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Autore: Redazione StudioNews

Trump: rischia fino a 20 anni di carcere per 37 capi d’accusa

Trump: rischia fino a 20 anni di carcere per 37 capi d’accusaRoma, 9 giu. (askanews) – In base all’atto d’accusa, svelato dalle autorità americane, l’ex presidente americano Donald Trump rischia fino a 20 anni di carcere e su di lui pendono 37 capi d’accusa. L’atto di accusa della Procura federale nota poi come Trump avesse accesso “a tutti i documenti riservati più sensibili e a informazioni sulla sicurezza nazionale”.

Nel testo dell’atto d’accusa i pubblici ministeri notano che in qualità di presidente degli Stati Uniti, Trump ha avuto accesso ai “documenti classificati più sensibili e alle informazioni sulla sicurezza nazionale”, comprese le informazioni dell’intelligence e del Dipartimento della Difesa. L’ex presidente e il suo aiutante Walt Nauta dovranno rispondere anche dell’accusa di cospirazione per ostacolare la giustizia, secondo l’atto d’accusa federale: “Lo scopo della cospirazione era che Trump conservasse i documenti riservati che aveva portato con sé dalla Casa Bianca e li nascondesse e celasse a un gran giurì federale”, si legge nell’atto di accusa.

Tra le altre accuse 31 riguardano tra l’altro la conservazione intenzionale di informazioni sulla difesa nazionale, l’occultamento di un documento relativo a un’indagine federale e anche false dichiarazioni. Trump è accusato anche di aver mostrato ad altre persone i documenti riservati in due occasioni: una delle occasioni citata è una riunione del 2021 a Bedminster, nel New Jersey, quando Trump “ha mostrato e descritto un ‘piano di attacco’ che Trump ha detto essere stato preparato dal Dipartimento della Difesa”.

La seconda occasione risale all’agosto o al settembre del 2021 quando l’ex presidente ha mostrato dei documenti a Bedminster a un rappresentante del suo comitato di azione politica: si trattava di una mappa classificata relativa a un’operazione militare. Nel corso del suo mandato Trump ha accumulato materiale fra cui “centinaia di documenti riservati” che venivano custoditi in degli scatoloni di cartone tenute alla Casa Bianca; tra le informazioni secretate si trovavano anche “informazioni riguardanti la difesa e la capacità bellica degli Stati Uniti e di altri Paesi stranieri” nonché “programmi nucleari degli Stati Uniti, documenti sulle vulnerabilità americane e dei loro alleati ad attacchi militari” e “piani per delle possibili rappresaglie”.

Una volta terminato il mandato Trump ha poi portato con sé decine di scatoloni nella sua residenza di Mar-a-Lago, molti dei quali “contenenti documenti riservati che non era autorizzato a trattenere o possedere”. Il materiale in questione veniva tenuto in diversi locali – fra cui un salotto, una stanza da letto e una doccia – in una sede, quella appunto di Mar-a-Lago, che non era stata autorizzata per la custodia di documenti riservati. Quanto al collaboratore di Trump incriminato dalla Procura, Walt Nauta, nel dicembre del 2021 avrebbe trovato dei documenti riservati sparsi sul pavimento di un magazzino di Mar-a-Lago dove si trovavano alcuni degli scatoloni. Nauta avrebbe fotografato i documenti e inviato le immagini ad un altro collaboratore di Trump, spiegando: “Ho aperto la porta e mi sono trovato davanti questo”; almeno una delle foto riportava delle informazioni riservate.

