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Autore: Redazione StudioNews

Il prog-rock dei Polyphia torna in Italia a giugno a Milano

Il prog-rock dei Polyphia torna in Italia a giugno a MilanoMilano, 4 mag. (askanews) – Il prossimo 11 giugno 2024, il Carroponte di Sesto San Giovanni a Milano ospiterà un concerto imperdibile per gli amanti del prog-rock: i Polyphia. La band, celebre per la sua eccezionale maestria tecnica e per le innovative composizioni, è pronta a regalare al pubblico una performance indimenticabile, caratterizzata da un mix esplosivo di ritmi incalzanti e melodie intricate.


Fondati nel 2010, il gruppo ha iniziato attirando attenzione con la pubblicazione di video su YouTube che mostravano la loro abilità strumentale eccezionale. La loro musica si distingue per l’integrazione di elementi di jazz, R&B e musica elettronica, creando un suono distintivo che sfida le convenzioni del metal e del rock progressivo. La loro fama è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni, portandoli a collaborazioni con nomi illustri della chitarra elettrica come Cory Wong e la leggenda vivente, Steve Vai. Apriranno il concerto Igorrr e Plini. Biglietti disponibili sulle piattaforme di vendita biglietti online.

La coreografia come linguaggio del presente: Torinodanza 2024

La coreografia come linguaggio del presente: Torinodanza 2024Torino, 4 mag. (askanews) – Una pluralità di espressioni, un festival internazionale e un’occasione per rimettere al centro il corpo, il gesto, la coreografia come processo generativo. È stata presentata l’edizione 2024 di Torinodanza, la manifestazione dedicata alla scena contemporanea in programma dal 12 settembre al 26 ottobre, intitolata “Dance First” e diretta ancora da Anna Cremonini. “Io penso – ha detto ad askanews la direttrice artistica – che il tema della coreografia sia al centro di questa edizione, perché la coreografia è la costruzione di un linguaggio che ha come oggetto il corpo. Il corpo è anche voce, è anche parole, non è necessariamente solo movimento, non è semplicemente gesto, e la coreografia credo che possa essere, anzi sia di fatto, un linguaggio molto potente di comunicazione, di comunicazione anche di idee, di turbolenze, perché no, di felicità, di possibilità”.


Possibilità che sono diverse, come diversi sono i linguaggi coreografici degli artisti, da Emanuel Gat, che inaugurerà il festival, ad Alessandro Sciarroni, che porterà la performance “U. (Un canto)”. In un dialogo tra stili che, come ha sottolineato il presidente del Teatro Stabile di Torino Alessandro Bianchi, è l’elemento di forza dell’evento. “Torinodanza – ci ha spiegato – è da oltre 20 anni riuscito a creare una comunità intorno a sé. Devo dire che quest’anno e sicuramente anche nel prossimo triennio quest’opera che ha iniziato Anna Cremonini miscelando grandi coreografi con una ricerca anche più spinta, quindi anche una ricerca che di fatto chiede fiducia al nostro pubblico, sta funzionando e funzionerà sempre di più. Il Teatro Stabile di Torino è un teatro che da sempre crede nella ricerca e crede negli artisti, crede che soltanto con l’innovazione si possa fare arte. E il Teatro Stabile sta lavorando insieme a tutto il team di Anna di Torinodanza per cercare di diffondere ulteriormente i linguaggi contemporanei sulla città e sulla regione”. Contemporaneità che, seppur in modi magari non consueti, parla comunque di noi. “La danza è uno spazio di enorme libertà, di enorme libertà del corpo – ha concluso Anna Cremonini -. Il corpo siamo lo stessi, è la nostra società, è la nostra realtà e la coreografia ha l’opportunità di farlo parlare”.


Perché la regia del corpo è una forma di interpretazione della realtà.

