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Autore: Redazione StudioNews

Europee, un bug al sistema informatico ritarda lo spoglio a Roma

Europee, un bug al sistema informatico ritarda lo spoglio a RomaRoma, 10 giu. (askanews) – L’inserimento manuale delle preferenze delle elezioni Europee nel sistema digitale gestito da Roma Capitale dovrebbe concludersi “entro un paio d’ore”. Lo ha detto l’assessore capitolino al Personale, Andrea Catarci, raggiunto da Askanews alla Fiera di Roma dove si stanno completando le operazioni con una procedura “d’emergenza”.


Catarci ha spiegato in un video girato sul posto che a bloccare le operazioni questa notte è stato “un bug del sistema digitale di Roma Capitale mentre si immettevano i dati elettorali”. “Abbiamo reagito a un evento del tutto del tutto imprevedibile e abbiamo concentrato i materiali alla fiera di Roma per immetterli appena superato il blocco del sistema stesso – spiega Catarci -. Alle 60 postazioni che abbiamo allestito subito, per non perdere tempo, ne abbiamo aggiunte altre 100 al piano terra dove abbiamo intensificato il lavoro con altro personale. In poche ore contiamo di concludere tutte le operazioni”, ha concluso. A quanto si apprende da fonti dell’assessorato, non c’è alcuna attività di scrutinio in corso né di scrutini manuali, come affermato in un video da Ignazio Marino, bensì immissioni di dati presi dalla apposita modulistica redatta ai seggi. A quanto si apprende da fonti dei Servizi elettorali, la scorsa notte alla fine delle operazioni di voto, regolarmente concluse alle 23 in tutti i seggi di Roma, gli uffici, a mano a mano che acquisivano dai Presidenti di seggio i dati dello spoglio, iniziavano il caricamento dei voti di lista che si è svolto regolarmente per le prime 800 sezioni fino alle ore 1,30 circa. A quel punto un guasto del sistema informatico avrebbe, di fatto, impedito gli inserimenti e la manutenzione straordinaria avviata per ripristinare le funzionalità dei programmi è ripresa solo parzialmente e in modo lentissimo, consentendo di inserire solo ulteriori 200 sezioni in oltre due ore nonostante i tentativi di ripristino dei programmi.


È stata, così, presa la decisione da parte del Campidoglio utilizzare il tempo necessario al completamento dell’intervento dì manutenzione per raccogliere tutti i dati elettorali su carta e trasportarli alla Fiera di Roma, in modo da poterli inserire appena consentito dal sistema. Attività ripresa intorno alle 7 con tutte le postazioni presenti in attività, completando la parte relativa ai voti di lista intorno alle ore 15. Nel frattempo sono stati installate altre 100 postazioni di lavoro in aggiunta alle 60 già operanti e si è avviato l’inserimento delle preferenze con le prime 450 sezioni elettorali: si stanno utilizzando tutte le postazioni, comprese quelle aggiuntive, e si punta a concludere il tutto in poche ore. Il bug informatico che ha impedito di inserire le preferenze alle europee nei seggi all’interno del Sistema digitale di Roma Capitale “è assolutamente spiacevole e me ne scuso con tutto perché è un incidente molto grave su cui noi abbiamo già disposto un’indagine interna per accertare le responsabilità. Tuttavia, tutto questo non ha nulla a che vedere con il procedimento giuridico che porta dal voto alla proclamazione degli eletti da parte del Tribunale”. Lo ha chiarito il sindaco di Roma Roberto Gualtieri intervenendo telefonicamente alla maratona elettorale di Enrico Mentana su La 7.


“Questa immissione di dati sta avvenendo adesso – ha spiegato Gualtieri – Si è conclusa da diverse ore per quanto riguarda i voti di lista, e adesso siamo a un po meno della metà, si tratta di 1043 sezioni, per quanto riguarda le preferenze. In pochissime ore la squadra d’emergenza che è stata approntata completerà la digitazione”. Il fatto “che uno sia risultato eletto sul sito del ministero dell’Interno non significa che lo sia finché il tribunale non ha fatto il suo conteggio che non passa proprio per i servizi elettorali – ha precisato ancora il sindaco -. La digitazione dei dati non porta tutti tutti i dati di per sé al tribunale, è un circuito parallelo che serve solo a titolo informativo. Ci stiamo occupando di questo, mentre lo scrutinio c’è stato, ci sono i verbali con le firme che vanno al Tribunale che li ricontrolla tutti e decide chi effettivamente è stato eletto”. “Io ho chiesto un’indagine interna e sarò severissimo su eventuali responsabilità” per il blocco nello scrutinio per le europee a Roma. “Quali sono le cause del bug lo accerteremo con l’indagine – ha aggiunto Gualtieri -. Non escludo nulla. Spero che non sia un caso di cyber attack ma un difetto del programma, ma lo verificheremo. Anche nel caso peggiore, che vi fosse un intervento di manipolazione voluto, interverrebbe sulla parte comunicativa dei dati ma non su quella deliberativa che non passa per la parte informatica, più attenta, attraverso verbali”.


