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Tag: Sanremo 2023

Venezuela, liberato nella notte l’italo-venezuelano arrestato

Venezuela, liberato nella notte l’italo-venezuelano arrestatoRoma, 8 gen. (askanews) – L’italo-venezuelano fermato ieri in Venezuela perchè sospettato di attività illegali è stato liberato già ieri notte. E’ quanto si apprende da fonti della Farnesina.


Ieri, 7 gennaio alle 14 circa (le 19 in Italia) la Farnesina ha ricevuto la segnalazione che un cittadino italo-venezuelano, il cui nome non è stato divulgato per proteggerne la privacy, era stato fermato attorno alle 11 alla frontiera terrestre colombiana-venezuelana di Cucuta. Il ministero, secondo quanto riferito, ha subito chiesto l’intervento del viceconsole onorario di Tachira ed ha contattato il Commissario della polizia diplomatica a Maracaibo. Il connazionale è stato rilasciato alle 16 circa (ora locale), dopo circa cinque ore e mezzo di fermo. La famiglia è stata informata.


Non sono noti altri casi di connazionali fermati dalle autorità venezuelane, è stato precisato.

Trump vuole “il Golfo d’America” e non “del Messico”: cambio di nome possibile?

Trump vuole “il Golfo d’America” e non “del Messico”: cambio di nome possibile?Roma, 8 gen. (askanews) – Donald Trump vuole cambiare nome al Golfo del Messico. “Golfo d’America” sarebbe più “appropriato”, ha confermato in conferenza stampa il presidente eletto degli Stati Uniti, prossimo all’insediamento alla Casa Bianca, riprendendo una vecchia idea espressa da un comico liberale ormai 15 anni fa. “Cambieremo il nome del Golfo del Messico in Golfo d’America, che ha un suono meraviglioso”, ha affermato Trump. “Il Golfo d’America, che bel nome, ed è appropriato”, ha commentato, facendo riferimento al grande bacino d’acqua delimitato a nord dalla costa meridionale degli Stati Uniti, dal Texas alla Florida, e che si estende fino alla penisola dello Yucatan, in Messico.


Un consiglio federale ha il potere di rinominare i luoghi geografici all’interno degli Stati Uniti, ricorda oggi Usa Today, e la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene ha immediatamente promesso di introdurre una legge per attuare il piano. Tali cambiamenti non sarebbero necessariamente vincolanti per gli Stati che confinano con il Golfo o per altri paesi. Secondo i funzionari federali, negli ultimi sei secoli, il Golfo è stato anche conosciuto come Golfo de Nueva España e Mar di Florida, tra gli altri, riflettendo la sua lunga storia contesa tra Francia, Spagna e altri paesi europei durante la colonizzazione del Nuovo Mondo.


La costa del Golfo è lunga circa 3.540 miglia (quasi 5.700 chilometri), più della metà delle quali confina con la costa del Messico, secondo l’U.S. Fish and Wildlife Service, sebbene ciò non tenga conto delle innumerevoli baie e insenature. I commenti di Trump sono arrivati nel contesto della discussione dei suoi piani per annullare le nuove restrizioni alle trivellazioni di petrolio e gas offshore approvate dall’amministrazione di Joe Biden in uscita dalla casa Bianca.


Trump, così come qualsiasi americano, può suggerire una ridenominazione dei luoghi negli Stati Uniti. In base alla legge federale, il governo americano può nominare e/o rinominare formalmente le caratteristiche geografiche, dai fiumi e laghi alle montagne. Supervisionato dal Board of Geographic Names (Bgn), questa procedura è più frequente di quanto si possa pensare e negli ultimi anni i funzionari federali hanno cambiato nomi di luoghi storici ritenuti offensivi, in particolare per gli afroamericani e i nativi americani. Gli Stati non sono tenuti a usare gli stessi nomi del governo federale, anche se di solito lo fanno. “Il BGN è responsabile per legge della standardizzazione dei nomi geografici in tutto il governo federale e scoraggia i cambiamenti di nome a meno che non ci sia una ragione impellente”, ha comunque sottolineato il Board of Geographic Names sul suo sito web. “Inoltre, cambiare un nome esistente semplicemente per correggere o ristabilire l’uso storico non dovrebbe essere una ragione primaria per cambiare un nome”.

