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Vino, Ilari nuovo presidente di Castello di Meleto di Gaiole in Chianti

Vino, Ilari nuovo presidente di Castello di Meleto di Gaiole in ChiantiMilano, 14 dic. (askanews) – Stefano Ilari è il nuovo presidente di Castello di Meleto di Gaiole in Chianti (Siena) che, con i suoi circa mille ettari, è la più grande azienda agricola biologica del Chianti Classico.

Commercialista, già vicepresidente nel precedente triennio, Ilari succede a Lucia Pasquini, che avviò i lavori per il restauro della Pieve di Spaltenna, chiesa romanica che verrà riconsegnata alla comunità di Gaiole in Chianti prima della prossima estate. “Castello di Meleto è cresciuto molto in questi anni ma gli obiettivi sono ancora tanti” ha dichiarato Ilari, spiegando che “abbiamo lavorato per valorizzare il terroir con la zonazione e l’individuazione dei cru, per lo sviluppo dell’attività turistica e il recupero di un territorio splendido. Ora lo sguardo è rivolto al futuro con nuovi progetti – ha sottolineato – primi fra tutti la ristrutturazione della Cantina e la creazione della suite nella torre del Castello”. I lavori per la Cantina si concluderanno a luglio, e porteranno diverse soluzioni finalizzate al risparmio energetico, tra cui pannelli fotovoltaici, sistemi di monitoraggio dei consumi di acqua, trattamento delle acque di ingresso per i processi di pulizia per limitare l’uso di detergenti, pompe di calore a energie rinnovabili, e sistemi di refrigerazione ad aria e free cooling nelle aree comuni con un recuperatore di calore termodinamico.

Vino, Associazione produttori Nizza: nel 2023 +27 vendite sul 2022

Vino, Associazione produttori Nizza: nel 2023 +27 vendite sul 2022Milano, 14 dic. (askanews) – L’Associazione produttori del Nizza chiuderà il 2023 con un incremento di vendite del 27% rispetto al 2022, e con una produzione totale che supererà di poco il milione di bottiglie. E’ la stessa Associazione ad annunciarlo con grande soddisfazione anche alla luce del fatto che l’anno che sta per concludersi è stato piuttosto complesso per i rossi italiani.

“Dei 35 produttori che nel 2016 facevano parte della nostra Associazione, oggi se ne contano 100 che rivendicano la Denominazione, 85 dei quali fanno parte dell’Associazione stessa per una produzione di circa 150 etichette tra Nizza Docg, Nizza Riserva Docg e Cru” ha spiegato il presidente, Stefano Chiarlo, precisando che il successo del Nizza Docg “ha origine sia nell’attività di promozione che come Associazione stiamo portando avanti con convinzione e impegno, sia nel meticoloso lavoro che le aziende stanno conducendo per innalzare costantemente il livello qualitativo dei vini attraverso una costante condivisione e confronto”. Prodotto con il 100% di uve Barbera, il Nizza Docg è un vino che nasce nel cuore del Monferrato, tra il torrente Belbo e il Rio Nizza, in un territorio che racchiude 18 Comuni della vasta area di produzione della Barbera d’Asti.

“Quello verso i nostri vini è un interesse che travalica i confini nazionali, basti pensare che il mercato italiano pesa il 45% mentre il restante viene venduto in oltre 55 Paesi del mondo” ha proseguito Chiarlo, aggiungendo che “anche l’azione svolta per innalzare e consolidare il posizionamento del prodotto è stato fondamentale: oggi siamo orgogliosi di dire che la Denominazione, per quanto ‘recente’, si trova già nelle enoteche di qualità e nelle carte dei vini di ristoranti di alto livello, non avendo nulla da temere dal confronto con denominazioni di ben più lunga storia e tradizione”. Forti della positiva evoluzione registrata, i produttori hanno in programma l’ampliamento della gamma a partire dal Nizza Riserva e del Nizza Cru. “Nuovi prodotti ma anche grande valorizzazione delle vecchie annate: i produttori dispongono infatti di una serie di annate attualmente in commercio come la 2021 che è ritenuta a ragione un’annata da 5 stelle” ha continuato il presidente dell’Associazione, evidenziando che “vi è poi il Nizza Riserva 2020 che si caratterizza per grande equilibrio e morbidezza e il 2019, annata di grande struttura, carattere e longevità. Inoltre – ha aggiunto – le prossime annate 2022 e 2023, seppure scarse da un punto di vista di resa si stanno confermando di ottimo livello qualitativo”.

