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Autore: Redazione StudioNews

E’ guerra di cifre sull’adesione allo sciopero del personale Trenitalia

E’ guerra di cifre sull’adesione allo sciopero del personale TrenitaliaRoma, 14 apr. (askanews) – E’ guerra di cifre sullo sciopero di 8 ore che oggi ha coinvolto il personale di Trenitalia. Sciopero proclamato da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovie e Fast Confsal, per le condizioni di lavoro dei ferrovieri e dei lavotarori delle ditte appaltatrici di pulizia, nonché per le aggressioni contro il personale di bordo dei treni e delle stazioni.

Il gruppo Fs in una nota parla di disagi contenuti. “Rispetto al numero di corse che durante le 8 ore di sciopero sarebbero dovute circolare – ha spiegato la società -, quelle cancellate sono state il 40,37% nella Lunga Percorrenza (AV, Frecce e Intercity), e una media del 65,16 nei Regionali. Hanno circolato in sostanza tre treni a lunga percorrenza su cinque e, pur con differenze tra Regione e Regione, una media di un treno su tre nel trasporto regionale”. “Prima e durante lo sciopero – prosegue – ampia e capillare è stata l’attività informativa condotta da Trenitalia e dal Gruppo FS che ha trovato supporto ed eco sui media nazionali e territoriali. Questo, insieme ad altre iniziative gestionali, ha consentito di contenere i disagi per chi aveva necessità di spostarsi in treno. Oltre a quei treni nazionali la cui circolazione è garantita per legge dalle attuali norme sugli scioperi nei servizi pubblici, Trenitalia ha fatto viaggiare altri treni, sia a lunga percorrenza sia regionali, in coerenza con il personale disponibile perché non scioperante”.

Di “adesioni altissime” parlano invece i sindacati, secondo i quali l’astensione dal lavoro è stata “in media dell’80% tra equipaggi dei treni, addetti alle sale operative, impiegati e biglietterie con punte fino al 100% in alcune officine della manutenzione”. “L’altissima adesione allo sciopero di oggi – concludono Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovie e Fast Confsal – dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la fondatezza della vertenza e richiede l’avvio di un confronto urgente”.

Vino, il 6 maggio torna il Sabato del Vignaiolo di Fivi: 22 appuntamenti

Vino, il 6 maggio torna il Sabato del Vignaiolo di Fivi: 22 appuntamentiMilano, 14 apr. (askanews) – Il 6 maggio in tutta Italia torna il “Sabato del Vignaiolo”, seconda edizione dell’evento diffuso organizzato dalle Delegazioni locali della Federazione italiana vignaioli indipendenti (Fivi) per raccontare al pubblico e agli appassionati le realtà territoriali degli oltre 1.500 soci.

Ventidue gli appuntamenti organizzati da Nord a Sud in altrettante località della penisola: aziende agricole e cantine soprattutto, ma anche luoghi d’arte o ristoranti appartenenti alla rete dei “Punti di affezione” Fivi, che diventano teatro d’incontro diretto con i vignaioli e le vignaiole dell’associazione. Gli eventi hanno format diversi, liberamente decisi e organizzati dai vignaioli di ogni diverso territorio: banchi d’assaggio singoli o collettivi, masterclass, pic-nic e passeggiate nei vigneti, musica live. Il “Sabato del Vignaiolo” vuole offrire agli appassionati del vino una giornata di festa e relax, ma anche di scoperta del lavoro dei vignaioli, delle tradizioni che si tramandano di generazione in generazione, delle eccellenze dei territori in cui coltivano i loro vigneti.

“Dopo il grande successo della prima edizione, che ha coinvolto quasi 10mila partecipanti nei vari appuntamenti, le Delegazioni locali si sono riattivate con un’energia davvero entusiasmante” ha dichiarato la vicepresidente di Fivi, Diletta Nember, spiegando che “se l’anno scorso gli eventi erano 18, quest’anno saranno ben 22, con novità come l’Abruzzo, la Liguria, le Langhe e il Roero, che testimoniano come questo evento sia entrato ormai nel cuore delle vignaiole e dei vignaioli”. “Questi appuntamenti sono per noi un’occasione unica per incontrarsi, consolidare i legami associativi e i rapporti positivi tra colleghi” ha proseguito Nember, concludendo che “per il pubblico, è l’occasione per conoscere i vignaioli nella loro massima espressione di genuinità e autenticità, vocaboli spesso abusati ma mai veri come in questo caso”. Il programma completo degli appuntamenti è pubblicato su https://fivi.it/sabato-del-vignaiolo/.

