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Autore: Redazione StudioNews

Autonomia, Bucci: per Consulta legge perfettamente costituzionale

Autonomia, Bucci: per Consulta legge perfettamente costituzionaleRoma, 16 nov. (askanews) – “Non vedo nessuno stop dalla Corte, che ha anzi definitivamente confermato che la legge che la istituisce è perfettamente costituzionale. Forse un commento sulla delusione andrebbe chiesto a chi finora ha raccontato che questa riforma era contraria alla nostra Carta fondamentale, straparlando di valori dell’unità d’Italia messi in discussione e di colpi di Stato. Confermo invece quanto ho sempre detto sui vantaggi che la Liguria potrebbe trarne”. Così il neo presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, su La Stampa.


“Mi fanno sorridere quelli che sostengono che con l’autonomia si creerebbe un divario tra le Regioni. La legge è di poche settimane fa. La Consulta l’ha convalidata ieri. Quindi mi sta dicendo che fino a ieri l’Italia era tutta sullo stesso piano e che da domani ci saranno regioni svantaggiate rispetto ad altre? Un Paese a due velocità purtroppo è una realtà annosa venuta a galla fin dal primo giorno dell’Unità d’Italia. Di certo la colpa non può essere di un’organizzazione dello Stato che ancora non c’è”, spiega.

Autonomia, Occhiuto: stop Consulta può essere una grande opportunità

Autonomia, Occhiuto: stop Consulta può essere una grande opportunitàRoma, 16 nov. (askanews) – Il semaforo giallo della Corte Costituzionale in merito alla legge sulla autonomia differenziata “può essere una grande opportunità per la maggioranza, se si avrà la saggezza di fare le cose perbene”. Così il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, in un’intervista al Corriere della sera.


Secondo l’esponente di Forza Italia, permette di “scrivere le parti mancanti, riprenderla tutta in mano, come dice la Corte affidando non al governo ma al Parlamento la definizione dei Lep, e dando appunto forma alla perequazione tra Regioni. Anche il centrosinistra non può opporsi nella sostanza, perché quella riforma l’hanno scritta loro, solo che in 23 anni non è mai stata attuata”. “Vediamo se il centrodestra saprà cogliere questa sentenza come opportunità, per una riforma equilibrata che ci renderebbe più forti, o se si andrà a rischiare un vero tracollo al referendum. Come la penso io credo che ormai si sia capito…”, sottolinea.

Autonomia, Zaia: la riforma non è stata né bocciata né sospesa

Autonomia, Zaia: la riforma non è stata né bocciata né sospesaRoma, 16 nov. (askanews) – “È stato presentato un ricorso da 4 Regioni per dichiarare l’incostituzionalità e quindi affossare la legge Calderoli. La Corte lo ha respinto. La riforma non è stata né bocciata né sospesa”. Così il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, sul Corriere della sera, a proposito della decisione della Corte Costituzionale sulla legge sull’autonomia differenziata.


“Solo in Italia chi ha perso vuol far credere di avere vinto. Se la Consulta avesse voluto bocciare la legge lo avrebbe fatto. Se non è avvenuto è perché la ritiene in linea con il dettato della Costituzione”, aggiunge sottolineando che “sono richieste di modifica al governo perché coinvolga di più il Parlamento, ma non toccano l’essenza della legge. Calderoli provvederà alle correzioni necessarie”. Sull’ipotesi referendum Zaia spiega che “con le osservazioni della Corte, se recepite, il testo della legge sarà cambiato e quindi verranno meno i presupposti per chiedere di abrogarla. Non temiamo nessuna consultazione e, se non si farà, potremo dire che si saranno risparmiate delle risorse”.

Testa a testa Tesei-Proietti,Umbria ago bilancia tornata Regionali

Testa a testa Tesei-Proietti,Umbria ago bilancia tornata RegionaliRoma, 16 nov. (askanews) – L’Umbria è quella terra in cui (a volte) i sogni si avverano. Sogni diversissimi, opposti, diventati realtà nel giro di pochi anni per la destra e per la sinistra in un’alternanza che non si è vista in altre regioni ex ‘rosse’. Certo, il centrodestra ha vinto anche nei comuni toscani e in quelli emiliani e romagnoli, espugnando amministrazioni da sempre di sinistra, ma non è mai arrivato a prendersi la guida di Firenze o – e stavolta la sfida è questa, ma i sondaggi certificano un solido vantaggio per Michele de Pascale – la presidenza della regione Emilia Romagna. In Umbria no, le amministrazioni, anche al livello più alto, sono cambiate, vorticosamente. E, ora, dopo un ciclo di destra durato circa dieci anni c’è la prova del nove: dove batte il cuore degli umbri?


