Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Autore: Redazione StudioNews

Il Parlamento ungherese voterà sull’adesione della Svezia alla Nato il 5 febbraio

Il Parlamento ungherese voterà sull’adesione della Svezia alla Nato il 5 febbraioMilano, 30 gen. (askanews) – Il Parlamento ungherese si riunirà dopo la pausa invernale per votare sull’adesione della Svezia alla Nato.

Ieri l’opposizione ungherese ha raccolto – su sua iniziativa – un numero di firme sufficiente per cui probabilmente lunedì prossimo si terrà una sessione straordinaria del Parlamento per votare sull’adesione della Svezia alla Nato. Ciò risulta evidente dai documenti del Parlamento ungherese. “Si consiglia come data dell’assemblea straordinaria il 5 febbraio 2024”, si legge nel documento. In Ungheria il parlamento può essere convocato durante la pausa quando almeno un quinto dei 199 deputati lo richiede.

Il Presidente del Parlamento deve ora organizzare una riunione alla data richiesta o al più tardi entro otto giorni dalla data proposta. Il Parlamento ungherese è attualmente in pausa invernale fino alla fine di febbraio.

Vino, Ascheri: proteggiamo le Langhe da speculazione e omologazione

Vino, Ascheri: proteggiamo le Langhe da speculazione e omologazioneTorino, 30 gen. (askanews) – “Quando l’offerta è limitata e la domanda aumenta, i prezzi vanno alle stelle e il valore dei nostri terreni, dei nostri asset, è cresciuto tantissimo: questo significa che se oggi una delle nostre Cantine vuole acquistare un ettaro di Barolo devo spendere dai due ai quattro milioni di euro e questo è un problema, perché per ripagarselo servono quattro generazioni e quindi dal punto di vista economico non ha nessun senso, è un valore patrimoniale, esclusivamente finanziario”. A dirlo è Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, a margine dell’incontro “Changes – Langhe (not) for sale – L’identità e il valore della comunità” che si è tenuto il 29 gennaio all’Officine grandi riparazioni (Ogr) di Torino nell’ambito di “Grandi Langhe 2024”.

A scatenare l’aumento incontrollato dei terreni vitati della zona più esclusiva del vino piemontese (meno di 2.000 ettari per il il Barolo e meno di 800 per il Barbaresco), sono stati principalmente i “grandi investitori esterni” che negli ultimi quindici anni hanno conquistato “tra il 15 e il 20%” delle Cantine delle Langhe. La “voracità” dei grandi gruppi e dei fondi di investimento che nel vino vedono un asset al pari di qualsiasi altro prodotto, e applicano logiche che snaturano completamente la cultura del territorio è un tema attuale e importante non solo qui ma in tutte le zone del nostro Paese fortemente votate alla produzione di vino di qualità. “Questo tipo di evoluzione è per certi versi inevitabile e non esiste una soluzione, perché le scelte di vendere o non vendere sono assolutamente personali, familiari, aziendali e noi non vogliamo entrarci, ma vogliamo che ci sia la consapevolezza che si tratta di decisioni che hanno un impatto sulla comunità. Dobbiamo avere chiaro cosa eravamo, cosa siamo diventati e perché” precisa Ascheri, sollevando un altro tema oltre al prezzo della terra che in Barolo è il più alto d’Italia, e cioé quello del capitale umano locale, il cui depauperamento rischia di compromettere il futuro del vino di questo magnifico e prezioso angolo di Piemonte, e in particolare della produzione delle punte di diamante Barolo e Barbaresco. “Di vino se ne consumerà sempre meno ma di qualità sempre più alta e il problema più grosso sarà quello dell’omologazione” prosegue il 62enne produttore di Bra (Cuneo) evidenziando che “il fattore umano non è solo un tema di proprietà, l’elemento umano è intrinseco nel nostro successo: il mondo delle Langhe è eterogeneo ed è proprio questo caleidoscopio che le rende un unicum”. “La nostra forza consiste nell”irregolarità’: se dalle nostre aziende togliamo la famiglia, andiamo verso l’omologazione ed è come se segassimo il ramo sul quale siamo seduti” continua, parlando di “un problema etico, di comunità” e puntando a smuovere se non le coscienze almeno “l’orgoglio e l’amor proprio” dei suoi colleghi vigneron.

