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Tag: Sanremo 2023

Cia: Pnrr, servono più risorse su contratti filiera e agrisolare

Cia: Pnrr, servono più risorse su contratti filiera e agrisolareRoma, 27 set. (askanews) – Servono più risorse sui contratti di filiera e sui progetti presentati per il bando Parco agrisolare. Va assolutamente tutelata la risposta importante e positiva alle due misure da parte del settore agricolo, confermando la validità degli obiettivi e dell’approccio adottato. Lo ha detto oggi il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, intervenendo al tavolo di lavoro della Cabina di regia sull’attuazione del Pnrr, presieduto dai ministri Fitto e Lollobrigida.

Nel dettaglio, Fini ha sottolineato la “necessità di assicurare la finanziabilità di tutti i progetti presentati nell’ambito dei contratti di filiera”, mentre sul bando Parco agrisolare, sempre nella prospettiva che le risorse stanziate non risulteranno sufficienti, è stata richiama l’opportunità di “stanziare da subito ulteriori fondi, se necessario -ha precisato- spostando le dotazioni finanziarie anche da altre misure che ancora non sono entrate nella fase attuativa, quali ad esempio quelle riferite all’agrivoltaico”.

Confagri e saline: riconoscere salicoltura attività agricola

Confagri e saline: riconoscere salicoltura attività agricolaRoma, 27 set. (askanews) – Riconoscere la salicoltura come attività agricola, valorizzando questa antica attività attraverso un coordinamento tra gli imprenditori agricoli e i produttori di sale marino italiano e sensibilizzando gli addetti ai lavori e i rappresentanti delle istituzioni e del governo sulle peculiarità che rendono l’attività di “coltivazione” e produzione del sale marino perfettamente integrata con quella agricola. E’ l’obiettivo del progetto sulle saline elaborato da Confagricoltura e presentato oggi a Palazzo della Valle, a Roma, dove è stato formalizzata una collaborazione tra Confagri e cinque società di gestione delle Saline di mare italiane.

L’Italia ha prodotto nel 2022 4,2 milioni di tonnellate di sale, 1,2 milioni delle quali sono di sale marino: poco meno del 30% della produzione totale. E ha importato nel 2022 oltre 714.000 tonnellate di sale tra sale marino e salgemma. Le società che hanno aderito al progetto sono Atisale Spa che, con le saline di Margherita di Savoia (Puglia), tra le più grandi di Europa con 4.500 ettari in produzione, e di Sant’Antioco (Sardegna), è il maggior produttore di sale marino italiano. Le Saline Ing. Luigi Conti Vecchi, nella Laguna di Santa Gilla a due passi da Cagliari, con quasi 2.800 ettari in produzione. Sosalt Spa con le saline nella fascia costiera tra Trapani e Marsala, circa 1.000 ettari in produzione e maggior produttore di sale marino in Sicilia.

E ancora, il Parco della Salina di Cervia: oltre 800 ettari di estensione, fulcro dell’economia del Ravennate e della Romagna per oltre 150 anni, che tanto ha fatto per la valorizzazione del sale marino italiano Infine, Isola Longa, la maggiore salina di mare del Trapanese, situata nell’omonima isola dell’arcipelago dello Stagnone, che produce oltre 23.000 tonnellate di sale ogni anno. Ai soggetti firmatari si aggiungono, come sostenitori, le saline di Trapani Oro di Sicilia, Ettore e Infersa ed Isola di Calcara. Confagricoltura e le associazioni firmatarie dell’accordo chiedono che la coltivazione del sale marino sia riconosciuta attività agricola, dando così riconoscimento a un comparto che opera nella salvaguardia del territorio, dell’ambiente e dell’ecosistema producendo un elemento naturale di grande valore nutrizionale. In Francia, ad esempio, già dal 2019 la Francia la “saliculture” è riconosciuta attività agricola nazionale attraverso la modifica del Codice rurale e della pesca marittima.

