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Vino, Fivi: a Sergio Mottura il premio “Leonildo Pieropan” 2024

Vino, Fivi: a Sergio Mottura il premio “Leonildo Pieropan” 2024Milano, 25 nov. (askanews) – L’Assemblea degli associati della Federazione italiana dei vignaioli indipendenti (Fivi) ha attribuito al vignaiolo laziale Sergio Mottura il premio “Leonildo Pieropan” 2024. Il riconoscimento in memoria del produttore di Soave, tra i pionieri e i fondatori di Federazione, è stato consegnato questa mattina nell’ambito del tredicesimo Mercato dei vini dei vignaioli indipendenti che si chiude oggi a Bologna.


La motivazione del premio recita: “Da Torino alle campagne della Tuscia viterbese, dagli studi in ingegneria alla conduzione dell’azienda di famiglia, è lunga la strada percorsa da Sergio Mottura, classe 1942, la cui storia personale rientra ormai di diritto nella grande storia della viticoltura e dell’enologia italiana. Con l’adesione alla Fivi, Sergio trova la casa ideale dove sviluppare le tematiche a lui più care – conclude – passione verso il territorio, approccio culturale al proprio lavoro, difesa del paesaggio agricolo, tutela delle generazioni future”. All’assemblea della Fivi erano presenti oltre 300 soci che hanno ascoltato le relazioni del presidente Lorenzo Cesconi, della segretaria nazionale Rita Babini e della presidente della Confederazione europea dei vignaioli indipendenti (Cevi), Matilde Poggi. Cesconi ha annunciato la sua intenzione di non ricandidarsi per il prossimo mandato, che prenderà il via con l’assemblea elettiva prevista il 13 febbraio.


“Penso che la Federazione sia ormai un’associazione grande, matura e ben strutturata, e che al suo interno tutti siano enormemente utili, ma nessuno indispensabile, io su tutti. Ci sono risorse ed energie straordinarie, un senso di responsabilità diffusa e una nuova generazione associativa che sta crescendo” ha affermato il presidente, aggiungendo che “sono stati anni emozionanti ed è davvero bello vedere come Fivi sia cresciuta, non solo nei numeri ma nella qualità dei contenuti e nella sua riconoscibilità pubblica. E’ un’associazione affidabile e credibile – ha continuato – grazie all’impegno di tutti quelli che fin dalla sua fondazione, nel 2008, le hanno dedicato tempo ed energie. Il mio grazie sincero – ha concluso Cesconi – va a tutti loro, alle socie e ai soci che mi hanno permesso di rappresentarli in questi anni, a chi proseguirà su questa strada e ne traccerà di nuove”. Foto di Michele Purin

Vino, Colomba Bianca trionfa al “Meininger’s Cooperative Contest”

Vino, Colomba Bianca trionfa al “Meininger’s Cooperative Contest”Milano, 24 nov. (askanews) – Primo posto come Cantina cooperativa in Sicilia, primo posto in Italia e terzo posto al mondo. Sono i riconoscimenti ottenuti da Colomba Bianca – Biocantine di Sicilia, al “Meininger’s International Cooperative Contest 2024”, concorso organizzato dal team editoriale di Weinwirtschaft, rivista specializzata tedesca pubblicata da Meininger Verlag GmbH. Il “Quarantanni rosso” di Colomba Bianca ha ottenuto 90 punti, il “Resilience Nero d’Avola” 88, il “Resilience Perricone” 87, il “Vitese Lucido” 85, il “Vitese Grillo” 84, e il “Vitese Nero d’Avola” 87 punti.


“Questi riconoscimenti rappresentano un tributo alla dedizione e al lavoro instancabile che la nostra squadra dedica alla viticoltura in Sicilia. Ci motivano e ci responsabilizzano ulteriormente, spingendoci a continuare sulla strada dell’innovazione e della qualità, portando avanti il nostro impegno a rappresentare al meglio la tradizione vinicola siciliana a livello internazionale” ha dichiarato Giuseppe Gambino, direttore vendite e sviluppo commerciale dell’azienda di Mazara del Vallo (Trapani), ricordando che “noi puntiamo da sempre all’eccellenza con l’obiettivo di creare prodotti di valore che possano essere da traino per un territorio che al momento non vive giorni felici, per le note questioni climatiche”. Fondata nel 1970 da Gaetano Taschetta, Giuseppe Chirco e Ignazio Oliveri, l’azienda conta oggi su oltre 1.800 ettari interamente condotti a biologico, con una capacità produttiva di oltre 14 milioni di litri. Grazie alla passione di 2.480 vignaioli, Colomba Bianca custodisce e valorizza un patrimonio ampelografico composto da oltre 32 varietà autoctone e internazionali.