Dopo la rovinosa uscita di scena della giunta di centrosinistra guidata dalla Dem Catiuscia Marini – che si dimise per un’inchiesta sui concorsi pubblici sulla sanità locale – la Lega nel 2019 è arrivata alla guida della Regione con Donatella Tesei, eletta a grande maggioranza con venti punti di vantaggio su Vincenzo Bianconi. Nel frattempo il centrodestra ha espugnato diversi comuni tra cui Terni – il cui sindaco Stefano Bandecchi ha siglato in extremis un’alleanza con Giorgia Meloni ritirando il suo candidato alla regione – e anche il capoluogo, Perugia. Ma poi la ruota è girata ancora e a giugno scorso il centrosinistra, con Vittoria Ferdinandi – sostenuta da Pd, M5s, Azione e una parte di Italia Viva – ha riconquistato Perugia, facendo volare le speranze di un ritorno a palazzo Broletto. Ora la sfida tra Donatella Tesei per il centrodestra, governatrice uscente ed ex senatrice della Lega, e Stefania Proietti, sindaca di Assisi e presidente della Provincia di Perugia dal 2021, confermerà o smentirà le aspirazioni degli uni e degli altri. Alla vigilia del voto, domani e dopo domani, secondo gli ultimi sondaggi si annuncia un altro testa a testa tra le due candidate. Partita sul filo di lana, almeno all’inizio, che inevitabilmente fa pensare a quanto accaduto in Liguria a fine ottobre, quando il centrodestra con Marco Bucci è riuscito a consolidare il vantaggio, inizialmente di pochi punti percentuali, sconfiggendo il Dem Andrea Orlando. Dunque, con i pronostici a favore del centrosinistra in Emilia Romagna, l’Umbria diventa l’ago della bilancia per stabilire chi tra i due schieramenti avrà vinto questa tornata elettorale portando a casa due governatori eletti su tre.


I leader sono scesi in campo a sostegno di Tesei e di Proietti. La ex senatrice è stata sostenuta ampiamente dal Carroccio, anche con una conferenza stampa con Matteo Salvini e con tutti i ministri leghisti del governo e giovedì scorso a Perugia sono accorsi la premier Giorgia Meloni e il vice Antonio Tajani, che hanno ribadito la coesione dello schieramento di centrodestra. Non senza una stoccata agli avversari. “A due giorni dal voto non si sono ancora visti insieme… Si vergognano uno dell’altro”, ha detto Meloni riferendosi alla coalizione progressista. Nell’ultimo giorno di campagna elettorale – dopo varie tappe del viaggio in Umbria a cui ha partecipato, insieme a Proietti, anche la segretaria Dem – il campo largo si è ritrovato al completo al presidio per la sanità pubblica davanti all’ospedale Santa Maria di Terni. Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli a sostegno della corsa della sindaca di Assisi. Uniti? “Non facciamo polemiche inutili e sciocche, qui siamo con un progetto politico serio. In Umbria, come in Emilia Romagna, siamo uniti e convinti di poter presentare ai cittadini una proposta molto seria”, ha tagliato corto Conte mentre Schlein ha ricordato come l’Umbria sia “l’unica regione da quando sono segretaria nella quale tutte le forze alternative alla destra sono andate insieme da una persona a chiederle di guidare questo progetto collettivo”.


Argomento principe della campagna elettorale è stata la sanità con accuse reciproche tra le due candidate. Tesei ha sostenuto di aver ereditato dal centrosinistra una regione “in ginocchio” dove “c’era un grande lavoro da fare”, “con le macerie della sanità commissariata” e “con le macerie vere”, perché “c’erano le macerie del terremoto del 2016, era tutto lì, non si era per niente iniziata la ricostruzione”. Insomma la sanità pubblica è distrutta? “E’ l’ora di dire che è a causa dei 50 anni passati”, ha attaccato Tesei. Idem per le infrastrutture, perchè “dopo trenta anni stiamo uscendo dall’isolamento di una sinistra che non ha voluto far crescere questa regione: è stata tenuta chiusa da un sistema infrastrutturale inesistente e oggi abbiamo cantieri aperti per strade e ferrovie”. Proietti, invece, ha ricordato che negli ultimi cinque anni “il governo regionale non ha difeso i diritti degli umbri, a cominciare dalla sanità, ma si è fatto eterodirigere non dal governo ma da un partito, la Lega, con un assessore che qui non c’era mai ma che non si poteva toccare”. La Regione “ha bisogno di una svolta” e di una guida che “difenda la sanità pubblica invece di smantellarla”. L’autonomia differenziata? “Porterebbe l’Umbria in un precipizio peggio che nelle regioni del Sud”, ha concluso.