In Sicilia, inoltre, il piano di gestione delle Saline di Trapani e Marsala fa rientrare la salicoltura tra le attività agroforestali. L’intesa prevede quindi la realizzazione di iniziative nei territori delle saline e attività di valorizzazione di tutti gli aspetti legati alla salicoltura e alla multifunzionalità delle saline, che sono attrattiva anche turistica nelle rispettive regioni. Il progetto culminerà con gli Stati generali della salicoltura italiana, il prossimo anno.

La produzione mondiale di sale da cucina (inteso come la somma di sale marino e salgemma di provenienza mineraria) vedeva nel 2019 al primo posto la Cina con 59 milioni di tonnellate, seguita da Stati Uniti con 42 milioni e India con 29 milioni. In questa classifica l’Italia si attesta al terzultimo posto, con 4,2 milioni di tonnellate, 1,2 milioni delle quali sono di sale marino: poco meno del 30% della produzione totale. In Europa, tra i principali paesi produttori di sale marino ci sono anche Francia, Spagna e Grecia. L’Italia, considerando gli scambi commerciali, nel 2022 ha importato complessivamente 714.153.636 milioni di chili di sale, con un saldo negativo di 249.005.417 milioni di chili. In valore, nel 2022 l’Italia ha importato sale per 72.244.249 milioni di euro e ne ha esportato per un totale di 45.561.850 milioni (con un saldo negativo di 26.682.399 milioni). Il principale paese da cui l’Italia importa sale marino è la Tunisia (per un valore in euro di 14.355.564 milioni), seguita da Francia (3.998.466 milioni) ed Egitto (2.012.511 milioni), mentre per quanto riguarda il salgemma, i principali paesi importatori sono Austria (23.298.766 milioni) e Germania (14.842.566 milioni). La principale destinazione del nostro export di sale, invece, sono gli Stati Uniti, dove il sale italiano vale 11.192.989 milioni di euro. Il sale, oltre che per uso alimentare, viene impiegato nell’industria metallifera, vetraria, chimica, cartaria, farmaceutica, nell’edilizia, nel settore tessile, nella cosmetica e nei detersivi, come antighiaccio nel disgelo stradale. Nell’ambito alimentare il sale è elemento intrinseco e necessario nei prodotti di alta qualità, quali prosciutti e formaggi.

La matematica per la medicina, a Unitn un laboratorio dedicato

La matematica per la medicina, a Unitn un laboratorio dedicatoRoma, 27 set. (askanews) – Le persone, soprattutto quelle malate, non sono numeri. Ma dalla scienza dei numeri può arrivare un contributo importante per cercare di curarle meglio. Esempi sono i modelli matematici per comprendere il funzionamento del cuore e le patologie cardiovascolari, studi sulla distribuzione e la frequenza delle malattie o l’analisi di dati genetici molto complessi per una medicina preventiva e personalizzata. Un’area disciplinare da anni presente all’Università di Trento e che ora – informa l’ateneo – ha fatto un salto di qualità.

Di recente, infatti, è stato istituito il laboratorio di matematica per la biologia e la medicina, che raccoglie linee di ricerca già attive al Dipartimento di Matematica con l’obiettivo di promuovere le collaborazioni con personale clinico, istituti di ricerca e aziende nel settore biomedico. L’obiettivo è sviluppare strumenti matematici in grado di ottenere modelli della biologia e della fisiologia e patologia umana sempre più aderenti alla realtà. Ciò per simulare al computer, o su piattaforme di calcolo scientifico, processi biologici e così individuare possibili soluzioni ed eventuali rischi con cui il personale sanitario si potrà confrontare prima di decidere le azioni da seguire. Lucas Omar Müller, professore del Dipartimento di Matematica, spiega: “L’ambizione non è tanto sviluppare una matematica per applicazioni alla biologia e alla medicina, quanto una disciplina di frontiera in cui matematica, biologia e medicina convergono sui problemi da affrontare, ognuna con le proprie competenze. Ciò porta a una crescita reciproca. A un nuovo modo di fare ricerca in matematica, biologia, medicina che da alcuni anni sta crescendo in Italia e all’estero”.

