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Consorzio Prosecco Doc a fianco di Fisi Veneto per stagione 2023-24

Consorzio Prosecco Doc a fianco di Fisi Veneto per stagione 2023-24Milano, 13 dic. (askanews) – Ci sarà anche il Consorzio di tutela del Prosecco Doc a fianco del Comitato Regionale Veneto della Federazione italiana degli sport invernali per la stagione 2023-2024. Il Consorzio affiancherà Fisi Veneto in alcuni progetti che avranno come focus l’attività giovanile, in particolare con l’assegnazione di quattro borse di studio del valore di 750 euro ciascuna che saranno assegnate a un ragazzo e una ragazza della categoria “Aspiranti”, un ragazzo e una ragazza della categoria “Giovani”. I premiati verranno selezionati in base al rendimento scolastico e ai risultati ottenuti sugli sci, e “grande attenzione verrà posta alle tematiche relative alla salute, con un progetto volto a far conoscere e promuovere tra le giovani generazioni corretti stili di vita, con particolare riferimento all’alimentazione e al bere responsabile”.

Un terzo settore di intervento è quello dedicato alla fascia di atleti più esperti: si tratta del progetto “Speed Master” che coinvolgerà nelle discipline veloci dello sci alpino gli atleti delle categorie Master. “Questa collaborazione con una realtà di eccellenza del territorio veneto è per noi motivo di orgoglio” ha dichiarato il presidente di Fisi Veneto, Roberto Visentin, aggiungendo che “l’attività del nostro comitato punta fortemente sui giovani, per farli diventare atleti di eccellenza ma anche per permettere loro una crescita globale e avere al nostro fianco il Consorzio di tutela del Prosecco Doc ci permetterà di potenziare questo lavoro di prospettiva sul quale vogliamo puntare con sempre maggiore determinazione”. “Da sempre il nostro Consorzio guarda allo sport con grande attenzione: Valori come passione, resilienza e sacrificio sono comuni ai nostri produttori così come a tutti gli atleti che si impegnano nelle diverse discipline da noi sostenute” ha affermato il presidente del Consorzio, Stefano Zanette, spiegando che “con Fisi Veneto abbiamo voluto anche lanciare un nuovo progetto teso a comunicare alle nuove generazioni i rischi derivanti dall’abuso di consumo del vino. Il nostro obiettivo – ha concluso – è far sì che i giovani comprendano come lo sport e un corretto stile di vita, che non escluda anche un calice di Prosecco, contribuiscano ad incidere positivamente sulla qualità della vita”.

Distretto Brera, il nuovo orizzonte della ristorazione milanese

Distretto Brera, il nuovo orizzonte della ristorazione milaneseRoma, 12 dic. (askanews) – I milanesi sono tornati a popolare via Fiori Chiari, strada simbolo di Brera, dimostrando che la ristorazione genuina e di qualità può mettere d’accordo sia i residenti che i visitatori di quello che è considerato l’unico, vero centro storico di Milano.

“Un’idea di business che cambia la prospettiva sull’impatto che la ristorazione può avere sul tessuto urbano, sulla qualità di vita dei lavoratori e sul ritorno che possono aspettarsi gli investitori. È la scommessa vinta da TSF Holding – spiega il Ceo Davide Ciancio – che ha recentemente inaugurato il terzo ristorante – la Trattoria del Ciumbia – in via Fiori Chiari, che si affianca al VESTA e all’omonimo CASA Fiori Chiari. La nuova idea è un distretto della ristorazione di alto livello: tre realtà completamente diverse ma che sono collegate da un pensiero comune. “Trattoria del Ciumbia si dedicherà alla cucina lombarda, VESTA è specializzata nella tradizione della cucina di pesce, CASA Fiori Chiari offre una cucina ‘filopartenopea’ che esalta pizza, pasta e pomodoro. Tutti utilizzeranno un unico laboratorio (il TSF Lab): 150 metri quadrati che fungono da centrale di acquisto e da struttura specializzata per pasticceria, pane, e pulizia del pesce fresco che arriva ogni giorno e viene consegnato, già abbattuto e sottovuoto, nelle cucine dei ristoranti”.

