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Autore: Redazione StudioNews

Cosa succede in Siria e perché anche l’Onu è preoccupata

Cosa succede in Siria e perché anche l’Onu è preoccupataRoma, 2 dic. (askanews) – L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) ha espresso preoccupazione per l’evolversi della situazione nel nord-est della Siria. Lo ha dichiarato Jens Laerke, portavoce dell’organizzazione. “La situazione nel nord-ovest della Siria è preoccupante e stiamo seguendo da vicino questa situazione di instabilità”, ha dichiarato il portavoce. Laerke ha aggiunto che l’accesso umanitario e gli spostamenti dei civili nella provincia siriana di Aleppo sono sempre più difficili a causa del deterioramento della situazione nella regione, secondo i dati operativi dell’organizzazione pubblicati il 1 dicembre.


Il 27 novembre, gruppi affiliati all’organizzazione terroristica Hayat Tahrir al Sham (ex Fronte al Nusra) hanno lanciato un’offensiva su larga scala nelle province siriane di Aleppo e Idlib per la prima volta dal 2016. Questi gruppi controllano attualmente l’intera città di Aleppo, compresi l’aeroporto internazionale e la base aerea di Kuweirs, cosa che non accadeva dallo scoppio del conflitto armato in Siria nel marzo 2011, in cui le forze governative si trovano ad affrontare gruppi di opposizione armata e organizzazioni terroristiche. La soluzione del conflitto viene cercata su due piattaforme: a Ginevra, sotto l’egida delle Nazioni Unite (ONU), e ad Astana con la mediazione di Iran, Russia e Turchia. Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, è arrivato ieri a Damasco, ha incontrato il presidente siriano Bashar al Assad e ha ribadito il sostegno di Teheran al governo siriano nella lotta contro il terrorismo.


L’offensiva guidata dagli islamisti è un tentativo di ridisegnare la mappa della regione in linea con gli interessi degli Stati Uniti. E’ quanto ha detto il presidente della Siria Bashar al Assad in una telefonata con il presidente iraniano Masoud Pezeshkian. “L’escalation terroristica riflette gli obiettivi di vasta portata di dividere la regione e frammentare i Paesi al suo interno e di ridisegnare la mappa in linea con gli obiettivi degli Stati Uniti e dell’Occidente”, ha affermato Assad secondo un comunicato del suo ufficio. Il presidente siriano Bashar al Assad ha cercato ieri il sostegno dei suoi alleati dopo aver perso il controllo di Aleppo, la seconda città della Siria, durante un’offensiva ribelle che ha provocato più di 410 morti, secondo una ong. È la prima volta dall’inizio della guerra in Siria nel 2011 che il governo, alleato di Iran e Russia, perde completamente il controllo di questa città del nord, una dura battuta d’arresto inflitta da una coalizione di gruppi ribelli dominata dagli islamici.


La Russia intanto ha affermato che le sue forze aeree stanno aiutando l’esercito siriano a “respingere” i ribelli nelle province di Idlib (nord-ovest), Hama (centro) e Aleppo (nord), mentre l’Iran ha ribadito il suo “fermo” sostegno al regime di Assad. Nel 2015 e con il fondamentale sostegno militare di Russia e Iran, il regime di Assad ha lanciato una controffensiva che gli ha permesso di riprendere gradualmente il controllo di gran parte del Paese e nel 2016 dell’intera città di Aleppo, cuore economico del pre-guerra in Siria. Le attuali violenze, le prime di questa portata dal 2020, fanno temere una ripresa delle ostilità su larga scala in un Paese diviso in diverse zone di influenza, dove i belligeranti sono sostenuti da diverse potenze regionali e internazionali. Intanto, a seguito dell’ingresso ad Aleppo del movimento radicale Hayat Tahrir al Sham (HTS), le Nazioni Unite hanno avviato un’evacuazione verso Damasco, ancora in fase iniziale. Un primo gruppo di auto, con a bordo anche alcuni italiani, è arrivato in città, mentre altri pullman messi a disposizione dell’Onu sono in attesa di partire con un convoglio cui dovrebbero unirsi alcuni connazionali con auto private. Mercoledì scorso, il gruppo islamico Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e le fazioni ribelli alleate, alcune sostenute dalla Turchia, hanno lanciato un’offensiva contro le forze governative, catturando decine di città nelle province di Aleppo, Idlib e Hama, più a sud, e sabato hanno sequestrato gran parte della città di Aleppo. HTS, l’ex ramo siriano di Al-Qaeda, e i ribelli “controllano la città di Aleppo, ad eccezione dei quartieri in mano alle forze curde. Per la prima volta dal 2011, Aleppo è fuori dal controllo del regime”, ha affermato Rami Abdel Rahmane, capo dell’Osservatorio siriano sui diritti umani. Secondo questa ong, che conta su una vasta rete di fonti in Siria, da mercoledì sarebbero state uccise almeno 412 persone: 214 ribelli, 137 membri delle forze filogovernative e 61 civili. “A meno che non lanci presto una controffensiva o la Russia e l’Iran non inviino molto più sostegno, non credo che il governo sarà in grado di riconquistare la città”, ha detto all’Afp Aron Lund, del think tank Century International. Sabato l’esercito ha confermato la presenza di combattenti antigovernativi in “gran parte” della città. E domenica, aerei russi e siriani hanno effettuato attacchi ad Aleppo, uccidendo 12 persone, mentre aerei russi hanno anche bombardato la città di Idlib, uccidendo otto persone, secondo l’Osdh.