Papa: secolo dell’Ia non fa i conti con lo sfruttamento dei minori

Papa: secolo dell’Ia non fa i conti con lo sfruttamento dei minoriCittà del Vaticano, 8 gen. (askanews) – “Oggi sappiamo volgere lo sguardo verso Marte o verso mondi virtuali, ma facciamo fatica a guardare negli occhi un bambino che è stato lasciato ai margini e che viene sfruttato e abusato”. E’ quanto ha affermato Papa Francesco, parlando anche di “piaga del lavoro minorile”. Il pontefice ha toccato il tema dello sfruttamento dei minori nel mondo di oggi nel corso della sua catechesi all’Udienza generale tenuta stamane nell’Aula Paolo VI in Vaticano.


Francesco, ha quind fato notare che “il secolo che genera intelligenza artificiale e progetta esistenze multiplanetarie non ha fatto ancora i conti con la piaga dell’infanzia umiliata, sfruttata, ferita a morte”.

In Venezuela sette “mercenari” arrestati, c’è anche un italiano

In Venezuela sette “mercenari” arrestati, c’è anche un italianoRoma, 8 gen. (askanews) – Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha annunciato la cattura di sette stranieri, tra cui due cittadini statunitensi, due colombiani e tre ucraini. Secondo il capo dello Stato, i sospettati avrebbero avuto l’intenzione di compiere azioni “terroristiche” a tre giorni dal suo insediamento per un terzo mandato presidenziale. In questo contesto il governo venezuelano ha annunciato anche il presunto arresto di un italiano, considerato un “mercenario” entrato illegalmente nel Paese sudamericano.


“Solo oggi abbiamo catturato, in queste ore, sette mercenari stranieri, tra cui due importanti mercenari statunitensi”, ha detto Maduro durante un comizio. “Erano venuti per compiere azioni terroristiche contro la pace”, secondo il presidente. “Le operazioni continuano, dobbiamo essere vigili e preparati”. Nelle stesse ore, il ministro dell’Interno venezuelano, Diosdado Cabello, ha annunciato a Telesur il fermo di “due mercenari, uno colombiano e uno italiano, mentre attraversavano la frontiera, attraverso i sentieri” al confine con la Colombia. Il ministro non ha reso note le generalità dei due sospettati, precisando soltanto che da luglio 2024 almeno 127 “mercenari” sono stati fermati in Venezuela, provenienti da 25 Paesi.


Sugli arresti si è soffermato a lungo il presidente Maduro, in un discorso pronunciato ieri. Nelle prossime ore tutti i sospettati “confesseranno”, ha detto, sottolineando che “due sicari colombiani sono stati catturati in luoghi diversi del Paese, così come tre mercenari provenienti dall’Ucraina, dalla guerra in Ucraina, per portare violenza nel Paese”. Secondo Maduro, queste persone sarebbero arrivate nel Paese per compiere azioni terroristiche. “Dobbiamo essere attenti e preparati. Ecco perché è meraviglioso che siano stati implementati l’attivazione e la formazione degli organismi di lotta della classe operaia”, ha insistito il presidente. “Mentre noi ci godevamo il Natale, l’esercito venezuelano, insieme alle forze di sicurezza del Paese e al popolo, era attivo per garantire la pace”.


Il capo dello Stato ha dichiarato che le operazioni di sicurezza nel Paese proseguono. “Li stiamo attaccando perché il Venezuela sia rispettato”, ha affermato, sottolineando tuttavia che la sovranità non può essere delegata. “Il potere delle armi per difendere la democrazia da qualsiasi minaccia o agguato, non importa da dove provenga, appartiene al popolo”, ha insistito Maduro. “Garantiremo la vittoria della pace”, ha aggiunto, esortando alla mobilitazione del popolo. Il capo dello Stato ha quindi confermato che sono stati catturati almeno 127 mercenari di 25 nazionalità da luglio scorso, “venuti per praticare il terrorismo in territorio venezuelano”. Per questo ha chiesto “la massima mobilitazione popolare affinché il Venezuela vinca attraverso la pace, la Costituzione e la stabilità”. “Il popolo venezuelano è determinato a difendere il proprio diritto a un futuro”, ha affermato.

