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Autore: Redazione StudioNews

Italia Polo Challenge, show per sfilata a Porto Cervo e Arzachena

Italia Polo Challenge, show per sfilata a Porto Cervo e ArzachenaRoma, 17 lug. (askanews) – La banda musicale della Brigata Sassari, centinaia di persone incuriosite da uno spettacolo a cui probabilmente non sono abituate. Ma soprattutto i cavalli e i protagonisti del torneo. L”antipasto’ di Italia Polo Challenge 2024 in Sardegna è servito ed è stato uno show per le vie di Porto Cervo e Arzachena, in attesa dell’inizio delle partite previsto – ricorda una nota – per giovedì 18 luglio al campo sportivo Andrea Corda di Abbiadori.


Il circuito di arena polo organizzato dalla Federazione Italiana Sport Equestri torna per il quarto anno consecutivo in Sardegna, confermando il legame con la Regione e con il Comune di Arzachena. Accanto ai giocatori delle quattro squadre protagoniste del torneo (Petra Bianca, U.S. Polo Assn., Estrella Galicia e Costa Smeralda), anche i piccoli protagonisti della tappa sarda della Coppa Italia di polo pony. Saranno quattro le squadre in campo ad Abbiadori. Petra Bianca (Francesco Scardaccione, Felipe Kelly ed Eduardo Blousson), U.S. Polo Assn. (Fabricio Facello, Therence Cusmano e Angel Valdez), Estrella Galicia (Alexander Aggravi, Gustavo Penna e Patricio Rattagan) e Costa Smeralda (Stefano Giansanti, Sasha Hauptmann, Boris Bignoli). Il calendario prevede due partite al giorno da giovedì 18 a sabato 20 con inizio alle 20.30 e alle 21.30 (si parte con Estrella Galicia-Costa Smeralda e U.S. Polo Assn.-Petra Bianca) e accesso libero alle tribune del centro sportivo. Un evento glamour ma nel segno della sostenibilità e dell’appartenenza a un territorio dove – conclude la nota – è fortissima la tradizione equestre e dove il polo va in scena in un contesto d’eccezione.

Meloni a carte coperte su von der Leyen. “Voto Fdi non scontato”

Meloni a carte coperte su von der Leyen. “Voto Fdi non scontato”Roma, 17 lug. (askanews) – Il mistero non è stato svelato nemmeno nella riunione dei 24 eurodeputati di Fratelli d’Italia che si è tenuta a Strasburgo mentre lei era in transito da Tripoli, dove ha partecipato al Trans-Mediterranean migration forum, e la Gran Bretagna, dove domani prenderà parte alla riunione della Comunità politica europea. La liturgia del voto che domani sulla carta dovrebbe portare alla rielezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue, d’altra parte, agevola la strategia che Giorgia Meloni ha scelto rispetto a questo passaggio fondamentale. Ovvero: continuare fino all’ultimo a giocare a carte coperte.


Alle 8 infatti, la presidente uscente invierà il suo discorso ai gruppi e un’ora dopo lo pronuncerà in aula. A quel punto, è prevista una pausa di un paio d’ore nella quale i parlamentari appartenenti alle diverse famiglie decideranno come comportarsi. Da una parte, a pesare saranno ovviamente le trattative in corso sul commissario da affidare all’Italia che resta il primo obiettivo di Meloni: delega pesante e vicepresidenza esecutiva. D’altra, sarà valutato l’intervento di von der Leyen perchè – viene fatto notare – una cosa è ciò che viene assicurato nei singoli incontri – inevitabilmente tarato sulle orecchie degli interlocutori – altro è ciò che viene messo nero su bianco nel discorso con il quale si chiedono i voti. In questo senso, Fratelli d’Italia valuterà sicuramente con molta attenzione ciò che sarà detto sulla transizione ecologica e verificherà, come ha già avuto modo di dire il capodelegazione Carlo Fidanza, se ci sarà il “superamento dell’approccio ideologico che ha caratterizzato la legislatura appena conclusa”. Insomma, ci si attende un segnale e a questo punto non si esclude nemmeno che alla fine si possa optare per il no, soprattutto se l’intervento dovesse essere troppo sbilanciato verso quei Verdi con i quali la presidente uscente ha stretto un accordo. Ma se sarà ufficializzato o meno dipenderà da quello che accadrà domani mattina. Nel caso di Ecr, il gruppo a cui appartiene Fratelli d’Italia, d’altra parte, si è già deciso di lasciare alle delegazioni dei vari Paesi libertà di coscienza. I belgi e i cechi guidati dal premier Petr Fiala hanno già dichiarato il loro voto a favore, così come per esempio i polacchi del Pis hanno già fatto sapere che si schiereranno per il no. E’ probabile, dunque, che se alla fine dovesse prevalere il voto contrario si decida di dichiararlo apertamente prima che si aprano le urne, mentre al contrario si potrebbe attendere di ufficializzare la decisione a cose fatte. Magari aspettando di vedere con quanti voti di scarto avverrà, o meno, l’elezione.