Turismo, sul lago di Como tornano i cinesi e sul Garda i croati

Turismo, sul lago di Como tornano i cinesi e sul Garda i croatiMilano, 9 giu. (askanews) – Il lago di Como si conferma meta privilegiata di americani, australiani, inglesi e asiatici, tra cui spiccano i coreani, con la novità che quest’anno, dopo il Covid, tornano i cinesi. Sono invece tedeschi, austriaci e svizzeri i principali amanti del lago di Garda, dove si rivedono i turisti dei Balcani (Croazia). Lo ha evidenziato in una nota l’assessorato al Turismo, Moda, Design, Marketing territoriale e Grandi eventi della Regione Lombardia, guidato da Barbara Mazzali, che indicano già oggi alti tassi di occupazione delle strutture lombarde per giugno, luglio e agosto con il lago di Como a quota 83% e il Garda al 81%.

Prospettive ottime anche per il Lago di Iseo, di cui si attendono dati in elaborazione, ma gli enti turistici locali prospettano un superamento delle presenze dello scorso anno (800.000) e oltre quelle del 2017, anno già da primato, spinto dall’installazione del ‘Ponte galleggiante sulle acque’ (Floating Piers) dell’artista Christo. Tra i laghi pedala anche il Ceresio, sia in termini economici che ambientali, grazie alle piste cicloturistiche sempre più cercate: qui si registra un incremento del 40% tra il 2021 sul 2020, e le proiezioni del 2022 sul 2023 sono quasi al raddoppio. Corre anche Milano, dove, nei primi 5 mesi del 2023, si è raggiunta un’occupazione media sopra il 77%, in crescita rispetto all’anno scorso (70%). Le previsioni di occupazione per giugno si posizionano già oltre quelle del 2022. Motore si confermano le week come quella del Design dello scorso aprile e, all’orizzonte, la settimana della Moda Uomo, prevista per il 16-20 di giugno, che ha contribuito certamente a raggiungere l’83% delle prenotazioni negli alberghi. La domanda è particolarmente forte per gli hotel del centro città e nella zona del fashion di via Tortona e dintorni, con richiesta soprattutto di strutture di categoria superiore (4 e 5 stelle). Per luglio ed agosto le attuali prenotazioni nel capoluogo lombardo sono leggermente più basse rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Uno dei motivi è che le prenotazioni stanno arrivando sempre più all’ultimo momento.

“Sono molto soddisfatta nel leggere questi dati e mi viene da pensare che all’estero sono tutti innamorati pazzi dei laghi lombardi e come titolare del turismo regionale non posso che essere contenta di questo amore che cresce. Tutti pazzi anche per la moda a Milano, dove le sfilate continuano a essere volano indiscusso. Andando avanti questi tassi tenderanno alla piena saturazione” ha commentato Mazzali. “Sul Lago di Como – ha aggiunto – ci sono già date, a luglio ed agosto, dove molte strutture non hanno più camere disponibili. Nel 2023 supereremo ogni record, andremo oltre i risultati del 2019”.

Vino, il neozelandese John Barker eletto nuovo Dg dell’Oiv

Vino, il neozelandese John Barker eletto nuovo Dg dell’OivMilano, 9 giu. (askanews) – Il 54enne neozelandese John Barker è stato eletto oggi Direttore generale dell’Organizzazione internazionale della vite e del vino (Oiv). Alla 21esima assemblea generale che si è chiusa oggi a Jerez de la Frontera (Spagna), Barker ha ottenuto i voti di 46 dei 47 Stati membri aventi diritto. Il nuovo Dg inizierà il suo mandato nel gennaio 2024, “Anno internazionale della vite e del vino” nel quale l’organizzazione celebrerà il suo centenario.

Barker si è laureato in “Legge e Arti” all’Università di Auckland, ateneo dove ha poi conseguito un dottorato con una tei dal titolo: “Different worlds: law and the changing geographies of wine in France and New Zealand”, in collaborazione con il Dipartimento Inra-Enesad dell’ Université de Bourgogne di Digione, città francese da dove guiderà l’Organizzazione per i prossimi cinque anni. Il 54enne ha iniziato a lavorare con l’Oiv nel 2005 come esperto per la Nuova Zelanda, arrivando poi a presiedere la Commissione Diritto ed economia (2009-12), per poi assumere il ruolo di vicepresidente (2012-2014). Dopo essersi candidato alla carica di Dg nel 2018, ha continuato il suo lavoro come esperto dell’OIV e come “giurista del vino”, mantenendo anche la carica di direttore generale advocacy per la “New Zealand Winegrowers” (2004-2014). Negli anni ha fornito consulenze a clienti di molti Paesi, tra cui Australia, Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Georgia, Moldavia, Canada, Singapore, Giappone e, naturalmente, Nuova Zelanda.

