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Confagri: sostenere no a accordo Mercosur se non sarà modificato

Confagri: sostenere no a accordo Mercosur se non sarà modificatoRoma, 19 nov. (askanews) – L’accordo Mercosur preoccupa gli agricoltori italiani e non solo. Nei giorni scorsi Confagricoltura, in linea con le posizioni sostenute da tempo contro la finalizzazione dell’intesa senza radicali modifiche, aveva sensibilizzato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e i ministri Tajani e Lollobrigida, inviando loro la lettera del Copa-Cogeca indirizzata alla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, e al presidente del Consiglio UE, Victor Orban, firmata da oltre 50 associazioni agricole e cooperative europee contro l’accordo così come si configura attualmente e che dovrebbe essere firmato in queste settimane.


Confagricoltura, apprezzando il fatto che la presidente Meloni abbia sostenuto queste posizioni al tavolo delle discussioni del G20, evidenzia la necessità di sensibilizzare tutte le istituzioni sulla politica commerciale europea e, in particolare, sulle possibili problematiche per il settore legate a un eventuale accordo con i Paesi Mercosur. Nella lettera del Copa-Cogeca viene ricordato il ruolo dell’agricoltura e dell’agroalimentare negli scambi internazionali, nonché il rischio che una scarsa attenzione nelle politiche europee e negli accordi internazionali – primo fra tutti il Mercosur – potrebbe determinare per il settore primario, soprattutto laddove non venga rispettata la reciprocità degli standard produttivi.


Le preoccupazioni principali riguardano l’impatto derivante da una maggiore apertura alle importazioni di prodotti agroalimentari dal Mercosur, in particolare carni bovine, pollame, riso, mais e zucchero. Pur presentando potenziali vantaggi per alcuni settori, l’intesa è altamente penalizzante per le produzioni europee e italiane in termini di concorrenza e sicurezza alimentare. Confagricoltura sottolinea quindi la necessità di un principio di reciprocità che richieda ai produttori del Mercosur di rispettare gli stessi standard ambientali e sanitari previsti per gli agricoltori europei, ponendo l’accento sulle difficoltà che gli operatori UE incontrerebbero per competere equamente con produttori esteri sottoposti a regole meno restrittive.


Il capitolo agricolo del presente accordo risulta essere estremamente sacrificato rispetto agli altri settori per la sua ratifica, creando uno squilibrio che graverebbe pesantemente sulla bilancia agroalimentare italiana ed europea, affossando diverse produzioni nazionali di punta del Made in Italy.

R. Piemonte: trovata soluzione dopo protesta Coldiretti

R. Piemonte: trovata soluzione dopo protesta ColdirettiRoma, 19 nov. (askanews) – La Regione Piemonte, insieme all’Arpa, ha “individuato le soluzioni tecniche e giuridiche che già a breve potranno dare seguito” alle richieste avanzate da Coldiretti e per le quali l’associazione di categoria ha manifestato oggi con una folta delegazione davanti a Palazzo Lascaris.


La protesta di Coldiretti richiedeva alla Regione di eliminare la misura che dispone l’obbligo di copertura dei cumuli in concimaia e delle vasche di stoccaggio dei liquami prodotti dagli allevamenti, e di consentire l’abbruciamento degli sfalci vegetali nelle zone di pianura e collina anche nei 9 mesi l’anno in cui è proibito dalle norme europee. Lo stoccaggio di concimi e liquami e la pratica dell’abbruciamento presentano infatti un significativo impatto sull’emissione nell’atmosfera di gas climalteranti e sono sottoposti per questo a una rigida normativa europea, con il rischio di procedure di infrazione per la Regione che non dovesse attenersi ai limiti prescritti. “Per entrambi – si sottolinea in una nota – i problemi sono state individuate soluzioni praticabili sia sotto il profilo tecnico che giuridico, e sono state illustrate alla delegazione di Coldiretti dall’assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Caccia e Pesca, Parchi della Regione Piemonte Paolo Bongioanni e da quello all’Ambiente Matteo Marnati, insieme al direttore regionale dell’Ambiente Angelo Robotto e al direttore Arpa Secondo Barbero”.