Germania, ordini manifatturieri in calo del 5,4% a novembre

Germania, ordini manifatturieri in calo del 5,4% a novembreRoma, 8 gen. (askanews) – Il dato provvisorio dei nuovi ordini manifatturieri in Germania, a novembre, tenendo conto degli effetti di calendario, mostra un calo congiunturale del 5,4% e un ribasso tendenziale dell’1,7%. Lo rende noto l’ufficio federale di statistica tedesco Destatis.


Escludendo gli ordini su larga scala, i nuovi ordini sono stati superiori dello 0,2% rispetto al mese precedente. Nei tre mnesi tra settembre e novembre, i nuovi ordini sono stati superiori dell’1,7%. Il dato congiunturale di ottobre è invece rimasto confermato in calo dell’1,5%.

Ces 2025, Zoppas: grande occasione per startup italiane

Ces 2025, Zoppas: grande occasione per startup italianeLas Vegas, 8 gen. (askanews) – L’Italia partecipa al Ces di Las Vegas, la più importante fiera tech al mondo, con una missione guidata da Ice (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) che ha riunito 58 realtà fra aziende e istituzioni, di cui 46 startup.


“Essere qui per le startup è molto importante perché si riesce a mostrare al mondo intero la propria invenzione con la speranza che ci siano, e ce ne sono, operatori che possono far crescere queste novità e farle diventare importanti come dimensioni e come diffusione”, ha detto all’inaugurazione del Padiglione italiano Matteo Zoppas, presidente di Ice. “Abbiamo in particolare uno sviluppo scientifico che viene portato avanti dal Politecnico di Milano applicato su una Maserati per la sperimentazione della guida autonoma al fine di perfezionare un algoritmo che possa poi essere messo a frutto per la guida su strada – ha aggiunto – anche su questo stiamo facendo dei passi avanti molto importanti come in tutte le altre categorie e tipologie di produzione, siamo come made in italy all’avanguardia e soprattutto oggi, che c’è una diffusione importante dell’intelligenza artificiale, riusciamo a essere all’avanguardia anche su tutte le applicazioni che la utilizzano”.

Inaugurato Padiglione italiano al Ces di Las Vegas: in scena 46 startup

Inaugurato Padiglione italiano al Ces di Las Vegas: in scena 46 startupLas Vegas, 7 gen. (askanews) – L’Italia ha dato ufficialmente il via alla sua avventura al Ces di Las Vegas, il più importante evento tech al mondo, con il taglio del nastro nel Padiglione che ospita le 46 startup protagoniste della missione guidata da Ice, (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane), all’interno dell’Eureka Park, l’area del Ces dove sono riunite 1.400 startup provenienti da tutto il mondo,


All’inaugurazione hanno partecipato Kinsey Fabrizio, presidente della Consumer technology association (CTA), che organizza il Ces, il presidente di Ice, Matteo Zoppas, la Console generale d’Italia a Los Angeles, Raffaella Valentini, e il Trade commissioner dell’Ufficio Ice di Los Angeles, Giosafat Riganò. “Benvenuti al Ces, il vostro Padiglione è bellissimo e in crescita rispetto all’anno scorso – ha detto Kinsey Fabrizio durante l’inaugurazione – il Ces riunisce decine di Paesi e espone incredibili innovazioni da tutto il mondo e l’Italia è una parte importante di tutto questo”.

Da Fi marcia indietro sul sorteggio dei laici del Csm, malumori Lega

Da Fi marcia indietro sul sorteggio dei laici del Csm, malumori LegaRoma, 7 gen. (askanews) – Dopo sei mesi di discussione in commissione Affari Costituzionali, l’accordo di maggioranza era di non presentare emendamenti in aula alla Camera che potessero rallentare l’iter di una delle riforme che il governo Meloni punta a portare a casa nel 2025, il ddl costituzionale che separa le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti e istituisce due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente. Ma alle 12 di oggi, quando è scaduto il termine per gli emendamenti, tra le circa 180 proposte di modifica – quasi tutte dell’opposizione – ne sono spuntate tre di Forza Italia, di cui due che cambiano parte dell’innovativo sistema di sorteggio ideato per scegliere i componenti dei due nuovi Csm e dell’Alta Corte disciplinare.


