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Autore: Redazione StudioNews

Milano, dopo 52 anni a Palazzo Citterio apre la Grande Brera

Milano, dopo 52 anni a Palazzo Citterio apre la Grande BreraMilano, 6 dic. (askanews) – Dopo 52 anni si è finalmente realizzato l’ampliamento della Pinacoteca di Brera di Milano con l’apertura di Palazzo Citterio, che ospiterà oltre 200 opere moderne e mostre temporanee. In qualche modo il dicembre del 2024 vede la realizzazione di un sogno lungamente coltivato dall’ex direttore Franco Russoli a partire dagli anni Cinquanta. Ma cosa vedremo a Palazzo Citterio? “Innanzitutto – ci ha risposto Angelo Crespi, direttore generale della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Nazionale Braidense – esposte in maniera straordinaria le grandi collezioni del Novecento, la Jesi e la Vitali con capolavori assoluti dell’arte italiana internazionale del primo Novecento, quindi Modigliani, Boccioni, una serie di Morandi davvero straordinari ma anche Carrà, Picasso, Braque e poi spazio anche alle mostre temporanee perché questo palazzo ci permetterà di avere degli spazi belli per mostre interessanti”.


La “Grande Brera” vuole ora essere un ecosistema che unisce la Pinacoteca, l’Accademia, il Giardino botanico e l’Osservatorio, e ora anche Palazzo Citterio. “Riusciamo oggi – ha aggiunto la vicedirettrice Chiara Rostagno – a dare una dimostrazione anche della volontà che si sono susseguite in questi 52 anni di cui noi siamo stati in qualche modo i privilegiati che hanno potuto portare a compimento questa grande opera. Siamo quindi debitori comunque di tutti quelli che ci hanno preceduti. Oggi apriamo una parte importante della nostra Pinacoteca, questo Palazzo Citterio che avvicina molto alla Milano d’oggi, all’Italia d’oggi, un’istituzione culturale come la nostra Pinacoteca”. Oltre alle grandi collezioni novecentesche, Palazzo Citterio ospita anche mostre temporanee e per l’inaugurazione il pubblico potrà visitare quella site-specific dedicata a Mario Ceroli con dieci lavori inediti e quella sulla comunità di arti e scienze della Grande Brera, curata da Luca Molinari.


Atro elemento importante è la collaborazione con l’architetto Mario Cucinella, che ha realizzato diversi interventi negli spazi espositivi, a partire dal tempietto in legno che accoglie le persone all’ingresso del palazzo. “Il tempietto – ci ha detto – è un modo per collegarsi anche a uno degli ultimi quadri della Pinacoteca, dove c’è lo sposalizio della Vergine di Raffaello, dove si vede questo tempio bramantesco. E poi, insomma, è anche un ricordo di Bramante a Roma, la costruzione di un piccolo tempietto all’interno di un cortile, in una visione contemporanea. Mi sembrava che fosse anche un modo per raccontare, nel momento in cui si aprono le porte dopo tanti tanti anni a Palazzo Citterio, che questo stesso palazzo continua la tradizione di inserti di architettura contemporanea, quindi questo è un po’ un dialogo tra la città, la storia della città e la contemporaneità”. Insomma, la macchina della Grande Brera si sta mettendo in moto. Il lavoro di anni giunge a un nuovo punto di partenza dopo un percorso non facile. “Sono precipitato dentro in una macchina molto complessa, abbiamo avuto tantissimi problemi – ha concluso Angelo Crespi – ma non abbiamo mai perso di vista l’obiettivo, ho focalizzato l’obiettivo e devo dire che in parte mi ascrivo il merito, in parte è anche una questione secondo me di spirito dei tempi, era il momento giusto, tutto concordava perché potessimo arrivare a questa apertura”.


Il resto lo potrà dire solo il tempo.

