Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Vino, è morto Vincenzo Ciani Bassetti patron di Castello di Roncade

Vino, è morto Vincenzo Ciani Bassetti patron di Castello di RoncadeMilano, 7 gen. (askanews) – “Il barone Vincenzo Ciani Bassetti era un pioniere non solo dell’ospitalità in quella spettacolare dimora storica che è il Castello di Roncade, ma anche dell’agricoltura, nelle decine di ettari vitati della sua splendida villa veneta. Un uomo di vastissima cultura, che apriva villa Giustinian ad eventi di ogni tipo, al pubblico, ai turisti, ai visitatori, ai concittadini, agli accademici, agli esperti di enogastronomia, dopo che la sua famiglia l’aveva ristrutturata ben 110 anni fa, reimpiantando i vigneti secondo la tradizione veneta. Con il suo impegno, il suo duro lavoro, ma soprattutto con la sua passione, aveva costruito un’azienda di livello internazionale. In città lo conoscevano tutti per la sua affabilità e la sua disponibilità a conversare con chiunque incontrasse sotto i portici: Roncade era la sua casa, e per essa si era speso molto, legando la propria impresa, anche nel nome, al territorio. Ci mancherà, ma sono certo che la sua eredità ideale, culturale, imprenditoriale è nelle buone mani del figlio Claudio e dei nipoti”. Così l’assessore regionale del Veneto all’Agricoltura, Federico Caner, ha salutato il barone Vincenzo Ciani Bassetti, proprietario del Castello di Roncade (Treviso), scomparso domenica 5 gennaio all’età di 77 anni.


Appartenente ad una famiglia di origine trentine, laureatosi in Agraria all’Università di Padova e figura chiave della viticoltura locale, Ciani Bassetti era titolare della Cantina “Castello di Roncade” (Treviso), meravigliosa villa pre-palladiana e poi complesso rinascimentale, oggi gestita dal figlio Claudio. I funerali saranno celebrati alle 15 dell’8 gennaio nella chiesa di Roncade.

Calza della Befana: caramelle protagoniste per 4 italiani su 10

Calza della Befana: caramelle protagoniste per 4 italiani su 10Milano, 5 gen. (askanews) – Con l’Epifania è tempo di appendere la calza al camino. Lo scorso anno quasi un italiano su due (44%) ha onorato questa tradizione, che ha tra le protagoniste le caramelle. La conferma arriva da una recente ricerca commissionata da Unione italiana food a Bva Doxa, secondo cui per 4 italiani su 10 (40%) l’Epifania è la festa maggiormente associata a questi dolciumi.


Una tradizione, quella legata all’arrivo della Befana, particolarmente sentita al Centro e al Sud dove lo scorso anno, secondo un’indagine Ipsos, a fare un regalo per l’Epifania sono stati rispettivamente il 55% e il 65%, in confronto a quelle del Nord, dove la quota si ferma al 49%. Non a caso proprio Sicilia, Campania e Puglia sono le regioni dove è più diffuso il consumo di caramelle nel nostro Paese. Ma come nasce questa tradizione? Se la celebre frase “dolcetto o scherzetto” si spiega con l’esigenza di scacciare gli spiriti, è meno nota la ragione per cui l’Epifania è, per tradizione, associata ai dolciumi. Secondo una leggenda, sembra che mentre i Re Magi si dirigevano verso Betlemme, incontrarono un’anziana donna che, invitata a seguirli, rifiutò. Pentita poco dopo, la donna partì alla loro ricerca, portando con sé un sacco di dolci. Non trovandoli, decise di bussare a ogni porta, distribuendo caramelle ai bambini con la speranza che uno di loro fosse Gesù Bambino.


Dalle caramelle ripiene alle mou, passando per gommose, gelatine alla frutta e caramelle dure, la scelta è ampia e risponde a esigenze e gusti disparati. Del resto gli italiani sono veri e propri “caramelle lovers”: le consumano più di nove su 10 (95%) e circa uno su tre (31%) lo fa almeno 3-4 volte a settimana, secondo una recente indagine di AstraRicerche. Il gusto di caramelle più amato è quello agli agrumi (44%), che si piazza in testa alla classifica dei sapori più apprezzati, seguito dalla menta forte o balsamica (39%) e dalla liquirizia (36%). Completano la “top five” dei gusti più desiderati il gruppo composto da “menta, eucalipto, anice” (34%) e dai frutti di bosco (27%).