Per Fi il sorteggio deve restare solo per individuare i membri togati. Per gli altri componenti, un terzo, devono rimanere invariate le norme della Costituzione vigente: devono essere scelti cioè dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di esercizio. Di conseguenza, anche tre dei quindici giudici dell’Alta Corte disciplinare, cui la riforma attribuisce la giurisdizione disciplinare nei riguardi dei magistrati, devono essere eletti dal Parlamento in seduta comune. Fonti parlamentari di Forza Italia spiegano che il dibattito sul non esautorare il Parlamento rispetto alla scelta dei membri laici del Csm risale all’avvio dell’esame del ddl Nordio in Commissione. Una questione – quella della centralità delle Camere – che sta a cuore a tutti i gruppi ma che non è riuscita a portare a una sintesi in una maggioranza divisa sul dilemma “sorteggio o elezione?”. Le iniziali perplessità di Fdi sarebbero state quelle di indispettire ancora di più la magistratura: una diversa modalità di scelta dei componenti del Csm (per sorteggio i togati, per elezione parlamentare i laici) potrebbe essere percepita come un altro attacco verso i magistrati anche se, non è un mistero, che nell’idea del centrodestra il sistema del sorteggio nasce deliberatamente per evitare “lo strapotere delle correnti”. L’accelerazione impressa dal governo alla riforma negli ultimi mesi del 2024 ha fatto il resto e in Commissione non c’è stato spazio per riparlarne.


Il dibattito dunque si sposta in aula anche se le premesse non sono le migliori. Fonti di Fi spiegano che se gli emendamenti non diventano di tutta la maggioranza, i firmatari (Tommaso Calderone, Enrico Costa, Annarita Patriarca, Pietro Pittalis, Paolo Emilio Russo) sono pronti a ritirarlo. “L’accordo era di non presentare emendamenti in aula. Ora Forza Italia ne presenta due a sorpesa che stravolgono parte del testo e non siamo stati interpellati”, osserva senza nascondere il fastidio un deputato leghista che segue il dossier giustizia dall’inizio. Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, è sereno: “Se su alcuni punti specifici, come il sorteggio dei componenti laici del Csm, ci siano sensibilità diverse in maggioranza, ne discuteremo e troveremo, come sempre, la sintesi migliore”. Per sciogliere il nodo comunque c’è tempo: le votazioni sugli emendamenti non prenderanno il via prima della prossima settimana. Domani l’aula sarà chiamata soltanto a votare sulla pregiudiziale di costituzionalità presentata da M5s.

Da Fi marcia indietro su sorteggio laici Csm, malumori Lega

Da Fi marcia indietro su sorteggio laici Csm, malumori LegaRoma, 7 gen. (askanews) – Dopo sei mesi di discussione in commissione Affari Costituzionali, l’accordo di maggioranza era di non presentare emendamenti in aula alla Camera che potessero rallentare l’iter di una delle riforme che il governo Meloni punta a portare a casa nel 2025, il ddl costituzionale che separa le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti e istituisce due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente. Ma alle 12 di oggi, quando è scaduto il termine per gli emendamenti, tra le circa 180 proposte di modifica – quasi tutte dell’opposizione – ne sono spuntate tre di Forza Italia, di cui due che cambiano parte dell’innovativo sistema di sorteggio ideato per scegliere i componenti dei due nuovi Csm e dell’Alta Corte disciplinare.