A dimostrazione di questo approccio interdisciplinare, il Dipartimento di Matematica, oltre a curare la supervisione di tesi e tirocini a tema, da una decina di anni propone a studenti e studentesse della laurea magistrale due percorsi formativi incentrati su la matematica applicata alla biologia e alla medicina, offrendo per esempio alcune lezioni tenute da medici per favorire una maggiore interdisciplinarità già negli anni della formazione. Il team del Laboratorio è composto dai professori e professoresse Andrea Pugliese, Ana Alonso, Lucas Omar Müller, Mario Lauria, Veronica Vinciotti e Simone Pezzuto, e da un gruppo di circa dieci dottorandi e post-doc. La linea più radicata, la prima a essere stata avviata, è quella dell’ecologia ed epidemiologia matematica, in riferimento alla dinamica delle infezioni da batteri e virus, ma anche al controllo di insetti nocivi e più in generale agli studi ambientali. Un altro gruppo è quello della statistica e della scienza dei dati per la biologia molecolare e il settore biomedico. È l’ambito che si occupa di analisi di dati complessi, come i profili genetici o quelli molecolari, che richiedono l’elaborazione di grandi moli di dati. Infine c’è l’area che elabora modelli per la fisiologia e patofisiologia del corpo umano, dalla fluidodinamica del sangue e dei liquidi cerebrali alla meccanica e elettrofisiologia del cuore.

Le attività del Laboratorio saranno presentate sabato 30 settembre a Palazzo Consolati (Trento – Via S. Maria Maddalena, 1) al workshop “Matematica per la biologia e la medicina: un nuovo laboratorio a UniTrento”, a ingresso libero su prenotazione.

Cassese: Lep utili anche senza autonomia, promessa Carta da mantenere

Cassese: Lep utili anche senza autonomia, promessa Carta da mantenereRoma, 27 set. (askanews) – “Non so quanti membri del Clep siano favorevoli all’autonomia differenziata ma pensiamo che i livelli essenziali delle prestazioni siano utili” comunque, al di là che l’autonomia differenziata possa realizzarsi o meno. Così Sabino Cassese, presidente del Comitato per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Clep), in audizione davanti alla commissione Affari costituzionali del Senato.

L’Italia, è il ragionamento di Cassese, è appesantita dai divari delle diverse regioni e i “Lep forniscono un’arma al cittadino” anche se, ha messo in guardia, quello dei livelli essenziali di prestazioni è solo il “penultimo miglio” perché “l’ultimo miglio dipende da un’amministrazione che funzioni bene. Noi possiamo dire qual è il diritto, lo Stato stanzia una cifra, ma se chi gestisce quella cifra non la gestisce bene l’ultimo miglio diventa difficile da coprire”. In ogni caso, ha osservato, “il punto fondamentale è che i Lep sono una promessa della Costituzione che si trova già in tante leggi e questa promessa va mantenuta”.

Il giurista ha tenuto a puntualizzare che il lavoro sui Lep “è stata un’esplorazione in una terra incognita. Sinora si è parlato dei Lep, pochi hanno cercato di farli” e ha aggiunto che il Clep dovrebbe poter terminare il suo lavoro “entro ottobre”. Poi, ha ricordato che sui fabbisogni dei Lep “le scelte politiche andranno fatte”. E bisognerà fare i conti con “un fabbisogno più alto: il problema sarà che tagli e aggiunte bisogna fare quando si passa dai livelli teorici a quelli reali”.

