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Copa e Cogeca: bene minore protezione lupo, formalizzare 7 marzo

Copa e Cogeca: bene minore protezione lupo, formalizzare 7 marzoRoma, 3 dic. (askanews) – La comunità agricola europea rappresentata da Copa e Cogeca accoglie con favore la decisione odierna del Comitato permanente della Convenzione di Berna a Strasburgo di promuovere la proposta di modifica dello status di appendice del lupo e attende ora l’adozione definitiva di questa proposta il 7 marzo 2025, dicendosi pronta a lavorare a stretto contatto con le istituzioni dell’UE sul prossimo atto delegato. “Questo passaggio cruciale – si spiega in una nota – formalizzerà questi cambiamenti, aprendo la strada a una coesistenza veramente armoniosa tra lupi, allevatori e comunità rurali nell’UE27 e nella più ampia regione europea”.


Per Copa e Cogeca, infatti, questa modifica è “fondamentale per consentire misure di gestione della popolazione per i lupi in tutta Europa”. La protezione dei lupi nell’UE dal 1992 ha visto il ritorno e la ricolonizzazione di una specie che era sull’orlo della rovina; ma 30 anni di gestione adeguata, tra cui cattura, trasporto e abbattimento effettuati solo tramite deroga, non sono una soluzione a lungo termine né in linea con la realtà sul campo in molti Stati membri. Tuttavia, le conseguenze indesiderate della reintroduzione incontrollata sugli allevatori e sulle comunità rurali non sono state affrontate adeguatamente. Copa e Cogeca hanno a lungo sostenuto il riconoscimento delle reali sfide poste dalle popolazioni di lupi e l’urgente necessità di agire. “Siamo lieti di vedere che le istituzioni dell’Unione europea ascoltano le esigenze degli agricoltori – concludono – e degli abitanti delle zone rurali nonostante le numerose pressioni da parte di coloro che spesso non devono affrontare le conseguenze degli attacchi. Questa decisione offrirà agli allevatori europei una maggiore tranquillità, poiché la predazione rimane un peso mentale costante che contribuisce alla fragilità della pastorizia in molte regioni”.

L’ Asiago Dop tra i primi 15 prodotti cibo Dop e Igp italiani

L’ Asiago Dop tra i primi 15 prodotti cibo Dop e Igp italianiRoma, 3 dic. (askanews) – Il formaggio Asiago conferma il ruolo di interprete della Dop Economy nazionale nel XXII rapporto ISMEA-Qualivita, dove è segnalato tra i primi 15 prodotti cibo DOP e IGP italiani. E, dopo i riconoscimenti ottenuti ai World Cheese Awards, vince al Concorso internazionale dei formaggi di Lione, che ha visto l’Asiago Fresco Riserva Prodotto della Montagna conquistare una medaglia d’oro e lo Stravecchio Prodotto della Montagna un argento.


Il formaggio Asiago segna una crescita a valore, nel 2023 rispetto al 2022, in produzione (+13,3%), consumo (+12,7%) ed export (+6,9%). Questi risultati per il Consorzio di Tutela, nell’ambito dell’evoluzione del proprio ruolo definito dal recente regolamento europeo 2024/1143, esprimono l’impegno a farsi promotore di una “Dop economy” volano di visibilità, promotrice di nuove opportunità per il territorio d’origine e di un turismo rispettoso dei luoghi e dell’ambiente.

Dorfmann (Ppe): cambio status lupo passo verso gestione efficace

Dorfmann (Ppe): cambio status lupo passo verso gestione efficaceRoma, 3 dic. (askanews) – La decisione odierna del Comitato Permanente della Convenzione di Berna di ridurre lo status di protezione del lupo da “strettamente protetto” a “protetto” “rappresenta un momento significativo per bilanciare conservazione dell’ecosistema e sostenibilità delle attività agricole e zootecniche nelle aree rurali europee”. A spiegarlo è l’europarlamentare Herbert Dorfmann, coordinatore del PPE nella Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, che sottolinea in una nota come questo cambiamento “non elimini la protezione del lupo, ma apra la strada a una gestione più coerente nelle regioni con popolazioni stabili, tenendo conto anche delle esigenze dell’allevamento di montagna”.