Per spiegare con una battuta come è cambiato il paradigma negli ultimi anni, il presidente del Consorzio ricorda che “una volta quando uno vendeva non lo diceva a nessuno perché si vergognava e chi acquistava non lo diceva a nessuno perché non voleva che si sapesse che aveva speso un sacco di soldi: oggi la prima cosa è fare un comunicato stampa per dirlo a tutti”. “Un tempo – prosegue – il figlio di un contadino lavorava il vigneto, poi si è evoluto e ha incominciato a gestire la Cantina e adesso fa l’export manager e in vigneto non ci va più: è un’evoluzione naturale ma dobbiamo rendercene conto. Serve consapevolezza perché non è possibile pensare ad uno sviluppo che non passi da un mantenimento dei nostri valori distintivi – conclude Ascheri – contano le persone, le loro tradizioni e le loro storie: è questo il patrimonio che dobbiamo passare alle prossime generazioni per poter garantire loro un futuro prospero”. All’incontro, che ha aperto l’ottava edizione della due giorni di presentazioni e anteprime delle nuove produzioni vinicole di ben 300 produttori di Langhe e Roero, è stata presentata una ricerca realizzata dall’Università Cattolica di Milano e Brescia sui fattori che determinano o ostacolano la vendite delle aziende vitivinicole del territorio langarolo. Indagine che, in estrema sintesi, ha evidenziato nei produttori locali (con sfumature diverse tra under e over 40), un forte legame con la proprie radici e la propria storia imprenditoriale che portano ad uno scarso interesse, se non ad una dichiarata diffidenza, verso eventuali investitori esterni, ancor più se estranei al mondo del vino.

Il Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani tutela quattro Docg e cinque Doc e riunisce 568 soci con circa 10mila ettari vitati sul territorio di 96 Comuni, che producono un totale che si aggira sui 66 milioni di bottiglie.

Pil, Istat: nel 2023 a +0,7%, crescita acquisita per 2024 a +0,1%

Pil, Istat: nel 2023 a +0,7%, crescita acquisita per 2024 a +0,1%Roma, 30 gen. (askanews) – Rallenta la crescita economica dell’Italia. Nel 2023 il Pil dell’Italia, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,7% su base annua. Lo ha stimato l’Istat spiegando che nel 2023 vi sono state due giornate lavorative in meno del 2022, quando il Pil era cresciuto del 3,7%. La variazione acquisita per il 2024 è pari a +0,1%. Nella Nadef il governo aveva stimato un crescita dello 0,8% per il 2023.

Nel quarto trimestre del 2023 l’Istat stima che Pil, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% in termini tendenziali. Il quarto trimestre del 2023 ha avuto tre giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al quarto trimestre del 2022. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e di un aumento sia nell’industria sia nei servizi. Dal lato della domanda, si stima un contributo negativo della componente nazionale, al lordo delle scorte, e un apporto positivo della componente estera netta.

I risultati dei conti nazionali annuali per il 2023 – ha comunicato l’Istituto di statistica – saranno diffusi il prossimo primo marzo, mentre quelli trimestrali coerenti con i nuovi dati annuali verranno presentati il 5 marzo.

L’Istat: nel 2023 il Pil cala a +0,7%, la crescita acquisita per il 2024 è pari a +0,1%

L’Istat: nel 2023 il Pil cala a +0,7%, la crescita acquisita per il 2024 è pari a +0,1%Roma, 30 gen. (askanews) – Rallenta la crescita economica dell’Italia. Nel 2023 il Pil dell’Italia, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,7% su base annua. Lo ha stimato l’Istat spiegando che nel 2023 vi sono state due giornate lavorative in meno del 2022, quando il Pil era cresciuto del 3,7%. La variazione acquisita per il 2024 è pari a +0,1%. Nella Nadef il governo aveva stimato un crescita dello 0,8% per il 2023.

Nel quarto trimestre del 2023 l’Istat stima che Pil, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% in termini tendenziali. Il quarto trimestre del 2023 ha avuto tre giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al quarto trimestre del 2022. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e di un aumento sia nell’industria sia nei servizi. Dal lato della domanda, si stima un contributo negativo della componente nazionale, al lordo delle scorte, e un apporto positivo della componente estera netta.