L’assessore Bongioanni ha spiegato che l’incontro di oggi” è stato molto proficuo perché ha evidenziato criticità su cui, come Giunta regionale, stavamo riflettendo da tempo come l’impatto delle prescrizioni ambientali sul mondo agricolo. Ferma la premessa che l’imprenditore agricolo è il primo custode del territorio e noi dobbiamo sostenere l’impresa agricola in tutte le modalità possibili, abbiamo convenuto assieme al collega Marnati una serie di iniziative che andranno sicuramente a favore del mondo rurale”. Fra queste, la possibilità di autorizzare l’impiego di sistemi innovativi che consentiranno di evitare il ricorso alle coperture. Sugli abbruciamenti, “essendo io l’autore delle due leggi regionali che ne hanno regolamentato l’impiego – ha aggiunto – è una grande soddisfazione poter applicare anche ad essi il meccanismo del semaforo Arpa, già attivo per gli sforamenti dei PM10, con una semplice delibera di Giunta non appena approvato il Piano Regionale per la Qualità dell’Aria”.

Agroalimentare tra primi comparti made in Italy in Emirati Arabi

Agroalimentare tra primi comparti made in Italy in Emirati ArabiRoma, 19 nov. (askanews) – La cucina italiana è tra i comparti del made in Italy più apprezzato negli Emirati Arabi Uniti, dove i trend positivi di esportazione del food mostrano una crescita stabile negli anni che, nel 2023, è valsa al nostro Paese oltre 412 milioni di euro, + 8,4% rispetto all’anno precedente. I dati sono stati resi noti in concomitanza con la presentazione della Settimana della cucina italiana nel mondo, rassegna giunta quest’anno alla sua IX edizione con un focus tematico sulle radici tradizionali e sul ruolo della Dieta Mediterranea come sinonimo di stile di vita sano, equilibrato e sostenibile.


Gli Emirati, però, non si rivolgono all’Italia solo per i prodotti alimentari e dell’agricoltura, ma anche per la tecnologia legata al mondo dell’agricoltura. AgriTech e Food Security sono tra le parole chiave e in questi ambiti l’Italia si distingue come sinonimo di qualità e innovazione. Negli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito a un boom di esportazioni che coinvolge anche i macchinari e le innovative tecnologie italiane al servizio dell’industria agroalimentare con un risultato superiore ai 29,5 milioni di euro nella prima metà del 2024 (ICE Dubai), in rialzo rispetto ai 54,7 milioni di euro dell’intero 2023.


“Negli Emirati Arabi Uniti, il brand Made in Italy è sinonimo di eccellenza, di garanzia tanto del bello quanto del fatto bene. Iniziative come la Settimana della cucina italiana nel mondo fanno da amplificatore a un trend di export già positivo e al prestigio del nostro patrimonio immateriale unico. D’altronde, il food è l’eccellenza del Made in Italy che più di tutte contribuisce a far conoscere nel mondo la bellezza dell’Italia, facendo innamorare tutti del nostro stile di vita, diventando di fatto una potente leva di marketing che supporta la percezione complessiva del nostro Paese e dei nostri prodotti”, spiega Giovanni Bozzetti, presidente di EFG Consulting, autore di “Emirati nulla è impossibile” (edito da Mondadori) e tra i principali esperti di strategie di internazionalizzazione e di marketing territoriale.

TuttoFood si presenta a Roma e Bruxelles: fiera riferimento per Sud-Europa

TuttoFood si presenta a Roma e Bruxelles: fiera riferimento per Sud-EuropaMilano, 19 nov. (askanews) – Con una presentazione in contemporanea al ministero degli Affari Esteri e al Parlamento Europeo, TuttoFood Milano by Fiere di Parma, ha raccontato la sua vocazione internazionale di salone di riferimento dell’agroalimentare per il Sud Europa. La manifestazione, attesa nei padiglioni fieristici di Rho dal 5 all’8 maggio 2025, si stima genererà un impatto di circa 15 milioni di euro per Fiere di Parma e di 150 milioni per l’intera città di Milano.