”Vinodabere”: 18 e 19 gennaio a Roma 45 Cantine sarde con oltre 200 vini

”Vinodabere”: 18 e 19 gennaio a Roma 45 Cantine sarde con oltre 200 viniMilano, 5 gen. (askanews) – Per il terzo anno consecutivo, sabato 18 e domenica 19 gennaio all’Hotel Belstay a Roma torna “La Sardegna di Vinodabere”, evento nato per promuovere e far scoprire la varietà e la complessità vitivinicola di una regione che è un vero e proprio piccolo continente. Ai banchi di assaggio si potranno incontrare 45 produttori e degustare oltre 200 referenze tra bianchi, rosati, rossi, vini dolci e ossidativi, e perfino bollicine, che testimoniano lo stato dell’arte della viticoltura sarda, giunta ormai a livelli di indiscutibile eccellenza.


La manifestazione prevede un viaggio attraverso tra le produzioni dei territori di Alghero, Anglona, Gallura, Mamoiada, Mandrolisai, Ogliastra, Oliena, Orgosolo, Oristanese, Romangia, Sulcis e sud Sardegna, alcuni dei quali diventeranno i protagonisti delle masterclass in programma la mattina di sabato 18 gennaio. Quindi dalle 13.30 alle 15.30 è prevista l’apertura dei banchi di assaggio (previo accredito) per gli operatori: ristoratori, agenti, distributori, enotecari, giornalisti, sommelier e assaggiatori Onav. Dalle 15.30 alle 19.30 i banchi saranno aperti al pubblico. Domenica 19 gennaio i banchi di assaggio per gli operatori saranno aperti (sempre previo accredito) dalle 10.30 alle 13.30, e dalle 13.30 alle 19 anche per il pubblico.


I territori, i vini e le specialità gastronomiche della Sardegna sono sempre stati al centro dell’attenzione della testata giornalistica on line “Vinodabere” diretta da Maurizio Valeriani, che tra agosto e settembre 2024 ha anche pubblicato sul proprio sito la settima edizione de “La Guida ai Migliori Vini della Sardegna”.

Vino, Dop Campi Flegrei e Ischia ha 30 anni: a marzo fascetta consortile

Vino, Dop Campi Flegrei e Ischia ha 30 anni: a marzo fascetta consortileMilano, 5 gen. (askanews) – In occasione della celebrazione dei 30 anni della Dop Campi Flegrei e Ischia e l’adesione del Comune di Bacoli (Napoli) all’Associazione nazionale Città del Vino che ad oggi conta 510 Comuni, alla Casina Vanvitelliana sul lago del Fusaro a Bacoli si è tenuto un convegno organizzato dal Consorzio di Tutela dei Vini dei Campi Flegrei e Ischia


Nella Sala dell’Ostrichina gremita di produttori, viticoltori, giornalisti e addetti al settore, il sindaco di Bacoli ha ricordato che “siamo in un parco naturalistico di grande valore culturale, storico, paesaggistico e da oggi anche enogastronomico”, sottolineando che “la nostra comunità può e deve fondarsi sulle meraviglie millenarie del nostro territorio cui abbiamo il dovere di aggiungere le particolari bellezze del paesaggio agricolo e viticolo che si deve alla fatica dei nostri concittadini”. “In riferimento alla sicurezza dei consumatori voglio annunciare un’importante iniziativa del Consorzio di Tutela Vini Campi Flegrei e Ischia che, dal 1 marzo 2025, potrà apporre una fascetta consortile di controllo sul prodotto Dop” ha comunicato Salvatore Schiavone, dirigente Masaf e direttore dell’Ispettorato repressione frodi Campania e Molise, evidenziando che “si tratta di un valore dello Stato che viene rilasciato alle Cantine con Qr code per la tracciabilità: il nostro Dipartimento verificherà l’autenticità delle fascette”.