Cibo, Mascarino eletto a guida del Cluster Agrifood Nazionale CL.A.N.

Cibo, Mascarino eletto a guida del Cluster Agrifood Nazionale CL.A.N.Milano, 13 dic. (askanews) – Il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino, nel corso dell’Assemblea annuale del Cluster Agrifood Nazionale CL.A.N. è stato eletto per il triennio 2024-2026 alla presidenza dell’associazione multistakeholder che raggruppa imprese, associazioni di categoria, Università, Organismi di ricerca, Enti formazione e Rappresentazioni territoriali del settore Agrifood. Dal 2019, il Cluster CL.A.N. ha ricevuto dal MIUR il ruolo di cabina di regia e interlocutore unico nella relazione con le Istituzioni nazionali ed europee in materia di ricerca e innovazione per il settore agroalimentare.

“Desidero esprimere il mio più profondo ringraziamento per la nomina ricevuta. È un grande onore per me presiedere l’Associazione che racchiude al suo interno l’eccellenza della Ricerca agroalimentare del Paese”, ha dichiarato Paolo Mascarino. Il CL.A.N, – ha proseguito – “sin dai suoi primi passi ha compreso come il modello del sistema alimentare italiano, ispirato ai principi della dieta mediterranea, potesse essere valorizzato attraverso dati, ricerche e attività, in alternativa a tendenze di dubbia valenza scientifica che si stavano affermando all’estero. Questo lavoro ha senz’altro contribuito alla costruzione di politiche nazionali coerenti e unitarie nel campo dei sistemi alimentari, della nutrizione e della sostenibilità, che hanno promosso e tutelato il modello di successo italiano, la trasparenza informativa verso i consumatori, e verso le nostre industrie”. “Il triennio che ci attende sarà stimolante e impegnativo. Il Cluster dovrà continuare a promuovere utili sinergie nel sistema alimentare italiano e a sostenere la competitività delle nostre imprese attraverso lo stimolo dell’innovazione, la valorizzazione dei risultati della ricerca e una sempre più attenta considerazione delle vocazioni territoriali, sia scientifiche che produttive. Per questo sarà fondamentale un forte lavoro di squadra del Consiglio di Presidenza, del Comitato Tecnico-Scientifico e di tutti gli altri Associati. Infine – ha concluso Mascarino – desidero rivolgere un sentito grazie al Presidente Mauro Fontana e a tutta la squadra che ha guidato il Cluster dal 2021 vincendo grandi sfide come l’attuazione del Piano di Azione Triennale del MUR, l’elaborazione di diversi Position Paper su temi fortemente strategici per il settore fino all’endorsement dato alle grandi progettualità del PNRR sulla ricerca agroalimentare”.

Il neo Presidente Mascarino, alla guida del Cluster, sarà affiancato dal Vice Presidente Esecutivo Daniele Rossi (Confagricoltura) e da altri cinque Consiglieri espressione del mondo produttivo, della ricerca e dei territori regionali: Carlotta Trucillo (Assitol), Emanuele Marconi (CREA), Massimo Iannetta (ENEA), Sofia Miceli (ART – ER), Claudio Filipuzzi (Fondazione Agrifood & Bioeconomy FVG). Il rinnovo della governance ha previsto anche l’elezione del ‘nuovo’ Comitato Tecnico Scientifico che, con i suoi 17 componenti, rappresenta alcune tra le maggiori eccellenze sul fronte della Ricerca e Innovazione a disposizione del Cluster.

Cibo, scienziati Italia-Spagna: un decalogo per etichetta nutrizionale

Cibo, scienziati Italia-Spagna: un decalogo per etichetta nutrizionaleMilano, 13 dic. (askanews) – Gli scienziati italiani e spagnoli hanno stilato un decalogo di principi che un’etichetta nutrizionale front-of-pack dovrebbe avere per creare una base comune e aiutare i consumatori a fare scelte consapevoli verso diete più salutari. L’accordo fra i ricercatori dei due Paesi è stato siglato nel corso dell’incontro “Principles for the definition of front-of-pack nutritional labels (FOPNLs). Italian and Spanish researchers workshop”, tenutosi all’Università La Sapienza di Roma e organizzato dall’Unità di ricerca in Scienza dell’alimentazione del Dipartimento di Medicina sperimentale dell’Università La Sapienza e dal Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita (CNBBSV) della Presidenza del Consiglio.