Unione italiana vini: su Ocm vino e dealcolati stallo preoccupante

Unione italiana vini: su Ocm vino e dealcolati stallo preoccupanteMilano, 9 giu. (askanews) – E’ lo stallo su due aspetti strategici come l’Ocm vino e le bevande dealcolate a preoccupare maggiormente Unione italiana vini (Uiv), il cui consiglio nazionale si è riunito oggi all’Azienda Bellavista a Erbusco (Brescia). Una stasi che risulta “ancor più pesante nel contesto di brusco rallentamento dei mercati internazionali registrato in questi primi mesi dell’anno”.

In una nota, Uiv ricorda che dopo le recenti richieste di “aggiustamento” da parte del ministero dell’Economia, si allungano infatti i tempi di approvazione della misura relativa alla promozione 2022-2023 del vino italiano nei Paesi terzi. “Ora l’ok alla misura è ulteriormente rinviato al 21 giugno, con il competitor francese ha già emanato il bando da quasi due mesi e ora ha tutto il tempo per organizzare al meglio i programmi il cui avvio è previsto il prossimo 16 ottobre” evidenzia la confederazione, rilevando che “contestualmente, il permanere della situazione di impasse sul fronte della produzione e commercializzazione dei prodotti dealcolati, che in Italia restano ancora inibite nonostante il via libera da parte dell’Unione Europea, e le reiterate sollecitazioni dell’associazione imprese italiane del vino presso il ministero dell’Agricoltura per risolvere uno stallo che di fatto genera un evidente svantaggio competitivo”. “Le istituzioni ci stimolano a una ulteriore crescita con l’obiettivo di superare il competitor francese nella leadership mondiale del mercato del vino: un obiettivo giusto, che le imprese italiane del vino sono consapevoli di poter raggiungere, a patto però che ognuno faccia la propria parte” ha dichiarato il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi, aggiungendo che “lo svantaggio competitivo generato dai ritardi delle Amministrazioni nelle scelte, non aiuta lo sviluppo del mercato, tra l’altro in un periodo di forte incertezza con un livello di giacenze ben oltre la soglia di sicurezza In diverse aree strategiche del Paese”.

L’analisi del mercato emersa in Consiglio, a cui hanno partecipato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso (in collegamento), e il presidente dell’Ice, Matteo Zoppas, acuisce l’apprensione degli imprenditori. Secondo l’Osservatorio Uiv, ad aprile il livello delle giacenze ha superato il +5% rispetto al pari periodo dello scorso anno, nonostante una campagna vendemmiale 2022 chiusa con volumi in contrazione dell’1%. In forte crescita gli stock delle Dop (+9%). Una situazione che comincia a riverberarsi sui prezzi dello sfuso, in discesa soprattutto al Sud, con la Germania che sta acquistando in regime di low cost. Anche le vendite all’estero evidenziate nell’anteprima export primo trimestre presso le principali piazze extraUe, registrano la fatica di mercati importanti, in particolare in Uk, Canada, Giappone, Cina e Corea del Sud. In forte rallentamento, per la prima volta dopo anni di crescita, anche gli spumanti.

