Vino, dal 24 al 16 novembre a Genova 55esima Convention nazionale AisMilano, 17 apr. (askanews) – Si terrà dal 24 al 26 novembre a Genova la 55esima edizione della Convention nazionale dell’Associazione italiana sommelier (Ais), l’evento che riunisce i circa 40mila membri della storica associazione, addetti ai lavori e appassionati di vino per aggiornamenti e novità del settore.
Quest’anno il Congresso cambia format e si trasforma in una vera e propria Convention aperta, per la prima volta, al pubblico e alla città. Un contenitore ricco di appuntamenti, dibattiti e iniziative su argomenti importanti e attuali sul tema del “Paesaggio”. Saranno tre giorni densi di appuntamenti ed “experience enogastronomiche”, durante i quali si terranno l’assemblea dei soci e, l’ultimo giorno, le finali del concorso “Miglior Sommelier d’Italia” dell’Ais. “La Convention sarà un punto di partenza e non un punto di arrivo per tutti i progetti in cantiere, con focus molto importanti volti a valorizzare il territorio e l’enoturismo” ha spiegato il presidente dell’Ais Liguria, Marco Rezzano, aggiungendo che “verranno proposti itinerari che consentiranno di scoprire realtà quasi dimenticate e uniche nel loro genere, le guide condurranno gli ospiti seguendo un percorso ricco di fascino in meravigliose location, in degustazione le Gemme di Vitae, cento vini che hanno ottenuto il punteggio più elevato e che rappresentano un’accurata selezione delle eccellenze italiane contenute nella Guida Vitae 2024 e dalle etichette più rappresentative dei vini della nostra Liguria”.
Il primo Congresso nazionale Ais fu organizzato a Salice Terme nel 1967, e da allora viene organizzato ogni anno in una città diversa.
Studio australiano ci riprova: Prosecco è il nome di un vitignoMilano, 17 apr. (askanews) – I viticoltori australiani vogliono proseguire ad utilizzare il termine “Prosecco” per i loro vini, mentre i produttori italiani sottolineano che questo non è possibile perché “Prosecco” non è il nome di un’uva ma una Denominazione geografica protetta. Il braccio di ferro va avanti da tempo, e oggi l’Italia punta sull’accordo di libero scambio Ue-Australia per costringere gli australiani a toglierlo dalle loro etichette. In questo scenario, i viticoltori di quelo Continente lanciano una nuova offensiva per cercare di dimostrare che “Prosecco” è il nome di un vitigno: una nuova occasione di scontro in una guerra che vale miliardi.
“Winetitles Media”, storico e principale editore dell’industria del vino australiano e neozelandese, dà infatti la notizia sul suo sito di una nuova ricerca condotta dal docente di Diritto, Mark Davison, e dal team della Facoltà di Giurisprudenza della Monash University di Melbourne e della Macquarie Law School della Macquarie University di Sydney dall’inequivocabile titolo “The European Union’s attempts to limit the use of the term ‘Prosecco’” (“I tentativi dell’Unione Europea di limitare l’uso del termine ‘Prosecco’”, ndr). Nell’articolo si spiega che “il report, frutto di cinque anni di ricerche e supportato da ampie prove che risalgono al 1.700, dimostra che il Prosecco è un vitigno e che è stato ampiamente accettato a livello internazionale come tale, come dimostrano le prove portate dall’industria vinicola italiana e dell’Unione Europea”. “Il rapporto sottolinea inoltre la mancanza di evidenze che giustifichino il governo italiano e l’Unione Europea che nel 2009 hanno cambiato il nome del vitigno Prosecco in ‘Glera’ nell’Unione Europea”.