I principi per la definizione dell’etichetta fronte-pacco individuati dagli scienziati italiani e spagnoli – spiega una nota – sono fondati su “un approccio di tipo informativo in conformità con le linee guida della Commissione europea, volte a incentivare i consumatori ad adottare un’alimentazione sana per contrastare l’elevata incidenza/prevalenza di malattie cronico-degenerative non trasmissibili. Si tratta di una logica che non è basata sull’imposizione di una regola, ma sulla comprensione della stessa. La FOPNL direttiva, infatti, richiede solo di seguire ‘passivamente’ le indicazioni mentre la FOPNL informativa necessita di informazione, educazione e capacità di giudizio. Il vantaggio è quello di favorire un empowerment del consumatore che può essere messo in condizione di capire come organizzare la propria alimentazione in modo efficace. Fornire informazioni ai consumatori su ciò che costituisce un’alimentazione sana, infatti, può influenzare positivamente le abitudini alimentari”. Per i ricercatori italiani e spagnoli i FOPNL informativi hanno il vantaggio di situare le informazioni sull’etichetta in un contesto dietetico più ampio di assunzione giornaliera, aprendo, così, una prospettiva nutrizionale più completa sull’equilibrio generale. In quest’ottica, i FOPNL dovrebbero aiutare i consumatori a fare le scelte migliori, includendo tutti gli alimenti nella loro dieta, nelle quantità adeguate, al fine di evitarne il consumo eccessivo.

Per gli scienziati italiani e spagnoli “posto che nessun singolo alimento può rappresentare né un rischio né un beneficio per la salute, i FOPNL dovrebbero sottolineare positivamente l’importanza di modelli alimentari che abbiano una comprovata salubrità, valorizzando le tradizioni alimentari, le abitudini e gli aspetti socioculturali dei territori locali. L’obiettivo è promuovere la corretta combinazione di vari alimenti al fine di selezionarli in base allespecifiche esigenze individuali. Dunque, i limiti delle etichette fronte-pacco di tipo direttivo sono diversi:

“1.L’arbitrarietà dell’algoritmo: i sistemi ‘direttivi’ (e in particolare il Nutriscore) spesso valutano il valore nutritivo degli alimenti attraverso algoritmi arbitrari o non ben definiti. 2.Standard di riferimento non reale: i sistemi ‘direttivi’ si basano su una quantità standard di cibo (100g o 100ml) quasi mai corrispondente alle porzioni abitualmente consumate. 3. Limitatezza dell’algoritmo: il risultato finale (colore o lettera) è la combinazione (non nota) di diverse informazioni. 4. Perdita di informazioni soprattutto per le categorie di consumatori più fragili. 5. Limitatezza dei parametri considerati con prevalenza di quelli ritenuti negativi. 6. Basso potenziale educativo: le indicazioni portano a non consumare un determinato alimento piuttosto che ad acquisire un comportamento alimentare ‘corretto’. 7. Diminuzione dell’efficacia nel tempo di messaggi ‘negativi’. 8. Effetto ‘alone’ con sovrastima dell’effetto positivo di alimenti etichettati ‘verdi’. 9. Approccio semplicistico che basa il ragionamento su alimenti da consumare o da evitare e non è in grado di promuovere modelli alimentari per i quali abbiamo un’evidenza di efficacia nella prevenzione delle malattie cronico-degenerative. 10. Mancanza di evidenze scientifiche sulla reale efficacia: le evidenze attuali mostrano un effetto sul ‘consumo’ di alcuni alimenti, ma non sull’impatto che hanno sulla ‘salute’ dei consumatori”. Per Lorenzo Maria Donini, Professore di Scienza dell’Alimentazione all’Università Sapienza di Roma, “l’evento potrà dare un contributo importante alla discussione in atto relativa all’etichettatura dei prodotti alimentari confezionati. Un comportamento alimentare sano e sostenibile in grado di promuovere e migliorare lo stato di salute dell’individuo e del pianeta passa attraverso un’informazione scientificamente corretta, ma semplice da recepire, che renda il consumatore attore responsabile”.

