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Autore: Redazione StudioNews

Import cereali primi 4 mesi +13,9% in quantità e -12,2% in valore

Import cereali primi 4 mesi +13,9% in quantità e -12,2% in valoreRoma, 17 lug. (askanews) – Le importazioni in Italia nel settore dei cereali, semi oleosi e farine proteiche nei primi quattro mesi del 2024 sono aumentate nelle quantità di 1.035.000 tonnellate (+13,9%) e diminuite nei valori di 414,4 milioni di Euro (-12,2%), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo rende noto Anacer, l’associazione nazionale cerealisti italiani.


Le esportazioni dall’Italia nel primo quadrimestre 2024m rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, aumentano invece sia nelle quantità di 216.000 tonnellate (+14,6%) e sia nei valori di 38,8 milioni di euro (+1,9%).

Meloni a Tripoli: l’immigrazione illegale è nemica di quella legale

Meloni a Tripoli: l’immigrazione illegale è nemica di quella legaleRoma, 17 lug. (askanews) – “L’immigrazione illegale è nemica di quella legale. Guardate cosa è accaduto in Italia nell’ultimo anno: noi non abbiamo potuto permettere a molte persone di entrare legalmente perché noi abbiamo troppi migranti irregolari”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloninel suo intervento alla sessione presidenziale del Forum Trans-Mediterraneo sulle migrazioni a Tripoli.


“Le organizzazioni criminali – ha aggiunto – vogliono decidere loro chi ha diritto di entrare nel nostro Paese e chi no. Il mio governo ha varato decreti flussi per tre anni, ampliando le quote, anche e soprattutto per le nazioni che ci aiutano a combattere contro i trafficanti di esseri umani.

D’Eramo (Masaf): marchio bio racconterà qualità nostra produzione

D’Eramo (Masaf): marchio bio racconterà qualità nostra produzioneRoma, 17 lug. (askanews) – “Lavoriamo per ridurre la burocrazia, sostenere la filiera e realizzare quanto prima il Marchio del biologico italiano. Un marchio che dovrà essere riconoscibile dal grande pubblico e in grado di raccontare la qualità e la tradizione delle produzioni Made in Italy. Unito a una corretta informazione e comunicazione, potrà dare nuovo slancio al settore per continuare così anche in futuro ad essere un modello di riferimento”. Così il sottosegretario all’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste, Luigi D’Eramo, in occasione della presentazione dei dati dell’ultima edizione del rapporto “Bio in cifre”, che si è tenuta oggi a Bracciano, nel corso dell’annuale “Appuntamento con il bio”.


“L’Italia del biologico continua a crescere al Sud come al Centro e al Nord e consolida la sua leadership a livello europeo, sia per superfici, sia per numero di operatori, con un ettaro su 5 di Sau agricola del Paese coltivato a bio”, ha detto D’Eramo commentando i dati. “Nel 2024 la crescita potrà essere ancora più sostenuta grazie ai molteplici interventi che abbiamo messo in campo in questi mesi per il settore – continua il sottosegretario Masaf – Dal via libera al Piano d’azione nazionale ai provvedimenti a sostegno dei biodistretti e delle filiere bio – ha ricordato D’Eramo – al piano per le sementi bio, al Fondo per le mense scolastiche bio fino agli investimenti su innovazione e ricerca”.


Secondo il sottosegretario, “questo modello di agricoltura può essere protagonista di un progetto di sviluppo virtuoso di molte aree, specie quelle interne e di montagna, coniugando sostenibilità, valorizzazione dei prodotti tipici e dei territori, sicurezza alimentare e salute, garantite da regole e controlli. Rimane centrale la questione dei consumi interni, dal loro rilancio dipende il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi che ci siamo posti come Paese”, ha concluso D’Eramo.

Parlamento europeo, prima risoluzione sull’Ucraina e contro Orban

Parlamento europeo, prima risoluzione sull’Ucraina e contro OrbanStrasburgo, 17 lug. (askanews) – La plenaria del Parlamento europeo ha approvato oggi a Strasburgo, con 495 voti favorevoli, 137 contrari e 47 astensioni, la prima risoluzione della sua nuova legislatura, che definisce la sua posizione ufficiale di sostegno all’Ucraina nella guerra contro l’aggressore russo e condanna la recente visita a Mosca del primo ministro ungherese Viktor Orbßn.