Il giurista si è definito un “riformista gradualista” e ha precisato di ritenere che “sia giusto avviare il percorso”, ajuspicando tra l’altro che si possa prima o poi “colmare la vera lacuna” dell’Italia, ossia “che il regionalismo italiano non è un regionalismo cooperativo” contrariamente alla “Germania” dove “esistono tanti comitati che prendono decisioni insieme e concrete di gestione amministrativa”.

Migranti, Meloni scrive a leader Med9: coesi per soluzioni efficaci

Migranti, Meloni scrive a leader Med9: coesi per soluzioni efficaciRoma, 27 set. (askanews) – Una lettera ai leader della sponda sud dell’Ue per chiedere una posizione “coesa” sul tema dei migranti. E’ quella che ha inviato ieri sera la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ai colleghi di Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, Malta, Slovenia e Croazia che si riuniranno giovedì a Malta per il summit Med9. Per conoscenza è stata inviata anche alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, entrambi invitati al vertice.

Il tema dei migranti sarà al centro della prima sessione, che tratterà dell’emergenza ma anche della cooperazione con i Paesi del vicinato Sud. Meloni, secondo quanto si apprende, nella missiva sottolinea l’importanza per i Paesi del Sud dell’Unione di avere una posizione “comune” e “coesa”, in vista dei prossimi appuntamenti europei: il Consiglio informale di Granada del 6 ottobre e quello formale in programma a Bruxelles il 26 e 27. Nella lettera Meloni ribadisce che la questione migratoria è una priorità per l’Italia, che si aspetta l’attuazione rapida dell’approccio comune raggiunto in sede europea lo scorso febbraio. Meloni – che fa anche riferimento al memorandum con la Tunisia – ha apprezzato anche gli sviluppi positivi dopo la visita a Lampedusa con Ursula von der Leyen e il piano in dieci punti annunciato dalla presidente della Commissione. Il governo italiano è consapevole del fatto che serva tempo per mettere in pratica una strategia multilivello che prevede diverse azioni, ma l’obiettivo – secondo la premier – è mantenere il tema in cima alla lista di attenzione e continuare a impegnarsi per avere soluzioni specifiche e risultati concreti.

Peraltro, sul tema, domani a Bruxelles è in programma il Consiglio Giustizia e Affari interni a cui il ministro Matteo Piantedosi, secondo quanto si apprende, porterà alcune proposte italiane per velocizzare l’attuazione della strategia europea.

Il Governo assicura: il decreto sui migranti non abrogherà la presunzione della minore età

Il Governo assicura: il decreto sui migranti non abrogherà la presunzione della minore etàRoma, 27 set. (askanews) – “È priva di qualunque fondamento la notizia riportata dal quotidiano La Repubblica, in merito alla quale è stata pubblicata anche un’intervista del Garante per l’infanzia, secondo cui nel nuovo decreto oggi all’attenzione del Consiglio dei ministri verrebbe abrogata la presunzione di minore età nei casi di dubbio”. E? Quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi.

“In tali casi infatti – spiega la nota – la presunzione (art. 19-bis, comma 8, decr. leg.vo 142 del 2015) resta invariata: viene soltanto eccezionalmente accelerata, in presenza di flussi particolarmente ingenti, la procedura di accertamento, effettuata sotto controllo di garanzia dell’Autorità giudiziaria competente. Non è pertanto prevista alcuna inversione dell’onere della prova circa l’età del minore”. “Si assiste con stupore – conclude Palazzo Chigi – alla continua diffusione di notizie non veritiere e anzi fortemente errate, dopo quella di ieri secondo cui sarebbe stato eliminato il diritto alla protezione delle donne in gravidanza, diritto che è stato invece esteso a tutte le donne. Ci si attenderebbe dagli organi di informazione una verifica puntuale, prima della diffusione di notizie in grande evidenza”.