Per l’agenzia ufficiale siriana Sana, gli aerei russi e siriani hanno preso di mira “un raduno di comandanti di organizzazioni terroristiche” nella provincia di Aleppo, uccidendo “decine di persone” e distrutto un convoglio di veicoli che trasportavano armi nella provincia orientale di Idlib. Inoltre, il Collegio Francescano Terra Sancta di Aleppo è stato colpito da un attacco russo che ha causato gravi danni. Dopo il raid aereo russo, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha chiesto all’Ambasciatrice d’Italia a Mosca, Cecilia Piccioni, di compiere un passo presso le autorità russe. Stando a quanto riferito dalla Farnesina in una nota, l’Ambasciatrice domani verrà ricevuta al ministero degli Affari esteri della Federazione russa per un incontro già programmato e presenterà la richiesta di rafforzare le procedure per evitare che nuovi attacchi militari possano per errore colpire altri istituti religiosi o comunque installazioni civili ad Aleppo e nella regione in cui sono in atto combattimenti. Ieri Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito hanno chiesto una “de-escalation” in Siria, aggiungendo che “l’escalation” del conflitto sottolinea “l’urgente necessità” di una “soluzione politica”.

Da R. Toscana 600mila euro per cura e valorizzazione foreste

Da R. Toscana 600mila euro per cura e valorizzazione foresteRoma, 2 dic. (askanews) – Un pacchetto di interventi da oltre 600.000 euro per integrare la dotazione di risorse del Praf, il Piano regionale agricolo e forestale nel 2024. Li ha approvati la giunta regionale su proposta della vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi.


Questa integrazione di risorse interessa due tipologie di azioni: la prima (per 509.000 euro) riguarda interventi per incentivare la redazione o aggiornamento dei Piani forestali di indirizzo territoriale e per il miglioramento della viabilità forestale, la seconda (per 109.000 euro) il finanziamento di interventi a favore della tartuficoltura: una misura volta a rafforzare la filiera e a valorizzare e tutelare le attività produttive tipiche. “Questi interventi che vanno a integrare il Piano agricolo e forestale – ha commentato il presidente della Regione Eugenio Giani – hanno una matrice comune: la volontà di salvaguardare e valorizzare il nostro patrimonio forestale. La Toscana ha una superficie forestale di circa 1 milione e 200.000 ettari: un tesoro verde straordinario verso il quale dobbiamo indirizzare tutti i nostri sforzi”.


“Questi finanziamenti – ha sottolineato Stefania Saccardi – toccano aspetti significativi del nostro patrimonio forestale, dalla programmazione forestale territoriale a un ‘tesoro naturale’, quello della tartuficoltura. Ma gran parte di questi fondi, ben 459mila euro, si concentrano in particolare sul miglioramento della viabilità forestale esistente. Quest’ultima è un’azione davvero importante considerate le condizioni di degrado in cui molte di queste strade versano, condizioni che derivano dalle caratteristiche strutturali di questa viabilità e dagli elevati costi di manutenzione. Con questa misura si vuole cercare di avviare il superamento di queste situazioni di degrado o abbandono e di instaurare un meccanismo virtuoso che porti anche altri soggetti a intervenire sui propri boschi”. I beneficiari di quest’ultima misura sono soggetti pubblici o privati, in forma singola o associata. Per ogni singolo progetto è prevista una copertura fino al 100 per cento dei costi sostenuti per gli interventi ammissibili.

