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Enoturismo, UNWTO e OIV al lavoro su linee guida per misurare fenomeno

Enoturismo, UNWTO e OIV al lavoro su linee guida per misurare fenomenoYerevan (Armenia), 16 set. (askanews) – “Da quello che ci dicono le aziende vinicole e le destinazioni turistiche, l’enoturismo è sempre più importante per il loro bilancio e per la diversificazione delle loro entrate. Lo sappiamo da singole realtà ma non abbiamo un quadro completo di questo fenomeno a livello globale perché attualmente i dati sul turismo del vino li raccolgono solo alcune regioni dalle Cantine che li hanno. Non esiste un sistema che consenta la raccolta di questi dati a livello nazionale e questo non permette a noi, organizzazione intergovernativa, di raccoglierli dai diversi Paesi per scattare una fotografia del fenomeno nei diversi Paesi del mondo dove si produce vino. La sfida è quindi quella di riuscire ad ottenere dei dati coerenti dai singoli Stati, e attualmente stiamo lavorando con l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (OIV) per cercare di sviluppare una metodologia che vogliamo poi proporre a tutti i Paesi affinché inizino ad implementarla”. Lo ha riferito ad askanews Sandra Carvao, direttrice Intelligence di mercato, politiche e competitività dell’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite, a margine dell’ottava Conferenza globale sul turismo del vino promossa dall’UNWTO a Yerevan, in Armenia.


“Il nostro primo impegno sul fronte dell’enoturismo è quello di analizzarne l’impatto e stilare delle statistiche, e abbiamo sottoscritto un memorandum con l’UNWTO per costruire modelli, metodologie e nuovi indicatori per misurare l’impatto del turismo del vino e poi condividere i dati” conferma ad askanews, Sophie Pallas, direttrice delle Relazioni esterne dell’OIV, presente all’importante appuntamento di Yerevan. Il progetto dell’organizzazione del vino dedicato alla metodologia di raccolta e analisi dei dati sul turismo del vino ha preso il via nel 2021 e dovrebbe concretizzarsi entro la fine del 2024 in una pubblicazione che riporta le linee guida e le raccomandazioni tecniche per gli Stati membri.

Peronospora, Masaf: al via il 19 settembre aiuti per 47 mln di euro

Peronospora, Masaf: al via il 19 settembre aiuti per 47 mln di euroRoma, 16 set. (askanews) – A partire dal 19 settembre, prenderanno il via da parte di Agea i pagamenti dei fondi di solidarietà destinati agli agricoltori colpiti dalla Peronospora. Gli aiuti, per un totale di 47 milioni di euro, – informa il Masaf – sono riservati alle aziende che hanno subito una riduzione di produzione di almeno il 30% a causa dell’infezione fungina che ha colpito nel 2023.


“Abbiamo messo a disposizione tutto ciò che potevamo per sostenere in particolare le piccole e medie imprese, che sono maggiormente vulnerabili rispetto a eventi così distruttivi”, ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. “Il nostro obiettivo – ha rimarcato il ministro – è proteggere il futuro del settore vitivinicolo e offrire un sostegno concreto alle imprese danneggiate. La rapidità e la gravità con cui la Peronospora si è diffusa, complice il clima eccezionale di quell’anno, hanno richiesto un intervento straordinario, e il Governo Meloni ha risposto con decisione”. Sono circa 30.000 le aziende agricole che hanno fatto richiesta per accedere a tali fondi, una cifra che dimostra l’ampiezza della crisi che ha interessato sia il comparto dell’uva da tavola che quello del vino.


Il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste ha destinato tutte le risorse disponibili per sostenere le imprese agricole colpite: 7 milioni di euro provenienti dalla legge 163/2023 e ulteriori 40 milioni dal Decreto Agricoltura. Il 40% dei fondi sarà erogato a tutte le aziende richiedenti, mentre il restante 60% sarà assegnato come quota aggiuntiva alle imprese che hanno adottato misure di prevenzione.

