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Autore: Redazione StudioNews

Come verrà gettata in mare l’acqua della centrale nucleare di Fukushima

Come verrà gettata in mare l’acqua della centrale nucleare di FukushimaRoma, 7 lug. (askanews) – Il rilascio di acque trattate dalla centrale nucleare Fukushima Daiichi, teatro dal 2011 del più grave incidente atomico della storia dopo Chernobyl, inizierà in questa estate, dopo che Tokyo ha ottenuto anche un sostanziale avallo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).

L’operazione, mai effettuata in precedenza in queste dimensioni, sta provocando alzate di scudi da parte di paesi vicini – a partire dalla Cina – o comunque affacciantisi sul Pacifico, ma anche l’opposizione all’interno dalle popolazioni locali delle aree limitrofe alla centrale, che vedono rischi per la salute e per l’economia, incentrata in particolare sull’agricoltura e sulla pesca. Ma, nel dettaglio, come avverrà questa operazione e quali rischi comporta?

L’ACQUA DI FUKUSHIMA L’incidente nucleare di Fukushima è conseguenza del devastante terremoto-tsunami dell’11 marzo 2011, che provocò qualcosa come 20mila vittime concentrate lungo le coste nordorientali del Giappone. Il sistema di raffreddamento della più vecchia centrale nucleare giapponese fu danneggiato e nei nuclei di tre reattori ci fu il meltdown, lo scioglimento del nocciolo. Va chiarito che l’incidente di Fukushima, a 12 anni dagli eventi, è ancora in corso. Questo perché nei reattori permane il materiale fissile disciolto ad altissima concentrazione di radioattività, inavvicinabile dall’uomo e anche da gran parte dei robot. Questo va continuamente raffreddato e per tale operazione è necessaria molta acqua, che entra a contatto con il materiale radioattivo, contaminandosi a sua volta. Inoltre a questa va aggiunta l’acqua piovana che arriva nella centrale e quella che scorre naturalmente al di sotto da sottoporre a loro volta al trattamento.

L’acqua viene stoccata – dopo essere stata trattata – in una selva di silos, che ha sostituito il bosco che circondava precedentemente la centrale. Attualmente ci sono più di 1,3 milioni di metri cubi di acqua trattata e i 1.000 serbatoi sono praticamente pieni: ci si attende che non vi sia più spazio entro la fine del 2024. COME SI ELIMINA LA RADIOATTIVITA’ L’acqua di raffreddamento esce dai reattori fortemente contaminata. Per “ripulirla” è stato realizzato un sistema denominato ALPS (Advanced Liquid Processing System). Si tratta di un sistema di pompaggio e filtraggio dell’acqua che, attraverso una serie di reazioni chimiche, è in grado di eliminare 62 radionuclidi dall’acqua contaminata. Tuttavia, ALPS non ha la capacità di purificare pienamente l’acqua, perché non rimuove il trizio (idrogeno-3), un isotopo radioattivo dell’idrogeno, che è anche naturalmente prodotto in natura nell’atmosfera quando i raggi cosmici entrano in collisione con le molecole d’aria. Oltre a essere ovviamente un sottoprodotto delle centrali nucleari.

Il trizio ha il più basso impatto radiologico tra tutti i radionuclidi presenti in maniera naturale nell’acqua di mare. Ha un’emivita radioattiva – cioè il tempo necessario perché la metà venga smaltita – di poco più di 12 anni. Assorbito con l’acqua nel corpo umano, invece, ha un’emivita che va da sette a 14 giorni. E’ considerato dall’Aiea pericoloso per l’uomo solo a dosi molto elevate e – sempre secondo l’agenzia Onu – diverse centrali in tutto il mondo smaltiscono acqua contenente trizio a bassa quantità nelle loro normali operazioni. Comprese le centrali atomiche della Cina, che si oppone con più veemenza al rilascio delle acque di Fukushima. COME FUNZIONERA’ LO SMALTIMENTO A FUKUSHIMA? Non dobbiamo pensare a un’operazione a breve termine: secondo la Tepco (proprietaria dell’impianto), lo stoccaggio di acqua trattata arriverà a zero soltanto nel 2051 e verranno rilasciati 500 metri cubi di acqua al giorno. L’acqua che verrà gettata in mare sarà sottoposta a misurazioni della radioattività per due mesi, dopo essere stata inviata a un gruppo di serbatoi intermedi da 30mila metri cubi. Da lì verrà trasferita via tubi a un impianto di diluizione situato a un chilometro di distanza. In questa struttura verrà miscelato ad acqua marina, creano una diluizione che, secondo il piano giapponese, dovrebbe provocare un’esposizione al trizio per l’uomo pari a 0,00003-0,00004 millisievert/anno, rispetto ai 2,1 millisievert/anno della radiazione naturale (media giapponese per persona). In seguito, l’acqua verrà trasferita in un tunnel di un chilometro posto sul fondo marino fino a un punto di scarico, che si trova più di 10 metri sotto il livello dell’acqua. All’uscita si troverà un ulteriore punto di controllo dei livelli di trizio. PERCHE’ SERVE LIBERARE LO SPAZIO DAI SERBATOI La Tepco ha urgenza di liberare quanto più spazio possibile, oggi occupato dai silos per l’acqua, perché lì dovrà essere stoccato il materiale proveniente dalla rimozione dei residui del meltdown provenienti dall’interno dei reattori. Sostanzialmente, saranno necessari 81mila metri quadri. E’ questa l’operazione più difficile e del tutto inedita che occuperà i tecnici e gli esperti nei prossimi anni. Questi residui sono presso i reattori 1-2-3 della centrale, quelli andati in fusione con l’incidente, si parla di 880 tonnelate di melma radioattiva. Tokyo vuole iniziare i lavori entro quest’anno fiscale. Questi residui nei reattori presentano livelli di radioattività insostenibile, letale per l’organismo umano anche a esposizioni molto limitate. Per rimuoverli, la Tepco intende utilizzare un braccio robotico. Questa operazione sarà molto lunga e ormai è chiaro che il progetto di chiudere in un trentennio il decommissionamento della centrale è saltato.