“Anche immaginando che tutte le persone che stanno trascrivendo i dati delle preferenze, per errore o per dolo, sbagliassero, non sono questi i dati che determinano la proclamazione – ha chiarito ancora Gualtieri -. Quelli sono in busta chiusa, sigillata, e il Tribunale, che ci mette qualche giorno, li controllerà visto che siamo un paese che prende molto sul serio questo aspetto. Chi è stato eletto – ha aggiunto – lo saprà dai sistemi informativi e potrà, giustamente, gioire ma dal punto di vista formale, solo diversi giorni dopo arriva il carabiniere a casa e ti notifica l’elezione”. Il software utilizzato, ha spiegato il sindaco, “è un nuovo sistema che veniva utilizzato per la prima volta e nonostante le prove che mi dicono siano state effettuate, quando si provavano a inserire i dati relativi al seggio non comparivano”.

Europee, Meloni vede governo al riparo. “Ci avrei messo la firma”

Europee, Meloni vede governo al riparo. “Ci avrei messo la firma”Roma, 10 giu. (askanews) – Ignazio La Russa lo definisce un “risultato perfetto”. E anche Giorgia Meloni, parlando con alcuni fedelissimi, avrebbe usato parole molto simili: “Ci avrei messo la firma sotto”. Perché non c’è soltanto la soddisfazione per un risultato che, dice la premier, “non era scontato”. Ossia la crescita di Fratelli d’Italia di quasi tre punti percentuali rispetto alle Politiche. Ma anche la tenuta complessiva della maggioranza.


Alla vigilia di queste elezioni Europee, infatti, erano due i campanelli d’allarme risuonati a via della Scrofa. Il primo era, inevitabilmente, il responso del referendum che la stessa presidente del Consiglio aveva chiamato su di sé. L’asticella di un punto in più del 26% preso nel 2022 era prudenziale, ma nelle settimane precedenti il voto avevano cominciato a circolare sondaggi non proprio confortanti e, certo, ‘l’incidente del redditometro non aveva contribuito a generare ottimismo. Per questo la presidente del Consiglio ha giocato le ultime battute della campagna elettorale all’attacco: nel partito sono convinti che da Caivano in poi – a cominciare dal famoso ‘sono quella stronza della Meloni’ detto al governatore De Luca – sia cominciata la risalita che ha portato infine al 28,8%. Ma sotto i riflettori c’erano anche le performance degli alleati, a cominciare dalla Lega. I continui distinguo e le sparate degli ultimi giorni di Salvini hanno creato non pochi problemi e imbarazzi alla premier che si accinge a presiedere un G7 nel quale già inevitabilmente ci saranno i riflessi del voto che ha penalizzato Macron in Francia e Scholz in Germania.


Non a caso, già domenica sera Meloni ha tenuto ha sottolineare il buon esito elettorale degli alleati. Il ragionamento è più o meno questo: tutti crescono, anche se magari il Carroccio meno degli altri, e in fondo il sorpasso di Forza Italia è da attribuire all’accordo con Noi moderati. Quindi – il senso – ora l’esecutivo è più al riparo da scossoni e bordate né avrebbero senso richieste di riequilibri della compagine di governo. Certo, resta l’incognita di come Salvini affronterà il fronte interno al suo partito ma la convinzione di chi circonda la premier è che la navigazione dovrebbe essere più tranquilla. Almeno fino a quando non ci si troverà davanti al grande scoglio della manovra economica. Anche perchè adesso la presidente del Consiglio dovrà dedicare molta attenzione al nodo dell’elezione dei vertici delle istituzioni europee, con l’opzione Ursula von der Leyen che torna prepotentemente sul piatto. Meloni, che è anche leader del gruppo dei Conservatori europei, avrebbe avviato già oggi con i suoi un primo giro di orizzonte sulla strategia da attuare. Non che i banchi di prova all’orizzonte manchino. Già dal 20, per esempio, si avvia il grande balletto delle nomine. Tra queste Cdp, il cda della Rai e anche Fs, al cui vertice il ministro dei Trasporti vorrebbe piazzare Stefano Donnarumma, mentre Fdi preferirebbe la conferma di Luigi Ferraris.