Il 30% italiani butta cibo dopo data da consumarsi preferibilmente entro

Il 30% italiani butta cibo dopo data da consumarsi preferibilmente entroMilano, 17 nov. (askanews) – In fatto di sprechi alimentari gli italiani sembrano essere consapevoli dell’impatto di questo fenomeno e dicono di conoscere la distinzione tra “da consumare entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”. Ma quando di tratta di passare dalla teoria alla pratica, c’è un 30% di loro che ammette di buttare il cibo andato oltre il termine minimo di conservazione (il “da consumarsi preferibilmente entro”), affidandosi poco ai propri sensi. A scattare la fotografia, in occasione della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti (Serr), che si celebra dal 16 al 24 novembre, Too Good To Go, azienda danese vende le eccedenze alimentari a prezzi ridotti, ha condotto un sondaggio, in collaborazione con Opinium, indagando sulla corretta interpretazione delle etichette alimentari da parte degli italiani e sull’utilizzo dei propri sensi quando si tratta di cibo.


A tal proposito va ricordato che in Europa secondo dati Eurostat, il 54% dello spreco alimentare complessivo si genera all’interno delle nostre case e il 10% di questo è dovuto a un’errata comprensione delle date di scadenza sulle etichette dei prodotti alimentari. Occorre, infatti, prestare attenzione e capire quali sono le principali differenze tra le due etichette esistenti. Mentre la data di scadenza “da consumare entro” serve a garantire la sicurezza alimentare, motivo per il quale oltre la data indicata il prodotto non dovrebbe più essere consumato, la dicitura “da consumare preferibilmente entro” riguarda invece il termine minimo di conservazione degli alimenti, e quindi si riferisce alla data di miglior qualità del prodotto. In questo secondo caso, se conservati correttamente, gli alimenti possono essere consumati anche dopo tale data, affidandosi ai propri sensi per evitare un inutile spreco di cibo. Secondo l’indagine condotta da Too Good To Go, sebbene l’81% dei consumatori italiani si dichiari consapevole del significato dell’indicazione “da consumarsi preferibilmente entro”, quasi un terzo (30%) ammette di buttare spesso o sempre il cibo una volta superata tale data. Tra i più “spreconi” gli appartenenti alla Generazione Z (42%) mentre i Millennials (21%) sembrano essere i più attenti. Proprio i Millennials sono anche i più inclini a utilizzare i propri sensi come strumento principale per valutare lo stato dei prodotti (67%) a differenza invece della maggior parte degli italiani (65%) che si affida principalmente alle etichette e che dichiara di non fidarsi completamente del proprio buon senso quando si tratta di cibo (52%).


Per affrontare questo problema, Too good to go ha lanciato nel 2021 l’iniziativa “Etichetta consapevole” in collaborazione con alcune delle principali aziende di beni di consumo del mondo, invitando le persone a utilizzare i propri sensi e a osservare, annusare e assaggiare un prodotto che ha superato la data “da consumarsi preferibilmente entro” per valutarne lo stato. A oggi, In Italia, l’etichetta “Osserva, annusa, assaggia” conta 47 brand aderenti al progetto ed è presente su oltre 300 referenze, venendo stampata annualmente su oltre 390 milioni di confezioni. Secondo l’indagine di Too good to go, più di un terzo degli intervistati (36%) dichiara di aver visto o sentito parlare dell’etichetta, in modo particolare anche in questo caso, i Millennials (58%). “Oggi l’Etichetta Consapevole di Too Good To Go è presente in 15 Paesi, vanta 532 partner attivi in tutto il mondo, ed è stampata su 6 miliardi di prodotti ogni anno – spiega Mirco Cerisola, country director di Too good to go Italia – Siamo orgogliosi di lavorare con così tante aziende e di riuscire a generare un così grande impatto in modo allargato, guidando i consumatori verso comportamenti più consapevoli, attenti e sostenibili per il Pianeta”.