Secondo Michele Carruba, Direttore del Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità dell’Università degli Studi di Milano: “Nessun sistema sanitario potrà far fronte all’incremento dei problemi di salute come ad esempio l’obesità se non si interviene preventivamente. L’educazione alimentare e lo stile di vita risultano determinanti. Agire su questi due aspetti, a partire dall’infanzia, è molto importante per aiutare le persone. Una di queste risposte può essere l’etichettatura dei prodotti alimentari per rilevare l’impatto sulla salute di determinati alimenti. L’obiettivo è mettere in condizione le persone di decidere cosa sia opportuno o meno mangiare”. All’incontro, tra gli altri, hanno preso parte: Andrea Lenzi, Eleonora Poggiogalle, membri del Comitato Scientifico; Luca Muzzioli, Francesco Frigerio, membri del Comitato Organizzativo; Maira Bes-Rastrollo, Università di Navarra; Ramon Estruch, Università di Barcellona; Andrea Ghiselli, CREA Research Center; Rosa Maria Lamuela Raventos, Università di Barcellona; Ascensión Marcos, ICTAN; Miguel Ángel Martínez-González, Università di Navarra; J. Alfredo Martinez, IMDEA NutriHealth, UVA Valladolid; Daniela Martini, Università degli Studi di Milano; Enzo Nisoli, Università degli Studi di Milano; Gabriele Riccardi, Università Federico II, Napoli; Laura Rossi, CREA Research Center; Marco Silano, Istituto Superiore di Sanità; Francesco Visioli, Università degli Studi di Padova.

Vino, Sandro Sartor riconfermato a presidenza di Wine in Moderation

Vino, Sandro Sartor riconfermato a presidenza di Wine in ModerationMilano, 13 dic. (askanews) – Sandro Sartor è stato riconfermato per il prossimo triennio alla presidenza di Wine in Moderation (WiM), l’associazione europea che promuove la cultura del consumo consapevole e del bere responsabile.

Sartor, vicepresidente di Unione Italiana Vini (Uiv), Ad di Ruffino e managing director di Constellation Brands Emea, era stato eletto la prima volta nel dicembre 2020. “Sono onorato di essere stato nominato presidente per un secondo mandato” ha commentato Sartor, aggiungendo che “il settore sta affrontando tempi molto difficili, tempi in cui il progetto Wine in Moderation è più importante che mai per condividere un messaggio di responsabilità in cui crediamo fortemente”. L’associazione, che ha sede a Bruxelles, ha comunicato inoltre che la vicepresidenza passa a Eduardo de Diego, direttore della comunicazione e delle relazioni istituzionali della Federación espanola del vino (Fev), che succede all’olandese Henrico van Lammeren. Riconfermata invece alla carica di tesoriere, Marie Museux, public affairs manager di Moet Hennessy.

Foto di Canio Romaniello

Vino, Partesa: per le Feste tornano in tavola i grandi rossi italiani

Vino, Partesa: per le Feste tornano in tavola i grandi rossi italianiMilano, 13 dic. (askanews) – I vini fermi nostrani si prendono una rivincita sullo Champagne, crescono le birre lager e le speciali, tornano i classici dell’aperitivo italiano e il Gin si conferma al top tra le bevande spiritose. Questo, in sintesi, il quadro di cosa berranno gli italiani durante le festività di fine anno secondo Partesa, società del Gruppo Heineken Italia specializzata nei servizi di vendita, distribuzione, consulenza e formazione per il canale horeca.

