”, I giardini di marzo”, “La canzone del sole”, “Il tempo di morire”, solo per citarne alcuni. “La prima tappa del tour è Roma. La scelta non è casuale” – racconta Gianni Donzelli – “infatti Roma è la città che mi ha dato i ‘natali artistici’, la mia prima serata fu proprio in un noto locale romano quindi per questa nuova esperienza riparto da qui. Il teatro ha un sapore nuovo, a questo punto della mia carriera sentivo il bisogno di tornare a contatto con il mio pubblico e affrontare una nuova sfida. Durante questo fantastico percorso che attraverserà un po’ tutta l’Italia, troverò in ogni tappa un mio collega che a sorpresa improvviserà con me sul palco perché la musica è da sempre condivisione. La serata inoltre sarà un grandissimo omaggio al grande Lucio Battisti che da sempre ha fatto parte della mia vita e magari sarà l’occasione per raccontare alcuni aneddoti!”

Una cena solidale preperata dallo chef stellato Lenzi

Una cena solidale preperata dallo chef stellato LenziMilano, 8 ott. (askanews) – Una cena stellata e solidale. Lo chef del ristorante una stella Michelin Il Sereno Al Lago di Torno, Raffaele Lenzi, il 16 ottobre, alle 19,30, sarà protagonista di una Cena Super Solidale, organizzata in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, promossa dall’organizzazione umanitaria internazionale Azione Contro la Fame.

La cena si inserisce nella nona edizione della più grande campagna solidale della ristorazione in Italia – Ristoranti Contro la Fame – e ha l’obiettivo di mettere sotto i riflettori ingredienti comuni, in piatti che hanno l’obiettivo di non produrre alcuno spreco. Lo chef Lenzi ha preso posizione, si è fatto volto e mani operose a servizio di valori che dovrebbero dettare l’agire quotidiano di ogni individuo: “Essere chef non è solo una passione, ma un lavoro che comporta doveri e responsabilità.In un mondo di incoerenze e disuguaglianze, spetta a chi è più privilegiato, come me, mettere in atto delle azioni concrete ispirate al rispetto e alla solidarietà” ha dichiarato lo chef Raffaele Lenzi. “Per questo, ho deciso di aderire, grazie al supporto dell’hotel Il Sereno, alla campagna di Ristoranti Contro la Fame. Per unirmi a un gruppo di persone che, informato e consapevole, sente la necessità di condividere riflessioni, trovare soluzioni e mettere in piedi veri e propri progetti destinati a determinare un cambiamento. Una trasformazione che garantisca più equità”.

Parchi divertimento, Leolandia inaugura HallEOoween

Parchi divertimento, Leolandia inaugura HallEOoweenRoma, 8 ott. (askanews) – Con l’arrivo dell’autunno, Leolandia, il parco a tema specializzato nell’accoglienza dei bambini a due passi da Milano, si trasforma in HalLEOween, un magico mondo pieno di sorprese, dolcetti e scherzetti. Tra le novità principali, l’arrivo dei draghi, nuovi protagonisti dell’offerta di intrattenimento di Leolandia, insieme a zucche parlanti, fantasmini svolazzanti, streghette alle prese con intrugli in giganteschi pentoloni, vampiri, zombie e dispettosi mostriciattoli!

Tappa obbligata al Golfo del Drago Marino, la nuova area giochi di Leolandia animata dal Festival delle Scope Magiche, vero e proprio raduno di scope incantate alle prese con le lezioni di volo in vista della notte del 31 ottobre. Tutto sotto lo sguardo vigile dell’enorme drago, lungo 25 metri e alto 9 metri, pronto a proteggere il suo fortino dall’assalto di bizzarri e simpatici personaggi. Le novità non sono finite: a far compagnia a Bluey, la cagnolina di Blu Heeler più amata dai bambini, a grande richiesta è arrivata la sorellina Bingo! I bambini e le loro famiglie avranno la possibilità di partecipare al loro mini-live show, giocare a Keepy Uppy senza far mai cadere il pallone a terra e divertirsi a imitare le loro beniamine cimentandosi nella prova del Cane Copione! Al termine, i piccoli potranno salire sul palco e mettersi in posa per farsi scattare una foto ricordo davvero speciale insieme alle due sorelline, Bluey e Bingo.