La crisi nel terzo polo rilancia il dibattito nel Pd: chi prende voti al centro?

La crisi nel terzo polo rilancia il dibattito nel Pd: chi prende voti al centro?Roma, 14 apr. (askanews) – Nel Pd fanno battute, in tanti maramaldeggiano sul divorzio tra Matteo Renzi e Carlo Calenda, e non potrebbe essere diversamente. Ma il naufragio del progetto centrista diventerà presto un tema politico molto serio anche in casa democratica. Il Pd visto in queste prime settimane non si preoccupava troppo di parlare anche agli elettori più moderati, Elly Schlein ha vinto soprattutto restituendo entusiasmo a quella sinistra che alle politiche e alle regionali dei mesi scorsi si era rifugiata nel non voto o aveva addirittura optato per M5s, “per non regalare il nostro elettorato a Conte”, come dice uno degli esponenti della sinistra Pd.

L’obiettivo numero uno, del resto, era fermare “l’opa ostile” dei 5 stelle sull’elettorato di sinistra, consolidare il Pd riconquistando innanzitutto l’elettorato storico, la “base”, lasciando di fatto ad altri il compito di organizzare il voto di centro. Certo, il rapporto con Calenda e Renzi era assai complicato, ma del resto c’è tempo prima di doversi preoccupare di costruire un’alleanza stabile, le politiche non saranno a breve. L’implosione del terzo polo cambia il quadro e finirà per riaprire una discussione. Se non c’è un soggetto moderato a fianco del Pd, come si intercetta quell’elettorato? L’ala più moderata – quella che sosteneva Stefano Bonaccini per capirsi – tornerà a farsi sentire, a rilanciare un’impostazione simile a quella del Pd veltroniano delle origini. Enrico Borghi lo dice chiaramente: “Non c’è dubbio che quello che sta accadendo pone un tema di riflessione nel Pd. Serve la sintesi tra due culture. E’ evidente che torneremmo ad essere competitivi se dovesse nascere un partito che con Schlein copre saldamente l’arco di sinistrae attraverso altre figure è in grado anche di parlare al mondo più moderato o riformista”. Di fatto, appunto, è la “vocazione maggioritaria” dei tempi di Veltroni, lo schema che lo stesso Bonaccini aveva sostenuto durante la campagna per le primarie. Non è questa la visione della maggioranza del partito, quella che ha sostenuto Schlein alle primarie. Da Andrea Orlando a Goffredo Bettini, passando per Articolo 1, l’idea è che il Pd debba caratterizzarsi appunto come partito chiaramente di sinistra, un partito “del lavoro” come ha ripetuto anche nei giorni scorsi Sandro Ruotolo.

“Quello schema del partito che tiene dentro tutto non funziona, ha funzionato solo con Veltroni”, dice un parlamentare della sinistra. “Non si riesce a parlare ai moderati e alla sinistra allo stesso tempo”. E Arturo Scotto aggiunge: “Nel congresso Pd chi evocava la vocazione maggioritaria ha perso la partita. Prima ancora della formula politologica conta la società, che è più frantumata e impaurita di 15 anni fa e chiede alla sinistra una connotazione più netta lungo le linee di frattura con la destra”. Per Scotto “il moderatismo è stato seppellito ovunque dopo il tonfo della classe media. Ed anche il tecnopopulismo di cui sono stati teorici – agitando l’agenda Draghi manco fosse il libretto rosso di Mao – appare un feticcio identitario”. Su questo punto l’analisi coincide con quella di Borghi: “La crisi del terzo polo è la conferma della bipolarizzazione del sistema politico italiano. In Azione-Iv convivevano due ambiguità: Renzi che ammiccava al centrodestra partendo da sinistra e l’idea calendiana di porsi come terzo polo alla Macron. Hanno dovuto fare i conti col principio di realtà: il bipolarismo ha tenuto”.