Storicamente il Prosecco è un vitigno coltivato nelle province friulane di Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine, e in quelle venete di Belluno, Padova, Treviso, Venezia e Vicenza, ma intorno alla fine degli anni Novanta, le sue barbatelle sono state vendute alle Cantine australiane che hanno iniziato a produrlo dal 2001. Nel 2009 il governo italiano ha appunto stabilito con un decreto che il vitigno Prosecco fosse denominato Glera all’interno dell’Ue, registrando il Prosecco come IG in Europa. Se diventasse Indicazione geografica anche in Australia, i vignaioli locali non potrebbero più utilizzarlo per commercializzare i propri spumanti realizzati con quelle uve. “Proteggere il termine come indicazione geografica è un cinico tentativo di evitare la concorrenza dei produttori di vino australiani” ha dichiarato il professor Davison a “Winetitles Media”, ricevendo il plauso del Ceo di Australian Grape & Wine, Lee McLean, che ha ricordato che “il governo australiano ha sollevato una serie di eccezioni (“public objections”, ndr) sulle Indicazioni geografiche (IG) dell’UE, tra cui il Prosecco”. “I rischi di vietare al nostro settore la possibilità di utilizzare nomi di varietà d’uva ben consolidati sono significativi” ha spiegato McLean, dato che, come sottolinea la testata, il Prosecco australiano ha raggiunto un valore di oltre 200 milioni di dollari, è una varietà coltivata in venti regioni in tutta l’Australia e al momento sta ottenendo il secondo prezzo medio più alto di qualsiasi altra varietà di uva bianca”.
Nel 2022 il nostro Prosecco Doc ha venduto oltre 638,5 milioni di bottiglie (l’80% delle quali destinate all’estero) per un valore complessivo di circa 3,2 miliardi di dollari.
Al via a Cecina il primo corso sul vino in un Istituto turistico toscanoMilano, 17 apr. (askanews) – Martedì 18 aprile sarà tenuto a battesimo dalla vicepresidente e assessora all’agroalimentare della Regione Toscana, Stefania Saccardi il primo corso sul vino in un Istituto turistico toscano, il Carlo Cattaneo di Cecina (Livorno). I corsi realizzati fanno parte del progetto D-vino organizzati dall’Associazione Donne del vino e realizzati in due scuole (un alberghiero e un turistico) per ogni regione. In Toscana il progetto è curato da Paola Rastelli vicedelegata esecutiva della delegazione.
Le docenti saranno professioniste che operano nei vari settori del mondo del vino: produttrici, enologhe, professoresse universitarie e esperte di fama nazionale per insegnare enoturismo, enologia e viticultura, denominazioni e normative, principi di degustazione e servizio del vino con specifico riferimento alla Toscana. La prima lezione avrà per tema “Enoturismo: costruire l’esperienza, i Distretti enoturistici e le cantine turistiche” e sarà tenuta da Donatella Cinelli Colombini, delegata toscana dell’Associazione Donne del Vino, esperta di enoturismo e autrice di vari libri sul tema, fondatrice del Movimento Turismo del Vino e di Cantine Aperte e si terrà dalle 10 alle ore 12 nell’Auditorium di via Verdi messo a disposizione dal Comune di Cecina.
Consorzio vini d’Abruzzo: il 29-30 aprile c’è “Fai Percorsi Slow 2023″Milano, 17 apr. (askanews) – Sabato 29 e domenica 30 aprile andrà in scena la prima edizione di “Fai Percorsi Slow 2023”, evento ideato dal Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo in collaborazione con le Delegazioni regionali di Fai e Slow Food.
Si tratta di una due giorni che vedrà riuniti in luoghi d’arte delle quattro province abruzzesi, vignaioli, produttori, allevatori e artigiani alimentari, “impegnati a raccontare il loro lavoro quotidiano, che si concretizza attraverso produzioni d’eccellenza, spesso uniche nella loro specificità, e ad agire insieme per intercettare un pubblico attento e sensibile, disposto a fare la propria parte per non perdere questa straordinaria biodiversità”. I luoghi sono il Chiostro del municipio e la sala dei Banderesi a Bucchianico (Chieti); il Convento di San Giovanni a Capestrano (L’Aquila); il Chiostro di San Francesco, il giardino delle Clarisse e Palazzo Coppa Zuccari a Città Sant’Angelo (Pescara); il Parco delle arti musicali (Complesso Torri Montanari) di Lanciano (Chieti); il Convento degli Zoccolanti a Montorio al Vomano (Teramo), e la Chiesa incompiuta di Santa Maria del Piano a Pollutri (Chieti). Questi luoghi identitari, scelti e presentati dalle Delegazioni Fai assieme ai Presìdi Slow Food e alle Comunità del Cibo abruzzese, e con l’offerta delle cantine del Consorzio, comporranno sei itinerari alla scoperta delle meraviglie d’Abruzzo.