Il Parlamento chiede che l’Ue si adoperi attivamente per mantenere il sostegno internazionale all’Ucraina e che le fornisca sostegno militare “per tutto il tempo necessario e in qualsiasi forma”, e sostiene i recenti sforzi dell’Ue per dirigere le entrate provenienti dai beni russi congelati verso il sostegno dello sforzo bellico ucraino. Si chiede, inoltre, un “regime giuridico solido per la confisca dei beni di proprietà statale russi congelati dall’Ue”. La recente visita del primo ministro ungherese Viktor Orbßn nella Federazione russa è stigmatizzata come una “evidente violazione dei trattati dell’Ue e della Politica estera comune”, sottolineando che Orbßn non rappresenta l’Ue e che questa violazione non dovrebbe restare senza conseguenze.


Dato che la cosiddetta “missione di pace” del primo ministro ungherese è stata immediatamente seguita dal barbaro attacco missilistico russo all’ospedale pediatrico di Okhmadyt, che il Parlamento condanna, nella risoluzione si afferma che ciò dimostra l’”irrilevanza” dei presunti sforzi di pace di Orbßn. Gli eurodeputati sollecitano un’estensione delle sanzioni Ue nei confronti della Russia e della Bielorussia, e chiedono di monitorarne e rivederne l’efficacia e l’impatto, e di affrontare la questione dell’elusione delle sanzioni stesse da parte di imprese con sede nell’Unione, e di paesi terzi.


Nel testo si ribadisce il costante sostegno del Parlamento verso l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Il Parlamento europeo sostiene anche l’esito del recente vertice della Nato e ribadisce la sua posizione secondo cui l’Ucraina è su un percorso irreversibile verso l’adesione all’Alleanza.


La risoluzione invita infine la Commissione europea a proporre un’assistenza finanziaria a lungo termine per la ricostruzione dell’Ucraina, basandosi sull’esperienza del nuovo “strumento per l’Ucraina”.

Coldiretti: serve marchio bio italiano per tutelare agricoltori

Coldiretti: serve marchio bio italiano per tutelare agricoltoriRoma, 17 lug. (askanews) – I record del bio italiano sono minacciati dall’aumento spropositato delle importazioni di prodotti biologici dall’estero, cresciute del 40% nel 2023, in controtendenza rispetto al dato dell’Unione Europea. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti Bio in occasione della diffusione dei nuovi dati Ismea sull’agricoltura biologica che evidenziano una crescita del 4,5% della superficie coltivata, arrivata a coprire 2,46 milioni di ettari garantendo al nostro Paese la leadership in Europa.


“Per tutelare il lavoro delle oltre 84mila imprese che hanno scelto il metodo di produzione bio è urgente fare ogni sforzo per valorizzare il prodotto agricolo biologico nazionale – sottolinea Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Bio – favorendo la creazione di filiere interamente made in Italy, dal campo fino alla tavola e rendendo operativo il marchio del biologico italiano. Solo in questo modo i consumatori potranno riconoscere immediatamente le produzioni biologiche nazionali garantite e certificate. Ma è anche necessario che l’Unione – aggiunge la Gardoni – renda operativo al più presto il principio di conformità rispetto alle importazioni, ovvero stesse regole per il bio comunitario e quello dei Paesi terzi, poiché non è possibile accettare che entrino nel nostro Paese cibi coltivati secondo regole non consentite nella Ue”. Gli arrivi di cibo biologico extra Ue in Italia, spiega Coldiretti, sono passati dai 177 milioni di chili del 2022 ai 248 milioni del 2023, secondo l’ultimo rapporto della Commissione Ue, mentre quelle totali nell’Unione Europea sono diminuite del 9%. Il nostro Paese ha così scavalcato la Francia salendo al quarto posto tra i maggiori importatori dietro Olanda, Germania e Belgio.


Il rischio, sottolinea la Confederazione agricola, è che l’invasione di prodotto straniero a basso costo finisca per mettere all’angolo quello italiano di qualità, causando un’inversione di tendenza rispetto alla crescita dei terreni coltivati. E facendo diventare l’Italia un Paese importatore invece che produttore. Il settore dove è stato più evidente l’aumento degli arrivi è quello dei cereali. Nel giro di un anno le importazioni di grano bio, rileva Coldiretti, sono aumentate di oltre trenta volte da 1,5 milioni di chili a quasi 32 milioni di chili. Aumenti record anche per gli ortaggi bio, cresciuti dell’84%. In crescita gli arrivi di olio d’oliva (+15%) con l’Italia che è oggi al primo posto tra i Paesi importatori.

