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Vino, da 17 a 28 novembre torna “Benvenuto Brunello” con 119 Cantine

Vino, da 17 a 28 novembre torna “Benvenuto Brunello” con 119 CantineMilano, 04 nov. (askanews) – Centodiciannove cantine e 310 etichette pronte all’assaggio per una dieci giorni di degustazioni che decolla da Montalcino (Siena) per atterrare anche in nove città internazionali. Sono i numeri della 32esima edizione di “Benvenuto Brunello”, l’evento capostipite delle anteprime italiane riservato al principe dei vini toscani, in programma dal 17 al 28 novembre. Un format autunnale ormai consolidato, quello organizzato dal Consorzio del vino Brunello di Montalcino che, per il secondo anno consecutivo, dal Chiostro Sant’Agostino del borgo medievale vola prima a Londra il 21 novembre, e poi in contemporanea a New York, Dallas, Miami, Toronto, Vancouver, Zurigo, Shangai e Tokyo il 28 novembre per celebrare il “Brunello Day”. Un appuntamento internazionale che vede più che raddoppiato il numero delle metropoli estere coinvolte.

Al battesimo nei calici dell’anteprima, il Brunello 2019 e la Riserva 2018 affiancati nei tasting dal Rosso di Montalcino 2022 e dagli altri due vini della Denominazione, il Moscadello e il Sant’Antimo. Si parte il 17 e il 18 novembre con il consueto weekend (già sold-out) dedicato alla stampa nazionale e internazionale. Sono oltre 70 i giornalisti di settore e non, selezionati tra italiani ed esteri provenienti da Stati Uniti, Canada, Corea del Sud, Brasile e Israele mentre Inghilterra, Svezia, Danimarca, Norvegia e Olanda rappresentato il territorio europeo. A questi si aggiungono i circa 20 operatori tra giornalisti, wine expert, buyer e wine educator stranieri individuati dalla speciale attività di incoming in collaborazione con la Vinitaly International Academy.

Nel fine settimana inaugurale, spazio anche alla presentazione dell’annata agronomica 2023 e all’assegnazione del 32esimo premio “Leccio d’Oro”, in programma alle 11 di sabato 18 novembre al Teatro degli Astrusi. A seguire, nella stessa giornata, la posa sulla costa del Municipio della tradizionale piastrella celebrativa dedicata alla vendemmia di quest’anno. Domenica 19 novembre è invece la data d’inizio delle degustazioni per gli operatori di settore a cui sono dedicate anche altre sei giornate (dal 20 al 22 novembre e dal 25 al 27 novembre). Sei i “Master of Wine” che si sono dati appuntamento il 20 novembre per la valutazione delle nuove annate, mentre agli enoappassionati è riservato l’ultimo weekend di novembre, dal 25 al 27. Chiude il programma di “Benvenuto Brunello” il giro intorno al mondo del “Brunello Day” in calendario lunedì 28 novembre, anticipato dalla data londinese del 21 novembre.

Vino, prende il via “Cantine Aperte a San Martino 2023″

Vino, prende il via “Cantine Aperte a San Martino 2023″Milano, 4 nov. (askanews) – Continua la stagione 2023 firmata Movimento turismo del vino (Mtv) con il ritorno di “Cantine Aperte a San Martino” che si apre oggi, sabato 4 novembre, e prosegue fino a domenica 12 novembre . La nuova edizione porta con sé un programma ricco di attività dedicate alla scoperta delle eccellenze enologiche di tutto lo Stivale e in particolare all’assaggio del vino nuovo.