Questa organizzazione garantisce il massimo dell’efficienza e dell’igiene per le lavorazioni più delicate ma non è l’unica innovazione apportata da Triple Sea Food. Altra novità è l’All Day Dining: i ristoranti sono aperti dalle 12:00 a pranzo alle 01:00 la notte, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno (Casa Fiori Chiari con 500 coperti al giorno) o 362 per il Vesta (chiuso il 26 dicembre e l’1 e 2 gennaio). “Questa soluzione ci permette di avere coperti soprattutto nell’orario tra le 15:00 e le 18:00, accogliendo sia il pranzo ‘tardivo’ di culture come quella spagnola o la cena ‘anticipata’ del mondo anglosassone e nordeuropeo. Ma è una soluzione che incuriosisce anche gli italiani ed è perfetta per i nostri dipendenti (150 con la Trattoria del Ciumbia) che possono finalmente, godere dei turni pieni e non spezzati.

“Un’altra scommessa – conclude Davide Ciancio – è stato capire che tre ristoranti affiancati di alto livello non si sarebbero fatti concorrenza, ma avrebbero allargato il mercato creando un distretto capace di attirare il nostro target e fissarsi nell’immaginario, un po’ come hanno fatto altri settori in città, a partire dalla moda: il pubblico sa che c’è una zona dedicata alla sua passione nella quale può trovare diversi stili e retailer”. Sono state queste le intuizioni di mercato che hanno convinto l’investitore di maggioranza, Leonardo Maria del Vecchio Capital (che gestisce il 78% di Triple Food) a sostenere un progetto innovativo che ha portato ad aprire 3 ristoranti nell’arco di 14 mesi.

“Il fatturato dei primi due ristoranti supera il milione di euro al mese, in proporzione uno dei più alti del settore in Italia – spiega Marco Talarico, Ceo di LMDV Capital – e CASA Fiori Chiari raggiungerà break-even prima ancora che sia passato un anno dall’inaugurazione, il VESTA entro due anni. Risultati fuori dall’ordinario che dimostrano la vitalità del settore per chi porta investimenti a forte contenuto di innovazione. LMDV Capital, Family Office del Chief Strategist di EssilorLuxottica Leonardo Maria Del Vecchio è uno di questi attori, un investitore istituzionale che si caratterizza per un ampio e diversificato portafoglio”. Recentemente, per esempio, LMDV Capital ha annunciato la sua partecipazione nel lancio di Boem, bevanda giovanile gassosa a basso contenuto calorico e bassa gradazione alcolica che vede la partecipazione dei due artisti Fedez e Lazza sia come testimonial che partner dell’iniziativa. “La nostra aspirazione è innovare i modelli di business ed esplorare per primi le opportunità dei nuovi ambiti di mercato così creati – aggiunge il presidente Leonardo Maria del Vecchio -; ma siamo anche consapevoli che una buona innovazione si accompagna al senso di responsabilità, affinché l’attività imprenditoriale contribuisca al progresso, e non solo economico, del tessuto urbano e sociale nel quale si inserisce”. Con l’apertura della Trattoria del Ciumbia, LMDV Capital e TSF Holding compiono un ulteriore passo nel nuovo modello di ristorazione sviluppato a Brera, annunciando la prossima apertura di ulteriori due ristoranti in due città italiane ancora da svelare.

I vini di Giovanni Rosso nel portfolio di Santa Margherita Usa

I vini di Giovanni Rosso nel portfolio di Santa Margherita UsaMilano, 12 dic. (askanews) – Da gennaio 2024 i vini della nota Cantina di Serralunga d’Alba (Cuneo) Giovanni Rosso entrano nel portfolio di Santa Margherita Usa, azienda di importazione di vini pregiati italiani negli Stati Uniti appartenente a Santa Margherita Gruppo Vinicolo fondato dalla famiglia Marzotto. I vini di Giovanni Rosso, da tempo già presenti negli States, saranno dunque venduti esclusivamente attraverso Santa Margherita Usa: si tratta di una selezione di Barolo, di altre vini piemontesi e di quelli dell’Etna.