Per tutto il mese di ottobre, le giornate saranno scandite anche da tanti spettacoli nuovi di zecca, che coinvolgeranno i piccoli ospiti in prima persona: la festa inizia dal mattino, tra mistero e allegria, con tutti i protagonisti del parco nel welcome show “Benvenuti a HalLEOween!”. In “Leo e la Bambola Stregata”, i padroni di casa Leo e Mia saranno alle prese con una bambola che, grazie a poteri misteriosi, sarà in grado di muoversi e ballare con loro le divertenti babydance di Leolandia. Alla LeoArena sarà invece allestito l’inedito show “Le Streghe della Luna”, con protagoniste delle simpatiche streghette che dovranno difendere i loro medaglioni magici dalle grinfie dei potenti stregoni del fuoco. Confermato a grande richiesta il musical “I Fiori della Magia”, ospitato nella cornice del Galeone della Riva dei Pirati, mentre a fine giornata, imperdibile l’appuntamento con la Parata di HalLEOween, con avvolgenti coreografie e coloratissimi costumi che illumineranno il parco al tramonto. Tra una giostra e l’altra, gli ospiti potranno rifocillarsi con le proposte dello street food classico di Halloween: zucchero filato, mele caramellate, marshmallow e bretzel. Previsti anche tanti menù che abbracciano la tradizione culinaria locale: nella nuova Taverna del Viaggiatore, posta proprio di fronte al Golfo del Drago Marino, si potrà ad esempio assaggiare la tipica polenta bergamasca, accompagnata, per i più grandicelli, da birra e vin brulè!

Non mancheranno ovviamente all’appuntamento tutti i principali personaggi dei cartoni animati tanto amati dai più piccoli, che potranno incontrare da vicino i PJ Masks – Superpigiamini a PJ Masks City, Masha e Orso nella loro Foresta e Ladybug e Chat Noir direttamente da Miraculous™. Ma non solo: potranno scatenarsi in compagnia di Bing e Flop o visitare il parco a bordo degli scintillanti e rinnovati vagoni del Trenino Thomas. Divertimento assicurato anche con lo spettacolo “Esiste Davvero!”, lo show, unico in Italia, che riunisce sullo stesso palco tutti i beniamini dei bambini.

Vista Lago di Como premiato come Italy’s Leading Boutique Hotel 2023

Vista Lago di Como premiato come Italy’s Leading Boutique Hotel 2023Roma, 8 ott. (askanews) – Vista Lago di Como si conferma un esempio di eccellenza non solo per la qualità dei servizi offerti, ma anche per l’attenzione alle persone che vi lavorano, ottenendo la certificazione Great Place to Work e affermandosi tra le migliori aziende per le quali lavorare in Italia

Primo e unico boutique hotel 5 stelle lusso nel cuore di Como e parte di LarioHotels, Vista Lago di Como è stato premiato dai World Travel Awards come Italy’s Leading Boutique Hotel 2023. Definiti gli “Oscar del turismo” e considerati tra i riconoscimenti più prestigiosi in ambito turistico in tutto il mondo, dal 1993 i World Travel Awards (WTA) premiano le strutture di pregio dell’industria dell’ospitalità internazionale, che si sono distinte nel corso dell’anno per la qualità dei servizi offerti. Il processo di votazione si svolge online durante una campagna di comunicazione della durata di un anno e aperta a tutti: da esperti qualificati del settore dei viaggi e del turismo ai consumatori che acquistano viaggi.

Il premio è una garanzia di eccellenza, un riferimento da parte di tutti gli operatori del settore e una bussola per i viaggiatori più attenti ed esigenti. La classifica 2023 comprende 17 dei più rinomati boutique hotel italiani, con Vista Lago di Como al primo posto. “Siamo felici ed onorati di aver ricevuto questo importante riconoscimento”, afferma Bianca Passera, Presidente di LarioHotels. “È una gratificazione per tutto il team di lavoro che si impegna quotidianamente e con un forte senso di responsabilità, per rendere unica l’esperienza di ogni ospite. Essere premiati come eccellenze in un mondo competitivo come quello del lusso è un incentivo a proseguire con sempre più motivazione”.