E già da martedì riprende anche il cammino delle riforme. L’autonomia alla Camera e il premierato in Senato. Anche in queste ore i meloniani sono tornati a descrivere la “madre di tutte le riforme” come un antidoto all’astensionismo. Il primo via libera è atteso per la settimana prossima, più probabilmente mercoledì o giovedì perché l’aula di palazzo Madama sarà anche impegnata nell’esame del ddl sulla cybersicurezza. Poi l’elezione diretta del premier sbarcherà a Montecitorio dove c’è già un rischio ingorgo con un’altra riforma costituzionale: la separazione delle carriere dei magistrati tanto cara a Forza Italia dovrebbe infatti cominciare il suo iter proprio dalla Camera dove la commissione Affari costituzionali è guidata dall’azzurro Nazario Pagano.

Europee, Pd primo partito in SD, Zingaretti-Bonaccini per capogruppo?

Europee, Pd primo partito in SD, Zingaretti-Bonaccini per capogruppo?Roma, 10 giu. (askanews) – Tanti europarlamentari, il posto d’onore di prima delegazione nel gruppo Pse, ma anche un nodo da sciogliere, quello del capogruppo a Bruxelles. E’ in fondo un piacevole problema, ma in ogni caso una questione che Elly Schlein dovrà gestire con grande accortezza, perché sono molti i nomi di primo piano che potrebbero ricoprire quel ruolo. Innanzitutto c’è da chiarire che le caselle sono di fatto diverse: il posto di capodelegazione Pd nel gruppo di Socialisti e democratici, il ruolo di capogruppo dell’intera pattuglia di parlamentari di S&d, la casella di vice-presidente del Parlamento europeo in questi anni affidata a Pina Picierno.


Come prima delegazione di S&d il posto di capogruppo dovrebbe spettare proprio al Pd e da tempo si faceva per esempio il nome di Stefano Bonaccini, che ha totalizzato 389mila preferenze. Tante, ma meno di quelle che ha preso Antonio Decaro, quasi 500mila, dato difficile da ignorare. Ma un parlamentare Pd sottolinea: “Lui tra un anno potrebbe essere il candidato in Puglia”. Al tempo stesso l’ex governatore dell’Emilia Romagna potrebbe voler mantenere il suo ruolo di presidente Pd. Sia Bonaccini che Decaro, peraltro, sono alla prima esperienza al Parlamento Ue e questo, spiega qualcuno, potrebbe essere considerato un problema.


C’è poi Nicola Zingaretti, il cui nome era circolato soprattutto per la casella di vice-presidente del Parlamento europeo. Zingaretti, d’altro canto, nel centro è arrivato terzo, dietro a Elly Schlein e Dario Nardella, senza superare le 100mila preferenze. Inoltre, bisogna anche considerare che per assegnare a lui la vice-presidenza bisognerebbe ‘bocciare’ la Picierno, che al sud ha conquistato comunque 121mila preferenze e che allo stato è l’unica donna in un ruolo apicale nell’europarlamento. Quindi, c’è anche da valutare la posizione di Brando Benifei, attuale capodelegazione, rieletto con 64mila preferenze. Un puzzle che la Schlein comporrà nelle prossime settimane.

Meloni pensa a G7 e Ue, sfrutterà successo per trattativa top jobs

Meloni pensa a G7 e Ue, sfrutterà successo per trattativa top jobsRoma, 10 giu. (askanews) – Giorgia Meloni ha definito il risultato elettorale – quasi 2,5 milioni di preferenze e Fdi che sfiora il 29% – una “benzina” da usare per i prossimi mesi. Un carburante con cui far girare il motore, nelle prossime settimane, soprattutto sui tavoli internazionali, G7 e trattativa per le istituzioni europee in primo luogo.


