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Autore: Redazione StudioNews

Lollobrigida: obbligo formaggi in ristoranti? Notizia falsa

Lollobrigida: obbligo formaggi in ristoranti? Notizia falsaRoma, 18 apr. (askanews) – “La notizia sulla imposizione dei formaggi nei ristoranti è priva di fondamento e dispiace che un giornale che ha l’ambizione di essere riferimento del mondo della Qualità la dia in questo modo”. Così in una nota il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, smentisce quanto pubblicato in una conversazione riportata dal Gambero Rosso in cui il ministro avrebbe detto “vorrei imporre un piatto dedicato al formaggio nei menu degli esercizi di ristorazione”.


“Non c’è alcuna imposizione intesa come obbligo di legge, ma sollecitazione a valorizzare i nostri eccellenti formaggi – precisa Lollbrigida – Il confronto con le associazioni di categoria dei ristoratori è su questo tema e in piena sintonia lavoriamo alla valorizzazione dei nostri prodotti. Sono convinto che valorizzando e promuovendo il nostro formaggio come piatto specifico, sarà il mercato a convincere i nostri ristoratori a utilizzarlo di più nei loro menu. L’aumento di valore produrrebbe, ovviamente, un effetto positivo su tutta la filiera”, conclude il ministro.

Dl Pnrr, Precari Aifa: bene approvazione bipartisan Odg stabilizzazione

Dl Pnrr, Precari Aifa: bene approvazione bipartisan Odg stabilizzazioneRoma, 18 apr. (askanews) – “Forse la nebbia inizia a diradarsi. Nella giornata odierna, durante la discussione di approvazione del Decreto PNRR, la Camera dei Deputati ha approvato un Ordine del Giorno a firma Furfaro (PD) sulla stabilizzazione dei precari AIFA. Subito dopo le parole dell’On. Furfaro che ha – più volte nel corso di questi mesi – sottolineato l’insostenibile situazione lavorativa e sociale degli ormai ex dipendenti dell’Agenzia Italiana del Farmaco, si sono aggiunte le parole, ma soprattutto la sottoscrizione dell’odg, dell’On. Ciocchetti (FdI), da sempre vicino alle problematiche dei precari AIFA”.


Lo evidenziano in una nota i precari Aifa. Il testo approvato impegna il Governo “ad adottare quanto prima ogni misura necessaria volta a consentire la ripresa in servizio di coloro che erano stati assunti da AIFA con contratti atipici nonché ad individuare una soluzione, compatibilmente con i princìpi ordinamentali in materia di pubblico impiego, che consenta la stabilizzazione dei lavoratori parasubordinati che da oltre 13 anni lavorano per AIFA, in conformità al diritto dell’Unione europea”. “Ma c’è di più – prosegue la nota -, nel corso della settimana una delegazione dei precari ha incontrato il neo Presidente AIFA Robert Nisticò. L’aver voluto inserire ai primi punti della sua agenda la situazione lavorativa è sinonimo di volontà dell’amministrazione nel voler, finalmente, metter fine al precariato che da anni destabilizza l’agenzia. All’incontro presente anche il Direttore Amministrativo Pavesi è stato presentato un piano normativo che porta in primis al rinnovo dei contratti precari e successivamente al processo di stabilizzazione. Ma su quest’ultimo punto e sulle tempistiche di attuazione di questo piano, che dovrà passare ancora il vaglio del MEF, vi sono dei dubbi e delle perplessità. Pertanto i precari AIFA chiedono che il Governo Meloni intervenga immediatamente nella risoluzione della problematica, che vi sia un celere rinnovo contrattuale e che si attivino processi di stabilizzazione come avvenuto nelle altre amministrazioni pubbliche”.

Russia, scoppia il caso Ilyin-Dugin: imbarazzo del Cremlino

Russia, scoppia il caso Ilyin-Dugin: imbarazzo del CremlinoMilano, 18 apr. (askanews) – “Il Cremlino si rifiuta di discutere del filosofo Ivan Ilyin, che apprezzava Hitler e Mussolini: Vladimir Putin lo ha definito il pensatore a lui più vicino”. Lo scrive (unico in lingua russa) il sito di opposizione russa Meduza che registra il commento del portavoce del presidente della Federazione Russa Dmitry Peskov che ha parlato con un media legato a Ksenia Sobchak, “Ostorozhno Media”: “Non vogliamo essere parte di questa discussione. Il presidente, infatti, ha più volte citato Ilyin. E in ogni caso consideriamo inaccettabili gli insulti a Dugin”, avrebbe detto Peskov.


Ieri Vedomosti scriveva che l’Università statale russa di studi umanistici ha collegato gli attacchi al filosofo Ivan Ilyin con le attività dell’Occidente. Così, l’università ha risposto alla richiesta di della prestigiosa testata riguardo all’insoddisfazione degli studenti per la nomina del filosofo conservatore Alexander Dugin a direttore del centro educativo e scientifico dell’Università. Per capire perché Ilyn desti tanto scandalo, basta guardare la sua biografia. Ilyn era monarchico e non disdegnava il nazismo. Ed è citato e menzionato non solo dal presidente della Russia, ma anche da Medvedev, dal ministro degli Esteri Lavrov, da diversi governatori russi, dal patriarca Kirill, da diversi leader del Partito Russia Unita e molti altri, come Vladislav Surkov e Vyacheslav Volodin.


Nato a Mosca nel 1883, Ilyn venne imprigionato nel 1918 per presunta attività anticomunista e nel 1922 spedito sulla famosa “nave dei filosofi” all’estero, dove visse tra la Germania e la Svizzera sino al 1954. Tradizionalmente, i difensori di Ilyin affermano che la sua simpatia verso i nazisti era prima di tutto legata alla precedenza delle sue opinioni anticomuniste, alla convinzione che il comunismo dovesse essere fermato a tutti i costi: “Cosa ha fatto Hitler? Ha fermato il processo di bolshevizzazione facendo un enorme favore a tutta l’Europa (…) Mentre Mussolini guida l’Italia e Hitler guida la Germania, alla cultura europea viene data una tregua” ha scritto Ilyn in un articolo del 1933.