Bmw M2, la supersportiva versatile da usare tutti i giorni

Bmw M2, la supersportiva versatile da usare tutti i giorniMilano, 3 mag. (askanews) – La Bmw M2 lanciata in occasione dei 50 anni del brand M racchiude la sintesi delle qualità del marchio sportivo: un animo corsaiolo abbinato a una versatilità che la rende una vettura piacevole da usare tutti i giorni. Anche i consumi se utilizzata rispettando il codice della strada, sono relativamente contenuti (10-12 km/l), come abbiamo potuto verificare durante un test su più giorni e su vari percorsi. A certificarne, invece, la vocazione corsaiola e le qualità dinamiche, un campionato dedicato, l’M2 CS Racing Cup Italy, e la decisione di inserirla nella flotta della Bmw Driving Experience, i corsi di guida organizzati con la scuola GuidarePilotare di Siegfried Stohr. Insomma la Bmw M2 con la sua trazione rigorosamente posteriore, il sound del mitico 6 cilindri 3.0, e magari l’opzione del cambio manuale, sarebbe una vettura da acquistare e conservare per gli amanti delle supersportive con motore termico.


Prodotta nello stabilimento di San Luis Potosì in Messico, la Bmw M2 è sviluppata sullo stesso pianale di M3 e M4, ma è più corta ( 4,58 metri, -214 mm) e ha un passo ridotto (-110 mm) a vantaggio della maneggevolezza. Il motore è il collaudato 6 cilindri 3.0 biturbo con 550 Nm di coppia, un allungo fino a 7.200 giri, e una potenza di 460 CV, 90 CV in più della versione precedente, per compensare l’aumento di peso di circa 200 kg, per complessivi 1.725 kg. Il tutto si traduce in prestazioni esaltanti accompagnate da un sound pieno e avvolgente: 0-100 km/h in 4,1 secondi (2 decimi in meno della precedente versione) che diventano 4,3 secondi con il cambio manuale (optional), 0-200 km/h in 13,5 secondi (14,3 con il manuale), mentre la velocità massima è di 250 km/h che diventano 285 km/h con l’M Driver’s Package (optional). La distribuzione dei pesi è bilanciata (50:50), mentre la trazione è gestita dall’M Traction Control di serie regolabile e dal differenziale a controllo elettronico. Il cambio delle versione in prova è l’M steptronic a 8 rapporti con convertitore di coppia e palette al volante, forse l’elemento del pacchetto che ci ha convinto di meno. Di serie le sospensioni adattive, lo sterzo M Servotronic a rapporto variabile e i potenti freni M Compound con pinze a sei pistoncini all’anteriore e flottanti a singolo pistoncino al posteriore. I cerchi sono da 19 pollici all’anteriore e da 20 pollici al posteriore, con la possibilità di montare pneumatici da pista.


Il look ispirato alla 2002 turbo del 1973 ha linee aggressive, con passaruota muscolosi, ampie prese d’aria anteriori, dove spicca la calandra con doppio rene orizzontale, senza cornice, e fari con firma luminosa specifica. Nella parte posteriore si notano lo spoiler a labbro e il diffusore che ingloba la doppia coppia di terminali di scarico. Come optional è disponibile il tetto in carbonio (-6 kg) presente sulla versione in prova. Due le colorazioni dedicate a questo modello: Toronto Red metallizzato e Zandvoort Blue. All’interno c’è il Bmw Curved Display con cockpit digitale e schermo centrale di controllo, mentre come optional è disponibile l’head up display. Per ridurre ulteriormente il peso (-10,8 kg) è possibile optare per i sedili a guscio in carbonio. La qualità dei materiali e le finiture sono di livello premium e il sistema di infotainment è facile e intuitivo da utilizzare. Il cockpit cambia configurazione e colori in base alla modalità di guida. Molto comodo l’head up display. Il comfort dell’abitacolo è ottimo anche se, come prevedibile, lo spazio a disposizione per i passeggeri posteriori è un po’ sacrificato. Buona anche l’insonorizzazione che lascia spazio al sound corposo del motore, soprattutto con le valvole degli scarichi aperte attivabili con un tasto dedicato.