La Figc riammette il Lecco in serie B e boccia la Reggina

La Figc riammette il Lecco in serie B e boccia la RegginaRoma, 7 lug. (askanews) – Il Consiglio della Federcalcio ha ammesso nella sua seduta di oggi il Lecco al prossimo campionato di Serie B. Reggina e Siena fuori rispettivamente dalla B e dalla C. Ora ci sono 48 ore per fare ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport con possibile udienza il 20-21 luglio. E’ invece fissata per il 2 agosto la data dell’eventuale udienza al Tar sui casi. Quanto alle criticità per l’iscrizione la Reggina avrebbe presentato una documentazione carente per quanto riguarda i pagamenti; per il Lecco il problema sarebbe legato allo stadio e alla “perentorietà” del termine dei documenti da presentare entro lo scorso 20 giugno per poter giocare all’Euganeo di Padova. Documenti poi arrivati nelle ore successive. Dei rilievi sono stati inviati anche al Siena per l’iscrizione alla Serie C che avrebbe presentato invece una documentazione incompleta.

La Covisoc e la commissione infrastrutturale aveva mandato dei rilievi a Reggina e Lecco, le cui domande di iscrizione al campionato di Serie B hanno presentato delle criticità. I due club hanno avuto tempo fino al 5 luglio di presentare ricorso, e così è stato. A quel punto ci sono state ulteriori relazioni degli organi tecnici, poi girate al Consiglio Federale. Reggina passata di mano nelle settimane scorse con la cessione del 100% delle quote a Guild Capital, società inglese con sede a Londra costituita da una rete di gestori patrimoniali specializzati nell’investment banking.

Tecnologie ispirate alla natura: Genova ospita “Living Machine”

Tecnologie ispirate alla natura: Genova ospita “Living Machine”Milano, 7 lug. (askanews) – La conferenza internazionale “Living Machines” dedicata alle tecnologie ispirate alla natura torna in Italia e si svolgerà , per la prima volta a Genova, dal 10 al 13 luglio. Organizzata dall’Istituto Italiano di Tecnologia, la conferenza si svolgerà all’Acquario di Genova: sono attesi un centinaio gli esperti provenienti da tutto il mondo per presentare i risultati ottenuti nel campo della scienza e della tecnologia bioispirata.

La conferenza “Living Machines” è l’evento di riferimento per la comunità scientifica internazionale che fonda le proprie ricerche sugli esseri viventi, quali l’essere umano e le altre specie animali – terrestri, marine e aeree -, le piante, i funghi e i batteri, per realizzare le cosiddette “macchine viventi”, ovvero tecnologie capaci di replicarne la struttura e i meccanismi di funzionamento. Organizzatrice scientifica dell’evento è Barbara Mazzolai, associate director per la Robotica e responsabile del Bioinspired Soft Robotics Lab di IIT, affiancata da Fabian Meder, ricercatore del gruppo Bioinspired Soft Robotics Lab e co-ideatore del programma della conferenza. La conferenza prevede due momenti aperti al pubblico: uno spazio espositivo, che si terrà dall’11 al 13 luglio e sarà visitabile dalle 14.00 alle 16.30; e un caffè scientifico, che avrà luogo il 12 luglio alle ore 17. L’evento sarà l’occasione per fare apprezzare agli ospiti internazionali le bellezze e i talenti regionali, con anche la partecipazione degli allievi del Conservatorio di Musica Niccolò Paganini. Inoltre, iniziativa satellite della conferenza sarà la mostra ISPA, Italian Sustainability Photo Award, che aprirà a Palazzo Ducale il 10 luglio, alle ore 18.