Ilyn è considerato filosofo di riferimento per Dugin, ma anche altri nomi noti Aleksandr Solzhenitsyn o Nikita Mikhalkov lo hanno usato come ispirazione, di varia natura. La Scuola politica superiore Ivan Ilyin è apparsa presso l’Università statale russa di scienze umane nel luglio 2023. Alla sua creazione si sono opposti gli studenti universitari, che nell’aprile 2024 hanno lanciato una petizione chiedendo che il centro educativo e di ricerca venisse ribattezzato.


Ad oggi la petizione è stata firmata da più di 17mila persone. La richiesta di rinominare la scuola è stata avanzata dal deputato della Duma di Stato del Partito Comunista della Federazione Russa Denis Parfenov, che ha scritto una lettera all’Università Statale Russa di Scienze Umane. Un altro deputato della Duma di Stato del Partito Comunista della Federazione Russa, Vladimir Isakov, ha chiesto al Ministero dell’Istruzione e alla Procura di verificare la legalità della creazione di una scuola intitolata a Ivan Ilyin presso l’Università statale russa di scienze umane. Il deputato ha sottolineato che le opinioni di Ivan Ilyin rientrano nell’articolo del codice penale “Riabilitazione del nazismo”

Grana Padano, in 2023 produzione cresce del 4,84%

Grana Padano, in 2023 produzione cresce del 4,84%Roma, 18 apr. (askanews) – “In questi quattro anni abbiamo continuato a crescere le produzioni, abbiamo performato ottimamente all’estero e in Italia e siamo stati la destinazione più remunerativa al mondo per il latte da silomais. Terminiamo quindi un quadriennio davvero oltre le aspettative, con alcune scelte difficili, coraggiose, ma altrettanto vincenti”. Renato Zaghini ha aperto l’assemblea generale del Consorzio di Tutela, che si è svolta al Centro Fiere di Montichiari (BS), con una sintesi della presidenza che lo ha visto alla guida del Consorzio Tutela Grana Padano. Un mandato, iniziato durante il lockdown, che per statuto non può essere rinnovato e certamente tra i piu difficili nei 70 anni del consorzio.


L’Assemblea ha approvato all’unanimità la relazione del Cda ed il bilancio consuntivo con il 100% dei voti da parte degli aventi diritto. I consorziati oggi hanno proceduto alle elezioni dei 27 membri del nuovo Consiglio di amministrazione, che alla sua prima convocazione eleggerà il presidente e dieci componenti del comitato di gestione, in carica sino alla primavera 2028. Votati inoltre i cinque componenti del collegio sindacale. “Nel 2023 abbiamo gettato solide basi, perché nel 2024 i volumi esteri superino quelli italiani – ha sottolineato il presidente uscente – visto che il fatturato al consumo estero ha già superato quello italiano: quasi un miliardo e 950 milioni di euro contro il miliardo e 650 milioni di euro in Italia. Quest’anno quindi i consumatori mondiali hanno speso quasi 3,7 miliardi di euro per acquistare Grana Padano, una cifra da capogiro, con un + 16% rispetto al 2022”.


L’incremento della produzione nel 2023 è stato del 4,84% rispetto al 2022. Ripartita su base territoriale e comprendendo tutte le strutture produttive, la provincia di Mantova con 27 caseifici risulta il territorio più produttivo con 1.656.325 forme pari al 30,36% della produzione (29,8% nel 2022). Seguita da Brescia, con 1.255.020 forme lavorate in 29 aziende, e Cremona, con 946.156 forme uscite dai suoi 9 caseifici, che hanno quindi la media produttiva più alta nel consorzio con più di 105mila forme lavorate. Il latte delle stalle venete lavorato a Grana Padano, anche fuori regione, contribuisce al 14,89% della produzione.


Nell’anno 2023 la categoria “Formaggi duri tipici italiani” ha sviluppato in Italia un trend a volume positivo pari al +4,8% rispetto al 2022. Con una quota di 45,2% a Volume, il Grana Padano si conferma leader della categoria insieme al Trentingrana, mostrando una performance stabile a Volume (+0,4%) a fronte di una crescita a valore del +8,8% legata al protrarsi della fase inflattiva nel corso dell’anno. Se poi si esclude il Trentingrana in forte calo con volumi a -9,6%, la performance del Grana Padano risulta ancora migliore, con un +0,7% a volume. Il prezzo medio del Grana Padano DOP ha inoltre registrato una crescita del +8,9%, arrivando ad un prezzo medio di 14,68 €/kg. Su base annua il valore raggiunto dall’intera categoria dei formaggi duri si è attestato a 15,76 €/kg, registrando una crescita del +6,8% rispetto al 2022, quindi inferiore a quella del Grana Padano DOP e del Trentingrana, salito del 7,7% sino a 15,40 €/kg.


Il Grana Padano DOP si conferma inoltre leader in tutte le aree geografiche Nielsen, pur con trend diversi, e con quote di mercato nel comparto tra il 43,7% nel Nord est ed il 46,8 di Sud e Isole. Tendenze analoghe per le vendite nei vari canali distributivi. Grana Padano e Trentingrana detengono la quota di mercato più alta tra i formaggi duri tipici, tra il 41,5% dei discount e il 46,7% dei supermercati. Tre le tipologie volumi di Grana Padano e Trentingrana in crescita del +6,0% tra le forme, che valgono il 56% del mercato, miglioramento dello 0,7% tra i pezzi preconfezionati a peso imposto dell’1,6% nei grattugiati e dell’1% sul segmento scaglie. In calo solo i bocconcini, dello 0,3% su un decremento complessivo dei duri del 2,3%.