I risultati dei conti nazionali annuali per il 2023 – ha comunicato l’Istituto di statistica – saranno diffusi il prossimo primo marzo, mentre quelli trimestrali coerenti con i nuovi dati annuali verranno presentati il 5 marzo. Nel quarto trimestre 2023 l’economia italiana è cresciuta dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% rispetto al quarto trimestre 2022. E’ la stima provvisoria sul Pil diffusa dall’Istat. Il quarto trimestre del 2023 ha avuto tre giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al quarto trimestre del 2022.

Questo risultato fa seguito al lieve aumento registrato nel terzo trimestre (+0,1%), e determina una crescita dello 0,7% nel 2023 in termini di valori reali corretti per gli effetti di calendario e destagionalizzati. La stima preliminare del quarto trimestre 2023 “riflette una flessione del comparto primario ed un aumento sia del settore industriale sia dei servizi. Dal lato della domanda, la componente nazionale misurata al lordo delle scorte è in diminuzione, mentre si stima un aumento della componente estera netta”.

Liquidazione Evergrande, un processo lungo e pieno d’incognite

Liquidazione Evergrande, un processo lungo e pieno d’incogniteRoma, 30 gen. (askanews) – La decisione di ieri dell’Alta Corte di Hong Kong che ha ordinato la messa in liquidazione dello sviluppatore immobiliare cinese Evergrande Group, andato in default sul debito offshore, ha messo in moto una macchina che impegnerà per anni periti e avvocati, oltre a innescare una bomba nel vacillante mercato immobiliare cinese e, di conseguenza, nel settore finanziario della seconda economia del mondo. Lo segnala oggi Nikkei Asia.

Cosa succederà ora? La decisione è stata presa in sette udienze sulla base di un’istanza presentata da un creditore, Top Shine Global. Evergrande ha un’esposizione di più di 300 miliardi di dollari di passività ed è considerata la compagnia più indebitata al mondo. I liquidatori hanno il compito di recuperare quanto più valore possibile dalla vendita dei beni. L’Alta Corte di Hong Kong ha nominato la società di consulenza Alvarez & Marsal (A&M) come liquidatore ufficiale. Il primo compito di A&M sarà quello di parlare con il management di Evergrande per sapere se ha “qualsiasi proposta di ristrutturazione praticabile”, ha detto Tiffany Wong di A&M, che supervisionerà la liquidazione con il suo collega Edward Middleton, secondo Nikkei. “La nostra priorità è mantenere, ristrutturare e mantenere operativa la maggior parte possibile del business”.

L’amministratore delegato di Evergrande Xiao En ha dichiarato lunedì alla pubblicazione cinese 21 Caijing che l’ordine di liquidazione non influirà sulle operazioni onshore o offshore del gruppo e ha promesso che i progetti di costruzione incompiuti saranno completati. Ma una procedura di questo tipo è sempre piena di incognite. Secondo il Nikkei, la liquidazione di un gigante come Evergrande potrebbe richiedere anni. I recuperi per i detentori di debiti di diversa anzianità varieranno. Lance Jiang, partner della ristrutturazione dello studio legale Ashurst, ha stimato che ci vorranno dai due ai tre anni prima che i liquidatori risolvano tali questioni.

La sentenza di liquidazione è stata emessa da un tribunale di Hong Kong, ma la maggior parte dei beni di Evergrande si trovano nella Cina continentale, che ha un sistema giudiziario diverso. Non è pertanto neanche chiaro secondo quali procedure e diritto verrà eseguita l’ordinanza. In base a un accordo di riconoscimento transfrontaliero raggiunto nel 2021, i liquidatori di Hong Kong possono chiedere assistenza alla Cina – di cui l’ex colonia britannica è territorio semi-autonomo – per assumere il controllo delle attività onshore di uno sviluppatore. Tuttavia, il meccanismo si applica solo ai tribunali di tre città: Shanghai, Xiamen o Shenzhen. Le autorità continentali possono anche rifiutare una richiesta se decidono che “minaccia l’ordine pubblico”. Finora, spiega il Nikkei, i tribunali cinesi hanno riconosciuto solo una delle cinque richieste di liquidazione accolte dai tribunali di Hong Kong in base all’accordo.

Di certo, la vicenda Evergrande fa da apripista per questa procedura rispetto ad altri sviluppatori immobiliari che sono in crisi di liquidità. Molti occhi, in Cina e all’estero, saranno puntati su cosa succederà rispetto alla liquidazione di Evergrande.