Le Feste 2023 “saranno all’insegna della riscoperta dei grandi vini fermi made in Italy, con una particolare attenzione per l’elevato rapporto qualità-prezzo e per la regionalità. Lo Champagne si lascia alle spalle le straordinarie performance dello scorso anno e vive una fase calante iniziata nel periodo estivo, complice una minor disponibilità di spesa dei consumatori”. E, mentre gli spumanti di qualità (Metodo Classico in primis) si mantengono stabili, cresce la richiesta di vini fermi: tra i rossi “è attesa un’ottima performance delle grandi Denominazioni, come Barolo, Barbaresco, Brunello e Chianti sulla scia di un trend positivo in atto da ormai due anni”. Accelera anche l’ascesa dei bianchi che interessa in particolare i vini del Sud Italia, del Friuli e dell’Alto Adige. Agli italiani piacciono le birre chiare, leader incontrastate del mercato del fuori casa, ma bevono sempre più spesso birre speciali, gustate da sole o, soprattutto in questo periodo, in accompagnamento ai ricchi piatti invernali. Crescono in particolare le quote dei brand della tradizione italiana e delle Lager Plus, mentre nel mondo delle speciali si consolida la richiesta di IPA (India Pale Ale) e APA (American Pale Ale), soprattutto alla spina. Se infatti i consumi di birre in bottiglia e lattina vedono una lieve contrazione, è il fusto a registrare le migliori performance.

Sempre secondo Partesa, dopo l’exploit post-pandemia, il mercato degli spirit “vede ora una fase di assestamento, con le referenze standard che perdono terreno, e quelle premium che, al contrario, non conoscono crisi”. In particolare, “è la miscelazione di qualità che attira sempre più consumatori e cresce il numero di locali che si sono dotati di un’offerta di drink che va dall’aperitivo al dopocena”. Guardando ai prodotti, “il Gin premium continua a detenere lo scettro di re della categoria, primo distillato a volume e a valore, mentre gli spirits a base Agave, superate le difficoltà di reperibilità di prodotto, si confermano una sua apprezzata alternativa nel mondo dei ‘white spirit’”. Prosegue poi la passione per l’aperitivo, “con la riscoperta dei grandi classici italiani (come Negroni, Americano e Milano-Torino) che sostiene le crescenti richieste di Vermouth premium e di Bitter, con una domanda guidata dal brand ma anche, e soprattutto, dalla qualità degli ingredienti e dalla loro territorialità. Da segnalare, infine, un interessante ritorno del Whisky in miscelazione, in particolare Bourbon e Irish”. “Le dinamiche inflattive dei mesi passati hanno inevitabilmente condizionato i consumi fuoricasa degli italiani, che hanno scelto di consumare meno, ma non di rinunciare alla qualità” commenta l’Ad di Partesa, Massimo Reggiani, parlando di “un trend a cui i gestori dei locali italiani hanno risposto ampliando ed elevando l’offerta beverage su più momenti di consumo. Ci aspettiamo quindi che sarà ancora una volta la preferenza per prodotti d’eccellenza a caratterizzare i brindisi di fine anno in tutte le categorie – ha concluso – e dagli aperitivi agli after dinner, in attesa di un 2024 in cui il raffreddamento dell’inflazione permetterà una graduale ripresa dei consumi, sempre nel segno di una cultura del buon bere che siamo felici di vedere essere sempre più radicata”.

Nelle guide enologiche 2023 i vini altoatesini al top per 419 volte

Nelle guide enologiche 2023 i vini altoatesini al top per 419 volteMilano, 13 dic. (askanews) – Le dodici, principali, guide enologiche italiane pubblicate nel 2023 hanno assegnato il loro massimo punteggio a ben 259 diversi vini di 85 produttori dell’Alto Adige, per un totale di 419 volte. Oltre la metà è andata a vini bianchi, un terzo ai vini rossi e il rimanente suddiviso tra vini dolci e spumanti. “Si tratta di numeri che già da soli mostrano la grande considerazione di cui gode la nostra viticoltura e come i produttori abbiano ormai abbracciato l’impegno per ottenere una qualità senza compromessi” ha commentato soddisfatto il presidente del Consorzio Vini Alto Adige, Andreas Kofler, sottolineando che “è notevole che, quest’anno, gli spumanti siano stati premiati non solo dalle riviste specializzate, ma che abbiano ricevuto il punteggio massimo anche dalle guide enologiche più generaliste”.