Santa Margherita Usa, con sede a Miami, rappresenta in tutti gli Stati Uniti le aziende Santa Margherita, Ca’ del Bosco, Masi, Kettmeir, Lamole di Lamole, Tenuta Sassoregale, Torresella, Feudo Zirtari, Fattoria Sardi, Cà Maiol, Cantina Mesa e l’americana ROCO Winery. Da gennaio, il primo Barolo ad entrare nel catalogo sarà proprio quello di Giovanni Rosso. “Giovanni Rosso è una gradita aggiunta al crescente portafoglio di Santa Margherita Usa” ha dichiarato il presidente e Ceo, Vincent Chiaramonte, sottolineando che “Rosso rappresenta la perfetta combinazione tra tradizione e innovazione: i vini sono eleganti, sofisticati, con una complessità che si integra molto bene nel nostro catalogo”.

La famiglia Rosso ha iniziato a coltivare i propri vigneti nel 1890 ma è negli anni Ottanta che Giovanni Rosso ha ristrutturato i vigneti per produrre il proprio vino. Nel 2001, suo figlio Davide Rosso, dopo aver studiato enologia e sviluppato ulteriormente le proprie competenze nelle Cantine della Borgogna, ha preso le redini dell’azienda, oggi certificata sostenibile, che nel 2023 ha prodotto 300mila bottiglie. Dal 2016 Davide Rosso e sua madre Ester Canale Rosso, producono vino a Castiglione di Sicilia, sul versante Nord-Est dell’Etna, in una tenuta di 14 ettari, di cui sei vitati, che si aggiungono ai 22 ettari in Piemonte.

Vino, nel 2023 record imbottigliamenti per Doc Colli Berici e Vicenza

Vino, nel 2023 record imbottigliamenti per Doc Colli Berici e VicenzaMilano, 12 dic. (askanews) – Il Consorzio Tutela Vini Colli Berici e Vicenza registra per l’anno 2023 la miglior performance in termini di imbottigliamento degli ultimi sei anni per i vini dei Colli Berici e degli ultimi nove anni per quelli del territorio di Vicenza. Per la Doc Colli Berici, si contano ad oggi 1,640 milioni di bottiglie, segnando un importante aumento del 12% rispetto al 2022. Analogamente, i vini della Doc Vicenza registrano il picco massimo dal 2014 con una crescita del 7% rispetto all’anno precedente, “una prova tangibile della costante eccellenza produttiva e dell’apprezzamento di queste etichette sul mercato”.

Inoltre, il Consorzio accoglie due nuove aziende, portando il totale dei soci a 28, un aumento che sottolinea l’attrattiva delle iniziative messe in atto dalla realtà consortile. “In un contesto come quello italiano che negli ultimi anni ha presentato alcune sfide, le nostre Denominazioni si sono distinte per gli ottimi risultati” ha affermato il direttore del Consorzio, dichiara Giovanni Ponchia, aggiungendo che “è particolarmente gratificante constatare che la nostra buona performance non si limita al contesto nazionale, ma si estende anche all’estero”. “Il territorio dei Colli Berici e di Vicenza ha catturato l’interesse della critica internazionale, ottenendo punteggi notevoli che testimoniano la qualità dei nostri vini” ha evidenziato Ponchia, parlando di “un riconoscimento frutto di anni di impegno da parte di tutte le aziende consorziate nella cura dei vigneti, nella vinificazione e nella promozione del nostro patrimonio enologico”. “L’annata corrente per i nostri viticoltori è stata a tratti difficile, caratterizzata da condizioni climatiche e fitosanitarie complesse che hanno portato a un calo della quantità delle uve pari al 10%” ha ricordato il presidente del Consorzio, Silvio Dani, sottolineando che “tuttavia, notiamo con grande orgoglio come il livello qualitativo rimanga elevato, confermando la straordinaria vocazione del nostro territorio alla viticoltura ed evidenziando la capacità dei nostri soci nell’affrontare le variabili climatiche nella produzione e nella vinificazione delle uve”.