In 10 anni l’uso degli agrofarmaci in agricoltura è calato del 14%

In 10 anni l’uso degli agrofarmaci in agricoltura è calato del 14%Milano, 17 nov. (askanews) – In Italia il settore agricolo se da una parte continua a ridurre l’utilizzo di energia e le sue emissioni, inclusi i gas a effetto serra, dall’altra utilizza gli agrofarmaci in maniera sempre più ottimizzata, come confermano le vendite degli ultimi 10 anni diminuite del 14%. Inoltre il nostro Paese conferma la propria leadership in termini di sicurezza alimentare, con il 99,5% dei campioni analizzati con residui al di sotto dei limiti di legge. È questa la fotografia che emerge dagli ultimi dati dell’Osservatorio Agrofarma, un report che, da un anno a questa parte, fornisce informazioni sullo stato dell’arte dell’agricoltura italiana e del comparto agricolo.


In termini assoluti, il settore agricolo italiano ha le emissioni complessive più basse rispetto ai Paesi UE presi a confronto (Francia, Germania e Spagna). Le emissioni di ammoniaca, infatti, secondo l’Osservatorio Agrofarma, continuano a ridursi e l’obiettivo di contenimento delle stesse concordato con l’UE per il 2030 è stato raggiunto con largo anticipo già nel 2021, mentre prosegue anche il percorso di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Emerge, inoltre, con chiarezza l’impegno delle imprese del settore nello sviluppo di agrofarmaci innovativi e meno impattanti, dimostrato dal fatto che oltre l’83% degli agrofarmaci presenti sul mercato italiano è stato approvato o rinnovato dopo il 2011. Mentre la riduzione delle quantità vendute di prodotti fitosanitari in Italia, diminuite complessivamente del 14% negli ultimi 10 anni, mostra come l’industria, da tempo, sia impegnata in un percorso di costante ottimizzazione dell’uso di agrofarmaci. Un trend che, tuttavia, non riguarda la categoria degli agrofarmaci a base di sostanze a basso rischio, cresciuta di oltre il 6000%. “Il nuovo aggiornamento dell’Osservatorio Agrofarma va confermandoci l’immagine di un settore con alta propensione all’innovazione, che sta supportando il percorso non facile della nostra agricoltura verso la progressiva riduzione degli impatti ambientali, pur tutelando le rese produttive – afferma Enrica Gentile, Ceo & Founder Areté – La sfida è questa: che innovazione e tecnologia corrano a un ritmo sufficiente per difendere la produttività agricola anche a fronte delle forti riduzioni di input, agrofarmaci in primis, che si registrano ormai da anni, anche per effetto della spinta data dalle policy di settore”.


Per la prima volta quest’anno all’interno dell’Osservatorio sono stati analizzati anche i dati relativi al clima e agli effetti meteorologici che hanno interessato l’Italia negli ultimi decenni e i cui effetti sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti. Sono stati, infatti, monitorati gli indicatori di temperatura e precipitazioni che influenzano maggiormente la produzione agricola, la salute delle piante e la disponibilità di risorse idriche. Se dal 1997 in poi le temperature medie in Italia hanno subito un aumento rispetto al periodo precedente, negli ultimi dieci anni lo scostamento si è accentuato, con valori di anomalie annuali sempre superiori ai +0,7 gradi centigradi, accompagnati da precipitazioni particolarmente irregolari, che suggeriscono una variabilità climatica crescente. Tali fattori hanno conseguenze sulla capacità produttiva di diverse culture e sullo sviluppo di determinate avversità, che le imprese chimiche contrastano attraverso la messa a punto di agrofarmaci sempre più innovativi per salvaguardare la produttività agricola. “I nuovi numeri raccolti dall’Osservatorio Agrofarma confermano il percorso virtuoso dell’agricoltura italiana, volto alla razionalizzazione delle risorse e all’adozione di soluzioni sempre più orientate alla sostenibilità – ha dichiarato Paolo Tassani, presidente di Agrofarma-Federchimica – Con questo progetto vogliamo superare e contrastare la logica che associa l’utilizzo della chimica in agricoltura a pratiche negative per l’ambiente, fornendo una rappresentazione corretta del nostro comparto lontana da falsi miti e fake news che non rappresentano quello che è l’impegno reale e quotidiano di tutti gli operatori del settore”.