Accordo Coldiretti, Filiera Italia e Agritech su innovazione

Accordo Coldiretti, Filiera Italia e Agritech su innovazioneRoma, 2 dic. (askanews) – Coldiretti, Filiera Italia e Agritech hanno avviato una collaborazione al fine di incentivare l’adozione di soluzioni tecnologiche avanzate nella gestione dei processi produttivi e nella realizzazione di prodotti e servizi. Questa iniziativa mira a coinvolgere le imprese del settore in un percorso di trasformazione tecnologica, incoraggiandole a diventare protagoniste del cambiamento. Le attività previste includono il dialogo diretto con le aziende.


Con questo spirito, saranno organizzati una serie di workshop online, in collaborazione con Agritech e Filiera Italia, nell’ambito dell’accordo con Agritech – Centro Nazionale per lo Sviluppo di Nuove Tecnologie in Agricoltura, che si terranno tra dicembre 2024 e gennaio 2025. Gli incontri rappresentano una occasione di aggiornamento sulle recenti innovazioni tecnologiche e sulle pratiche agricole sostenibili e incontri offriranno un confronto diretto con esperti di settore su temi chiave per la competitività e la sostenibilità delle imprese agricole.


La digitalizzazione è una priorità strategica per Coldiretti, volta a migliorare competitività, produttività e a ottimizzare l’uso delle risorse incrementando la sostenibilità delle imprese agricole, spiega la confederazione agricola in una nota.

Giornata Mondiale Suolo, analisi di 3Bee su uso del suolo

Giornata Mondiale Suolo, analisi di 3Bee su uso del suoloRoma, 2 dic. (askanews) – In occasione della Giornata Mondiale del Suolo 2024 (5 Dicembre), la naturetech company 3Bee ha realizzato un’analisi approfondita sull’uso del suolo in alcune città italiane, quelle con oltre 200.000 abitanti, tramite la sua Element-E Platform, la prima piattaforma che consente a municipalità, imprese e parchi naturali di monitorare impatti e dipendenze dalla natura per definire una strategia climatica su misura, con l’obiettivo di valutare l’impatto dell’urbanizzazione e delle attività agricole sul suolo urbano, con particolare attenzione alla permeabilità idrica.


Il suolo è infatti una delle risorse naturali più preziose e vulnerabili, essenziale per la regolazione dei cicli idrici, il sostegno alla biodiversità e la mitigazione del cambiamento climatico. Tuttavia, secondo il rapporto ISPRA 2023, in Italia il consumo di suolo continua ad aumentare, con 77 km² persi nel 2022, pari a un incremento del 10% rispetto all’anno precedente. L’urbanizzazione, le attività agricole intensive e l’impermeabilizzazione stanno compromettendo irreversibilmente molte delle sue funzioni ecosistemiche, aumentando la vulnerabilità delle città a eventi meteorologici estremi, come alluvioni e siccità.


Il tema scelto dalle Nazioni Unite per la Giornata Mondiale del Suolo 2024, “Caring for Soils: Measure, Monitor, Manage”, sottolinea l’importanza di dati precisi e strumenti avanzati per comprendere le caratteristiche del suolo e supportare decisioni informate sulla sua gestione sostenibile. “Il suolo rappresenta il punto di incontro tra natura e artificio. Prendersene cura permette di ridurre fenomeni come le isole di calore, le alluvioni, le inondazioni e l’erosione del terreno. La piattaforma ambientale Element-E ha l’obiettivo di supportare municipalità, imprese e parchi naturali nella tutela del suolo per rafforzare la loro resilienza climatica.” – afferma Niccolò Calandri, CEO di 3Bee.