Negli ultimi anni, la presenza del lupo in Europa è cresciuta esponenzialmente. In base al rapporto sulla situazione del lupo pubblicato dalla Direzione Generale per l’Ambiente della Commissione Europea si stima che vi siano oltre 20.000 lupi nell’Unione Europea, con un aumento dell’81% dal 2012. Questa espansione, pur rappresentando un successo per la conservazione, ha creato difficoltà enormi per la zootecnia, soprattutto nelle aree montane: i danni segnalati dagli allevatori includono non solo perdite economiche ma anche l’abbandono di pratiche tradizionali di pascolo, fondamentali per la gestione del territorio. Herbert Dorfmann sottolinea quindi che la riduzione dello status di protezione nella Convenzione di Berna è solo un primo passo: “è essenziale – aggiunge – che questa modifica venga recepita anche nella Direttiva Habitat dell’Unione Europea. Solo allora si potrà parlare di un cambiamento reale nel quadro normativo comunitario”.


Le perdite causate dagli attacchi dei lupi vanno infatti ben oltre l’aspetto economico: impattano sul benessere degli allevatori e delle loro comunità, in particolare nelle aree montane, dove il pascolo estensivo è una pratica essenziale. “L’Unione Europea deve ora procedere rapidamente per sviluppare una strategia che tuteli sia il lupo sia l’allevamento tradizionale, garantendo sostenibilità e sicurezza per le attività rurali,” conclude Dorfmann.

Uk: passate pomodoro cinese vendute per italiane, Anicav: analisi dubbie

Uk: passate pomodoro cinese vendute per italiane, Anicav: analisi dubbieMilano, 3 dic. (askanews) – Passata di pomodoro venduta come italiana in alcune catene di supermercati inglesi ma prodotta a partire da concentrato di pomodori coltivati e raccolti in Cina, nella regione dello Xinjiang, dove è detenuta la minoranza musulmana degli Uiguri costretta al lavoro forzato. A denunciarlo una inchiesta giornalistica della Bbc su alcune passate a marchio della gdo che sarebbero prodotte dalla azienda italiana Petti.


“La nostra indagine ha testato 64 diverse passate di pomodoro vendute nel Regno Unito, in Germania e negli Stati Uniti, confrontandole in laboratorio con campioni provenienti da Cina e Italia – scrive la Bbc – Tra queste rientravano i migliori marchi italiani e i marchi dei supermercati, e molte erano prodotte da Petti”. Sul campione analizzato “17 sembravano contenere pomodori cinesi, 10 dei quali sono prodotti da Petti, l’azienda italiana che abbiamo trovato ripetutamente elencata nei registri di spedizione internazionali”. A tal proposito oggi è intervenuto Giovanni De Angelis, direttore generale dell’Associazione nazionale industria conserve vegetali (Aniccav) di cui Petti è socio: “Quanto accaduto nelle scorse ore in Gran Bretagna, con un’inchiesta giornalistica che mette in dubbio l’origine della materia prima utilizzata per alcune passate di pomodoro che i consumatori d’oltremanica trovano a scaffale, impone una duplice riflessione – affarma in una nota – Prima di tutto sulle metodologie usate per questa indagine che non ci risultano avere fondamento scientifico. La nostra associazione sta lavorando in questo senso, proprio per arrivare a un metodo condiviso e certo per definire l’origine della materia prima e combattere, come facciamo da sempre, ogni tentativo di frode”.


“Nell’ambito del Tavolo pomodoro istituito presso il Masaf – prosegue De Angelis – abbiamo chiesto regole chiare sulla messa in commercio in Europa di derivati del pomodoro a basso costo provenienti da Paesi che producono sotto le soglie minime di sostenibilita’ ambientale e sociale”. Rimane poi la questione normativa. “Per nostra natura siamo culturalmente favorevoli a mercati aperti e liberi da dazi, tuttavia in alcuni casi limite potrebbe essere necessario porre in essere, in sede europea, mirate politiche protezionistiche. A tal fine salutiamo positivamente l’adozione del Regolamento ‘Products made with forced labour’ che vieta l’immissione sul mercato europeo di prodotti realizzati utilizzando lavoro forzato”. L’associazione, che attraverso la Stazione sperimentale per l’industria delle conserve alimentari di Parma è al lavoro per individuare un metodo per garantire tracciabilità e origine dei prodotti derivati dal pomodoro, al momento non ha preso una posizione rispetto all’azienda associata finita al centro dell’inchiesta della Bbc ma, fa sapere, che qualora risultassero violazioni del codice etico associativo verrà espulsa.