I vini ottenuti da uve Schiava, la varietà autoctona più importante della provincia di Bolzano, hanno ottenuto il punteggio massimo per ben 26 volte. Insieme al Pinot Nero, tradizionalmente molto rappresentato, la Schiava è quindi il vitigno più premiato, mentre al terzo e quarto posto seguono Chardonnay (22 punteggi massimi) e Pinot Bianco e Sauvignon (20 ciascuno). La sesta posizione è conquistata dal Lagrein (18), il secondo vitigno autoctono altoatesino, e la settima dal Gewurztraminer (17). Per quanto riguarda i singoli vini, il “2021 Lagrein Riserva Taber” della Cantina Bozen, con il punteggio massimo in sette guide enologiche, è il vino più premiato di quest’anno. Seguono, con sei punteggi massimi a testa, il “2020 Pinot Nero Riserva Trattmann” della Cantina Girlan, il “2020 Sauvignon Riserva Renaissance” del Gump Hof-Markus Prackwieser, e il “2021 Gewurztraminer Nussbaumer” della Cantina Tramin. Sei etichette sono state premiate con il punteggio massimo da cinque guide enologiche: si tratta del “2021 Pinot Bianco Sirmian” di Nals Margreid, del “2017 Santa Maddalena classico Der Pfannenstiel” di Pfannenstielhof, del “2018 Appius” della Cantina Produttori San Michele Appiano, del “2021 Terlano Sauvignon Quarz” della Cantina Terlano, del “2020 Chardonnay Riserva Troy” della Cantina Tramin nonché del “2016 Gewürztraminer vendemmia tardiva Epokale” sempre della Cantina Tramin.

Sempre secondo l’analisi realizzata dal Consorzio, guardando il numero di punteggi massimi, in testa alla classifica dei produttori altoatesini di quest’anno c’è la Cantina Terlano con 23 massimi riconoscimenti, seguita da Cantina Tramin con 21, dalle Cantina Girlan e Cantina Produttori San Michele Appiano con 17, da Elena Walch con 16 e da Cantina Kurtatsch con 15. Nove diversi vini con il punteggio massimo è invece il risultato che possono vantare la Cantina Valle Isarco e la Cantina Girlan, seguite da Elena Walch con 8, e da Cantina Kurtatsch, Cantina Merano, Cantina Produttori San Michele Appiano e Cantina Terlano con 7.

Spumante italiano: 2023 a un passo dal miliardo di bottiglie vendute

Spumante italiano: 2023 a un passo dal miliardo di bottiglie venduteMilano, 13 dic. (askanews) – Gli spumanti italiani dovranno attendere almeno 12 mesi per superare la soglia psicologica del miliardo di bottiglie, ma le stime conclusive del 2023 confermano una sostanziale tenuta dei consumi di bollicine “Made in Italy”, a quota 936 milioni di bottiglie. In linea con i volumi dello scorso anno (ma a +24% rispetto al 2019) si annunciano anche gli acquisti per le prossime feste, durante le quali salteranno nel mondo circa 333 milioni di tappi tricolori, con oltre 95 milioni di bottiglie consumate solo nel Belpaese. Alle celebrazioni di Natale e Capodanno si aggiungeranno poi gli sparkling esteri, con circa 6 milioni di bottiglie. Secondo la consueta analisi di fine anno sui consumi di sparkling a cura dell’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) e Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea), durante le feste i consumatori di tutto il mondo non saranno quindi disposti a rinunciare alle bollicine tricolori.

A cambiare è, come riscontrato da inizio anno, la scelta di un prodotto in alcuni casi più accessibile per le tasche di consumatori italiani ed esteri alle prese con un caro-vita che non allenta la morsa. Da qui, secondo elaborazioni su dati Nielsen, Ismea e Uiv registrano l’incremento degli acquisti di spumanti più economici come Metodo Charmat, anche varietali e di annata (+7,5% a 206 milioni di bottiglie la stima a tutto il 2023), rispetto a Denominazioni “bandiera” italiane come Prosecco (Doc, Conegliano Valdobbiadene, Colli Asolani) e Asti Spumante, o ai metodo classico (Trento Doc, Franciacorta, Oltrepò Pavese, Alta Langa, Lessini Durello) che chiudono la stagione con una contrazione del 3% (727 milioni di pezzi). Con un paniere dell’offerta aggiustato, quindi, grazie all’incremento delle produzioni di spumante non Dop, il computo totale previsto da Ismea e Uiv a fine 2023 è pari a 936 milioni di bottiglie di spumante italiano, in 7 casi su 10 commercializzate all’estero. Sotto l’albero le bollicine si presentano quest’anno con un prezzo medio più alto, con i listini cresciuti di oltre il 5% a causa di inflazione e surplus di costi produttivi. In totale produttori e imprese spumantistiche italiane incasseranno durante le festività circa 1 miliardo di euro. Negli ultimi 10 anni le vendite di spumante italiano nel mondo sono praticamente triplicate, con crescite in valore del 351% negli Usa (top buyer), ma anche in altre destinazioni di sbocco come Regno Unito (+350%), Germania, (+42%), Francia (+416%) o nell’emergente Est Europa, con la Polonia a +983%.