Non c’è spazio per un centro che non sta “nè di qua né di là”, insomma, su questo sono tutti d’accordo. Il punto, però, è come occupare lo spazio politico “riformista”, quello più moderato che magari non si riconosce in un Pd nettamente collocato “a sinistra”, categorie peraltro abbastanza logore. Già ieri Romano Prodi – non a caso sull’Avvenire – avvertiva: “Per vincere la coalizione è vitale, i moderati vanno recuperati. Passare dal 20 al 50% è dura da soli. Serve un dialogo vero al centro e a sinistra”. Per la sinistra del partito “in politica non restano mai i vuoti, lo spazio viene sempre occupato”. Più d’uno spera che possa essere lo stesso Giuseppe Conte a ricollocarsi: “Anziché fare concorrenza al Pd a sinistra lui – che di sinistra non è – potrebbe provare a prendere voti al centro, da cattolico progressista quale è”, dice uno. E se non sarà Conte a farlo, nascerà comunque qualcosa al centro e a fianco del Pd, in uno schema un po simile all’Ulivo, ai Ds-Margherita.

Non è quello che pensano nella minoranza Pd. Dice Borghi: “Dicono che non si possono prendere sia i voti moderati che quelli di sinistra? A me non fa schifo vincere le elezioni. Una sinistra di rappresentanza non è quello di cui ha bisogno il paese”. La questione non si risolverà in un giorno e la Schlein sa di avere davanti a sé del tempo, visto che la prima grande prova elettorale – le europee del prossimo anno – non richiede alleanze. Ma, come dice Prodi, senza conquistare anche il voto moderato la sfida alla destra sarà impossibile.

Crisi terzo polo rilancia dibattito Pd: chi prende voti centro?

Crisi terzo polo rilancia dibattito Pd: chi prende voti centro?Roma, 14 apr. (askanews) – Nel Pd fanno battute, in tanti maramaldeggiano sul divorzio tra Matteo Renzi e Carlo Calenda, e non potrebbe essere diversamente. Ma il naufragio del progetto centrista diventerà presto un tema politico molto serio anche in casa democratica. Il Pd visto in queste prime settimane non si preoccupava troppo di parlare anche agli elettori più moderati, Elly Schlein ha vinto soprattutto restituendo entusiasmo a quella sinistra che alle politiche e alle regionali dei mesi scorsi si era rifugiata nel non voto o aveva addirittura optato per M5s, “per non regalare il nostro elettorato a Conte”, come dice uno degli esponenti della sinistra Pd.

L’obiettivo numero uno, del resto, era fermare “l’opa ostile” dei 5 stelle sull’elettorato di sinistra, consolidare il Pd riconquistando innanzitutto l’elettorato storico, la “base”, lasciando di fatto ad altri il compito di organizzare il voto di centro. Certo, il rapporto con Calenda e Renzi era assai complicato, ma del resto c’è tempo prima di doversi preoccupare di costruire un’alleanza stabile, le politiche non saranno a breve. L’implosione del terzo polo cambia il quadro e finirà per riaprire una discussione. Se non c’è un soggetto moderato a fianco del Pd, come si intercetta quell’elettorato? L’ala più moderata – quella che sosteneva Stefano Bonaccini per capirsi – tornerà a farsi sentire, a rilanciare un’impostazione simile a quella del Pd veltroniano delle origini. Enrico Borghi lo dice chiaramente: “Non c’è dubbio che quello che sta accadendo pone un tema di riflessione nel Pd. Serve la sintesi tra due culture. E’ evidente che torneremmo ad essere competitivi se dovesse nascere un partito che con Schlein copre saldamente l’arco di sinistrae attraverso altre figure è in grado anche di parlare al mondo più moderato o riformista”. Di fatto, appunto, è la “vocazione maggioritaria” dei tempi di Veltroni, lo schema che lo stesso Bonaccini aveva sostenuto durante la campagna per le primarie. Non è questa la visione della maggioranza del partito, quella che ha sostenuto Schlein alle primarie. Da Andrea Orlando a Goffredo Bettini, passando per Articolo 1, l’idea è che il Pd debba caratterizzarsi appunto come partito chiaramente di sinistra, un partito “del lavoro” come ha ripetuto anche nei giorni scorsi Sandro Ruotolo.