Vino, Aepi: sono tutti under 40 i quattro migliori enotecari d’Italia

Vino, Aepi: sono tutti under 40 i quattro migliori enotecari d’ItaliaMilano, 24 nov. (askanews) – Giovane, professionale, empatico, dotato di capacità manageriali. È questo l’identikit dell’enotecario che emerge dai risultati del Concorso migliore enotecario professionista d’Italia. I vincitori hanno infatti tutti meno di quarant’anni e sono Silvia Angelozzi per la categoria “Enoteche con mescita”, Daniele Liurni con il doppio premio “Enoteche con asporto” e “Migliore Enoteca di Roma Città Metropolitana”, Daniele Leopardi, “Migliore Enotecario italiano all’Estero” a Parigi, e Mattia Manganaro, “Miglior Enotecario Under 30”.


“Ciò che emerge dal Concorso è un elemento importante per l’intero settore: gli enotecari professionisti sono giovani, molto preparati e sanno unire sensibilità, doti comunicative e manageriali, preparazione tecnica e capacità di capire le tendenze del futuro” sottolineano gli organizzatori, spiegando che “dalle prove di gara risulta infatti che anche la maggiore sfida per il settore enologico, avvicinare i vini ai giovani, può essere vinta a patto di cambiare approccio”. Secondo i vincitori del Concorso, “i giovani consumano il vino se vengono lasciati liberi di scegliere, esprimersi e interpretare il proprio gusto. Bisogna quindi lavorare ‘per sottrazione’, raccontare meno e coinvolgere di più, ciò significa anche saper ascoltare, cosa che, spesso, il mondo del vino fa poco”. E in questo senso l’enotecario può il trait d’union tra consumatore e produttore. “L’enotecario ha il compito di avvicinare al vino con professionalità senza intimorire le persone – ha evidenziato il presidente Aepi, Filippo Gastaldi – trasmettendo passione ma anche rispetto per ogni cliente, che non deve essere visto come un numero, ma come una persona con proprie esigenze, possibilità e gusti”.


Il titolo di “Ambasciatore Aepi” è stato assegnato a Carlo Hausmann, Dg di Agro Camera. Il Concorso si avvale del patrocinio del Masaf, della Regione Lazio e della Città Metropolitana Roma Capitale, ed è realizzato in collaborazione con Vinarius Associazione Enoteche Italiane, con il sostegno del Consorzio di Tutela Vini DOC Cirò e Melissa, Consorzio Vino Chianti Classico, Consorzio Collio, Consorzio Friuli Colli Orientali e Ramandolo, Istituto Tutela della Grappa del Trentino e Consorzio di Tutela Vini del Trentino. Sono inoltre partners il Bureau du Champagne, che rappresenta il Comité Champagne in Italia, e l’Enoteca del Barolo.

Vino, Ais: a Torcolato e Recioto premi qualità della guida “Vinetia”

Vino, Ais: a Torcolato e Recioto premi qualità della guida “Vinetia”Milano, 24 nov. (askanews) – Il “Torcolato Breganze Doc 2020” di Ca’ Biasi e il “Recioto di Soave Docg 2022” di Agostino Vicentini si sono aggiudicati i due premi di qualità assegnati dalle commissioni composte rispettivamente da giornalisti e ristoratori, nell’ambito dell’undicesima edizione di “Vinetia”, la guida di Ais Veneto che ogni anno seleziona i migliori vini della regione.