“Siamo pronti e entusiasti di dare il via alla nuova edizione di ‘Cantine Aperte a San Martino’” e soprattutto non vediamo l’ora di far apprezzare al pubblico di enoturisti la freschezza e i profumi di un calice di vino nuovo” ha dichiarato il presidente di Mtv, Nicola D’Auria, sottolineando che si tratta di “un tipo di vino spesso poco conosciuto che leCantine del Movimento vogliono valorizzare con un programma ricco di esperienze per tutti i gusti e tutte le età: un’occasione unica dedicata a tutti i wine-lover per entrare in contatto con i produttori, condividere la fine della vendemmia e gettare le basi per il nuovo anno vitivinicolo”. Una festa che unisce produttori ed enoappassionati tra passeggiate in vigna, degustazioni guidate di vecchie e nuove annate per celebrare i frutti della vendemmia. Non mancheranno inoltre escursioni all’aria aperta, visite nei luoghi di rilevanza storico-culturale, performance musicali, laboratori didattici per scoprire tutte le fasi di produzione del vino, pranzi e cene con i prodotti tipici del territorio, come il tartufo, le nocciole e le castagne.

L’elenco delle Cantine aderenti all’inizitiva si trova sul sito del Movimento Turismo del Vino.

Fino al 5 novembre l’”Hong Kong International Wines and Spirits Fair”

Fino al 5 novembre l’”Hong Kong International Wines and Spirits Fair”

Milano, 4 nov. (askanews) – Si è aperta ieri e si chiuderà il 5 novembre, la 15esima edizione della “Hong Kong International Wines and Spirits Fair”, allestita in undici padiglioni dell’”Hong Kong Convention and Exhibition Centre”.

Organizzata dall’Hong Kong Trade Development Council (HKTDC), la fiera riunirà più di 500 espositori provenienti da 17 Paesi, tra cui Australia, Francia, Germania e Italia, Giappone e Cina, che presenteranno vini, birra e bevande spiritose, oltre che prodotti e servizi legati al vino. Alle sessioni di degustazione e ai seminari tematici, durante la tre giorni si affiancheranno diversi incontri e conferenze. I primi due giorni saranno riservati ai professionisti del settore e ai buyer, mentre l’ultimo giorno sarà aperto anche al pubblico.

“Hong Kong è un connettore chiave per il mercato del vino e dei liquori in Asia: considerata la crescita del potere di consumo nella Cina continentale, molti commercianti di vino si stanno facendo strada in questo vasto mercato” ha affermato la vicediretttrice esecutiva dell’HKTDC, Sophia Chong, spiegato che “molte aziende vinicole internazionali hanno avviato operazioni a Hong Kong per cogliere opportunità commerciali nella Cina continentale e in tutto il mondo. Essendo una piattaforma commerciale globale per il vino pregiato – ha concluso – questa fiera offre enormi opportunità alle aziende vinicole locali, continentali e internazionali”. L’HKTDC sottolinea che “dato il suo status di porto duty-free, i commercianti di vino e gli investitori considerano Hong Kong come il centro di distribuzione più conveniente e conveniente per immagazzinare vini da investimento per la consegna ai mercati su richiesta. La Cina continentale e Macao, che lo scorso anno hanno rappresentato circa il 69% delle esportazioni di vino, sono state le principali destinazioni. In termini di valore, lo scorso anno le esportazioni di vino di Hong Kong sono aumentate del 45,1%”.

Vino, a Serrapetrona “Appassimenti aperti” celebra la Vernaccia Nera

Vino, a Serrapetrona “Appassimenti aperti” celebra la Vernaccia NeraMilano, 4 nov. (askanews) – Le domeniche 12 e 19 novembre torna a Serrapetrona (Macerata) “Appassimenti aperti”, la manifestazione che ogni anno celebra il vitigno autoctono Vernaccia Nera nelle sue due espressioni: la Vernaccia di Serrapetrona Docg e il Serrapetrona Doc.