Consulta cancela Imu su case abusivamente occupate:”non va pagata”

Consulta cancela Imu su case abusivamente occupate:”non va pagata”Roma, 18 apr. (askanews) – La Corte costituzionale, con la sentenza n. 60, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 9, comma 1, del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23 (Disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale) nella parte in cui non prevede che non sia dovuta l’IMU per gli immobili occupati abusivamente relativamente ai quali sia stata presentata una tempestiva denuncia in sede penale.


La questione è stata sollevata dalla sezione tributaria Corte di cassazione per violazione degli artt. 3, primo comma, 53, primo comma, 42, secondo comma, Cost. e 1 Prot. addiz. CEDU, per contrasto con i principi di capacità contributiva, uguaglianza tributaria, ragionevolezza e di tutela della proprietà privata in quanto per gli immobili abusivamente occupati e di cui sia precluso lo sgombero per cause indipendenti dalla volontà del contribuente verrebbe a mancare il presupposto dell’imposta, ossia l’effettivo e concreto esercizio dei poteri di disposizione e godimento del bene. Secondo la Corte costituzionale, è innegabile che nelle ipotesi in cui un immobile sia stato occupato in esplicito contrasto con la volontà del proprietario il quale si sia anche occupato di denunciare tempestivamente l’accaduto in sede penale, difetti, in relazione all’immobile occupato abusivamente, la capacità contributiva in capo a chi abbia subito impotente la suddetta occupazione, cosicché «si finirebbe per tassare una ricchezza inesistente laddove, invece, ogni prelievo tributario deve avere una causa giustificatrice in indici concretamente rivelatori di ricchezza» (sentenze n. 10 del 2023 e 120 del 2020).


Del resto il legislatore è già intervenuto in questo senso con l’art. 1, comma 81, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, a decorrere dal 1° gennaio 2023, stabilendo che «Sono esenti dall’imposta, per il periodo dell’anno durante il quale sussistono le condizioni prescritte, gli immobili non utilizzabili né disponibili, per i quali sia stata presentata denuncia all’Autorità giudiziaria in relazione ai reati di cui agli articoli 614, secondo comma, o 633 del codice penale o per la cui occupazione abusiva sia stata presentata denuncia o iniziata azione giudiziaria penale»: la Corte costituzionale, con la presente sentenza, è come se avesse esteso retroattivamente la portata di tale norma.

Letta ai leader Ue: il mio rapporto non è una Bibbia ma “cassetta attrezzi”

Letta ai leader Ue: il mio rapporto non è una Bibbia ma “cassetta attrezzi”Bruxelles, 18 apr. (askanews) – Il rapporto sul futuro del mercato unico europeo, che l’ex premier italiano Enrico Letta ha presentato oggi ai capi di Stato e di governo dell’Ue durante il Consiglio europeo di Bruxelles, “non è una Bibbia, ma una cassetta degli attrezzi (‘tool box’)”, con diversi strumenti che si può scegliere di usare, alcuni immediatamente, mentre per altri ci vorrà più tempo, per affrontare i problemi e rispondere ai bisogni di un’economia europea che sta restando indietro sempre di più rispetto ai suoi diretti concorrenti globali, gli Usa e la Cina.


Lo ha detto lo stesso Letta ai leader dei Ventisette durante la presentazione del rapporto, ritrasmessa online dal canale audiovisivo europeo Ebs. Ed è proprio questa la “diagnosi” del rapporto: “Il rischio di un divario (‘décrochage, sganciamento, ndr), un ‘gap’ che sta aumentando, in particolare tra l’Ue e gli Stati Uniti, e che nella prossima legislatura europea dovremo cercare di colmare in molti settori”, ha sottolineato l’ex premier italiano. Letta ha dato un titolo, “Molto più di un mercato”, che, ha spiegato, significa che è “la vita dei cittadini ad essere al centro di tutti”, e richiama le idee del “grande leader” Jacques Delors, scomparso alla fine del 2023, che guidò la Commissione europea dal 1985 al 1995, e che “inventò” il mercato unico, fissando l’obiettivo della sua realizzazione entro il 1993, e proponendo negli anni precedenti tutta la legislazione necessaria per abbattere le barriere che lo impedivano.


Quando la grande impresa di Delors fu lanciata, ha ricordato Letta, gli Stati membri decisero di lasciare fuori tre settori, gli “avanzi” (“leftover”) del mercato unico: telecomunicazioni, energia e mercati finanziari. Era un’altra epoca: “C’era ancora l’Unione Sovietica, la Germania non era stata riunificata, l’Ue aveva meno della metà degli Stati membri di oggi, e si chiamava Comunità europea, e la Cina e l’India insieme rappresentavano mendo del 5% dell’economia mondiale. Questo era il mondo allora, ma oggi c’è un nuovo mondo e ci sono nuovi bisogni”, in particolare nei tre settori indicati, ha rilevato l’ex premier italiano, aggiungendo che bisogna vedere “come finanziare questi bisogni”. “Io non propongo cambiamenti dei Trattati Ue. Voglio essere chiaro su questo, perché so molto bene che oggi significherebbe non essere molto concreti, o non essere in grado di agire immediatamente. Naturalmente – ha precisato Letta – non significa che io stia dicendo che non c’è bisogno di modifiche dei Trattati, anzi, penso che potremmo averne bisogno. Ma in questo rapporto troverete delle soluzioni pragmatiche, con una visione, ma pragmatiche”.