Emilia Romagna al voto per eleggere il successore di Bonaccini

Emilia Romagna al voto per eleggere il successore di BonacciniBologna, 16 nov. (askanews) – Le infrastrutture: in particolare il nodo autostradale di Bologna, sempre più congestionato. La sanità e l’istruzione: per la sinistra devono essere “pubbliche” e vanno finanziate con maggiori fondi dal governo centrale; a destra, invece, chiedono un coinvolgimento fattivo del privato convenzionato per recuperare le lunghe lista d’attesa in una regione che ogni anno accoglie migliaia di “migranti delle cure”.


Poi la sicurezza, in particolare nelle città più grandi. Ma soprattutto la tutela dell’ambiente e la gestione del territorio messo alla prova delle recenti alluvioni che hanno devastato metà Romagna e messo a dura prova il capoluogo di regione. Sono i temi della campagna elettorale in vista della votazione in Emilia-Romagna, anticipata rispetto ai tempi previsti, dopo le dimissioni di Stefano Bonaccini eletto al Parlamento europeo. Domenica 17 e lunedì 18 novembre i 3,5 milioni di cittadini chiamati alle urne potranno scegliere tra quattro candidati alla presidenza della Regione. Michele de Pascale è a capo di una coalizione che comprendere Partito democratico, Movimento 5 stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, i riformisti di Emilia-Romagna Futura (con Azione, Psi, +Europa e Repubblicani) e la lista civica de Pascale presidente. Un campo “larghissimo” auspicato a livello nazionale che il dem ha già sperimentato a Ravenna, la città che ha amministrato per due mandati durante una parte dei quali ha ricoperto anche la carica di presidente nazionale dell’Unione delle Province.


Tutti i partiti di centrodestra hanno scelto di appoggiare la candidatura – inizialmente civica – di Elena Ugolini, docente di filosofia, direttrice di un’importante scuola di Bologna, ex sottosegretaria all’Istruzione ai tempi del governo Monti, alla sua prima esperienza politica ed elettorale. Federico Serra, dipendente di una cooperativa sociale, è il candidato di una lista che tiene insieme Potere al Popolo, Rifondazione e Partito comunista. Infine Luca Teodori, commerciante di Ferrara, ex capogruppo della Lega Nord da cui è fuggito ai tempi del Covid per fondare il partito 3V (Verità sui Vaccini Vogliamo). de Pascale, indicato dal Pd all’unanimità come candidato senza bisogno di ricorrere alle primarie, è l’erede designato per raccogliere lo scettro nella Regione rossa per antonomaisa . Al suo fianco, nella gestione della Fabbrica del Programma, Vincenzo Colla, ex dirigente della Cgil, assessore regionale alle Attività produttive, che in caso di vittoria avrà di sicuro un incarico “di peso” dentro la nuova giunta. “Abbiamo fatto una campagna elettorale pacata – sottolinea de Pascale -; i confronti pubblici con la sfidante sono stati pochissimi, io ne avrei fatti molti di più, ma pazienza. Però non sono mai volate offese e non si sono mai alzati i toni”. Ben altra “musica” rispetto alla campagna elettorale di quattro anni fa, trasformata in un”ring” tra Bonaccini in cerca di conferma per il secondo mandato e il leader della Lega Matteo Salvini, trasferitosi di fatto a Bologna per sostenere quotidianamente Lucia Borgorzoni. Uno degli episodi più noti quando il leghista si recò in un quartiere popolare, con le telecamere al seguito, per suonare i campanelli e “stanare gli spacciatori”. Di scene simili non se ne sono viste in questi mesi. La tensione si è alzata durante le giornate più drammatiche dell’alluvione di settembre che ha provocato danni in Appennino ma anche nel centro storico di Bologna, danni che si sommano a quelli provocati dall’alluvione di un anno e mezzo fa in Romagna.


Una campagna molto più “moderata” quella di Ugolini che lunedì scorso ha chiuso con un incontro con i suoi sostenitori in un hotel della periferia di Bologna alla quale avrebbero dovuto partecipare tutti i ‘big’ nazionali. “Impegni istituzionali” hanno costretto la premier Giorgia Meloni a ripiegare su un videomessaggio e lasciare la gestione della serata ai colleghi Antonio Tajani di Forza Italia, Maurizio Lupi di Noi moderati, che ci sono alternati sul palco assieme a Salvini. “Andiamo a governare questa Regione che è in mano alla sinistra da settant’anni” è lo slogan che ha accompagnato la kermesse. Oltre non si è andati. A sinistra l’incognita che fa tremare anche i più ottimisti è l’affluenza. Nel 2014, quando in Emilia-Romagna si andò al voto per le dimissioni di Vasco Errani per un “polverone” sollevato dalla magistratura che ha cominciato a indagare sulle “spese pazze” dei partiti di tutti gli schieramenti, andò a votare poco più del 37% degli aventi diritto. Per il secondo mandato di Bonaccini, quattro anni dopo, l’affluenza sfiorò il 71% grazie anche alla mobilitazione delle Sardine.