Assegnato anche il “Premio Fero – Miglior vino del Veneto”, riconoscendo i più pregiati prodotti enoici per ciascuna delle sette categorie. A trionfare per la categoria “Miglior Spumante Metodo Martinotti” è stato “Vigneto Giardino Asciutto Valdobbiadene Docg Rive di Colbertaldo 2023” di Adami, mentre il premio per il “Miglior Spumante Metodo Classico” è stato attribuito a “Cuvée Augusto 10-10 Extra Brut 2012” di Dal Cero. Il “Miglior Vino Bianco” è andato a “Riserva Del Lupo Lugana Riserva Doc 2020” di Ca’ Lojera, mentre il “Miglior Vino Rosa” è stato assegnato a “Tecla Chiaretto di Bardolino Doc 2023” di Benazzoli. Il premio per il “Miglior Vino Rosso” è stato conferito a “Gemola Rosso Colli Euganei Doc 2019” di Vignalta, mentre il “Miglior Vino Rosso da Invecchiamento” è stato l’”Amarone Della Valpolicella Riserva Docg 2015″ di Brigaldara. Infine il riconoscimento per il “Miglior Vino Dolce” è andato al “Torcolato Breganze Doc 2020” di Ca’ Biasi. I degustatori hanno premiato complessivamente 247 vini con i “4 Rosoni”, che rappresentano la fascia di punteggio più alta assegnata dalla commissione di degustazione. Altre 85 etichette hanno ricevuto il “Ducato”, il riconoscimento dedicato alle referenze che combinano alta qualità con prezzi vantaggiosi. Infine, i migliori 50 produttori su un totale di oltre 400 sono stati insigniti del “Premio Rialto” per l’eccellenza nella produzione vinicola.


“Anche per l’edizione 2025 di ‘Vinetia’ c’è stata una grande partecipazione da parte delle Cantine del territorio veneto, con oltre 400 aziende e quasi 2.100 vini degustati” ha spiegato Giovanni Geremia, curatore della guida, evidenziando che “‘Vinetia’ rappresenta una scrupolosa analisi del mondo enoico della nostra regione, con realtà distribuite su tutte e sette le province: unica Guida ai vini del Veneto, è semplice da consultare sia su smartphone attraverso l’app dedicata, sia sull’omonimo sito”. “Questa guida è un’opera collettiva, il risultato di una ricerca approfondita e mirata a esplorare ogni angolo del Veneto per scoprire le sue migliori espressioni enoiche” ha detto il presidente di Ais Veneto, Gianpaolo Breda, ricordando che “questo intenso lavoro continuerà con ‘Vinetia Tasting’, l’evento che porta in assaggio le migliori etichette della regione. Per questa grande manifestazione abbiamo ampliato l’offerta coinvolgendo più di 100 aziende e diversi Consorzi di tutela, con tante masterclass che si alterneranno durante la giornata e sarà inoltre l’occasione per celebrare i 250 neo-sommelier che hanno conseguito il diploma, entrando a far parte della nostra grande famiglia professionale”. L’appuntamento con la 14esima edizione dell’evento che porta in degustazione i vini premiati dalla Guida è fissato per domenica 23 marzo 2025 al polo fieristico di Santa Lucia di Piave (Treviso).

Collaborazione tra Ron Santiago de Cuba e designer londinese Nephthys

Collaborazione tra Ron Santiago de Cuba e designer londinese NephthysMilano, 24 nov. (askanews) – Ron Santiago de Cuba ha collaborato con l’artista e designer londinese Nephthys Illustrated per creare una trilogia di stampe da collezione in edizione limitata che celebrano la cultura del rum e dei cocktail. Tre le opere, una con la scritta “Un Daiquiri Por Favor”, un’altra con la didascalia “Ring for Rum” e una terza dedicata al classico Mojito che inneggia al parola brindisi in spagnolo: “Salud!”.


Le stampe si possono acquistare assieme a una bottiglia di “Ron Santiago de Cuba Extra Anejo 11 Anni”, il fiore all’occhiello della gamma, ideale tanto liscio che nella mixology. “Negli ultimi mesi ho notato un crescente interesse da parte dei miei clienti per stampe a tema rum e sebbene le mie collezioni abbiano incluso altre bevande alcoliche, il rum era una categoria che non avevo ancora esplorato” ha spiegato Nephthys, aggiungendo che “il rum, per me, è incredibilmente versatile, vivace e pieno di carattere: gustarlo, sia liscio che in un cocktail, è un’esperienza che riguarda la celebrazione e il godersi i semplici momenti della vita, un tema ricorrente nella mia arte. La fusione di cultura, qualità e stile di vita – ha concluso – rende Ron Santiago de Cuba il partner ideale per le mie opere”. Prima di questo progetto, il marchio che rappresenta una delle massime espressioni della produzione del Sud-Est dell’isola caraibica, aveva collaborato con il ballerino Carlos Acosta per il rilancio del “Ron Santiago de Cuba 20 Anni Extra Anejo Gran Reserva”, distribuito in Italia, come le altre referenze, da Rinaldi 1957.