La gestione del suolo, elemento chiave per la resilienza ambientale, non può prescindere dalla collaborazione tra settore pubblico e privato. In questo senso, la Element-E Platform di 3Bee offre alle imprese uno strumento integrato per monitorare e gestire i propri impatti e dipendenze dalla natura, consentendo di definire strategie climatiche su misura, nel rispetto della compliance normativa. Grazie a soluzioni scalabili e basate sui dati, anche il mondo impresa può contribuire concretamente a trasformare le città in ecosistemi resilienti, promuovendo l’equilibrio tra sviluppo economico e tutela ambientale. Un’analisi macroscopica dell’uso del suolo nelle città italiane


L’analisi di 3Bee sull’uso del suolo nelle città italiane con oltre 200.000 abitanti si è concentrata su quattro indicatori chiave: 1. Superficie artificiale, percentuale di territorio occupato da infrastrutture urbane (strade, edifici, industrie, marciapiedi…). 2. Superficie naturale: percentuale di territorio costituito da aree verdi non edificate, come parchi e boschi. 3. Superficie agricola: percentuale di territorio destinato all’agricoltura. 4. Rischio idrogeologico: valutazione del rischio associato a eventi meteorologici estremi, in particolare le alluvioni. I dati raccolti mostrano come l’urbanizzazione e le attività antropiche abbiano trasformato il suolo delle principali città italiane, con impatti significativi sulle funzioni ecosistemiche essenziali. Partendo dall’indicatore relativo alla superficie artificiale, Venezia presenta la percentuale più bassa, pari al 16,7%, grazie alla sua morfologia lagunare che limita l’espansione edilizia. Tuttavia, questa peculiarità non esime la città dai rischi legati agli eventi estremi. In particolare, il fenomeno dell’acqua alta, intensificatosi negli ultimi anni, è il risultato di una combinazione di fattori climatici e antropici: l’innalzamento del livello del mare e l’abbassamento del suolo lagunare, influenzato anche da attività umane storiche come il prelievo di acqua dalle falde, hanno ulteriormente aumentato la vulnerabilità della città. Milano invece, con oltre il 63% del territorio occupato da superfici artificiali, si distingue come la città con il più alto grado di urbanizzazione. Questo dato riflette una densità infrastrutturale estremamente elevata, che amplifica il rischio di impermeabilizzazione del suolo, compromettendo la capacità del territorio di assorbire le acque meteoriche e rendendo la città particolarmente vulnerabile a fenomeni estremi come le alluvioni. Le superfici naturali, come parchi, boschi e altre aree verdi, giocano un ruolo cruciale nella resilienza delle città. Con riferimento a questo indicatore, Genova si distingue positivamente, con oltre il 72% del territorio costituito da aree naturali. Questa percentuale, la più alta tra le città analizzate, è favorita dalla particolare conformazione geografica della città, incastonata tra montagne e mare, che preserva ampie porzioni di territorio non edificato. Anche Messina presenta una percentuale significativa di superficie naturale, pari al 68,90%. Tuttavia, altre città presentano percentuali significativamente inferiori. Bari registra il valore più basso, con solo il 16,72% di superficie naturale, seguita da Padova (17,13%), Catania (19,33%) e Milano (19,95%). La riduzione delle superfici naturali con materiali artificiali compromette la capacità del terreno di assorbire le acque piovane, aumentando il rischio di alluvioni e sovraccaricando le reti di drenaggio urbano. Inoltre, questa trasformazione riduce la ricarica delle falde acquifere, aggravando la vulnerabilità idrica delle aree urbane, impatta negativamente sulla biodiversità e amplifica il fenomeno delle isole di calore urbane. Con riferimento al rischio idrogeologico, tra le città con i livelli di rischio più elevati (livello 4 su 5) figurano Torino, Milano, Padova, Bologna, Verona, Genova e Venezia. Tra i fattori principali si evidenziano l’urbanizzazione intensiva, che riduce le superfici permeabili e la capacità dei territori di gestire le acque meteoriche, e il cambiamento climatico, che sta intensificando fenomeni estremi come precipitazioni violente e inondazioni. La stessa Genova, nonostante l’elevata percentuale di superficie naturale nelle aree collinari circostanti, resta fortemente esposta al rischio idrogeologico a causa di fattori come la canalizzazione dei torrenti, l’urbanizzazione nelle piane alluvionali e l’aumento della frequenza delle precipitazioni. La conformazione geografica, con valli strette e ripide, accelera il deflusso delle acque piovane, aumentando la probabilità di esondazioni improvvise, come dimostrato dalle alluvioni ricorrenti che hanno colpito la città negli ultimi anni. Infine, per quanto riguarda l’agricoltura, l’analisi di 3Bee mette in luce come questa attività possa spesso portare a fenomeni di erosione e compattamento del suolo, soprattutto se accompagnata da pratiche intensive. Un esempio emblematico è quello di Catania, dove il 46,02% del territorio è destinato all’agricoltura a scapito delle superfici naturali, che si riducono al 19,33%. Ciò evidenzia uno squilibrio che compromette la complessità ecologica del territorio e la sua capacità di supportare la biodiversità. Alla luce di questi dati, si prevede che il rating di rischio idrogeologico di Catania possa aumentare nei prossimi anni. Le città italiane si trovano ad affrontare sfide complesse legate alla gestione del suolo e gli interventi infrastrutturali realizzati per contrastare fenomeni estremi spesso non sono sufficientemente mirati o pianificati con un approccio di lungo termine. Tuttavia, l’innovazione tecnologica offre oggi strumenti che consentono di comprendere queste problematiche in modo più scalabile ed efficace. La Element-E Platform di 3Bee nasce proprio con l’obiettivo di supportare l’individuazione delle aree urbane maggiormente esposte a rischi e aiutare nella pianificazione degli interventi. Nella valutazione dei rischi naturali, la piattaforma si concentra in particolare sul rischio idrogeologico, considerando la severità e la frequenza di eventi alluvionali e fornendo una stima della probabilità che episodi simili si verifichino nei due anni successivi.