Ue, la scommessa (sbagliata) di Socialisti e Liberali contro Fitto

Ue, la scommessa (sbagliata) di Socialisti e Liberali contro FittoRoma, 6 dic. (askanews) – La nuova Commissione von der Leyen ha cominciato finalmente a lavorare, ma restano più forti che mai i dubbi sulla tenuta della “maggioranza europeista” (Ppe, S&D, Renew, spesso con l’appoggio dei Verdi) che aveva garantito all’esecutivo comunitario, negli ultimi cinque anni, la possibilità di portare a termine una serie impressionante di atti legislativi, soprattutto nell’ambito del Green Deal. Ma sono proprio i risultati di quello sforzo legislativo senza precedenti – se si esclude il periodo glorioso dell’unificazione del mercato comune e della costruzione della moneta unica sotto la guida di Jacques Delors – che ora vengono rimessi in questione dalla possibile maggioranza alternativa di destra che il Ppe sembra intenzionato a tenere in riserva, pronto a ricorrervi quando lo deciderà, per far passare, con il sostegno dell’estrema destra, direttive, regolamenti ed emendamenti inaccettabili per il centro-sinistra.


Dopo un primo tentativo, fallito grazie all’opposizione degli Stati membri, di modificare il regolamento già adottato contro la deforestazione, il Ppe ci riproverà a breve, con il regolamento che prevede entro il 2035 l’azzeramento delle emissioni di CO2 dagli autoveicoli immessi sul mercato. In questo caso, c’è già un numero consistente di Stati membri, con l’Italia in prima fila, che sollecita una vistosa retromarcia sugli obiettivi obbligatori di riduzione delle emissioni delle auto, a partire da quelli già fissati per il 2025. “Non possiamo inseguire la decarbonizzazione al prezzo della desertificazione economica”, ripete spesso la premier. Giovedì 5 dicembre, Matteo Salvini, a Bruxelles per il Consiglio Trasporti dell’Ue, ha attaccato von der Leyen per aver proposto il “tutto elettrico dal 2035. Che è solo un enorme regalo alla Cina e un suicidio economico, ambientale, sociale e industriale” per l’Europa. “Chi continua a sostenere che bisogna mettere al bando i motori a benzina o diesel, o è ignorante, o è matto, o è al libro paga di qualcun altro che non vive in Europa. Non ci sono altre soluzioni”, ha detto ancora il leader della Lega, secondo cui von der Leyen nei suoi primi cinque anni di mandato “ha commesso un errore clamoroso, oggettivo, devastante, evidente”. Ma, ha aggiunto, “conto che nei prossimi cinque anni cambi verso. Il gruppo dei ‘Patrioti’ (la formazione di estrema destra al Parlamento europeo, di cui fa parte la Lega, ndr) sarà determinante per diverse votazioni e per molti dossier in Parlamento europeo, a differenza di quello che eravamo cinque anni fa”, ha concluso Salvini.


C’è da chiedersi se l’annunciato pacchetto legislativo del “Clean Industry Act”, che sarà presentato dalla nuova Commissione, più che una prosecuzione del Green Deal non possa configurarsi come un’occasione per rimettere mano a diverse parti della legislazione già adottata nella scorsa legislatura: come, appunto, le norme sulle emissioni delle auto, e poi magari anche il mercato dei permessi di emissioni (Ets) che è stato riformati e allargato a nuovi settori, nonché i nuovi “dazi climatici” (Cbam) all’importazione di energia, acciaio, prodotti chimici, cemento e fertilizzanti, che entreranno in vigore gradualmente a partire dal 2028. A parte il Green Deal, inoltre, è noto che la nuova Commissione presenterà nei prossimi mesi due nuove proposte legislative sull’immigrazione: una nuova “direttiva rimpatri”, e una lista comune dei “paesi terzi sicuri” in cui potranno essere deportati dall’Europa i migranti senza diritto d’asilo e in attesa di rimpatrio, e forse anche quelli che avrebbero diritto alla protezione internazionale nell’Ue. È altamente probabile che queste misure trovino una netta opposizione da parte del centro-sinistra nel Parlamento Europeo, e che passino alla fine con l’appoggio della “maggioranza Venezuela”, ovvero con un accordo tra il Ppe e i conservatori dell’Ecr di Giorgia Meloni, sostenuto dai due gruppi dell’estrema destra, Esn e “Patrioti”.