Oggi la premier si è presa un giorno libero: saltato quindi il Consiglio dei ministri, presieduto dal vice Antonio Tajani, è arrivata in anticipo a Borgo Egnazia, il resort pugliese che da giovedì a sabato ospiterà il vertice dei sette grandi. Un modo per ‘staccare’ (al netto di qualche intervista radio-tv), controllare di persona i preparativi e studiare i dossier che saranno sul tavolo. Un nodo da sciogliere è quello dell’uso degli extraprofitti russi per finanziare la guerra e la ricostruzione in Ucraina. Joe Biden vuole il via libera, gli europei – Germania in testa – frenano per timore di ripercussioni economiche. Oltre che di Ucraina, si parlerà naturalmente di Medio Oriente (con i leader a sostegno della proposta di accordo Usa) e della situazione nell’Infopacifico, con un focus particolare sui rapporti con la Cina. Due temi a cui Meloni tiene particolarmente sono quello dell’Intelligenza artificiale, con l’intervento di papa Francesco, e quello relativo al Mediterraneo e al rapporto con l’Africa, con la questione connessa delle migrazioni. A questo proposito, la presidente del Consiglio intenderà valorizzare il Piano Mattei e la necessità di un “nuovo approccio” con il continente. Sabato pomeriggio, subito dopo la conferenza stampa finale, Meloni volerà in Svizzera, per partecipare alla Conferenza di pace sull’Ucraina. Sull’agenda, però, una data segnata in rosso è quella di lunedì 17 quando i capi di Stato e di governo del Consiglio europeo si incontreranno a cena a Bruxelles per iniziare a discutere dei “top jobs”, ovvero le posizioni di vertice della istituzioni comunitarie. Si tratterà di una prima ‘ricognizione’ che però getterà le basi per la ricerca di un’intesa. Nonostante l’avanzata delle destre, il risultato uscito dalle urne sembra indicare come unica strada percorribile una nuova maggioranza Ursula, con un Ppe rafforzato, i socialisti e i liberali, che hanno avuto un prevedibile arretramento. In questo quadro Meloni, presidente dei conservatori di Ecr, come si porrà? Lei ha sempre ribadito, nella campagna elettorale, il suo “mai con i socialisti” e la volontà di puntare a una coalizione di governo di centrodestra. I numeri, però, per un assetto del genere non ci sono. E allora il suo ‘veto’ al Pse, incrociato a quello speculare dei socialisti (ma anche di parte del Ppe) nei suoi confronti, la porrà di fatto all’opposizione. Vanno però distinti due piani: uno è quello del governo, con l’Italia che farà partire la nuova Commissione, l’altro è quello politico.


Dunque Meloni premier non potrà negare il via libera italiano all’esecutivo europeo, ma Meloni leader di Fdi potrà schierare il suo partito all’opposizione nell’Europarlamento. Sicuramente però l’affermazione personale e del suo governo, il “più forte d’Europa” come ha detto, potrebbe garantirle un buon potere nel negoziato per “monetizzare” e ottenere un Commissario di peso, ma anche per incidere sui programmi europei. Questo sfruttando anche il buon rapporto personale con Ursula von der Leyen – che oggi appare meno debole rispetto alle settimane precedenti il voto ma che comunque è alla ricerca di appoggi – e le difficoltà in patria di Emmanuel Macron e di Olaf Scholz. Certo è che la questione non si risolverà in una sera e potrebbe essere decisivo il successivo Consiglio europeo fissato alla fine del mese. “E’ evidente – ha sottolineato Meloni oggi in un’intervista a Vespa – che un governo forte e solido rafforza l’Italia in tutte le sedi internazionali. Per la guida della Commissione Ue il candidato verrà indicato dal Consiglio europeo. L’indicazione spetta al partito che ha avuto più voti, quindi il Ppe, quando sarà formalizzata la valuteremo perchè nel negoziato ci sono diverse questioni che riguardano tutti i ruoli apicali, le deleghe dei commissari, quindi anche del commissario italiano, e io decido e scelgo con l’unico metro dell’interesse nazionale. Sicuramente l’Italia sarà protagonista e non spettatrice”.