Sabato 7 dicembre torna Birrifici Aperti Unionbirrai

Sabato 7 dicembre torna Birrifici Aperti UnionbirraiRoma, 2 dic. (askanews) – Sabato 7 dicembre, i birrifici artigianali di tutta Italia aprono le loro porte al pubblico con visite guidate, degustazioni e incontri con i birrai. “Birrifici Aperti” è la giornata organizzata da Unionbirrai, l’associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti, con l’obiettivo di promuovere la cultura della birra artigianale in Italia, educando i consumatori sulle diverse varietà e qualità di birre prodotte localmente, sostenendo i piccoli produttori nel panorama birrario nazionale.


“Valorizzare il mondo della birra artigianale italiana, creando un contatto diretto tra birrifici e appassionati. Questo l’obiettivo della nostra iniziativa Birrifici Aperti – dichiara Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai – che mira a replicare ciò accaduto con successo in altri comparti come il vino e l’olio, aprendo le porte dei birrifici per far conoscere da vicino i processi produttivi, le materie prime utilizzate e, soprattutto, la passione che si cela dietro ogni bottiglia. Tutti ingredienti che rendono la birra artigianale nazionale oramai un vanto del made in Italy agroalimentare nel mondo, con sempre più riconoscimenti”. Sarà possibile scegliere l’appuntamento preferito tra i tanti in programma in tutto lo Stivale presenti sul sito www.birrificiapertiunionbirrai.it. “Riteniamo che i piccoli birrifici artigianali possano divenire parte integrante di itinerari turistici e mete da visitare e in cui trascorrere piacevoli momenti – conclude Ferraris (Unionbirrai) – Per questo, anche a livello normativo, siamo impegnati nel promuovere la creazione delle ‘Strade della Birra’, prendendo spunto da ciò che il mondo vitivinicolo ha già realizzato con successo con le cantine”.

Confagri Veneto: da Mercosur timori allevamenti, mais e zucchero

Confagri Veneto: da Mercosur timori allevamenti, mais e zuccheroRoma, 2 dic. (askanews) – Dopo le recenti trattative tra l’Unione Europea e il blocco sudamericano Mercosur, aumentano le preoccupazioni degli agricoltori veneti in vista dell’obiettivo di finalizzare l’accordo nell’ambito del G20 in Brasile. Ed è dai Giovani di Confagricoltura Veneto che arriva la necessità di fare chiarezza sull’accordo con il convegno “Dialogo oltre oceano: accordi con il Mercosur e impatti per l’agricoltura italiana”, che si svolgerà giovedì 5 dicembre alle 15 al Viest Hotel di Vicenza. Al convegno sarà presente anche Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura e neo eletto presidente del Copa, l’associazione che riunisce le principali organizzazioni agricole europee.