La seconda Commissione von der Leyen si troverà probabilmente a scendere a patti sulle normative europee con chi non crede all’integrazione europea e aspetta solo l’occasione giusta per smantellare l’Europa comunitaria e sostituirla con “l’Europa delle nazioni”, a legiferare sul Green Deal con l’appoggio di chi si oppone al Green Deal, e sull’immigrazione con chi non riconosce in pieno i diritti basilari degli immigrati e il diritto d’asilo. I veri europeisti, insomma, finiranno con il ritrovarsi all’opposizione della Commissione e in minoranza nelle altre istituzioni europee, in Parlamento e in Consiglio, dove i governi sono ormai sempre più di centro destra. Invece di costruire una coalizione basata su un programma di compromesso comune, von der Leyen ha assunto come proprio l’intero programma del Ppe, comprese le sue parti che gli altri membri della vecchia “maggioranza Ursula” non possono accettare. Come è stato possibile? Dove hanno sbagliato i gruppi del centro-sinistra, i Liberali di Renew, i Socialisti e Democratici, i Verdi? Avrebbero potuto chiedere a von der Leyen un impegno chiaro e preciso: quello di esercitare il potere della Commissione di ritirare le proprie proposte legislative se e quando dovessero essere approvate con il sostegno dell’estrema destra, con modifiche che ne comprometterebbero l’integrità, stravolgendone gli obiettivi. Ma nessuno di questi gruppi ha posto questa condizione alla presidente della Commissione, prima di eleggerla per il suo secondo mandato, a luglio, né al momento del voto di fiducia al nuovo esecutivo comunitario. I tre gruppi hanno preferito, invece, concentrarsi sulla richiesta di togliere la vicepresidenza esecutiva attribuita a Raffaele Fitto, come se quello fosse il problema, come se avere Fitto come semplice commissario fosse una garanzia sufficiente a scongiurare il ripetersi della “maggioranza Venezuela” durante il processo legislativo. Privare il commissario italiano del suo ruolo di vicepresidente non sarebbe bastato comunque, ma il centro-sinistra e i Verdi non hanno ottenuto nulla. di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese

Ue, Von der Leyen taglia i portavoce, aumenta controllo sulla comunicazione

Ue, Von der Leyen taglia i portavoce, aumenta controllo sulla comunicazioneRoma, 6 dic. (askanews) – Il primo atto concreto della nuova Commissione europea è stato, il giorno dopo la sua entrata in funzione il primo dicembre, la presentazione alla stampa del nuovo servizio dei portavoce, guidato dalla portoghese Paula Pinho. La grande novità sta nel numero ridotto dei portavoce veri e propri, quelli che parlano dal podio in sala stampa durante i briefing dell’esecutivo comunitario. Saranno 14 in tutto, ma in realtà solo 11 con specializzazioni tematiche precise, perché due di essi sono i vice della numero uno Paula Pinho, con compiti di coordinamento generale.


Von der Leyen ha portato alle estreme conseguenze una trasformazione “presidenzialista” che era già cominciata nel 2014, con la commissione di Jean-Claude Juncker, per iniziativa del suo capo di gabinetto, il tedesco Martin Selmayr. Fino ad allora, c’era un portavoce per ogni commissario europeo, più alcuni “coordinatori”. Selmayr spezzò il legame che univa ciascun portavoce al “proprio” commissario e al suo gabinetto (e alle direzioni generali di sua competenza), e rese il servizio dipendente direttamente e pressoché unicamente dalla presidenza della Commissione. Negli ultimi dieci anni, comunque, era rimasto in voga il sistema che assegnava la competenza per un portafoglio (raramente due, ma collegati tra loro) a ogni portavoce. In questo modo, ognuno di loro era, o diventava presto, specializzato nei temi da trattare con la stampa. Con la nuova Commissione, invece, 11 persone si dividono le competenze per i portafogli di 26 commissari, secondo una logica dei “cluster” che riproduce in gran parte le nuove divisioni del lavoro stabilite dall’onnipotente capo di gabinetto di von der Leyen, Bjoern Seibert, tedesco anche lui.