Continua il percorso dei riconoscimenti ottenuti da Vista Lago di Como: inaugurato nel 2018, ha ricevuto negli anni prestigiosi premi, tra cui il Best Luxury Hotel 2023 – Lake Como dalla testata di settore molto diffusa soprattutto in Gran Bretagna LuxLife Magazine, o ancora, il Best Luxury Boutique Hotel dai World Luxury Hotel Awards 2022, organizzazione internazionale dedicata esclusivamente ai premi per i migliori hotel di lusso in giro per il mondo. Si conferma, quindi, l’impegno costante di Vista a garantire un soggiorno unico perché fatto su misura dell’ospite, dove la cura dei dettagli esalta la bellezza del luogo il servizio è eccellente, e la “vista” unica: non è solo lo sguardo sulle bellezze paesaggistiche che si può godere dall’hotel, ma la scoperta del territorio, in esperienze individuali, uniche e mai uguali a sé stesse.

Un’attenzione che non si esaurisce solo nei confronti dei viaggiatori: rispetto per le persone, impegno per la comunità, cura per le risorse naturali e per il territorio, sono i valori del brand Vista. La sostenibilità è infatti il filo conduttore che accomuna tutte le strutture del Gruppo LarioHotels, che quest’anno ha ottenuto la certificazione Great Place to Work, riferimento globale per la cultura organizzativa: un significativo riconoscimento, assegnato dai dipendenti stessi dell’azienda, che riconosce LarioHotels come un ambiente di lavoro di qualità, ancora più attraente nei confronti dei migliori talenti e motivo di stimolo e orgoglio per chi già ci lavora. Importante traguardo che si inserisce tra gli obiettivi che il Gruppo si è posto in quanto Società Benefit, assumendo una forma giuridica virtuosa, che integra nel proprio oggetto sociale oltre agli obiettivi di profitto, un impatto positivo sulla società, sulle persone e sull’ambiente. Un caso di eccellenza in Italia nel settore dell’hospitality, in cui i player Società Benefit sono ancora molto pochi. VISTA rappresenta un nuovo modello di hotel pensato da Bianca e Luigi Passera, rispettivamente Presidente e Amministratore Delegato, con l’obiettivo di portare l’esperienza di lusso dove ancora non c’è. Boutique hotels caratterizzati da un interior design moderno e dalla matrice italiana, ma allo stesso tempo internazionale, con una ricca offerta di servizi tailor-made, in cui il rispetto per l’ospite e la sua privacy diventano punto focale. I VISTA fanno parte di LarioHotels, azienda alberghiera della famiglia Passera attiva da oltre 100 anni nel settore dell’ospitalità sul lago di Como e arrivata alla quarta generazione di imprenditori. Eccellenza del servizio, innovazione, attenzione alla sostenibilità: questi i valori fondamentali del Gruppo, che dal 2021 è stato ufficialmente riconosciuto come Società Benefit. VISTA Lago di Como, inaugurato a giugno 2018, membro di Small Luxury Hotels of the World, è il primo e unico 5 stelle Lusso di Como. Risultato di un’attenta ristrutturazione di un palazzo del diciannovesimo secolo in stile veneziano, nella maestosa Piazza Cavour che si affaccia direttamente sul Lago di Como, l’Hotel dispone di 18 splendide suite, curate nei particolari combinando con sapienza pezzi iconici del design con arredamenti fatti su misura realizzati dalle migliori realtà dell’artigianato italiano. Al suo interno, il Ristorante Sottovoce, tra i primi ristoranti rooftop della città, guidato dall’Executive Chef Stefano Mattara, e lo spettacolare Infinity Bar con vista mozzafiato. VISTA Verona inaugurato a maggio 2022 è la seconda proprietà 5 stelle Lusso a brand VISTA e l’unico hotel a Verona ad avere una piscina coperta e una Spa Suite. Nel cuore della città, dispone di 16 splendide suites dallo stile eclettico che combina pezzi iconici del design italiano ad arredi contemporanei di maestri artigiani. Il ristorante Sottovoce, al piano alto dell’edificio con terrazzo panoramico, regala una vista d’incanto a 360 gradi e un menù tra creatività e tradizione, sperimentazione ed eccellenze del territorio, arricchito da una cantina selezionata e dall’adiacente Infinity Bar. Fiore all’occhiello è la Spa, un vero angolo di benessere dove gli ospiti potranno dedicarsi a un momento rigenerante scegliendo tra i tanti servizi proposti. Anche VISTA Verona è affiliato a Small Luxury Hotels of the World.