Altri percorsi enoturistici ed esperienze con oltre 200 punti di interesse storico, artistico, culturale e naturale si possono trovare sulle pagine web di “Abruzzo Wine Experience”.
Vini di Arnaldo Caprai e Tenute Biserno guest star di Premieurs EtoilesMilano, 17 apr. (askanews) – Ci saranno anche gli umbri “Merlot Belcompare” e “Montefalco Sagrantino 25 anni” di Arnaldo Caprai, e il toscano “Pino di Biserno” di Tenute di Biserno tra i 200 vini selezionati da Rolland & Associés per la terza edizione della degustazione antologica “Primeurs Étoilés” di “Bordeaux en primeur”.
Le cantine guidate da Marco Caprai e Niccolò Marzichi Lenzi saranno guest star della terza edizione della manifestazione che si terrà dal 24 al 27 aprile. “È un grande onore per noi rappresentare l’Italia in questo evento di assoluto prestigio e di risonanza internazionale” ha dichiarato Caprai, aggiungendo che si tratta di “un momento che per noi sarà non solo di grande visibilità, ma anche di interessantissimo confronto”. “Siamo lusingati dell’invito a partecipare a questo evento che, dalla sua nascita, dovrebbe essere dedicato unicamente ai vini bordolesi” ha commentato Marzichi Lenzi, sottolineando che “questa apertura ad altre realtà ci incoraggia e dimostra che il nostro lavoro sta portando i suoi frutti”. Per quattro giorni, il Grand Cru Classé di Saint-Émilion accoglierà professionisti da mezzo mondo per assaggiare i vini provenienti da tutte le regioni di Bordeaux, dal Médoc a Pessac-Léognan passando per Sauternes e Pomerol. Il team del laboratorio (Michel Rolland, Julien Viaud, Mikaël Laizet, Jean-Philippe Fort, Alexandre Béra e Sophie Maltaverne) presenterà le principali caratteristiche dell’annata 2022 e i profili dei diversi vini.
All’evento parteciperanno anche alcuni tra i migliori chef stellati di Francia: il lionese Jérémy Galvan, il cognaçais Paolo Boscaro, lo champenois Jean-Baptiste Natali e il bordolese Jean-Charles Darroze. I quattro cuochi hanno selezionato un ingrediente tipico dei rispettivi terroir, che sarà protagonista dei loro piatti.
”Malvasia, un diario mediterraneo” parole e foto su vigne e vignaioliMilano, 17 apr. (askanews) – “Questo libro vi condurrà in luoghi fondamentali per la nascita e la diffusione dei vini Malvasia e vi racconterà, pagina dopo pagina, storie, memorie, leggende e tradizioni sconosciute ai più. A partire dal nome stesso del vino, che ha origine da una piccola penisola del Peloponneso, o meglio un monolite roccioso ancora semisconosciuto di una bellezza mozzafiato poggiato sul Mar Myrto, di nome Monemvasia, in greco “luogo con un solo ingresso”, da cui questo vino dal Medioevo partì per essere commercializzato e fatto conoscere al mondo dalla Serenissima Repubblica di Venezia”. Con queste parole, il gastronomo, docente e sommelier Paolo Tegoni illustra il suo libro “Malvasia, un diario mediterraneo” edito da “Terrae, opificio culturale enogastronomico”.
Fotografie e parole che raccontano diciassette realtà produttive e oltre trenta vignaioli attivi da pochi anni o da intere generazioni con ventuno etichette per altrettante diverse interpretazioni di un’uva che ha ovunque lo stesso nome. Otto diversi territori legati da un filo rosso mediterraneo che cuce l’Italia a Grecia, Slovenia e Croazia, in un senso di appartenenza collettiva generato dalla memoria di gusti e gesti. Il volume, con le fotografie di Francesco Zoppi e le illustrazioni di Lucia Catellani, sarà presentato dagli autori e dallo scrittore Andrea Zanfi il 29 aprile alle 11 alla Locanda La Concia di Reggio Emilia. Dal 28 aprile al 6 giugno nello stesso locale saranno in mostra parte delle immagini realizzate appositamente per il libro dal fotografo genovese, nell’ambito della 18esima edizione di “Fotografia Europea”.