In questi giorni i contatti tra Meloni e von der Leyen non si sarebbero mai interrotti e dunque la trattativa viene considerata ancora aperta. Ad ogni modo, fanno notare nel partito della premier, qualsiasi decisione prenderà Giorgia Meloni sarà fatto “in nome dell’interesse nazionale”. Anche perché, ad attenderla al guado, c’è sempre l’alleato di governo, Matteo Salvini che, dopo la sentenza della Corte di giustizia europea contro la Commissione Ue per non aver concesso al pubblico un accesso sufficientemente ampio ai contratti sui vaccini per il Covid, alla vigilia del voto rilancia: “Un altro motivo per dire di no a Ursula von der Leyen”.

Vigili Fuoco, il cordoglio di Mattarella: profonda tristezza

Vigili Fuoco, il cordoglio di Mattarella: profonda tristezzaSan Paolo, 17 lug. (askanews) – “Ho appreso con profonda tristezza la notizia del decesso, durante un intervento di spegnimento di un incendio di vegetazione a Nova Siri, in provincia di Matera, del Vigile del Fuoco Coordinatore Nicola Lasalata e del Vigile del Fuoco Esperto Giuseppe Martino. In questa dolorosa circostanza desidero esprimere a lei e al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco la mia solidale vicinanza. La prego di far pervenire ai familiari le espressioni della mia commossa partecipazione al loro cordoglio”. Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al Capo del Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, Renato Franceschelli.

Autonomia, dalla Sardegna quarto sì al referendum. Manca solo Puglia

Autonomia, dalla Sardegna quarto sì al referendum. Manca solo PugliaRoma, 17 lug. (askanews) – “Sono orgogliosa che il Consiglio regionale della Sardegna abbia appena approvato la richiesta di referendum abrogativo della legge Calderoli sull’autonomia differenziata. Una norma sbagliata e divisiva che indebolisce la Sardegna, spacca il Paese e aumenta il divario tra le Regioni del Nord e quelle del Sud”. Lo ha dichiarato via sociala la presidente M5s della Sardegna Alessandra Todde dopo l’approvazione da parte del Consiglio Regionale sardo con il voto compatto dei consiglieri del campo largo di due quesiti referendari per abrogare con uno totalmnente e con l’altro parzialmente la legge del Governo che ha introdotto l’Autonomia differenziata fra le Regioni italiane.


“Dopo la Campania, l’Emilia Romagna e la Toscana, anche la Sardegna – ha sottolineato Todde- approva i due quesiti referendari: uno per abrogare totalmente la legge proposta dal Governo e l’altro per stabilire che prima di devolvere qualsiasi funzione, vengano definiti e finanziati i Livelli essenziali delle prestazioni per tutto il Paese.A chi dice che la Sardegna è al sicuro perché è una Regione a statuto speciale, ricordiamo che le risorse vengono anche dalla dimensione nazionale e che, se queste si riducono, saranno di meno anche per la Sardegna, come già è successo. Non accetteremo mai una legge che condanni il popolo sardo all’arretratezza”. “Col voto di 5 consigli regionali – ha concluso la Governatrice della Sardegna- sarà dunque possibile chiedere l’indizione del referendum. Manca solo la Puglia”.