Ad esempio, il portavoce Maciej Berestecki, che si occuperà delle competenze di Raffaele Fitto (Coesione e Riforme), sarà responsabile anche per la comunicazione riguardo ai portafogli dei tre commissari che il vicepresidente esecutivo italiano avrà il compito di coordinare: Pesca, Agricoltura e Trasporti. Un altro portavoce, Olof Gill si occuperà di Sicurezza economica, Commercio, Dogane, Servizi finanziari, Relazioni interistituzionali. Anna-Kaisa Itkonen risponderà sulle Politiche climatiche, Energia, Politica degli alloggi, Ambiente e Tassazione. Markus Lammert sarà competente per Affari interni, Democrazia, Giustizia, Stato di diritto. E Lea Zuber per la Concorrenza, il Mercato interno e la Strategia industriale.


Sono solo alcuni esempi, che rendono bene l’idea della grande complessità dei compiti per ciascuno di questi portavoce. I quali non potranno più partecipare (come succedeva in passato) alle riunioni dei gabinetti di tutti i commissari responsabili delle competenze loro assegnate. E meno conosceranno in profondità i temi sui quali dovranno rispondere alla stampa (di cui a volte non si sono mai occupati finora), più si atterranno alla “line to take”, fissata nelle dichiarazioni scritte fornite loro dai servizi, e spesso direttamente dal gabinetto di von der Leyen.

Ue, se la Finlandia sembra il paradiso della stampa

Ue, se la Finlandia sembra il paradiso della stampaRoma, 6 dic. (askanews) – Una boccata d’aria fresca arriva dalla Finlandia per i “chigisti” – i giornalisti italiani che seguono Palazzo Chigi, sede della Presidenza del Consiglio – abituati a lottare contro agende che (quando ci sono) cambiano continuamente e informazioni con il contagocce, che costringono non di rado a mettere in piedi trasferte all’ultimo momento, e spesso a cambiarle e smontarle. Con grande affanno e dispetto per uffici viaggi e amministrazioni, di fronte a biglietti aerei, prenotazioni alberghiere e denaro buttati.


Si diceva della Finlandia. Giorgia Meloni sarà a Saariselka in Lapponia il 21 e 22 dicembre per il primo vertice europeo Nord-Sud, presenti oltre al padrone di casa Petteri Orpo, i colleghi di Svezia Ulf Kristersson e Grecia Kyriakos Mitsotakis, l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas. Nel pomeriggio di lunedì 2 dicembre da Palazzo Chigi arriva un “off” in cui si annuncia la partecipazione della premier e si danno, oltre a un breve contesto, informazioni su luogo del summit, aeroporto più vicino, temperature medie e la dicitura che “non sono ancora disponibili info riguardo accrediti ed eventuale presenza di un media center”. Il buon chigista si dà quindi da fare per trovare i voli (qualcuno partirà da Bruxelles, altri da Roma) e un hotel in una località piccola, con poche strutture e peraltro in altissima stagione, ché questo è il paese di Babbo Natale. In quattro e quattr’otto la logistica è sistemata, a caro prezzo visto che così all’ultimo momento tanto il costo degli aerei quanto quello degli hotel è alle stelle. Manca da definire la questione, non secondaria, di un accredito da fare. Di cui non si hanno notizie nel palazzo di piazza Colonna. Ma i “chigisti” sono abituati al fai-da-te e allora il 3 vanno sul sito del governo finlandese, trovano una generica mail stampa “info@…” e chiedono informazioni. Tempo poche ore e arriva la risposta da ben due addetti alla comunicazione. Questo il testo:


“Dear XXX, have learned that you have only lately got information about the Saariselka Summit. It will be busy, but I´m sure we can make this work together

Misteriosa malattia in Congo, il team Oms: “Possibile agente patogeno respiratorio”

Misteriosa malattia in Congo, il team Oms: “Possibile agente patogeno respiratorio”Roma, 6 dic. (askanews) – L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) “sta dispiegando esperti per aiutare le autorità sanitarie della Repubblica Democratica del Congo a svolgere ulteriori indagini per determinare la causa di una malattia non ancora diagnosticata che è stata segnalata a Panzi, una località della provincia di Kwango, nel sud-ovest del Paese. Sono in corso esami di laboratorio per determinarne la causa” e, in particolare, “si sta indagando su un agente patogeno respiratorio come l’influenza o il COVID-19 come possibile causa, oltre a malaria, morbillo e altri”.


Gli esperti dell’OMS, fa sapere l’Organizzazione in una nota, “si stanno unendo al National Rapid Response Team e si stanno recando a Panzi”, epicentro dell’epidemia: “Il team comprende epidemiologi, medici, tecnici di laboratorio, esperti di prevenzione e controllo delle infezioni e di comunicazione del rischio. Un primo team locale dell’OMS sta supportando le autorità sanitarie di Kwango dalla fine di novembre per rafforzare la sorveglianza della malattia e identificare i casi”. Gli esperti stanno anche consegnando medicinali essenziali, kit diagnostici e di raccolta campioni per aiutare ad analizzare e determinare rapidamente la causa della malattia: “Il team si concentrerà sul rafforzamento delle misure di risposta, come le indagini epidemiologiche e la raccolta di campioni per i test, la ricerca attiva dei casi, il trattamento e le attività di sensibilizzazione del pubblico. Il team lavorerà anche con i leader delle comunità per sostenere la sorveglianza della malattia e promuovere misure per prevenire l’infezione e per identificare e segnalare ulteriori casi”.


“La nostra priorità è fornire un sostegno efficace alle famiglie e alle comunità colpite. Sono in corso tutti gli sforzi per identificare la causa della malattia, comprenderne le modalità di trasmissione e garantire una risposta adeguata nel più breve tempo possibile”, ha dichiarato il dottor Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’OMS per l’Africa. Secondo il Ministero della Sanità Pubblica del Congo, nella zona sanitaria di Panzi sono stati segnalati finora 394 casi e 30 decessi. I sintomi della malattia includono mal di testa, tosse, febbre, difficoltà respiratorie e anemia. In attesa dei risultati degli esami di laboratorio, la causa non è chiara.


Panzi è una comunità rurale situata a più di 700 km dalla capitale Kinshasa. L’accesso stradale è difficile e la rete di comunicazione è limitata. Finora la malattia è stata segnalata in sette delle 30 zone sanitarie della provincia di Kwango. La maggior parte dei casi è stata segnalata in tre delle sette zone sanitarie colpite. “L’OMS condividerà ulteriori informazioni sugli sforzi per identificare la malattia non appena disponibili”, conclude la nota.

Ue, chi è il nuovo ministro per gli Affari europei Tommaso Foti

Ue, chi è il nuovo ministro per gli Affari europei Tommaso FotiRoma, 6 dic. (askanews) – “A destra da sempre”, sempre ligio alla disciplina di partito, fedelissimo di Giorgia Meloni. Così viene descritto Tommaso Foti, il successore di Raffaele Fitto come ministro per gli Affari europei, il Pnrr e la Coesione. Quasi un “premio alla carriera” per questo orgoglioso piacentino, interista sfegatato, che nella sua lunga carriera politica ha più volte sfiorato incarichi di primo piano, salvo poi restarne escluso. In realtà l’idea di Meloni sarebbe stata quella di tenersi l’interim dei rapporti con Bruxelles, una scelta che però le è stata “sconsigliata” dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella (e dagli “appetiti” degli alleati Lega e Forza Italia). Dunque la premier ha messo in atto la tecnica già usata per la successione di Gennaro Sangiuliano: dimissioni di Fitto e nomina immediata di Foti, senza dare spazio a eventuali discussioni interne alla maggioranza.