“La conferenza fonda le proprie radici nell’unione tra robotica e neuroscienze, prendendo a modello l’uomo e altre specie animali per lo studio dell’intelligenza e dei sistemi di controllo – dice commenta Barbara Mazzolai -cQuest’anno la conferenza vuole porre l’accento sul ruolo della biomimetica nella realizzazione di robot più sostenibili e utili alle sfide legate alla salvaguardia dell’ambiente e alla salute dell’uomo. La discussione verterà sulla realizzazione di robot a minor impatto energetico, realizzati con materiali riciclabili e biodegradabili, e utili in situazioni di emergenza o ambienti estremi, come le profondità marine, il suolo, lo spazio, o i disastri ambientali, ma anche per l’agricoltura di precisione, il monitoraggio ambientale, il monitoraggio delle infrastrutture, la cura dell’uomo e l’assistenza medico-chirurgica”. Il programma della conferenza vedrà gli esperti impegnati in una prima giornata di sessioni parallele di workshop e di tutorial (il 10 luglio), durante la quale saranno affrontati i temi della bioispirazione e delle tecnologie bioibride nei campi della medicina e dell’ambiente marino. A questa prima giornata seguiranno tre giorni di sessioni plenarie, caratterizzate da interventi di scienziati e scienziate di fama internazionale.

Nello specifico: Oussama Khatib, uno dei pionieri della robotica e direttore del Laboratorio di Robotica presso l’Università di Stanford; Marco Dorigo, professore presso l’Université Libre de Bruxelles e uno dei pionieri dell’intelligenza collettiva; Peter Fratzl, direttore presso il Max Planck Institute of Colloids and Interfaces, impegnato nella ricerca contro l’osteoporosi e nella rigenerazione dei tessuti; Eleni Stavrinidou, coordinatrice del gruppo “Piante Elettroniche” presso l’Università di Linköping ed esperta di sistemi bioelettronici e bioibridi; Olga Speck, Ricercatrice Principale presso l’Università di Friburgo, specializzata in materiali biomimetici e nelle capacità rigenerative delle piante; e Kyu-Jin Cho, direttore del Centro di Ricerca per la Robotica Morbida e del Laboratorio di Biorobotica presso l’Università Nazionale di Seoul, uno dei principali esperti mondiali di robotica morbida. Il programma prevede per i soli partecipanti alla conferenza: una visita all’Acquario, guidati dallo staff scientifico della struttura che mostrerà il lavoro e le attenzioni necessarie alla tutela e alla conservazione delle specie marine e i progetti di ricerca in corso; uno spazio espositivo per prototipi e prodotti di gruppi di ricerca e aziende attivi nel campo; una cena a Villa Lo Zerbino, con il contributo in musica da parte degli allievi del Conservatorio Niccolò Paganini.

Aperta al largo pubblico, il 12 luglio dalle ore 17:00 alle ore 18:00, sarà la tavola rotonda dal titolo “Living Machines: The Origin and the Future” moderata dal giornalista scientifico Nicola Nosengo, Chief Editor of Nature Italy. Interverranno Cecilia Laschi National University of Singapore, Vickie Webster-Wood della Carnegie Mellon University, Thomas Speck dell’Università di Friburgo e Paul Verschure della Radboud University Nijmegen. Iniziativa satellite della conferenza sarà la mostra ISPA, Italian Sustainability Photo Award, che aprirà a Palazzo Ducale il 10 luglio alle ore 18. ISPA è il premio fotografico ideato dall’agenzia Parallelozero in collaborazione con il main sponsor PIMCO, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della sostenibilità ambientale, sociale e di governance, sintetizzati dall’acronimo ESG. In mostra a Genova saranno esposti i lavori dei fotografi vincitori e finalisti delle ultime tre edizioni: una selezione di immagini che racconta le storie emblematiche di un’Italia in transizione verso un futuro più sostenibile, un racconto visivo che aiuta a capire meglio il cammino del Paese nella ricerca e nell’innovazione. Tra gli enti che supportano l’evento, oltre all’Istituto Italiano di Tecnologia che è il principale ente organizzatore, sono da menzionare la rete internazionale Convergent Science Network, l’Office of Naval Research, l’Università Radboud di Nimega, e il Cluster di Eccellenza Living, Adaptive and Energy-autonomous Materials Systems di Friburgo. Tutte le notizie e il programma dell’evento sono accessibili al sito https://livingmachinesconference.eu/2023/

Al via la visita ufficiale di Mattarella in Paraguay

Al via la visita ufficiale di Mattarella in ParaguayRoma, 7 lug. (askanews) – Questa mattina, ora locale, inizierà la visita ufficiale del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in Paraguay. Mattarella, dopo aver deposto una corona al Pantheon Nazionale degli Eroi di Asunción, la capitale del Paese sudamericano, incontrerà, al palazzo Presidenziale, il Presidente della Repubblica del Paraguay, Mario Abdo Benítez.

Al termine dei colloqui – fa sapere il Quirinale -, sono previste dichiarazioni alla stampa e una colazione offerta in onore del Capo dello Stato italiano.Il presidente della Repubblica Mattarella visiterà quindi la Scuola italiana di Asunción, accompagnato da una rappresentanza della Società Dante Alighieri. Nel pomeriggio il Capo dello Stato avrà un colloquio con il Presidente eletto della Repubblica del Paraguay, Santiago Peña e, successivamente, incontrerà i Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati al Palazzo Legislativo. Sempre oggi pomeriggio, il Presidente Mattarella visiterà anche il Centro Culturale “El Cabildo” e il Museo del Barro.