“La Dop ha 30 anni e sono anni ben portati: se in agricoltura tre decenni potrebbero sembrare un tempo breve, dal punto di vista commerciale, il tempo è davvero lungo” ha affermato il presidente del Consorzio, Michele Farro, evidenziando che “le nostre Cantine hanno fatto passi da gigante e sono molti i vini flegrei premiati in consessi nazionali e internazionali. La nostra è considerata viticoltura eroica perché insiste sui terrazzamenti di Ischia e sui piccoli appezzamenti dei Campi Flegrei, ma la nostra presenza è anche a salvaguardia dei territori dai disastri ambientali” ha proseguito Farro, concludendo che “adesso è nostro compito insieme con le amministrazioni rivalutare i territori e metterli a reddito: il nuovo modello di enoturismo deve produrre benefici per tutti gli attori del sistema economico dei Campi Flegrei”. “I Campi Flegrei hanno tutte le carte in regola per lanciare un messaggio di grande turismo enogastronomico: vitigni autoctoni, storia, paesaggio e archeologia” ha dichiarato Angelo Radica, presidente dell’Associazione Città del Vino, rimarcando che “l’enoturismo può essere la salvezza del turismo italiano, la chiave per destagionalizzare e spostare i flussi lungo tutto l’anno”.


Marco Cerreto, capogruppo Commissione Agricoltura della Camera, delegato dal ministro Francesco Lollobrigida, ha chiuso il convegno sottolineando che “questa importante celebrazione è un evento unico per il territorio, è non solo un traguardo di rilievo, ma, soprattutto un momento di confronto per la salvaguardia e la promozione dell’attività enoturistica dell’intera Campania. Il Masaf si pone come obiettivo primario quello di sostenere le filiere viticole, con particolare attenzione ai vigneti storici ed eroici, salvaguardando le vigne situate in zone a elevato rischio idrogeologico o, di spopolamento”.

Proposta Vini: 2025 ricalcherà trend 2024, bene spumanti e distillati

Proposta Vini: 2025 ricalcherà trend 2024, bene spumanti e distillatiMilano, 4 gen. (askanews) – Anche nel 2025 proseguirà il calo dei consumi dei grandi vini rossi strutturati come Supertuscan, grandi bordolesi e Amaroni, mentre terrà bene il segmento dei bianchi “in particolare di tutte quelle etichette che esprimono al meglio l’identità e la tipicità del territorio di produzione”. In crescita gli spumanti italiani “grazie ad una sempre maggior diffusione della tendenza ad accompagnare questa tipologia di prodotto a tutto il pasto”, comprese le produzioni al di fuori delle aree più famose e storicamente più vocate. Al contrario è prevedibile che proseguirà anche quest’anno il calo dello champagne (-20% nel 2024), con, in particolare, una forte penalizzazione delle etichette più care e delle Gran Riserve. Con il nuovo anno alle porte, l’azienda di distribuzione Proposta Vini traccia una linea di quelli che saranno i principali trend che caratterizzeranno il mondo del vino e dei distillati nei prossimi mesi. Secondo Gianpaolo Girardi, fondatore dell’azienda di Pergine Valsugana (Trento) con un catalogo di oltre 3.500 referenze wine e 350 spirits, che chiuderà l’anno con una previsione di aumento del fatturato del 3-4%, il mercato del vino nel 2025 ricalcherà lo stesso andamento del 2024.


Se non si prevedono novità significative per i vini rosati, “la cui quota di mercato è ferma al 7% dal 2006”, e i cosiddetti “naturali” che rimarranno una nicchia “indice di una sempre maggior sensibilità verso l’ambiente cui il mondo del vino deve porre sempre più attenzione”, le novità più significative riguardano gli spirits. A immaginare i prossimi trend è Antonio Beneforti, esperto selezionatore di Proposta Spirits, divisione di Proposta Vini dedicata al mondo dei distillati e dei liquori, che nel 2024 ha visto incrementare le vendite del 40%. Il mondo dei distillati si sta facendo infatti sempre più largo in settori come la ristorazione e le enoteche tradizionalmente appannaggio del vino. Nel 2024 il gin ha sicuramente dominato il mercato e anche nel 2025 “prevediamo proseguirà il suo andamento positivo e di crescita a livello dei consumi, magari perdendo un po’ di attenzione da parte degli operatori. Una contro tendenza – spiega Beneforti – rispetto a quanto accade nel resto del mondo dove si sta assistendo, come ad esempio in Regno Unito, a una contrazione delle vendite causata da una saturazione del mercato”.