Consorzio Vino Nobile: legare vini con uve Montepulciano a territorio

Consorzio Vino Nobile: legare vini con uve Montepulciano a territorioMilano, 12 dic. (askanews) – “Più che un sinonimo, la strada più legittima potrebbe essere una Denominazione che, come avviene per la quasi totalità delle Denominazioni italiane e non solo, leghi i vini a base di uve Montepulciano al territorio di produzione e non al vitigno”. E’ quanto sostiene il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, in merito al sinomimo Cordisco per la varietà Montepulciano introdotto il 26 ottobre scorso dal Masaf. Un che rende esclusivo ai soli produttori abruzzesi l’utilizzo di ‘Montepulciano’ nell’etichetta, indicando per tutte le altre Regioni che utilizzano il vitigno Montepulciano il sinonimo Cordisco.

“Ancora una volta si rischia di creare confusione nel consumatore, soprattutto nei mercati esteri, dove già è complicato indicare la provenienza delle tante Denominazioni italiane e internazionale, l’omonimia del termine è sicuramente un elemento che non può essere non considerato dagli uffici di competenza del Masaf” spiega il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano (prodotto che ha una storia produttiva vecchia quasi 700 anni), ricordando di aver portato avanti un percorso con la Regione Toscana che ha portato alla modifica del Disciplinare di produzione nel 2021 con l’obbligatorietà di inserire in etichetta “Toscana”, “proprio per venire meno alla confusione di mercato che si crea tra le nomenclature”.

Enrico Serafino punta a far autorizzare Pinot Meunier in Piemonte

Enrico Serafino punta a far autorizzare Pinot Meunier in PiemonteMilano, 11 dic. (askanews) – “Il Pinot Meunier è una delle varietà più utilizzate per la produzione di spumanti Metodo Classico a livello mondiale ma attualmente è vietata in Piemonte: anche alla luce dello sviluppo della Denominazione Alta Langa Docg ci sembra importante dare alla nostra regione un’ulteriore opportunità di sviluppo”. Così Nico Conta, presidente della Cantina Enrico Serafino di Canale (Cuneo) ha spiegato il senso del “Progetto sperimentale Enrico Serafino per l’ottenimento dell’iscrizione della varietà Pinot Meunier al catalogo viticolo regionale del Piemonte”.

Si tratta di un progetto di lungo periodo, voluto dal magnate statunitense Kyle Krause, dal 2015 proprietario della storica azienda vitivinicola piemontese, che si farà interamente carico di tutte le attività, dalla progettazione del vigneto sperimentale sino al risultato finale che sarà poi disponibile per tutti i viticoltori piemontesi. In questo percorso Enrico Serafino ha coinvolto la Regione Piemonte, titolare delle competenze per quanto riguarda il catalogo viticolo, e l’Istituto di istruzione superiore di Stato Umberto I di Alba (Cuneo), quale ente certificato di ricerca per la conduzione delle microvinificazioni sperimentali. In pratica l’iter burocratico per l’iscrizione di un nuovo vitigno al catalogo viticolo regionale prevede la raccolta dei dati sperimentali per almeno tre campagne agrarie, seguita dalla validazione anche attraverso il tavolo vitivinicolo regionale, al termine della quale potrà avvenire l’iscrizione “in osservazione”, che dà inizio all’impianto di vigneti in scala maggiore, comunque, sempre soggetti a valutazione scientifico-sperimentale. Nel corso del 2023 sono stati individuati due siti, uno ad Alba a 150 metri slm con esposizione a Est, e uno a Cerretto Langhe a 520 metri slm esposto a Ovest, entrambi già piantati a Pinot Nero. Il primo, localizzato nei vigneti dell’istituto enologico, fa parte degli impianti sperimentali degli inizi degli anni Novanta per il progetto Alta Langa. E il secondo è di proprietà della Enrico Serafino ed è iscritto alla Docg Alta Langa.