The Spirit of Italy: il Consorzio della tradizione liquoristica italianaMilano, 17 apr. (askanews) – Quello che nel 2011 era nato come un gruppo di amici imprenditori che era andato a New York nell’ambito di “Italian Wine Week”, per promuovere insieme i propri prodotti in un corner dedicato agli spirits, è diventato nel giro di un decennio un Consorzio vero e proprio. E’ “The Spirit of Italy” un collettivo di nove aziende familiari della tradizione liquoristica italiana (a cui nelle prossime settimane se ne aggiungerà un’altra) che, dal 26 settembre dell’anno scorso, dopo un lungo iter, si è costituito in Consorzio con l’obiettivo di promuovere la cultura dei distillati italiani di qualità in particolare all’estero.
Della struttura, presieduta da Stefano Toschi, export manager di Toschi Vignola, fanno parte al momento Lucano 1894 (Matera), Distilleria Giulio Cocchi (Torino), Luxardo (Padova), Distillerie Moccia (Ferrara), Distillerie Nardini (Bassano del Grappa), Pallini (Roma), Strega Alberti Benevento (Benevento), Toschi Vignola (Modena), Distilleria Varnelli (Macerata): l’aristocrazia che ha fatto la storia italiana del liquore, un pool di aziende tutte aderenti a Federvini. “Visto che di aziende familiari della tradizione liquoristica italiana ne sono oramai rimaste poche, abbiamo deciso di metterci insieme per andare a promuovere i nostri prodotti all’estero, dove le multinazionali hanno un ruolo preponderante” spiega ad askanews Cinzia Ori, Ceo di Distilleria Moccia e tesoriere del Consorzio, aggiungendo che “abbiamo iniziato organizzando delle iniziative negli Stati Uniti durante le quali ognuno spingeva le proprie referenze e poi abbiamo partecipato a manifestazioni per farci conoscere nel mondo della miscelazione, compreso a ‘Tales of the cocktails’ che si tiene in luglio a New Orleans ed è il più grande evento di questo genere negli Usa”.
“L’obiettivo del Consorzio è l’internazionalizzazione, e in questo senso tra di noi ci sono realtà molto ben posizionate che fanno da traino alle altre: siamo un gruppo affiatatissimo, che va molto d’accordo e che riesce sempre a trovare un punto di incontro” continua Ori, sottolineando che “oggi abbiamo due Paesi target: la Germania con ‘Bar convent Berlin’ (dove siamo già andati), e gli Stati Uniti con ‘Bar convent Brooklyn’, due eventi molto importanti per il nostro mondo”. “The Spirit of Italy” punta a far scoprire liquori, distillati e digestivi legati alla cultura e alla tradizione italiana, prodotti da storici marchi familiari. Referenze “classiche” che oggi guardano con grande interesse al mondo della mixology internazionale. Oltre a Germania e Stati Uniti, il Consorzio focalizzerà la propria attenzione anche al Canada ed ai Paesi emergenti, non solo per promuovere la categoria ma anche per distinguerla dalle brutte copie prodotte all’estero delle loro referenze di punta.
Vino, Famiglie Storiche e Teatro Ristori insieme con “Calici di Jazz”Milano, 15 apr. (askanews) – Una nuova iniziativa suggella la collaborazione tra Famiglie Storiche, l’associazione che riunisce 13 importanti Cantine della Valpolicella, e il Teatro Ristori di Verona. Si tratta di “Calici di Jazz”, una rassegna che avrà come protagonisti l’arte, la cultura enogastronomica, il terroir e la musica jazz. Quattro concerti con stelle del jazz italiano, in altrettante location suggestive che faranno da cornice a degustazioni e concerti immersi nel verde delle vigne tra la Valpolicella e il Lago di Garda.