A livello internazionale sono fitti gli impegni delle prossime settimane: il vertice Nato a Washington dal 9 all’11 luglio, la Comunità politica europea vicino a Oxford il 18, forse il viaggio in Cina alla fine di luglio, senza escludere qualche altra tappa, magari in Africa. Tutti appuntamenti in cui mostrare la solidità del governo italiano di fronte ai partner e ai mercati e anche mettere nel serbatoio altra “benzina”, di cui ci sarà bisogno al momento di mettere mano ai conti e alla manovra economica. A questo proposito le finanze sono scarse, ma comunque l’intenzione di Meloni – secondo quanto sottolineano fonti di governo – è di dare un ‘segnale’ agli elettori per dimostrare che la loro fiducia è ben riposta. A Giancarlo Giorgetti il compito di trovare le risorse.

Europee, Meloni vede il governo al riparo. “Ci avrei messo la firma”

Europee, Meloni vede il governo al riparo. “Ci avrei messo la firma”Roma, 10 giu. (askanews) – Ignazio La Russa lo definisce un “risultato perfetto”. E anche Giorgia Meloni, parlando con alcuni fedelissimi, avrebbe usato parole molto simili: “Ci avrei messo la firma sotto”. Perché non c’è soltanto la soddisfazione per un risultato che, dice la premier, “non era scontato”. Ossia la crescita di Fratelli d’Italia di quasi tre punti percentuali rispetto alle Politiche. Ma anche la tenuta complessiva della maggioranza.


Alla vigilia di queste elezioni Europee, infatti, erano due i campanelli d’allarme risuonati a via della Scrofa. Il primo era, inevitabilmente, il responso del referendum che la stessa presidente del Consiglio aveva chiamato su di sé. L’asticella di un punto in più del 26% preso nel 2022 era prudenziale, ma nelle settimane precedenti il voto avevano cominciato a circolare sondaggi non proprio confortanti e, certo, ‘l’incidente del redditometro non aveva contribuito a generare ottimismo. Per questo la presidente del Consiglio ha giocato le ultime battute della campagna elettorale all’attacco: nel partito sono convinti che da Caivano in poi – a cominciare dal famoso ‘sono quella stronza della Meloni’ detto al governatore De Luca – sia cominciata la risalita che ha portato infine al 28,8%. Ma sotto i riflettori c’erano anche le performance degli alleati, a cominciare dalla Lega. I continui distinguo e le sparate degli ultimi giorni di Salvini hanno creato non pochi problemi e imbarazzi alla premier che si accinge a presiedere un G7 nel quale già inevitabilmente ci saranno i riflessi del voto che ha penalizzato Macron in Francia e Scholz in Germania.


Non a caso, già ieri sera Meloni ha tenuto ha sottolineare il buon esito elettorale degli alleati. Il ragionamento è più o meno questo: tutti crescono, anche se magari il Carroccio meno degli altri, e in fondo il sorpasso di Forza Italia è da attribuire all’accordo con Noi moderati. Quindi – il senso – ora l’esecutivo è più al riparo da scossoni e bordate né avrebbero senso richieste di riequilibri della compagine di governo. Certo, resta l’incognita di come Salvini affronterà il fronte interno al suo partito ma la convinzione di chi circonda la premier è che la navigazione dovrebbe essere più tranquilla. Almeno fino a quando non ci si troverà davanti al grande scoglio della manovra economica. Anche perchè adesso la presidente del Consiglio dovrà dedicare molta attenzione al nodo dell’elezione dei vertici delle istituzioni europee, con l’opzione Ursula von der Leyen che torna prepotentemente sul piatto. Meloni, che è anche leader del gruppo dei Conservatori europei, avrebbe avviato già oggi con i suoi un primo giro di orizzonte sulla strategia da attuare. Non che i banchi di prova all’orizzonte manchino. Già dal 20, per esempio, si avvia il grande balletto delle nomine. Tra queste Cdp, il cda della Rai e anche Fs, al cui vertice il ministro dei Trasporti vorrebbe piazzare Stefano Donnarumma, mentre Fdi preferirebbe la conferma di Luigi Ferraris.


E già da domani riprende anche il cammino delle riforme. L’autonomia alla Camera e il premierato in Senato. Anche in queste ore i meloniani sono tornati a descrivere la “madre di tutte le riforme” come un antidoto all’astensionismo. Il primo via libera è atteso per la settimana prossima, più probabilmente mercoledì o giovedì perché l’aula di palazzo Madama sarà anche impegnata nell’esame del ddl sulla cybersicurezza. Poi l’elezione diretta del premier sbarcherà a Montecitorio dove c’è già un rischio ingorgo con un’altra riforma costituzionale: la separazione delle carriere dei magistrati tanto cara a Forza Italia dovrebbe infatti cominciare il suo iter proprio dalla Camera dove la commissione Affari costituzionali è guidata dall’azzurro Nazario Pagano.