Domani, sabato 8 luglio, prima di far rientro a Roma, il Capo dello Stato visiterà, accompagnato dal Presidente della Repubblica del Paraguay, la Diga Idroelettrica di Itaipu a Ciudad del Este.

Rogo Rsa, Bertolè: al lavoro per ricollocazione ricoverati

Rogo Rsa, Bertolè: al lavoro per ricollocazione ricoveratiMilano, 7 lug. (askanews) – Il Comune di Milano è al lavoro per la ricollocazione delle persone coinvolte nell’incendio che si è sviluppato la scorsa notte nella Rsa Casa dei coniugi, in via dei 500 a Milano. Il rogo, limitato a una stanza, ha provocato la morte di sei persone. Il fumo si è diffuso in altre aree della struttura. Circa ottanta le persone ricoverate, di cui circa sessanta in codice verde, una quindicina in codice gialle e due in codice rosso.

“Stiamo lavorando in questo momento per la ricollocazione delle persone – ha affermato l’Assessore al Welfare e salute del Comune di Milano Lamberto Bertolè – perché soprattutto i codici verdi potranno essere ricollocate presto. E quindi stiamo capendo quanti potranno rientrare qui e quante saranno ricollocate in altre strutture cittadine”. Bertolè ha confermato che Procura e Vigili del fuoco stanno esaminando la situazione ma sulle cause al momento “non abbiamo elementi”.

Ecco come verrà gettata in mare l’acqua della centrale di Fukushima

Ecco come verrà gettata in mare l’acqua della centrale di FukushimaRoma, 7 lug. (askanews) – Il rilascio di acque trattate dalla centrale nucleare Fukushima Daiichi, teatro dal 2011 del più grave incidente atomico della storia dopo Chernobyl, inizierà in questa estate, dopo che Tokyo ha ottenuto anche un sostanziale avallo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).

L’operazione, mai effettuata in precedenza in queste dimensioni, sta provocando alzate di scudi da parte di paesi vicini – a partire dalla Cina – o comunque affacciantisi sul Pacifico, ma anche l’opposizione all’interno dalle popolazioni locali delle aree limitrofe alla centrale, che vedono rischi per la salute e per l’economia, incentrata in particolare sull’agricoltura e sulla pesca. Ma, nel dettaglio, come avverrà questa operazione e quali rischi comporta?

L’ACQUA DI FUKUSHIMA L’incidente nucleare di Fukushima è conseguenza del devastante terremoto-tsunami dell’11 marzo 2011, che provocò qualcosa come 20mila vittime concentrate lungo le coste nordorientali del Giappone. Il sistema di raffreddamento della più vecchia centrale nucleare giapponese fu danneggiato e nei nuclei di tre reattori ci fu il meltdown, lo scioglimento del nocciolo.

Va chiarito che l’incidente di Fukushima, a 12 anni dagli eventi, è ancora in corso. Questo perché nei reattori permane il materiale fissile disciolto ad altissima concentrazione di radioattività, inavvicinabile dall’uomo e anche da gran parte dei robot. Questo va continuamente raffreddato e per tale operazione è necessaria molta acqua, che entra a contatto con il materiale radioattivo, contaminandosi a sua volta. Inoltre a questa va aggiunta l’acqua piovana che arriva nella centrale e quella che scorre naturalmente al di sotto da sottoporre a loro volta al trattamento. L’acqua viene stoccata – dopo essere stata trattata – in una selva di silos, che ha sostituito il bosco che circondava precedentemente la centrale. Attualmente ci sono più di 1,3 milioni di metri cubi di acqua trattata e i 1.000 serbatoi sono praticamente pieni: ci si attende che non vi sia più spazio entro la fine del 2024.