Vino, Muradyan (VWFA): in Armenia in ultimi 5 anni da 25 a 150 Cantine

Vino, Muradyan (VWFA): in Armenia in ultimi 5 anni da 25 a 150 CantineYerevan (Armenia), 16 set. (askanews) – “Questa è la prima importante conferenza sul vino e sull’enoturismo che si tiene in Armenia, e siamo davvero contenti perché per noi è una grande opportunità per mostrare oltre all’enologia armena, anche che cos’è questo Paese e far conoscere il nostro ricco patrimonio e la nostra storia. L’Armenia ha un enorme potenziale perché abbiamo tanti territori vocati alla viticoltura. Nel 2018 c’erano solo 25 aziende, ora ne abbiamo più di 150, con una crescita incredibile negli ultimi cinque anni”. Lo ha detto ad askanews Zaruhi Muradyan, direttrice esecutiva della “Vine and Wine Foundation of Armenia” (VWFA), a margine dell’ottava Conferenza globale sul turismo del vino promossa a Yerevan dall’organizzazione del turismo delle Nazioni Unite (UN Tourism).


Fondata nel 2016, la “Vine and Wine Foundation of Armenia” è un’organismo statale che oggi associa 55 Cantine e si dedica principalmente alla promozione del comparto. “Il nostro lavoro è quello di sviluppare il settore vitivinicolo, capendo esattamente il potenziale dei nostri vitigni autoctoni per la vinificazione” racconta Muradyan, spiegando che “inoltre, stiamo cercando di aiutare i produttori a definire uno standard per determinare cosa significa ‘vino armeno’. Il settore sta crescendo davvero velocemente, anche grazie a molti consulenti internazionali (enologi, agronomi ed enotecnici italiani, argentini e francesi, tra cui il celebre Michel Rolland, ndr) che ci hanno supportato nell’implementazione delle nuove tecnologie nelle Cantine – prosegue – e allo stesso tempo, anche il turismo sta crescendo, e quindi questa conferenza è davvero una bella opportunità per fare rete, incontrare le persone e condividere esperienze”. In Armenia oggi vivono circa 2,7 milioni di persone, contro gli otto milioni che vivono all’estero a causa della diaspora a seguito del genocidio perpetrato tra il 1890 e il 1916 dall’Impero ottomano, che causò complessivamente circa 1,5 milioni di morti. Da sempre, gli armeni all’estero aiutano con le rimesse i propri parenti in Patria e molti di quelli che hanno avuto successo sostengono il Paese e investono in Armenia. “Negli ultimi anni molti stanno investendo soprattutto nel settore del vino – evidenzia Muradyan – ed è grazie a loro se oggi abbiamo Cantine moderne e un settore professionale che punta sulla qualità”. Tra gli investitori, non può non essere citato anche il produttore svizzero Jakob Shuler che ad Areni ha messo in piedi la Noa Wines.


La vigna armena si aggira complessivamente su circa 16mila ettari, divisi in cinque zone principali: Armavir (900-1100 metri slm), Ararat (800-1000 mt.), Aragatsotn (900-1400 mt), Tavush (400-1000 mt.) e la più rinomata Vayots Dzor (1.000-1.800 mt.). Sono 31 le varietà autoctone coltivate e vinificate oggi, le più note delle quali sono Sev Areni, Voskehat, Kangoun, Haghtanak, Milagh, Lalvari, Khatoun Kharji e Khndoghni. Nonostante nel villaggio di Areni, nella provincia di Vayots Dzor, sia stata scoperta “la più antica cantina vinicola al mondo2, risalente indicativamente al 4000 a.C., una vera “industria” del vino in Armenia c’è da appena una decina di anni e oggi la produzione si attesta su circa 13 milioni di bottiglie, con l’export che tocca una quarantina di Paesi ma che si concentra per circa l’80% in Russia. Delle 111 Cantine registrate nel 2021, 46 producevano meno di cinquemila bottiglie, 29 tra cinquemila e cinquantamila, e solo cinque oltre il milione. Nonostante tutto questo, diversi produttori e produttrici sono sulla strada giusta e alcuni vini interessanti sono già presenti sul mercato e hanno ottenuto riconoscimenti internazionali. Malgrado il Paese sia storicamente legato alla produzione del suo celebre Brandy-Cognac e al consumo della più economica vodka, il consumo pro capite di vino è passato dai due litri del 2016 ai 4,2 del 2022, anche grazie alla spinta dei giovani della capitale dove adesso sorgono enoteche-wine bar molto di moda. “Per coinvolgere maggiormente le giovani generazioni – continua Muradyan parlando con askanews – molte delle nostre aziende partecipano ad iniziative dedicate, come ad esempio manifestazioni tipo ‘Vino e jazz’ o ‘Vino e scacchi’ (il gioco più diffuso e amato in Armenia, ndr).