Giunta alla sua 16esima edizione, l’evento offre la possibilità di visitare le Cantine e i luoghi dove le uve vengono riposte dopo la vendemmia ad appassire, disposte in cassette o appese al soffitto. I produttori saranno presenti con i loro stand nella piazzetta del paese dove, tra musica, mercatini e prelibatezze gastronomiche a chilometro zero, si continuerà a degustare i due volti della Vernaccia Nera. I Disciplinari di produzione di questi due vini prevedono che non solo il vitigno autoctono e la localizzazione dei vigneti debbano rientrare nella zona di Serrapetrona, ma che anche il processo di vinificazione e d’imbottigliamento avvengano in loco. Il metodo di vinificazione della Vernaccia di Serrapetrona Docg è molto particolare, ed è forse l’unico vino al mondo che prevede tre fermentazioni e rifermentazioni successive: una parte delle uve viene vinificato al momento della vendemmia, il restante, almeno il 40% del totale, tutto a base di Vernaccia Nera, viene messo ad appassire.

“Appassimenti aperti” è organizzato dall’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) e si realizza ogni anno anche grazie all’impegno del Comune di Serrapetrona e dei produttori. Protagonisti dell’edizione 2023 saranno Alberto Quacquarini, Colleluce, Fontezoppa, Podere sul Lago, Serboni e Terre di Serrapetrona.

Italgrob: Food & Beverage mercato di oltre 200 miliardi di euro

Italgrob: Food & Beverage mercato di oltre 200 miliardi di euro

Roma, 3 nov. (askanews) – La crisi che coinvolge le catene distributive e i mercati di sbocco delle produzioni Food & Beverage e le prospettive per il 2024, sono i temi al centro del dibattito agli Stati Generali del mercato Food & Beverage organizzati dalla Federazione Italgrob a Roma. Per la prima volta sono stati coinvolti tutti i principali player del mercato, dai produttori (Centromarca) ai ristoratori (Fipe) e i due principali canali di sbocco delle produzioni Food & Beverage, ovvero il canale dei consumi domestici, rappresentato da Federdistribuzione, e il canale Ho.re.ca. rappresentato dalla Federazione Italgrob, con l’obiettivo di affrontare, nella loro complessità e in maniera sinergica e collaborativa, le problematiche urgenti del mercato a partire dall’aumento dell’inflazione.

Fra consumi domestici e consumi extradomestici, il valore del mercato del Food & Beverage è di oltre 200 miliardi di euro. Si tratta di un asset fondamentale per l’economia del Paese che partendo dalle produzioni agricole, passando per le industrie di trasformazione, distribuzione, punti vendita e punti di consumo occupa circa 2 milioni di persone. Secondo lo studio realizzato dalla società di ricerche e analisi di mercato Circana, presentata dal Dott. Marco Colombo, che ha analizzato i dati e trend in atto, sia nel canale retail sia nel canale Ho.re.ca., dopo aver recuperato le gravi perdite accusate nel periodo pandemico, il comparto della distribuzione alimentare e bevande è tornato ai livelli di volume del 2019. Tuttavia, sotto la pressione delle dinamiche inflattive degli ultimi dodici mesi, che hanno generato un aumento dei prezzi di oltre il 7%, la tendenza positiva che ancora si leggeva ad inizio anno si sta progressivamente esaurendo proiettando una chiusura d’anno in parità con il 2022. Le prospettive per l’anno a venire sui consumi fuori casa rimangono poco ottimistiche. In misura più rilevante, la distribuzione moderna, toccata da una crescita dei prezzi media dell’11,2% nell’anno, ha subito una riduzione degli acquisti di oltre il 2%. Nello specifico, per quanto i fattori climatici siano stati favorevoli ai consumi di settore, la distribuzione di bevande all’ingrosso ha visto nei primi nove mesi dell’anno un effetto inflazione pari al 6,9% e vendite verso i canali di sbocco ancora poco sopra la parità in confronto ad incrementi prezzo del 10,5% nella Grande Distribuzione con un rispettivo -4% di sell-out.