Per quanto riguarda le telecomunicazioni, il rapporto punta il dito sulla frammentazione del mercato europeo in cui “ci sono più di 100 operatori”, e ricorda che “la rivoluzione tecnologica oggi non è europea”, mentre lo era stata negli anni ’80 e ’90. “Ho visitato – ha riferito Letta – gli impianti della Ericsson e della Nokia a Stoccolma e a Helsinki. Ma è chiaro che oggi dobbiamo rilanciare il settore, ed è chiaro che l’economia di scala qui conta, anche se i consumatori devono essere protetti”. Il secondo settore è quello dell’energia. “Abbiamo bisogno di una Unione dell’energia. Ho concentrato la mia attenzione sul bisogno di infrastrutture. E’ come per le ferrovie ad alta velocità: ce le abbiamo in ogni paese, ma non sono connesse tra loro”, tranne che per l’asse Parigi-Bruxelles-Amsterdam. “Dovremo lavorare a questo”, ha spiegato Letta, che all’inizio della sua presentazione aveva puntato il dito proprio sulla mancanza di treni ad alta velocità tra le grandi città europee, tanto da costringerlo a prendere l’aereo per effettuare le sue consultazioni in tutti gli Stati membri. E aveva proposto un piano europeo per creare questo collegamento tra le capitali. Sui mercati finanziari, l’ex premier italiano ha lamentato che “noi ci dividiamo le briciole, mentre è negli Stati Uniti il grosso” del business. L’autore del rapporto propone un cambiamento importante al progetto di Unione dei mercati dei capitali, che da molti anni non si riesce a realizzare, nonostante qualche recente progresso, a causa della mancanza di volontà politica da parte di alcuni Stati membri (Irlanda, Lussemburgo, Olanda, ma anche Germania e altri). Letta propone di ribattezzare il progetto ‘Unione del risparmio e degli investimenti’, con “l’idea di legare l’unificazione del mercato non alla finanza per la finanza, ma al finanziamento di ‘beni comuni’ europei. Se non troviamo finanziamenti privati per questi beni comuni, il loro finanziamento non potrà che essere pubblico”, ha avvertito.


“Abbiamo bisogno di organizzare un equilibrato insieme di strumenti che ci aiuti a finanziare la transizione verde e digitale, la difesa, l’ampliamento dell’Ue”. Tutte cose “cruciali”, per le quali bisognerà “mettere insieme un set di interventi con fondi privati, pubblici, nazionali ed europei. Se saremo capaci di mettere insieme questo insieme di strumenti, saremo in grado di dare le risposte necessarie”, ha indicato l’ex premier. E ha aggiunto: “Durante le mie consultazioni negli Stati membri mi hanno chiesto: chi pagherà per tutto questo? E molti mi hanno detto: noi non paghiamo, ci vuole una soluzione comune”. Letta ha poi parlato della necessità di consentire alle piccole e medie imprese di trarre vantaggio al massimo dal mercato unico, cosa che “oggi non fanno, a causa della sua frammentazione e altre difficoltà”. Il mercato unico “deve essere per tutti”, ma “finora è stato più per le grandi imprese che per le Pmi”, ha insistito. “La mia proposta – ha spiegato – è l’idea di un ‘ventottesimo regime’ giuridico e di diritto societario, e anche per altri aspetti, che costituisca una sorta di ‘passepartout’ europeo per le Pmi. Credo che sia una buona idea per aiutarle”. Il concetto inglese di “ventottesimo regime” si riferisce a un quadro giuridico europeo che non sostituisce, ma si affianca ai quadri giuridici nazionali dei 27 Stati membri, con la possibilità di “opt in” per le imprese, ovvero di sottoporsi al regime giuridico europeo, traendone tutti i vantaggi. Letta, infine, ha proposto un “Fondo per la solidarietà e l’allargamento” (“Solidarity and Enlargement Facility), e questo per “una semplice ragione: visitando tutti gli Stati membri ho avuto l’impressione che l’ampliamento” dell’Ue a nuovi Stati membri “stia creando preoccupazioni riguardo alla possibilità di perdere i benefici della politica agricola comune e delle politiche di coesione. Dobbiamo evitare che questo processo renda l’allargamento impopolare”. Per questo, ha detto, “bisognerà accompagnarlo con un fondo che possa aiutare i beneficiari netti di oggi” delle politiche comunitarie. “Penso che sia un punto molto importante”. A questo punto, l’ex premier italiano ha ricordato che l’ultimo rapporto Ue sul mercato unico fu affidato nel 2010 al suo predecessore e amico Mario Monti. “Nel mio rapporto, io ho ripreso alcuni dei suoi temi. Questo significa, 14 anni dopo, che non siamo riusciti a risolvere alcune questioni da lui sollevate, che sono ancora là. Per questo penso che sia importante agire ora, e questo senso di urgenza è in ogno pagina del rapporto”, ha concluso Letta.

Grana Padano, vola export: in 2023 +6,55% e crescono i prezzi

Grana Padano, vola export: in 2023 +6,55% e crescono i prezziRoma, 18 apr. (askanews) – Vola l’export del Grana Padano Dop e crescono anche i prezzi al dettaglio. Nel 2023 le esportazioni di Grana Padano Dop hanno raggiunto complessivamente 2.482.891 forme, in crescita del 6,55%. “Ciò significa che nel 2023 il 48,4% della produzione marchiata è stata destinata ai mercati esteri. Considerando, inoltre, un incremento dei prezzi al dettaglio di Grana Padano superiore al trend dell’inflazione, l’incremento della spesa mondiale di Grana Padano sfiora il 15%”, ha spiegato il direttore generale del Consorzio di Tutela, Stefano Berni, nel corso dell’Assemblea generale che ha fatto un bilancio dello scorso anno.