Schlein festeggia e avverte alleati: “Il tempo dei veti è finito”

Schlein festeggia e avverte alleati: “Il tempo dei veti è finito”Roma, 10 giu. (askanews) – E’ la festa di Elly Schlein, per certi versi ancor più del febbraio 2023 quando vinse a sorpresa le primarie Pd. La leader democratica stacca Giuseppe Conte, più che doppiato, avvicina Giorgia Meloni – riducendo a 4,8 punti il distacco tra i due partiti – e rimette prepotentemente al centro il Pd ricordando: “Dopo la sconfitta delle politiche di un anno e mezzo fa c’era chi dava il Pd per morto, mi sembra che sia più vivo che mai”. Un quadro che premia la sua linea di pazienza di fronte alle punzecchiate degli alleati-rivali, i suoi oltre cento comizi in giro per l’Italia e che la porta a rivendicare: “Il messaggio è chiaro: Giorgia Meloni, stiamo arrivando”.


Era l’obiettivo che Schlein si era fissata fin dall’inizio, lo scorso autunno, quando ha cominciato a rendere la corsa per le europee una ‘cosa a due’, lei e “Giorgia”, con gli altri relegati nel ruolo di gregari. Uno schema che sia Conte che Matteo Salvini hanno provato a far saltare, ma senza successo: sono loro i veri sconfitti. Certo, il successo del Pd ha anche un risvolto che non sarà semplice da gestire: a parte il boom di Avs, che sfiora il 7%, crollano i 5 stelle e viene bocciata, ancora una volta, qualsiasi ipotesi centrista. Se da un lato sfuma definitivamente lo spettro del Ps francese, spolpato a destra da Macron e a sinistra da Melenchon, per Schlein ora si pone il problema di rimettere insieme i cocci. Perché è vero, come dice la segretaria dem, che “il voto delle forze di opposizione supera quello delle forze di maggioranza al governo”, ma un conto è l’aritmetica e un altro è la politica, come lei stessa ha sperimentato bene nei mesi scorsi, a cominciare dalla Basilicata. Per questo Schlein alza anche i toni: “Il tempo dei veti è finito. Noi non ne poniamo, ma non intendiamo neanche subirne. Non ci consideriamo autosufficienti, non abbiamo questa presunzione. Ma mi viene da dire che le divisioni non pagano. Non credo che perseverare in questa strada di divisione o di competizione col Pd porti a un risultato diverso – se non peggiore – di quello che c’è stato ieri”. Insomma, ora è il momento di mettere da parte le rivalità e costruire davvero l’alternativa. Schlein ne è convinta, e i numeri le danno ragione. Bisognerà vedere come gli alleati-rivali reagiranno alla botta.

Schlein festeggia e avverte alleati: “Il tempo dei veti è finito”

Schlein festeggia e avverte alleati: “Il tempo dei veti è finito”Roma, 10 giu. (askanews) – E’ la festa di Elly Schlein, per certi versi ancor più del febbraio 2023 quando vinse a sorpresa le primarie Pd. La leader democratica stacca Giuseppe Conte, più che doppiato, avvicina Giorgia Meloni – riducendo a 4,8 punti il distacco tra i due partiti – e rimette prepotentemente al centro il Pd ricordando: “Dopo la sconfitta delle politiche di un anno e mezzo fa c’era chi dava il Pd per morto, mi sembra che sia più vivo che mai”. Un quadro che premia la sua linea di pazienza di fronte alle punzecchiate degli alleati-rivali, i suoi oltre cento comizi in giro per l’Italia e che la porta a rivendicare: “Il messaggio è chiaro: Giorgia Meloni, stiamo arrivando”.