In questo contesto, parlare di enoturismo è dunque più da intendersi ancora come ulteriore occasione per la scoperta del territorio più che del vino, che in generale sembra ancora alla ricerca di un’identità precisa, ma che potenzialmente può riservare ben più di piacevoli sorprese, grazie al suo ricco patrimonio di vitigni autoctoni (quasi tutti a piede franco e con piante che hanno anche di 200 anni) e ad un territorio in cui la vitis vinifera si coltiva in suoli molto diversi (seppur quello vulcanico appaia il più determinante) fino a quasi 2000 metri, possibile soluzione al cambiamento climatico. “In questi ultimi anni le aziende hanno iniziato a credere di più nell’enoturismo – prosegue Muradyan – e spero che i produttori capiscano che è un modo molto interessante di presentare i propri vini e raccontare le tradizioni e la storia dei loro territori, oltre che di fornire ai visitatori un’offerta al passo con i tempi”. Alla domanda su quale sia l’ostacolo più rilevante per lo sviluppo del vino in Armenia, la risposta della direttrice del VWFA fa gelare il sangue e dà da pensare: “La guerra”. Già perché qui l’ultimo conflitto risale appena ad un anno fa, nel 2023, quando l’esercito azero riconquistò il Nagorno Karabakh costringendo, dopo un lungo assedio, circa 120mila persone della comunità armena locale a fuggire. “La guerra è una preoccupazione costante anche per la viticoltura, perché molti vigneti si trovano vicino ai confini e quindi è molto pericoloso anche solo prendersene cura, oltre all’incognita di non sapere con certezza se potremo mantenerli in futuro” dice, rimarcando che “però siamo forti, manteniamo lo spirito giusto e continuiamo a fare del nostro meglio, e siamo certi che i nostri progetti avranno successo”.


“Sono pochi i prodotti che possono contribuire all’immagine di un Paese e a farlo conoscere: abbiamo dimostrato di saper produrre un ottimo brandy che è diventato leggendario, perché non possiamo farlo con il vino, se abbiamo questa tradizione millenaria alle spalle?” chiosa Muradyan ad askanews, sottolineando con grande orgoglio che “questa è oggi una priorità per il nostro governo, che sostiene economicamente e politicamente la Fondazione. E insieme con il governo, c’è anche il settore privato: lavoriamo tutti insieme ad un’unica missione, quella di far conoscere il vino armeno nel mondo”.

Vino, Parri nuovo direttore Consorzio Bolgheri e Bolgheri Sassicaia

Vino, Parri nuovo direttore Consorzio Bolgheri e Bolgheri SassicaiaMilano, 15 set. (askanews) – Daniele Parri è il nuovo direttore del Consorzio Bolgheri e Bolgheri Sassicaia, Denominazione che ha appena festeggiato i trent’anni. Subentra a Riccardo Binda, passato a ricoprire il medesimo incarico per il Consorzio di Tutela Vini Oltrepò Pavese.


Il livornese Parri ha alle spalle sette anni di collaborazione come export manager della Cantina Caiarossa di Riparbella (Pisa). “Dennis, Derk, Valerie Albada Jelgersma, l’intero team di Caiarossa ed io, – ha affermato il CEO del gruppo AJ Domaines, Alexander van Beek – desideriamo esprimere i nostri più sinceri ringraziamenti a Daniele per la sua dedizione e il lavoro straordinario nella promozione dei vini della nostra azienda”.

Moio (Oiv): vino paga più di altre bevande diatriba vino-salute

Moio (Oiv): vino paga più di altre bevande diatriba vino-saluteMilano, 12 set. (askanews) – “Il settore vive un momento difficile perché si è interrotta la trasmissione generazionale di cosa significhi consumare vino. Le nuove generazioni non sono state educate a farlo e oggi i giovani, attratti dalla mixology, si allontanano dal vino ma assumono più alcol rispetto alla mia generazione. Paradossalmente, nella delicatissima questione alcol e salute ci va di mezzo il vino e non le altre bevande”. Lo ha detto il presidente dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv), Luigi Moio, all’apertura degli “Etna Days” organizzati dal Consorzio Etna Doc.


“A mio avviso anche sul tema vino e salute c’è una grande responsabilità nella comunicazione, troppo spesso confusionaria e contraddittoria” ha aggiunto Moio, spiegando che “non possiamo dire che il vino fa bene perché c’è l’alcol ma ci sono altri argomenti che distinguono il nostro mondo e che accomuna il prodotto con i territori e la loro storia. Serve affermare questi valori identitari per non confondere il vino con le altre bevande alcoliche” ha proseguito, sottolineando che “il vino non è un liquido, è un vettore culturale: bere un calice di Etna è un atto culturale ed è indubbio che la forza della sua denominazione è data dall’identità costruita attorno al Vulcano”.