Sulla console centrale si trovano il tasto Setup che permette di configurare sospensioni, sterzo, freni e risposta del motore e l’M Mode per gestire le diverse modalità di guida: Comfort, Sport e Sport+ e Track Mode che disattiva tutti i controlli e lo schermo centrale dell’infotainment. Sul volante invece si trovano i tasti M1 e M2 per richiamare le due configurazioni preferite. La modalità Comfort esalta la versatilità dell’M2 che si comporta come una vettura da usare tutti i giorni, con un’erogazione progressiva e un assetto più morbido. Nelle modalità Sport e Sport+ invece emergono il suo spirito corsaiolo e le eccezionali doti dinamiche. L’ingresso in curva è estremamente preciso con una frenata potente e ben modulabile. La vettura asseconda la ricerca del limite con un comportamento prevedibile anche grazie all’elettronica, mai invasiva, e disinseribile per i piloti più esperti. Molto divertente la modalità M Drift Analyzer da utilizzare in pista o in spazi aperti per esercitarsi nelle sbandate controllate, intervenendo sul controllo di trazione (da 0 a 10), con analisi e voto finale espresso in stelline da 1 a 5. Sempre per la pista c’è anche la funzione M Laptimer per registrare tempi e performance. Il prezzo della Bmw M2 parte da 78.100 euro.

In libreria ‘Lazio 1974: storia segreta di uno scudetto impossibile’

In libreria ‘Lazio 1974: storia segreta di uno scudetto impossibile’Roma, 4 mag. (askanews) – ‘Romanzo Tricolore, Lazio 1974: la storia segreta di uno scudetto impossibile’ (L’Airone Editrice) è il libro del giornalista Franco Recanatesi dedicato alla formazione biancoceleste allenata da Tommaso Maestrelli, in occasione del 50mo anniversario della vittoria.


“Romanzo tricolore” non è solo il racconto del primo scudetto della storia della Lazio il 12 maggio 1974, la mitica squadra di Maestrelli e Chinaglia, ma un viaggio coinvolgente nel dietro le quinte di un’epopea irripetibile, con la riscoperta di personaggi sorprendenti. Aneddoti e retroscena raccontati da un grande giornalista sportivo che ha vissuto quell’epoca (come cronista del Corriere dello Sport al seguito della Lazio) e quei giorni, assieme ai protagonisti, nello spogliatoio di Tor di Quinto e durante i ritiri e le trasferte. In più, la cronaca dettagliata delle trenta partite dello scudetto in appendice, per ricostruire la lunga cavalcata dei biancocelesti alla conquista dello storico trofeo, nel cinquantesimo anniversario.


“Questa è la storia di due anni straordinari, vissuti accanto a una squadra straordinaria, con giocatori straordinari, guidati da un allenatore straordinario. Poiché i capitoli principali della storia sono stati già ampiamente raccontati, ho cercato di infilarmi nelle pieghe di questa storia, cercandone i risvolti più curiosi e sconosciuti”, spiega Recanatesi. “L’ho fatto attraverso le confidenze degli attori, anche di secondo piano, di quel particolare film girato nel 1974, anno horribilis per certi versi, segnato dal terrorismo nero e rosso e da una spaventosa crisi economica, illuminato soltanto dal bagliore di una superba Lazio che ha saputo interrompere l’egemonia delle grandi squadre del Nord…”, aggiunge.


“Gli autori di questo libro sono soprattutto loro, assieme ai miei ricordi che ho trasferito a un personaggio di fantasia che con una storia di fantasia ha affiancato, a volte intrecciandosi con loro, il cammino dei protagonisti di una squadra stupenda, sfacciata, irripetibile”, sottolinea Recanatesi. Il libro da oggi sarà in edicola per una settimana, assieme al quotidiano “Il Messaggero”, al costo di 9,90 euro + il prezzo del quotidiano. L’iniziativa è valida in tutti i rivenditori di giornali di Roma e del Lazio. Dal 12 maggio l’edizione libreria sarà disponibile al prezzo di 11,90 euro in tutte le librerie e nei negozi online.