A Bruxelles, di fronte ai più importanti organismi europei, il presidente di Fiere di Parma, Franco Mosconi ha illustrato gli obiettivi della prossima edizione, presentandolo come nuovo format sostenibile e competitivo per il settore del food & beverage che, a meno di sei mesi dall’inaugurazione, ha già registrato l’adesione di centinaia di aziende provenienti da 35 Paesi del Mondo, con oltre l’85% dello spazio espositivo totale (oltre 150mila mq) già prenotato. “Ringrazio Stefano Bonaccini che ci ospita in questa importante sede istituzionale – ha dichiarato Mosconi – Per Fiere di Parma è una conferma importante del valore del progetto TuttoFood Milano 2025 che, con il suo format competitivo, basato sull’innovazione sostenibile, sta riuscendo nel non facile compito di coinvolgere le imprese in grado di definire le tendenze e influenzare il mercato, le politiche e le economie globali del futuro in ambito food”. All’amministratore delegato di Fiere di Parma, Antonio Cellie, è toccata la presentazione della manifestazione al Maeci in occasione della conferenza inaugurale della “Settimana della Cucina italiana nel mondo” alla presenza dei ministri Tajani e Lollobrigida. “Con TuttoFood Milano 2025 abbiamo voluto capitalizzare le buone pratiche fieristiche di Cibus Parma mettendo a disposizione delle aziende del settore e delle organizzazioni di promozione commerciale di tutto il mondo il nostro patrimonio di conoscenze, la nostra capacità di fare business matching e creare relazioni, di intercettare e valorizzare le tendenze e i prodotti più interessanti (compresi quelli di nicchia), fornendo loro gli strumenti fieristici e digitali di cui necessitano per candidarsi presso gli assortimenti della distribuzione (retail e horeca) internazionale – ha detto Cellie nel corso del panel di discussione con i principali interlocutori della filiera produttiva agro-industriale italiana – Sarà una piattaforma innovativa, globale e immersiva, un vero e proprio hub culturale del cibo e delle bevande dove, in fiera e in città, fioriranno idee e nasceranno nuove tendenze. La combinazione di Cibus e TuttoFood auspichiamo diventi il punto di riferimento fieristico dell’intero settore agroalimentare. Un po’ come la nostra cucina lo è per quella mondiale”.

Dal 2025 Settimana cucina italiana nel mondo avrà date flessibili

Dal 2025 Settimana cucina italiana nel mondo avrà date flessibiliRoma, 19 nov. (askanews) – Dal prossimo anno la Settimana della cucina italiana nel mondo non avrà più una data fissa ma una data flessibile. Lo hanno annunciato il ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani e il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, presentando la IX edizione della Settimana della cucina italiana nel mondo.


“Antonio Tajani ha recepito il suggerimento di andare incontro alle esigenze del corpo diplomatico di organizzare eventi in varie stagioni – ha detto il ministro Lollobrigida – una esigenza che è anche dei nostri cuochi che così possono partecipare a più eventi possibile”. Inoltre, “la possibilità per le diverse ambasciate di organizzare questa settimana in diversi periodi si innesta nell’anno decisivo, il 2025, per la decisione sulla Cucina italiana patrimonio Unesco – ha proseguito Lollobrigida – Sono scaramantico e non do per scontato l’esito delle votazioni di dicembre 2025, ma so che il prossimo anno avremo molte occasioni per approfondire la cucina italiana nel mondo”.


Per il ministro la Settimana della cucina italiana in questi anni “è stata un crescendo, un evento che parte dal nostro biglietto migliore da visita ma che passa attraverso bellezza, cucina, poesia. E’ una settimana centrale che esalta il nostro modello di vita”.

Fai, Flai e Uila Pesca: bene impegno ministri Ue a sostegno pesca

Fai, Flai e Uila Pesca: bene impegno ministri Ue a sostegno pescaRoma, 19 nov. (askanews) – “I ministri di Italia, Francia e Spagna accolgono e rilanciano il grido di allarme delle associazioni sindacali e datoriali per salvare la pesca nel Mediterraneo. Il documento congiunto, presentato in queste ore a Bruxelles, va nella giusta direzione”: così in una nota congiunta Fai, Flai e Uila Pesca ricordando che le “marinerie italiane, croate, francesi, spagnole e sindacato europeo dei lavoratori marittimi hanno infatti sollecitato il Comitato Europeo per il dialogo sociale settoriale a riflettere sullo stato della pesca nel Mediterraneo, accendendo i riflettori su una crisi conclamata che senza un’inversione di rotta rischia di condizionarne il futuro”.


“Sotto questo aspetto – continuano Fai, Flai e Uila Pesca – le oltre mille istanze di arresto definitivo pervenute presso la Direzione Generale, rappresentano un preoccupante campanello d’allarme sull’indice di fiducia sul futuro del settore e, di conseguenza, un segnale di un’imminente emorragia occupazionale che deve essere attenzionata sotto il profilo del sostegno ai lavoratori. È opportuno quindi che la sostenibilità economica e sociale vada di pari passo con quella della tutela della risorsa e di quella ambientale”. “Bene l’indicazione dei tre ministri, ma allo stesso tempo dobbiamo risolvere problemi strutturali per i lavoratori del settore pesca italiano, ancora drammaticamente sprovvisti di una serie di tutele essenziali a garantire, tra le altre cose, il turnover generazionale del quale il settore ha disperatamente bisogno”.