Nel giugno scorso sono state innestate gemme di Pinot Meunier, clone Entav 865, provenienti da un vivaio francese specializzato nelle selezioni della Champagne. A partire dalla primavera 2024 le due tesi saranno oggetto di verifiche e confronti dal punto di vista di fenologie, caratteristiche agronomiche di fertilità e peso dei grappoli, produzione per ceppo e maturazione delle uve. Nelle successive tre vendemmie si svolgeranno le rispettive microvinificazioni sperimentali. Queste ultime verranno effettuate dall’Istituto Umberto I per la valutazione delle caratteristiche enologiche. I dati rilevati saranno poi sottoposti, presumibilmente ad inizio 2027, al Tavolo Vitivinicolo Regionale per la validazione e per la prima iscrizione ufficiale come vitigno in osservazione e successivamente per quella definitiva. Nella Champagne il Pinot Meunier ha oramai raggiunto lo Chardonnay con circa 10.600 ettari, mentre in Italia si aggira intorno ai 50 ettari, perché autorizzato solo nella provincia di Trento e in Lombardia. Il leggero ritardo sul germogliamento e l’abbondante peluria lo rendono un vitigno più resistente rispetto a Pinot Nero e Chardonnay alle gelate primaverili che sono uno degli effetti del cambiamento climatico. Da qui l’interesse della Cantina di Canale che produce Metodo Classico dal 1878 e che nel 1994 aveva partecipato al progetto sperimentale Alta Langa.

Venturini: grande successo a Firenze per “Saranno famosi nel vino”

Venturini: grande successo a Firenze per “Saranno famosi nel vino”Milano, 11 dic. (askanews) – “Siamo molto soddisfatti di questa seconda edizione che ha registrato un grande apprezzamento sia da parte del pubblico che degli operatori del settore entrati in contatto con le aziende presenti e mostrando grande interesse e curiosità. Anche le associazioni di categoria hanno dimostrato grande attenzione all’evento che mette in evidenza la potenzialità, la professionalità e il talento di molte aziende. Il risultato è davvero lusinghiero e stiamo già pensando al 2024, per presentare la terza edizione”. Così il presidente Ugo Venturini ha commentato “Saranno famosi nel vino”, l’evento andato in scena alla Stazione Leopolda di Firenze che è tornato a puntare i riflettori sulle giovani aziende ed etichette del panorama vitivinicolo nazionale e, da quest’anno, anche sul gin esaltando la figura del “GINgegnere”, il tutto accompagnato da una selezione di eccellenze della gastronomia toscana.

Oltre 110 le aziende vitivinicole da tutta Italia che hanno partecipato con circa 500 etichette, e 40 produttori di gin, mentre oltre 50 ristoratori fiorentini hanno aderito alla nuova iniziativa “Wine & Florence” con menù studiati in abbinamento alle etichette presenti. Tra i momenti significativi, oltre alle masterclass sul vino da tutto esaurito, la consegna degli attestati e la premiazione delle aziende della Guida “Vitae 2024” dell’Associazione Italiana Sommelier (Ais), la presentazione del Concorso enologico internazionale “Città del Vino” edizione 2024, il progetto “Enoteca Italiana” e la guida “I vini del cuore”. “Il riscontro di partecipazione – ha commentato Donatella Cinelli Colombini ideatrice del format – è indice che l’appuntamento può essere potenziato perché non è soltanto occasione di conoscenza ma anche una vera opportunità per mettere insieme tante realtà che contribuiscono a valorizzare il nostro patrimonio vinicolo”.

Vino, Zannier: bando da 1,6 mln per Collettiva del FVG a Vinitaly

Vino, Zannier: bando da 1,6 mln per Collettiva del FVG a VinitalyMilano, 11 dic. (askanews) – “La presenza della Regione Friuli Venezia Giulia alla prossima edizione di Vinitaly si arricchisce della partecipazione alla gestione del Consorzio Uni.Doc. In questo modo i rappresentanti delle categorie vitivinicole, con il contributo e il supporto amministrativo della Regione e di Ersa, saranno protagonisti della gestione dello spazio espositivo con l’obiettivo di coinvolgere maggiormente le imprese”. Lo ha detto l’assessore alle Risorse agroalimentari, forestali e ittiche della Regione Friuli Venezia Giulia, Stefano Zannier, illustrando due bandi con cui la Regione sostiene la partecipazione delle aziende vitivinicole regionali alla più importante fiera di settore italiana, Vinitaly, che si svolgerà a Verona dal 14 al 17 aprile del prossimo anno.