Per quanto riguarda le esportazioni nei primi 9 mesi di quest’anno, elaborate dall’Osservatorio e basate sui dati Istat rilasciati il 12 dicembre, segnano un calo tendenziale del 3,1% per gli spumanti, che in valore, per gli effetti inflattivi, virano invece in positivo (+2,5%). A livello complessivo, l’export al terzo trimestre 2023 si ferma a -0,2% nei volumi, mentre il saldo sui valori indica una decrescita, in peggioramento, dell’1,9% (5,65 miliardi di euro). In difficoltà le Dop (volumi a -3,8%), mentre salgono le vendite degli sfusi (+18,9% volume) che, in seguito al calo dei prezzi alla produzione, hanno abbassato il valore medio di circa il 14%. Tra i top mercati, proseguono le difficoltà negli Stati Uniti (volumi a -12,8%, valori a -9,5%), mentre la Germania chiude il periodo a +12,4% nei volumi grazie a maxi-ordini di vino sfuso. Stazionario il Regno Unito e in leggera contrazione la Svizzera. Nel complesso, si allarga la forbice tra domanda Ue (volumi a +9,3%) ed extra-Ue (-9,2%).

Nasce “Italian wine perspectives”, osservatorio su dinamiche del vino

Nasce “Italian wine perspectives”, osservatorio su dinamiche del vinoMilano, 13 dic. (askanews) – L’istituto di analisi di mercato Eumetra e la società di consulenza Rocchelli Consulting hanno unito le loro rispettive competenze per dar vita all’Osservatorio “Italian wine perspectives” con l’obiettivo di analizzare le evoluzioni dei consumi e dei comportamenti d’acquisto sia per il mercato domestico, sia per quello internazionale.

“Uno strumento di analisi predittiva dinamico e modulabile su misura, ideato per individuare la propria prospettiva e quindi selezionare le azioni giuste da condurre, con il giusto timing sui propri specifici mercati e canali di vendita in modo da non essere presi di sorpresa dal cambiamento ma riuscire ad anticiparlo e governarlo” hanno spiegato le due realtà milanesi, che puntano ad offrire ai protagonisti del mondo vinicolo (produttori, istituzioni e Consorzi) “soluzioni efficaci per affrontare i nuovi scenari all’orizzonte”. “In oltre 40 anni di esperienza e consulenza nel ‘food and beverage’, non abbiamo mai rilevato una discontinuità come quella attualmente in atto in relazione al modo di acquistare e di consumare il vino” ha dichiarato Piero Rocchelli, managing partner di Rocchelli Consulting, spiegando che “questi ultimi anni stanno infatti mostrando un’accelerazione nella velocità di cambiamento e una sua maggiore intensità: sembrano esserci veri e propri salti evolutivi, cambiamenti drastici e dovuti ad atteggiamenti di consumo tipici di altri ambiti, ma capaci di contaminare in modo imprevedibile anche i mercati sino ad oggi sentiti come più tradizionali e protetti, come quello del vino”.