“Occorre quindi – proseguono Fai, Flai e Uila Pesca – che il Governo si attivi senza indugio per garantire l’aggiornamento delle tabelle relative alle malattie professionali, il riconoscimento dello status di usurante relativamente al lavoro del pescatore, la definitiva attivazione del principio di estensione alla pesca della CISOA e l’emanazione delle norme attuative specifiche per la pesca del testo unico sulla sicurezza. Tutti temi da affrontare insieme – concludono i sindacati – anche in vista dell’Agrifish di dicembre, per un impegno comune per il rilancio della pesca italiana”.

Santanchè: la cuicna italiana è un tesoro nazionale

Santanchè: la cuicna italiana è un tesoro nazionaleRoma, 19 nov. (askanews) – “Abbiamo il dovere di alzare il livello competitivo della nostra economia per garantire il futuro delle future generazioni e il tema della formazione è dirimente. Vanno alzati tutti i livelli, anche quello del cibo e delle strutture ricettive. Il binomio turismo e ristorazione è un punto di eccellenza per il brand del made in Italy e cucina italiana è un tesoro nazionale”. Lo ha detto il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, intervenendo in un video messaggio alla assemblea annuale della Fipe in corso a Roma.

Mulino Bianco cavalca il trend dell’avena con un nuovo pancake

Mulino Bianco cavalca il trend dell’avena con un nuovo pancakeMilano, 19 nov. (askanews) – Dopo il lancio nel 2021, Mulino Bianco amplia la sua offerta di pancake con una nuova versione con farina d’avena e cacao, che strizza l’occhio a più salutisti tra i consumatori. L’avena, da sempre considerato cereale povero, ha avuto il suo riscatto soprattutto nell’ultimo anno entrando nel pantheon dei superfood e trainando così le vendite degli alimenti che la annoverano tra gli ingredienti: secondo l’Osservatorio Immagino, infatti, nell’ultimo anno i prodotti contenenti avena sono cresciuti del 18,4% a valore e del 6% a volume, spinti dall’aumento del 9,2% dell’offerta.


Cavalcando questo trend, Mulino Bianco ha innovato la ricetta classica del suo pancake contribuendo ad ampliare la popolarità di questo cereale e provando così a conquistare una quota più ampia in questo mercato. La frittellina americana, infatti, negli ultimi anni si è fatta largo nelle colazioni, e non solo, degli italiani: con un bacino di quasi 5 milioni di famiglie consumatrici (tra prodotti già pronti e preparati) il mercato dei pancake lo scorso anno si è attestato sui 50 milioni di euro, e quest’anno è atteso ancora in crescita. A spingere questa crescita sono soprattutto dai giovani: la metà dei consumatori, infatti, ha tra i 18 e i 35 anni. In questo mercato, i pancake Mulino Bianco sono scelti da un milione di famiglie: degli oltre 12 milioni di confezioni venduti in Italia lo scorso anno il 38% sono stati prodotti dall’azienda di Parma nello suo stabilimento di Melfi, a circa 60 chilometri da Potenza.


Il plant lucano negli ultimi 10 anni ha registrato un forte impegno sul fronte della sostenibilità, con un risparmio idrico pari al 30% e quello di Co2 del 26%. Nell’ultimo periodo, inoltre, Barilla ha investito oltre 30 milioni di euro in innovazione, sostenibilità e miglioramento della qualità dei prodotti. In particolare i due principali investimenti hanno interessato due delle linee produttive: uno per la realizzazione della nuova linea di Pancake, e il secondo per avviare la linea produttiva di Fisarmoniche. Esteso su un’area di 202.000 metri quadrati, oggi il plant conta otto linee dedicate a 20 ricette differenti, con una capacità massima di 83.000 tonnellate l’anno.

In 2023 cresce export farine italiane in Usa e Canada

In 2023 cresce export farine italiane in Usa e CanadaRoma, 19 nov. (askanews) – Cresce l’export di farine italiane, che nel 2023 ha raggiunto quota 350 milioni di euro. E il 17% di queste farine è biologico. Inoltre, è in aumento l’esportazione verso Stati Uniti e Canada: le statistiche ufficiali del Sinab e di UN COmtrade a fine 2023 segnalano un export italiano di farine di frumento e semole biologiche verso i due paesi complessivamente pari a 4,456 milioni di euro. Più in dettaglio, l’export negli Stati Uniti è stato pari a 4,063 milioni di euro mentre quello in Canada è stato pari a 393.000 euro, in crescita anche se in misura meno rilevante rispetto a quanto avvenuto negli Stati Uniti.