Un risultato in controtendenza, quindi, con quello di altri settori del food che hanno visto crescere i volumi solo a fronte di crescita dei prezzi al consumo al di sotto il trend dell’inflazione, a valori inferiori. L’Europa, con 2.060.484 forme, assorbe l’83% delle esportazioni di Grana Padano DOP, con un incremento del 6,9% rispetto al 2022. E la Germania, con una crescita del 5,53%, consolida sempre di più il primato di principale destinatario per le esportazioni di Grana Padano DOP, per un totale di 599.448 forme.


Nel complesso, anche i mercati extra UE28, dopo l’espansione registrata nel 2022, consolidano un incremento del 5,14%, per un volume complessivo di 607.530 forme. “E’ anche l’effetto del buon andamento del mercato statunitense, tradizionalmente uno dei principali mercati di sbocco per il Grana Padano – aggiunge Berni -, che ha reso possibile, nonostante la debolezza del mercato canadese, un risultato così significativo per le esportazioni di Grana Padano nei paesi Extra UE”. “Per continuare questo trend sappiamo che lo spazio di crescita è l’export senza perdere di vista l’Italia che comunque consuma oltre 2,5 milioni di forme – ha commentato il presidente Zaghini – Sappiamo anche che dobbiamo assecondare le tendenze e gli orientamenti dei consumatori con la sostenibilità di processo, con il benessere animale e con la salubrità di prodotto”.

Capossela, Kenny Garrett, Marcoré e Lella Costa a “Time in Jazz 2024″

Capossela, Kenny Garrett, Marcoré e Lella Costa a “Time in Jazz 2024″Roma, 18 apr. (askanews) – Dall’8 al 16 agosto si rinnova l’appuntamento con Time in Jazz, il festival internazionale creato (nel 1988) e diretto da Paolo Fresu, che si snoderà, come sempre, tra il suo paese natale, Berchidda (SS), e altri centri e località del nord Sardegna; quindici quelli coinvolti quest’anno: Arzachena, Banari, Bortigiadas, Budoni, Loiri Porto San Paolo, Luogosanto, Oschiri, Ozieri, Porto Rotondo, Posada, Puntaldia, San Teodoro, Tempio Pausania, Tula, Viddalba.


Giunto alla sua trentasettesima edizione, Time in Jazz propone un programma fitto di eventi non solo musicali, che stavolta si riconosce sotto il titolo ‘A Love Supreme’, preso in prestito da quello dello storico disco di John Coltrane: ‘Un inno all’amore universale e alla pace oltre che un’invocazione al Divino che travalica il sacro e aspira a connettere l’afflato creativo con l’ignoto tramite una preghiera laica fatta di suono e melodia, canto e silenzio’, spiega Fresu nelle sue note di presentazione. Un tema tra passato e futuro per sottolineare, soprattutto in questo difficile momento di conflitti e barriere, ‘quanto il cuore dell’uomo debba sempre battere all’unisono, anelando all’amore supremo, capace di renderci tutti uguali’. Folto, ancora una volta, il cast di musicisti in cartellone, con nomi del jazz di caratura internazionale come il sassofonista Kenny Garrett, il trombettista Theo Croker, il pianista Omar Sosa atteso in duo con Paolo Fresu; e, tra gli italiani, Roberto Gatto, Francesco Bearzatti, Nicola Stilo, Furio Di Castri, Tino Tracanna, Glauco Venier, Gianrico Manca; tanto jazz ma anche altri suoni e altre voci con Vinicio Capossela, Nicola Conte, Chiara Civello, Francesca Gaza, Olivia Trummer, Mauro Campobasso e Mauro Manzoni; e poi il progetto ‘Spiritus’ di Maurizio Camardi, Sergio Cossu e Mauro Palmas, il ‘Drops’ di Tino Tracanna, Bonnot e Roberto Cecchetto, l’omaggio a Fabrizio De André di Neri Marcorè, Scarlet Rivera e i Borderlobo, e il reading musicale sul Pinocchio di Collodi con Lella Costa, Paolo Fresu e Glauco Venier; fiato agli ottoni, invece, con le parate musicali della Rusty Brass e con la banda ‘Bernardo De Muro’ di Berchidda; sonorità fra tradizione a innovazione con l’organetto di Pierpaolo Vacca e i suoi ospiti nello spazio post-concerto, e ancora musica con i dj set di Renton e con il FestivalBar, la vetrina di formazioni e solisti in scena nei bar berchiddesi.


Time in Jazz avrà la sua anteprima musicale sul prato del Golf Club Puntaldia, giovedì 8 alle 18, e per protagonista Roberto Gatto con un omaggio alla musica di un mostro sacro della batteria nel jazz, Tony Williams, alla testa di un quintetto con Marcello Alulli al sax, Alfonso Santimone al pianoforte, tastiere ed elettronica, Umberto Fiorentino alla chitarra e Pierpaolo Ranieri al basso elettrico. In serata a Porto Rotondo il Teatro all’aperto Mario Ceroli accoglie alle 21.30 la cantautrice e polistrumentista romana Chiara Civello col suo concerto ‘Sempre così’, che prende vita e titolo dall’omonimo brano pubblicato lo scorso ottobre. Composto e scritto con Patrizia Cavalli, una delle voci più acute e amate della poesia italiana del secondo ‘900.


Sempre in serata, ma a Berchidda, primo appuntamento con il FestivalBar, la vetrina di solisti e gruppi ospitata ogni sera da un diverso bar del paese. Apre la serie, alle 21.30 al Bar K2, il trio dell’armonicista e cantautore blues sardo Williboy Taxi, accompagnato da Maso Spano al contrabbasso e Maurizio Marzo alla chitarra. Venerdì 9 si apre con un appuntamento tipico di ogni edizione di Time in Jazz: la traversata marittima in musica dal porto di Livorno (partenza alle 8.30) a quello sardo di Golfo Aranci (arrivo alle 16.30) a bordo di una motonave della Sardinia Ferries. Ad accompagnare il viaggio sulle acque del Tirreno, imbarcata sulla Mega Express Two ritorna la Rusty Brass, band bresciana che si produrrà nelle sere successive per le vie e le piazze di Berchidda.