Al via a Yerevan in Armenia la Conferenza globale sul turismo del vino

Al via a Yerevan in Armenia la Conferenza globale sul turismo del vinoYerevan (Armenia), 12 set. (askanews) – Si è aperta questa mattina a Yerevan, in Armenia, l’ottava Conferenza globale sul turismo del vino organizzata dall’organizzazione del turismo delle Nazioni Unite (UN Tourism). Ad aprile i lavori è stato il sindaco della capitale, Levon Hovhannisyan che ha rivolto un caloroso saluto ai circa 300 partecipanti da venti Paesi, dicendosi orgoglioso per la scelta dell’Armenia come Paese ospitante.


Subito dopo Sophie Pallas, direttrice delle relazioni esterne dell’Oiv, partendo dal titolo della Conferenza, “Heritage in Every Bottle: Crafting Authentic Wine Tourism Experiences”, ha messo in luce quanto il vino sia profondamente legato alla cultura e all’identità dei diversi territori. “Voi siete nel posto giusto per discutere e sviluppare un tema come questo” ha quindi affermato Zurab Pololikashvili, il segretario generale georgiano dell’UN Tourism, che ha ricordato la tradizione vinicola millenaria dell’Armenia, rimarcando l’importanza crescente dell’enoturismo grazie alla ricerca di esperienze nuove da parte dei viaggiatori, e l’incremento dell’interesse per questo appuntamento, come dimostrato, anno dopo anno, dal numero di Paesi che chiedono di partecipare.


Il ministro dell’Economia armeno, Gevorg Papoyan,ha quindi evidenziato come il turismo del vino sia un’occasione per sviluppare il turismo rurale, che contribuisce a fare crescere e a creare nuove infrastrutture in aree periferiche del Paese. Inoltre l’enoturismo può essere uno strumento prezioso per sviluppare nuove relazioni tra i Paesi dell’area caucasica e per stabilire nuove occasioni di coperazione internazionale. La giornata all’Hotel Marriot di Yerevan prosegue con presentazioni tematiche, sessioni tecniche, masterclass e workshop con esperti, figure istituzionali, produttori e rappresentanti di regioni vinicole di tutto il mondo che si confrontano sulle strategie per rafforzare i legami tra vino, turismo e cultura, e sulle forme e sui canali per comunicarli e promuoverli insieme, aiutando le diverse realtà, che siano Cantine, territori o Paesi, a diversificare le loro offerte turistiche dedicate e favorendo la cooperazione tra le destinazioni.


L’evento si concluderà il 13 settembre. Il primo appuntamento successivo dell’Un Tourism sarà il 27 settembre a Tiblisi in Georgia, per la celebrazione del Giorno mondiale del turismo, durante il quale si parlerà di “Turismo e pace”.

Vino, il 16 settembre “Taste Alto Piemonte” per la prima volta a Milano

Vino, il 16 settembre “Taste Alto Piemonte” per la prima volta a MilanoMilano, 12 set. (askanews) – Il 16 settembre la città di Milano ospiterà per la prima volta Taste Alto Piemonte, la più grande manifestazione dedicata ai vini dell’Alto Piemonte. L’evento, organizzato dal Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte in collaborazione con Ais Milano, si svolgerà presso l’Hotel Westin Palace e offrirà ad appassionati, operatori del settore e stampa l’occasione per immergersi in una giornata alla scoperta delle eccellenze vitivinicole dell’Alto Piemonte, con banchi d’assaggio aperti dalle 14.30 alle 20.30.


Durante l’evento, i visitatori avranno l’opportunità di incontrare i produttori e degustare una selezione delle ultime annate delle dieci Denominazioni Doc e Docg: Boca, Bramaterra, Colline Novaresi, Coste della Sesia, Fara, Gattinara, Ghemme, Lessona, Sizzano e Valli Ossolane. “A corredo della nostra anteprima primaverile e territoriale di Taste Alto Piemonte, ogni anno realizziamo uno ‘spin-off’ in una diversa città italiana, al fine di raggiungere un’altra quota di operatori ed appassionati, impossibilitati a partecipare all’edizione sul territorio” racconta Lorella Zoppis, vicepresidente e responsabile eventi del Consorzio, spiegando che “per l’edizione di quest’anno abbiamo scelto Milano, una città che non solo rappresenta una prestigiosa vetrina, ma offre anche un’incredibile opportunità di promozione per i nostri vini. Con questo evento – conclude Zoppis – vogliamo mettere un accento anche sulle storiche produzioni vinicole, offrendo l’opportunità di scoprire da vicino le aziende del nostro territorio e rafforzare il legame con operatori del settore e wine lovers, favorendo la diffusione delle nostre Denominazioni”.