Da Piacenza a Rimini si vota anche per i 50 seggi dell’Assemblea legislativa regionale: si potrà scegliere tra 547 candidati consiglieri. In calo rispetto ai 739 del 2020.

Fdi fa quadrato a difesa Delmastro, Donzelli: polemiche surreali sinistra

Fdi fa quadrato a difesa Delmastro, Donzelli: polemiche surreali sinistraRoma, 15 nov. (askanews) – Fratelli d’Italia fa quadrato a difeda del proprio sottosegretario alla giustizia con delega alle carceri Andrea Delmastro del quale le opposizioni chiedono l’allontanamento dal governo per aver dichiarato alla presentazione delle nuove auto della polizia penitenziaria per detenuti al 41 bis di “provare gioia a non lasciare respiro a chi sta sull’auto della penitenziaria”-


“Le parole di Delmastro nel presentare le vetture per il trasferimento di mafiosi e terroristi a regime di carcere duro – difende Delmastro il responsabile organizzativo del partito della premier Giovanni Donzelli- hanno il chiarissimo significato di non dare tregua e fiato ai mafiosi al 41 bis e quindi alla criminalità organizzata nel suo complesso. La sinistra solleva polemiche surreali per cercare ancora una volta di inquinare il dibattito politico per indebolire la difesa del 41 bis da parte del governo Meloni. Siamo invece orgogliosi di non aver lasciato fiato alla criminalità organizzata, di non aver dato tregua ai mafiosi e di continuare a portare avanti una lotta alla mafia determinata e senza tentennamenti”. “Le parole del Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro sono state evidentemente strumentalizzate. In lui – afferma Andrea Pellicini, deputato di Fratelli d’Italia e componente della commissione Giustizia- vi era solo la volontà di conferire stima e prestigio alla polizia penitenziaria, chiamata ad assolvere una funzione importantissima e delicata nel trasporto di detenuti sottoposti al regime del 41 bis. Il sottosegretario ha voluto rimarcare con le sue parole la determinazione del governo nella lotta alla criminalità organizzata, un’azione costante che non da’ respiro alla mafia. Affermare che Delmastro ha mancato di rispetto alle conduzioni dei detenuti significa stravolgere il suo pensiero per cercare di colpirlo ingiustamente”.


“Dunque per Renzi e compagni – dichiara la capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Giustizia della Camera Carolina Varchi- questo governo dovrebbe dare ‘respiro alla mafia’ e magari anche creargli condizioni piacevoli per scontare la pena, fuori ovviamente dal 41 bis. Ci dispiace informare la squadra di Italia Viva che hanno sbagliato destinatario della richiesta, Fratelli d’Italia non intende indietreggiare e quindi non intende dare respiro alla criminalità organizzata. E di questo noi siamo orgogliosi. Bene ha fatto il sottosegretario Delmastro a ribadire questo concetto a dispetto di una sinistra imbarazzata e ormai senza credibilità. Invece di scrivere mozioni di censura e chiederne dimissioni, Italia Viva dovrebbe consegnare un plauso alle cronache perché finalmente la polizia Penitenziaria oggi è dotata di una macchina di massima sicurezza. Ma questa, ci rendiamo conto, sarebbe troppa grazia”. ” Le parole del Sottosegretario della Giustizia Andrea Delmastro – assicura il presidente Fdi della commissione Trasporti Salvatore Deidda- sono state mal interpretate e in qualche caso strumentalizzate ma non si possono avere dubbi sul suo sincero impegno a favore della lotta contro il crimine organizzato e la Mafia e a favore della Polizia penitenziaria e della legalità. Una tempesta in un bicchier d’acqua”.