Vino, grande successo per l’evento “Oltrepò – Terra di Pinot Nero”

Vino, grande successo per l’evento “Oltrepò – Terra di Pinot Nero”Milano, 27 set. (askanews) – Sono stati circa 300 gli operatori e giornalisti nazionali e internazionali che hanno preso parte alla terza edizione di “Oltrepò – Terra di Pinot Nero: un territorio, un vitigno, due eccellenze”, organizzato dal Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese. La manifestazione dedicata all’Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg e al Pinot nero dell’Oltrepò Pavese Doc si è svolta come ogni anno presso l’Antica Tenuta Pegazzera di Casteggio (Pavia) ed è stata ancora una volta un successo, con giornalisti specializzati provenienti da Spagna, Belgio, Germania, Polonia, Stati Uniti, Portogallo e Ungheria che hanno affollato i banchi d’assaggio delle 34 Cantine, molte delle quali vere punte di diamante del territorio.

“Questo evento ci consente di parlare e approfondire il tema del Pinot Nero, un orgoglio delle nostre Denominazioni, che negli ultimi anni stiamo lavorando per far conoscere sempre di più” ha commentato la presidente del Consorzio, Gilda Fugazza, ricordando che con questo evento “la parola l’abbiamo data alle aziende, che ancora una volta hanno dimostrato il valore e la qualità dei loro vini”. “L’ottima risposta degli operatori di settore e della stampa sono la riprova del sempre maggiore interesse verso questo territorio e della volontà di raccontarlo al meglio” ha aggiunto il direttore del Consorzio, Carlo Veronese, evidenziando ad askanews “la presenza insieme con aziende anche piccolissime, delle due grandi Cantine cooperative del territorio”. Veronese ha sottolineato anche “la grande collaborazione delle aziende, sia per l’organizzazione di questa manifestazione sul territorio, che per tutti gli eventi che abbiamo fatto quest’anno con lo stesso gruppo di Cantine e con gli stessi vini a Roma, a Milano e a Monza”. “Settimana scorsa ero in Giappone per un evento dove c’era prevalentemente Pinot Nero, che ripeteremo durante un tour negli Stati Uniti nei prossimi giorni” ha proseguito il direttore, concludendo che le masterclass di Casteggio “hanno sottolineato un grande fermento e una qualità dei vini sempre maggiore, segno che la strada è quella giusta”. Operatori, sommelier e giornalisti hanno potuto degustare 95 etichette ai banchi dei produttori, a cui si sono aggiunti quelli delle degustazioni guidate sulle bollicine e sui rossi fermi. “I metodo classico che abbiamo assaggiato hanno profili molto diversi ma sono tutti legati da un filo conduttore dato dall’alta qualità ed eleganza che sono in grado di esprimere” ha spiegato Jacopo Cossater, relatore della masterclass dedicata all’Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg, sottolineando che “sono prodotti che hanno un rapporto qualità prezzo incredibile, perfetti per la ristorazione grazie alla grande abbinabilità”. “C’è molta sensibilità, un’interpretazione sempre più autentica delle caratteristiche identificative del Pinot Nero in Oltrepò: i vini risultano più eleganti, con al centro il frutto, senza essere troppo marcati con i legni” ha affermato Filippo Bartolotta, che ha guidato la masterclass su questi grandi rossi, dicendosi “curioso di scoprire cosa succederà nei prossimi anni”.

E’ proprio il Pinot Nero a trainare più di tutti la crescita qualitativa della viticultura in questo triangolo di 13mila ettari vitati a Sud del Po, dai quali si ricavano complessivamente ogni anno 75 milioni di bottiglie. L’Oltrepò è la prima zona d’Italia per produzione del Pinot Nero, con il 75% dell’intero vigneto italiano. Il suo Metodo Classico, unica Docg del territorio, è il suo punto di forza, e anno dopo anno cresce in qualità, fama e vendite, arrivate a circa 600mila bottiglie. Ed è proprio al Metodo Classico, ancor più del Pinot Nero fermo, a cui guardano aziende importanti del vino italiano. Dopo l’investimento della famiglia Zonin nella Tenuta il Bosco di Zenevredo nell’ormai lontano 1987, sono sbarcati in Oltrepò i piemontesi Cordero alla magnifica Tenuta San Giorgio a Santa Giuletta, poi i veronesi Tommasi con l’acquisizione della Tenuta Caseo a Canevino, e quest’anno la franciacortina Guido Berlucchi che ha comperato Vigne Olcru a Santa Maria La Versa, e la veronese Masi che ha acquistato Casa Re a Montecalvo Versiggia. Un ulteriore segnale delle grandi potenzialità di questo territorio.