COME SI ELIMINA LA RADIOATTIVITA’ L’acqua di raffreddamento esce dai reattori fortemente contaminata. Per “ripulirla” è stato realizzato un sistema denominato ALPS (Advanced Liquid Processing System). Si tratta di un sistema di pompaggio e filtraggio dell’acqua che, attraverso una serie di reazioni chimiche, è in grado di eliminare 62 radionuclidi dall’acqua contaminata. Tuttavia, ALPS non ha la capacità di purificare pienamente l’acqua, perché non rimuove il trizio (idrogeno-3), un isotopo radioattivo dell’idrogeno, che è anche naturalmente prodotto in natura nell’atmosfera quando i raggi cosmici entrano in collisione con le molecole d’aria. Oltre a essere ovviamente un sottoprodotto delle centrali nucleari. Il trizio ha il più basso impatto radiologico tra tutti i radionuclidi presenti in maniera naturale nell’acqua di mare. Ha un’emivita radioattiva – cioè il tempo necessario perché la metà venga smaltita – di poco più di 12 anni. Assorbito con l’acqua nel corpo umano, invece, ha un’emivita che va da sette a 14 giorni. E’ considerato dall’Aiea pericoloso per l’uomo solo a dosi molto elevate e – sempre secondo l’agenzia Onu – diverse centrali in tutto il mondo smaltiscono acqua contenente trizio a bassa quantità nelle loro normali operazioni. Comprese le centrali atomiche della Cina, che si oppone con più veemenza al rilascio delle acque di Fukushima. COME FUNZIONERA’ LO SMALTIMENTO A FUKUSHIMA? Non dobbiamo pensare a un’operazione a breve termine: secondo la Tepco (proprietaria dell’impianto), lo stoccaggio di acqua trattata arriverà a zero soltanto nel 2051 e verranno rilasciati 500 metri cubi di acqua al giorno. L’acqua che verrà gettata in mare sarà sottoposta a misurazioni della radioattività per due mesi, dopo essere stata inviata a un gruppo di serbatoi intermedi da 30mila metri cubi. Da lì verrà trasferita via tubi a un impianto di diluizione situato a un chilometro di distanza. In questa struttura verrà miscelato ad acqua marina, creano una diluizione che, secondo il piano giapponese, dovrebbe provocare un’esposizione al trizio per l’uomo pari a 0,00003-0,00004 millisievert/anno, rispetto ai 2,1 millisievert/anno della radiazione naturale (media giapponese per persona). In seguito, l’acqua verrà trasferita in un tunnel di un chilometro posto sul fondo marino fino a un punto di scarico, che si trova più di 10 metri sotto il livello dell’acqua. All’uscita si troverà un ulteriore punto di controllo dei livelli di trizio. PERCHE’ SERVE LIBERARE LO SPAZIO DAI SERBATOI La Tepco ha urgenza di liberare quanto più spazio possibile, oggi occupato dai silos per l’acqua, perché lì dovrà essere stoccato il materiale proveniente dalla rimozione dei residui del meltdown provenienti dall’interno dei reattori. Sostanzialmente, saranno necessari 81mila metri quadri. E’ questa l’operazione più difficile e del tutto inedita che occuperà i tecnici e gli esperti nei prossimi anni. Questi residui sono presso i reattori 1-2-3 della centrale, quelli andati in fusione con l’incidente, si parla di 880 tonnelate di melma radioattiva. Tokyo vuole iniziare i lavori entro quest’anno fiscale. Questi residui nei reattori presentano livelli di radioattività insostenibile, letale per l’organismo umano anche a esposizioni molto limitate. Per rimuoverli, la Tepco intende utilizzare un braccio robotico. Questa operazione sarà molto lunga e ormai è chiaro che il progetto di chiudere in un trentennio il decommissionamento della centrale è saltato.

Istat: in Italia un giovane su cinque tra i 15 e i 19 anni non studia e non lavora, è un Neet

Istat: in Italia un giovane su cinque tra i 15 e i 19 anni non studia e non lavora, è un NeetRoma, 7 lug. (askanews) – I giovani rappresentano la risorsa chiave per progettare il futuro e per la crescita del Paese. Per questo “è particolarmente preoccupante” la quota prossima al 20 per cento di giovani tra i 15 e i 29 anni che in Italia, nel 2022 non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione. Si tratta dei cosiddetti Neet, dall’acronimo inglese di Not in employment, education or training. Sono quasi 1,7 milioni di ragazzi e ragazze. Il tasso italiano di Neet è di oltre 7 punti percentuali superiore a quello medio europeo (11,7 per cento) e, nell’Ue27, secondo solo alla Romania. A lanciare l’allarme è l’Istat nel rapporto annuale 2023 sulla situazione del Paese.

Il fenomeno interessa in misura maggiore le ragazze (20,5 per cento) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9 per cento), in particolar modo la Sicilia, e gli stranieri, che presentano un tasso (28,8 per cento) superiore a quello degli italiani di quasi 11 punti percentuali; questa distanza raddoppia nel caso delle ragazze straniere, per le quali il tasso sfiora il 38 per cento. Secondo l’Istituto di statistica, “favorirne l’ingresso nel sistema formativo e nel mercato del lavoro potrebbe contribuire a ridurre la dissipazione del capitale umano dei giovani, risorsa sempre più scarsa nel prossimo futuro”.

In Italia l’alta incidenza di Neet si associa a un tasso di disoccupazione giovanile elevato (il 18 per cento, quasi 7 punti superiore a quello medio europeo), con una quota di giovani in cerca di lavoro da almeno 12 mesi tripla (8,8 per cento) rispetto alla media europea (2,8 per cento). Confrontati con la media europea, i giovani italiani tra i 15 e i 29 anni presentano una quota di partecipazione al lavoro (33,8 per cento) più bassa di oltre 15 punti percentuali, e una scarsa diffusione degli studenti-lavoratori, che nel nostro Paese rappresentano il 6 per cento dei giovani di questa classe di età, mentre nella media europea sono il 16,7 per cento. La quota di Neet, in linea con quanto osservato a livello europeo e con le dinamiche del mercato del lavoro, registra una crescita di 7 punti percentuali tra il 2007 e il 2014, seguita da una riduzione – interrotta solo dalla crisi pandemica nel 2020 – che nel 2022 ha finalmente fatto tornare il livello prossimo al minimo del 2007.