Si partirà il 25 maggio nella Villa Serego Alighieri con la performance di Musica Nuda, il duo che vede alla voce Petra Magoni e al contrabbasso Ferrucio Spinetti, a seguire, il 1 giugno, ci si sposta a Tenuta Santa Cristina con Daniele di Bonaventura con Band’Union, una formazione di quattro elementi con bandoneon, chitarra a 10 corde, contrabbasso e percussioni. L’8 giugno, Villa Quaranta diventerà il palcoscenico del concerto “Enrico Rava meets Lanzoni Trio”, e giovedì 15 giugno il festival si concluderà nell’incantevole location di Villa Della Torre con “Sono come Sono” con Chiara Civello. “Siamo orgogliosi di questa collaborazione con il Teatro Ristori che continua dopo l’esperienza del Baroque Festival” ha dichiarato il presidente di Famiglie Storiche, Pierangelo Tommasi, aggiungendo che “Calici di Jazz sarà un’occasione unica per far conoscere il territorio, i vini e le tenute di Famiglie Storiche. Con questa iniziativa portiamo avanti la mission della nostra associazione, ovvero valorizzare lenoturismo – ha concluso – coniugandolo con la contemporaneità della musica jazz così come è contemporaneo lo stile dei nostri Amarone che saranno in degustazione in ogni serata”.
Vino, gruppo abruzzese Fantini sponsorizza due squadre al Giro d’ItaliaMilano, 15 apr. (askanews) – Il gruppo vinicolo abruzzese Fantini sponsorizza quest’anno due squadre che prenderanno parte al 106esimo Giro d’Italia di ciclismo, che il 6 maggio prenderà il via con la “crono” Fossacesia Marina-Ortona (Chieti). Si tratta dell’israeliana “Israel-Premier Tech” che correrà per “Vini Fantini”, e della belga “Intermarché-Circus-Wanty” che sarà griffata “Vini Zabù”, una delle propaggini siciliane del brand abruzzese.
Il Ceo di Fantini, Valentino Sciotti, è un ex ciclista e grande appassionato delle due ruote che abita a due passi dal punto di partenza, lungo la cosiddetta Via Verde della Costa dei Trabocchi, mentre la sua azienda ha il quartier generale nei pressi dell’arrivo ad Ortona. E il Giro d’Italia, trasmesso in quasi 180 nazioni, è un’occasione importante per far conoscere a livello internazionale i territori che attraversa. “Quando diventa leader, un’azienda ha dei doveri nei confronti del territorio che la esprime” spiega Sciotti, aggiungendo che “la Via Verde, un meraviglioso percorso ciclabile a strapiombo sul mare costruito dove un tempo passava la ferrovia, è un’opera che può segnare una svolta per il turismo regionale, e proprio per questo ci tenevamo che avesse una visibilità mondiale”. Per questa tappa che apre il Giro, Sciotti spiega che “organizzeremo per i nostri top client di tutto il mondo una tre giorni legata al ciclismo, alla visita del territorio e alla scoperta dei vigneti e della nostra cantina”. “Offriremo agli ospiti la possibilità di pedalare tra le viti con bici normali o assistite, di fare escursioni per i vigneti e poi pranzare sui trabocchi” continua, evidenziando che ai clienti top “sarà dedicata una postazione privilegiata per assistere al Giro, una nostra lounge esclusiva a San Vito Chietino, proprio lungo il percorso di tappa, davanti alla pista, sul mare, dove passeranno via via tutti i corridori impegnati nella cronometro: quindi potranno godere di un punto di osservazioni unico”
La Fossacesia Marina-Ortona al Giro è anche una nuova tappa del legame tra Sciotti e Fantini e il ciclismo pro. “Abbiamo iniziato nel 2007 con il team Lpr Freni – Farnese Vini (il vecchio nome di Fantini) di Fabio Bordonali”, poi il passaggio alla Lampre- Farnese Vini di Giuseppe Saronni ora diventata Uae Abu Dhabi, quindi l’affiancamento alla squadra toscana guidata da Angelo Citracca e Luca Scinto e nota via via come Farnese Vini-Neri Sottoli, Farnese Vini-Selle Italia, Vini Fantini-Selle Italia e infine Vini Zabù. Fino ad arrivare a un team “in cui eravamo coinvolti persino nella gestione, quello denominato Nippo-Vini Fantini-Faizanè, ma era molto impegnativo e abbiamo preferito fare un passo indietro, rimanendo nel mondo delle due ruote solo come partner”. Fondata ad Ortona nel 1994 da un gruppo di imprenditori del vino guidati dall’attuale ceo Valentino Sciotti e dall’enologo Filippo Baccalaro, Fantini Group riunisce 12 grandi realtà enologiche del Sud e Centro Italia. Il Gruppo, che nel 2020 è stato acquisito da Platinum Equity, ha chiuso il 2022 con un fatturato di 93 milioni di euro.