Per Fi il sorteggio deve restare solo per individuare i membri togati. Per gli altri componenti, un terzo, devono rimanere invariate le norme della Costituzione vigente: devono essere scelti cioè dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università in materie giuridiche ed avvocati dopo quindici anni di esercizio. Di conseguenza, anche tre dei quindici giudici dell’Alta Corte disciplinare, cui la riforma attribuisce la giurisdizione disciplinare nei riguardi dei magistrati, devono essere eletti dal Parlamento in seduta comune. Fonti parlamentari di Forza Italia spiegano che il dibattito sul non esautorare il Parlamento rispetto alla scelta dei membri laici del Csm risale all’avvio dell’esame del ddl Nordio in Commissione. Una questione – quella della centralità delle Camere – che sta a cuore a tutti i gruppi ma che non è riuscita a portare a una sintesi in una maggioranza divisa sul dilemma “sorteggio o elezione?”. Le iniziali perplessità di Fdi sarebbero state quelle di indispettire ancora di più la magistratura: una diversa modalità di scelta dei componenti del Csm (per sorteggio i togati, per elezione parlamentare i laici) potrebbe essere percepita come un altro attacco verso i magistrati anche se, non è un mistero, che nell’idea del centrodestra il sistema del sorteggio nasce deliberatamente per evitare “lo strapotere delle correnti”. L’accelerazione impressa dal governo alla riforma negli ultimi mesi del 2024 ha fatto il resto e in Commissione non c’è stato spazio per riparlarne.


Il dibattito dunque si sposta in aula anche se le premesse non sono le migliori. Fonti di Fi spiegano che se gli emendamenti non diventano di tutta la maggioranza, i firmatari (Tommaso Calderone, Enrico Costa, Annarita Patriarca, Pietro Pittalis, Paolo Emilio Russo) sono pronti a ritirarlo. “L’accordo era di non presentare emendamenti in aula. Ora Forza Italia ne presenta due a sorpesa che stravolgono parte del testo e non siamo stati interpellati”, osserva senza nascondere il fastidio un deputato leghista che segue il dossier giustizia dall’inizio. Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, è sereno: “Se su alcuni punti specifici, come il sorteggio dei componenti laici del Csm, ci siano sensibilità diverse in maggioranza, ne discuteremo e troveremo, come sempre, la sintesi migliore”. Per sciogliere il nodo comunque c’è tempo: le votazioni sugli emendamenti non prenderanno il via prima della prossima settimana. Domani l’aula sarà chiamata soltanto a votare sulla pregiudiziale di costituzionalità presentata da M5s.

Musk rilancia su Starlink, opposizioni in pressing su Meloni

Musk rilancia su Starlink, opposizioni in pressing su MeloniRoma, 7 gen. (askanews) – “Musk? Monopolizzerà le prime domande, sicuramente”. Fuori da Palazzo Chigi il funzionario della Presidenza del Consiglio si ferma a parlare con i giornalisti: due chiacchiere senza impegno, giusto qualche battuta in vista dell’attesa conferenza stampa della premier Giorgia Meloni, in programma giovedì alle 11 nell’auletta dei gruppi della Camera. Quaranta le testate sorteggiate per fare una domanda, con alcune esclusioni non banali a causa della ‘tagliola’ decisa quest’anno.


Sicuramente il rapporto con il miliardario futuro membro dell’amministrazione Trump sarà al centro dell’attenzione. La “smentita” diffusa ieri da Palazzo Chigi della notizia – lanciata da Bloomberg – di un accordo da 1,5 miliardi in via di definizione per i satelliti Starlink non ha convinto le opposizioni, oggi in pressing sulla presidente del Consiglio perchè riferisca in Parlamento. Anche perché né Matteo Salvini né lo stesso Musk contribuiscono a sgombrare il campo dai dubbi. Ieri il vice premier e ministro delle Infrastrutture aveva auspicato un accordo che “non sarebbe un pericolo ma una opportunità”. Un post su X a cui oggi Musk ha risposto con entusiasmo: “Sarà fantastico. Altri Paesi in Europa chiederanno di adottarlo”. “È sempre più urgente che Meloni venga in Parlamento a riferire su questa vicenda paradossale perché è preoccupante la disinvoltura con cui la destra promette agli uomini più ricchi e potenti del mondo contratti da miliardi di euro, pagati dai contribuenti, quando in Italia taglia sulla sanità pubblica e sulla qualità della vita dei cittadini. Una cosa è certa: ormai Salvini e Meloni si sono talmente appassionati a SpaceX da essere diventati loro stessi satelliti di Musk, alla faccia del sovranismo”, attacca Elly Schlein, segretaria del Pd. I Dem, con il capogruppo al Senato Francesco Boccia, hanno chiesto al presidente Ignazio La Russa di sollecitare la premier a riferire in Aula.