All’evento hanno preso parte, tra gli altri: Dino Di Marino, Direttore Generale di Italgrob. Fra i presenti, le più importanti aziende di produzione e distribuzione del comparto Horeca e i massimi dirigenti delle associazioni di categoria: Vittorio Cino Direttore Generale Centromarca, Giorgio Santambrogio Vicepresidente Federdistribuzione; Luciano Sbraga Direttore Centro studi Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe), Francesco Maietta responsabile dell’area Politiche sociali del Censis. Un messaggio di vicinanza agli imprenditori del comparto è stato inviato da Alberto Luigi Gusmeroli, Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, il quale ha aggiunto che il settore della distribuzione Ho.re.ca. è nodale per la crescita economica del nostro Paese.   “Obiettivo degli Stati Generali – ha dichiarato il presidente di Italgrob, Antonio Portaccio – è quello di ricercare e attuare quelle modalità di collaborazione per affrontare sfide sempre più complesse. Partendo dagli Stati Generali, contiamo di avviare una fattiva collaborazione fra i diversi canali distributivi con l’obiettivo di evitare inutili e dannose competizioni e implementare una cooperazione sinergica, visto anche il processo di ibridazione che da anni è in atto. Di fronte ad uno scenario caratterizzato dall’aumento dell’inflazione che ha eroso fortemente il potere di acquisto delle famiglie rallentandone i consumi, bisogna creare le condizioni di benessere diffuso favorendo la ripartenza della domanda interna e gli investimenti. In questa fase più che mai, è fondamentale alzare lo sguardo fuori dal proprio perimetro e fare sistema, attraverso un confronto costruttivo, per individuare le soluzioni e superare le difficoltà”.

Per Sergio Marchi, Capo della Segreteria Tecnica di Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, intervenuto su delega del Ministro: “Occorre ragionare secondo un’ottica di filiera, come sistema Italia. Proveniamo da un periodo non facile con il caro prezzi che condiziona in maniera significativa il mercato. Per invertire la tendenza bisogna incentivare il sistema delle filiere con investimenti importanti, al fine di dare risposte al settore agroalimentare nel suo complesso. In tale contesto è stato fondamentale lo stanziamento di risorse da parte del Governo volto a sostenere il potere d’acquisto e quindi i consumi. In questa prospettiva contiamo di ottenere ulteriori finanziamenti e di poter dare altre risposte al settore agroalimentare”. Secondo Raffaele Langella, Direttore Generale di Confindustria: “Il quadro economico per il 2024 appare particolarmente complesso. Alcuni settori come il turismo, tuttavia, presentano margini di crescita e questo lascia ben sperare. Il sistema di Confindustria, pertanto, intende mettere a disposizione ulteriori strumenti che possono rivelarsi molto utili per esplorare nuove possibilità di business e prospettive di mercato”.

In Alto Adige rinasce il “Mercato della Terra” di Slow Food

In Alto Adige rinasce il “Mercato della Terra” di Slow FoodMilano, 2 nov. (askanews) – A quattro anni di distanza dall’inaugurazione, rinasce il mercato altoatesino targato Slow Food: si chiama “Mercato della Terra dell’Alto Adige Südtirol Agitu Ideo Gudeta” ed è l’erede del “Mercato della Terra” di Bolzano lanciato nel 2019. L’appuntamento per il taglio del nastro è in piazza della Rena a Merano sabato 4 novembre alle 10, alla presenza della presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini. Il mercato verrà poi replicato ogni primo sabato del mese (gennaio escluso), ruotando in diverse località: oltre a Merano, toccherà anche Bolzano, presso la giardineria Schullian, e Campo Tures, al Centro Tubris, dove già da tempo ogni giovedì viene organizzato un piccolo mercato con un gruppo di contadine della valle Aurina.