Olio, a Tivoli presentata la Guida Extravergini 2023 di Slow FoodMilano, 15 apr. (askanews) – “Tutelare e promuovere l’olivicoltura italiana di qualità, un patrimonio di cultivar, paesaggi e cultura del Mediterraneo che difende l’ambiente e la biodiversità. Con questo obiettivo 24 anni fa abbiamo pubblicato la prima edizione della Guida agli Extravergini di Slow Food, uno strumento indispensabile per rendere i consumatori consapevoli delle proprie scelte che si rivela ancor più utile oggi, che il settore vive un momento di estrema sofferenza, per via della crisi climatica e di processi di industrializzazione che privilegiano quantità a basso prezzo e bassa qualità”. Lo ha detto il vicepresidente di Slow Food Italia, Federico Varazi, in occasione della presentazione della 24esima edizione della guida “Guida agli Extravergini 2023” edita da Slow Food Editore, che si è tenuta oggi al Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli (Roma).
Nelle sue 448 pagine, la Guida recensisce 766 realtà tra frantoi, aziende agricole e oleifici, di cui 126 novità, e 1.227 oli tra gli oltre 1.600 assaggiati. Cresce il numero delle aziende (ben 531 gli oli segnalati) che certificano in biologico l’intera filiera e quello degli oli (175) del Presidio degli olivi secolari. Non mancano i riconoscimenti classici: la Chiocciola indica le aziende (40) che si distinguono per il modo in cui interpretano i valori produttivi, organolettici, territoriali e ambientali, in sintonia con la filosofia Slow Food; il Grande Olio (81) è attribuito agli extravergini che si sono distinti per particolari pregi dal punto di vista organolettico e perché ben rispecchiano territorio e cultivar. A queste caratteristiche, il Grande Olio Slow (124), premia l’attività delle aziende che adottano pratiche agronomiche sostenibili per l’ambiente e per il lavoratore. Come di consueto, la presentazione della guida è stata l’occasione per riconoscere il grande lavoro che gli olivicoltori compiono quotidianamente. A quattro anni dalla sua istituzione, il premio dedicato a Diego Soracco, attivista Slow Food per lunghi anni curatore della Guida, torna nella sua amata Liguria, regione che ha sofferto più di altre gli effetti del cambiamento climatico. Il premio è stato infatti consegnato dal direttore generale di Ricrea, Federico Fusari, a Chiara e Claudio dell’Azienda Pedro, che nel Savonese hanno deciso di percorrere la strada della biodiversità, producendo con coraggio oli monocultivar da varietà quasi dimenticate.
Nell’edizione 2023 la guida continua a raccontare, in collaborazione con BioDea, la ricchezza e vitalità del panorama olivicolo italiano, attraverso i ritratti di chi ogni giorno si impegna per raggiungere la massima qualità, tutelando il connubio tra biodiversità e paesaggio. Sono cinque quest’anno le menzioni speciali assegnate durante la presentazione da Francesco Barbagli, Ceo di Bio-Esperia, titolare del marchio BioDea: Peter Radovic, che nonostante la giovane età gestisce la fattoria di famiglia ad Aurisina, nel Carso, confermandosi un grande interprete della cultivar Bianchera; Marco Rizzo, punto di riferimento per la riscoperta e la valorizzazione delle cultivar locali del Cilento; Maria Grazia Barone e l’azienda Arcaverde, per il recupero varietale eroico della Spezzanese, una cultivar autoctona e unica del territorio calabrese; i Fratelli Giaimo, che sulle alte colline delle Madonie, in Sicilia, realizzano extravergini eccellenti dalle olivete delle antiche varietà Crastu; infine I Tre Filari, azienda agricola biologica di Recanati in cui Stefano e la sua famiglia danno vita a monovarietali di altissima qualità valorizzando le varietà autoctone marchigiane.