Da Il mostro a Bar sport: quando il caffè espresso si prende la scena

Da Il mostro a Bar sport: quando il caffè espresso si prende la scenaMilano, 23 nov. (askanews) – L’espresso, interpretazione italiana del caffè diffusa in tutto il mondo, è protagonista di tante pellicole cinematografiche in scene che nel tempo sono diventate dei veri e propri cult. La scenografia è, quasi sempre, il bar, luogo in cui si svolge la commedia della vita e dove si incontrano personalità diverse, unite dal rito della tazzina. A celebrare questo connubio è il Consorzio promozione caffè, che riunisce aziende che producono e commercializzano diverse tipologie di caffè oltre ai produttori di macchine professionali, in occasione dell’Espresso day, che cade il 23 novembre.


“Se il caffè è da sempre legato allo stile di vita italiano, l’espresso è il simbolo che più si lega anche alla nostra storia – dichiara Michele Monzini, presidente di Consorzio promozione caffè – Oltre ad averlo inventato, abbiamo saputo migliorarlo, adattarlo a nuove abitudini di consumo, rinnovarlo, senza perdere il gusto della tradizione e l’artigianalità che hanno reso grandi nel mondo le nostre aziende, dalle torrefazioni alle produttrici di macchine. Non è un caso che il 62% degli italiani lo consideri il caffè più legato allo stile di vita del Belpaese anche all’estero: bere un espresso, in ogni parte del mondo, significa ritrovare la passione, la ritualità e la gestualità che circondano da sempre questa bevanda così amata”. Dal brevetto del 1884 di Angelo Moriondo della prima macchina da bar in grado di estrarre un caffè rapidamente (come un treno espresso, come recitava un celebre manifesto pubblicitario del 1922) a quello del 1948 della macchina a leva che diede la caratteristica crema color nocciola, fino alle rivisitazioni più innovative dei giorni nostri, il genio e la creatività italiani hanno accompagnato l’evoluzione dell’espresso ai giorni nostri. E sul grande schermo, il caffè è un pretesto per raccontare ideali e sentimenti: con Totò ne La banda degli onesti, diventa la metafora per spiegare il capitalismo a un ingenuo Peppino, con lo zucchero che si trasforma nell’ambìto capitale desiderato da approfittatori e disonesti, mentre in Vieni avanti cretino si mescola alla discussione di una coppia, confondendo il cameriere Lino Banfi e dando vita a improbabili caffè corretti “con humour” e “con utopia”. Ma è anche lo spunto per mettere in scena altri simboli tipicamente italiani, come il tifo calcistico: nel film Il tifoso, l’arbitro e il calciatore, le tazzine del bar “Forza lupi” sono rigorosamente giallorosse, per obbligare i tifosi avversari, in particolare i laziali, a baciare i colori della Roma.


Non può mancare la rappresentazione del caffè espresso come un rituale: per caricarsi prima di un lungo viaggio, come quello rocambolesco che l’emigrato Pasquale Amitrano, alias Carlo Verdone, dovrà affrontare per tornare a votare nel suo paese natale in Bianco rosso e Verdone, ma anche per conoscersi, come fanno i due protagonisti de Il giorno in più. Un’abitudine irrinunciabile e buona per tutte le tasche, da quelle con pochi spiccioli come quelle di Francesco Scianna e Ficarra in Baaria, che si dividono un caffè al bancone per non ordinarne uno a testa, a quelle vuote di Roberto Benigni ne Il mostro, che riesce a fare colazione con caffè e cornetto rubandole con scaltrezza agli altri avventori del bar. Il cinema ci ha provato in diverse occasioni a raccontare le infinite interpretazioni che gli italiani fanno del caffè quando lo bevono al bar, tra chi non accetta un espresso che non sia preparato a regola d’arte e che non abbia il caratteristico colore nocciola tendente al testa di moro, come Claudio Bisio in Bar sport, e chi non riesce a fare a meno di abbondare con lo zucchero, nonostante lo sguardo del barista, come Paola Cortellesi in C’è ancora domani. Senza dimenticare le innumerevoli variazioni (marocchino, macchiato, mokacioc, con ginseng o corretto grappa) che in Benvenuti al Nord scoraggiano Alessandro Siani dall’ordinare un espresso in un bar di Milano, facendolo ripiegare su un bicchiere d’acqua. Perché il caffè è un’esperienza che ognuno vive a modo proprio, ma che unisce in un grande rito collettivo. Proprio come il cinema.