Al San Carlo di Potenza percorsi chirurgici ad alta specialità

Al San Carlo di Potenza percorsi chirurgici ad alta specialitàRoma, 30 gen. (askanews) – “Con la riorganizzazione del dipartimento Ortopedico-traumatologico diretto dal dottor Rocco Romeo, oltre a garantire una risposta ambulatoriale adeguata e propedeutica ad un percorso chirurgico, con ambulatori articolati per settori anatomici, l’offerta dell’Azienda ospedaliera regionale “San Carlo” è riuscita a rafforzare anche i percorsi chirurgici di alta specialità”. Lo dichiara il direttore generale dell’Aor, Giuseppe Spera, esprimendo “grande soddisfazione per il primo trattamento chirurgico con trasporto osseo effettuato in Basilicata dalla Traumatologia dell’ospedale San Carlo di Potenza, coordinata dal dottor Antonio D’Amelio, per la gestione di un complesso caso di frattura esposta di tibia e perone, complicata da infezione. La buona riuscita dell’intervento e il raggiungimento di ottimi risultati – sottolinea Spera – si devono all’importante collaborazione di tutto il personale medico, infermieristico e tecnico della sala operatoria e del reparto di Ortopedia e Traumatologia, cui giunga il riconoscimento di questa direzione e la sollecitazione a continuare sulla strada della innovazione e della alta specializzazione per assicurare le migliori risposte alle domande di salute delle persone che si rivolgono alle nostre strutture ospedaliere”. I medici Botonico e D’Amelio hanno eseguito un complicato trattamento di trasporto osseo, che ha permesso di sostituire con osso sano, il tessuto compromesso dall’infezione. “Il trattamento – spiega Botonico – non si esaurisce con la semplice operazione, ma consiste nell’effettuare, nei mesi successivi all’intervento chirurgico, un graduale slittamento di un segmento osseo sano adeguatamente preparato. È una tecnica che richiede tempi lunghi e una costante cura ed attenzione da parte del medico e del paziente, nonché un adeguato studio preoperatorio, ma che permette di ottenere un risultato ottimale a fronte delle gravi condizioni iniziali dell’arto. Questo tipo di approccio – spiega l’ortopedico – si inserisce nel più ampio ambito dell’utilizzo della fissazione esterna circolare, che la Traumatologia dell’ospedale ‘San Carlo’ di Potenza ha sfruttato nell’ultimo anno per gestire casi di fratture esposte complesse, caratterizzate da infezioni difficili da debellare. Il sistema di fissazione esterna circolare permette al paziente di camminare ed effettuare la fisioterapia molto precocemente, ancora prima dell’effettiva guarigione dell’osso. In questa maniera – conclude – si riducono nettamente i tempi di allettamento e si riescono ad ottenere risultati adeguati alle alte richieste funzionali di pazienti giovani”.

Asl Rm6: telemedicina per cure certe e tempestive in carcere Velletri

Asl Rm6: telemedicina per cure certe e tempestive in carcere VelletriRoma, 30 gen. (askanews) – “Puntiamo sulla telemedicina al carcere di Velletri perché abbiamo il dovere di intervenire subito per risolvere le criticità e migliorare l’accessibilità alle cure sanitarie per i detenuti. Con le visite specialistiche effettuate tramite la telemedicina possiamo prenderci davvero cura delle persone, garantire sicurezza e minimizzare i rischi associati agli spostamenti. Tutto questo è parte di quel processo di umanizzazione delle cure che insieme al Commissario Straordinario, Francesco Marchitelli, la nostra Asl Roma 6 ha intrapreso con coraggio”. Con queste parole il Direttore Sanitario della Asl Roma 6, Vincenzo Carlo La Regina, ha spiegato l’importanza dell’introduzione della telemedicina nella Casa Circondariale di Velletri durante una riunione tecnica che si è tenuta alla presenza della Direttrice del carcere Annarita Gentile, il Comandante Dirigente Aggiunto, Mauro Caputi, Emanuela Falconi Direttrice Uosd Sanità Penitenziaria Asl Roma 6 e Laura Bianchi del Servizio Infermieristico e gestione del Personale.