Ue, voto serrato domani a Strasburgo per conferma von der Leyen

Ue, voto serrato domani a Strasburgo per conferma von der LeyenStrasburgo, 17 lug. (askanews) – Non è possibile prevedere i risultati del voto cruciale con cui domani la plenaria del Parlamento europeo deciderà se confermare o no il secondo mandato di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione, ma è possibile fare un po’ di calcoli basati sulle tendenze emerse nelle diverse forze politiche nazionali ed europee nelle ultime settimane e negli ultimi giorni.


Va sottolineata, comunque, una tripla avvertenza: che il voto è segreto, e dunque non c’è controllo possibile sulla disciplina di gruppo o di delegazione nazionale; che alcune delegazioni o eurodeputati singoli potrebbero cambiare idea, in un senso o nell’altro, dopo il discorso sulle linee programmatiche del programma per i prossimi cinque anni, che von der Leyen presenterà domani prima del voto; e che alcuni gruppi e delegazioni non hanno ancora dato alcuna indicazione chiara, annunciando che lo faranno solo domani prima del voto. La maggioranza assoluta necessaria per la conferma di von der Leyen (361 voti su 720 seggi totali) sarebbe matematicamente acquisita se i tre gruppi politici “europeisti” che la sostengono, (Ppe, 188 seggi, Socialisti e Democratici, 136 seggi, Liberali di Renew, 77 seggi) potessero garantire il voto compatto di tutti i loro eurodeputati, che sono in totale 401.


Ma in realtà i 40 voti in più della soglia richiesta non sono affatto garantiti. Si calcola, anzi, che saranno circa il 15% i “franchi tiratori” nell’insieme dei tre gruppi. Questo, d’altra parte, è ciò che successe la volta scorsa, quando von der Leyen ottenne solo nove voti in più della maggioranza assoluta, nonostante avesse l’appoggio degli stessi tre gruppi della cosiddetta “maggioranza Ursula”. Lo stesso gruppo Ppe che ha affidato fin dall’inizio a von der Leyen il ruolo di “Spitzenkandidatin” (candidato guida), non è in grado di assicurarle l’appoggio di tutti suoi membri: contro di lei potrebbero votare i francesi dei Républicains (6 seggi), gli austriaci dell’Ovp (5 seggi), gli sloveni del Sds (4 seggi).


Tra i Liberali di Renew, i più critici sono i tedeschi del Fdp (8 seggi), contrari alla messa al bando dei motori a combustione nel 2035, e gli irlandesi del Fianna Fáil (4 seggi), che rimproverano a von der Leyen il suo sostegno incondizionato a Israele per la sua reazione contro Gaza dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre. In forse anche anche gli slovacchi del Partito progressista Ps (6 seggi) e i portoghesi di Inziativa liberale (2 seggi). Poco chiaro è poi il quadro riguardo al gruppo dei Socialisti e Democratici (S&d), che ufficialmente mostra compattezza ma in cui ci si può aspettare diverse defezioni singole o a livello di qualche delegazione nazionale.