Per quanto riguarda l’amaro, di cui il nostro Paese vanta una ricca produzione e tradizione, sta vivendo un periodo di crescita straordinaria, grazie a uno slancio sia nella ristorazione sia nella mixology, dove è diventato un ingrediente perfetto per la preparazione di drink e cocktail. Se il whisky si sta facendo strada anche tra i più giovani e si prevede un aumento delle consumatrici, il rum torna a essere un liquore molto apprezzato e giudicato soprattutto per la sua qualità: “non si cercano solo i grandi marchi ma anche nuove realtà che raccontino in modo più personale la propria storia e le proprie peculiarità produttive”. Infine il vermouth, che “sarà la grande scommessa non tanto del 2025 quanto del 2026: in questi ultimi anni abbiamo assistito a un grande sviluppo di questo vino fortificato che diventerà sempre più attraente in quanto ‘crossover’ tra liquoristica ed enologia”. Come per il mondo del vino, anche per quello degli spirits, “l’attenzione all’ambiente e alla sua salvaguardia sta diventando sempre più capillare”, con sempre più produttori che hanno abbracciato un approccio “carbon free” oltre ad atteggiamenti etici con un ritorno sociale.

Riparte “Veganuary”, campagna per provare l’alimentazione vegetale

Riparte “Veganuary”, campagna per provare l’alimentazione vegetaleMilano, 4 gen. (askanews) – Con l’inizio di gennaio riparte “Veganuary”, la campagna globale che dal 2014 ha ispirato milioni di persone in tutto il mondo a provare un’alimentazione vegetale con ricette e consigli quotidiani completamente gratuiti. Lo ha ricordato in una nota l’associazione Essere Animali, spiegando che lo scorso anno circa 25 milioni di persone hanno preso parte all’iniziativa a livello globale e nel 2025 i numeri sono destinati a salire ancora di più grazie all’adesione alla campagna di Malesia, Perù e Canada.


Inizialmente diffuso solo nei Paesi anglosassoni, “Veganuary” oggi include partner in 20 nazioni, tra cui l’Italia, con partecipanti che si iscrivono da ogni parte del mondo. Durante tutto il mese di “Veganuary” in Italia molti influencer e content creator promuoveranno l’iniziativa sui loro canali e sono state un centinaio le aziende che hanno aderito alla campagna con il lancio di nuove opzioni a base vegetale, offerte speciali sui loro prodotti veg e campagne di promozione. Sempre secondo quanto riferito da Essere Animali, “in particolare Carrefour coinvolgerà clienti e squadre interne offrendo promozioni esclusive sia in negozio che online, spazi dedicati nei punti vendita e menu 100% vegetali nei ristoranti”.


“Molto importante anche la partecipazione di Kioene, lo specialista in ricette a base di verdure e proteine vegetali, e Flower Burger, che ha lanciato, in collaborazione con la realtà plant based Funny Veg, il panino Funny Crispy Burger, disponibile in tutti gli store in Italia e Spagna. Altre aziende partner di Veganuary in Italia includono: Aldi, Aveda, AltroFood, Flower Burger, Hemproutine, Hoplà Idee Veg, I Love Poke, Kebhouze, KoRo, Lush, Neat Burger, Planted, The Bridge Bio, The Fork e to.market. Oltre agli influencer, anche quest’anno Silvia Goggi, medico specialista in scienze dell’alimentazione e co-fondatrice di Planter, sarà al fianco di chi si iscriverà a “Veganuary” con consigli e dirette social dedicate.