In aggiunta ai banchi d’assaggio, l’evento prevede due masterclass di approfondimento, in programma alle 15 e alle 18. Questi appuntamenti, intitolati “Excursus Alto Piemonte”, offriranno un viaggio dettagliato attraverso il territorio e le sue denominazioni, svelando alcune caratteristiche peculiari di questa affascinante zona vitivinicola. Le masterclass saranno condotte da Mauro Carosso, presidente di Ais Piemonte, e Altai Garin, sommelier della delegazione Ais Milano, e avranno una durata di circa 90 minuti ciascuna. Il Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte, nato nel 1999, promuove e valorizza i vini delle province di Biella, Novara, Vercelli e Verbano Cusio Ossola.

Vino, Consorzio Doc Colli Trasimeno: per vendemmia ottime premesse

Vino, Consorzio Doc Colli Trasimeno: per vendemmia ottime premesseMilano, 11 set. (askanews) – “Le premesse per questa vendemmia sono ottime, sia in termini quantitativi che qualitativi. Le uve presentano una maturazione fenologica ideale per essere raccolte nelle tempistiche previste, senza anticipazioni o slittamenti. Dopo una primavera fresca, infatti, l’estate calda ha permesso lo sviluppo di grappoli sani, evitando l’insorgenza della peronospora come accaduto lo scorso anno. In linea generale, quindi, la gestione agronomica è stata molto più semplice rispetto al 2023”. Lo ha spiegato Emanuele Bizzi, presidente del Consorzio Doc Colli del Trasimeno.


“Se le prospettive in termini di prodotto sono molto positive, la vera sfida per le aziende, oggi, riguarda il mercato: i soggetti sono moltissimi così come l’offerta, superiore alla domanda” rimarca Bizzi, sottolineando la necessità di “mettersi al tavolo e ragionare su come costruire un vero e proprio sistema agricoltura, un progetto comune e territoriale forte, perché la competizione è molta e le dinamiche di mercato stanno evolvendo sempre più verso un consumo qualitativo e limitato di vino”.

Consorzio Caluso Docg, Carema e Canavese Doc: -30 uve ma qualità buona

Consorzio Caluso Docg, Carema e Canavese Doc: -30 uve ma qualità buonaMilano, 11 set. (askanews) – La primavera piovosa e l’estate calda preannunciano una vendemmia “di buona qualità” per i vini Caluso Docg. I tempi di maturazione sono sostanzialmente in linea con quelli delle scorse annate e tra pochi giorni i viticoltori di Caluso e Canavese (Torino) inizieranno la raccolta dell’Erbaluce, varietà che beneficia del microclima favorevole dell’Anfiteatro Morenico.


Secondo quanto spiegato dal Consorzio di tutela Caluso Docg, Carema e Canavese Doc, presieduto da Bartolomeo Merlo, la quantità di uva sarà inferiore rispetto agli anni precedenti: nelle zone meno ventilate sono comparsi peronospora e oidio, mentre le piogge durante la fioritura hanno impedito a molti grappoli di maturare. La produzione stimata è dunque inferiore del 30% rispetto alle annate precedenti. Nonostante queste difficoltà, il clima caldo ha favorito la crescita e la peronospora è stata comunque tenuta sotto controllo. Attualmente, i produttori stanno monitorando attentamente i livelli di zucchero negli acini. Inoltre, la presenza della Popillia Japonica, pur creando alcune difficoltà, non impedisce la continuità della produzione. I grappoli selezionati per il passito sono sani quasi ovunque: nella zona nord del Canavese, infatti, sono stati riscontrati alcuni casi di peronospora. Per quel che riguarda la Denominazione Carema Doc, le uve si confermano nella maggior parte dei casi eccellenti, dimostrando la solidità della produzione nonostante un lieve calo nella quantità di Nebbiolo e alcune variazioni nella qualità delle uve rosse.