“Il mercato rinasce con lo stesso spirito con cui era stato fondato, ma con l’ingresso di alcuni nuovi produttori e soprattutto nel segno di Agitu, a cui il progetto è intitolato” spiega Angelo Carrillo, fiduciario della Condotta Slow Food Alto Adige Südtirol, ricordando che “nel 2019, il Mercato della Terra di Bolzano era nato grazie a lei per dare alla città e ai contadini altoatesini legati a Slow Food un luogo dove incontrarsi e conoscersi”. Inaugurato in concomitanza con i mercatini di Natale del 2019, l’esperienza bolzanina durò pochi mesi: prima la pandemia di Covid e poi, a dicembre 2020, la morte della pastora e imprenditrice etiope causarono lo stop a quell’esperienza. Agitu, che in Etiopia aveva combattuto e denunciato il “land grabbing”, si era stabilita in Trentino dove aveva iniziato una nuova vita, producendo formaggi naturali a latte crudo e dedicandosi al recupero di una razza autoctona, la capra pezzata mòchena, entrando così in contatto con Slow Food. In totale, gli espositori coinvolti sono una quindicina, tra cui Rahma Tesfa Ahmed, una cuoca etiope che preparerà piatti della tradizione culinaria del suo Paese, a cominciare dal teff, cereale alla base della dieta alimentare nel Corno d’Africa. Alle bancarelle sarà possibile acquistare il “graukäse” Presidio Slow Food, cioccolata, grappa e birra derivate dal lupino di Anterivo Presidio Slow Food, la carne della pecora Villnösser Brillenschaf Presidio Slow Food, la pera Pala (inclusa sull’Arca del Gusto Slow Food), e poi ortaggi, miele, vino, formaggi ovini, prodotti derivati dalla canapa coltivata in alta val Venosta e di artigianato. Non mancheranno particolarità, come formaggi locali a pasta filata o condimenti fermentati come shoyu e miso a base di cereali e legumi mediterranei.

Dopo l’inaugurazione del 4 novembre, a cui prenderanno parte come ospiti anche un produttore trentino del Presidio Slow Food della razza grigio alpina e una rappresentanza del Mercato della Terra – Terre alte degli Altipiani Cimbri, con l’avvicinarsi del Natale il mercato si sdoppia per alcuni appuntamenti speciali: dal 7 al 9 e dal 14 al 16 dicembre verrà organizzato presso lo Spazio Alma 9 a Bolzano. Foto di Matteo Croppo

Vino, Marco Caprai: puntiamo a chiudere 2023 con +7% fatturato

Vino, Marco Caprai: puntiamo a chiudere 2023 con +7% fatturatoMilano, 31 ott. (askanews) – La Arnaldo Caprai di Montefalco (Perugia) è una delle aziende vitivinicole simbolo dell’Umbria e la Cantina leader nella produzione del Sagrantino, vitigno autoctono a bacca rossa che cresce solo qui da oltre 400 anni. Nell’autunno del 2021 ha festeggiato i suoi primi 50 anni, fu infatti nel 1971 che il noto imprenditore tessile Arnaldo Caprai acquistò 45 ettari nel territorio della “Ringhiera dell’Umbria”, oggi più nota come uno dei borghi più belli d’Italia. Nel 1988 la conduzione della Cantina è passata nelle mani del figlio 24enne Marco, che ha subito puntato su un progetto di valorizzazione del Sagrantino, uva che fino a qualche anno prima nessuno voleva più coltivare al punto di rischiare di scomparire. Marco Caprai ha scommesso sulla ricerca agronomica e sulla qualità, che ha ben presto ottenuto e che continua a far crescere anno dopo anno con grande impegno e costanza. Sforzi e investimenti ripagati dal successo internazionale e, nel 1992, dal riconoscimento con la Docg. Parallelamente al riscontro degli appassionati e ai tanti riconoscimenti sulle guide del vino, sono cresciuti anche gli ettari, che oggi sono complessivamente 174, di cui 160 vitati nelle zone della Docg Sagrantino di Montefalco, e delle Doc Montefalco e Colli Martani.