“Il 2024 sarà un anno transitorio di sperimentazione di questa collaborazione con cui vogliamo affiancare Ersa nella gestione dello stand di Vinitaly, che sarà anche completamente rinnovato” ha proseguito Zannier, precisando che “il bando per accedere ai fondi, circa 1,6 milioni di euro messi a disposizione dalla Giunta regionale, è stato anticipato a dicembre per consentire agli interessati di organizzarsi per tempo”. Altra novità del 2024 sarà la presenza, al padiglione 6, di una enoteca regionale che presenterà sia le aziende della Collettiva regionale sia quelle esterne ad essa, con una panoramica completa sulle produzioni Fvg. Il bando, i cui termini aprono mercoledì 13 dicembre, è dedicato alle imprese agricole da ammettere, in qualità di co-espositori di Ersa, alla Collettiva regionale della Regione Friuli Venezia Giulia e di quelle, tra di esse, da ammettere alle degustazioni assistite e alle sezioni di degustazioni masterclass. La Collettiva regionale della Regione Friuli Venezia Giulia è composta da un numero massimo di novanta imprese agricole co-espositrici di Ersa.

Nel secondo bando invece sono stati definiti i criteri e le modalità per la selezione delle aziende che aderiranno alla manifestazione con una propria postazione, sempre all’interno del padiglione che ospita la collettiva regionale, di quelle da ammettere alle degustazioni assistite e alle sezioni di degustazioni masterclass. Sono stati inoltre precisati i criteri e le modalità per la concessione, alle aziende selezionate, di un contributo diretto ad abbattere i costi per l’iscrizione e la partecipazione alla manifestazione e alle diverse iniziative. Per le finalità di questo bando sono stati destinati 195mila euro. Alle imprese agricole della Collettiva regionale, verrà riconosciuto un contributo in regime de minimis, diretto ad abbattere fino al 100% il costo di iscrizione alla fiera e di partecipazione allo stand allestito da Uni.Doc Fvg e ai servizi accessori ad esso connessi, per un ammontare compreso tra un minimo di seimila euro e un massimo di 13.388,90.

Vino, Lungarotti si è aggiudicata il premio Sostenibilità Amorim

Vino, Lungarotti si è aggiudicata il premio Sostenibilità AmorimMilano, 10 dic. (askanews) – La Cantina Lungarotti si è aggiudicata il premio “Sostenibilità Amorim” ai Green Awards 2023 dalla rivista specializzata “The Drink Business”. L’azienda storica di Torgiano (Perugia) ha ricevuto l’importante riconoscimento durante la quattordicesima edizione dell’evento, organizzato a Londra. Lungarotti era l’unica azienda italiana presente nella cinquina dei finalisti che concorrevano per la categoria “Sustainability Amorim”, ed è risultata prima.

Questa la motivazione: “Un’azienda vinicola italiana che ha convinto i giudici per le sue numerose iniziative sostenibili. È stata infatti premiata per aver avuto un ruolo chiave e di connessione nella comunità agricola dell’Umbria”. “Siamo orgogliosi di aver ricevuto questo importante riconoscimento internazionale perché premia la nostra filosofia produttiva da sempre improntata alla ricerca della massima qualità, adottando buone pratiche nel rispetto dell’ambiente” ha dichiarato l’Ad dell’azienda, Chiara Lungarotti, spiegando che “l’insegnamento più grande che mio padre Giorgio mi ha lasciato è proprio quello di coltivare l’amore ed il rispetto per la nostra terra, un bene che riceviamo in prestito da chi ci ha preceduto e che passeremo a chi ci seguirà”. “Anche in questo lui fu un pioniere, perché capì subito che la cura del territorio si riflette nel bicchiere” ha proseguito, concludendo “abbiamo cominciato il nostro cammino 30 anni fa, quando ancora il concetto di sostenibilità non era così ‘di moda’, e oggi questo impegno appartiene al nostro Dna aziendale: un valore imprescindibile, in tutte le sue declinazioni, ambientale, sociale ed economica, senza il quale non può esserci un futuro”.