“Pensiamo al fenomeno low-alcol o zero-alcol, alla polarizzazione tra vini iconici e ultra-premium e vini-bevanda e pop, pensiamo alla crescente sensibilità verso l’ambiente, la salute, il sociale, alle diverse modalità di socializzazione e di informazione e comunicazione che appartengono alle giovani generazioni” ha proseguito, evidenziando che “sono tutte nuove coordinate che disegnano uno scenario competitivo inedito, che tutti a prescindere dalle dimensioni aziendali o dall’esperienza del management sono chiamati a comprendere: lo scenario cambia, introduce elementi estranei al consueto e richiede una rinnovata capacità di comprensione in modalità predittiva più che descrittiva dello status quo. Questa è la sfida che Italian wine perspectives vuole raccogliere – ha chiosato Piero Rocchelli – con l’obiettivo di supportare la progettazione delle azioni più adatte a competere nei mercati dei prossimi anni”. “È necessario un nuovo modo di fare analisi di mercato, vogliamo anticipare i possibili scenari per aiutare a capire cosa fare domani, piuttosto che limitarci a comprendere ciò che accade ora” ha precisato Alberto Stracuzzi, market research director di Eumetra, spiegando che “più che sapere dove siamo, vogliamo dirvi dove saremo e cosa dovremo fare domani: costruire scenari possibili e possibili risposte: per questo Eumetra mette a disposizione dei sottoscrittori di Italian wine perspectives ‘Tribe’ (Target rapresentation in behavioural environment), la metodica proprietaria di Eumetra capace di dare una rappresentazione dinamica e in evoluzione degli atteggiamenti e delle logiche di consumo e acquisto”.

Vino, Consorzio: nel 2024 nascerà il Distretto biologico Montecucco

Vino, Consorzio: nel 2024 nascerà il Distretto biologico MontecuccoMilano, 13 dic. (askanews) – “A breve sarà ufficializzata la nascita del Distretto biologico Montecucco: stiamo ultimando gli ultimi passaggi tecnici ma contiamo di vederlo attivo già all’inizio del 2024” Lo ha annunciato il vicepresidente del Consorzio di Tutela Montecucco Doc e Docg, Giampiero Pazzaglia, dg della Cantina ColleMassari promotrice del progetto, che coinvolgerà i Comuni di produzione della DO: Cinigiano, Seggiano, Campagnatico, Roccalbegna, Civitella Paganico, Arcidosso, Castel del Piano, in provincia di Grosseto.

“Il Distretto punta sul biologico a 360 gradi – ha spiegato Pazzaglia – abbracciando tutti gli aspetti produttivi, le attività e i servizi realizzati con approccio eco-compatibile e nel pieno rispetto dell’ambiente: quindi dalla produzione di vino, olio, miele e di tutte le colture, fino agli allevamenti biologici e al turismo ecosostenibile”. Il Consorzio Tutela Vini Montecucco è intanto impegnato nella difesa del territorio da un progetto di impianto fotovoltaico industriale di circa 30 ettari in località Borgo Santa Rita a Cinigiano. Impianto che “potrebbe aprire la strada ad ulteriori installazioni industriali sempre all’interno dell’areale del Montecucco” secondo il “fronte del no”, da sempre “assolutamente favorevole alle energie alternative, purché vengano sviluppate nel rispetto e a misura del territorio”.

“Quello a Borgo Santa Rita è un progetto dall’enorme impatto paesaggistico che, se approvato, andrà a minare non solo l’integrità di un territorio inalterato e vocato all’agricoltura che ha fatto della simbiosi con la natura e del rispetto della biodiversità i propri punti di forza, ma anche un’economia che da ormai trent’anni investe in un enoturismo di qualità volto a promuovere proprio l’originalità di questo volto selvaggio della Toscana” ha spiegato il presidente del Consorzio, Giovan Battista Basile, ricordando che il Montecucco “è sinonimo di sostenibilità e di buone pratiche agronomiche: la nostra produzione agroalimentare è rappresentata per la maggior parte da piccole o medie aziende a conduzione familiare circondate da vigneti, boschi, seminativi e olivi e la nostra vasta offerta enoturistica fa leva proprio sulla natura autentica e sui paesaggi incontaminati dell’areale, oltre che su storia, cultura ed enogastronomia”. “Da sempre le nostre aziende hanno una vocazione green e con l’attivazione del Distretto biologico Montecucco, l’approccio eco-compatibile abbraccerà ufficialmente tutti gli aspetti produttivi, le attività e i servizi da esse realizzati” ha aggiunto Basile, sottolineando che “in questo progetto di sostenibilità rientrano sicuramente anche le energie rinnovabili, ma riteniamo che la strada da percorrere per impegnarci realmente nel sostegno dell’ecosistema e nella riduzione degli impatti sia quella dei piccoli impianti di autoproduzione, peraltro già presenti in molte delle nostre aziende”.