Scontato è invece il voto contrario degli altri tre gruppi: da una parte la Sinistra (46 seggi, compresi gli otto del M5s), dall’altra i due nuovi gruppi di destra: i Patrioti per l’Europa (84 seggi) e l’Europa delle Nazioni sovrane (Esn, 25 voti). Von der Leyen, che è perfettamente al corrente di questa situazione e fin dall’inizio ha cercato di allargare la sua maggioranza, si è trovata di fronte a un bivio. La prima possibilità, caldeggiata soprattutto dalla delegazione italiana del Ppe, era quella di chiedere voti alla frazione considerata più moderata e meno anti-europeista del gruppo dei Conservatori e Riformisti (Ecr, 74 seggi), ovvero le delegazioni degli italiani di Fratelli d’Italia (24 seggi), dei cechi dell’Ods del premier Petr Fiala (3 seggi) e dei belgi fiamminghi del N-Va (3 seggi), senza neanche tentare, ovviamente, di coinvolgere le altre delegazioni del gruppo, più anti europee o meno rispettose dello stato di diritto. La seconda opzione era quella di rivolgersi al gruppo dei Verdi (53 seggi), che fin dall’inizio si è mostrato disponibile a sostenerla, anche se a certe condizioni apparentemente non difficili da rispettare (in particolare l’attuazione del Green Deal senza rimettere in discussione la legislazione e gli obiettivi già approvati). Le due opzioni apparivano nettamente in alternativa l’una all’altra: un accordo con l’Ecr avrebbe rimesso in dubbio il sostegno dei liberali e dei socialisti, contrari ad allargare a destra la maggioranza; il sostegno dei Verdi rischiava invece di alienarle l’appoggio della destra del Ppe, a partire dalla sua componente italiana (9 seggi). Ma sul lato dell’Ecr si aspetta ancora, alla vigilia del voto, la decisione che gli eurodeputati di Fdi hanno annunciato prenderanno domani, dopo aver sentito Giorgia Meloni (che potrebbe avere interesse, come premier italiana, a mantenere buoni rapporti con von der Leyen, se verrà confermata). Inoltre, l’incontro di ieri della presidente di Commissione con gli eurodeputati del gruppo sembra essere andato piuttosto male, mentre pare, al contrario, che sia andato abbastanza bene quello che c’era stato in precedenza con i Verdi. Alla fine, la scelta evidente di von der Leyen, seppure non esplicitata ufficialmente, è stata quella di cercare i voti dei Verdi, che hanno tradizionalmente la più compatta disciplina di gruppo di tutto il Parlamento (l’unica delegazione che sembra ancora avere dubbi è quella francese, che dispone di 5 seggi). La maggioranza assoluta appare ora più probabile, grazie ai Verdi, ma anche così, la presidente della Commissione non è affatto in una “comfort zone”. Il voto rischia di essere davvero serrato.

Mattarella a San Paolo, omaggio al Sermig e riflessione sui migranti

Mattarella a San Paolo, omaggio al Sermig e riflessione sui migrantiSan Paolo, 17 lug. (askanews) – “Siamo tutti un po’ migranti”. La riflessione che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pronuncia al Museo dell’Immigrazione di San Paolo è quasi inevitabile di fronte a un pezzo di storia di un paese, il Brasile, che mentre tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX l’Europa versava in condizioni di povertà e fame, sviluppò politiche di immigrazione per superare la mancanza di manodopera nelle piantagioni di caffè. Una storia che coinvolge milioni di immigrati provenienti dall’Europa, dal Medio Oriente e dall’Asia ma soprattutto una storia che parla italiano. Iniziata nel 1874 con lo sbarco, di cui ricorre il 150mo anniversario quest’anno, dei primi lavoratori provenienti da Genova a bordo del vapore Sofia. I loro discendenti oggi a San Paolo rappresentano la comunità italiana più numerosa del Brasile.