Spiega il polesano Francesco Longhi, presidente dei Giovani di Confagricoltura Veneto: “abbiamo voluto fortemente questo momento di approfondimento perché come giovani, in chiave futura, è cruciale conoscere dinamiche l’impatto di politiche comunitarie come queste che possono influenzare il sistema agricolo europeo – dice – I comparti degli allevamenti avicoli e bovini, dello zucchero e del mais sono quelli che potranno essere maggiormente penalizzati dall’accordo commerciale con il Sudamerica, con un impatto fortemente negativo sulla catena di approvvigionamento agroalimentare europea e a cascata sull’agricoltura veneta, dato che quei settori sono di importanza primaria. Dato che i Paesi del Mercosur non rispettano gli stessi standard ambientali e di benessere animale richiesti agli agricoltori europei, si rischia che venga creato un vantaggio ingiusto per i loro concorrenti”. Sebbene l’Ue sia impegnata a raggiungere obiettivi ambientali ambiziosi, l’accordo Mercosur, anche con il protocollo aggiuntivo, non includerà salvaguardie forti, vincolanti e applicabili per garantire la protezione dell’ambiente e il rispetto dei diritti umani e del lavoro. “Questa mancanza di coerenza mette a rischio l’obiettivo generale dell’Ue di promuovere una transizione verso sistemi alimentari più sostenibili – aggiunge la trevigiana Martina Dal Grande, delegata per i Giovani di Confagricoltura del Ceja, Consiglio europeo dei giovani agricoltori – L’importanza strategica dell’agricoltura e del cibo dovrebbe essere sempre riconosciuta nei negoziati commerciali, poiché la sostenibilità economica, sociale e ambientale di questi settori è fragile e facilmente perturbabile”.


L’obbligo di rispettare i più alti standard ambientali e sociali, comprese le otto convenzioni fondamentali dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro e le più recenti indicazioni del Wto, “dovrebbe essere un elemento essenziale e vincolante di qualsiasi accordo commerciale. Di qui l’esigenza di un dialogo costruttivo con i principali attori del sistema coinvolti, per approfondire ogni sfumatura di queste importanti dinamiche commerciali e valutare quali potrebbero essere le ripercussioni per la nostra agricoltura”, ha concluso.

Il forzista Tosi lancia Forza Nord: la Lega ormai non se ne occupa

Il forzista Tosi lancia Forza Nord: la Lega ormai non se ne occupaMilano, 2 dic. (askanews) – Rappresentare le istanze del Nord, ormai dimenticate dalla Lega “come dice lo stesso Luca Zaia”. Prosegue l’iniziativa politica di Forza Nord, il comitato interno a Forza Italia presieduto dall’ex leghista Flavio Tosi, che ieri ha riunito a Verona – città di cui è stato sindaco per 10 anni – il suo movimento, annunciando per l’inizio dell’anno la presentazione di una vera e propria organizzazione territoriale.


“Autonomia, impresa, professioni, lavoro. Parlare di questi temi significa parlare di Nord. Oggi, come dice Luca Zaia, il suo partito lo fa poco. Ce ne occupiamo noi come Forza Nord dentro Forza Italia, sotto la guida del nostro Segretario Antonio Tajani”, ha detto Tosi, europarlamentare e coordinatore veneto forzista L’occasione è stata il convegno La nuova forza del Nord. Per un’Autonomia che guarda all’Europa, organizzato da Forza Nord con Forza Italia e Ppe. Con Tosi sono intervenuti Gianmarco Senna e Max Bastoni, promotori di Forza Nord ed ex consiglieri regionali della Lombardia; e i rappresentanti regionali di Forza Nord: per la Lombardia e il Veneto gli ex deputati Marco Reguzzoni e Filippo Busin, per il Piemonte l’ex governatore Roberto Cota, responsabile Semplificazione di Forza Italia, per l’Emilia-Romagna Manes Bernardini, che è stato consigliere regionale di Bologna, e per la Valle d’Aosta Sergio Ferrero.