Anche per il Canavese Doc si prospetta una buona annata: la qualità delle uve Barbera, Neretto e Freisa è buona, mentre la quantità è leggermente inferiore rispetto agli scorsi anni. Le prime attività di raccolta delle basi spumante inizieranno la prossima settimana, seguite a breve dalla vendemmia delle uve destinate al passito, promettendo risultati eccellenti. Il Consorzio sottolinea infine che in generale il Canavese “si conferma come una zona di grande valore per la viticoltura, con una produzione che continua a mantenere elevati standard di qualità e una buona capacità di soddisfare le richieste del mercato”.

Vino, nel 2024 il mercato mondiale toccherà i 350 mld di dollari

Vino, nel 2024 il mercato mondiale toccherà i 350 mld di dollariMilano, 10 set. (askanews) – Il mercato vinicolo mondiale raggiungerà i 353,4 miliardi di dollari nel 2024, con un consumo totale di 25,3 miliardi di litri. Negli ultimi cinque anni, il settore è cresciuto mediamente del 5% annuo, con Francia, Italia e Stati Uniti che rappresentano circa il 60% del mercato globale. L’Italia ha perso il primato produttivo a favore della Francia, ma l’export del vino italiano supererà gli 8 miliardi di euro nei prossimi due anni: si impone una minore produzione a fronte, tuttavia, di scelte a favore di qualità. Queste tra le conclusioni del report “L’Italia nel mercato vitivinicolo globale. Evoluzione e prospettive” a cura di Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca Divulgativo di Rome Business School.


“La domanda si sta segmentando verso prodotti di eccellenza e vini naturali, aprendo nuove opportunità per il vino italiano in mercati emergenti come Cina, India e Polonia” spiega Mancini, aggiungendo che “anche il mercato interno sta cambiando: diminuisce il consumo del bicchiere a pasto, ma il vino è sempre più apprezzato tra i giovani, più consumatori cercano informazioni sulla filiera e viaggiano alla riscoperta di antiche vigne, oltre a porre maggiore attenzione a packaging sostenibile e servizio al cliente”. Nel 2024, il consumo di vino in Italia è previsto stabilizzarsi a 26,3 litri pro capite e un totale di circa 10,3 mln di litri. Secondo l’Osservatorio Uiv-Ismea, le vendite nella Gdo hanno registrato un calo del 2,5% a volume nel primo semestre del 2024, con una contrazione del 3,4% per i vini fermi e frizzanti, soprattutto tra i rossi, mentre gli spumanti hanno segnato una crescita del 4,2%. A luglio 2024, il fatturato ha però registrato un incremento del 14%. Per quanto riguarda le categorie di prodotti, i vini fermi sono rimasti stabili (-1%), mentre bollicine e champagne sono in calo.


Nel primo quadrimestre di quest’anno, le esportazioni di vino italiano hanno registrato una crescita del 7%, raggiungendo i 2,53 miliardi di euro. Le previsioni per il futuro restano ottimistiche: si stima che l’export continuerà a crescere a un ritmo medio del 2,9% annuo fino al 2026, superando gli 8,5 mld di euro. Tutte le principali categorie di vino hanno registrato buoni risultati nei primi mesi del 2024. Gli spumanti hanno segnato un +7,3% in valore e un +10,7% in volume, i vini fermi imbottigliati sono cresciuti del 2,7% in valore e del 3,5% in volume, mentre i vini frizzanti hanno avuto un incremento ancora maggiore: +12,2% in valore e +16,8% in volume. Tuttavia, i prezzi medi sono in calo per molte categorie, segnalando una certa resistenza del mercato a pagare prezzi più elevati. Per questo riguarda le tendenze emergenti, il report evidenzia che il vino sta diventando un asset di investimento, soprattutto i “fine wines”, e i vini naturali stanno guadagnando popolarità, con oltre il 30% dei consumatori italiani interessati ai vini biologici. C’è anche un’attenzione crescente alla sostenibilità del packaging e all’automazione dei processi di stoccaggio e magazzinaggio. Vale sottolineare anche la blockchain, con le sue caratteristiche di immutabilità, trasparenza e sicurezza crittografica, sta emergendo nel settore vitivinicolo come strumento fondamentale per migliorare la tracciabilità e l’autenticità delle informazioni.


“Il settore vinicolo italiano nel 2024 si trova in una fase di transizione, caratterizzata da sfide economiche e ambientali, ma anche da opportunità per coloro che sapranno innovare e adattarsi alle nuove tendenze” rimarca Mancini, sottolineando che “l’adozione di pratiche sostenibili, l’innovazione tecnologica e l’attenzione alle esigenze dei consumatori saranno determinanti per il successo futuro delle aziende vinicole italiane in un mercato globale sempre più competitivo”.