Migranti, Piantedosi: “abbiamo il sostegno dell’Europa”

Migranti, Piantedosi: “abbiamo il sostegno dell’Europa”Catania, 9 giu. (askanews) – “Ieri abbiamo fatto un esercizio di mediazione su un testo normativo su cui si attendeva l’avvio all’approvazione da sette anni. Ovviamente si è tenuto conto delle visioni e delle posizioni di tutti. I migranti della rotta del Mediterraneo centrale arrivano in Italia”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, oggi a Catania rispondendo ad una domanda sui pacchetti del nuovo Patto sui migranti raggiunto ieri.

“Crediamo di avere posto le basi – ha aggiunto Piantedosi – per creare procedure e infrastrutture per fare in modo che se ne gestisca in maniera più dignitosa, umana e celere l’evoluzione successiva: chi ha diritto alla protezione internazionale e chi deve essere riammesso al paese d’origine. Ci conforta il fatto che abbiamo ottenuto un forte sostegno, per il supporto infrastrutturale e finanziario, da parte dell’Europa e una clausola di revisione del patto di due anno sul punto specifico. E questo ci permetterà di vedere in questo arco di tempo se avevamo visto giusto e ne valeva la pena investire o se, viceversa, bisogna cambiare rotta”.

Milano, tornano le aperture serali per scoprire il museo del Duomo

Milano, tornano le aperture serali per scoprire il museo del DuomoMilano, 9 giu. (askanews) – Tre appuntamenti estivi dedicati alle bellezze del museo del Duomo di Milano: tre momenti per ascoltare dalla voce di restauratori e storici dell’arte approfondimenti e curiosità riguardanti una selezione di opere della collezione, con la possibilità di gustare un aperitivo e visitare il museo in orario di apertura straordinaria. Tornano anche quest’anno le aperture in orario serale del museo del Duomo (piazza del Duomo, 12) in occasione dell’estate: il 20 giugno, il 4 e il 18 luglio, a partire dalle ore 18.30.

Ogni serata si aprirà con un focus alla scoperta di preziosi manufatti di epoche e materiali differenti, in dialogo con i restauratori e gli storici dell’arte che ne custodiscono la preziosità e la storia; a seguire la possibilità di un aperitivo nel cortile del Museo, all’ombra della copia della Madonnina e del campanile della Chiesa di San Gottardo in Corte. Al di là di questi momenti dedicati, i partecipanti potranno visitare liberamente il percorso museale, ammirando le altre opere in esposizione. Martedì 20 giugno, nella sala che ospita il Tesoro del Duomo di Milano, il restauratore Franco Blumer ed Elisa Mantia propongono un approfondimento sui manufatti di assoluta rarità e bellezza, opere eburnee e di alta oreficeria risalenti al V – XIII secolo. Martedì 4 luglio, invece, tra le sale del museo ci sarà una serata dedicata agli arazzi. La restauratrice Ilaria Mensi ed Elisa Mantia racconteranno come sono stati eseguiti i filati in esposizione, il loro passato e gli avvenimenti principali che ne hanno determinato l’inserimento all’interno del patrimonio dei tessili del Duomo, rendendoli oggi esemplari ampiamente valorizzati nel percorso museale. Infine martedì 18 luglio il restauratore Luca Quartana guiderà alla scoperta del “modellone ligneo del Duomo” (1519-1891), raccontando insieme ad Elisa Mantia come è arrivato fino a noi, ma soprattutto cosa ha rappresentato ai fini progettuali per gli architetti che nei secoli si sono susseguiti in capo alla progettazione del Duomo.

Patto su Immigrazione e Asilo, martedì comincia il negoziato Ue

Patto su Immigrazione e Asilo, martedì comincia il negoziato UeLussemburgo, 9 giu. (askanews) – Martedì prossimo, 13 giugno, comincerà il negoziato a tre (‘trilogo’) fra i relatori del Parlamento europeo, la presidenza di turno del Consiglio Ue e la Commissione europea sul Patto sull’Immigrazione e l’Asilo, dopo che i ministri dell’Interno dei Ventisette hanno approvato a maggioranza qualificata, ieri a Lussemburgo, la loro posizione (‘approccio generale’) su un testo di compromesso che riguarda i due regolamenti sulle procedure d’asilo (Apr) e sulla gestione dell’asilo e dell’immigrazione (Ammr).