Lacrime di Vezzoli al Correr, tra il Rinascimento e Carlo Scarpa

Lacrime di Vezzoli al Correr, tra il Rinascimento e Carlo ScarpaVenezia, 4 mag. (askanews) – Francesco Vezzoli in mezzo alla storia dell’arte ci sta bene; è nella natura della sua ricerca il dialogo costante, ammirato, ma anche divertito, con le opere classiche così come con i volti dell’immaginario collettivo contemporaneo. E il suo segno più riconoscibile, la lacrima ricamata, è al centro di un progetto importante che gli dedica il Museo Correr di Venezia con la mostra “Musei delle lacrime”, curata da Donatien Grau e tutta costruita sul confronto con i tesori del museo, ma anche con le architetture di Carlo Scarpa. “Sarebbe banale dire che il Museo Correr è il museo più bello del mondo – ha detto Vezzoli ad askanews – ma è sicuramente un’opera d’arte totale, e io ho pensato che anche il mio intervento doveva cercare di narrare questa dinamica del percorso ostacoli, di un percorso tra ostacoli meravigliosi che rappresentano i pilastri della nostra storia intellettuale e artistica”.


Le opere di Vezzoli, come sempre, mescolano i piani e gli stilemi, dalla conchiglia non nasce più Venere, ma un Richard Gere anni 80 e le Madonne trecentesche hanno i volti delle top model o delle attrici di fine XX Secolo. Le cui lacrime sono molto particolari. “Ho ragionato e ho pensato che negli ultimi 15-20 anni – ha detto ancora l’artista – avevo riprodotto opere d’arte molto famose, molto iconiche, semplicemente aggiungendo una lacrima. Le lacrime non sono particolarmente presenti nella storia dell’arte, né nella scultura e ancora di meno nella pittura. Quindi ho radunato in questa mostra una mia storia dell’arte piangente, quindi è qui dove vanno a finire tutte le mie lacrime”. La mostra è realizzata da Fondazione Musei Civici di Venezia e Venice International Foundation, quest’ultima guidata da Luca Bombassei, che con la sua presidenza ha voluto stabilire un legame forte tra la città, con la sua storia da salvaguardare, e il contemporaneo. “Lo scopo principale della fondazione non è la produzione di mostre – ci ha detto – ma una mostra come questa ci permette di fare conoscere al mondo una realtà come quella di Venice Foundation e questo di permette di poter provare a condividere con nuovi soci quello che è il nostro obiettivo finale”.


“Musei delle lacrime” resta aperta al pubblico a Venezia fino al 24 novembre.

Fuori il 10 maggio il romanzo “La scimmia” di Matteo Cateni

Fuori il 10 maggio il romanzo “La scimmia” di Matteo CateniRoma, 4 mag. (askanews) – “Ogni ovulo deve pesare al massimo otto grammi, non di più. C’è chi li fa da dieci, ma io no. Per il mio esofago sono troppo grandi e rischio di farmi male. Devono essere chiusi accuratamente, il pericolo è alto. Per questo ogni corriere ha la sua tecnica. Io li confeziono personalmente, uno a uno, senza fretta. Posso metterci anche tutta la notte. Il cellophane deve essere tiratissimo, aderente come una guaina. Indosso mascherina e guanti, non tocco la merce con le mani. Rischierei di spargere molecole che potrebbero attirare i cani antidroga. E poi l’odore della cocaina mi ha sempre fatto schifo…”. Inizia così “La scimmia”, il romanzo-rivelazione di Matteo Cateni, al suo esordio letterario con questo libro edito da Paesi Edizioni, disponibile in tutte le librerie dal 10 maggio.