Claudio Pomo, responsabile sviluppo di Essere Animali, partner ufficiale per l’Italia della campagna globale, ha sottolineato che “l’impatto di questa iniziativa è davvero importante: per ogni milione di persone che mangia vegano per un mese vengono risparmiati oltre 6 milioni di litri d’acqua, 100 mila tonnellate di CO2eq e più di 3 milioni di vite animali. In Italia a gennaio 2024 hanno provato Veganuary 1,7 milioni di persone e non vediamo l’ora di vedere questi numeri crescere ancora di più nella nuova edizione. Con il suo approccio giocoso e coinvolgente, e grazie alla partecipazione di content creator e aziende in tutta Italia, Veganuary continua ad essere un punto di riferimento per chiunque si avvicini a questa scelta di vita e a Essere Animali non potremmo esserne più orgogliosi”. In Italia è possibile iscriversi al sito www.veganuary.it, e selezionare la data di inizio prescelta. Chi si iscriverà riceverà ogni giorno, per 31 giorni, ricette e consigli gratuiti che aiuteranno a provare un’alimentazione completamente vegetale, senza rinunciare al gusto”.


Foto: Essere Animali

Consorzi Vini Valpolicella e Parmigiano Reggiano insieme in Ue

Consorzi Vini Valpolicella e Parmigiano Reggiano insieme in UeMilano, 4 gen. (askanews) – Nei primi mesi del 2025 il Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella e il Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano avvieranno un progetto promozionale intitolato “Quality Heritage of Europe” (QHE). Sotto l’egida dell’Unione europea il partenariato prevede l’attivazione di un percorso triennale finalizzato a celebrare i vini della Valpolicella e il formaggio Parmigiano Reggiano su mercati europei di elevato valore strategico per il made in Italy: Italia, Francia e Germania.


“Le attività di progetto verranno finanziate con una rampa contributiva milionaria di matrice comunitaria e grazie a tale importante sostegno pubblico potranno essere conseguiti risultati particolarmente performanti e incidenti nei paesi di progetto” si legge in una nota diffusa dal Consorzio Vini Valpolicella, in cui si annuncia che “che in data 23 dicembre 2024 è stato selezionato il soggetto esecutore: Zowart Creative Agency”.

Vino, 9 aziende annunciano l’uscita dal Consorzio Oltrepò Pavese

Vino, 9 aziende annunciano l’uscita dal Consorzio Oltrepò PaveseMilano, 30 dic. (askanews) – A due giorni dalla fine del 2024 e in attesa della convocazione dell’assemblea per cambiare lo statuto attesa per gennaio 2025, nove aziende hanno annunciato le loro dimissioni dal Consorzio Oltrepò Pavese. In una nota spiegano che si tratta di imprese “appartenenti a tutte le categorie della filiera (viticoltori, vinificatori e imbottigliatori) e che rappresentano oltre il 27% dei voti in assemblea”.


“E’ stata una decisione sofferta ma non più prorogabile” dovuta a “mancate attuazioni di delibere assembleari ad oggi completamente affossate, che fanno presumere la volontà di non applicare la fascetta ministeriale sulle Igt e la decisione di non procedere con il Disciplinare della Docg per il cambio del nome della nostra Denominazione” precisano, sostenendo che “da mesi è stata azzerata la promozione su prodotti ritenuti ‘minori’ ma che in realtà sono quelli su cui oggi vive l’intero territorio senza minimamente preoccuparsi di uno dei caposaldi dei ‘Consorzi’ che prevede proporzionalità tra contributi versati e promozione delle singole Denominazioni”. “Non ci sentiamo più rappresentati da un Consorzio che sta inoltre cercando in tutti i modi di modificare lo Statuto che è stato da poco approvato da tutta la filiera – prosegue il comunicato – dopo un ampio confronto con Regione, con le associazioni di categoria e con i Tavoli delle Denominazioni, con lo scopo di accentrare i poteri decisionali al Cda a discapito dei soci (grandi e piccoli) e dell’intero territorio dell’Oltrepò Pavese”. Alla dura presa di posizione dei fuoriusciti, fa da contraltare una serafica risposta del Consorzio che “ritiene opportuno chiarire che queste dinamiche non incidono sulla solidità e la coesione del nostro progetto: alle 9 aziende che hanno presentato domanda di recesso hanno corrisposto altrettante richieste di adesione, mantenendo stabile il numero di associati, che oggi raggiunge il livello più alto degli ultimi anni”. La replica entra poi nel merito delle questioni sollevate, spiegando che “tali speculazioni risultano ancor più inopportune e fuori luogo, considerato che il territorio è finalmente unito attorno ad un progetto di rinascita, condiviso da chi opera con reale interesse per il benessere collettivo”.