Atletica, Tamberi non salta ad Ancona: “Meglio non rischiare”

Atletica, Tamberi non salta ad Ancona: “Meglio non rischiare”Roma, 17 lug. (askanews) – “Sono stati giorni complicati, non ho dormito moltissimo per il problema che ho avuto ma adesso sta andando tutto per il meglio. Il problema alla gamba è rientrato del tutto ma abbiamo deciso di non gareggiare neanche nell’ultima gara che era prevista tra domani e dopodomani, sarebbe stato troppo rischioso, dopo una settimana passata a fare riabilitazione e allenamenti al 20-30% scendere in pista e mettere subito il massimo sarebbe stato un rischio troppo grande sia per la coscia che per altre parti del corpo”. Così in un lungo post su Instagram, ‘Gimbo’ Tamberi nell’annunciare l’annullamento della gara prevista del 19 agosto ad Ancona programmata come ultima gara dell’azzurro prima dei Giochi. “Andiamo avanti con la stessa fiducia di prima, la gara ad Ancona l’avevo proposta io, mi sarebbe piaciuto moltissimo gareggiare davanti a parenti e amici. Ci sarà occasione dopo le Olimpiadi. Manca pochissimo, meno di 25 giorni alla mia gara, sono carico e ho più fame di prima e non vedo l’ora di scendere in pedana. Non vedo l’ora, ho fatto un anno in cui non potevo fare di più per questa gara, l’aspetto tantissimo, spero con tutto il cuore che ne sarà valsa la pena”, ha aggiunto.

A Roma l’autrice de “Le Streghe di Manningtree” A.K. Blakemore

A Roma l’autrice de “Le Streghe di Manningtree” A.K. BlakemoreRoma, 17 lug. (askanews) – Per il suo rush finale, il festival multidisciplinare Sempre più Fuori, prodotto da Cranpi con la direzione artistica di Antonino Pirillo e Giorgio Andriani, torna al Goethe-Institut, dove il 17 luglio alle 20, in collaborazione con Letterature – Festival Internazionale di Roma a cura dellìIstituzione Biblioteche di Roma e con Biblioteca Europea, è attesa A.K. Blakemore, la poetessa inglese che parlerà con Francesca De Sanctis del suo primo romanzo, “Le streghe di Manningtree” (Fazi Editore).


Un libro emozionante e viscerale che ha svelato a tutti un nuovo talento, tanto da essere stato premiato in patria come miglior esordio dell’anno, “Le streghe di Manningtree” ci conduce nell’Inghilterra del 1600 in una comunità priva di uomini, in cui le donne sono abbandonate a loro stesse. È esattamente il 1643 e il Parlamento sta combattendo contro il Re, la guerra civile infuria. Il fervore puritano ha attanagliato la nazione e il caldo terrore della dannazione brucia in ogni ombra. A Manningtree, priva di uomini fin dall’inizio della guerra, le donne sono lasciate a se stesse. Rebecca West, figlia della formidabile Beldam West, senza padre e senza marito, trascina faticosamente i suoi giorni, ravvivati solo dall’infatuazione per l’ecclesiastico John Edes. Finché Matthew Hopkins, il nuovo locandiere, inizia a fare domande sulle donne ai margini. E quando un bambino viene colto da una misteriosa febbre e comincia a farneticare di congreghe e patti, le domande assumono un tono sempre più tagliente. Il romanzo è vincitore del Desmond Elliot Prize 2021, è stato selezionato per il Betty Trask Award, Finalista al Costa First Novel Award 2021, all’Author’s Club First Novel Prize e al Blogger’s Book Prize 2022.


A.K. Blakemore è autrice di due raccolte di poesie: “Humbert Summer” (Eyewear, 2015) e “Fondue” (Offord Road Books, 2018), a cui è stato assegnato il Ledbury Forte Prize 2019. Ha anche tradotto l’opera del poeta sichuanese Yu Yoyo (My Tenantless Body, Poetry Translation Centre, 2019). Sempre più fuori è prodotto da Cranpi in collaborazione con Accademia Tedesca Roma Villa Massimo, Goethe-Institut e Biblioteche di Roma; con il patrocinio del Municipio II – Roma Capitale; con il sostegno di Fondazione Alta Mane Italia e Institut Ramon Llull; con la collaborazione di Al.Di.Qua Artists, Giant, Instituto Cervantes Roma, Unione Ciechi e degli Ipovedenti Sezione Territoriale Roma (UICI), Villa Pia Italian Hospital Group – Korian Italia, Zerynthia; e con i partner Theatron 2.0, Radio Frammenti, La cantina di Dante, Easylight.