I dati sono stati resi noti da Italmopa che oggi ha presentato i dati sulle esportazioni delle farine e delle semole, in particolare negli Stati Uniti e in Canada, con un focus speciale sulle produzioni biologiche, nell’ambito del programma internazionale “Pure flour from Europe”, cofinanziato dall’Unione Europea e finalizzato alla promozione di farine e semole biologiche Made in Europe e, più in particolare, Made in Italy, negli USA e in Canada. Visto che ormai la cucina mondiale è sempre più orientata verso l’utilizzo di materie prime d’eccellenza, la richiesta di farine e semole biologiche made in Europe e, più in particolare, made in Italy, è aumentata e l’aumento della richiesta di farine italiane in Usa e Canada conferma come i consumatori dei due mercati target del programma siano sempre più attenti e sensibili al tema del biologico, ricercando e preferendo spesso il consumo di questi prodotti rispetto a quelli convenzionali.


Di fatto, la crescita dell’export di farina di frumento tenero biologico rispetto al 2021 (ovvero prima dell’avvio del programma Pure Flour from Europe negli Stati Uniti ed in Canada) è stata del 224,6%, mentre quello di farina di frumento duro e di semole biologiche rispetto al 2021 è stata pari al 480,6%. Più in generale, l’Italia ha esportato nel 2023 in tutto il mondo farine di frumento e semole per circa 350,9 milioni di euro (+13,9 milioni rispetto al 2022), di cui il 17% proveniente da produzioni biologiche. Nel dettaglio, l’Italia esporta per 253,1 milioni di euro di farina di frumento a livello mondiale (310.602 tonnellate di farina di frumento) e 97,8 milioni di euro di semole (132.062 tonnellate di semole). Per quanto riguarda il biologico l’export di farine di frumento vale 41,7 milioni di euro mentre per le semole biologiche 18,6 milioni di euro.

Confagri: preoccupano prezzi in calo soia,non abbandonare comparto

Confagri: preoccupano prezzi in calo soia,non abbandonare compartoRoma, 19 nov. (askanews) – Soffre il comparto della soia italiana. Il prezzo della proteoleaginosa è in forte flessione: a ottobre ha raggiunto 433 euro a tonnellata, il secondo valore più basso da aprile 2022, con una diminuzione del 37% e una perdita di 257 euro a tonnellata. L’Italia è il primo produttore europeo di soia e uno dei principali al mondo, dove la leadership è del Brasile, seguito da Stati Uniti, Argentina, India e Cina. Nell’area continentale europea i principali Paesi coltivatori di soia, dopo l’Italia, sono la Serbia con 219mila ettari, la Romania con 155mila, la Francia con 154mila.


Deborah Piovan, presidente della Federazione di prodotto Proteoleaginose di Confagricoltura, sottolinea in una nota che oltre ai prezzi bassi, ci sono anche altri fattori che preoccupano le aziende agricole, come le condizioni climatiche avverse, le incertezze geopolitiche e l’aumento dei costi di produzione. “Tutti elementi – spiega – che contribuiscono a rendere il mercato sofferente per gli agricoltori. Come Confederazione siamo attenti anche alle dinamiche di formazione del prezzo del prodotto, che potrebbe trarre giovamento da una pluralità di sbocco più ampia, visto anche che le importazioni sono cresciute e frenano il nostro comparto”. Nonostante lo sforzo delle imprese italiane di aumentare gli attuali 303mila ettari coltivati (erano 176mila nel 2006), l’import è infatti aumentato considerevolmente, raggiungendo 2,3 milioni di quintali nel 2023 (erano 1,5 milioni nel 2006), con una percentuale di autoapprovvigionamento pari al 32%.


La soia è uno dei principali prodotti agricoli a livello globale, ingrediente fondamentale in ambito zootecnico, fonte di proteine vegetali tra le più ricche e complete disponibili. Questo la rende un alimento ideale per diverse specie animali, in particolare per il pollame, i suini e i bovini. Nel nostro Paese è di vitale importanza per l’alimentazione zootecnica per la produzione di latte destinato alla trasformazione casearia, e di carne, anche per la preparazione di salumi. “Per questo – conclude Piovan – è necessario difendere e rafforzare la nostra produzione. Il comparto non può essere lasciato solo”.