Vino, Il Borro sostiene il progetto “Careggi Green-Ospedale Biofilico”

Vino, Il Borro sostiene il progetto “Careggi Green-Ospedale Biofilico”Milano, 23 nov. (askanews) – Il Borro, azienda agricola biologica e vitivinicola di proprietà della famiglia di Ferruccio Ferragamo, rafforza il suo impegno verso la sostenibilità supportando la creazione di aree verdi all’interno dell’Ospedale di Careggi a Firenze, in collaborazione con la Fondazione Careggi ETS. Il progetto, intitolato “Careggi Green – Ospedale Biofilico”, è ideato da Pnat, azienda che si occupa di architettura biofilica e rigenerazione urbana. L’obiettivo è la creazione di spazi verdi all’interno del complesso ospedaliero, pensati per migliorare il benessere psicofisico di pazienti, personale sanitario e visitatori. Numerosi studi dimostrano infatti come la presenza di aree biofiliche in contesti sanitari favorisca una guarigione più serena e naturale, migliorando la qualità della vita di chi frequenta questi ambienti.


“Le aziende oggi possono vincere la loro sfida solo se riescono a vivere un vero senso di comunità e a creare nuove forme di collaborazione” ha dichiarato Ferruccio Ferragamo, sottolineando che “l’Italia, ricca di bellezze naturali e culturali, deve puntare a diventare un’icona di sostenibilità, unendo responsabilità, etica e innovazione. Sostenere ‘Careggi Green’ è un esempio di come la nostra azienda si impegni a migliorare concretamente la qualità della vita di chi vive questi spazi ogni giorno – ha concluso – con la speranza di essere i capifila di una lunga serie di imprese nel territorio che, ci auguriamo, prendano parte a questa iniziativa”. Nello specifico il progetto supportato da “Il Borro” prevede la costruzione di una fabbrica dell’aria dentro il reparto di maternità di Careggi.


La Tenuta che dal 1993 è di proprietà della famiglia di Ferruccio Ferragamo si estende nel bacino del Valdarno Superiore su di una superficie di 1.100 ettari interamente a biologico dal 2015, di cui 33 di uliveti e 85 di vigneti dai quali si producono 14 etichette.

Vino, Uiv: a settembre +56% export nostri spumanti verso gli Usa

Vino, Uiv: a settembre +56% export nostri spumanti verso gli UsaMilano, 22 nov. (askanews) – Balzo degli spumanti tricolori negli Usa a settembre, con un export del mese a +56% (ma nel pari periodo 2023 si era scesi a -36%) che riporta le spedizioni dello sparkling italiano, capitanato dal Prosecco, appena sotto i livelli del 2022 (-3% a volume) nel cumulato gennaio-settembre. Lo rileva l’Osservatorio del vino Uiv nell’analisi sui dati export dei primi 9 mesi di quest’anno che, lato spumanti, registrano nel periodo 86,9 milioni di litri spediti verso gli Stati Uniti, il 18% in più a volume rispetto ai 73,5 milioni del 2023, che nel periodo segnava un tendenziale a -18%. Un riallineamento, secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini, agli anni record post Covid che non trova la stessa dinamica per i fermi (e frizzanti) in bottiglia. In questo caso, i volumi esportati ammontano infatti a 170,5 milioni di litri, lo 0,7% in più sul 2023 e il 10% in meno sul 2022.


“Guardiamo a questi dati con attenzione e cautela, anche perché gli effettivi consumi di vino italiano negli Usa, che riscontriamo attraverso SipSource, evidenziano nei primi 10 mesi dell’anno un calo generale del 4,5%, un combinato disposto tra un +2,2% per gli spumanti, un -8,4% per i rossi e un -5,6% per i bianchi tricolori” ha commentato il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti, aggiungendo che “in merito ai possibili dazi annunciati dal presidente Trump, per ora l’unica cosa certa è l’anticipo di mercato che si evidenzierà nei prossimi mesi”.