Copagri Puglia: piano anti Xylella aggiornato senza parti sociali

Copagri Puglia: piano anti Xylella aggiornato senza parti socialiRoma, 3 dic. (askanews) – “Per il secondo anno consecutivo, il Piano pluriennale per il contrasto alla Xylella fastidiosa è stato aggiornato senza il necessario e preventivo confronto con il partenariato economico e sociale e con le organizzazioni agricole, lasciando sul campo numerosi interrogativi e questioni senza risposta, che sollevano più di qualche dubbio sul reale coinvolgimento delle comunità locali e dei produttori agricoli”. Lo sottolinea il presidente della Copagri Puglia Michele Palermo, ad avviso del quale “è fondamentale riavviare con urgenza il dialogo tra la Regione Puglia e le parti sociali su un provvedimento che ha ricadute importanti e significative sul tessuto produttivo ed economico del territorio”.


“La necessità di un maggiore coinvolgimento politico, oltre alla evidente rilevanza della questione trattata, è legata alle numerose e significative modifiche apportate al Piano; basti pensare alla quasi triplicazione dei fondi per il monitoraggio per il 2024, passati da 4 a oltre 10,6 milioni di euro, o ai costi non rendicontabili legati ai rimborsi dei piani fitosanitari nazionali, a totale carico del bilancio regionale”, spiega il presidente, secondo cui “le modifiche apportate ridimensionano molte delle azioni praticate sinora”. “Con la riduzione da 5 a 2 chilometri della larghezza della zona infetta, inoltre, viene sostanzialmente messa in discussione buona parte dell’esperienza pugliese di contrasto al batterio”, aggiunge Palermo, evidenziando che “mentre in precedenza tutte le piante dichiarate ospiti del batterio, per un raggio di 50 metri intorno a un albero infetto, dovevano essere abbattute a prescindere dalla presenza effettiva della Xylella, ora non devono essere rimosse nel caso in cui risultino negative alle analisi”.


“Tra le tante altre perplessità che emergono dall’aggiornamento del Piano – prosegue il presidente – ci sono la questione degli uliveti monumentali, che si intende continuare ad abbattere o capitozzare, e il tema dei sovrainnesti, pratica che come più volte evidenziato dalla Copagri e confermato dal Servizio fitosanitario regionale, risulta essere priva di basi scientifiche, nonché di scarsa efficacia, vista anche la mancanza di osservazioni di lungo periodo sulla tenuta del germoplasma delle varietà resistenti alla Xylella”. “Quello che non si comprende, in buona sostanza, è la ratio alla base di questa strategia, che sembra non tenere in debita considerazione neanche la necessità di lavorare i terreni delle aree indenni e osservare, in queste ultime, le buone pratiche agricole alla pari delle zone cuscinetto”, conclude Palermo.

Domani Lollobrigida a Forum Spagna-Italia coordinato da Letta

Domani Lollobrigida a Forum Spagna-Italia coordinato da LettaRoma, 3 dic. (askanews) – Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, parteciperà domani al XX Foro di Dialogo Spagna-Italia, in corso a Barcellona presso la sede del Foment del Treball Nacional. Il Foro, coordinato da Enrico Letta e da Josep Antoni Duran i Lleida, che da oltre vent’anni favorisce il confronto tra le due Nazioni, vede riuniti rappresentanti di alto livello del mondo politico, economico e accademico.


Nel corso del suo intervento, il ministro Lollobrigida discuterà delle sfide legate alla sovranità alimentare, condividendo il panel con il ministro dell’Agricoltura spagnolo Luis Planas. L’attenzione sarà rivolta a soluzioni innovative per tutelare il settore agricolo europeo. L’evento offre un’importante piattaforma di dialogo per rafforzare la cooperazione italo-spagnola nell’ambito delle politiche agricole europee. Organizzato congiuntamente dalla SBEES, Societat Barcelonesa d’Estudis Econòmics del Foment del Treball, dall’AREL, Agenzia di Ricerche e Legislazione fondata da Nino Andreatta, e dalla CEOE, Confederación Española de Organizaciones Empresariales, è patrocinato dai governi di Italia e Spagna.

Vino, Collis Veneto Wine Group: fatturato 2024 a 219 mln (+5%)

Vino, Collis Veneto Wine Group: fatturato 2024 a 219 mln (+5%)Milano, 3 dic. (askanews) – L’assemblea dei soci di Collis Veneto Wine Group, la più importante Cantina cooperativa del Veneto e una delle prime dieci realtà vitivinicole in Italia, ha approvato all’unanimità il bilancio dell’esercizio che si è chiuso il 31 luglio 2024. Il bilancio consolidato ha registrato un fatturato di 219 milioni di euro, in crescita del 5% sull’esercizio precedente, con un utile di gruppo di 1,4 mln di euro e circa 70% la percentuale dell’export.