Nei fatti, nel carcere di Velletri, l’adozione della telemedicina porta con sé una serie di benefici che stanno rivoluzionando il panorama della salute carceraria. Questo innovativo approccio ha dimostrato fin da subito di essere un catalizzatore di cambiamento positivo su diversi fronti. La tempestività delle cure è un altro punto di forza. Con la possibilità di ottenere consulenze mediche specializzate in tempi più brevi, i detenuti beneficiano di diagnosi più rapide come rimarcato dal Direttore Sanitario Asl La Regina. Questo non solo migliora l’efficacia del trattamento, ma può anche prevenire l’aggravarsi di condizioni mediche.

Nel frattempo, proseguono le iniziative di inclusione e attività sociale. La visita del Direttore Sanitario della Asl Roma 6 si è conclusa con la partecipazione alla consegna di nove attestati in occasione della terza edizione del corso della Asl di caregiver rivolto ai detenuti che si è tenuto presso la Casa circondariale di Velletri con docenti la Dirigente Internista Marialuisa Diaco, a Laura Bianchi e i Fisioterapisti Andreoli e Corbia. Il corso che si è tenuto nel carcere di Velletri sottolinea dunque l’importanza della responsabilità e dell’aiuto agli altri. Per molti detenuti, sottolinea Asl Rm6 in una nota, questo può rappresentare una nuova prospettiva di vita, in cui la loro esperienza personale diventa una fonte di supporto per gli altri. Questa dinamica può contribuire a una trasformazione positiva della percezione di sé stessi e del loro ruolo nella società.

Giappone, Kishida: faremo aumentare salari oltre tasso inflazione

Giappone, Kishida: faremo aumentare salari oltre tasso inflazioneRoma, 30 gen. (askanews) – Quest’anno i lavoratori giapponesi otterranno aumenti salariali superiori al tasso di inflazione. L’ha promesso oggi il primo ministro Fumio Kishida, in un atteso discorso alla Dieta – il parlamento nipponico – per delineare la politica economica del governo.

“Dobbiamo prendere tutte le misure possibili per aumentare i redditi al di sopra dell’aumento dei prezzi quest’anno”, ha detto Kishida. “Dobbiamo creare – ha continuato – una società in cui le persone diano per scontato che i loro salari aumenteranno.” Kishida considera l’aumento dei salari come la chiave per sfuggire alla battaglia ormai pluridecennale del Giappone con la deflazione, caratterizzata da prezzi, retribuzioni e tassi di interesse bassi.

Gli aumenti salariali derivanti dalle trattative sindacali della primavera dello scorso anno hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi 30 anni, ma la crescita non è riuscita a tenere il passo con l’aumento dei prezzi. Le trattative sindacali iniziate quest’anno promettono di superare il record per porre termine a uno smottamento dei salari reali, che a novembre sono risultati in discesa per il 20mo mese consecutivo. Una situazione, questa, che deprime i consumi e rende più difficile per la Banca del Giappone (BoJ) uscire da una politica monetaria ultra-espansiva volta a dopare l’economia. L’indice principale dei prezzi al consumo è aumentato del 3,1% nel 2023, il più alto in quattro decenni. Ma questo tasso d’inflazione è stato legato alla dinamica dei prezzi delle materie prime, di cui il Giappone ha carenza, alla luce dell’instabile situazione geopolitica. La BoJ punta ad avere un’inflazione stabilmente al 2% per smuovere verso criteri più restrittivi la sua politica monetaria.

Kishida ha assicurato che il rilancio dell’economia è la sua “più grande missione” e ha espresso l’intenzione di sostenere gli aumenti salariali per le piccole e medie imprese e i lavoratori part-time, oltre agli aumenti per i lavoratori della sanità, del welfare e di altri servizi pubblici. Tuttavia il primo ministro è in grave difficoltà politica in questo momento, perché il suo Partito liberaldemocratico è nel bel mezzo di uno scandalo legato al finanziamento della politica, con decine di parlamentari sospettati di aver attinto a fondi neri. L’indice di gradimento è stabilmente al di sotto del 30% per i sondaggi: una soglia che spesso costa il posto ai capi di governo nipponici.

“Il Partito liberaldemocratico deve cambiare, tornando al principio fondante che la politica appartiene al popolo”, ha detto Kishida nel suo discorso alla Dieta, annunciando modifiche legislative per rendere più trasparnete il meccanismo di finanziamento della politica. Per quanto riguarda la ricostruzione dopo il terremoto che ha colpito la regione di Noto, nel Giappone centrale, il giorno di Capodanno, il primo ministro ha annunciato l’istituzione di un’agenzia governativa ad hoc. Il governo ha inoltre approvato uno stanziamento da 150 miliardi di yen (936 milioni di euro) per i primi interventi da riserve d’emergenza del bilancio 2023.