Una lettura vivace e potente, dallo stile avvincente e scorrevole, che narra una vicenda grottesca e paradossale eppure vera come i fenomeni della tossicodipendenza e del narcotraffico: la discesa agli inferi di un ragazzo che, caduto nel tunnel dell’eroina, diventa parte di un traffico internazionale di stupefacenti da cui uscirà completamente trasformato. Nel mezzo, l’amore, la violenza, il carcere duro, le disillusioni, il Sudamerica e la ricerca disperata di scrollarsi di dosso la “scimmia” della dipendenza dalla droga. La narrazione adrenalinica di Cateni proietta il lettore in un saliscendi di emozioni, fino alla ricerca spasmodica della catarsi. Una vicenda mirabolante che attraversa tre anni e mezzo spesi tra Italia, Olanda, Ecuador e Colombia, in situazioni allucinanti e al limite della realtà. “Con un linguaggio semplice e diretto – ha scritto Panorama nella sua recensione – il romanzo di Cateni La Scimmia cattura per crudezza e sorprende per onestà; è, di là da ogni ragionevole dubbio, un’opera ben costruita e destinata a far parlare di sé nel panorama, a volte invece desolante, della narrativa italiana. Una piacevolissima sorpresa”.


Matteo Cateni Livorno, classe 1980, attore e musicista, è stato condannato a 8 anni di reclusione per traffico internazionale di stupefacenti tra Europa e Sudamerica. Ha scontato la pena prima nel carcere di Ibarra, Ecuador, e poi di Rebibbia, Roma.

A Novara nello stabilimento Barilla che sforna 13mila Pavesini al minuto

A Novara nello stabilimento Barilla che sforna 13mila Pavesini al minutoMilano, 4 mag. (askanews) – Negli oltre 180mila metri quadrati dello stabilimento alle porte di Novara, biscotti come i Pavesini, con quasi 90 anni di storia alle spalle, prendono forma insieme ai più “giovani” Abbracci o alle linee dedicate al benessere sfornate da Mulino Bianco. Una storia iniziata 70 anni fa per mano di Mario Pavesi, che da 30 anni Barilla porta avanti continuando a scommettere sull’innovazione. Perchè parlando con chi lavora in questo stabilimento questo sembra essere il suo tratto distintivo, fin dal 1953. “Barilla è riuscita a conquistare trent’anni fa questa bellissima realtà di Novara, lo stabilimento di Pavesi che ha scritto una delle più belle storie alimentari del nostro Paese – ha ripercorso Luca Barilla, vice presidente del gruppo – Oggi siamo qui per festeggiare questa vita che prosegue nel mondo Barilla ma conservando sempre il ricordo di Mario Pavesi e dei prodotti straordinari che ci ha lasciato e che noi curiamo come dei bambini piccoli”.


Passato sotto la proprietà di Barilla (che lo aveva acquistato dall’Iri) nel 1994, lo stabilimento novarese sforna 55mila tonnellate di prodotti l’anno, oltre 100 specialità attraverso nove linee di produzione. Qui sono nati biscotti come i Ringo, che devono il nome al batterista del Beatles, o i Togo, i cracker accanto ai già citati Pavesini: una linea di produzione che ne sforna 13.100 al minuto, solo un minuto di cottura per due grammi di biscotto che deve la sua origine alla tradizione novarese. Con questi “pezzi” del passato, però, convivono anche le più recenti novità del gruppo di Parma, divise tra l’indulgence, che cresce, e l’healthy chiesto dal mercato. La sua architettura industriale anni 50, infatti, cela “innesti di modernità” sia sul fronte tecnologico che di prodotto. “Novara è uno stabilimento ricco di tecnologie di formatura dei biscotti: la linea dei Pavesini, la linea dei biscotti ripieni, i laminati come i crackers, i coestrusi come gli Abbracci e gli Intrecci e i tagli a filo come gli Scacchieri. Questa ricchezza ci permette di essere uno stabilimento innovativo. In questo stabilimento ogni anno si lanciano 2-3 prodotti nuovi, fino ad arrivare a sette come è successo l’anno scorso – ha raccontato la direttrice del plant Federica Massari – Barilla ha investito tantissimo in questo stabilimento, una media di 10 milioni all’anno. Sono investimenti che portano nuovi prodotti occupazione e volumi in crescita per questa realtà”.