È forte l’influenza italiana nel quartiere Mooca, dove sorge il museo visitato da Mattarella insieme alla figlia Laura, nella terza tappa della sua visita di stato in Brasile. Ospitato nell’edificio della Hospedaria de Imigrantes – attivo fino al 1978 – dove gli immigrati trascorrevano un periodo massimo di otto giorni prima di dirigersi alla loro destinazione finale in Brasile, il museo è una Ellis Island brasiliana a tutti gli effetti. La maggior parte dei migranti, che giungevano qui in treno dal porto più vicino, era italiana: sulle mura del corridoio di ingresso del museo sono ancora ben visibili le istruzioni per quanti arrivavano in cerca di lavoro e fortuna. Ma nel museo sono custodite le tracce di un processo migratorio che ha caratterizzato la storia dell’umanità da sempre. Come la teca dove sono conservati i passaporti di migranti di sedici diverse nazionalità. La guida del museo spiega a Mattarella che a fronte di quanti sono arrivati in Brasile, anche tanti brasiliani sono emigrati. “Siamo tutti un po’ migranti”, è il commento del presidente. Adiacente al museo, sorge l’Arsenale della Speranza del Sermig, il Servizio missionario giovani, che da 28 anni ogni giorno accoglie 1.200 uomini di strada, i cosiddetti “moradores de rua”, giovani e adulti in difficoltà per la mancanza di una casa, di una famiglia o per problemi di alcol e droga: qui possono trovare non solo un pasto, un posto dove dormire e assistenza medica ma anche una biblioteca con centinaia di libri. L’accoglienza che gli ospiti, i volontari e i sostenitori del centro riservano al presidente Mattarella è calorosa: applausi, cori di “Bem vindo presidente” e uno sventolare incessante di bandierine con la bandiera italiana e quella brasiliana realizzate in occasione della visita del capo dello Stato italiano. Qui Mattarella telefona al fondatore del Sermig, Ernesto Olivero, che qualche giorno prima di partire il capo dello Stato aveva visitato privatamente a Torino.


“Avrei voluto essere lì con voi ma non mi è stato possibile, sono presente con la preghiera e il cuore”, dice Olivero in un video proiettato durante la visita. L’Arsenale della speranza “vuole dare a tutti l’opportunità di vivere con dignità, con il grande desiderio che accada la stessa cosa nel resto del mondo. Non è un sogno, e possibile. Grazie di essere venuto a vedere con i suoi occhi quello che le avevo raccontato in Italia”. Mattarella omaggia “la lezione di umanità” dell’Arsenale di Torino, di San Paolo e di quello in Giordania. Una lezione “che serve a chiunque mantenere con sé e portare e custodire. Grazie per quello che fate e per quello che avviene qui”. Una lezione che dimostra come “ciascuna persona – ciascun uomo, ciascuna donna – rappresenta un patrimonio irripetibile, unico al mondo. E non c’è nessuno, nessuna persona che sia mai perduta davvero”.

A Cipro certificazione Gold ITA0039 Asacert per Zero Sei Trattoria

A Cipro certificazione Gold ITA0039 Asacert per Zero Sei TrattoriaRoma, 17 lug. (askanews) – Nel cuore pulsante di Cipro, un nuovo gioiello della cucina italiana ha aperto le sue porte: Zero Sei Trattoria. Situato in John F. Kennedy, Limassol, questo ristorante ha recentemente ottenuto la certificazione Gold da ITA0039 by Asacert, consolidando ulteriormente l’impegno di Fausto Soldini nella promozione della cucina romana autentica. Fausto Soldini, già celebre per il successo dei suoi ristoranti Trattoria Zero Sei e Sotto Pinsa Romana a Malta, ha deciso di espandere la sua influenza culinaria al di là del Mediterraneo con l’apertura di Zero Sei Trattoria a Cipro. “Cipro è un’isola che, come Roma, è ricca di storia e tradizione,” spiega Soldini. “La sua posizione strategica nel Mediterraneo e il suo mix culturale unico la rendono il luogo perfetto per unire la mia passione per la cucina romana con l’accoglienza calorosa cipriota.” L’ispirazione di Fausto Soldini per aprire un nuovo ristorante a Cipro nasce dalla sua visione di creare un ponte culinario tra le diverse culture del Mediterraneo. “Ho sempre creduto che il cibo sia un linguaggio universale,” dice Soldini. “Con Zero Sei Trattoria a Limassol, voglio portare un pezzo di Roma a Cipro, condividendo la nostra tradizione e i nostri sapori con una nuova comunità.”