Il compromesso, adottato con il voto contrario di Polonia e Ungheria e con l’astensione di quattro paesi (Malta, Bulgaria, Slovacchia e Lituania), è molto diverso sia dalla proposta iniziale della Commissione, dell’ormai lontano 23 settembre 2020, che dalla posizione del Parlamento europeo votata in plenaria il 20 aprile scorso (413 voti favorevoli, 142 contrari e 20 astensioni). E questo fa pensare che il negoziato sarà lungo e difficile. Un obiettivo condiviso dalle tre istituzioni è quello di arrivare a un accordo sul testo finale e definitivo entro la fine dell’attuale legislatura del Parlamento europeo (come ha detto ieri il ministro spagnolo dell’Interno, Fernando Grande-Marlaska Gómez, che assumerà la presidenza del Consiglio Ue in quest’area dal primo luglio), il che vuol dire entro meno di un anno. Una portavoce della Commissione, Dana Spinant, ha ricordato oggi che c’è una ‘roadmap’ legislativa concordata che fissa il mese di febbraio 2024 come scadenza per l’approvazione definitiva del Patto.

Il testo approvato ieri dal Consiglio introduce una serie di novità molto rilevanti, e sebbene appaia anche estremamente complesso da attuare, costituisce senza dubbio una svolta storica nella gestione della politica migratoria, come hanno sottolineato la presidente di turno svedese del Consiglio, Maria Malmer Stenergard (a cui va gran parte del merito del successo della mediazione) e la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, secondo la quale ora ‘è tornata la fiducia’ tra gli Stati membri in quest’area, dopo anni di contrapposizioni e negoziati inconcludenti, bloccati o falliti. L’accordo di ieri è anche una rilevante vittoria per l’Italia, che è riuscita, con il ministro Matteo Piatedosi, a far accettare una lunga serie di modifiche nel compromesso finale, rispetto al testo che era stato presentato dalla presidenza svedese all’inizio del Consiglio.

Piantedosi, alla fine della riunione, si è detto ‘molto soddisfatto’ perché, rispetto ai punti da cui si era partiti, ‘l’Italia ha visto riconoscere dei principi a cui da tempo lavorava, e prima di tutto quello appunto della concreta solidarietà dell’Unione europea sul tema dei migranti, ovviamente attuabile secondo quella che era una mediazione possibile’. Ma, soprattutto, è stata accettata la linea sostenuta dall’Italia rispetto alla possibilità di rimandare i migranti irregolari (in particolare i cosiddetti ‘migranti economici’) nei paesi di transito extra Ue, a condizione che siano ‘paesi sicuri’ dal punto di vista del rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale (come la Tunisia), finanziando generosamente questi paesi con accordi di cooperazione con l’Unione, affinché blocchino i flussi in uscita, trattengano i migranti nei campi, e gestiscano anche, eventualmente, i loro rimpatri.