Vino, Bindocci (Brunello): facciamo largo ai giovani di Montalcino

Vino, Bindocci (Brunello): facciamo largo ai giovani di MontalcinoMontalcino (Siena), 22 nov. (askanews) – ‘Credo sia dal 1997 che abbiamo chiuso l’albo del Brunello e non l’abbiamo più aperto. Negli ultimi quindici anni siamo stati bravi a calare ogni anno la produzione da Disciplinare da ottomila a settemila kg, che poi, se guardiamo bene, non arriviamo neanche a seimila chili per ettaro di produzione. Abbiamo visto che i diradamenti, le vendemmie verdi, le raccolte come nell’annata 2024, tre raccolte differenziate proprio per puntare e mirare alla qualità, ci permettono di fare bene. E basta assaggiarlo il vino per capire che la qualità dentro le bottiglie di Brunello c’è. Dobbiamo però continuare su questa strada e gestire noi il mercato, producendo sempre di meno e alzando sempre di più la qualità. Se puntiamo sempre sull’altissima qualità sono convinto che i mercati continueranno ad acquistare i nostri vini. Ve detto che eravamo abituati male, perché vendevamo troppo bene e in maniera eccessivamente facile’. A dirlo ad askanews è il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci, a margine della presentazione dell’annata 2020 del Brunello e degli altri vini della Denominazione nell’ambito di ‘Benvenuto Brunello’ nel borgo senese.


Ha ragione Bindocci, la qualità nel calice si continua a sentire e quella passata tristemente alla storia come l”annata del Covid’ regala un’eleganza e una finezza ancora maggiore rispetto a quella certamente bella ma in tutti i sensi più opulenta che l’aveva preceduta. Merito forse degli sbalzi di temperatura che hanno sferzato il Sangiovese in vigna e di un lavoro di pulizia in cantina alla ricerca di leggerezza ed equilibrio mai a scapito della complessità e del valore. Insomma, in generale, un Brunello godibile e intelligente, che promette di invecchiare in salute, cui fa da contraltare una Riserva (la 2019) molto spesso troppo concentrata e carica, dunque concettualmente meno interessante e di prospettiva. Pur nelle ovvie differenze tra le diverse zone di produzione e tra le personali interpretazioni dei produttori, per il Brunello si è raggiunto uno stile comune piuttosto chiaro, cosa che invece si fatica a trovare nel Rosso di Montalcino che in teoria, almeno sotto il profilo commerciale, dovrebbe rappresentare l’esatto rovescio della medaglia del Brunello: un vino immediato, giovane, da bere a pasto e ribere all’aperitivo e alla cena, un prodotto ideale per ridare slancio al generale in calo del consumo di rossi. ‘E’ un prodotto che sta andando bene, tanto è vero che abbiamo approvato un ampliamento della superficie vitata da 500 a 860 ettari, consci del fatto che i mercati prediligono il Brunello ma apprezzano molto anche il Rosso, un vino 100% Sangiovese spesso più facile, che ha una sua identità e che porta nel nome Montalcino, una parola magica che fa la differenza con altri buonissimi vini toscani’ afferma Bindocci parlando con askanews, aggiungendo che ‘il mercato lo sta apprezzando, tanto è vero che in buona parte delle aziende non era mai sufficiente: il mercato chiedeva dieci e noi avevamo da offrire cinque’. ‘La volontà di ‘alleggerire’ il vino va incontro ad una precisa tendenza del mercato, è una filosofia che si sta vedendo anche nel Brunello ma non è stata immediata, ci stiamo arrivando per step: non puoi cambiare un’annata però puoi lavorare nella vigna e anche in cantina per fare vini con macerazioni più corte, con un colore non troppo carico, gestire i tannini in modo tale da ottenere un vino da lunga conservazione, però anche di primo impatto più facilmente bevibile’ prosegue il presidente, spiegando che per il Rosso ‘ci sono stili molto diversi: c’è chi fa affinamento in legno piccolo e chi in legno grande, chi esce dopo diciotto mesi e chi dopo due anni: sono stili e tendenze che ogni azienda sceglie e sono convinto che va bene così perché ognuno ha il suo mercato e i suoi estimatori, e questo caleidoscopio di stili riesce ad accontentare tutti’.