Dai fedeli di Grillo parte il tam tam per l’astensione

Dai fedeli di Grillo parte il tam tam per l’astensioneRoma, 15 nov. (askanews) – “Beppe sta aspettando che si schiantino sul quorum della maggioranza degli aventi diritto: se non succede, sarà battaglia legale”: visto dal lato di chi tifa per il fondatore e garante Grillo, è questo l’esito prevedibile della fase conclusiva del “processo costituente” del Movimento 5 stelle. Chi conosce bene il comico genovese giura che non accetterà supinamente il risultato finale della costituente interna e farà ripetere le votazioni sfruttando i suoi poteri e scommettendo sul mancato raggiungimento del quorum sulle modifiche statutarie. Dal 21 al 24 di novembre gli iscritti voteranno sia sulle proposte programmatiche emerse nel corso delle varie fasi della consultazione, sia sulle altre, sulle quali si è consumato in questi mesi lo scontro fra il garante e il presidente Giuseppe Conte: simbolo, ruoli dirigenziali compresi presidente e garante, limite ai mandati per gli eletti, alleanze. Nella tarda serata di giovedì sono stati pubblicati questi quesiti, gli altri, relativi ai contenuti programmatici, “a causa della grande complessità – spiegano le fonti ufficiali – sono già in corso di pubblicazione, man mano che si conclude il lavoro”.


Nel frattempo sono partite, con la diretta YouTube dedicata alla sanità pubblica, le “Agorà” dibattiti on line riservati agli iscritti, che possono prenotarsi per due minuti di intervento ciascuno sui temi che saranno poi sottoposti al voto. Le discussioni sui temi cruciali dello scontro interno sono in programma lunedì (su ruoli e dei poteri di garante e presidente) e mercoledì (candidature e limite dei mandati, alleanze). Ma si tratta, accusano esponenti della fazione vicina a Grillo, di “un tentativo di mettere una pezza su un dibattito che è stato limitato ai 300 (sorteggiati, ndr), e chi c’era racconta che non erano nemmeno tutti presenti, le sessioni al massimo sono state partecipate da 250 persone”. Da Campo Marzio era stata anticipata nelle scorse settimane l’intenzione di aprire altri spazi di dibattito, che del resto, dice un parlamentare da sempre vicino all’ex premier, “fungerà da campagna elettorale interna, visto che alle Agorà partecipano solo gli iscritti e che i quesiti sono già stati resi noti o lo saranno in questi giorni”. Ma nella gestione della costituente, accusa un esponente autorevole dell’area più “grillina”, ci sono “cose che gridano vendetta”. Fra queste, ad esempio, spiega, una qualificazione non corretta del quesito numero 12 sulle alleanze, indicato come non bisognoso di maggioranza qualificata ma in realtà finalizzato a modificare l’articolo 11 dello Statuto; o della proposta di far pagare l’iscrizione, finora un tabù per il “non partito” a suo tempo inventato da Grillo e da Gianroberto Casaleggio. “Una vera e propria vendetta, perché nessuno della base l’aveva chiesto”, dicono ancora negli ambienti che condividono la battaglia di Grillo “è la richiesta di cambiare la composizione di comitato di garanzia e collegio dei probiviri: è chiaro che se passa la modifica i vecchi componenti decadono e guarda caso fra quelli che decadono ci sono Danilo Toninelli e Virginia Raggi (ex ministro ed ex sindaca di Roma, ndr) che non sono ‘contiani’”.


Dito puntato, da parte dei “dissidenti”, anche sulla “mancanza di trasparenza sugli iscritti, dopo che ne sono stati cancellati moltissimi: Beppe aveva chiesto quanti sono ora ma ancora non è possibile avere il dato”. E comunque, radio Grillo calcola che “sono passati da 170mila a 90 mila, se applichiamo a tutta Italia la percentuale di riduzione che si è vista nell’ultima votazione limitata agli iscritti del Sud”. Su questo, però, le fonti vicine a Conte ricordano che la procedura delle cancellazioni è stata super-garantista, sono state inviate email agli iscritti “in sonno” consentendo a tutti gli interessati di manifestare il loro eventuale interesse a partecipare alla vita del Movimento. E considerato che i 5 stelle sono passati attraverso un paio di scissioni (la più rilevante, quella guidata dall’ex ministro e capo politico Luigi Di Maio) un declino del tesseramento, in parallelo peraltro con il calo dei consensi elettorali, è più che giustificato. Al più tardi quando si concluderanno le votazioni, il notaio certificherà il numero degli aventi diritto, ma da Campo Marzio non è escludo del tutto che questa cifra possa essere ufficializzata anche prima. Il dato è rilevante, posto che la linea degli oppositori di Conte è puntare tutto sul flop dei votanti. Linea confermata in una sorta di appello che l’ex deputato Marco Bella ha lanciato sul suo blog personale, ospitato dalla piattaforma del Fatto quotidiano: di fronte alla crisi del Movimento, sostiene, la soluzione che Conte propone è “tutelare la carriera politica di alcune figure del M5S con un ipotetico terzo, quarto, quinto mandato e rimuovere chiunque si possa opporre. Che possono fare gli iscritti M5s per salvare il Movimento? Rifiutarsi di avallare l’ennesima ratifica”, dice, far mancare il quorum e sconfiggere così il tentativo di Conte. E poi? Agli iscritti l’ardua sentenza.