II modello è quello seguito dalla Germania con la Turchia nel 2016, quando Berlino riuscì in questo modo, con l’avvallo dell’Ue, ad arginare la marea di profughi siriani in fuga dalla guerra civile nel loro paese. Un modello che l’Italia potrà ora riprodurre con la Tunisia (così come la Spagna potrebbe farlo con il Marocco). Di questo si parlerà sicuramente nella visita a Tunisi di domenica della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, insieme alla premier Giorgia Meloni e al primo ministro olandese Mark Rutte. Con il testo approvato dal Consiglio viene istituito innanzitutto un meccanismo di ‘solidarietà obbligatoria’, per cui gli Stati membri dovranno scegliere se accettare di ricollocare sul loro territorio di una quota di richiedenti asilo (diversa per ogni paese a seconda del suo Pil e della sua popolazione) arrivati nei paesi di primo ingresso, o se invece fornire un contributo finanziario pari a 20.000 euro per ogni migrante previsto nella propria quota e non ricollocato. Su questo punto l’Italia ha chiesto e ottenuto che il contributo di solidarietà non vada ai paesi di primo ingresso, ma confluisca in un Fondo comune Ue, che deve ancora essere istituto e che sarà gestito dalla Commissione europea. Questo fondo, secondo quanto ha riferito Piantedosi dovrà essere impiegato nella ‘dimensione esterna’ della gestione del fenomeno migratorio, ossia proprio per gli accordi con i paesi di origine e di transito dei migranti e per il finanziamento delle loro infrastrutture. ‘Abbiamo rifiutato ogni possibile compensazione in denaro, perché non ritenevamo che la dignità del nostro paese potesse mettere in campo soluzioni di questo tipo. Abbiamo voluto che quegli impegni in denaro che dovessero assumere i paesi che non accedono a dei meccansimi di solidarietà diretta (cioè che non vorranno fare i ricollocamenti, ndr) debbano confluire in un istituendo fondo per attuare quello che l’Italia ha voluto e finalmente si realizza: progetti concreti di realizzazione della cosiddetta dimensione esterna, e quindi accordi con i Paesi terzi’, ha spiegato ieri Piantedosi. ‘L’Italia non chiedeva soldi per sé, non accettava compensi per diventare il luogo di trattenimento degli immigrati; questo anche per una questione di dignità della nostra storia. Non volevamo che si facesse della nostra posizione geografica un destino naturale da questo punto di vista’, ha aggiunto il ministro. I compensi finanziari per diventare luogo di intrattenimento degl immigrati andranno invece, ora, alla Tunisia e agli altri ‘paesi terzi sicuri’, da cui transitano i migranti, se accetteranno di entrare in questo tipo di accordi con l’Ue. Il secondo punto più importante dell’accordo è quello, su cui hanno premuto soprattutto i paesi del Nord Europa, della stretta alle misure di registrazione e controllo alle frontiere esterne. I paesi di primo ingresso dovranno registrare entro 24 ore i migranti irregolari in arrivo, e avranno poi 12 settimane per espedire le procedure di concessione dell’asilo, e altre 12 settimane per attuare i rimpatri dei migranti la cui domanda d’asilo non avrà avuto esito positivo. Queste procedure molto più rapide ed efficaci alle frontiere esterne, che richiederanno più mezzi, infrastrutture, personale e finanziamenti a carico dei paesi di primo ingresso (ma con un cospicuo contributo dell’Ue, è stato assicurato), dovrebbero garantire la fine del fenomeno dei cosiddetti ‘movimenti secondari’, ovvero i viaggi all’interno dell’Ue dei migranti non registrati in modo appropriato al loro arrivo, che poi si ritrovano a chiedere l’asilo in altri Stati membri. Il testo del Consiglio chiede che almeno 30.000 migranti in arrivo in arrivo nell’Ue passino attraverso questa procedura alle frontiere accelerata, e questo due volte il primo anno (60.000), tre il secondo (90.000) e quattro il terzo anno (120.000). I numeri sono legati ai posti disponibili nei centri di raccolta dei migranti irregolari in prossimità delle frontiere, che si svuoteranno ogni volta che le richieste di asilo sono accettate o si concludono con le decisioni di rimpatrio, per poi riempirsi nuovamente con i nuovi arrivati. La soglia dei 30 migranti per tutta l’Ue è suddivisa in quote per paese proporzionali al Pil e alla popolazione, e su questa base sono decise anche le quote di migranti che ogni Stato membro dovrebbe accogliere con i ricollocamenti. Questo nuovo meccanismo più stringente alle frontiere esterne (che dovrà comunque riguardare obbligatoriamente tutti i migranti con nazionalità di paesi che hanno meno del 20% del tasso di accoglienza delle domande di asilo) potrà essere sospeso quando la soglia dei 30.000 migranti sarà raggiunta. I paesi di primo ingresso resteranno responsabili dei richiedenti asilo secondo il regolamento di Dublino per due anni, ma per un solo anno per i migranti sbarcati dopo essere stati soccorsi in mare (una richiesta dell’Italia), e per 15 mesi per i ‘migranti economici’, ovvero quelli a cui è stato negato l’asilo. Da notare, infine, che il testo approvato dal Parlamento europeo non contempla la possibilità di rinviare i migranti economici nei paesi di transito ‘sicuri’ e prevede che, per alleggerire la pressione sui paesi di primo arrivo, i ricollocamenti dei migranti a carico degli altri Stati membri siano obbligatori quando si verifichi uno ‘stato’ di crisi (che starebbe alla Commissione europea dichiarare). Questi punti appaiono fin da ora come i più difficili da risolvere nel ‘trilogo’ che comincia ora tra le istituzioni europee.