Come nei suoi ristoranti a Malta, Fausto Soldini ha portato a Cipro la stessa dedizione maniacale alla qualità e autenticità. Ogni piatto preparato a Zero Sei Trattoria è un omaggio alla tradizione romana, dalla carbonara fatta con ingredienti selezionati alla amatriciana che evoca i sapori genuini della capitale italiana. “L’eredità romana è il cuore della nostra cucina,” afferma Soldini. “Ogni giorno, lavoriamo con l’obiettivo di trasmettere questa eredità ai nostri ospiti, offrendo non solo cibo, ma un vero e proprio viaggio nei sapori e nella cultura romana.” La certificazione ITA0039 by Asacert non è solo un riconoscimento di eccellenza culinaria, ma anche un simbolo di autenticità e qualità. Questo protocollo rigoroso assicura che solo i ristoranti che rispettano i più alti standard in merito a prodotti e autenticità possano fregiarsi di questo prestigioso titolo. Per Zero Sei Trattoria, ottenere il livello Gold rappresenta un ulteriore traguardo nel percorso di Fausto Soldini verso la promozione della vera cucina italiana all’estero.


“La certificazione ITA0039 è fondamentale per garantire che i nostri clienti possano godere di una vera esperienza culinaria italiana,” sottolinea Soldini. “In un mondo dove l’Italian Sounding è una minaccia costante, è essenziale proteggere e valorizzare i prodotti e la cucina autentica italiana.” Zero Sei Trattoria a Cipro non è solo un ristorante, ma un luogo dove la passione per la cucina italiana si incontra con l’ospitalità cipriota. Con questa nuova apertura, Fausto Soldini conferma il suo ruolo di ambasciatore della tradizione culinaria romana nel Mediterraneo, offrendo ai suoi ospiti un’esperienza gastronomica indimenticabile. La certificazione ITA0039 | 100% Italian Taste Certification by ASACERT, rappresenta un sigillo di eccellenza che distingue Zero Sei Trattoria come autentico punto di riferimento per la cucina italiana nel mondo. Con questo riconoscimento, Fausto Soldini continua a difendere e promuovere la vera cucina italiana, garantendo autenticità, qualità e passione in ogni piatto servito.

Gruppo Arvedi, risultato netto 2023 cala a 234 mln, pesa costo energia

Gruppo Arvedi, risultato netto 2023 cala a 234 mln, pesa costo energiaRoma, 17 lug. (askanews) – Il Gruppo Arvedi chiude l’anno 2023 con ricavi pari a 6 miliardi di euro (7,7 miliardi nel 2022) e un risultato netto di 234 milioni (640 milioni nel 2022). Il Margine Operativo Lordo (MOL) è di 522 milioni (pari all’8,7% dei ricavi), mentre l’Indebitamento Finanziario Netto (IFN) si attesta a 433 milioni, in riduzione rispetto ai 513 milioni del 2022.


Lo rende noto l’azienda in un comunicato specificando che il settore siderurgico, in un quadro di generale diminuzione della domanda, è stato caratterizzato dalla dinamicità della concorrenza dei paesi asiatici a fronte di una perdita di competitività delle aziende siderurgiche italiane a causa dell’elevato costo dell’energia elettrica e del gas. Nonostante le tensioni internazionali, in particolare connesse al perdurare del conflitto in Ucraina e ai gravi sviluppi riguardanti il Medio Oriente, il Gruppo Arvedi si è dimostrato resiliente, grazie alla solida struttura industriale ed alle tecnologie proprietarie. Il Gruppo ha raggiunto gli obiettivi e confermato gli investimenti. Nel 2023 Acciaieria Arvedi ha conseguito ricavi per 2,8 miliardi, in diminuzione del 21% rispetto all’esercizio precedente a causa della riduzione della componente prezzo. Il Margine Operativo Lordo è stato di 302 milioni con un’incidenza di poco superiore al 10% sui ricavi. Hanno inciso pesantemente sulla struttura dei costi gli elevati prezzi dell’energia che rappresentano oltre il 40% dei costi di produzione.