Richiamo Mattarella: le regole della democrazia non vanno violate, io arbitro

Richiamo Mattarella: le regole della democrazia non vanno violate, io arbitroRoma, 15 nov. (askanews) – Un richiamo a 360 gradi alle regole della democrazia, che “non devono mai essere violate”, una puntualizzazione forte del ruolo di “arbitro” ma anche di “meccanico” che interviene “quando il sistema si blocca” e per “ricordare a tutti gli organi dello Stato i loro limiti”. Sergio Mattarella rispondendo alle domande degli studenti al convegno dell’Osservatorio giovani editori esplicita, come raramente gli accade, le ragioni e lo spirito che lo muove dal Quirinale.


Forse non è un caso che il presidente della Repubblica parli con questo tono in giornate delicate e convulse per la vita politica e istituzionale del paese. Lo scontro tra magistrati e governo sui migranti, la pronuncia della Corte Costituzionale sull’autonomia differenziata, le tensioni tra i partiti sulla nuova commissione europea e gli attacchi “esterni” come quello di Elon Musk. Sono tanti i temi oggetto di interesse e preoccupazione al Colle sui quali Mattarella è intervenuto in questi giorni ma sempre nei limiti previsti dalla Costituzione come quando spiega che non comprende i tentativi di tirarlo per la giacca sulla promulgazione delle leggi: “Mi è capitato di promulgare leggi che ritenevo sbagliate, inopportune ma è dovere del Presidente della Repubblica di promulgarle. Solo nel caso di evidente incostituzionalità ho il dovere di non promulgarle”, ha chiarito. Il capo dello Stato spiega di conoscere bene il meccanismo della politica: “Sono stato 25 anni in Parlamento, ho avuto una posizione politica ma il Presidente della Repubblica deve essere al di fuori delle competizioni politiche e quindi accantonare le sue opinioni”, ha spiegato Mattarella secondo il quale essere “arbitro significa sollecitare al rispetto del regole tutti gli altri organi dello Stato, significa anche ricordare a tutti i limiti delle sfere in cui operano, legislativo, esecutivo, giudiziario, ciascun organo deve sapere che ha dei limiti da rispettare” e a farlo per primo è proprio l’inquilino del Colle perchè “per fortuna la nostra non è una monarchia ma una Repubblica: il Capo dello Stato ha i suoi limiti e la democrazia vive di regole che non devono essere violate”. I poteri dello Stato, avverte, “non sono fortilizi contrapposti che cercano di sottrarre territorio l’uno all’altro ma devono collaborare ciascuno nel suo compito, rispettando quello degli altri”.


L’occasione dell’anniversario dell’Osservatorio giovani editori è utile poi a richiamare il tema della libertà di informazione e della necessità che l’informazione sia “libera, indipendente e plurale, in cui la funzione professionale dei giornalisti, è quella di certificatori di verità” sapendo che “non esiste un ministero della Verità”. “C’è una distinzione fondamentale tra utente e cittadino”, puntualizza Mattarella e dobbiamo fare in modo che “la democrazia non venga messa in discussione o ridotta da strumenti tecnologici che non si governano”, e che utilizzano “la manipolazione per diffondere notizie false o artefatte e provenienti da fonti oscure”. “L’informazione non è un prodotto – insiste -, ma un bene essenziale. Saper distinguere il vero dal falso è indispensabile, così come scongiurare il rischio che, per i nativi digitali, l’informazione coincida con flussi ininterrotti di notizie senza analisi critica”. L’appello alle giovani generazioni protagoniste del futuro è affinchè le nuove tecnologie e l’Intelligenza artificiale siano messe al servizio dell’uomo per migliorarne la vita. “Se saremo in grado di impiegare le straordinarie potenzialità delle innovazioni per affrontare le transizioni necessarie a garantirci un futuro sostenibile e inclusivo, per combattere disuguaglianze e povertà economiche e culturali, per perseguire il benessere individuale e sociale e la pacifica convivenza, allora sì l’AI e tutte le altre applicazioni che deriveranno da nuove scoperte saranno al servizio dell’umanità”.