Si rafforza l’impegno per una pesca sostenibile nel Mediterraneo

Si rafforza l’impegno per una pesca sostenibile nel MediterraneoRoma, 27 set. (askanews) – Promuovere la sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle attività di pesca italiane. È l’obiettivo della collaborazione tra Federpesca, Federazione Nazionale delle Imprese di Pesca, e MSC Marine Stewardship Council, organizzazione non profit che promuove la pesca sostenibile, presentata oggi.

In un Mediterraneo dove risulta sfruttato oltre il limite massimo biologico il 71% delle popolazioni ittiche per le quali sono disponibili dati scientifici, questa collaborazione – si legge in una nota – vuole coinvolgere il maggior numero di attività di pesca per avvicinarle al livello di migliori pratiche richieste dallo Standard MSC per la pesca sostenibile, lo Standard internazionale scientifico più rigoroso a livello mondiale per la pesca sostenibile. Le attività previste dalla collaborazione saranno finanziate da Federpesca e MSC attraverso l’Ocean Stewardship Fund, il fondo creato da MSC per supportare la sostenibilità delle attività di pesca a livello globale. La collaborazione prende a modello il progetto BluFish, portato avanti da MSC dal 2018 per accompagnare le attività di pesca italiane lungo un percorso di sostenibilità strutturato in quattro tappe fondamentali: una mappatura delle attività di pesca, una pre-valutazione di attività selezionate per valutarne aree di forza e di debolezza, lo sviluppo e l’implementazione di un piano d’azione. Caso esemplare di questo approccio è il lavoro svolto con la pesca al gambero bianco di Molfetta in Puglia (GSA 18) che, grazie al coordinamento del GAL Ponte Lama e la partecipazione dell’istituto di ricerca Coispa e di Federpesca, ha avviato l’implementazione di miglioramenti concreti che li aiuterà a migliorare alcuni aspetti di pesca, spianando la strada verso la sostenibilità e potenzialmente avvicinandoli al raggiungimento della certificazione di pesca sostenibile secondo lo Standard MSC per la pesca sostenibile. Questi miglioramenti includono un’importante pietra miliare: la creazione di spazi di discussione internazionale con la Commissione Generale della Pesca nel Mediterraneo (CGPM) e gli altri Paesi (Albania, Croazia e Montenegro) coinvolti nella pesca di questa risorsa condivisa.

Nella prima fase del progetto, le prime specie ittiche oggetto di pre-valutazione saranno il tonno alalunga in Sicilia (GSA 19) e i piccoli pelagici (sardine e acciughe) in Adriatico (GSA 17 e 18). Verrà inoltre condotto l’aggiornamento della pre-valutazione della pesca al gambero bianco in Puglia, realizzata nel 2020, per aggiornarla agli ultimi requisiti della versione 3 dello Standard MSC pubblicata nel 2022. Sulla base dei risultati delle pre-valutazioni, verranno sviluppati e implementati i piani d’azione che, attraverso miglioramenti concreti, rafforzeranno la sostenibilità di queste attività. In una seconda fase si prevede il coinvolgimento di altre specie ittiche e marinerie. Francesca Oppia, Direttrice del Programma MSC in Italia sottolinea l’importanza di questa collaborazione “che vede le due organizzazioni che lavorare insieme condividendo conoscenze, competenze e risorse finanziarie per un obiettivo comune: la promozione di un cambiamento che parte dagli operatori della pesca, e che si basa su un approccio scientifico per definire le migliori pratiche per una pesca sostenibile”.