Nato il 28 aprile 1960, diploma di liceo scientifico, con una buona “familiarità” con l’inglese, Foti (“Masino”, per gli amici) è un parlamentare di lunghissimo corso, con sei legislature alle spalle. Il suo impegno politico, nella regione “rossa” per eccellenza, l’Emilia Romagna, inizia nel “Fronte della gioventù”, l’organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano. Il suo primo ispiratore fu Carlo Tassi, deputato missino e avvocato molto apprezzato, ricordato anche per indossare sempre la camicia nera, per una “promessa” – raccontava lui stesso – fatta da bambino a Benito Mussolini. Per il Msi viene eletto nel settembre del 1980 consigliere comunale di Piacenza, ruolo che ricopre fino al 1994. Proprio nel 1994 partecipa alla fondazione di Alleanza nazionale, il partito creato da Gianfranco Fini. Nel 1996 viene eletto in Parlamento e nella primavera del 2009 partecipa alla fondazione del partito unitario del centro-destra Il Popolo della Libertà. Da questo però si stacca nel 2012, quando è tra i fondatori di Fdi, insieme a Meloni, Guido Crosetto, Ignazio La Russa, Fabio Rampelli. Con i Fratelli d’Italia si candida nel 2013, ma non viene eletto (del resto era ancora un ‘partitino’). Eletto invece nel 2018, quando assume l’incarico di vice capogruppo vicario alla Camera, nell’attuale legislatura è stato eletto capogruppo. Fino alla “promozione” a ministro. Descritto come “spigoloso” ma capace di mediazioni al momento opportuno, Foti ha sicuramente l’esperienza per gestire alleati e tecnici con cui avrà a che fare per la gestione del Pnrr e dei fondi di coesione. Quel che manca pare essere invece un profilo di stampo europeo e internazionale e la consuetudine con i meccanismi di Bruxelles. A proposito di Europa, recentemente ha espresso la sua contrarietà al green deal “che rischia di ridurre a ben poco l’industria europea. La rivoluzione verde porterà povertà è disoccupazione. Il buon senso prima delle ideologie suggerisce di fermarsi in tempo”. Così come a una impostazione economica fatta solo di “virgole o logaritmi”. Per questo, prima delle elezioni europee, aveva auspicato “un’alleanza di centrodestra anche in Europa”. Anche quando ci fu da votare in Parlamento la ratifica del Mes (bocciata) aveva espresso la “ferma contrarietà” del partito, anche perchè “se ci viene posto come un prendere o lasciare, più che un trattato o un accordo a me appare come un diktat”.


Pur tenendo uno stile sempre istituzionalmente corretto, ogni tanto gli è scappato qualche ‘scivolone’ come quando il 25 aprile 2020 – nel giorno della festa della liberazione – pubblicò una sua foto in cui indossava una mascherina nera con il motto mussoliniano “Boia chi molla”. Un post che accese le polemiche e portò alcune opposizioni a chiederne le dimissioni. Lui lo rimosse, spiegando di essere stato equivocato e di voler semplicemente intendere che anche quel giorno era regolarmente al lavoro. di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli

Tanti appuntamenti in musica con Warner al primo pop-up natalizio

Tanti appuntamenti in musica con Warner al primo pop-up natalizioMilano, 6 dic. (askanews) – Apre domani a Milano il primo pop- up natalizio dedicato alla musica di Warner Music Italy che, nel cuore della città in Portanuova, in via Capelli, 5, porterà i suoi visitatori in un’esperienza immersiva tra migliori tendenze musicali del momento fino al 24 dicembre. Quasi ogni giorno lo store cambierà veste e ospiterà un artista diverso a cui saranno dedicati album, merchandising, gadget e prodotti esclusivi. Ogni giorno sarà un’esperienza unica e indimenticabile. Lo store inaugura il 7 con alcuni degli artisti di Sanremo Giovani, per continuare lunedì 9 dicembre con la partecipazione di Sarah Toscano, vincitrice dell’ultima edizione di Amici e tra i protagonisti del prossimo Festival di Sanremo. Il 10 dicembre sarà la volta di Geolier, il trionfatore delle classifiche annuali che ha appena pubblicato il suo album “Dio lo sa – Atto II”. Bello Figo sarà presente come ospite allo Store giovedì 12 dicembre, il giorno prima della release del suo EP Natalizio “PACCO”. Il 13 e 14 dicembre lo store sarà interamente dedicato a Max Pezzali in occasione dell’uscita di Max Forever Vol. 1 – L’album, il suo nuovo progetto con 16 canzoni che hanno segnato la storia della musica pop italiana. Il 15, il 21 e il 22 dicembre dalle 10.30 saranno presenti i personaggi del “Mondo di Marmò” il nuovo progetto di Warner Music Italy su YouTube, che segna l’inizio della produzione di contenuti originali per bambini da parte della casa discografica. Il protagonista è Marmò, una giovane marmotta che sogna di diventare un musicista. Il 16 si esibirà il pianista di fama internazionale Davide Locatelli con il suo primo album natalizio “Merry Dave Christmas, il 18 dicembre il pop – up sarà dedicato a Sto Records, la storica etichetta fondata nel 2016 da Ghali e il 20 a Rose Villain, la cantautrice hit maker pronta a partecipare al prossimo Festival di Sanremo.


Questo il calendario completo degli eventi, lo store sarà aperto tutti i giorni dalle ore 10 alle 20. 7 dicembre – Inaugurazione 9 dicembre – Sarah Toscano 10 dicembre – Geolier 12 dicembre: Bello Figo 13 e 14 dicembre : Max Pezzali 15 – 21 e 22 dicembre: Mondo di Marmò 16 dicembre: Davide Locatelli 18 dicembre : Sto Records 20 dicembre : Rose Villain Warner Music Xmas Store sarà uno spazio ricco di idee regali ma anche un luogo di emozioni ed incontri sia per i più piccoli con i simpatici personaggi delle “Il Mondo di Marmò”, o i concorrenti di Amici, sia per gli appassionati di tutti i generi musicali, dal rap al pop.

”Dammi un senso alla fine” di Sally Cruz e Rose Villain

”Dammi un senso alla fine” di Sally Cruz e Rose VillainMilano, 6 dic. (askanews) – “Dammi un senso alla fine” è il nuovo singolo di Sally Cruz in collaborazione con Rose Villain, disponibile su tutte le piattaforme digitali da venerdì 6 dicembre per Island Records/Universal Music Italia.


“Dammi un senso alla fine” segna il ritorno di Sally Cruz dopo il successo del suo EP d’esordio “Confessione” che l’ha consacrata come una delle penne e delle voci più interessanti della nuova generazione. Il brano è il primo tassello di un nuovo capitolo che fotografa la crescita della giovane cantante, personale e artistica. Una traccia scritta di getto, un pomeriggio in studio, che contiene l’essenza del suo stile e attraverso cui l’artista decide di mettersi a nudo. Insieme a Rose Villain – coautrice del pezzo – Sally Cruz affronta il tema della perdita da diverse prospettive confermando, ancora una volta, la potenza emotiva della sua scrittura e la capacità di raccontarsi in maniera intima e viscerale.


Accompagnata dalla produzione di JVLI e di Mike Defunto, la voce dell’artista sprigiona tutta la sua forza espressiva in un brano in bilico tra rabbia e malinconia. Sally Cruz è lo pseudonimo di Alessia Rossi, nata a Firenze nel 2003.