”VajontS 23″, il 9 ottobre al Brancaccio di Roma in scena la tragedia

”VajontS 23″, il 9 ottobre al Brancaccio di Roma in scena la tragediaRoma, 8 ott. (askanews) – Trent’anni fa Il racconto del Vajont era la voce e il corpo di Marco Paolini. Lunedì sera, 9 ottobre, nel 60esimo anniversario della tragedia del Vajont che costò la vita a 2000 persone, diventerà VajontS 23, azione corale di teatro civile messa in scena in contemporanea in 130 teatri dall’Alto Adige alla Sicilia e anche all’estero.

A Roma al Teatro Brancaccio in via Merulana 244 trenta artisti di diverse generazioni, accompagnati da due musicisti, si alterneranno nella lettura di VajontS 23. In scena ci saranno: Laura Adriani, Valerio Aprea, Marianna Aprile, Antonio Bannò, Luca Barbarossa, Mia Benedetta, Barbora Bobulova, Paolo Calabresi, Francesco Colella, Ileana D’Ambra, Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri, Massimo Di Lorenzo (chitarra), Giovanna Famulari (violoncello), Martina Ferragamo, Isabella Ferrari, Anna Ferzetti, Marta Gastini, Sara Lazzaro, Neri Marcorè, Antonio Muro, Filippo Nigro, Edoardo Purgatori, Elena Radonicich, Vanessa Roghi, Fabrizia Sacchi, Vanessa Scalera, Pietro Sermonti, Alessandro Tiberi, Thomas Trabacchi, Giulia Vecchio e Luca Zingaretti. La storia del Vajont riscritta, 25 anni dopo il racconto televisivo, da Marco Paolini con la collaborazione di Marco Martinelli, drammaturgo e regista del Teatro delle Albe, non è più solo un racconto di memoria e di denuncia sociale, ma diventa una sveglia. La narrazione di quel che è accaduto si moltiplica in un coro di tanti racconti per richiamare l’attenzione su quel che potrebbe accadere. “Quella del Vajont – spiega Paolini – è la storia di un avvenimento che inizia lentamente e poi accelera. Inesorabile. Si sono ignorati i segni e, quando si è presa coscienza, era troppo tardi. In tempo di crisi climatica, non si possono ripetere le inerzie, non possiamo permetterci di calcolare il rischio con l’ipotesi meno pericolosa tra tante. Tra le tante scartate perché inconcepibili, non perché impossibili”.

Grandi attori e allievi delle scuole di teatro, teatri stabili e compagnie di teatro di ricerca, musicisti e danzatori, maestranze, personale e spettatori arruolati come lettori si riuniranno nei posti più diversi, dallo Strehler di Milano ai piccoli teatri di provincia, a scuole, chiese, centri civici, biblioteche, piazze di quartiere, dighe e centri parrocchiali. Ciascuno realizzerà un proprio allestimento di VajontS 23 a partire dalle peculiarità del suo territorio. E poi, tutti si fermeranno alle 22.39, l’ora in cui la montagna franò nella diga. VajontS 23 sarà come un canovaccio. Ci sarà chi lo metterà in scena integralmente, chi lo userà come uno spunto e lo legherà alle tante tragedie annunciate che si sono succedute dal 1963 a oggi: in Toscana l’alluvione di Firenze del 1966, in Piemonte si racconterà di quando il Po e il Tanaro esondarono nel 1994, in Veneto delle alluvioni del 1966 e del 2010, in Campania della frana di Sarno del 1998, in Friuli degli incendi del Carso nel 2022, in Alto Adige della valanga della Marmolada del 3 luglio del 2022 e in Romagna dell’alluvione di maggio.