E grazie al vino, è cresciuta anche la visibilità di Montefalco, oggi tra le principali destinazioni italiane degli enoturisti di tutto il mondo. “Quando ho iniziato c’erano quattro o cinque Cantine, oggi ce ne sono un’ottantina” racconta ad askanews Marco Caprai, aggiungendo che lo stesso vale per le strutture ricettive e i locali: “Allora c’erano un paio di hotel e un paio di ristorantini, oggi sono decine”. Insomma una rivoluzione, con il vino motore di un territorio, tanto che la voce “hospitality”, su cui l’azienda ha scommesso da decenni, oggi rappresenta quasi il 10% del suo giro d’affari. “L’anno scorso è stato un anno molto positivo, e lo abbiamo chiuso con un fatturato di 8,3 milioni di euro e con una produzione di circa 900mila bottiglie, il 30% delle quali è finita sui mercati di una quarantina di Paesi: siamo una piccola bandiera del Made in Italy e del Sagrantino per l’Umbria” continua il 58enne imprenditore, sottolineando che l’export “è un valore importante”, così come “i circa duemila clienti del settore horeca in Italia (voce che pesa per il 35% sul giro d’affari totale), che sono un fattore di grande stabilità che ci permette di programmare ogni anno lo sviluppo della nostra produzione”. A livelli degli anni precedenti anche il risultato nella grande distribuzione, il canale più difficile per la maggior parte dei produttori di rosso.

E a proposito di grandi rossi, debutta in questi giorni sul mercato la nuova annata di uno dei vini più conosciuti e preziosi dell’Umbria, lo “Spinning Beauty 2013”, un Sagrantino in purezza frutto del più antico vigneto di selezione clonale, Monte della Torre. Pietra miliare nella storia di Arnaldo Caprai, questo vino tirato in 1.100 bottiglie matura in barrique per 8 anni per poi affinare in bottiglia per almeno altri 8 mesi, processo alla fine del quale dimostra una sorprendente vivacità, se confrontata con altre grandi etichette internazionali a partire dal celebratissimo “Vega Sicilia Unico 2013”. Marco Caprai è come il suo vino: struttura, sostanza, caparbietà, ambizione e soprattutto è un testimone della sua terra, a cui è visceralmente legato e sulla quale continua a credere e investire, con una visione e uno spirito sempre positivi. “Ora siamo nell’ultimo trimestre del 2023, quello che per tutte le aziende italiane del vino determina il risultato operativo, e contiamo di fare un po’ meglio del 2022, tra il 7-8% – spiega soddisfatto ad askanews – e lo riteniamo un grande risultato perché stiamo pagando un certo rallentamento sull’estero, dovuto agli acquisti massicci dello scorso anno e quindi al riequilibrio degli stock nei mercati importanti come gli Stati Uniti”.

Complessivamente la Cantina umbra produce 23 referenze, di cui sette sono vini bianchi, tra cui il più noto è il “Cuvée Secrète” blend che unisce il meglio della produzione a bacca bianca. Al pari di tante altre realtà in Italia, anche la Cantina umbra è impegnata dal 2016 in un (piccolo) progetto sulle “bollicine”, con un Brut Metodo Classico nato con 50% Pinot Nero e 50% Chardonnay e diventato oggi un Pinot Nero in purezza che affina per 20mesi sui lieviti. Dai due ettari di vitigni in un’ex area estrattiva tra i 500 e gli 800 metri slm sull’Appennino tra Umbria e Marche, nascono circa ottomila bottiglie. Anche in Umbria la vendemmia che si è da poco complessa è stata particolarmente difficile, caratterizzata durante la stagione primaverile da piogge continue che hanno scatenato una peronospora particolarmente aggressiva. “Crediamo di aver fatto un buon lavoro di difesa delle nostre uve, sicuramente abbiamo una perdita di produzione che si aggira tra il 20 e il 30% ma avevamo dei dati previsionali che erano ancora peggiori e quando uno si prepara al peggio, alla fine è soddisfatto” prosegue il pluripremiato produttore folignate, evidenziando “la buona qualità riscontrata soprattutto nelle uve bianche (Grechetto, Chardonnay e Sauvignon ndr), molto fruttate, profumate e intense: caratteristiche quasi da regioni alpine e questo è un piacere perché sono anche il risultato di scelte fatte negli ultimi decenni”.