Circa un terzo dei Neet (559 mila) è disoccupato, nella metà dei casi da almeno 12 mesi (il 62,5 per cento nel Mezzogiorno, contro il 39,5 per cento nel Nord). Un ulteriore 28,9 per cento (482 mila) è disponibile a lavorare ma non cerca attivamente un’occupazione oppure non è disponibile a lavorare immediatamente (in prevalenza scoraggiati o in attesa dell’esito di passate azioni di ricerca). Infine, quasi il 38 per cento dei Neet (629 mila) non cerca lavoro né è disponibile a lavorare immediatamente. Quest’ultimo gruppo si divide in proporzioni simili tra chi è in attesa di intraprendere un percorso formativo (il 47,5 per cento tra i ragazzi), chi dichiara motivi di cura dei figli o di altri familiari non autosufficienti (il 46,2 per cento tra le ragazze) e chi indica problemi di salute; solo il 3,3 dichiara di non avere interesse o bisogno di lavorare. Oltre i tre quarti dei Neet (76,5 per cento) vivono da figli ancora nella famiglia di origine e solo un terzo (33,7 per cento) ha avuto precedenti esperienze lavorative, valore che varia tra il 6,8 per cento per chi ha meno di 20 anni, il 46,7 per cento per chi ha 25-29 anni.

L’incidenza dei Neet è di circa il 20 per cento tra i giovani diplomati o con al più la licenza media, mentre si ferma al 14 per cento tra i laureati.

Von der Leyen: con il Chips Act l’Ue inventa il futuro

Von der Leyen: con il Chips Act l’Ue inventa il futuroBruxelles, 7 lug. (askanews) – L’Unione europea punta sulla ricerca, l’innovazione e lo sviluppo della capacità di produzione nel campo dei semiconduttori avanzati nel proprio territorio, con una rete di collaborazione transnazionale e con i fondi comunitari del programma di ricerca “Horizon” e del suo nuovo “Chips Act”, il regolamento che getta le basi di una politica industriale dell’Unione nel settore dei semiconduttori, approvato definitivamente nell’aprile scorso, che entrerà in vigore in autunno.

Lo ha sottolineato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, durante un punto stampa con il primo ministro belga, Alexander De Croo, in occasione di una visita alla sede dell’Imec (“Interuniversity Microelectronics Centre”) a Lovanio, la città della più antica e prestigiosa università del Belgio. L’Imec è un centro di ricerca e sviluppo attivo nel campo delle tecnologie digitali e in particolare della nanoelettronica. Von der Leyen ha definito il Belgio come “potenza dell’innovazione nel cuore dell’Europa” e l’Imec “campione dell’innovazione digitale, unico al mondo, nato nel cuore delle Fiandre, in una delle università più antiche d’Europa”.

L’Imec, ha aggiunto, significa “inventare il futuro”, perché “da tempo ha capito come costruire una leadership tecnologica di livello mondiale, attraverso l’innovazione ma anche attraverso la collaborazione”, ed è diventato “un partner indispensabile per l’industria globale dei semiconduttori, sempre alla ricerca della prossima frontiera”. L’Unione europea ha contribuito a quest’impresa, ha ricordato la presidente della Commissione, fornendo nell’ultimo decennio oltre 300 milioni di euro di investimenti dai programmi di riecerca “Horizon”. Ma ora, ha sottolineato von der Leyen, “stiamo sostanzialmente aprendo un nuovo capitolo con il ‘Chips Act’. Vogliamo fare dell’Europa un leader globale nella ricerca, nella progettazione, nel collaudo e nella produzione di semiconduttori”.

“Il Chips Act – ha rilevato la presidente della Commissione – entrerà formalmente in vigore solo questo autunno, ma sta già generando uno slancio straordinario” nella mobilitazione degli investimenti. “Da quando lo abbiamo, nel febbraio dello scorso anno, sono stati annunciati oltre 90 miliardi di euro di investimenti industriali in Europa; ad esempio, 12 miliardi di euro per un impianto di confezionamento e collaudo di semiconduttori in Polonia, 30 miliardi di euro per due fabbriche uniche nel loro genere a Magdeburgo, in Germania. Ma vediamo anche investimenti a Dublino, Catania, Grenoble e Dresda”. Il riferimento a Catania è alla StMicroeletronics, che produrrà wafer di carburo di silicio e che ha ricevuto una sovvenzione diretta di 292,5 milioni di euro dal Pnrr per sostenere un investimento pari a 730 milioni di euro.

Secondo von der Leyen, “il Chips Act sta inviando un messaggio molto potente: fornisce opportunità concrete di finanziamento per costruire capacità lungo l’intera catena del valore. E si basa sui punti di forza europei, come la ricerca e la sperimentazione leader a livello mondiale condotte presso l’Imec”, che è “un’attrazione chiave per gli investitori che hanno bisogno di ricercare e testare le loro innovazioni prima della produzione di massa”. Ma l’Imec costituisce un modello anche per la collaborazione europea, con “una solida rete che si estende in tutta l’Unione e in effetti in tutto il mondo”, e che è in fase di rafforzamento, “dalla Spagna alla Romania, dall’Irlanda alla Finlandia”. Ad esempio, è in corso una collaborazione con partner tedeschi, francesi e finlandesi sui semiconduttori d’avanguardia per l’intelligenza artificiale”. Nel contesto geopolitico, ha sottolineato infine la presidente della Commissione, “i chip sono essenziali per le nostre transizioni verdi e digitali e per le nostre economie. La nostra economia non funzionerebbe senza chip. Quindi dobbiamo ridurre la nostra dipendenza da troppo pochi fornitori dall’Asia orientale. Dobbiamo attivamente ridurre i rischi delle nostre catene di approvvigionamento per i chip: è fondamentale. E dobbiamo promuovere la progettazione, i test e la produzione qui in Europa. Per questo, il Chips Act è il punto di svolta. E i campioni dell’innovazione come Imec – ha concluso von der Leyen – sono una risorsa vitale per la nostra sicurezza economica”.