Sul tema degli eventuali effetti sui requisiti di operatività “erga omnes”, il Consorzio presieduto da Francesca Seralvo e diretto da Riccardo Binda non si scompone ricordando che “ogni valutazione sarà effettuata, come sempre, in conformità alle richieste del Masaf alla fine dell’attuale incarico, previsto per giugno 2025″. Al momento il rischio più concreto per l’ente consortile potrebbe riguardare la perdita dell’”erga omnes” per la Denominazione Bonarda. “Il progetto di rilancio del territorio, fondato su qualità, valore, trasparenza ed etica di filiera, non sarà in alcun modo condizionato da questi eventi” ribadisce il Consorzio, rimarcando che “al contrario, le uscite hanno ulteriormente rafforzato la coesione tra le aziende che credono in un modello di filiera integrata e sostenibile, realmente impegnate a riportare l’Oltrepò Pavese al posto che merita”. Poi una prevedibile stoccata finale: “Il Consorzio, il territorio e il Cda restano compatti nella promozione di una strategia unitaria, capace di superare le dissonanze che in passato hanno penalizzato il nostro potenziale. Questo momento segna una discontinuità netta e rappresenta l’inizio di una nuova fase per il territorio”.

Vino, Rosset Terroir: la forza degli autoctoni della Valle d’Aosta

Vino, Rosset Terroir: la forza degli autoctoni della Valle d’AostaMilano, 30 dic. (askanews) – Nicola Rosset non è solo un uomo dal carattere deciso ma un imprenditore che del vino ha una visione molto chiara, che parte dalla valorizzazione del terroir valdostano e dei suoi vitigni autoctoni: “Vino vero e territoriale”, per usare le sue parole. Per questo investe, produce in modo sostenibile e rispettoso dell’ambiente, lavora sulla qualità, sperimenta senza esagerazioni e punta ad un posizionamento alto con vini assai ben fatti, dai tratti eleganti e puliti. Uno su tutti, il Petite Arvine, vitigno a bacca bianca che il 41enne enologo valdostano Matteo Moretto (coadiuvato da un consulente del calibro di Luca D’Attoma) coltiva con passione tra i 600 e i 900 metri di altitudine con pendenze che arrivano al 54%. Se la sua massima espressione è certamente il “Sopraquota 900”, giustamente celebrato e pluripremiato come uno dei bianchi più buoni d’Italia e tra i migliori al mondo (la strepitosa annata 2022 ha ottenuto quest’anno 98 punti da James Suckling), a sorprendere è anche suo fratello minore, il Vallée D’Aoste Dop, figlio delle quote più basse e sabbiose, a dimostrazione delle potenzialità di queste uve e della bontà del lavoro svolto in vigna e in cantina, e più in generale del clima e della diversità dei suoli di queste montagne.