Vendemmia, Confagricoltura Bologna: calo tra 20 e 35% ma uve ottime

Vendemmia, Confagricoltura Bologna: calo tra 20 e 35% ma uve ottimeMilano, 31 ott. (askanews) – È stata una vendemmia in chiaroscuro quella vissuta dalle aziende agricole della Città Metropolitana di Bologna. Secondo un’indagine di Confagricoltura Bologna sui propri associati, la produzione è calata del 30-35% nei vigneti del capoluogo emiliano e del 20-25% in quelli del territorio di Imola, a causa degli effetti del maltempo e delle malattie fungine. Nonostante queste difficoltà, “le viti hanno prodotto grappoli di grande qualità, rendendo così meno amara la vendemmia per gli agricoltori”.

“C’è molto rammarico, perché poteva essere davvero un’annata memorabile” ha commentato Marco Caliceti, vicepresidente di Confagricoltura Bologna e direttore della cantina Tizzano di Casalecchio di Reno, spiegando che “le previsioni iniziali erano positive, purtroppo però le condizioni meteo avverse e la comparsa delle fitopatie hanno colpito gran parte dei nostri vigneti”. “Il clima instabile della tarda primavera, tra l’alluvione di maggio e le piogge di inizio giugno, oltre alle diverse grandinate che hanno arrecato problemi importanti anche alle strutture, è stato un vero e proprio innesco per le fitopatie, che hanno danneggiato le produzioni di molte aziende agricole, soprattutto quelle che seguono una coltivazione biologica” ha proseguito Caliceti, aggiungendo che “la situazione è poi in parte migliorata nell’ultimo periodo, permettendoci di chiudere con raccolti di grande qualità, seppur in quantità minori rispetto alle aspettative”. “Abbiamo avuto diverse difficoltà con il proliferare della peronospora ma, fortunatamente, siamo riusciti a limitare i danni che si sono attestati su una mancata produzione del 20%” – ha detto Marco Branchini dell’omonima azienda agricola di Toscanella di Dozza, vicino a Imola, sottolineando che “la vendemmia però è stata di livello, con uva bianca e rossa di alta qualità: credo che la nostra annata 2023 per Albana, Sangiovese e Pignoletto sarà da ricordare”. Anche Podere Riosto, importante realtà di Pianoro, sulle colline bolognesi, ha evidenziato qualche difficoltà. “Pur non avendo avuto grandi problemi con l’alluvione e la grandine, la produzione è calata del 20-30%, dato che si somma e aggrava la diminuzione dello scorso anno” ha precisato la titolare Cristiana Galletti, concludendo che “l’uva raccolta è da considerarsi però di media-buona qualità”.

Chi invece ricorderà a lungo, in positivo, questo 2023 è l’Azienda Agricola Lodi Corazza situata tra Ponte Ronca e Zola Predosa, vicino Bologna, che ha registrato un aumento della produzione rispetto agli scorsi anni. “Siamo consapevoli che per noi è stata un’ottima annata, grazie anche al fatto che non siamo stati colpiti dagli eventi atmosferici e dalle fitopatie” ha raccontato Silvia Corazza, spiegando che “probabilmente l’aver adottato la difesa delle colture attraverso la lotta integrata ha aiutato. La vendemmia tardiva ha poi permesso una produzione di circa il 20-30% in più rispetto al passato” ha chiosato, dicendosi soddisfatta “soprattutto per la raccolta dell’uva bianca, davvero di ottima qualità”.

IG, Cons. Prosecco Doc: incomprensibile posizione produttori Australia

IG, Cons. Prosecco Doc: incomprensibile posizione produttori AustraliaMilano, 31 ott. (askanews) – “Ritengo incomprensibile l’atteggiamento dei produttori australiani che si ostinano ad opporsi al riconoscimento della nostra IG, nonostante gran parte dei Paesi importatori abbiano già protetto la nostra denominazione, non ultimi Nuova Zelanda e Cina, due dei più importanti mercati per il vino australiano”. Così il presidente del Consorzio di tutela della Doc Prosecco, Stefano Zanette, ha commentato il mancato accordo di libero scambio tra Ue e Australia. Accordo saltato, secondo Zanette, “per le pretese australiane di accesso al mercato europeo”.