Nel maggio 2023 Acciaieria Arvedi, la principale azienda del Gruppo, ha avviato la commercializzazione dei prodotti ArvZero, acciai carbon neutral, circolari (ovvero prodotti da rottame, materia prima riciclata), zero waste (riciclando e riutilizzando quasi il 90% degli scarti generato dal processo produttivo) per i quali sono stati firmati contratti di fornitura con primari costruttori del settore automotive Nel primo esercizio sociale interamente sotto la gestione del Gruppo Arvedi, Acciai Speciali Terni (AAST), uno dei principali produttori europei di laminati piani di acciaio inossidabile, ha registrato nel 2023 ricavi pari a 2,3 miliardi con una marginalità operativa lorda di 95 milioni. Anche nel caso dell’azienda umbra, hanno pesato sui conti gli elevati costi energetici. L’impegno del Gruppo per AAST ha riguardato in particolare il rafforzamento della struttura industriale con significativi investimenti sia nell’area a caldo che in quella a freddo, la revisione dei processi produttivi e la riorganizzazione della rete di distribuzione. Grande attenzione è stata posta ai temi ambientali e nella progressiva decarbonizzazione del sito produttivo di Terni.


Il Gruppo Arvedi conferma il fermo impegno nello sviluppo tecnologico, industriale e commerciale di tutte le aziende, in virtù dei rilevanti investimenti in corso e programmati, finalizzati principalmente alla produzione di acciai e prodotti derivati sempre più sostenibili sotto il profilo ambientale.

Ciclismo, Carapaz vince al Tour de France, Pogacar in giallo

Ciclismo, Carapaz vince al Tour de France, Pogacar in gialloRoma, 17 lug. (askanews) – L’ecuadoriano Richard Carapaz trionfa in solitaria nell’arrivo in salita a Superdevoluy, diciassettesima tappa del Tour de France e, dopo la maglia gialla indossata a inizio Tour, si toglie anche un’altra soddisfazione, vincendo la prima frazione della carriera alla Grande Boucle. Per Carapaz, infatti, è la prima vittoria di tappa al Tour de France. Carapaz, campione olimpico in carica e vincitore del Giro d’Italia nel 2019, aveva indossato la maglia gialla nella quarta tappa di questa edizione. Così è diventato anche il primo corridore dell’Ecuador a vincere una frazione nella corsa gialla. Decisivo il suo strappo sul Col du Noyer. Alle sue spalle Simon Yates a 37″, Enric Mas terzo. Pogacar attacca anche oggi, ma viene ripreso e mantiene la maglia gialla. Nel finale guizzo di Evenepoel. Il belga giunge con 7’13” di ritardo da Carapaz, ma con qualche secondo in meno rispetto a Pogacar e Vingegaard. Nel finalo lo sloveno è voluto ripartire in faccia al capitano della Visma

Mafia, lo speciale “57 giorni” per anniversario morte Borsellino

Mafia, lo speciale “57 giorni” per anniversario morte BorsellinoRoma, 17 lug. (askanews) – Sono passati 32 anni dalla morte di Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia insieme alla scorta in un giorno caldissimo dell’estate di Palermo del ’92. Successe 57 giorni dopo la morte di Giovanni Falcone, suo collega e sodale.


Ma mentre gli anni da quelle stragi passano inesorabili, nuovi particolari emergono dalle indagini dei due magistrati, dalle carte recuperate e dalle testimonianze dei loro collaboratori. Valeria Ferrante con Rainews ricostruisce, proprio con due di loro, il generale Mori e il colonnello De Donno, del Ros dei Carabinieri, un aspetto ancora sconosciuto di quei giorni terribili, quando Borsellino e Falcone, per mandare avanti la loro inchiesta su ‘mafia e appalti’, cercarono di legarla a quella di ‘Mani Pulite’ della Procura di Milano. Senza riuscirci, semplicemente perché eliminati da Cosa Nostra. L’inchiesta è in onda su Rainews, domani alle 11.30. Poi alle 9.30 e alle 13.30 del 19 luglio, nello ‘speciale Borsellino’ in diretta da Palermo.