Sulla questione le opposizioni sono tutte d’accordo. “Elon Musk – per Carlo Calenda – è un signore che, secondo tutti gli analisti indipendenti, è il principale diffusore di fake news, uno che dice che il premier inglese copre i pedofili, sostiene l’ultradestra in Germania, attacca la Francia. E noi pensiamo davvero di mettergli in mano le comunicazioni criptate, le comunicazioni più delicate del governo italiano. Ma su che basi? Elon Musk è un nemico dell’Europa”. “Meloni e Salvini – accusa Giuseppe Conte – si contraddicono a vicenda mentre giocano a fare la gara a chi è più amico di Musk. Sul piatto resta un possibile accordo per consegnare pezzi della nostra sicurezza nazionale a Musk per 1,5 miliardi degli italiani. Vengano in Parlamento a spiegare anziché stare sui social o nascondersi dietro qualche nota”. Una prima risposta potrebbe arrivare domani dal ministro della Difesa Guido Crosetto, nel corso del question time in programma alla Camera. Se il rapporto con Musk fa scatenare le opposizioni, anche nella maggioranza c’è qualche tensione. “Serve molta prudenza quando si parla di sicurezza nazionale e di dati sensibili. Da parte nostra non c’è alcun no pregiudiziale, ma la richiesta al governo di essere molto cauti”, avverte il portavoce nazionale di Forza Italia Raffaele Nevi. Del resto Forza Italia è parte del Ppe, che in Europa sta iniziando a valutare i rischi derivanti dalle ingerenze del miliardario che usa X come un mezzo di propaganda contro – tra gli altri – il primo ministro britannico Keir Starmer o a favore del partito di estrema destra tedesco AfD in vista delle prossime elezioni in Germania. A lanciare l’allarme su un possibile ‘inquinamento’ della vita pubblica europea erano stati, tra gli altri, nelle scorse settimane, il presidente francese Emmanuel Macron, quello tedesco Frank-Walter Steinmeier e anche Sergio Mattarella. Al momento non ci sono provvedimenti in vista contro il fondatore di Tesla, ma la Commissione Ue monitora la situazione pronta a intervenire.


Intanto Giorgia Meloni, oltre alla conferenza stampa, prepara il Consiglio dei ministri previsto sempre giovedì alle 18. Sul tavolo la nomina di Fabrizio Curcio come commissario all’emergenza alluvione e la decisione – già presa – di impugnare di fronte alla Consulta la legge regionale della Campania sul terzo mandato del governatore Vincenzo De Luca. Un atto che non riguarda direttamente altri presidenti (come Luca Zaia), ma che mette nero su bianco un’indicazione politica più generale sul tema. La Lega, però, non sembra intenzionata a fare barricate: “Non è che facciamo cadere il governo per il terzo mandato”, assicura un esponente del Carroccio. Giovedì la premier vorrebbe chiudere anche la questione della nomina del nuovo direttore del Dis, dopo le dimissioni di Elisabetta Belloni. Il passo indietro ha portato allo scoperto i dissidi tra la Belloni la stessa Meloni, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Tensioni culminate nella gestione dell’arresto di Cecilia Sala. Per la guida del Dis circolano alcuni nomi. Bruno Valensise, attuale numero uno dell’Aisi, sarebbe molto gradito a Mantovano, ma una sua ‘promozione’ farebbe aprire un valzer di nomine. Per questo – nell’ipotesi di non toccare i vertici di Aisi e Aise – non si esclude un esterno come il comandante della Gdf Andrea De Gennaro o il generale Francesco Paolo Figliuolo, da poco nominato numero due dell’Agenzia per la sicurezza esterna.


Archiviate queste partite, sabato Meloni vedrà a Villa Pamphilj il presidente uscente americano Joe Biden e la settimana prossima volerà ad Abu Dhabi, negli Emirati, per il Summit sull’energia. E non è escluso che, nonostante il blitz a Mar-a-Lago, vada alla cerimonia di insediamento di Trump il 20 gennaio alla Casa Bianca: “Sta decidendo”, riferiscono fonti a conoscenza del dossier.