“Da anni – aggiunge Francesca Biondo, Direttrice Generale Federpesca – le imprese di pesca sono impegnate in un processo di sostenibilità della propria attività che merita il giusto riconoscimento a livello sociale. La collaborazione con MSC vuole essere una sfida per il nostro settore nel reciproco riconoscimento per valorizzare i nostri prodotti e sostenere così il valore sociale ed economico del nostro settore”.

Cia: bene ripartenza Commissione prezzi sul grano duro (Cun)

Cia: bene ripartenza Commissione prezzi sul grano duro (Cun)Roma, 27 set. (askanews) – Bene la riattivazione della Commissione unica nazionale del grano duro (Cun), che è strategica per assicurare più trasparenza sul mercato. Così la Cia dopo che il Masaf ieri ne ha ufficializzato il riavvio.

Il presidente di Cia, Cristiano Fini, ricorda che “ci sono ancora tanti nodi da sciogliere, tra tutti il potenziamento dei contratti di filiera tra agricoltori e industria e l’avvio di Granaio Italia, il Registro telematico dei cereali. Sono priorità fondamentali – chiarisce il presidente di Cia – a difesa degli agricoltori, del loro lavoro e della qualità del prodotto grano italiano; nonché dei consumatori, ancora dentro la bolla inflattiva”. Secondo Cia, dunque, serve continuare a ribadire un fermo no alle speculazioni commerciali e dare nuovo impulso ai controlli sull’etichettatura e la tracciabilità del grano. “Portiamo avanti una battaglia di civiltà – conclude Fini – e salvare il grano 100% italiano è un’occasione importante per dare forma a quella sovranità alimentare ben enunciata nel nome del Ministero”.

L’arte modernista di Max Peiffer Watenphul in mostra a Casa di Goethe

L’arte modernista di Max Peiffer Watenphul in mostra a Casa di GoetheRoma, 27 set. (askanews) – Dal 28 settembre 2023 al 10 marzo 2024 il Museo Casa di Goethe di Roma dedica a un singolare artista del modernismo, Max Peiffer Watenphul (Weferlingen, 1896 – Roma, 1976), una mostra retrospettiva, a cura di Gregor H. Lersch, direttore del Museo.

Irrequieto, indipendente, eclettico, avvocato prima, artista dopo, studente al Bauhaus di Weimar, Peiffer Watenphul si muove nei circoli d’avanguardia degli anni Venti. Fu un appassionato fotografo di soggetti con identità queer, un pittore di città e paesaggi e un viaggiatore incessante, soprattutto dopo che uno dei suoi quadri fu esposto alla mostra “Arte Degenerata” nel 1937. Numerosi infatti i suoi viaggi in Europa, Africa e Messico, decine di traslochi in molte città tedesche, una residenza a Roma, all’Accademia Tedesca di Villa Massimo nel 1931-1932, poi periodi vissuti a Venezia, Salisburgo e, dopo il 1945 con il passaggio a piedi del confine fra Austria e Italia attraverso le montagne, il suo trasferimento in Italia presso la sorella, che aveva sposato un italiano, e ancora viaggi e soggiorni fra Venezia, la Toscana e Roma dove morì nel 1976 e dove riposa, sepolto nel Cimitero acattolico.