Era l’obiettivo che Schlein si era fissata fin dall’inizio, lo scorso autunno, quando ha cominciato a rendere la corsa per le europee una ‘cosa a due’, lei e “Giorgia”, con gli altri relegati nel ruolo di gregari. Uno schema che sia Conte che Matteo Salvini hanno provato a far saltare, ma senza successo: sono loro i veri sconfitti. Certo, il successo del Pd ha anche un risvolto che non sarà semplice da gestire: a parte il boom di Avs, che sfiora il 7%, crollano i 5 stelle e viene bocciata, ancora una volta, qualsiasi ipotesi centrista. Se da un lato sfuma definitivamente lo spettro del Ps francese, spolpato a destra da Macron e a sinistra da Melenchon, per Schlein ora si pone il problema di rimettere insieme i cocci. Perché è vero, come dice la segretaria dem, che “il voto delle forze di opposizione supera quello delle forze di maggioranza al governo”, ma un conto è l’aritmetica e un altro è la politica, come lei stessa ha sperimentato bene nei mesi scorsi, a cominciare dalla Basilicata. Per questo Schlein alza anche i toni: “Il tempo dei veti è finito. Noi non ne poniamo, ma non intendiamo neanche subirne. Non ci consideriamo autosufficienti, non abbiamo questa presunzione. Ma mi viene da dire che le divisioni non pagano. Non credo che perseverare in questa strada di divisione o di competizione col Pd porti a un risultato diverso – se non peggiore – di quello che c’è stato ieri”. Insomma, ora è il momento di mettere da parte le rivalità e costruire davvero l’alternativa. La Schlein ne è convinta, e i numeri le danno ragione. Bisognerà vedere come gli alleati-rivali reagiranno alla botta.

Pwc: formaggi strategici per alimentare italiano, fatturato 2023 a 13 mld

Pwc: formaggi strategici per alimentare italiano, fatturato 2023 a 13 mldMilano, 10 giu. (askanews) – Il 9% del latte vaccino prodotto nell’Unione Europea nel 2023 è arrivato dall’Italia, 13 milioni di tonnellate sulle 145 totali. Una quantità a livello di sistema-Europa che eccede del 39% rispetto ai consumi. Per il made in Italy quello lattiero-caseario è un comparto strategico che detiene il primato nella nostra industria alimentare. Lo scorso anno infatti ha realizzato circa 19 miliardi di euro di fatturato, di cui il 68%, pari a circa 13 miliardi, che arriva dal segmento dei formaggi. A scattare la fotografia è Pwc in una ricerca diffusa in occasione della presentazione di B2Cheese, il salone internazionale organizzato riservato a buyer e operatori del settore lattiero-caseario in programma il 25 e 26 settembre 2024 alla Fiera di Bergamo.


A livello europeo negli ultimi sei anni, la produzione di formaggio da latte vaccino è cresciuta del 6%, con 9,6 milioni di tonnellate prodotte solo lo scorso anno (l’1,4% in più rispetto a un anno prima). L’Italia in questo contesto si pone come il terzo produttore con 1,2 milioni di tonnellate di formaggio, dopo Germania (2,5) e Francia (1,7). La produzione tricolore rappresenta il 13% di quella europea, con una crescita che dal 2018 è stata in linea con l’Ue (+6%). In questo contesto, vanno Pwc ricorda che i 57 formaggi a denominazione Dop e Igp generano ormai stabilmente più di 5 miliardi di fatturato per volumi che, nel 2023, hanno raggiunto 593.000 tonnellate (45% del totale formaggi) con le Dop Grana Padano e Parmigiano Reggiano a farla da padrone per valore alla produzione. “Il mercato lattiero-caseario italiano, e in particolare il segmento dei formaggi – ha spiegato Andrea Guerini, senior manager di Pwc illustrando i dati elaborati dall’Ufficio Studi di PwC Italia – rappresenta un comparto altamente strategico per il made in Italy, di cui detiene il primato per fatturato complessivo nell’industria alimentare. L’Italia ha contribuito significativamente all’aumento della produzione europea, che si attesta oggi a +6% rispetto al 2018, e alla crescita dell’export dei prodotti sia intra-Ue che extra-Ue. La trasformazione agroalimentare e l’innovazione tecnologica nel settore, inoltre, impatteranno positivamente sull’intera filiera”.


Il formaggio, che assorbe quasi un quarto del latte prodotto nell’Unione Europea, è protagonista delle esportazioni del Vecchio Continente: su un totale di 61,2 miliardi di export della filiera il 51% arriva dal formaggio, oltre un quarto del quale valica i confini europeo. La filiera lattiero casearia italiane, dal canto suo, nel 2023 ha registrato un saldo della bilancia commerciale positivo per 510 milioni. Elemento determinante per l’intero settore è stato, infatti, l’export che ha registrato un fatturato record di 5,44 miliardi di cui quasi 5 solo di formaggi. Più del 70% del volume dell’export è realizzato intra-Ue, quota in crescita rispetto al 2022 in risposta a maggiori scambi con Francia, Germania e Spagna, e maggiori difficoltà in Canada, Giappone e Corea del Sud. Crescono anche le esportazioni verso l’Est Europa, le quali negli ultimi 10 anni sono quasi triplicate, spinte principalmente dalla Polonia che ha registrato un +30% a valore rispetto al 2022 anche se sul totale il perso è del 2%. Anche il mercato cinese registra buone performance, diventando la quinta destinazione extra-UE per export caseario.