A Montalcino gli ettari vitati sono 4.400, di cui più di 3.400 iscritti a Doc e Docg (tra cui più di 2.000 a Brunello, contingentati dal 1997, quasi 900 a Rosso di Montalcino, 50 a Moscadello e 500 Sant’Antimo) e la restante parte riservata ai vini Igt, su un comprensorio di 31mila ettari complessivi. Un vigneto che oggi sfiora il milione di euro a ettaro, per un totale di oltre due miliardi di euro: il 4.500% in più rispetto a più di cinquant’anni fa. ‘La fortuna di questa terra sono i giovani che stanno entrando nelle aziende, subentrando ai nonni e ai genitori. Rispetto alla mia generazione sono più fortunati, sono andati all’università, hanno un bagaglio culturale e scientifico che noi abbiamo sudato per avere, girano il mondo, si confrontano con il mercato, con altri giovani produttori e con il settore del vino e questo aiuta a capire le diverse sfaccettature e i possibili cambiamenti’ continua Bindocci, sottolineando che ‘che sarebbe certamente una follia stravolgere la tipicità del Brunello, che ci fatto vincere e continua a farci vincere le battaglie, ma questi giovani sono bravi, sono attenti al vigneto come alla cantina e i risultati si vedono nel bicchiere’. Insomma il futuro è dei giovani, tutti consci però che snaturare il Brunello, cambiargli identità, sarebbe certamente un grave errore, e lo dimostra proprio l”annata del Covid’ appena assaggiata, dove la bravura dei vignaioli a dosarne la struttura e il legno sono la garanzia più evidente della strada intrapresa. Va anche messo in luce che il Brunello si iscrive nella fascia premium e extra premium, quella che storicamente risente meno della crisi globale dei consumi. ‘E’ vero ma bisogna tener conto che il mercato statunitense assorbe il 30% della produzione, cioè 2,5-3 mln di bottiglie, un numero oltremodo importante’ replica il presidente, ricordando che ‘il Brunello negli Stati Uniti è super apprezzato e cresce: oggi ci può essere l’incognita dei dazi di Trump ma vedo che c’è un feeling tra il nuovo governo Usa e quello italiano, e dunque spero non ci siano problemi. Guardando agli altri mercati, Germania e Inghilterra stanno rallentando – continua – ma non c’è una contrazione significativa e le bottiglie di Brunello continuano ad uscire dalle nostre Cantine. Poi c’è il mercato dell’East-Asia che cresce, con Corea e Vietnam’. Se per gli Usa il canale di vendita per eccellenza è quello della ristorazione, in Italia il mercato è più variegato: non solo ristorazione ed enoteche ma anche Gdo, ‘un canale che sta tenendo e questo è importante’.


All’inizio del prossimo anno Fabrizio Bindocci compirà 70 anni. ‘Sono nato nel freddo gennaio del 1955 e Montalcino l’ho visto e vissuto: i miei genitori sono stati contadini e poi operai. Lavoravano per la famiglia Franceschi e quando io ho finito le medie, il Franceschi disse al mio babbo: ‘Non fargli fare il geometra o il ragioniere, il mondo agricolo sta cambiando, fagli fare agricoltura perché il mondo del vino a Montalcino sta andando avanti’. Aveva ragione, ho assistito a questo grande cambiamento ma ho anche visto che le aziende non si sono montate la testa, hanno lavorato bene e sono cresciute con i piedi per terra. Ed è cambiata una generazione ai nonni e ai genitori sono subentrati figli e nipoti e chi non aveva a chi lasciare purtroppo ha venduto l’azienda’ dice ad askanews, spiegando di non avere paura dell’arrivo di realtà estranee a questo territorio come il fondo sovrano del Qatar che ha recentemente acquisito la proprietà di Castiglion del Bosco. ‘Non dobbiamo preoccuparci, ben venga se arriva, per esempio il gruppo francese del lusso, è un bel biglietto da visita’ dice, rimarcando che ‘hanno le idee chiare e i loro canali di distribuzione e di vendita che ci aiuteranno a crescere e sarà un bel confronto. Un Montalcino aperto e disponibile purché quando vengono qui rispettino le regole’. Alle vigilia delle sue prime 50 vendemmie, Bindocci a maggio 2025, dopo sei anni, lascerà la carica di presidente dell’ente consortile nato nel 1967 all’indomani del riconoscimento della Doc e che oggi riunisce 219 soci che rappresentano il 98,2% della produzione di Brunello. L’attuale direttore è Andrea Machetti e il Cda è composto da 15 membri in rappresentanza di viticoltori, vinificatori e imbottigliatori, tra cui spicca la presenza di un’unica donna, Elisa Fanti. ‘Ho fatto quattro di mandati e alla mia età uno deve giustamente mettere il cappello al chiodo e dare spazio ai giovani. Sono convinto che oggi ci sia maturità, e ora dipende da noi trovare delle figure giovani che hanno voglia di fare, e ci sono, l’abbiamo visto in questi anni’ afferma, svelando che ‘io mi ricandiderò ma solo per fare il consigliere: visto che i momenti potrebbero essere non facili, voglio esserci, non voglio essere invadente ma se un domani c’è un problema voglio aver la possibilità di dire la mia e, se posso, di dare anche il mio aiuto’.