Il progetto, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, è vincitore dell’Avviso Pubblico biennale “Estate Romana 2023-2024”, curato dal Dipartimento Attività Culturali, ed è realizzato in collaborazione con SIAE.

Golf, Francesco Molinari, Manassero e Migliozzi al 152° The Open

Golf, Francesco Molinari, Manassero e Migliozzi al 152° The OpenRoma, 17 lug. (askanews) – Francesco Molinari, che ha vinto il torneo nel 2018, Matteo Manassero e Guido Migliozzi saranno i tre azzurri nel field stellare del 152° The Open, il Major più antico del mondo, nato nel 1860 e con tanta storia e tradizione che hanno attraversato tre secoli.


Si gioca per la 98ª volta in Scozia e per la 10ª sul percorso del Royal Troon, a Troon, dove tornerà in gara Tiger Woods e, in un contesto che comprende 49 tra i primi 50 classificati nel World Ranking, difenderà il titolo Brian Harman, il quale ha poche possibilità di ripetersi dopo un anno in cui non ha più vinto. Scottie Scheffler, numero uno mondiale con quasi il doppio dei punti sul secondo, Rory McIlroy (Open Champion nel 2014 e ultimo dei sette concorrenti capaci del wire to wire), è il favorito d’obbligo, sia per il netto dominio esercitato, sia alla luce dei sei successi stagionali, compreso quello nel Masters, che ha fatto suo per la seconda volta. Naturalmente sulla carta, perché ha per avversari grandi campioni, anche loro capaci di tutto, a iniziare proprio da McIlroy, che di titoli nel 2024 ne ha conquistati tre, due sul PGA Tour e uno sul DP World Tour. E continuando con gli altri due vincitori dei precedenti Major, Xander Schauffele (PGA Championship) e Bryson DeChambeau (US Open), uno dei 18 membri della LIV Golf al via, compresi Cameron Smith, entrato nell’albo d’oro nel 2022, Laurie Canter e John Catlin, che sono riserve nella Superlega araba. Attraversano un buon momento Wyndham Clark, reduce da due top ten, Collin Morikawa (past winner 2021), un secondo e tre quarti posti nelle ultime sei prestazioni, e Ludvig Aberg, sempre pronto a rendersi protagonista, ma al quale manca ancora qualcosa per tenere nel round decisivo (sette piazzamenti tra i dieci nel 2024). Vantano giuste pretese tanti altri tra i quali ricordiamo Viktor Hovland, Patrick Cantlay, Hideki Matsuyama, Max Homa, Matt Fitzpatrick e l’indecifrabile Jon Rahm, che nel suo primo anno nella Superlega Araba non sta brillando. Tra gli outsider, Sahith Theegala, Matthieu Pavon, Jordan Spieth (a segno nel 2017), Tyrrell Hatton e Adam Scott, secondo nello Scottish Open e al 93° Major consecutivo. In ottica scozzese, e non solo, è molto atteso Robert MacIntyre, in grande crescita e vincitore domenica davanti a Scott. Era dal 1999 (Colin Montgomerie) che i giocatori locali non si imponevano nell’Open di casa e una curiosa coincidenza lascia una porta aperta: l’ultimo scozzese a conquistare il The Open, è stato Paul Lawrie proprio nel 1999. Chissà che non possa esserci un bis. Il montepremi è di 17.000.000 di dollari con prima moneta di 3.100.000 dollari.


Dopo il The Open, le Olimpiadi – Il The Open è l’ultima gara prima delle Olimpiadi di Parigi con il torneo di golf maschile in programma dal 1° al 4 agosto a Le Golf National. Tanti i giocatori nel field, tra i quali otto della top ten mondiale, che si trasferiranno in Francia. Difenderanno i colori azzurri Manassero e Migliozzi. Per la competizione femminile appuntamento dal 7 al 10 agosto.

Sodexo Italia ottiene la certificazione per la parità di genere

Sodexo Italia ottiene la certificazione per la parità di genereMilano, 17 lug. (askanews) – Sodexo Italia ha ottenuto la Certificazione UNI/PdR 125:2022 per la parità di genere, rilasciata da Dnv, ente di terza parte accreditato per la verifica delle linee guida per il sistema di gestione per la parità di genere.