Intanto, a Berchidda, si inaugurano a mezzogiorno le mostre allestite negli spazi de Sa Casara, la sede di Time in Jazz: in esposizione le fotografie scattate l’anno scorso da Andrea Rotili e Paolo Soriani durante il festival: ‘Time to Time 2023’; CasArt si chiama invece l’esposizione permanente della Collezione di Arte contemporanea nata nel 1997 in seno al progetto PAV (Progetto Arti Visive). Venerdì concerto in omaggio a Fabrizio De André in quella che fu la sua residenza in terra sarda, a L’Agnata, tra le querce e i lecci delle colline intorno a Tempio Pausania. A rendere tributo al grande cantautore genovese sarà un cast composto da Scarlet Rivera, violinista americana legata a Dylan da una fondamentale collaborazione, il batterista Rafael Bernardo Gayol, conosciuto in particolare per il suo lavoro con Leonard Cohen, Neri Marcorè, uno dei massimi interpreti di De André, cui ha dedicato diversi spettacoli di successo, il chitarrista Domenico Mariorenzi e i Borderlobo. Titolo del concerto (produzione originale Time in Jazz in collaborazione con BiBanca e Fondazione De André), con inizio alle 18: ‘Sailing Faber, dalla Sardegna a Durango’. Prende il via da Viddalba la terza giornata del festival, sabato 10 agosto: alle 11, nella chiesetta di San Leonardo, è di scena il quintetto Transition guidato dal batterista cagliaritano Gianrico Manca con il vibrafonista Jordan Corda, il chitarrista Antonio Floris, il pianista Vittorio Esposito e il contrabbassista Matteo Marongiu. Nel pomeriggio, alle 18, appuntamento a Posada con il flautista Nicola Stilo, che quest’anno saluta mezzo secolo di una carriera artistica iniziata nel 1974 e via via costellata di esperienze soprattutto in ambito jazzistico, tra progetti da leader o co-leader e collaborazioni importanti, come quella con Chet Baker dal 1980 fino alla scomparsa del trombettista americano nel 1988. Assieme a Stilo il contrabbassista Nicola Muresu e il batterista Massimo Russino. In serata Time in Jazz si fa in due. Alle 21.30, nello scenario di Li Conchi ad Arzachena, il sassofonista Francesco Bearzatti presenta il repertorio del suo nuovo album, ‘Post Atomic Zep’, dove rende un omaggio del tutto originale all’iconica rock band dei Led Zeppelin; ad affiancarlo talentuosi musicisti come Danilo Gallo, al basso e all’elettronica, e Stefano Tamborrino alla batteria. A Berchidda, invece, si proietta alle 22, in piazza del Popolo, il film documentario sul festival scritto e diretto a sei mani dai registi Gianfranco Cabiddu, Michele Mellara e Alessandro Rossi, che saranno presenti alla serata: ‘Berchidda Live, viaggio nell’archivio Time in Jazz’, presentato in anteprima lo scorso dicembre al quarantunesimo Torino Film Festival, e poi nelle sale da metà aprile. ‘Spiritus’ è il progetto che apre la giornata di domenica 11 alla Pineta di Sant’Anna nei pressi di Budoni, e che vede di scena Maurizio Camardi, sassofonista da tempo impegnato in una ricerca su strumenti a fiato etnici come il duduk armeno e l’hulusi cinese; Sergio Cossu, dal 1984 al 1999 componente dei Matia Bazar e Mauro Palmas, uno dei simboli musicali della Sardegna con i suoi strumenti a corda (liuto cantabile, mandoloncello). Si resta sulla costa orientale, a Porto Taverna, per il concerto pomeridiano: protagonisti alle 18, Mauro Manzoni (sassofoni, live electronics) e Mauro Campobasso (chitarra, live electronics) all’insegna di ‘Vanishing Point’, il loro disco di due anni fa nato su ispirazione di un viaggio attraverso l’Europa a bordo delle loro motociclette. Domenica 11 alle 21.30, tocca a uno dei protagonisti più attesi del trentasettesimo Time in Jazz, Vinicio Capossela, che proporrà ‘Camera a sud 1994 – 2024 And other Personal Standards’, un progetto originale, sulla scia del precedente ‘Round one thirty five 1990 – 2020. Personal Standards’, che attinge il repertorio soprattutto dai suoi primi tre dischi, quelli in cui è più marcato, nella composizione dei brani musicali, il rapporto con il jazz. Capossela sarà accompagnato da storici compagni di viaggio come Giancarlo Bianchetti (chitarra), Enrico Lazzarini (contrabbasso), Zeno De Rossi (batteria) e Antonio Marangolo (sassofono), autore degli arrangiamenti dei suoi primi tre dischi, compreso quello cui si richiama il titolo del concerto, ‘Camera a sud’, del 1994. A seguire, nella piazzetta adiacente, si inaugura lo spazio Time After Time che quest’anno si affida a Pierpaolo Vacca, talento dell’organetto diatonico nato nel solco della tradizione sarda. Ogni sera, da mezzanotte circa in poi, Pierpaolo Vacca suonerà con un artista di volta in volta diverso. Il 12 agosto primo appuntamento in agenda alle 11 a Bortigiadas, nella Chiesa della Santa Trinità, con Olivia Trummer, pianista, compositrice e cantante tedesca. Nel pomeriggio la carovana del festival fa tappa alle 18 a Sa Caminera, nel borgo di Banari, per il concerto del Danilo Blaiotta Planetariat, con Valentina Ramunno (voce e recitazione), Achille Succi (sax alto, clarinetto basso), Stefano Carbonelli (chitarra e voce) e Cesare Mangiocavallo (batteria) ad affiancare il piano e il synth del leader. Protagonista del concerto in programma in serata a Berchidda, Kenny Garrett, tra gli artisti più attesi di questa edizione di Time in Jazz. Nativo di Detroit, salirà alle 21.30 sul palco di piazza del Popolo nel segno di ‘Sounds from the Ancestors’, come si intitola l’ultimo album a suo nome. Ad affiancarlo Corcoran Holt al contrabbasso, Ronald Bruner alla batteria, Rudy Bird e Melvis Santa alle percussioni e voci, Keith Brown al pianoforte. Evoca John Coltrane, ispiratore del tema del festival, il concerto che apre la mattina del 13 agosto alle 11 alla Chiesa di Nostra Signora di Coros a Tula: in scena ‘Io, John