“Come presidente sono orgoglioso del bilancio presentato all’assemblea poiché dimostra il grande impegno del Gruppo affinché la remunerazione delle uve conferite dai propri soci sia sempre motivo di soddisfazione ed in linea con le aspettative” ha detto Pietro Zambon, aggiungendo che “con cinque cantine finalizzate alla lavorazione e vinificazione di oltre un milione di quintali di uva annui e tre centri di imbottigliamento, il nostro Gruppo, grazie al lavoro dei soci conferitori, promette di mantenere la leadership nei mercati globali in cui è proiettato raggiungendo risultati positivi malgrado il difficile contesto di mercato”. Obiettivo del Gruppo “è quello di migliorare ulteriormente il processo di selezione delle uve e di vinificazione, al fine di ottenere vini distintivi e sempre più legati ai territori di provenienza”. Un traguardo importante raggiunto quest’anno è stato quello di ottenere quattro certificazioni Equalitas “che confermano l’impegno dell’azienda nella gestione della sostenibilità sociale, ambientale ed economica”. Nel 2023 tutti i siti produttivi del Gruppo avevano rinnovato la certificazione Equalitas Winery e Collis aveva ottenuto la certificazione Equalitas Wine relativa alla gestione dei vigneti e alla produzione di uva per 299 soci viticoltori, “i cui vigneti rientrano nelle più importanti zone di produzione del Veneto”. Nel corso del 2024, inoltre, quest’ultima certificazione è stata estesa ad altri 124 soci, portando a 423 soci certificati Equalitas Wine, quota di soci le cui uve raccolte corrispondono a più del 50% della produzione del Gruppo.


“Stiamo profondendo un importante sforzo organizzativo affinché le operazioni straordinarie realizzate, quale ad esempio la nascita di Collis Heritage che ha visto un anno fa l’unione di Casa Vinicola Sartori e Cantine Riondo, portino a benefici economici da destinare alla nostra base sociale” ha spiegato l’Ad Pierluigi Guarise, evidenziando che “da un punto di vista commerciale il Gruppo dovrà rafforzare la propria presenza nei mercati esteri del Nord America ed in quelli emergenti India e Asia: si punterà in particolar modo sulla produzione a firma Sartori, nome storico della vitivinicoltura del territorio della Valpolicella, e sulle bollicine di stile contemporaneo a marchio Riondo. Maggiore attenzione verrà inoltre riservata allo sviluppo dei nostri Wine Shop – ha concluso – con l’insegna Cantina Veneta che attualmente sono 36 e presenti su tutto il territorio nazionale. Sostanzialmente, ciò che guida il lavoro che stiamo portando avanti è proprio l’attenzione verso tutti gli stakeholders (clienti, soci e dipendenti) e le loro famiglie”. Collis Veneto Wine Group rappresenta 6.000 ettari di vigneti nelle aree più vocate di Verona, Vicenza e Padova, con circa 2.000 conferitori, 370 dipendenti, la presenza in 70 Paesi e 75 milioni di bottiglie di vino prodotte all’anno. Nata nel 2008 e con sede a Monteforte d’Alpone (Verona) conta oggi su cinque Cantine, tre centri di imbottigliamento e 36 wine shop a marchio Cantina Veneta in Italia. Il Gruppo garantisce il completo controllo della filiera produttiva e partecipa il 51% di Cielo e Terra 1908 Benefit Corp. e il 73,3% di Collis Heritage Spa (il cui 26,7% partecipato dalla Famiglia Sartori, fondatrice dell’omonima storica realtà vitivinicola della Valpolicella.

Confagri: lupo declassato passo avanti per equilibrio territori

Confagri: lupo declassato passo avanti per equilibrio territoriRoma, 3 dic. (askanews) – Cambia lo status di protezione del lupo: da “strettamente protetto” a “protetto”. Lo ha deciso oggi il voto del Comitato permanente della Convenzione di Berna. Con la decisione, di fatto, il lupo viene declassato come specie. Per Confagricoltura si tratta di un passo importante per frenare l’espansione incontrollata dei predatori, in particolare in montagna. Gli attacchi dei lupi sono fortemente aumentati, ricorda la confederazione agricola, anche a bassa quota, parallelamente alla crescita della popolazione del grande carnivoro, soprattutto in Italia.


Confagricoltura aveva portato la questione all’attenzione delle istituzioni nazionali ed europee, facendosi portavoce delle forti preoccupazioni degli imprenditori agricoli, evidenziando come l’eccessiva presenza dei lupi abbia causato gravi attacchi sempre più frequenti alle greggi e agli allevamenti, procurando ingenti danni economici alle aziende agricole, ma anche pericolo per le comunità. “Era insomma necessaria e urgente – spiega Confagri – una presa di posizione efficace a tutela delle attività del settore primario e degli alpeggi, che sono a tutti gli effetti un’attività economica e di presidio del territorio”.