“Quello schema del partito che tiene dentro tutto non funziona, ha funzionato solo con Veltroni”, dice un parlamentare della sinistra. “Non si riesce a parlare ai moderati e alla sinistra allo stesso tempo”. E Arturo Scotto aggiunge: “Nel congresso Pd chi evocava la vocazione maggioritaria ha perso la partita. Prima ancora della formula politologica conta la società, che è più frantumata e impaurita di 15 anni fa e chiede alla sinistra una connotazione più netta lungo le linee di frattura con la destra”. Per Scotto “il moderatismo è stato seppellito ovunque dopo il tonfo della classe media. Ed anche il tecnopopulismo di cui sono stati teorici – agitando l’agenda Draghi manco fosse il libretto rosso di Mao – appare un feticcio identitario”. Su questo punto l’analisi coincide con quella di Borghi: “La crisi del terzo polo è la conferma della bipolarizzazione del sistema politico italiano. In Azione-Iv convivevano due ambiguità: Renzi che ammiccava al centrodestra partendo da sinistra e l’idea calendiana di porsi come terzo polo alla Macron. Hanno dovuto fare i conti col principio di realtà: il bipolarismo ha tenuto”.

Non c’è spazio per un centro che non sta “nè di qua né di là”, insomma, su questo sono tutti d’accordo. Il punto, però, è come occupare lo spazio politico “riformista”, quello più moderato che magari non si riconosce in un Pd nettamente collocato “a sinistra”, categorie peraltro abbastanza logore. Già ieri Romano Prodi – non a caso sull’Avvenire – avvertiva: “Per vincere la coalizione è vitale, i moderati vanno recuperati. Passare dal 20 al 50% è dura da soli. Serve un dialogo vero al centro e a sinistra”. Per la sinistra del partito “in politica non restano mai i vuoti, lo spazio viene sempre occupato”. Più d’uno spera che possa essere lo stesso Giuseppe Conte a ricollocarsi: “Anziché fare concorrenza al Pd a sinistra lui – che di sinistra non è – potrebbe provare a prendere voti al centro, da cattolico progressista quale è”, dice uno. E se non sarà Conte a farlo, nascerà comunque qualcosa al centro e a fianco del Pd, in uno schema un po simile all’Ulivo, ai Ds-Margherita.

Non è quello che pensano nella minoranza Pd. Dice Borghi: “Dicono che non si possono prendere sia i voti moderati che quelli di sinistra? A me non fa schifo vincere le elezioni. Una sinistra di rappresentanza non è quello di cui ha bisogno il paese”. La questione non si risolverà in un giorno e la Schlein sa di avere davanti a sé del tempo, visto che la prima grande prova elettorale – le europee del prossimo anno – non richiede alleanze. Ma, come dice Prodi, senza conquistare anche il voto moderato la sfida alla destra sarà impossibile.

Massimiliano Gioni: Fondazione Trussardi, 20 anni da festa mobile

Massimiliano Gioni: Fondazione Trussardi, 20 anni da festa mobileMilano, 14 apr. (askanews) – “La torta è in regalo di Maurizio Cattelan che è, un artista molto legato alla Fondazione Trussardi, celebri i suoi bambini impiccati e le sue tattiche, per così dire, mordi e fuggi, hanno molto influenzato una Fondazione che non ha un luogo espositivo fisso, che si immagina come un museo mobile e ci piace anche chiamare una sorta di Festa Mobile che esiste da 20 anni, per cui la torta era la cosa più festiva”. Lo ha detto Massimiliano Gioni, direttore artistico di Fondazione Trussardi, presentando la grande torta celebrativa portata a miart.