Dal 2018, i 230 ettari della Tenuta di Torgiano sono certificati VIVA (programma del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che attesta la sostenibilità della filiera vitivinicola attraverso l’analisi di quattro indicatori: aria, acqua, vigneto e territorio), mentre i 20 ettari della Tenuta di Montefalco sono coltivati a biologico dal 2010. La Cantina ha installato nei suoi vigneti le capannine meteo per analizzare l’andamento climatico, dove si attua il controllo meccanico delle erbe infestanti, “una gestione intelligente delle risorse idriche, la concimazione organica e la confusione sessuale”. In più Lungarotti nel 2013 è diventata capofila del progetto Meteowine, sostenuto dalla Regione Umbria in collaborazione con l’Università di Perugia, per la realizzazione di una piattaforma meteo in grado di fornire previsioni precise e puntuali delle condizioni meteorologiche. Nella primavera del 2018, è stato installato un impianto fotovoltaico sulla copertura degli edifici aziendali che copre il 40% dei fabbisogni di energia elettrica con un risparmio di oltre 3.000 tonnellate di CO2 e dal 2021 l’azienda ha introdotto nuove bottiglie più leggere riducendo le emissioni di CO2 fino al 35%.

Il piccolo suino sardo diventa Presidio Slow Food

Il piccolo suino sardo diventa Presidio Slow FoodMilano, 10 dic. (askanews) – Mantello scuro, taglia piccola, zampe corte e robuste, e una criniera di lunghe setole sulla schiena: il suino sardo è appena entrato a far parte dei Presìdi Slow Food. Una razza rustica, allevata in tutta la regione, dalle Barbagie alle aree del Gennargentu e del Supramonte, ma anche in Ogliastra, nel Sarrabus-Gerrei, nell’area del Monte Linas e nel Sulcis-Iglesiente, di cui si trovano riferimenti antichissimi, ma che negli ultimi decenni aveva rischiato la scomparsa a causa dell’arrivo sull’isola della peste suina africana.

Dopo un lungo lavoro di eradicazione del virus, dal 15 dicembre del 2022 è caduto l’embargo sulle esportazioni di carni suine dalla Sardegna, una situazione che perdurava da quarant’anni. “Restano solo quattro comuni in zona rossa mentre dal resto della regione è nuovamente possibile movimentare carni e salumi al di fuori dell’isola” ricorda il referente Slow Food del nuovo Presidio, Raimondo Mandis, spiegando che “questo riconoscimento è un segnale, un modo per sottolineare l’importanza di promuovere forme di allevamento locali e pratiche di trasformazione virtuose, per evitare che si commercializzino carni che arrivano da fuori regione e che, in Sardegna, vengono soltanto trasformate, come tuttora in alcuni casi avviene. Abbiamo – conclude – una razza autoctona da sostenere e valorizzare, simbolo della biodiversità locale e fortemente integrata nell’ambiente isolano”. Una razza che si è salvata grazie al lavoro di alcuni allevatori sostenuti dall’Associazione allevatori della regione Sardegna (AARS), che dal 1920 cura un libro genealogico di razza e che oggi si occupa anche dei controlli per la sua continuazione. Il suino Sardo, 60 centimetri al garrese e un peso che oscilla tra gli 80 e i 150 chili, ha un colore che può variare dal nero al fulvo, passando per il grigio e il pezzato. E’ un grande pascolatore e si nutre in particolare di ghiande “e consuma molto dell’apporto nutritivo che assume grufolando: ne deriva una carne dal grasso importante, ma dalle caratteristiche nutrizionali ottimali, con bassa percentuale di grassi insaturi” precisa il responsabile Slow Food del Presidio, sottolineando che questo suino “non viene alimentato con insilati né assume antibiotici”

“Oltre alla tradizione gastronomica, l’allevamento del maiale ha un’importante dimensione sociale” prosegue Mandis, spiegando che “nei boschi dove i maiali pascolano vengono da secoli rispettati i cosiddetti usi civici: qui le terre sono utilizzate dalla comunità e gli allevatori le occupano a rotazione, ciascuno per un certo periodo di tempo, assicurando a tutti la possibilità di nutrire i propri animali e conservando le risorse del bosco in modo bilanciato. Il tutto, naturalmente, soltanto nelle stagioni più fredde – conclusde – i mesi nei quali i maiali non rischiavano di danneggiare le altre colture”. I produttori che aderiscono al Presidio Slow Food sono al momento tre, di cui due sono allevatori e uno soltanto trasformatore. Gli allevatori complessivamente interessati al programma di recupero della razza del suino Sardo sono una novantina, il triplo di vent’anni fa.

Foto di Jacopo Goracci