Legacoop: rallenta crescita nel 2022, ma domanda tiene
80% cooperative in utile. Da affrontare temi manodopera e credito
Milano, 3 mar. (askanews) – Dopo un 2021 di forte ripresa che ha registrato un sostanziale recupero dei livelli pre-Covid, nel 2022 per le cooperative aderenti a Legacoop si evidenziano un rallentamento della crescita legato all’aumento dei costi e un crescente pessimismo sull’evoluzione dell’economia italiana. La domanda, però, tiene: il 45% delle cooperative ha aumentato il valore della produzione e quasi l’80% chiude l’anno con un utile di esercizio.
Sono alcune delle tendenze di fondo che emergono dai dati presentati al 41esimo Congresso nazionale di Legacoop, l’associazione di rappresentanza cui aderiscono oltre 10mila cooperative con un valore complessivo della produzione (al 2021) di 82 miliardi e 609 milioni di euro, circa 465mila occupati e 7,4 milioni di soci.
Secondo le stime sugli andamenti dell’anno, elaborate dall’AreaStudi di Legacoop, nel 2022, rispetto al 2021, il 45% delle cooperative ha aumentato il valore della produzione (tra queste, il 39% ha registrato un incremento che va dal 10% ad oltre il 15%), in modo più accentuato nei settori dell’industria delle costruzioni (56,3%) e delle attività manifatturiere (63,3%), nelle imprese di grandi dimensioni (82,9%) e, relativamente alla collocazione territoriale, al Centro (47,7%). Il valore della produzione resta stabile per il 41,7% delle cooperative e in diminuzione per il 13,3%.
Quasi l’80% delle cooperative ha chiuso l’anno con un utile, con una concentrazione maggiore nei settori abitativo (91,7%), nell’industria delle costruzioni (90,6%), nell’agroalimentare (85,5%) e, sotto il profilo territoriale, nel Sud (87,7%). Il 26% ha aumentato l’occupazione (tra queste, il 17% ha visto incrementi dell’organico con valori che vanno dal 10% ad oltre il 15%), con una concentrazione più rilevante nell’industria, nella cooperazione sociale e nelle attività culturali (con oltre il 30% di cooperative che hanno aumentato l’occupazione), al Sud (28%) e nelle imprese di dimensioni maggiori (46,3%). L’occupazione risulta stabile per il 59,8% delle cooperative e in diminuzione per il 14,2%.
Un quadro, insomma, complessivamente confortante sul quale pesano, però, diversi elementi di problematicità. Un accento particolare viene posto sulla scarsità e sulla difficile reperibilità di manodopera con competenze idonee alle mansioni richieste. Un problema che impatta negativamente, in particolare, su quel 26% di cooperative (con concentrazioni più elevate nelle attività manifatturiere, 40%, nell’industria delle costruzioni, 37,5%, nella cooperazione sociale, 30%; nelle grandi cooperative, 36,6%; al Nord, 29%) che nei prossimi 6 mesi prevede l’assunzione di nuove figure professionali, per il 39% delle quali con l’adozione del contratto a tempo indeterminato, per un fabbisogno complessivo stimato in oltre 11.000 occupati. Addetti alla fatturazione e alla contabilità, commercialisti e impiegati in amministrazione, esperti IT, giardinieri e geometri le figure più ricercate.
Oltre al dato sulla ricerca di manodopera, influiscono negativamente l’aumento dei costi energetici (indicato dal 48% delle cooperative), delle materie prime e dei materiali (47%), l’insufficiente livello di liquidità a breve termine rispetto alle esigenze operative (26%) e gli impedimenti burocratici (18%). Un cenno a parte meritano i problemi riscontrati relativamente al credito. Negli ultimi mesi, il 33% delle cooperative ha richiesto un finanziamento che è stato ottenuto per l’importo richiesto nella maggioranza dei casi, ma con un aumento del costo del credito riscontrato dal 79%, un dato in crescita di 19 punti percentuali rispetto all’ultima rilevazione. Inoltre, il 32% lamenta un aumento delle condizioni accessorie, il 24% una dilazione nei tempi di concessione e un aumento delle garanzie richieste.