Ed è proprio questa pianta dai piccoli acini pruinosi e dalla buccia sottile che predilige non solo l’altezza ma anche le ripide pendenze e l’invecchiamento (“fino a 15 anni”), ad imprimere nel 2017 una svolta all’Azienda agricola Rosset Terroir di Torrent de Maillod a Quart. I Rosset erano infatti noti per essere dei distillatori di lungo corso (Distillerie St. Roch Levi Ottoz) che nel 2001 hanno deciso di diventare viticoltori impiantando i primi tre ettari a Saint Christophe. Ettari che nel giro di qualche anno sono saliti a 12 distribuiti tra Bassa, Media e Alta Valle per un totale di circa 50mila bottiglie. Poi l’idea, la visione, di salire in altezza, acquisendo un vitigno unico di quasi due ettari piantato a Petite Arvine nel 1990, su un suolo dove la sabbia sposa granito e ardesia nel territorio di Villeneuve, piccolo e antico comune montano sulla Dora, all’imbocco della Valsavarenche e della Val di Rhemes. Attualmente in conversione biologica, Rosset Terroir è stata la prima Cantina in Valle d’Aosta ad usare (oltre al legno e all’acciaio e forse, in futuro, al cemento) anfore in terracotta e/o orci neutri e non vetrificati per l’affinamento, allo scopo di sfruttare una micro ossigenazione delicata e costante che esaltasse la freschezza e l’aromaticità delle uve. La viticoltura eroica praticata su ripidi terrazzamenti sostenuti da muretti a secco, le rese contenute, le macerazioni prolungate, l’attenzione sartoriale ai dettagli per i vini di punta, restituiscono un’identità artigianale nonostante l’azienda sia un punto di riferimento nel panorama vinicolo non solo regionale. Si pensi in questo senso che circa il 35% della produzione, una percentuale altissima per le Cantine di questa piccola regione, viene esportata e va a finire principalmente negli Stati Uniti, in Giappone e in Indonesia. Reduce da una vendemmia che ha falcidiato il 60% della produzione, Nicola Rosset non rinuncia al suo obiettivo di arrivare in futuro a produrre 80mila bottiglie: non oltre per non snaturare la struttura aziendale, e senza scorciatoie, cioé ad esempio senza lo spumante (“ma se dovessimo farlo utilizzeremmo il Prié Blanc” garantisce), la cui introduzione è prevista nella prossima modifica del Disciplinare. Altra novità dovrebbe riguardare il limite dei mille metri per la viticultura regionale, che porterà il “Sopraquota 900” a passare da “vino da tavola” a Doc.


Oltre alle due versioni già citate di “Petite Arvine”, il bianco simbolo di questa regione, l’azienda produce tra Chambave, Saint-Christophe, Villeneuve e Saint-Pierre altri sette vini: i bianchi “Chambave Muscat Vallée d’Aoste Dop”, il “Pinot Gris Vallée d’Aoste Dop”, lo “Chardonnay 770 Vallée d’Aoste Dop Cru” e i “Premisse Vallée d’Aoste Dop”. A questi si affiancano i rossi “Pinot Noir 850 Vallée d’Aoste Dop”, “il Cornalin Vallée d’Aoste Dop”, il “Nebbiolo Vallée d’Aoste Dop”, il “Syrah 870 Vallée d’Aoste Dop” e il blend “Trasor Vallée d’Aoste Dop”. Tutti vini, e alcuni gioielli, che hanno un loro perché, prodotti da una realtà che da oltre due decenni testimonia il potenziale di questa Valle straordinaria, lavorando sul prezzo e sull’export così come deve essere fatto.

Vino, Frescobaldi: ecco la realtà aumentata dal QR Code in etichetta

Vino, Frescobaldi: ecco la realtà aumentata dal QR Code in etichettaMilano, 29 dic. (askanews) – Innovazione e tradizione si incontrano nel nuovo progetto di Realtà aumentata di Frescobaldi, sviluppato in collaborazione con AQuest, partner di Ogilvy, che per la prima volta fa “parlare” le etichette dei propri vini. Grazie alla scansione del QR Code presente sulla retro-etichetta della bottiglia, i consumatori possono intraprendere un viaggio alla scoperta delle Tenute della famiglia Frescobaldi approfondendo le caratteristiche di ogni vino, incluse informazioni su andamento climatico, vinificazione, maturazione e note organolettiche.


“Questo progetto apre nuovi scenari per l’integrazione tra Intelligenza artificiale e tradizione enologica, due mondi che mai sono stati così vicini, regalando esperienze memorabili ai nostri consumatori” ha commentato il Ceo del Gruppo Frescobaldi, Fabrizio Dosi, aggiungendo che “oltre a rappresentare un potente strumento di business per il team di vendita, il progetto ha anche un importante valore educativo, che permette ai nostri consumatori di conoscere a fondo la storia e le peculiarità dei vini Frescobaldi”. Il progetto AR dell’azienda, iniziato nel 2019, è in continua evoluzione: partendo da video a 360 gradi fruibili con visori VR e arrivando fino a oggi con un’esperienza completa di realtà aumentata, accessibile direttamente da dispositivi mobili. A dimostrazione della sua versatilità, “questo strumento è stato utilizzato in molteplici contesti, da presentazioni commerciali e fiere internazionali, fino ad eventi esclusivi e training aziendali”.