Addio ad Arnaldo Forlani, il leader della Dc protagonista del “Caf”

Addio ad Arnaldo Forlani, il leader della Dc protagonista del “Caf”Roma, 7 lug. (askanews) – E’ morto a Roma a 97 anni (nato l’8 dicembre 1925) Arnaldo Forlani: uomo simbolo dell’ultima stagione della Democrazia Cristiana di cui è stato a lungo segretario e presidente. E anche presidente del Consiglio, vicepresidente del Consiglio, ministro. Oltre a esserne s Uomo di mediaziioni e lodi interni alla Balena Bianca e fra i partiti di governo, tessitore e capo della corrente dorotea del partito di piazza del Gesù è stato da sempre avversario di ogni alleanza con il Partito Comunista. Ha inventato il “preambolo” come metodo di accordo politico per realizzare maggioranze interne alla Dc e formare governi. Suo anche il copy right delle “convergenze parallele” fra forze politiche E’ stato fra i protagonisti con Bettino Craxi e Giulio Andreotti del “Caf” (Craxi-Andreotti-Forlani): il patto di potere che negli anni ’80 ha governato il Paese con una formula di governo pentapartita (Dc-Psi-Psdi-Pri-Pli) che teneva il Pci all’opposizione, dopo l’avvicinamento Dc-Pci prima del rapimento e dellpassassino di Aldo Moro. Forlani fu travolto in pieno da Tangentopoli che ne segnò la fine politica. Difese fino ad avere la bava alla bocca in Tribunale il suo operato di segretario e quello del suo segretario amministratrivo Severino Citaristi dalle accuse di tangenti di Antonio Di Pietro e del pool Mani pulite. “Coniglio Mannaro” lo aveva definito Pansa: perchè ai modi dimessi, ai toni e gli sguardi bassi, le parole spesso vuote per non rivelare nulla, ha sempre unito una determinazione e un piglio felini traditi da una frequente espressione a denti stretti e digrignati. Nato a Pescara l’8 dicembre 1925, dopo si era nuovamente ritirato per anni dopo le dimissioni da segretario Dc in seguito alle accuse per Tangentopoli, Forlani con i suoi 97 anni suonati risulta essere stato finora il presidente del Consiglio più longevo della storia della Repubblica italiana. Non gli sono sopravissuti nessuno dei suoi fratelli-coltelli di Democrazia Cristiana (Giulio Andreotti, Ciriaco De Mita, Antonio Gava) e di pentapartito (Bettino Craxi, Giovanni Spadolini, Renato Altissimo ) che con lui condivisero il potere poliitco in Italia negli anni ’80.

Forlani nella Dc era cresciuto nel dopo guerra alla scuoladi Amintore Fanfani, di cui era più giovane braccio esecutivo nella corrente delle “Nuove Cronache”. Da lui con clamore abbandonata e di fatto svuotata agli inizi degli anni ottanta, con la confluenza insieme ad Antonio Gava e Vincenzo Scotti nella corrente del “Grande Centro” che divenne fulcro del potere interno alla Dc in equilibrio ma soprattutto in contrapposizione alla sinistra Dc di Zaccagnini De Mita Martinazzoli Bodrato Mancino e del più giovane Mattarella, rimasta tragicamente orfana di Aldo Moro. E’ stato segretario della Dc in due diversi cicli: una prima volta nel quadriennio 1969-1973; una seconda nel triennio 1989-1992. Fra l’una e l’altra è stato presidente del Consiglio nazionale del partito: la delicata carica ricoperta da Aldo Moro quando fu rapito e ucciso dalle Brigate Rosse Nei Governi italiani repubblicani, poi, Forlani ha fatto en plein di tutte le principali cariche: presidente e vicepresidente del Consiglio; ministro degli Esteri, ministro della Difesa, ministro delle Partecipazioni statali. Non è riuscito invece, al pari dei suoi alleati-rivali Bettino Craxi e Giulio Andreotti, a diventare Presidente della Repubblica. Nel tragico 1992 dopo le dimissioni dal Quirinale di Francesco Cossiga, veti incrociati fra lui Andreotti e Craxi esercitati da rispettivi e reciproci franchi tiratori impallinarono tutte e tre le candidature. E paralizzarono l’elezione del successore di Cossiga. Sbloccate solo dalle bombe della tragedia di Capaci che fece eleggere al Quirinale in meno di 24 ore il da poco presidente della Camera ed ex ministro della Camera senza correnti Oscar Luigi Scalfaro, inviso a tutti e tre i contendenti ma proprio per questo unico nome di possibile rapida convergenza a fronte dell’attacco al cuore dello Stato portato dalla mafia a Capaci. Il combinato disposto degli avvisi di garanzia di Tangentopoli e l’elezione fratricida di Scalfaro portarono alla fine prima del Caf e poi del sesto governo Andreotti che ne era stato l’ultimo prodotto dopo i due di Bettino Craxi e quello di Giovanni Spadolini, primi presidenti del Consiglio non dc della storia repubblicana.