“La torta – ha aggiunto Gioni – è una sorta di catalogo dei progetti realizzati, faremo un libro entro la fine dell’anno, ma questo è un catalogo di sculture di zucchero che raccontano 20 anni di progetti. È un’avventura che continua e che verrà celebrata anche con una mostra di Diego Marcon a giugno, ed è anche un’esplorazione della città di Milano reinventata dallo sguardo degli artisti e dall’energia della Fondazione, che ha aperto moltissimi spazi con 40 progetti in 20 anni, tuti gratuiti e ha portato l’arte nelle strade e nella vita quotidiana dei cittadini e dei turisti”.

Accordo con Brown-Forman: Compagnia dei Caraibi distribuirà Gin Mare

Accordo con Brown-Forman: Compagnia dei Caraibi distribuirà Gin MareMilano, 14 apr. (askanews) – Compagnia dei Caraibi Società Benefit, azienda leader nell’importazione, sviluppo, brand building e distribuzione di distillati, vini e soft drink di fascia premium e over premium provenienti da tutto il mondo, nonché birre craft italiane, ha annunciato di avere sottoscritto oggi un contratto con l’azienda statunitense Brown-Forman Group, per la distribuzione in esclusiva per i mercati Italia e San Marino di Gin Mare e Diploma’tico fino al 31 dicembre 2024. A questi si aggiunge Fords Gin, brand nuovo sul mercato italiano, per il cui lancio Brown- Forman ha scelto come partner Compagnia dei Caraibi.

“Siamo molto soddisfatti nel vedere consolidato il percorso fatto con Gin Mare e Diploma’tico Rum sul mercato italiano in questi anni di distribuzione” ha dichiarato il general manager di Compagnia dei Caraibi, Fabio Torretta, spiegando che “questa partnership rappresenta inoltre un’ulteriore occasione di crescita e di sviluppo anche su nuovi fronti: siamo onorati di essere stati scelti da Brown-Forman per il lancio in Italia di Fords Gin. E’ una grande opportunità – ha concluso – che rafforza il posizionamento della società nel segmento dei Gin Premium e che intendiamo affrontare con il know-how e le competenze che da sempre ci caratterizzano”. Diploma’tico Rum e Gin Mare sono nel portfolio di Compagnia dei Caraibi rispettivamente dal 2008 e dal 2013 e in crescita a volume negli ultimi cinque anni del +7,2% e +33,5%.

“Per supportare al meglio le attività di distribuzione brand building sui tre marchi di riferimento, all’interno di Compagnia dei Caraibi è stato definito un team che comprende figure dell’area marketing, comunicazione, commerciale” ha sottolineato in una nota l’azienda, sottolineando che “in particolare, è in previsione un ampliamento dell’area sales volto a sostenere la crescita dei brand sul mercato nazionale”.

Meloni: “A ottobre il Piano Mattei per l’Africa” (intanto dall’Onu arriva un richiamo sui migranti)

Meloni: “A ottobre il Piano Mattei per l’Africa” (intanto dall’Onu arriva un richiamo sui migranti)Addis Abeba, 14 apr. (askanews) – Giorgia Meloni presenterà a ottobre il suo Piano Mattei per l’Africa, con cui l’Italia vuole essere protagonista di una nuova stagione per il continente. Lo ha annunciato la stessa presidente del Consiglio, arrivata oggi ad Addis Abeba, in Etiopia, per una visita di due giorni. Cooperazione, sviluppo economico, migranti i temi al centro della missione, nel corso della quale Meloni ha incontrato il primo ministro Abiy Ahmed Ali e vedrà il presidente Hassan Sheikh Mohamud.