Il viaggio live di Ghali prosegue sui palchi dei festival estivi

Il viaggio live di Ghali prosegue sui palchi dei festival estiviMilano, 6 dic. (askanews) – Sulla scia del recente successo nei palasport, con la tripletta da tutto esaurito all’Unipol Forum di Milano, il viaggio live di Ghali prosegue il prossimo anno sui palchi dei principali festival estivi.


Annunciato oggi Ghali – Summer Tour 2025, 11 nuovi appuntamenti -prodotti da Vivo Concerti- in programma nei mesi di luglio e agosto nel cartellone delle più suggestive rassegne musicali italiane a cielo aperto. Artista in grado di stupire a ogni show fondendo con naturalezza universi artistici lontani in un unico evocativo storytelling, Ghali porterà con sé anche nel 2025 i messaggi che hanno lasciato il segno nel suo ultimo tour, come quello contenuto in Niente Panico, il suo ultimo singolo pubblicato lo scorso ottobre da Warner Music Italy, invito personale e collettivo a non lasciarsi sopraffare dalla paura e a coltivare la fiducia nelle proprie capacità e nel futuro.


Con ilSummer Tour 2025 Ghali toccherà: Codroipo (UD), il 4 luglio @ Villa Manin; Padova, il 5 luglio @ Sherwood Festival; Lucca, l’11 luglio @ Lucca Summer Festival; Alba (CN), il 12 luglio @ Collisioni Festival; Roma, il 15 luglio @ Rock in Roma; Barletta (BA), il 25 luglio @ The Best Music Festival c/o Fossato del Castello; Baia Domizia (CE), il 26 luglio @ Arena dei Pini; Catania, il 12 agosto @ Sotto il Vulcano Fest c/o Villa Bellini; Roccella Jonica (RC), il 13 agosto @ Roccella Summer Festival; Campobasso, il 23 agosto @ Area Eventi Nuovo Romagnoli; San Benedetto del Tronto (AP), il 29 agosto @ San B. Sound. I biglietti saranno disponibili su Ticketone e su Ticketmaster a partire da sabato 7 dicembre alle ore 14:00, e nei punti vendita autorizzati da giovedì 12 dicembre alle ore 14:00. L’organizzatore declina ogni responsabilità in caso di acquisto di biglietti fuori dai circuiti di biglietteria autorizzati non presenti nei comunicati ufficiali.


Il SSummer Tour 2025 traghetterà l’artista milanese verso il Gran Teatro di Ghali, lo speciale appuntamento in programma il 20 settembre 2025 a Fiera Milano Live, celebrazione di un percorso artistico che gli è valso 58 Dischi di Platino e 19 Dischi d’Oro.

TikTok, corte d’appello conferma possibilità divieto negli Usa

TikTok, corte d’appello conferma possibilità divieto negli UsaRoma, 6 dic. (askanews) – Una corte d’appello federale statunitense ha stabilito che TikTok può essere vietato negli Stati Uniti per motivi di sicurezza nazionale, confermando una legge federale che richiede alla popolare app di social media di abbandonare la sua proprietà cinese per continuare a operare.


Un collegio di tre giudici della Corte d’appello degli Stati Uniti per il circuito del distretto di Columbia ha stabilito infatti che il Congresso ha il potere di agire contro TikTok per proteggere gli interessi degli Stati Uniti. La sentenza – riporta il Wall Street Journal – ha respinto una contestazione del Primo Emendamento presentata dall’azienda cinese e da molti dei suoi utenti più famosi, che sostenevano che il divieto fosse una violazione incostituzionale della libertà di parola.


La legge “vendi o bandisci”, firmata dal presidente Biden ad aprile, è stata approvata con il sostegno bipartisan dopo che i legislatori hanno ricevuto briefing riservati dalla comunità dell’intelligence sulla capacità della Cina di utilizzare TikTok per sorvegliare gli americani e diffondere propaganda cinese.