Ancora 10 giorni con l’anticiclone, poi può tornare il maltempo

Ancora 10 giorni con l’anticiclone, poi può tornare il maltempoRoma, 30 gen. (askanews) – L’anticiclone africano Zeus continuerà a proteggere l’Italia e buona parte del continente europeo ancora per 10 giorni. Dopo di che dovrebbe cedere sotto l’influenza del flusso atlantico.

Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it ci dà alcuni numeri sulla potenza di questo anticiclone, decisamente anomalo per la stagione. Il cuore caldo di Zeus si trova in Spagna dove nei giorni scorsi si è battuto il record di caldo per il mese di gennaio superando i 30°C. Un altro record di caldo è stato battuto ieri sulle Isole Britanniche anch’esse raggiunte dall’alito africano di Zeus. In Scozia si sono sfiorati addirittura i 20°C, non era mai successo a gennaio. In Italia le temperature misurano valori ben al di sopra della media del periodo e dove c’è il sole si toccano facilmente i 13-15°C, ovvero al Centro-Sud, in Liguria e sui settori alpini. Sulla Pianura Padana invece sono le nebbie e le nubi basse ad essere le protagoniste. La loro presenza mantiene i valori termici molto bassi e di pochi gradi sopra lo zero e inoltre avvelenano l’aria su gran parte delle città.

Questa situazione durerà ancora per circa 10 giorni. Non ci saranno grosse variazioni del tempo a parte un aumento termico più deciso anche sulle zone pianeggianti del Nord a partire dal 1° febbraio quando le nebbie inizieranno a diradarsi sempre più permettendo così alle temperature diurne di crescere fino a superare, localmente, i 10°C. Soltanto a partire da giovedì 8 febbraio l’anticiclone Zeus potrebbe cedere sotto il flusso sempre più insistente delle correnti nordatlantiche. Se ciò dovesse essere confermato, tornerebbero le piogge, i venti forti e anche la neve su tutto l’arco alpino.

Elon Musk: Neuralink ha installato il primo impianto cerebrale

Elon Musk: Neuralink ha installato il primo impianto cerebraleRoma, 30 gen. (askanews) – Elon Musk ha annunciato che la start-up Neuralink, da lui co-fondata, ha impiantato domenica scorsa il suo primo impianto cerebrale in un paziente, un’operazione già effettuata in diverse occasioni da altre aziende e ricercatori. Lo riferisce il sito di Le Figaro. Con sede a Fremont, in California, alla periferia di San Francisco, Neuralink ha ricevuto il via libera dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense a maggio. Il suo impianto, delle dimensioni di una moneta, è già stato inserito nel cervello di un macaco, che è riuscito a giocare al videogioco “Pong” senza controller o tastiera. “I primi risultati mostrano un’attività neuronale promettente”, ha scritto Elon Musk su X (ex-Twitter), a proposito dell’impianto su un paziente.

Fondata nel 2016, Neuralink è tutt’altro che la prima a installare un impianto cerebrale, noto anche come interfaccia cervello-macchina (BMI), su un essere umano. A settembre, l’azienda olandese Onward ha annunciato di aver testato l’accoppiamento di un impianto cerebrale con un altro che stimola il midollo spinale, con l’obiettivo di consentire a un paziente tetraplegico di riacquistare la mobilità. Nel 2019, i ricercatori dell’istituto Clinatec di Grenoble hanno presentato un impianto che, una volta applicato, consentirebbe a una persona tetraplegica di animare un esoscheletro e di muovere le braccia o spostarsi. Neuralink ha recentemente raccolto circa 323 milioni di dollari dagli investitori in due tranche, ad agosto e novembre. Neuralink afferma di voler far camminare di nuovo i pazienti paralizzati, ma anche di voler restituire la vista ai ciechi e persino curare malattie psichiatriche come la depressione. L’ambizione di Elon Musk è anche quella di rendere il suo impianto disponibile a tutti, per migliorare la comunicazione con i computer e, a suo avviso, contenere il “rischio per la nostra civiltà” rappresentato dall’intelligenza artificiale.