“C’è, sicuramente, un protagonismo italiano in Africa e nel Corno d’Africa che per noi è cruciale e sensibile”, ha detto Meloni parlando con i giornalisti. Sul Piano Mattei, ha spiegato, il governo sta lavorando “in cooperazione con i Paesi africani”, con l’obiettivo di lanciarlo al prossimo Summit intergovernativo Italia-Africa in autunno. Il Piano, ha sottolineato, “penso che produca molto più dello sforzo che richiede, per l’interesse nazionale italiano, per l’interesse europeo, per la stabilità di un continente sul quale forse negli ultimi anni non abbiamo fatto abbastanza e che oggi vede l’ingresso di attori diversi. E io credo che nell’opera di stabilizzazione e di sviluppo dell’Africa un ruolo forte dell’Italia e dell’Europa sia opportuno”. Intanto, però, il percorso intrapreso dal governo è quello di rinsaldare i rapporti bilaterali, a partire dai Paesi più “vicini”. L’Italia ha storiche relazioni con l’Etiopia, ancora attraversata da tensioni in alcune aree: la regione del Tigray, dove c’è una fragile pace, ma anche quella degli Amhara, teatro di scontri anche negli ultimi giorni. “L’Etiopia è un paese la cui stabilità è fondamentale”, ha sottolineato, garantendo “sostegno” in particolare “sul piano finanziario”, anche nell’ottica del contenimento dei flussi visto che oggi ci sono 823 mila rifugiati e 4,2 milioni di sfollati.

Per l’Italia, però, non c’è solo l’Etiopia tra le priorità. Per questo domani Meloni parteciperà a un incontro trilaterale con Abiy e con Hassan Sheikh Mohamud, presidente della Somalia, altro Paese la cui stabilizzazione ha un rilievo per Roma. Negli incontri di questi giorni, invece, non figura la presenza dell’Eritrea, che ha anch’essa storici rapporti con l’Italia ma che è sempre più nell’orbita di influenza della Russia, che ha espresso interesse a sviluppare progetti infrastrutturali nella città portuale di Massaua. Altro fronte caldo per il governo è la Tunisia, nel mezzo di una crisi profonda. Anche oggi Meloni ha ribadito l’impegno italiano per “lo sblocco dei finanziamenti”, per garantire una prospettiva al Paese, anche nell’ottica di ridurre le partenze, aumentate anche come conseguenze delle difficoltà di Tunisi. Sui migranti, però, è arrivato il richiamo dell’Onu al governo, dopo l’adozione dello stato di emergenza. Pur sollecitando l’Ue a maggiore “solidarietà con l’Italia” ed elogiando il lavoro di salvataggio della Guardia Costiera, l’Alto Commissario Onu per i diritti umani Volker Turk ha voluto affermare che “qualsiasi nuova politica nell’ambito dello stato di emergenza deve essere in linea con gli obblighi in materia di diritti umani dell’Italia. Non si può derogare alla tutela dei diritti umani, come il diritto alla vita e il divieto di respingimento, nemmeno durante questi periodi”. Turk ha anche chiesto di “abbandonare la nuova e dura legge adottata all’inizio dell’anno che limita le operazioni di ricerca e salvataggio dei civili, e di astenersi dal criminalizzare coloro che sono impegnati a fornire assistenza salvavita”. Ma nel frattempo la Lega ha depositato un emendamento di maggioranza per una stretta alla protezione speciale ed esulta: “Si ritorna ai decreti Salvini”.

Alla 1000 Miglia una Maserati MC20 a guida autonoma del PoliMI

Alla 1000 Miglia una Maserati MC20 a guida autonoma del PoliMIMilano, 14 apr. (askanews) – Per la prima volta, a prendere il via nella manifestazione 1000 Miglia 2023 sarà una auto autonoma, un simbolo del futuro. Denominato “1000-MAD” (1000 Miglia Autonomous Drive) il progetto del Politecnico di Milano rappresenta la prima sperimentazione al mondo di veicoli autonomi su strade pubbliche, con un percorso di estensione di più di 1500 km e con una finestra temporale di oltre 12 mesi.

Il veicolo che verrà usato per la sperimentazione, dal 13 al 17 giugno, è la Maserati MC20 Cielo a testimoniare la collaborazione di ricerca che esiste da più di un decennio fra il Politecnico di Milano e l’ingegneria Maserati nei sistemi elettronici di controllo e automazione del veicolo. Per rispettare i requisiti di autorizzazione alla sperimentazione, il veicolo guidato dalla A.Idriver del Politecnico di Milano sarà supervisionato da un co-driver umano d’eccezione: Matteo Marzotto, pilota esperto e membro del Cda di 1000 Miglia. 1000-MAD è una iniziativa che mira a far crescere le competenze tecniche dell’Industria Italiana, a contribuire allo sviluppo della mobilità sostenibile e a creare consapevolezza nel grande pubblico su questa tecnologia. Il progetto dell’Ateneo milanese vede il supporto e la collaborazione di 1000 Miglia, il supporto e il patrocinio del MOST – Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, e di numerosi sponsor e partner tecnici.