“Da almeno un decennio la questione settentrionale è stata messa ai margini dell’agenda politica, questo vuoto di rappresentanza ha generato un vuoto elettorale. Tanti cittadini non vanno più a votare perché di Nord non si parla più. Lo stesso Zaia ha fatto presente a Salvini che la Lega ha cambiato obiettivi: propone infatti di nazionalizzare la Pedemontana Veneta e mira a statalizzare le concessioni autostradali per riversare miliardi di utili dei nostri pedaggi sull’Anas anziché in opere pubbliche a favore dei nostri territori. Tutto il contrario dell’autonomia e del federalismo. Noi invece siamo qui per occuparci del Nord, chi è in Forza Nord si batte per il federalismo da una vita – ha sottolineato Tosi – e noi, a differenza di altri, non siamo cambiati”. Tra i temi, ovviamente, l’autonomia differenziata: “Qualche altro partito, non certo noi, sta facendo passare l’attuale riforma dell’autonomia come il Nord contro il Sud, ma se si trasmette questo devastante messaggio la riforma non passerà mai. Ricordo che nel 2006 con la devolution si commise lo stesso errore”. Per questo “è determinante il ruolo di Forza Italia come garante di una riforma seria e condivisa, perché il nostro è un partito strutturato in tutto il Paese, che è nazionale ma non nazionalista, che fin dalla fondazione porta avanti valori liberali, liberisti e anticentralisti, quindi autonomisti”. Nel suo alveo “si muove in modo organizzato Forza Nord, che a inizio anno presenterà la sua organizzazione territoriale, sotto la guida del vicepremier e nostro segretario Antonio Tajani”.

Lollobrigida: olio prodotto con margini crescita eccezionali

Lollobrigida: olio prodotto con margini crescita eccezionaliRoma, 2 dic. (askanews) – “L’olio di oliva è un prodotto sottovalitato che ha margini di crescita eccezionali, così come i formaggi. Sono prodotti da raccontare e da spiegare”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida nel corso del proprio intervento al XXII Rapporto Ismea-Qualivita, presentato oggi a Roma.


Il ministro ha sottolinea le performance eccezionali dei formaggi italiani, “alcuni dei quali hanno valori di mercato altissimi. Grazie a questo, pagano il latte molto più della media europea. Dobbiamo sempre ricordare che l’aumento di valore di un prodotto – ha detto – può fare aumentare il reddito lungo tutta la filiera”. Per questo, l’Italia deve puntare ad “un aumento e una protezione del valore, il sostegno alle filiera in difficoltà ma non nell’ottica dell’oggi ma in quella del domani, al rafforzamento delle filiere e in particolare di quella dell’olio e delle carni rosse”.

Ciclismo, La Vuelta 2025 partirà dalla Reggia di Venaria

Ciclismo, La Vuelta 2025 partirà dalla Reggia di VenariaRoma, 2 dic. (askanews) – La Vuelta 2025 partirà dal Piemonte, dalla Reggia di Venaria, ai piedi delle montagne in un’edizione molto speciale che celebra il 90° anniversario della corsa spagnola. La regione italiana ospiterà le prime tre tappe nella loro interezza, a partire dal 23 agosto, prima che il gruppo torni in Spagna. L’annuncio ufficiale è stato dato questa mattina (lunedì 2 dicembre) in un evento tenutosi a Torino, alla presenza di Stefano Lo Russo, sindaco di Torino; Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte; Marina Chiarelli, assessore al turismo, cultura e sport della Regione Piemonte; e Javier Guillén, direttore generale di La Vuelta. Per la Vuelta è la sesta partenza dall’estero e la prima volta che partirà dall’Italia, dopo Lisbona (1997), Assen (2009), Nîmes (2017), Utrecht (2022) e Lisbona-Oeiras-Cascais (2024). A questo si aggiunge la partenza ufficiale già annunciata da Monaco nel 2026.

Stellantis, Conte: ingresso Stato? Non escludo la possibilità

Stellantis, Conte: ingresso Stato? Non escludo la possibilitàPomigliano d’Arco, 2 dic. (askanews) – “Non escludo affatto la possibilità di un ingresso dello Stato in Stellantis, però, bisogna elaborare un piano industriale serio, forte. In questo piano industriale, se c’è un passaggio in cui il governo può essere utile, non escludiamolo, come d’altra parte il governo francese”. Così il leader del M5s, Giuseppe Conte, parlando agli operai dello stabilimento Gianbattista Vico di Pomigliano d’Arco (Napoli).


“Non è l’ingresso del governo oggi, senza un piano industriale, che può costituire un rimedio, ma un piano industriale in cui semmai può essere contemplata anche la responsabilità dello Stato italiano, di entrare con una partecipazione”, ha aggiunto Conte fuori i cancelli della fabbrica dopo un presidio dei dipendenti dell’indotto, Transnova.