Realizzata in collaborazione con le Kunstsammlungen di Chemnitz, Museum Gunzenhauser, la mostra alla Casa di Goethe ripercorre con 33 dipinti e 14 fotografie la persistenza delle idee del Bauhaus nel suo lavoro di pittura e fotografia, seguendo il percorso di Max Peiffer Watenphul dalla Germania all’Italia e contestualizzando il suo lavoro nella tradizione degli artisti tedeschi in Italia e della Sehnsucht dei tedeschi per il Bel Paese. “L’ultima esposizione di opere di Max Peiffer Watenphul in Italia risale al 2000, presso il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma, ed è quindi giunto il momento di dare un nuovo sguardo alla sua opera in Italia, spiegano gli organizzatori. La retrospettiva al Museo Casa di Goethe intende mostrare il panorama artistico del Ventesimo secolo tra Germania e Italia e di rintracciare gli sviluppi modernisti più insoliti che sono caduti nell’oblio. Max Peiffer Watenphul, il cui studio si trovava in via dei Greci, a pochi metri dalla Casa di Goethe, è quindi di particolare interesse nella Città Eterna”, ha commentato Gregor H. Lersch in un comunicato.

Durante gli studi al Bauhaus di Weimar dal 1919 al 1922, periodo che ha profondamente plasmato la sua sensibilità e creatività, Max Peiffer Watenphul entra in contatto con artisti come Paul Klee, Johannes Itten, Otto Dix, Alexej von Jawlensky e Oskar Schlemmer che influenzano il suo lavoro, dalla pittura di figura al lirismo paesaggistico, mantenendo comunque un percorso divergente rispetto ai canoni del Modernismo. La sua sensibilità cromatica, già evidente nei lavori degli anni Trenta diviene ancora più tangibile nelle opere del dopoguerra, caratterizzate da un sottile velo atmosferico caliginoso attraverso cui sembrano filtrare i suoi soggetti e i suoi paesaggi urbani, in particolare le vedute di Venezia e Roma.

Il punto di partenza della mostra è dedicato agli anni trascorsi dall’artista al Bauhaus, dove, oltre al corso preliminare con Johannes Itten, frequentò i laboratori di artigianato artistico, come quelli di tessitura e ceramica, in genere seguiti soprattutto da donne. Già qui inizia un “percorso lirico di una rara sensibilità coloristica”, come scrive Michael Semff nel catalogo. L’esposizione si sviluppa poi con una serie di dipinti che rappresentano l’Italia, con paesaggi veneziani e romani, indicativi del suo particolare modo di lavorare. L’artista seleziona delle immagini spesso ristrette, ritagliate con l’uso di repoussoir, cioè ponendo un elemento in primo piano, quasi un ostacolo per aumentare la dinamica e l’effetto di profondità. Lo stesso metodo viene usato anche nella fotografia che Peiffer Watenphul sperimenta fin dai tempi del Bauhaus. In mostra un focus è dedicato a questo media, in particolar modo alle fotografie di architettura, scattate soprattutto durante il suo soggiorno all’Accademia Tedesca di Roma Villa Massimo nel 1931 e 1932. Accanto a queste alcuni scatti di uomini mascolini e donne dissolute, pesantemente truccate, ricoperte di gioielli, perline e tessuti, eseguiti tra gli anni Venti e Trenta, riferiti a quello che è stato recentemente definito in un saggio di Elisabeth Otto “queer Bauhaus”. A testimoniare i rapporti con gli artisti del tempo sono esposti due dipinti di Otto Dix e di Alexej von Jawlensky, provenienti dalla collezione personale di Peiffer Watenphul. La mostra si chiude con un’installazione site-specific di Ruth Beraha (Milano, 1986) ispirata al dipinto Natura morta con fiori di Max Peiffer Watenphul, esposto alla mostra “Arte Degenerata” di Monaco del 1937 e andato perduto. Il catalogo della mostra, pubblicato in italiano e tedesco da ELECTA, a cura di Gregor H. Lersch (direttore del Museo Casa di Goethe e curatore della mostra), Frédéric Bussmann (direttore generale delle Kunstsammlungen Chemnitz) e Anja Richter, direttrice del Museum Gunzenhauser, Chemnitz, con saggi di Florian Korn, Anja Richter e Michael Semff. L’esposizione è realizzata grazie al supporto di Impresa Costruzioni Ing. Enrico Pasqualucci srl.