Coltrane. Quartetto per cinque elementi’, un progetto in cui si incontrano il Living Coltrane Quartet, composto da Stefano ‘Cocco’ Cantini (sax), Ares Tavolazzi (contrabbasso), Francesco Maccianti (pianoforte) e Piero Borri (batteria) con l’attrice Daniela Morozzi, in un concerto accompagnato da scrittura drammaturgica. Ed è dedicato a un’altra figura leggendaria del jazz il concerto del pomeriggio in programma alle 18, nel sagrato della Chiesa di Madonna di Castro, nella campagna di Oschiri: si intitola ‘Furious Mingus’ il tributo al genio di Charles Mingus proposto dal contrabbassista Furio Di Castri alla guida di un esplosivo quintetto con Giovanni Falzone alla tromba, Achille Succi al sax altro e clarinetto basso, Fabio Giachino al piano elettrico e tastiere, e Mattia Barbieri alla batteria. L’apertura della serata sul palco centrale di Piazza del Popolo, alle 21.30, è affidata alle note del pianoforte e della voce di Frida Bollani Magoni, alla quale consegnato il premio che Biorepack, il consorzio nazionale per il riciclo delle bioplastiche compostabili, partner del festival, destina all’artista autore dell’opera musicale che più ha saputo trasmettere i valori del rispetto della terra. Nel secondo set della serata riflettori puntati su Theo Crocker, una delle figure di spicco della scena musicale contemporanea, famoso per le sue affascinanti melodie di tromba e per il suo approccio musicale innovativoe nipote del leggendario trombettista Doc Cheatham. Si apre all’insegna dei sassofoni la giornata di mercoledì 14 agosto, alle 11, nello scenario offerto dalle rovine del Palazzo di Baldu, nel territorio di Luogosanto: in scena Double Cut, l’insolito quartetto guidato dai sassofoni di Tino Tracanna (sax soprano, tenore e baritono), e di Massimiliano Milesi (sax soprano e tenore), con Giulio Corini al contrabbasso e Filippo Sala alla batteria, più una serie di strumenti inusuali. La formazione rende omaggio all’inventore del sassofono, Adolphe Sax, nell’anniversario della nascita. Nel pomeriggio (alle 18) la musica fa tappa nella campagna di Ozieri, dove la splendida basilica romanica di Sant’Antioco di Bisarcio accoglierà le atmosfere caleidoscopiche ed evocative del quartetto della compositrice e cantante Francesca Gaza, con il suo progetto ‘Aminth’ (in antica lingua etrusca ‘amare’ o ‘cupido’). Nel concerto sul palco centrale di Piazza del Popolo alle 21.30, il sipario si apre sul rodatissimo e attesissimo duo composto dal ‘padrone di casa’ Paolo Fresu e dal pianista cubano Omar Sosa: compagni di viaggio musicale ormai da tanti anni, sono una delle formazioni più conosciute e amate, sia in Italia che all’estero. Per Ferragosto, come da tradizione, Time in Jazz pianta le tende nella campagna poco fuori Berchidda. La mattina trascorrerà con una serie di appuntamenti sotto gli alberi intorno alla chiesetta di San Michele. Il primo, alle 10, Time to Children, con ‘Gufo Rosmarino e Corteccia il Pipistrello’, nuova storia della serie di racconti scritti e interpretati dall’attore e regista Giancarlo Biffi, con i contributi musicali di Paolo Fresu, della violinista Sonia Peana e della cantante Catia Gori. Subito dopo, intorno alle 11.30, il testimone passa al pianista e compositore Glauco Venier, con il suo solo intitolato ‘Scarafaggi e altri insetti musicali’: un omaggio ai Beatles e ai musicisti che sono stati da loro influenzati. Alle 18, torna un altro appuntamento consueto di Time in Jazz, quello con la musica tradizionale sarda: si intitola ‘Tradizioni, confini e sconfini’ il progetto musicale impostato da Bruno Camedda, che con la fisarmonica e l’organetto diatonico, insieme alla voce di Giamichele Lai (uno dei più grandi interpreti attuali della musica tradizionale) e il sostegno della chitarra ritmica di Asael Camedda. L’ultima serata del festival a Berchidda avrà un prologo – alle 19:30, in Piazza Funtana Inzas – affidato a un’autentica istituzione storica del paese, la Banda Musicale ‘Bernardo De Muro’, palestra’ di formazione musicale per tanti giovani talenti, compreso Paolo Fresu che ha mosso tra le sue file i primi passi del suo percorso artistico. La banda, guidata dal Maestro Domenico Del Rio, sarà arricchita dalla presenza di alcuni ospiti, dando forma alla ‘Banda Suprema’. Poi, alle 21.30, in piazza del Popolo, Nicola Conte, chitarrista, bandleader, DJ ed esperto ricercatore di vinili, porterà sul palco le sonorità di ‘Umoja’, il suo decimo album, pubblicato lo scorso anno dall’etichetta londinese Far Out Recordings: esprimendo in lingua swahili l’unità, l’unicità e l’armonia. Con Nicola Conte (chitarra) una formazione internazionale che vede Bridgette Amofah alla voce (UK), Timo Lassy al sax (Finlandia), Pietro Lussu al piano e tastiere (Italia), Ameen Saleem al contrabbasso (USA), Enrico Morello alla batteria (Italia), e Abdissa ‘Mamba’ Assefa alle percussioni (Finlandia). A chiudere la serie di concerti in Piazza del Popolo, il progetto ‘Drops’, che vede protagonisti il sassofonista Tino Tracanna, insieme all’eclettico chitarrista Roberto Cecchetto e a Bonnot (al secolo Walter Buonanno), DJ, compositore, produttore, polistrumentista, tra i più talentuosi producer in ambito hip hop della scena nazionale. Venerdì 16, infine, trasferimento sulla costa, in quello che è il ‘teatro’ dell’ultimo atto del festival: la Peschiera di San Teodoro. Qui, alle 18, a salutare questa edizione, saranno Paolo Fresu (tromba, flicorno, effetti), il pianista e compositore Glauco Venier, e Lella Costa, attrice, comica, cabarettista, drammaturga, che daranno vita a ‘Pinocchio Confidential’, una riproposizione in concerto dello spettacolo teatrale ‘Cuore di Burattino’ (prodotto da Teatro Carcano di Milano e distribuito da Mismaonda).