Era nato nel 1981 a Milano in un camper (passato appunto alla storia come “patto del camper”) parcheggiato nel piazzale delle ex fabbriche ex Ansaldo dove Craxi riuniva il 45esimo congresso Psi e Forlani e Andreotti erano ospiti. Formalmente serviva a sancire la “pari dignità” nel pentapartito fra Dc e partiti laici nelle alleanze di governo isnieme, Politicamente segnava la fine della premiership nel Paese e della leadership nella Dc di Ciriaco De Mita e del centrosinistra. Lo stesso Ciriaco De Mita con il quale, invece, una decina di ani prima (1969) Forlani in nome del ricambio generazionale interno alla Dc aveva realizzato il “patto di san Ginesio” dando vita al primo storico “preambolo”: per fissare nero su bianco i punti di intesa fra posizioni poliiche storicamente diverse se non alternative. La più pura essenza politica dc, insomma, che Arnaldo Forlani ha incarnato come pochi altri. “Apprendo con commozione la notizia della scomparsa di Arnaldo Forlani, e desidero esprimere ai figli e ai familiari i sentimenti della mia solidarietà e vicinanza”. È quanto ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una dichiarazione diffusa dopo la morte dell’ex leader della Dc.

“Forlani – ha dichiarato Mattarella – è stata una personalità di spicco della Repubblica per una lunga stagione, e la sua azione nel governo e nel partito di maggioranza relativa ha contribuito all’indirizzo del Paese, alla sua crescita democratica, allo sviluppo economico e al consolidamento del ruolo italiano in Europa, nell’Alleanza Atlantica, nel consesso internazionale. Lascia un segno di grande rilievo nella storia repubblicana”. Forlani “è stato presidente del Consiglio in una fase di profondi cambiamenti, ha ricoperto diversi e rilevanti incarichi ministeriali, è stato eletto in Parlamento per oltre 35 anni e ha concluso l’attività parlamentare al Parlamento europeo”, ha ricordato il presidente Mattarella. “La formazione cattolico democratica lo ha spinto fin da giovanissimo all’impegno politico, prima nella sua Pesaro, poi assumendo funzioni sempre più rilevanti nella Democrazia Cristiana di cui è stato protagonista e leader in passaggi cruciali, non solo per il suo partito ma per l’intro Paese. La fermezza delle posizioni si univa in lui con stile di cortesia e con atteggiamento rispettoso con gli interlocutori anche di posizioni contrapposte, atteggiamenti che assumevano essi stessi un valore politico e democratico.”

Vino, Primavera Prosecco Superiore: torna la Notte bianca del gusto

Vino, Primavera Prosecco Superiore: torna la Notte bianca del gustoMilano, 7 lug. (askanews) – Venerdì 7 luglio Conegliano (Treviso) ospiterà la “Notte bianca del gusto”, celebrazione conclusiva della 18esima edizione della “Primavera del Prosecco Superiore”. A partire dalle 19 la centralissima piazza Cima sarà la cornice di una serata che parlerà di vini, tipicità e cultura del territorio.

Aprirà il programma il Gran Gala della Primavera del Prosecco Superiore (solo su invito) con le premiazioni della nona edizione del Concorso enologico Fascetta d’oro, primo ed unico concorso nazionale dedicato al Conegliano Valdobbiadene e alle sue eccellenze vitivinicole, istituito dal Comitato provinciale Unpli Treviso, d’intesa con Assoenologi. In gara per conquistare la Gran Fascetta d’Oro, ci saranno oltre 200 delle migliori etichette presentate in degustazione nelle 17 Mostre del vino della Primavera del Prosecco Superiore. Per la prima volta, inoltre, verrà assegnato il Premio Unesco Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, in collaborazione con l’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, al Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, menzione “Rive”, che ha ottenuto il punteggio più elevato.

Momento clou della serata saranno i festeggiamenti per il quarto anniversario della nomina delle Colline di Conegliano e Valdobbiadene a Patrimonio dell’Umanità Unesco che daranno ufficialmente il via alla Notte Bianca del Gusto (aperta a tutti), un vero e proprio viaggio culinario tra i sapori locali: i vini vincitori con i formaggi di Latteria Soligo, lo spiedo preparato dal Gruppo Alpini di Ogliano, il Risotto al Prosecco di Osteria Cima, il gelato al Prosecco (con variazione analcolica per i più piccoli) di Longarone Fiere Dolomiti in collaborazione con Contaminazioni Stellate.