La trattativa, iniziata nel 2018, si sarebbe arenata il 29 novembre dopo i colloqui tenutisi a Osaka, in Giappone, a margine del vertice dei ministri del commercio del G7. Una dichiarazione rilasciata il giorno successivo da un portavoce della Commissione europea a Politico, aveva precisato che l’Australia aveva reiterato delle richieste che non tenevano conto dei recenti negoziati e dei colloqui tra alti funzionari. Opposta la versione fornita dal ministro dell’Agricoltura australiano, Murray Watt, che all’emittente pubblica Abc Radio di Sidney ha accusato l’Europa di non aver aumentato a sufficienza le quote su carne bovina, pecora, latticini e zucchero, rendendo così l’accordo poco interessante per il suo Paese. Secondo diversi commentatori, i gruppi agricoli australiani avrebbero fatto pressioni sul governo affinché non firmasse un accordo ritenuto svantaggioso rispetto a quello siglato dai concorrenti di Nuova Zelanda, Canada e Sud America, che hanno un maggiore accesso ai mercati dell’Unione europea.

Vino, Alessandra Tessari (Suavia): soddisfatta per l’annata 2023

Vino, Alessandra Tessari (Suavia): soddisfatta per l’annata 2023Milano, 31 ott. (askanews) – “La 2023 è stata un’annata difficile da gestire ma nel complesso possiamo ritenerci soddisfatte del risultato ottenuto. Le uve sono risultate sane grazie all’intervento tempestivo che ha permesso di controllare la situazione fitosanitaria, e gli assaggi hanno rivelato un prodotto buono, in alcuni casi con una certa complessità. Alcune uve particolarmente provate dal freddo e dalle piogge, hanno beneficiato del caldo dell’ultimo periodo sviluppando la botrite, muffa nobile che ha aggiunto complessità aromatica al quadro d’insieme. Quindi gli aspetti negativi si sono trasformati in opportunità dal punto di vista enologico”. Lo ha spiegato spiega Alessandra Tessari, che con le sorelle Meri e Valentina guida la Cantina Suavia di Fittà, nel Veronese.

“Fine giugno e luglio sono stati mesi decisamente anomali, freschi e piovosi, con un meteo instabile che ha portato alla proliferazione di oidio e peronospora e, di conseguenza, è stato necessario mettere in atto molti trattamenti per riuscire ad ottenere il meglio sotto il profilo fitosanitario” ha proseguito Alessandra Tessari, sottolineando che “la situazione si è stabilizzata con il clima caldo di agosto e di settembre, che hanno permesso di recuperare la fase di maturazione rallentata a luglio, un vero toccasana”. Suavia si trova a poco meno di 300 metri sul livello del mare, nel punto più alto della zona Classica della denominazione del Soave, e questo ha giocato un ruolo importante in una situazione sfidante come quella dell’annata 2023. “Essere in collina ha sicuramente i suoi vantaggi: la ventilazione e i terreni drenanti hanno difeso dai funghi patogeni che hanno invece interessato aree circostanti” ha continuato, evidenziando che “e questo ci ha permesso di non aver avuto differenze produttive rispetto alle altre annate”. Quest’ultima annata rappresenta per Suavia anche il coronamento del progetto che vede protagonista la linea “I luoghi”: tre cru nati da tre Unità geografiche aggiuntive (Uga) rappresentative del terroir del Soave Classico.

I venti ettari di vigneti di proprietà della famiglia fin dal 1887, comprendono esclusivamente uve autoctone a bacca bianca, Garganega e Trebbiano di Soave. Nel 1982 Giovanni Tessari e la moglie Rosetta, genitori delle tre sorelle, decidono di smettere di conferire le uve alla Cantina sociale, per vinificarle in proprio, puntando sulla produzione di vini di qualità, produzione che oggi si aggira intorno alle 200mila bottiglie annue.