A livello procedurale, dopo il 7 marzo 2025, quando la delibera entrerà in vigore, l’UE potrà adattare i corrispondenti allegati della Direttiva Habitat. La Commissione proporrà una modifica legislativa mirata a tal fine, che dovrà essere adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Ogni Paese avrà quindi la facoltà di gestire con maggiore flessibilità le popolazioni locali di lupo, che rimane specie protetta e pertanto conservata, ma, appunto, nell’ambito di un equilibrio generale più ampio per tutte le attività.

Cia: in Italia sempre più urgente legge contro consumo di suolo

Cia: in Italia sempre più urgente legge contro consumo di suoloRoma, 3 dic. (askanews) – L’Italia continua a perdere terreno per colpa di una cementificazione “dissennata e pericolosa che distrugge l’agricoltura e compromette la tenuta dei territori. Per questo, una legge nazionale contro il consumo di suolo oggi non è più rinviabile”. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, in merito ai nuovi dati diffusi dall’Ispra nel rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, che segnalano nel 2023 un ulteriore aumento del fenomeno: 20 ettari bruciati ogni 24 ore, sopra la media decennale; un costo da 400 milioni di euro l’anno per la riduzione dell’effetto spugna dei terreni; un totale di 21.578 chilometri quadrati occupati da cemento, asfalto o altre coperture artificiali, dei quali l’88% su suolo utile.


“La situazione è drammatica – ribadisce Fini – La cementificazione selvaggia non fa che rendere il nostro Paese sempre più vulnerabile e non ce lo possiamo permettere. Cia torna a chiedere con urgenza l’approvazione di una legge sul consumo di suolo, da anni ferma in Parlamento tra ‘stop and go’ e continue sollecitazioni”. “Solo con una normativa chiara ed efficace in materia – continua Fini – si può tutelare una risorsa fondamentale per gli agricoltori e le aree interne, base delle produzioni agricole e fonte di reddito per le comunità rurali, ma anche un patrimonio unico per tutti i cittadini, perché un suolo fertile è l’argine più prezioso contro l’inquinamento e il dissesto idrogeologico”.


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Grosso Napoletano di nuovo migliore catena artigianale pizzerie

Grosso Napoletano di nuovo migliore catena artigianale pizzerieRoma, 3 dic. (askanews) – Grosso Napoletano si conferma per il secondo anno la migliore catena artigianale di pizzerie al mondo: nata nel 2017 ha portato la pizza di stile napoletano in Spagna, prima a Madrid e poi a Barcellona, Siviglia, Saragozza ed in altri centri della penisola iberica. È stata presentata oggi a Londra, all’interno dell’European Pizza Show e nel corso del World Pizza Summit 2024, la classifica 50 Top World Artisan Pizza Chains 2024 stilata da 50 Top Pizza, la guida di settore creata e curata da Barbara Guerra, Albert Sapere e Luciano Pignataro.


Secondo posto per Da Michele, da 150 anni nel cuore di Forcella, a Napoli, e oggi con oltre 60 sedi dislocate su più continenti, dove è possibile gustare la loro celebre pizza “a ruota di carro”. In terza posizione Big Mamma Group, gruppo nato dall’amore per l’Italia di due imprenditori francesi, Victor Lugger e Tigrane Seydoux, che oggi vanta numerosi locali in Francia, Spagna, Inghilterra e Germania. Quarta posizione per Bráz Pizzaria, realtà brasiliana famosa per la sua pizza grande e croccante cotta nel forno a legna. Quinta posizione per Luigia, con outlet tra la Svizzera e Dubai, che serve le proprie pizze con una selezione dei migliori prodotti italiani. Al sesto posto Berberè dei fratelli Aloe: partiti dalla pizzeria a Castel Maggiore, in provincia di Bologna, sono arrivati a Londra dopo aver aperto una decina di locali a Roma, Firenze, Torino, Milano.


Settima posizione per Pizza Pilgrims, un riferimento per la pizza napoletana del Regno Unito. Ottava posizione per 400 Gradi -con outlet tra Melbourne e Dallas – di Johnny Di Francesco, vero e proprio ambasciatore della pizza napoletana nel nuovo continente. Al nono posto c’è Eataly, con outlet tra l’Italia e il resto del mondo; marchio noto tra gli appassionati del Made in Italy. Decima posizione per Pizzium, che negli ultimi mesi ha superato le 50 aperture in Italia, tutte a gestione diretta.