Cybersecurity, Corazza a “Digitale Italia”: mancano 200mila professionalità

Cybersecurity, Corazza a “Digitale Italia”: mancano 200mila professionalitàRoma, 9 giu. (askanews) – “Quasi 500mila professionalità in Europa, circa 200mila in Italia, esperti nel settore della cybersicurezza di cui il mercato avrebbe bisogno, ma che ad oggi non ci sono. La mancanza di competenze digitali rischia di limitare lo sviluppo socioeconomico dei Paesi membri”. Così il direttore dell’Ufficio del Parlamento Europeo in Italia, Carlo Corazza, intervendo all’interno del format web “Digitale Italia”, promosso dalla Fondazione Aidr e dedicato alle competenze digitali.

“L’Anno europeo delle competenze – ha aggiunto – rappresenta un’occasione importantissima, sono molteplici le iniziative avviate per colmare il digital mismacth, partendo dalla formazione degli studenti”. Il format “Digitale Italia” (www.aidr.it) ha visto la partecipazione, in collegamento streaming, degli studenti dell’Istituto S. Pertini di Alatri, in provincia di Frosinone, scolaresca da anni impegnata nell’integrazione delle tecnologie digitali all’interno dell’offerta didattica. “Attraverso l’utilizzo del metaverso ed in collaborazione con Parlamento e Commissione europea – ha dichiarato Roberto Vescio, ingegnere e account manager Aidr – da febbraio scorso stiamo realizzando il programma dell’Anno europeo delle competenze per avvicinare l’Unione europea ai cittadini e far scoprire la democrazia europea in particolare a chi vota per la prima volta. Per raggiungere un numero importante di cittadini abbiamo promosso un avviso pubblico per provare a fare sistema tra soggetti pubblici e privati”.

“Le competenze digitali sono fondamentali per il mondo del lavoro. La nostra azienda – ha sottolineato Roberto De Persio di Reply S.p.A. partner tecnologico della Fondazione Aidr – è in contatto non solo con le università, ma con gli istituti superiori per intercettare le eccellenze, contribuendo al percorso formativo dei ragazzi e supportando le start up. All’interno del programma dell’anno europeo delle competenze, promosso dalla Fondazione Aidr in collaborazione con Parlamento e Commissione Europea, stiamo accompagnando tantissimi studenti in un percorso immersivo nel Metaverso, offrendo la possibilità di effettuare un tour virtuale nella sede del Parlmanento europeo”.

Piazza Affari chiude settimana in calo su dati macro, affonda Mps

Piazza Affari chiude settimana in calo su dati macro, affonda MpsRoma, 9 giu. (askanews) – Chiusura di settimana negativa per Piazza Affari sotto pressione per i dati macro con la produzione industriale di aprile scesa del 7,2% su base annua. L’Ftse Mib nel finale ha ceduto lo 0,41%, a 27.162 punti. In calo lo spread Btp-Bund che si porta a 173 punti base.