Le importazioni di formaggi, invece, lo scorso anno hanno raggiunto i 2,6 miliardi di euro, di cui la quasi totalità (96,9%) è realizzato intra-Ue. La Germania si conferma leader con il 45% del totale dei formaggi importati in Italia. Particolarmente rilevante è il comparto dei formaggi freschi (inclusi siero di latte e latticini), spiega Pwc, che rappresentano oltre il 50% di tutti i formaggi tedeschi nel nostro Paese. Per quanto riguarda i formaggi francesi, le importazioni in Italia valgono solamente un quinto delle esportazioni di formaggi italiani verso la Francia.

Comunali, a Baronissi (Sa) prima donna sindaca: Anna Petta (cs)

Comunali, a Baronissi (Sa) prima donna sindaca: Anna Petta (cs)Roma, 10 giu. (askanews) – “Oggi è un giorno che rimarrà scolpito nei miei ricordi e nel cuore di tutti noi. Con immensa gioia e profonda gratitudine, grazie al supporto dei cittadini, sono stata eletta sindaca di questa meravigliosa città. La vostra presenza così numerosa oggi mi aiuta a trovare sempre maggiore motivazione e determinazione per lavorare da subito a questo obiettivo con la squadra, la giunta e il consiglio comunale”. Così la neo sindaca di Baronissi (Salerno) Anna Petta, candidata del centrosinistra, prima donna alla guida del Comune.


“Mi sono candidata alla carica di sindaco perché ritenevo che questa città, che amo profondamente, dovesse continuare un percorso amministrativo che guardasse al futuro con speranza e determinazione. Abbiamo riunificato la città, messo insieme le energie e le competenze migliori per garantire un’amministrazione affidabile ed efficace, per realizzare il nostro ambizioso programma elettorale. La vostra fiducia mi ha dato la forza necessaria per affrontare questa sfida e per questo vi ringrazio di cuore. Ci sarà un impegno importante da profondere. Sarò una Sindaca che guarda alla città con gli occhi di una cittadina che non sta nel palazzo, ma tra la gente. È sempre stato naturale per me stare tra le persone, a contatto diretto, sostenendo ed incoraggiando. Questo è stato l’elemento di forza che ci ha portato a vincere. Da oggi però, il nostro compito è rappresentare tutta la città, anche chi non ci ha votato. Per questo sarò la sindaca di tutti”, ha aggiunto.

Meloni: complimenti a Schlein ma rischio radicalizzazione sinistra

Meloni: complimenti a Schlein ma rischio radicalizzazione sinistraRoma, 10 giu. (askanews) – Il risultato del Pd “ci avvicina al bipolarismo, che io considero una notizia assolutamente positiva. Io penso che il confronto tra visioni distinte e contrapposte sia una chiarezza nel nostro gioco democratico. E’ quello che accade nella stragrande maggioranza delle grandi democrazie occidentali. Faccio i complimenti a Elly Schlein per il risultato del Pd ma non posso dire che siamo ancora al bipolarismo perchè non c’è una coalizione coesa nel campo avverso”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella registrazione della puntata di ‘Cinque minuti’ in onda stasera su Rai1.


“C’è – ha aggiunto – una coalizione coesa nel centrodestra perchè abbiamo una visione comune e questo oggi nel centrosinistra non c’è anzi, è molto difficile oggi immaginare che i partiti della sinistra radicale possano essere messi insieme con quelli del centrosinistra che infatti sono stati penalizzati: l’elettorato moderato ha sostenuto più il centrodestra. Nell’alto risultato di Fratoianni e nel buon risultato del Pd vedo il rischio di una radicalizzazione a sinistra che abbiamo visto in questi mesi nei toni e nei contenuti. Ma sicuramente c’è stata una parte di semplificazione del quadro che è una buona notizia”.