L’emittente Usa Abc: Israele non rilancerà contro l’Iran prima della fine della Pasqua ebraica (30 aprile)

L’emittente Usa Abc: Israele non rilancerà contro l’Iran prima della fine della Pasqua ebraica (30 aprile)Roma, 18 apr. (askanews) – Il governo israeliano non avrebbe intenzione di lanciare una rappresaglia contro l’Iran prima della Pasqua ebraica: il nuovo scenario che promette un allentamento delle tensioni e l’apertura di una finestra per l’azione diplomatica è stato lanciato oggi dall’emittente americana Abc, che da Tel Aviv cita fonti statunitensi e israeliane. Il periodo di celebrazione del Pesach, la Pasqua ebraica, termina quest’anno il 30 aprile.


Sempre secondo Abc, dopo l’attacco iraniano di sabato scorso per due volte, di notte, il governo Netanyahu è stato sul punto di dare la luce verde per una rappresaglia, “ma i piani sono stati bloccati”. Il ministro degli Esteri iraniano oggi a New York per una riunione del Consiglio di sicurezza ha affermato al suo arrivo negli Usa che Teheran ha inviato diversi “messaggi” agli Stati Uniti per rassicurarli che la repubblica islamica “non sta cercando di espandere le tensioni” in Medio Oriente con Israele.”Ciò che potrebbe aumentare le tensioni nella regione è il comportamento del regime sionista”, ha dichiarato Hossein Ami-Abdollahian.


A New York si incrociano diversi canali delle diplomazie al lavoro per tentare di disinnescare la crisi tra Israele e Iran. Il Consiglio di Sicurezza discute oggi della “situazione in Medio Oriente, compresa la questione palestinese”. La votazione sul progetto di risoluzione dell’Algeria che raccomanda l’ammissione dello Stato di Palestina all’ONU era inizialmente prevista già per oggi ma sarebbe stata rinviata a domani, 19 aprile. Al di là della tempistica del voto, appare improbabile che la risoluzione venga adottata.


Oggi tramite media del Qatar si è diffusa la voce che gli Stati Uniti hanno dato il via libera all’offensiva israeliana su Rafah in cambio di una rinuncia del governo israeliano ad una ritorsione contro l’Iran. Lo sostiene il quotidiano al Araby al Jadeed, citando fonti egiziane e rialnciato dai media israeliani. Secondo le fonti, l’esercito egiziano nel Nord del Sinai è stato messo in massima allerta, lungo il confine di Gaza, in preparazione all’operazione dell’esercito israeliano. Tuttavia proprio la catena di diffusione mediatica di questo scenario lascia adito a dubbi, in particolare la notizia iniziale era stata inserita in un pezzo senza richiamo nel titolo.

Sanità, Morani (Pd): marchigiani a terzo posto per rinuncia a cure

Sanità, Morani (Pd): marchigiani a terzo posto per rinuncia a cureRoma, 18 apr. (askanews) – “Gli stipendi non aumentano mentre l’inflazione si mangia il residuo potere d’acquisto delle famiglie. Gli italiani sono costretti a procrastinare o a rinunciare alle cure sanitarie impossibilitati ad accedere al Servizio sanitario nazionale ridotto ai minimi termini dalla destra. Il governo Meloni continua a tagliare e la percentuale degli italiani costretti a fare a meno di visite ed esami, in un anno, è aumentata del 7%. Secondo l’ultimo rapporto Bes dell’Istat, nelle Marche questa percentuale nel 2023 è stata vicina al 10% (9,7%), mentre nel 2022 e nel 2019 era attorno al 7%”. Lo denuncia Alessia Morani, componente della direzione Pd.


“Il dato – sottolinea – ci colloca al terzo peggior posto in Italia dopo Sardegna e Lazio ed è una delle tante conseguenze della linea Meloni-Acquaroli sulla salute dei marchigiani”. “Durante la discussione dell’ultima legge di bilancio – conclude Morani- il Pd aveva chiesto al governo di dedicare i 5 miliardi previsti per la riforma fiscale, che valgono briciole per i cittadini mediamente 16 euro al mese, al rifinanziamento della sanità. Ormai è cronaca che come sul salario minimo la Meloni non ci ha ascoltato. Ed i risultati, purtroppo, sono catastrofici”.