In calo anche le altre piazze europee: Francoforte cede lo 0,25%, mentre Parigi perde lo 0,12%. Giù anche Londra, con il footsie indietro dello 0,50%. Sul listino, pioggi di vendite per il titolo Mps che ha ceduto il 10,8% dopo che anche Bper ha smentito il suo interesse per la banca senese. In calo anche Bper che ha ceduto l’1,96% e Saipem, in calo dell’1,98%.

Sul fronte opposto, bene Erg che ha guadagnato l’1,83% e Leonardo in rialzo dell’1,28% sulla scia di nuovi contratti firmati.

Schlein riannoda i fili in segreteria: ok a un Pd plurale ma no cacofonia

Schlein riannoda i fili in segreteria: ok a un Pd plurale ma no cacofoniaRoma, 9 giu. (askanews) – Riannodare i fili del partito, dando spazio alla “pluralità” delle posizioni purché non divengano “cacofoniche”. Questa la linea emersa alla segreteria del Pd, questa mattina, convocata da Elly Schlein in vista della direzione di lunedì. Durante la riunione la segretaria ha lanciato la proposta di una “mobilitazione” che dovrà “coinvolgere i territori”, i cui dettagli verranno definiti in direzione, e che si focalizzerà sui “grandi temi sociali: dal lavoro alla scuola, dall’ambiente alla Sanità, al Pnrr”.

Fonti del Nazareno hanno descritto il clima in segreteria come “non solo unitario ma anche unito e propositivo” perché l’obiettivo è quello di “rilanciare l’azione politica” dei Dem concentrandosi sulle cose da fare e costruendo così l’alternativa al governo di destra di Giorgia Meloni. Una riunione “intensa”, durata circa quattro ore e mezza, dove sono stati squadernati tutti i punti all’ordine del giorno dell’agenda politica e seppur “consapevoli delle difficoltà” e “con qualche sottolineatura”, assicura un partecipante all’incontro, “nessun dissenso” e anzi “sintonia e voglia di fare”.

Già alla lettura dei giornali, in un’intervista, l’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando osservava che “le primarie hanno assegnato alla segretaria un compito difficile che non si esaurisce in tre mesi” e che “ricostruire un partito su basi nuove è un lavoro che richiede una fatica particolare e pretendere che le contraddizioni accumulate nel Pd in 15 anni si risolvano in tre mesi è assurdo. Se fallisse questa aspettativa di cambiamento, sarebbe un problema anche per chi non ha appoggiato Schlein”. Due giorni fa, la minoranza, in una riunione con Stefano Bonaccini, aveva preso atto della necessità di astenersi dal far prevalere i malumori, con Bonaccini esplicito che dichiarava alle Tv: “lo sport preferito del Pd di criticare il nuovo arrivato andrebbe messo da parte”, aggiungendo però: “certamente è bene evitare una deriva minoritaria che ci metterebbe in un angolo”.

Tra le spine in casa Dem nelle ultime settimane, agli occhi dei riformisti, l’atteggiamento verso la minoranza, additata come responsabile del sì a Bruxelles sull’uso delle risorse del Pnrr per l’approvvigionamento di munizioni per l’Ucraina o la recente sostituzione come vicecapogruppo a Montecitorio di Piero De Luca con il leader di Demos Paolo Ciani, pacifista convinto, non iscritto al partito ma eletto nella lista Pd-Idp. Tema quest’ultimo su cui è tornato oggi Orlando: “se qualcuno ha pensato che nominando Ciani vicecapogruppo, lui si sarebbe trasformato in Stoltenberg, sbagliava” e poiché il Pd è “un partito dove ci sono posizioni diverse e una tradizione pacifista”, “fatto salvo che la linea deve essere chiara, queste posizioni non possono essere gestite con scomuniche”.