Per l’azienda questo riconoscimento testimonia come il percorso attuato e intrapreso da molto tempo abbia creato un ambiente inclusivo e una cultura del lavoro funzionale alla valorizzazione delle diversità e all’accoglienza. “Crediamo nella concretezza – dice Nadia Bertaggia direttrice, risorse umane Sodexo Italia – la cultura è stata coltivata negli anni con l’esempio, la formazione e lo scambio di buone pratiche. Si tratta innanzitutto di far evolvere la cultura, questo richiede tempo e il coinvolgimento di tutti, dal management ai collaboratori dell’organizzazione”. La percentuale femminile sul totale dei manager in quattro anni dal 2020 al 2023 è passata dal 36 al 43. Un altro dato importante è la percentuale di donne che fanno parte del comitato direttivo italiano, sempre dal 2020 al 2023 è passata dal 20% al 40%. L’accoglienza e il rispetto per la diversità sono testimoniati anche dal fatto che in Sodexo Italia i collaboratori appartengono a 86 nazionalità differenti, collaborando nel pieno rispetto reciproco e i lavoratori non cittadini italiani dal 2020 al 2023 sono aumentati del 48%.


Cinque sono le direzioni di azione – Genere, Generazioni, Disabilità, Orientamento sessuale, Culture e origini – che Sodexo ha individuato come aree su cui progredire costantemente per migliorare gli impatti sulle persone e sulle performance, favorendo ambienti sicuri ed inclusivi. Il percorso in Sodexo Italia è iniziato da più di dieci anni e permette oggi di sviluppare iniziative di formazione e di coinvolgimento – dal mentoring, agli appuntamenti ricorrenti in cui tutta l’azienda si ferma per fare formazione insieme – fino a decidere, quest’anno, di formalizzare le evoluzioni raggiunte attraverso le verifiche dei certificatori dell’ente Dnv e il riconoscimento della stessa certificazione per la parità di genere. “La cultura della diversità, equità ed inclusione fa parte della storia di Sodexo ed è insita nei nostri valori aziendali. Siamo contenti che la diversità e l’inclusione siano diventati anche un requisito che il business, finalmente, richiede”, conclude Nadia Bertaggia.

Fondazione Italia Digitale presenta documento “Mind the Gap”

Fondazione Italia Digitale presenta documento “Mind the Gap”Roma, 17 lug. (askanews) – Undici punti per la crescita e la gestione della rivoluzione digitale. Sono contenuti nel documento “Mind the Gap” elaborato dalla Fondazione Italia Digitale. Si va dall’inserimento in Costituzione dell’educazione digitale alla nascita di un ministero dedicato a norme che regolamentino la comunicazione pubblica. Tutto in un quadro che, spiega Francesco Di Costanzo, presidente della Fondazione, parte “dal bisogno di un grande piano di cultura digitale a tutti i livelli”, perché “lo sviluppo digitale è ormai un elemento essenziale per la crescita del nostro Paese”.


Per questo nasce “Mind the Gap”, per un disegno organico, per strutturare una materia che, come si legge nelle prime righe del documento, “o è popolare o non è”. Lo scopo, visto che l’83% degli italiani considera importante il digitale nella propria vita, è che “Il cambiamento tecnologico deve riguardare tutti ed essere presente nei luoghi del quotidiano: scuole, supermercati, mezzi di trasporto, stazioni, musei, ospedali, università, istituzioni, teatri, stadi, società sportive. Deve essere semplice, spontaneo, concreto e sicuro. Accessibile come servizio universale, alla portata di tutti, conosciuto e utilizzato al meglio da tutti”. Ma serve accompagnare la rivoluzione, rendere il digitale conosciuto, sicuro, semplice. “Ci sono tanti passi da fare – sostiene Di Costanzo – Ad esempio creare un Ministero ad hoc che prenda a 360 gradi le politiche per il digitale, oggi sparse in tante realtà del nostro ordinamento. E poi va fatto un investimento forte sulle competenze e sulle professionalità, sul riconoscimento e sull’utilizzo delle buone pratiche di settore. E ancora ci sono sfide importanti come quella dell’intelligenza artificiale e della realtà virtuale, tecnologie che vanno sempre più veloce. Per questo c’è bisogno di un grande piano di cultura digitale a tutti i livelli. Il digitale deve essere conosciuto e utilizzato al meglio con correttezza e qualità. Quindi, bene le leggi, bene i regolamenti, però serve tanta cultura a tutti i livelli e che il digitale sia protagonista nei luoghi della normalità”. Nel dettaglio il documento della fondazione elenca 11 punti imprescindibili per una gestione corretta del digitale e una organizzazione che abbia una sua organicità. Innanzitutto il digitale deve essere popolare. “Un paese digitale è un paese che dà a tutte e tutti le stesse possibilità di utilizzare la tecnologia”. Inoltre, il digitale deve essere “accessibile come servizio universale, alla portata di tutti, conosciuto e utilizzato al meglio da tutti”.