Anche quest’anno sono in cantiere almeno due lanci di prodotto che celano un’innovazione anche sul piano delle tecnologie produttive. Qui due anni fa, in vista del lancio di due nuovi biscotti, è stata aumentata la capacità produttiva con un investimento di 10 milioni dotando gli impianti di una capacità massima di 105mila tonnellate di prodotti. Ma la centralità di questo plant attiene anche all’occupazione. “Lo stabilimento ha 335 dipendenti Barilla e una cinquantina di dipendenti a tempo determinato – ha proseguito Massari – La presenza femminile è del 50% nel team di vertice e in stabilimento del 30%. Tra i capi turno abbiamo anche delle donne e anche su ruoli come i fornai, che sono tipici storicamente di figure maschili, abbiamo delle fornaie donne. Un grande contributo che dobbiamo mandare avanti perché la presenza femminile in uno stabilimento produttivo non è sempre facile da perseguire”.


A dimostrazione del supporto al territorio, Barilla ha colto l’occasione dei festeggiamenti per i 30anni su Novara per donare un’ambulanza di soccorso per il trasporto sanitario alla Croce Rossa italiana che l’8 maggio festeggia la sua Giornata. Un gesto che suggella una volta di più l’importanza di questo stabilimento per il gruppo alimentare di Parma. “Questo stabilimento per noi è strategico e importantissimo – ha concluso Luca Barilla – ci lavorano delle bellissime persone che, nel corso degli anni, si sono innamorati della Barilla e i risultati si vedono perché i prodotti che loro fanno sono veramente di altissima qualità”.

Crosetto: escluso un nostro intervento diretto ma bisogna aiutare Kiev

Crosetto: escluso un nostro intervento diretto ma bisogna aiutare KievRoma, 4 mag. (askanews) – La posizione dell’Italia non cambia: “abbiamo sempre detto che l’Ucraina andava aiutata in ogni modo possibile, e lo stiamo facendo, ma abbiamo anche sempre escluso un intervento diretto nel conflitto dei nostri militari”. Lo ribadisce, con fermezza, il ministro della Difesa Guido Crosetto in una intervista al Corriere della Sera. “Oggi non può mettere in dubbio nessuno” che l’Italia non parteciperà ad un eventuale intervento armato in Ucraina, poiché lo impedisce il nostro ordinamento e “possiamo prevedere interventi armati solo su mandato internazionale, ad esempio in attuazione di una risoluzione dell’Onu”. Inoltre, sottolinea il responsabile della Difesa, un intervento di truppe occidentali in Ucraina” innescherebbe una ulteriore spiralizzazione del conflitto, che non gioverebbe soprattutto agli stessi ucraini, insomma, non esistono le condizioni per un nostro coinvolgimento diretto”.


Quanto alle dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macon, che ipotizza l’invio di truppe in caso la Russia sfondi il fronte in Ucraina, Crosetto dice di non voler giudicare un presidente di un paese amico come la Francia, “ma non comprendo la finalità e l’utilità di queste dichiarazioni, che oggettivamente innalzano l’attenzione,”. Non si tratta secondo Crosetto di una questione elettorale, forse le parole di Macron “vogliono riaccendere un faro su una guerra che i media avevano dimenticato. Purtroppo si va a mode anche sui conflitti, va detto.” Secondo il ministro della Difesa, bisogna evitare che gli ucraini crollino di fronte all’avanzata delle forze russe,”per questo fin dall’inizio abbiamo detto che l’Ucraina andava aiutata, perché se i russi arrivassero a Kiev, se conquistassero un paese sovrano, se dessimo per scontato come alcuni sedicenti esperti e professori compiacenti verso la Russia – e mi chiedo come si faccia a esserlo gratis… – Che si può invadere un altro paese solo perché si è più forti, sarebbe un disastro per tutti”.