In questi anni il problema più grosso per le aziende di Montalcino, una comunità agricola che nei periodi di punta raggiunge i 4.000 addetti, ‘è il reperimento della manodopera: tutti ti chiedono un trattorista, un cantiniere, un potatore provetto. Otto anni fa siamo riusciti con il sindaco, la politica, il Consorzio e una serie di imprenditori a costituire un istituto professionale agrario: una scommessa vincente perché ogni anno escono una ventina di ragazzi e quelli che non vanno all’università già sei mesi prima di finire hanno già trovato un lavoro’. (Alessandro Pestalozza)

Enogastronomia, la Sicilia tra i protagonisti di “Be.Come” a Milano

Enogastronomia, la Sicilia tra i protagonisti di “Be.Come” a MilanoMilano, 22 nov. (askanews) – La Sicilia, Regione europea della gastronomia 2025, è tra le protagoniste di “Be.Come” l’evento che va in scena dal 25 al 27 novembre al Radisson Hotel Santa Sofia di Milano. L’istituto regionale del vino e dell’olio (Irvo), ente al servizio della vitivinicoltura e dell’olivicoltura siciliane, approda alla terza edizione di questa manifestazione che abbraccia l’enogastronomia e la cultura del territorio, con incontri e scambi tra rappresentanti dell’enologia internazionale, buyer e operatori del settore Horeca.


A Milano saranno presentati i primi otto itinerari delle “100 Sicilie – Esperienze di Buona Vita” che ricalcano i valori identitari delle diverse Denominazioni coinvolte nell’isola per disegnare veri e propri percorsi del gusto che da Pantelleria all’Etna, dai monti blei all’entroterra nisseno, dagli areali di Mamertino e Faro alle colline del monrealese, dalla città di Marsala fino all’eterna Valle dei Templi, incarnano al meglio l’essenza dell’isola. “Natura, storia, eccellenze enogastronomiche e stili di vita – ha ricordato Giuseppa Mistretta, Commissario straordinario dell’Irvo – la Sicilia è un’isola straordinaria, lo è sempre stata, e negli ultimi anni ha dimostrato una grande forza attrattiva sulla domanda turistica nel segno dell’esperienza e dell’autenticità”. Secondo un’indagine Ismea-Aite, il 2023 è stato l’anno della consacrazione delle esperienze enogastronomiche tra tutte le tipologie di turisti, al top in Italia ed in Europa. Il patrimonio nazionale è immenso, ogni regione vanta eccellenze e specificità in termini di prodotti, ricette, tipicità che trovano ampi consensi tra i visitatori. In questo scenario la Sicilia ottiene la sua rivincita, con flussi turistici costanti e un incremento del 11,4% registrato nel primo semestre 2024. Flussi destinati a non conoscere battute d’arresto se si pensa ad altri recenti riconoscimenti di pregio come Agrigento Capitale italiana della Cultura 2025 e Gibellina Capitale italiana dell’Arte contemporanea 2026.


Non solo mare e montagna ma anche tradizioni culinarie, olearie e vinicole importanti in una regione con oltre un milione di ettari di campagna, di cui il 45% destinati a coltura permanenti: dagli agrumeti agli uliveti passando per la vigna. Una chiave per destagionalizzare le presenze turistiche e promuovere destinazioni meno note nelle aree più interne. A questo nuovo slancio verrà dato grande spazio nel Panel “Sicilia Regione Gastronomica 2025, 100 Sicilie – Gli itinerari del Gusto”, in programma martedì 26 novembre, momento clou di “Be.Come”. Moderato da Eleonora Cozzella, direttrice de “Il Gusto”, un talk che a partire dalle ore 15.30 riunirà istituzioni e rappresentanti dei Consorzi di tutela Doc, Docg e Igp, insieme per accendere il primo dei più importanti riflettori su una regione dove il vino è simbolo di biodiversità, identità e sviluppo di territori e comunità, e l’olio il suo oro liquido. Un viaggio nel viaggio che culminerà nella “Cena delle 100 Sicilie”, dedicata, appunto, agli oli dell’isola e alle cultivar più pregiate: la sera del 26 novembre un percorso multisensoriale guidato dalle mani degli chef emergenti e di successo Gaetano Verde, Riccardo Fazio ed Alen Mangione, per esplorare l’universo gusto olfattivo di una terra posta al centro del Mediterraneo.