Negli ultimi anni, il Politecnico di Milano ha lavorato sul fronte dell’Artificial Intelligence e delle tecniche di guida autonoma applicata alle auto da corsa, e ora, in vista di una possibile legislazione sulla circolazione di vetture autonome su strade pubbliche, il progetto “1000-MAD” si candida come la prima sperimentazione al mondo di veicoli autonomi in contesti pubblici, caratterizzata da altissima varietà di percorso.

Giornata del mare, a Genova premiate scuole

Giornata del mare, a Genova premiate scuoleRoma, 14 apr. (askanews) – Si è svolta oggi, a Genova, in occasione della “Giornata del mare e della cultura marinara”, la premiazione del concorso “La Cittadinanza del Mare”, nato dalla collaborazione tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera. Nella bellissima cornice del porto antico, si sono radunati oltre 700 studenti provenienti da tutta Italia, anche dalle isole minori, che nel corso della giornata hanno partecipato ad incontri, workshop e laboratori tutti incentrati sulla sostenibilità ambientale. Successivamente ha avuto luogo la cerimonia di premiazione del concorso, che ha visto la partecipazione di oltre cento istituti scolastici di tutta Italia, il cui tema quest’anno è stato dedicato a “Le fonti di energia in tempo di crisi e la loro sostenibilità”. L’evento, aperto dall’inno nazionale ed europeo, è stato presentato dalla giornalista e conduttrice del TG1 Valentina Bisti e ha visto la partecipazione del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, del Sottosegretario Paola Frassinetti, del Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, del Viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Edoardo Rixi, del Comandante Generale, Ammiraglio Ispettore Capo Nicola Carlone, del Direttore marittimo della Liguria, Ammiraglio Ispettore Sergio Liardo, del Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e del Sindaco di Genova Marco Bucci. Sul palco, agli interventi istituzionali, si sono alternati momenti dedicati ad alcune associazioni e istituti scientifici (Tethys, Marevivo e Acquario di Genova) che collaborano con la Guardia Costiera in difesa dell’ambiente. Il Comandante Cosimo Nicastro, Capo Ufficio Comunicazione del Comando Generale, ha illustrato ai tanti giovani presenti le diverse professionalità della Guardia Costiera che operano per la ricerca e soccorso in mare e la tutela dell’ambiente marino. Un cenno, infine, è stato fatto alle iniziative finalizzate a diffondere la cultura del mare attraverso la collana “Storie di mare” curata dal Comando Generale. A conclusione della giornata è stato dato ampio spazio alla premiazione delle scuole vincitrici del concorso.

Dl Cutro, accordo centrodestra: ridotta la protezione speciale

Dl Cutro, accordo centrodestra: ridotta la protezione specialeRoma, 14 apr. (askanews) – Accordo fatto sul tema della protezione speciale nel centrodestra con un testo unitario di Fdi, Lega e Fi sulla legge di conversione del decreto Cutro, da martedì all’esame del Senato in aula.

“La maggioranza sulla protezione speciale ha depositato in Commissione un unico sub-emendamento. Il nostro obiettivo comune è quello di evitare che le giuste necessità di proteggere stranieri perseguitati nei loro Paesi si trasformino, come è accaduto col governo giallo-rosso e col ministro Lamorgese, in sanatorie di fatto per tutti i clandestini che arrivano in Italia. L’idea che chiunque possa prima o poi ottenere un permesso di soggiorno ha indubbiamente favorito le partenze. In queste settimane abbiamo lavorato uniti e compatti a sostegno del governo per apportare migliorie al decreto, così che possa essere convertito con il testo più efficace possibile”, scrivono i firmatati del sub-emendamento Daysi Pirovano (Lega), Marco Lisei (Fdi) e Maurizio Gasparri (Fi).