Quindi l’Italia continuerà a fornire aiuti a Kiev, “come abbiamo fatto finora, finché sarà sarà utile finché potremmo farlo”. Sui distinguo della Lega, Crosetto aggiunge che il partito di Salvini ha votato sempre assieme al resto della maggioranza: “in ogni caso, il discorso è semplice vale per tutti. Aldilà della simpatia o meno per Zelensky, se non si vuole aiutare l’Ucraina per ragioni ideali, lo si faccia per ragioni pratiche o addirittura per interesse. Se cede quell’argine, l’Italia, che non ha una difesa autosufficiente ed è uno dei pochi paesi che non contribuisce per il 2% alle spese militari della Nato, sarebbe in difficoltà, pratica e diplomatica”.

Europee, oggi a Messina Antoci (M5s) incontrerà gli elettori

Europee, oggi a Messina Antoci (M5s) incontrerà gli elettoriRoma, 4 mag. (askanews) – Giuseppe Antoci, capolista del Movimento 5 Stelle per la circoscrizione isole alle prossime elezioni europee, incontrerà oggi dalle 16 alle 20 elettori, simpatizzanti e attivisti messinesi, nella segreteria politica di Antonio De Luca e Barbara Floridia di via Dogali 50.


“Un importante incontro per conoscere meglio Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi e attuale presidente onorario della fondazione Caponnetto, che il nostro leader Giuseppe Conte ha definito un ‘campione dell’antimafia’. Ci confronteremo con lui sulle sue esperienze e sulla visione relative alle politiche europee, che incidono sempre più sulla nostra vita quotidiana”, dichiarano i parlamentari Antonio De Luca e Barbara Floridia, promotori di questo appuntamento.

Cinema, “Io Capitano” di Garrone vince il David come miglior film

Cinema, “Io Capitano” di Garrone vince il David come miglior filmRoma, 4 mag. (askanews) – E’ la notte del cinema italiano, è la notte di “Io Capitano” (15 candidature sette David) premiato come miglior film ma anche con la miglior regia di Matteo Garrone e ancora fotografia, montaggio, produttore, effetti visivi, suono.


Si ferma sul più bello la corsa di Paola Cortellesi e “C’è ancora Domani”. Diciannove candidature, sei statuette (David dello spettatore, attrice protagonista Paola Cortellesi, attrice non protagonista Emanuela Fanelli, sceneggiatura originale, esordio alla regia, David Giovani), ma all’annuncio del miglior film è stato preferito il candidato all’Oscar per l’Italia. Tanti riconoscimenti anche per Rapito (11 candidature) che ha ottenuto cinque statuette (sceneggiatura non originale, scenografia, costumi, trucco, acconciatura). Palazzina Laf, sulla storia del reparto-lager dell’Ilva di Taranto riservato agli operai “scomodi”, ha conquistato tre statuette (Attore protagonista David Riondino, attore non protagonista, Elio Germano, canzone originale). A secco La Chimera di Rohrwacher che vantava 13 candidature. Venticinque Premi David di Donatello più i David Speciali quelli assegnati dalla Fondazione Accademia del Cinema Italiano durante la cerimonia condotta da Carlo Conti e Alessia Marcuzzi dal Teatro 5 di Cinecittà. Momenti di commozione per il David a Vincenzo Mollica. Un fiume di aneddoti e ricordi da Alberto Sordi a Federico Fellini alla famosa agendina ereditata da Lello Bersani. “Sono accompagnato dal signor Parkinson e dalla signora cecità, due figli dellaà ” Quando Carlo Conti gli chiede cosa vorrebbe vedere ancora: “Il volto di mia moglie e mia figlia”. Premiati anche Giorgio Moroder alla carriera per quanto fatto nel mondo della musica e Milena Vukotic (“Lo dedico ai miei genitori, a mio marito e a Fellini”).