Un concetto che ritorna con frequenza nel documento della fondazione è la necessità di una matura cultura digitale che investa cittadini amministrazioni e imprese. Una consapevolezza raggiunta drammaticamente durante la pandemia e oggi chiamata a diventare patrimonio collettivo. Il terzo punto è l’inserimento dell’educazione al digitale in costituzione. Il digitale inoltre dovrebbe essere materia di studio a partire dalla scuola primaria. Ma per una diffusione popolare delle competenze digitali servono investimenti e dunque è evidente la necessità di infrastrutture digitali e di modernizzazione del mercato del lavoro. In questo modo, tenendo strategicamente al centro scuole, università, formazione e aggiornamento diffuso si garantirebbe anche l’accesso a strumenti e risorse digitali. Per rendere sistemico un complesso così disorganico serve un ministero che possa dare equilibrio e organicità. Un ministero con portafoglio che abbia “leve esecutive ed economiche da dedicare ai temi del digitale e dell’Innovazione”. Una governance che possa sia semplificare i riferimenti istituzionali sia rapportarsi con enti locali ed Europei. Il sesto punto del documento della fondazione è forse quello più complesso, perché le regole sono importanti ma non bastano. È necessaria una nuova politica industriale. Qui entra in ballo la necessità di lavorare sull’intelligenza artificiale. In questo campo bene promuovere “un quadro legislativo e regolatorio armonico a livello degli Stati membri” dell’Unione Europea e “rimuovere le barriere non necessarie che limitano l’innovazione e la digitalizzazione delle piccole e medie imprese”. Il settimo punto si riferisce al settore nevralgico della pubblica amministrazione e del suo rapporto con il cittadino digitale. È fondamentale aiutare, nel percorso di semplificazione e offerta, tutti i cittadini attraverso strumenti come identità digitale, app, e promuovere la cittadinanza digitale in tutte le sue forme. La rivoluzione digitale e, inoltre, fondamentale per la transizione ecologica. “Forse per la prima volta nella storia, l’innovazione tecnologica non è vista come concorrente dell’ambiente, ma come alleato: due italiani su tre ritengono che le città potranno essere più sostenibili se vivremo in città digitalizzate”.


Fondamentale appare, nell’ottica di una sempre maggiore competenza nel settore, il riconoscimento della figura professionale dell’Esperto in Comunicazione e Informazione Digitale. La presenza di una Communication Room, peraltro, sarebbe gradita agli italiani che preferirebbero, come mezzi prevalenti di comunicazione, social network e chat. Il decimo punto si propone di regolamentare intelligenza artificiale e metaverso, ma non solo. “Queste innovazioni – si legge nel documento di Italia Digitale – vanno sì regolate, evitando di ripetere gli errori e i ritardi che abbiamo registrato con il mondo dei social network, ma anche sostenute e incentivate”. Infine, nell’ultimo punto, l’attenzione è per la cybersecurity e la privacy, indispensabili per attuare pienamente ogni riforma della tecnologia digitale. La sicurezza “è una priorità per imprese e pubbliche amministrazioni, ma anche per i cittadini, che se dovessero creare loro un modello di sviluppo digitale lo vorrebbero popolare, quindi facile da usare, ma anche sicuro”. Questi, i titoli degli 11 punti del dociumento “Mind the Gap” elaborato dalla Fondazione Italia Digitale: 1. Digitale popolare. 2. Una matura cultura digitale. 3. Educazione al digitale in Costituzione. 4. Investire in competenze, infrastrutture digitali e modernizzare il mercato del lavoro. 5. Un ministero per il digitale. 6. Le regole sono importanti ma non bastano. Serve una nuova politica industriale. 7. PA e cittadino digitale, govtech, wallet europeo. 8. Accessibilità, inclusione, diritti, sostenibilità. 9. Una legge digitale per la comunicazione pubblica. 10. Intelligenza artificiale, metaverso, automazione. 11. Cybersecurity e privacy al centro.