Gloria per “Io Capitano” con le statuette per Film, Regia (Matteo Garrone) Fotografia, Montaggio, Produttore, Effetti Visivi, Suono: “La regia è legata al racconto e questo film nasce dall’idea di ascoltare le storie che nessuno vuole sentire. Se il film è arrivato così lontano è grazie anche all’intensa interpretazione pura e vera, Seydou Sar e Mustapha Fall”, dice Garrone che lascia la parola a Mamadou Kovassi Idris, originario della Costa d’Avorio e suo collaboratore nell’ideazione del soggetto del film. “Questo film parla del sogno e dell’importanza di salvare vite umane. Basta morte in Palestina!”, dice Mamadou, mentre Fall ringrazia gli italiani, perché questo film ha cambiato la sua vita. “Anziché insegnare il rispetto bisognerebbe insegnare cinema nelle scuole, perché è importante che arrivi ai giovani. Questo film aiuta loro a capire che dietro questi numeri ci sono ragazzi come loro con gli stessi sogni e gli stessi desideri”, aggiunge Garrone. “C’è ancora Domani” è un film che è venuto fuori man mano, David dopo David, a cominciare da quello dello spettatore. “Lo dedico ai 5 milioni che hanno fatto il gesto eroico di andare al cinema” le parole della regista esordiente che con il suo film ha raccolto 36 milioni e mezzo di euro sbancando i botteghini anche in Francia e Inghilterra. “Non mi piace chi considera il pubblico una massa di estranei, lo siamo noi tutti e mi piace pensare che ci sia chi ha combattuto, chi ha fatto degli errori, chi non la pensa come me” ha proseguito. E ancora, premiata come migliore regista esordiente: “Ho fatto questo esordio alle soglie della menopausa, auspico che gli esordiente giovani abbiano la possibilità di avere sempre un sostegno disponibile per raccontare nuove storie” con la dedica alla figlia Laura. E ancora come migliore attrice: “E’ tutto un magna magna, ci sono sempre le stesse facce. Stasera è un trend” ha scherzato Cortellesi. David Giovani, “ne ho incontrati 56.000”. Emanuela Fanelli, migliore attrice non protagonista (C’è ancora domani) si rivolge a Paola e la ringrazia “per aver voluto che la tua Marisa fossi io. Questo film è così grande perché l’hai fatto tu”. Al film della Cortellesi anche la miglior sceneggiatura originale firmata da Furio Andreotti, Giulia Calenda e Paola Cortellesi.


Palazzina Laf porta a casa i premi per il miglior attore protagonista (Davide Riondino) e non protagonista (Elio Germano). “Vorrei far notare che quest’anno Taranto è presente con Comandante e Disco boy con film girati in Puglia – le parole di Riondino – Noi siamo cresciuti con l’idea che non ci sia altro che la fabbrica, l’acciaieria, ma anche il cinema dà lavoro e dà ricchezza, nel nostro piccolo possiamo fare a meno della fabbrica. Ringrazio mia moglie Eva Nestori che disegnato Caterino, le mie figlie e tutte le persone che hanno lavorato al film”. Le parole di Germano: “Abbiamo capito che questa storia è molto attuale perché parla di lavoro che ci riguarda tantissimo. Come violenta i nostri territori, Taranto è una città violentata dal profitto, il cinema non può cambiare le cose ma magari lo sguardo”. Riondino prende la parola: “è stato un lavoro lunghissimo di ricerca, di studio, un lavoro di compagnia. Ringraziamo tutti quelli che hanno partecipato”. “La mia terra” di Diodato per Palazzina LAF è la miglior canzone originale (“Lo dedico a Taranto”). La polemica è di Sergio Ballo, premiato con Daria Calvelli per i Costumi di “Rapito”, che non ha gradito di non essere premiato in sala con i David principali ma al Teatro 14 (“Il nostro lavoro di costumisti e scenografi visto come vetriniste”). Pronta la risposta di Carlo Conti: “A noi sembrava una ricchezza portare i premi anche in altri luoghi di Cinecittà”. Accanto alla scenografia ed alla sceneggiatura non originale di Barco Bellocchio, sono tre i David per Rapito.